Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: kamony    08/12/2017    7 recensioni
Qui si narra di pirati leggendari conosciuti in tutte le galassie per le loro gesta. C'é chi li considera eroi e chi li considera criminali . «La verità a volte è molto lontana da ciò che sembra» dice Harlock...
Tra vecchie conoscenze e nuovi protagonisti si snoda questa storia "diversa", ambientata in un "other verse" in cui potrete riconoscere tante sfaccettature dei molti universi, in cui è apparso il nostro pirata spaziale, e non. Una sorta di mashup (letteralmente mescolare), un racconto diverso da ogni storia che ho scritto in precedenza. ➤➤【INCOMPIUTA】
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Nuovo personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Legends

 



9

NEL CAPITOLO PRECEDENTE

Harlock sta parlando con Yattaran dopo che questi lo aveva contattato per raggiungerlo e potergli chiedere il permesso di far collegare Android al Computer Centrale, nell’estremo tentativo, da parte di Emily, di riattivarlo. Il primo ufficiale, non sa però, che il suo Capitano ha appena rinvenuto il cadavere mutilato di Jesse Corso, un vecchio membro della Raza, creduto ormai morto da tempo e per mano di Portia, che è riapparso dal nulla e in modo del tutto misterioso a bordo dell’Arcadia, creando tra tutti enorme scompiglio, anche se viene fatto subito prigioniero.

«Yattaran, raggiungimi subito, sono dal prigioniero, ma se incontri qualcuno depistalo, è estremamente importante, per precauzione, che tu non porti nessuno della Raza quaggiù».
«Sarà fatto come voi volete» si affrettò a rispondere molto in ansia il primo ufficiale.
Lo sapevo che qualcosa non quadrava, pensò tra sé e sé il corpulento pirata mentre lesto si apprestava ad andare nella stiva.
Come raggiunse Harlock, lo spettacolo che gli si parò davanti si rivelò raccapricciante.
Tutto si sarebbe aspettato meno che un simile scenario.
Qualcuno aveva letteralmente decapitato Jess Corso. Infatti il suo corpo era riverso in modo innaturale da una parte, mentre la testa era rotolata via dall’altra e a terra, sul pavimento d’acciaio, c’era un’enorme pozza di sangue.

