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Autore: Vago    01/12/2017    4 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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So di aver fatto la scelta giusta.
So chi sono, non mi serve più seguirli.
Tra l’altro, dal cielo, posso intuire che direzione abbiano preso. Le esplosioni si stanno allargando verso nord, probabilmente raggiungeranno la zona meridionale della città solo in un secondo momento.
Potrebbero star tornando a Jidan, ora.
Non è molto importante, comunque.
Più che altro mi chiedo se questi draghi non siano un inutile perdita di tempo, ho una tappa da fare, prima di tornare nelle Terre… Magari dovrei poi anche passare da Loro a fare rapporto, non sarebbe una brutta idea.
Vabbè, mi sento buono, oggi.
Farò in modo che la città non cada a pezzi, poi partirò verso nord.

Un’altra esplosione rischiarò la notte di arancione, portandosi dietro il rumore sordo di calcinacci che crollano al suolo.
Un corvo dalla coda spezzata a metà da una piuma bianca sorvolò l’aria, scrutando il terreno con i suoi occhi scuri, in cerca di qualcosa di preciso tra le mura dei quartieri non ancora colpiti da quell’onda di distruzione.

È inutile che tenti di togliere il prossimo barile di esplosivo, arriverei comunque troppo tardi.
Devo raggiungere quello ancora successivo e interrompere la catena.

Un ruggito cristallino riempì l’aria, mentre qualcosa di maestoso sorvolò il cielo al di sopra del corvo dal manto scuro.
Possenti folate di vento spazzarono il terreno, facendo perdere diversi metri di quota al volatile irritato.

Non ci vediamo da vent’anni e mi saluti cercando di farmi schiantare a terra?
Rettile ingrato.
Io ti ho salvato le squame, non dovresti dimenticarlo.
Strano, mi sono sbagliato. Hanno deciso di abitare più vicino di quanto immaginassi.
Questo però mi fa venire in mente un’idea non malvagia.
Che io faccia pena nel fabbricare armi è appurato, ma se ne prendessi una di buona fattura in prestito… Dopotutto se c’è lei, perché no?
Ho bisogno di lui.
Ma soprattutto ho bisogno di ricordarmi che faccia avessi usato all’epoca. Mi sembra fosse qualcosa di molto horror, con un po’ di fumo attorno.
Oh, a chi interessano i particolari. Tanto non se li ricorderanno nemmeno loro.
In ogni caso devo raggiungerli, prima di poter dare il via alla scena.

Uno spesso sbuffo di fumo si levò dal piumaggio del corvo, disperdendosi nell’aria intorno a lui.

Sto guarendo.
E lo sto facendo in maniera tanto veloce da essere sospetta.
Si, decisamente l’Oasi sarà la mia prossima tappa.

Il volatile dal manto scuro accelerò la sua andatura, puntando il becco affilato verso la piazza e che, a poco più di un centinaio di metri davanti a lui, cercava di ritagliarsi un posto tra i muri delle case ancora integre.
Un paio di piedi neri, nudi, atterrarono sul lastricato.
Un paio di persone rimaste indietro cercarono di mettere a fuoco la sagoma scura che era comparsa come dal nulla nella piazza, ma non riuscirono a distinguerla dalla notte che la avvolgeva.
La creatura distese la schiena verso il cielo, portandosi in posizione eretta, per poi aprire gli occhi, due fari dorati nel buio notturno.
Con uno sbuffo, quell’oscuro corpo antropomorfo venne avvolto da uno spesso strato di fumo che gli turbinava addosso come un manto vivente.

Uh, mi mancava potermi disgregare, anche se solo in parte.
Follia me la pagherà per lo scherzo che mi ha fatto, quando sarà tutto finito.
Ora, però, devo pensare all’esplosivo.

La creatura si guardò intorno con quei suoi occhi risplendenti, in cerca di una forma particolare tra quelle della notte.
Una cassa, un contenitore, un vaso.
Un vaso come quello posizionato ai piedi di un muro intaccato dall’umidità.
Lo spettro si lanciò in direzione del vaso, stringendolo con forza e spostandolo dalla sua posizione, privandolo della miccia che, rapidamente si stava consumando, spostando la fiamma che trasportava verso il buco nella terracotta in cui era stata inserita.

