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Autore: Vago    08/12/2017    4 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Le strette pareti che circondavano Noir sobbalzarono un’ultima volta, prima di tornare a toccare il suolo con una botta secca.
- Fate attenzione, maledizione! È merce delicata! Forza, ora tornate a prendere anche gli altri. – disse una voce dall’esterno di quell’oscurità.
Noir si spostò appena per sistemarsi meglio tra la paglia che lo circondava. Ai suoi piedi gli facevano compagnia decine di cadaveri di arance e briciole di pane ormai indurite.
Ci furono altri rumori tutto intorno, qualcosa di pesante in legno che sbatteva contro la pietra del molo di Derout.
Il trentenne aspettò in silenzio che qualcuno gli desse il via libera per uscire.
Il suo compagno di viaggio, non appena erano tornati a Jidan, era entrato a casa del mercante che era rimasto ucciso, svaligiandola di qualsiasi cosa di valore. Con quei soldi era riuscito a comprare un biglietto per la traversata fino alle Terre per lui e la sua merce, contenuta in tre diverse casse abbastanza grandi da contenere una persona.
La Freccia di Rame del capitano Darren non aveva dovuto combattere con nessuna tempesta durante il suo viaggio, arrivando senza ritardi al porto che li attendeva ed ora, su quella banchina, Razer stava aspettando che i marinai andassero a dilapidare il loro stipendio in una taverna per togliere i sigilli alla sua merce e controllarne l’integrità.
Vasi in vetro, aveva risposto alla domanda riguardo in cosa commerciasse.
Le assi che componevano la cassa in cui si era rintanato Noir cigolarono quando la testa scura di un piede di porco si fece largo negli interstizi che le separavano l’una dall’altra.
I chiodi che tenevano attaccato il coperchio con il resto della struttura si piegarono fino a sfilarsi completamente dai pertugi che si erano creati quando erano stati piantati.
Noir puntò i palmi delle mani contro la superficie piatta che lo separava dal cielo, premendo su di questa finché non si smosse, permettendo all’aria salmastra di invadere il piccolo spazio in cui era stato rinchiuso.
Il viso di Razer si stagliò contro il cielo, di profilo, intento a controllare che nessuno avesse deciso di tornare sui suoi passi.
- Muoviti, dobbiamo andarcene il prima possibile da questa città. – disse solamente l’uomo dagli occhi scuri, scostandosi a sufficienza per lasciar emergere il suo compagno di viaggio dal suo nascondiglio.
Le strade erano particolarmente disabitate e il silenzio che pervadeva i vicolo era rotto solamente dal miagolare dei gatti randagi che infestavano i tetti piatti delle case circostanti e dai tonfi sordi prodotti dai passi dei due uomini che si stavano allontanando dal molo.
I raggi del sole mattutino non riuscivano ancora a scaldare la pavimentazione delle stradine, andando ad infrangersi come onde arancioni sui muri delle abitazioni che davano sul mare.
Un odore acre di bruciato arrivò alle narici di Noir quando il loro percorso li portò vicino a una via del quartiere settentrionale limitata dai cadaveri carbonizzati di una decina di case. Per terra, accatastante nelle canaline laterali, riposavano centinaia di macerie che dovevano essere cadute dai tetti e dai muri lì attorno.
- Sei stato tu? – chiese con un filo di voce il discendente di Reis, temendo ad alzare lo sguardo dal manto stradale.
Razer non rispose continuando a camminare con la sua andatura spedita verso est.
- Ho bisogno di saperlo, Razer. È opera tua? – proseguì il trentenne.
- Non devi dire il mio nome. Mai. – ringhiò l’uomo dal polpaccio ustionato, voltandosi di scatto – Si, sono stato io. Ma ho sbagliato, evidentemente, perché non sarebbe dovuto rimanere nulla di questo posto infestato. –
- Infestato? – chiese Noir fermandosi a sua volta – Parli dei tuoi mostri? –
- Si. Ovvio che parlo di quegli esseri. Ora andiamo, non voglio perdere il Treno Nube di questa sera. –
- Devo farti un’ultima domanda. Perché parli tanto dei tuoi mostri, ma non li chiami mai draghi? Non sono stupido, so che sono draghi quelli che uccidi. –
- No. Non sono draghi. I draghi sono quelli dei Cavalieri, i veri draghi sono quelli della Prima Era, dell’Era degli Eroi. Quelli che io uccido non sono draghi. Sono mostri. Sono solo maledetti mostri che si nascondono tra le persone con volti che non sono i loro, che uccido gli innocenti con il loro fuoco. Adesso andiamo. –
Razer si tornò a voltare verso est, riprendendo a camminare.
Noir lo guardò con un misto di compassione e perplessità nello sguardo. Non capiva cosa potesse portare un uomo a odiare così tanto una razza intera. Doveva essergli qualcosa di terribile, per spingerlo ad intraprendere la strada che ora stava seguendo.
Anche il discendente di Reis riprese a camminare.
Non aveva paura del suo compagno di viaggio, in uno scontro lui ne sarebbe certamente uscito vincitore, aveva paura delle situazioni in cui sarebbe finito standogli accanto.
Le guardie della porta orientale furono troppo occupate a cercare di calmare i due Demo legati a quell’ingresso per poter controllare i due uomini che stavano uscendo indisturbati in quel momento dalla città.
- Perché fai quell’effetto sui Demo? – chiese Razer, scoccando una rapida occhiata alle creature dalla corta pelliccia che si erano accucciate tremanti contro il muro di cinta.
- Non lo so. – tagliò corto Noir – Avvertiranno il mio sangue, o il mio potere. –