***

«Qualcuno sta cercando di confonderci » gli disse subito il Capitano guardandolo con espressione assorta.
«Che intendete dire?» gli chiese Yattaran esitante.
«A bordo temo ci sia un altro clandestino, oltre questo qui, e naturalmente, quello che è svanito nel nulla».
«Non vi seguo molto bene…» mugugnò il corpulento pirata grattandosi la testa.
A volte Harlock era davvero un po’ troppo criptico, anche per la sua ciurma che era senz’altro abituata a quel modo così essenziale di esprimersi.
«Rifletti. Non ti pare tutto molto strano?» lo incalzò l’altro corrugando la fronte, con lo sguardo assorbito da una serie di pensieri che gli si ricorrevano veloci in testa.
«Certo è evidente che mozzare una testa, non è un modo convenzionale di dare la morte a qualcuno» ammise il primo ufficiale, non essendo però del tutto convinto di aver afferrato il nocciolo della questione.
«Quella per me è solo la punta dell’icerberg. Mi pare che tutti gli accadimenti delle ultime ore siano troppo insoliti, ma anche eccessivamente eclatanti» commentò il pirata guercio.
Yattaran si grattò di nuovo la testa e poi anche il mento, borbottò un pochino e alla fine schioccò le dita. Ecco, ma certo! Ora sì che aveva capito che intendesse dire.
Da quando quel Corso era arrivato, i membri della Raza si erano fin troppo agitati.
Il loro comandante Portia aveva addirittura perso la bussola, e per quanto concerneva loro…  all’improvviso, senza motivo apparente, proprio mentre faceva queste congetture, la mente, di sua iniziativa gli guizzò altrove e con un lampo gli rammentò il perché fosse lì e si ricordò anche che aveva lasciato le ragazze da sole.
«Capitano! Il Computer Centrale!» sbraitò preoccupato.
«Che c’è Yattaran?».
«Yuki ed Emily potrebbero essere in grave pericolo» farfugliò ansioso.
«Kei non è una novellina e il Computer Centrale, purtroppo, è già fuori uso. Non credo che corrano alcun rischio, non per il momento. Dobbiamo invece capire chi è che ha ucciso Corso e perché. Se troviamo l’assassino avremo in mano il bandolo della matassa» gli rispose pacato Harlock, ignorando le sue pene, mentre pensoso, continuava ad osservare quel cadavere mutilato, quasi cercasse da esso delle risposte.
«Non ci vuole un genio per comprendere chi possa essere stato» dichiarò il primo ufficiale, questa volta sicuro.
«È ovvio, il primo nome che viene a mente è proprio quello di quel Tetsuda, che tra l’altro viaggia armato di varie spade affilatissime, infatti, posso dire quasi con certezza, che questa decapitazione è stata effettuata da un colpo inferto con una  ōdachi1».
Yattaran lo ascoltava attento, ma senza ancora capire dove volesse andare a parare.
«Quindi è per forza lui…» considerò a voce alta, questa volta però, senza troppa convinzione.
«Gli indizi, per altro macroscopici, ci porterebbero dritti a questa conclusione» sentenziò Harlock.
«Ma?» lo incalzò curioso il primo ufficiale.
Il Capitano si girò e lo guardò acutamente, quindi rispose laconico «È decisamente tutto troppo scontato e poi ci sono altre considerazioni, relative all’arma,i che mi fanno dubitare».
Seguì un attimo di silenzio totale, che infine fu rotto da Yattaran
«Avete ragione» confermò, quindi fece un sorrisetto vispo e aggiunse «Ne sapete una più del diavolo voi, è impossibile farvela.
Ora però bisogna capire chi cercare».
«Intuitivamente direi nessuno tra i nostri, ma quasi sicuramente, neanche nessuno tra quelli della Raza, ma è meglio non abbassare la guardia ».
«Certo Capitano che se così fosse, si sarebbero intrufolati un po’ troppi clandestini su questa nave. O c’è una falla grossa quanto buco nero nel sistema di sicurezza dell’Arcadia, o si tratta di qualcuno che conosciamo ed è al corrente dei nostri segreti».
A quella seconda affermazione Harlock accennò una sorta di grave assenso e Yattaran, allora, strabuzzò letteralmente gli occhi «Non mi dite che state pensando a chi penso io?».
Il Capitano si rabbuiò di colpo «Io non penso niente. Non ho nessuna prova. Alla fine potrebbe davvero essere l’opera di quel Tetsuda. Ora smettiamo di perdere tempo in congetture e diamoci da fare» disse girandosi su se stesso, eseguendo un movimento armonico, caratterizzato da quella sua eleganza imponente e fluida che lo contraddistingueva, rendendolo unico tra mille
Yattaran capì al volo che s’era scurito. Qualcosa lo arrovellava, ma sapeva anche che non avrebbe aggiunto una sola parola, neanche se lo avesse interrogato.
«Che volete che faccia?» gli chiese allora.
«Torna dalle ragazze» suggerì.
All'istante il primo ufficiale si rammentò che non aveva ancora chiesto ad Harlock il permesso formale di far collegare Android al Computer Centrale, nell’ultimo tentativo disperato di provare a risolvere quella sorta di guasto, che pareva ormai permanente. Dopo un attimo di silenzio il Capitano gli diede il suo consenso, a patto però che stesse molto attento e che alla prima avvisaglia, fosse stata anche un’inezia, intervenisse tempestivo, usando addirittura la forza, ove fosse stato necessario.

Stabilito ciò si congedarono e si divisero.
Harlock si diresse subito verso l’altra ala della nave. Doveva organizzare l’espulsione di quel cadavere diviso in due parti, ma prima voleva che il Dr. Zero gli desse una bella occhiata
.