Bene, anche oggi la mia buona azione l’ho fatta.
Posso andarmene con la coscienza pulita.
È un peccato, avrei voluto incontrarli. Vabbè, sarà per la prossima volta.

Una nuova esplosione echeggiò per i muri della città, provenendo da nord.

Oh, Fato!
Davvero?
Davvero dovevano aver creato un secondo percorso proprio al vaso esplosivo precedente a quello che ho disinnescato?
Vedi di mandarmela buona, adesso.
Ora non mi conviene nemmeno tornare in forma di corvo, a piedi farò certamente prima.

Lo spettro cominciò a correre per le vie cittadine, lasciandosi dietro una scia del denso fumo che lo avvolgeva, come impronta del suo passaggio.
Una folata di vento diretta verso il suolo turbò per pochi secondi il suo manto, ma scomparve rapidamente come era apparsa.
Un ululato risuonò da qualche parte tra le vie.

Alla faccia degli assassini che agiscono nell’ombra.
Comunque dovrei essere quasi arrivato a destinazione.

Lo spettro svoltò in una via alla sua destra, cercando di non perdere di vista il punto dell’ultima esplosione.
Un piccolo spiazzo si aprì davanti a lui. Qui la strada che aveva seguito si biforcava, continuando verso nord da una parte e andando a morire sotto un arco in mattoni dall’altra. Sotto quest’ultimo, con fare innocente, riposava un orcio.
Una fiammella timida comparve sulla strada da sopra un muro, scendendo rapida mentre seguiva il tracciato che le disegnava davanti la sua miccia.

Viandante due, tutti gli altri zero.

Lo spettro prese tra le mani la miccia, sfilandola dal pertugio in cui era stata inserita e gettandola a terra, in direzione opposta al vaso che attendeva la fiammella.
Quando il fuoco raggiunse il capolinea della sua corsa scoppiettò appena, entrando in contatto con i pochi residui di polvere esplosiva che erano rimasti attaccati.

Un’altra proficua giornata di lavoro.
Altre esplosioni che vogliono rovinarmi i festeggiamenti?

No? Bene.

Qualcosa raggiunse il picco slargo di corsa.
Il grosso corpo era ricoperto per la sua interezza da una folta pelliccia grigia, il muso canino vantava grosse zanne e la postura sembrava indecisa tra il rimanere a quattro zampe o tornare eretta.
La creatura ferina si sfocò, si deformò, lasciando il passo a due corpi distinti.
Un grosso lupo grigio si sdraiò sulla strada, alzando le orecchie in direzione dello spettro che gli stava davanti.
Un uomo che doveva aver superato la quarantina si fece avanti, socchiudendo le palpebre per cercare di vedere cosa gli stesse davanti, sotto la poca luce della luna.
- Sei tu? Il servitore? –

Davvero? È tutto quello che sai dirmi in questo momento?
Bah.
Stiamo al gioco, forza.

- Si, sono io. – gli rispose lo spettro – Sono qui per conto degli dei, ma non preoccuparti, non richiedono un vostro ritorno. –
L’uomo alzò un braccio verso il cielo, facendo luccicare qualcosa alla luce delle stelle.

Magari fossi stato mandato qui dagli dei.
Mi sarei divertito sicuramente di più.
Tra l’altro non mi interessa fare una rimpatriata, voglio solo uno dei suoi maledetti coltelli incantati.

- Hile, ascoltami. – riprese il servitore con voce più cupa – Ho bisogno che tu mi dia uno dei tuoi coltelli da assassino. Quello incantato. Dovrebbe essercene rimasto uno, no?–
- L'ultimo coltello incantato è sul fondo dell'oceano. Ti va bene un'altra di quelle vecchie lame? Non le tocco da una vita, oramai. –

Non mi interessa se non le tocchi da una vita o le usi per tagliare il formaggio.
Io ne ho bisogno ora.