Il treno Nube partì con uno sbuffo di fumo grigio, seguendo la sua scintillante strada d’acciaio verso est.
Ogni tanto, dai vagoni di coda, si potevano sentire i versi spaventati dei Demo che venivano trasportati verso le Chiritai, dove avrebbero trovato un buon utilizzo.
La locomotiva splendente costeggiò il lago che si era formato là dove, una volta, c’era stata la Piana Umana, specchiandocisi sopra.
Noir alzò lo sguardo sulle creature scure abbarbicate l’una sull’altra, nel disperato tentativo di allontanarsi da lui il più possibile.
Cos’era che gli spaventava?
Molti lo definivano come un discendente del Re o, comunque, una sua creazione.
Suo padre, quand’era bambino, non gli aveva detto nulla a riguardo. Sua madre… avesse saputo che suo figlio sarebbe stato un mostro del genere, probabilmente, non avrebbe dato la sua vita per metterlo al mondo.
Aveva un potere terribile, certo, ma non sapeva se questo lo legasse davvero al Re della Prima Era.
I Demo potevano avvertire, quindi, i suoi antenati? Oppure fiutavano la pericolosità che gli conferiva il suo potere?
Le possibilità erano tante. Forse, banalmente, sentivano che lui non provava alcuna forma di paura, nei loro confronti.
Il treno Nube frenò di colpo, facendo battere la nuca del trentenne contro la parete che aveva alle spalle.
Dovevano essere quasi arrivati alla prima delle colonie di Chiritai. Era arrivato il momento, per loro, di abbandonare quel mezzo di trasporto per procedere da soli per i sentieri montani.
Due ombre balzarono giù dalla terzultima carrozza destinata al bestiame, scomparendo tra i cespugli spinosi che infestavano i lati delle rotaie.
Nessuno si accorse di quella loro fuga, né il capotreno e i suoi sottoposti, né le guardie cittadine di stanza alla Chiritai vicina, che stavano controllando una a una le carrozze che sarebbero entrate nella loro città.
- C’è un valico comodo, poco più a sud di noi, poi non dovremo far altro che puntare verso il Passo Marino, la mia casa è lì vicina. –
- Sei certo che nessuno potrà trovarmi, una volta che saremo là? –
- Hanno reso i Muraglia mucchi di terra bruciata, nessuno ci vive più da anni. Sarai al sicuro. –
- Chi abita là, oltre a te? – continuò Noir, preoccupato.
Una volta che avesse deciso di procedere fin su quei monti, gli sarebbe stato difficile tornare sui suoi passi per cercare un altro luogo dove vivere.
- C’è solo mia sorella. Nessun altro. Ora mettiamoci in cammino, non abbiamo un grande dislivello da superare, ma la nostra meta è comunque lontana. – Razer si sistemò lo zaino sulle spalle, incamminandosi prima verso sud, per allontanarsi dal treno che ancora non sembrava voler ripartire, poi verso est, dove i Muraglia lo attendevano.




Angolo dell'Autore:

Vi voglio tanto bene, miei cari lettori, al punto da scrivere questo angolo e pubblicare il capitolo subito dopo il mio ritorno da un signor concerto di Caparezza, per vostra fortuna ho bisogno delle dita, ora, e non della voce.
Sono esausto, ma cercherò di dire tutto quello che devo, dopotutto nel capitolo scorso ne sono successe di cose.
Iniziamo dalla cosa principale, dal nucleo degli ultimi avvenimenti.
Noir. Il discendente di Reis, o meglio, di Follia.
Preparatevi a mangiarvi le mani, perchè io, fin dal primo capitolo, vi avevo scritto nero su bianco chi poteva essere il povero Noir.
Ora vi disegno la mia mappa mentale, in modo che possiate seguirmi.
Nel capitolo 0, Razer incrocia nella sa fuga un manifesto che mette una taglia sulla testa dell'"Uomo nelle cui vene scorre il sangue di Reis", so perfettamente che sono piccoli particolari che non potete ricordarvi, specialemente potendo leggere un solo capitolo alla settimana, ma mi sono divertito a lasciare quell'indizio così tanto presto rispetto alla sua reale utilità.
Tra l'altro lui non è certo se sia la verità o meno, questo titolo che gli è stato conferito.
Razer, dall'altra parte, ha ancora qualcosa da rivelare e la sua cara sorella mi aiuterà in questo.
La prossima settimana il Viandante tornerà a dire la sua e preparatevi ai fuochi d'artificio.

Alla prossima.
Vago
   
 
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