***

«Alla buon’ora eh?» sbottò Kei verso Yattaran, quando lo vide sbucare dalla paratia d’acciaio.
«Ero con il Capitano» le rispose sbrigativamente. Appariva visibilmente preoccupato.
«Quello lo sapevo già, ma come mai ci hai messo così tanto? Ci sono novità per caso?» chiese la donna scrutandolo di sottecchi. Aveva mangiato la foglia.
«Ve ne parlerà lui a tempo debito» tagliò corto.
«Per quanto riguarda Android invece?» s’intromise Emily.
«Ha dato il suo consenso a procedere, ma sappi che se tenti di fregarmi, non mi farò intenerire. Sono pronto ad usare anche le maniere forti, se sarò costretto».
«Ti preoccupi inutilmente. Procediamo piuttosto, mi pare che abbiamo sprecato fin troppo tempo» tagliò corto la giovane hacker che era molto pratica e sbrigativa.
Kei non intervenne. Era preoccupata. Era chiaro che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Questi dubbi accrebbero la sua ostilità verso i loro ospiti. Non capiva perché Harlock li avesse accolti con tanta facilità sulla loro nave, né perché si fidasse di loro, per la prima volta le venne il dubbio che l’infallibile intuito del suo amato Capitano si fosse improvvisamente appannato. Chissà, magari era colpa di quella donna procace e risoluta che lo stava confondendo. Un fitta di timore le trafisse lo stomaco. Innegabilmente Portia non le andava proprio a genio e non solo per una questione puramente protettiva nei confronti di Harlock, c’era qualcosa in lei che le metteva i brividi, non avrebbe saputo dire che cosa fosse, ma lo percepiva a pelle. Adesso però era forse il caso di mantenere alta la concentrazione, per non farsi ingannare da quella ragazzina dai capelli blu e l’aria finto angelica, che stava collegando quell’androide saputella, niente meno che al Sancta Sanctorum dell’Arcadia. Bisognava stesse molto attenta e restasse vigile, per essere pronta a troncare sul nascere qualsiasi tentativo d’insubordinazione di quelle due.

Nonostante le capacità di Emily e la duttilità di Android, il collegamento al Computer Centrare si rivelò molto più ostico del previsto.
Il sofisticato sistema antivirus di quella macchina speciale, funzionava alla perfezione. L’imponente cervello elettronico, in cui riposava l’essenza di Tochiro, sembrava essere irrimediabilmente (almeno per il momento) in stand by, una sorta di perpetuo off line e ogni tentativo d’acceso osticamente precluso. L’unico segno di vita restava quel piccolo baagliore che lampeggiava flebile.
Alla fine però la connessione ci fu, e a sorpresa, dopo pochi minuti, d’improvviso, l’imponete fascio di cavi elettrici sembrò come rianimarsi. Una dopo l’altra, mille luci colorate e intermittenti si ravviarono e l’imponente computer, riprese vita, emettendo anche una serie di bip bip, il classico suono prodotto dell’accensione dei computers.
«Devo avvisare il Capitano!» disse soddisfatto e pieno di gioia Yattaran.
«Aspetta» lo fermò subito Yuki, raffreddando il suo entusiasmo.
«Che c’è?» gli chiese l’uomo quasi spazientito.
«Aspettiamo che finisca del tutto la procedura e che quell’androide si scolleghi. Potrebbe essere una trappola».
Emily sospirò roteando gli occhi al cielo. S’era data davvero un gran da fare e aveva speso molte energie perché quell’allacciamento desse i suoi frutti, era decisamente indispettita dalla totale mancanza di fiducia della bionda pirata.
«Meriteresti davvero un tiro mancino per quanto sei malfidata» sbottò «Non so più che fare per persuaderti della nostra buona fede!».
«Devi solo provarci ragazzina» la provocò la bionda, agguerrita.
Ma mentre battibeccavano furono interrotti da un evento straordinario e del tutto inatteso che li colse come un fulmine a ciel sereno.

Basta così!
Non dovreste perdere il vostro tempo a guardarvi in cagnesco. Il Nemico, quello vero, ne trae un vantaggio enorme. Sappiatelo!