- Non importa, mi saprò accontentare. Ne ho bisogno… per il mio compito. –
Un corpo aggraziato atterrò sullo spiazzo, ammortizzando sulle ginocchia la caduta da quelli che sembravano essere decisamente tanti metri.

Vabbè, a questo punto tanto vale che faccia un po’ di luce…

Gli occhi dello spettro iniziarono a risplendere sempre più vividamente della loro luce dorata, fino ad illuminare tutte le pareti delle case che gli stavano attorno.
L’uomo cominciava a mostrare diverse ciocche di capelli bianchi, la cicatrice che gli solcava lo zigomo si poteva quasi confondere con le prime rughe sottili che gli adornavano il viso.
Con la donna il tempo sembrava essere stato più clemente, lasciando quasi intatto il suo volto solcato da una lunga cicatrice obliqua.

Anche quella opera del caro Follia.
Voleva proprio essere ricordato, quel demone.

- Allora? – incitò il servitore, incrociando le braccia all’altezza del petto.
Hile infilò goffamente la mano destra in una tasca, estraendone un coltello che fece vorticare attorno al proprio palmo.
Le dita dell’uomo si chiusero sulla lama, fermandone la cosa.
Dai polpastrelli cominciò a colare un leggero rigolo di sangue.
- Sono decisamente fuori allenamento… - borbottò il Lupo, porgendo l’arma allo spettro che gli stava davanti.
Questi la prese, facendola scomparire tra le volute di fumo che lo avvolgevano. – Forse è meglio così. Dopo quello che avete fatto, non dovreste più toccare armi per tutto il tempo che vi rimane da vivere. –
Lo spettro scomparve e, con lui, la luce che produceva.
Da qualche parte, nell’oscurità, si udì il fruscio di un paio d’ali piumate che sbattevano con forza.

E anche l’arma me la sono procurata.
È stato molto più facile di quanto avessi immaginato.
Ora rotta verso nord est.
Ho un tizio d’acqua a cui rovinare la giornata.


Il sole sorse sopra le vette lontane dei Monti Muraglia, gettando i suoi raggi rossi sulla superficie burrascosa dell’occhio del Gorgo del Leviatano.
Poco più ad ovest si potevano vedere i vulcani più alti dell’isola patria dei draghi.
Il corvo sorvolò un’ultima volta il gorgo, studiandolo con i suoi occhi scuri.

Che pessima idea hanno avuto i Budnear e le fate con loro.
Perché diavolo andare a nascondersi qua sotto? È proprio un modo per dire che vuoi solo isolarti dal mondo civilizzato.
Devo trovare un modo divertente per tirare fuori di lì quel vecchio sadico di Proteo.
È da un bel po’ che non uso il quak quak.
Bene, votazione finita.
Si apra il sipario.

Il corvo scomparve, le sue piume si fecero più chiare, il suo becco si allargò, tingendosi di arancione, le sue zampe si fecero palmate.
Una papera cadde pesantemente in mezzo al vortice del Gorgo del Leviatano, nuotando tranquilla in mezzo alle correnti inferocite.
- Quak quak. –

Forza, vecchio sadico, fatti vedere.
Non ho tutto il giorno.
Cioè, ce l’ho, ma non voglio sprecarlo qui.

- Quak quak. Quak quak. –

Dai, abbocca al mio amo, pesciolino.
Forza, su…
Non farti pregare.

- Quak quak. Quak quak! –

Dai, so che ci sei.
So anche che mi stai guardando.
Quando ti ricapiterà di poter avere tra le mani una bella papera come me?
Forza, vieni a giocare con questa paperella.

Il moto dei flutti si fece meno violento, creando una zona di calma esattamente là dove le zampe arancioni della papera affondavano nell’acqua marina.
- Quak quak. –

Dai non farti pregare.
Vieni qui, pesciolino, vieni da questa bella paperella.

Una sagoma quasi antropomorfa cominciò a formarsi al di sotto del pelò dell’acqua. Nello stesso istante una mente antica cercò di far breccia all’interno di quella della papera che continuava a galleggiare placida, scoprendola più profonda e contorta di quanto non si fosse aspettato.
L’ala destra del volatile mutò, divenendo un braccio piumato, che affondò nel mare per poi riemergere tenendo saldo nella sua stretta il collo di un essere interamente composto d’acqua.

Ha beccato la paperella sbagliata, questa volta.

- Proteo, ho bisogno di accedere agli archivi dell’Oasi. A tutti gli archivi. –
L’essere gorgogliò qualcosa di incomprensibile, mentre le sue mani cercavano disperatamente di far allentare la presa che gli stringeva la gola.

Non è un essere così incredibile, se conosci il trucco.
Per potersi liquefare ha bisogno di concentrarci, cosa complicata se una papera con un braccio antropomorfo sta cercando di soffocarti.

- Ho detto, fammi raggiungere gli archivi dell’Oasi. –
- Tu… tu non sai chi sono io. Ho conosciuto il primo Farionim, ho aperto le porte del mio cancello ai sei eroi… ho… - gorgogliò Proteo.
- Sentimi, pesce troppo evoluto. Io conosco gli dei, sono stato forgiato durante la creazione, ho visto imperi sorgere e cadere, ho visto l’esilio di Follia dalla mia tribuna d’onore, ho visto il Cambiamento sia dalla Volta degli Dei che da quello che divenne Zadrow, la linea temporale all’epoca risentì di quell’evento, ho conosciuto Farionim, Drake, Nestra e Reis, ho guidato i sei Eroi, ho salvato i sei Araldi e sto per porre fine alla tua inutile esistenza, se non mi darai quello che ti ho chiesto. –
Proteo ammutolì.
I flutti del gorgo si aprirono, rivelando una voragine che precipitava nell’oscurità per diverse centinaia di metri.

Bravo il mio pesciolino.
Ora però tu vieni con me.

La papera si lasciò cadere nella voragine, trascinando con sé l’essere d’acqua.
I loro corpi bucarono una manciata di secondi dopo la superficie traslucida di una bolla, ricadendo pesantemente su un terreno che pareva essere quello della superficie.
Un uomo dai ricci biondi si rialzò da terra.
La mano destra stringeva ancora saldamente la gola del suo ostaggio, la sinistra passò sul tatuaggio romboidale che gli solcava la guancia, ripulendolo dalla polvere che la caduta aveva sollevato.

Bene, vediamo…
Era estate, mi pare, quando finì la Guerra degli Elementi.
Estate… forse Luglio o Agosto.
Ma a chi interessano i mesi? Sono passati cent’anni da allora, posso permettermi un poco di imprecisione.
Facendo due rapidi conti…
Marzo, circa.
Conoscendo Farionim sarà tutto ben schedato. Quanto mi stanno simpatici i burocrati.

Non credo passino in questa sezione degli archivi da decenni.
Perché dovrebbero, dopotutto?

Certo che farei prima, se non dovessi trascinarmi dietro Proteo. Purtroppo è il mio biglietto d’uscita, quindi non posso lasciarmelo scappare.

Trovato. Marzo.
Ora devo solo trovare il documento giusto.

Bene.
“23 Marzo. Anno primo dalla caduta di Reis. È infine nato. Ciò che temevamo è successo, Reis e il demone che lo guidava sono riusciti a generare una prole da Nestra. Lei non sarà più in grado di avere figli dopo il parto. Come da accordi si è provato a sopprimere il figlio del demone, ma una sostanza senziente contenuta nel suo sangue lo ha protetto da ogni nostro intento. Il Consiglio ha discusso sul da farsi. Cresceremo Javer come nostro figlio tenendo tutti all’oscuro della sua natura, lui per primo. Pare inoltre che per via della sostanza nel suo sangue non supererà i quarant’anni, nel migliore dei casi. Farionim.”

Dunque Reis si è dato da fare, quando aveva Nestra nella sua reggia. Ottimo.
Ma non mi basta, devo essere sicuro.
Devo andare avanti nel tempo. Sarà una lunga mattinata.
Tra l’altro odio questa nuova gestione degli anni. Anno X dal Cambiamento, anno Y dalla caduta di Reis, anno Z dall’istaurazione del nuovo Governo.
Dovrebbero sceglierne uno e continuare a usare quello.