«Diamine! Ma chi sta parlando?» chiese Yattaran gi
randosi su se stesso per controllare il perimetro della sala, aiutato da Kei che fece la stessa cosa, ma nel senso opposto al suo.
Silenzo.
«Sarah?» chiese invece tra lo stupito e il fiducioso Emily.

Sì sono proprio io Em. Sono felice che tu mi abbia riconosciuta.

«E questa chi sarebbe, ma soprattutto dove si sta nascondendo? Da dove ci stai parlando, eh? Esci fuori, subito!» minacciò Yuki mettendo prontamente mano alla sua arma automatica. Non capiva che stesse accadendo,  era un timbro di voce strana e pareva venire, assurdamente, da una sorta di altrove.
Emily la guardò con aria di sufficienza «Poi anche rinfoderarla, tanto non puoi farle alcun male ».
«Questo lo dici tu» disse la Kei continuando ad ispezionare la sala con la mitraglietta spianata pronta a sparare.
«Santo cielo falla finita! Sarah è già morta! E poi sarei io la saputella eh?» gli spiattellò in cagnesco.
«Santi numi dei cieli!» esclamò a quel punto Yattaran basito.

Vi prego, datemi ascolto. Devo conferire subito con il vostro Capitano. 


«Hai sentito?» disse Emily rivolgendosi direttamente a Yattran che era rimasto a bocca aperta come una carpa.
«Chi mi dice che non sia un trucchetto del tuo maledetto androide?» chiese Kei, puntando a quel punto l’arma contro la ragazza, per intimidirla. Ma non fu Emily a risponderle.

Capisco perfettamente la tua diffidenza ma al momento, purtroppo, nessuno è in grado di darti le certezze che vai cercando. Dovresti andare oltre perché siete in grave pericolo. Sappi che il vostro comune nemico si avvantaggia proprio di questo. La vostra disunione vi rende vulnerabili. Il suo punto di forza è avervi colpito nelle vostre debolezze e aver creato una gran confusione nella quale vi vuole mettere l’uno contro l’altro! Ma vedrai che quando avrò parlato con Harlock, ogni tuo dubbio si dissiperà. Stare qui a pontificare non serve a nessuno di noi. Rifletti.

 

Yuki si guardò intorno con molta diffidenza. «Beh se credi che porterò Harlock dritto dentro questa, che ha tutta l’aria di essere una trappola, dovrai fare molto di più per convincermi, che rifilarmi un bel discorsetto» disse risoluta rivolta a Sarah.

Mi sembra che è stato appena riacceso il Computer Centrale no? E se realmente fossi una trappola non credi che avrei scelto un mezzo meno scenografico e meno sensazionale per abbindolarvi?Piuttosto, dammi ascolto, siete in pericolo. Devo conferire con Harlock!

«Parlate tanto di fiducia voialtri e poi ve ne venite fuori sempre con qualche nuovo scherzetto»  disse la pirata, questa volta diretta alla ragazza «Chi sarebbe poi questa fantomatica Sarah?» chiese come se non credesse all’esistenza reale dell’identità vocale che stava comunicando con loro.

«Era la moglie di Boone» le replicò Emily abbassando lo sguardo.
«Cosa? Questo sì che un passo falso. Quel buffone avrebbe avuto una moglie? Esiste davvero una donna che è in grado di sopportare le sue pessime battute?» sbottò Yuki «Ecco, ora sì, che vi siete giocati ogni credibilità».
Emily, questa volta, s’infuriò sul serio, stava per risponderle veramente male, ma Sarah la precedette.

Marcus, tu non sai chi sia. Lo giudichi solo da quel poco che hai conosciuto, o meglio, da quel poco che ha voluto farti conoscere lui. In realtà si nasconde agli altri, ma non è sempre stato così. È un uomo che ha saputo amarmi moltissimo. Profondo e anche molto dolce, mi ha resa davvero molto felice.La nostra è stata una grande storia d’amore, ma per causa mia ha sofferto moltissimo. La sua vita non è stata facile, come per quasi tutti noi, così come anche per voi suppongo, del resto la vita nell’iperspazio è davvero dura per chiunque. Quella del buffone cinico e sfacciato, è una maschera che porta per nascondere, ma anche soffocare, la sofferenza che si porta dietro. Mi ha persa due volte ed è quasi impazzito dal dolore. Ora ha trovato questo suo modo di esorcizzare il suo tormento, ma come ti ho detto, questa è solo una facciata.
Ero restia palesarmi, proprio perché non voglio ferirlo e martoriarlo ancora. Ogni volta che ci mettiamo in contatto per lui è una gioia immensa, seguita da un dispiacere sempre più acuto e profondo, che lo logora, facendogli a brandelli l’anima.