“11 Ottobre. Anno trentacinquesimo dal Cambiamento. Una serva ha partorito, morendo nell’atto. Javer, la cui salute è sempre più cagionevole sostiene di non aver avuto nessun rapporto con lei, ma il neonato presenta il suo stesso potere, seppur in maniera minore. Abbiamo notato infatti che la sostanza senziente presente nel suo sangue non è in quantità sufficiente per rivestire tutto il suo corpo come fa con il padre. Cautamente potrei avanzare l’idea che, con le generazioni, questa traccia del potere di Reis scomparirà. Come lasciato dal grande Farionim nessun, se non i miei successori, verranno messi al corrente della verità. Terzo Gran Visir dell’Oasi, Tarquan.”

È possibile che il suo potere sia come un parassita che fa di tutto per preservare la genealogia?
Sia maledetto questo Tarquan. Non mi ha lasciato il nome del bambino nato dalla serva…

“Pratica di affido per bambina di razza umana, Careen senza parenti vicini, orfana di padre, madre morta di parto. La bambina presenta un insolito potere, non ancora catalogato negli Indici per la Manifestazione Spontanea della Magia negli Individui. Si presenta come un guscio gelatinoso in grado di avvolgere in gran parte il corpo della bambina. Si inviano i moduli per l’aggiunta all’indice del suddetto potere. Ufficio affidi dell’Oasi. Anno cinquantasettesimo dalla caduta di Reis.”

Hanno fatto proprio un bel lavoro per nascondere le loro origini.
Per fortuna che c’è questa traccia del potere.

“I genitori affidatari, il marito e gli amici più stretti voglio dare un ultimo saluto a Careen Sarhan in Drakar, morta di parto. 22 Novembre anno settantaquattresimo dalla caduta di Reis.”

Famiglia fortunata. Se sono loro.
Non ho trovato nessun riferimento al potere del demone, qui.

“Rapporto sui dispersi durante la marcia di esodo dal lato orientale delle Terre. Anno primo dalla rifondazione dell’Oasi.
Si contano duecentoventi dispersi e morti durante l’attraversamento dei Muraglia.”
Sarà una lunga lettura, questo rapporto.
Almeno ho un’idea di che cognome sto cercando.





Non sono nemmeno in ordine alfabetico!
E poi che diavolo di conteggio degli anni è uno che parte dalla rifondazione di una città?



“Drakar Noir, di anni otto. In possesso di una magia innata pericolosa. L’ufficio del Giudice Maggiore verrà informato della sua scomparsa.”

Quindi quegli scarabocchi appesi qua e là per le Terre non erano dei semplici spauracchi.
A mia discolpa posso dire che il ritratto sopra alla dicitura “uomo nelle cui vene scorre il sangue di Reis. Ricercato per sovversione, omicidio e istigazione alla rivolta” non è proprio quello del tizio che mi ha trapassato la testa.
Dannazione, potevo immaginare che Reis avesse avuto una discendenza, probabilmente prima di diventare amicone con Follia, ma non per queste i suoi pronipoti sono da perseguitare. Certo che se questi pronipoti sono imparentati anche con Follia, la melodia cambia decisamente.
Quanto è pericoloso questo suo potere?
E quanto la volontà di Follia è forte in lui?
In ogni caso, il suo sangue spiega perché le particelle che quel simpatico demone mi ha ficcato in corpo diventano matte quando mi si sono avvicinato a lui sulla strada… e nel vicolo cieco… e, a questo punto, nella stiva della nave… e il tempio che sorgeva in quella che era la Piana Umana.
Dannazione, continuo a ritrovarmelo tra i piedi.
Il fatto che sia il frutto della volontà di sopravvivere di Follia, è anche la spiegazione al fatto che sia un Buco nella Trama. Se solo quel demone se ne fosse stato al suo posto, lui non sarebbe mai nato, come il Fato ha progettato in quel suo libraccio.

L’uomo dai ricci biondi fece calare il suo sguardo sulla creatura d’acqua che tentava disperatamente di fuggire dalla sua presa.
- Pesciolino, io qui ho finito. Torniamo su? –
   
 
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