 

Quella voce di donna parlava e vibrava intensa nell’aria, l’angoscia che ella stessa stava patendo nel riportare questi fatti così drammatici, si percepiva in modo davvero diamantino.

Yattaran volle crederle. «Il Capitano non è uno stolto e di certo non si farà fregare. Andrò io ad avvertirlo, perché le credo, l’avverto sincera» affermò deciso. Fu subito investito da uno sguardo carico di gratitudine da parte della ragazzina dai capelli blu.

«Io invece resto scettica, ma forse è davvero il caso di avvertire Harlock. Nel dubbio però terrò per noi una via di uscita assicurata » replicò secca Kei afferrando Emily e stringendola a sé, tenendola sotto tiro con la mitraglietta puntata alla sua tempia.

Il primo ufficiale stava per protestare con irruenza, ma la giovane hacker lo prevenne. «Va bene così, non è un problema per me. E ora va, muoviti, come dice Sarah non perdiamo altro tempo! ».

***


Nel frattempo, dall’altra parte della nave, il Dr Zero stava dando ad Harlock le risposte che aspettava.
«Sì, ci avete visto giusto. L’arma deve essere quasi sicuramente una ōdachi
1. E chi l’ha usata, non può che essere un uomo molto possente e alto, visto che è stato capace di decapitare qualcuno in posizione eretta».
Harlock stava riflettendo, la sua grande esperienza in fatto di armi gli suggeriva, come poi confermato Zero, che il filo della lama di quella particolare Katana, posto in direzione longitudinale, e la pressione che doveva essere stata imposta sul taglio dato al colpo, parlasse chiaramente del fatto che l’assassino dovesse essere, senza ombra di dubbio, un uomo, ma anche con doti fisiche fuori dal comune. Ci voleva una forza disumana per tagliare di netto una testa così, in piedi, e frontalmente. Il Capitano era infatti molto pratico di armi antiche. Per questo motivo conosceva tutta la sapienza e la tecnica di taglio che serviva per trovare e poi applicare, il miglior rapporto fra pressione e strisciata del colpo, rispetto al piano della superficie da tagliare, che, combinati insieme alla velocità con cui veniva inferto il taglio mortale
2, potevano dare molte indicazioni su chi avesse usato l’arma.
A quel punto aveva avuto conferma di quello che sospettava, ma ancora gli mancava un tassello, che non riusciva proprio ad incastrare nel puzzle del quadro generale che si era fatto; poi, d’un tratto, un lampo gli attraversò l’iride color miele facendola brillare. Forse aveva trovato un punto di partenza da cui poter svelare l’arcano.
«Preparalo per l’espulsione, ma non farne parola con nessuno. Ti dirò io personalmente quando catapultarlo fuori. Fino ad allora conservalo nella cella apposita» disse serio al Dottore.
Fu in quel preciso momento che Yattaran li interruppe facendosi vivo tramite la ricetrasmittente. Molto concitato richiamò subito l’attenzione del suo Capitano per dirgli che c’erano importantissime novità, e per questo, avrebbe dovuto raggiungere immediatamente la sala del Computer Centrale, ma repentinamente la sua voce fu coperta dall’inaspettato strillare dell’allarme, che investì loro e tutta la nave con il suo stridio acuto. Era chiaro che fosse messaggero di grave pericolo a bordo. Qualcuno stava cercando di manomettere qualcosa e Harlock, intuendo cosa, si lanciò di corsa attraverso la porta dell’infermeria e in pochi secondi sparì, inghiottito dal buio freddo e umido, che caratterizzava i corridoi lunghi e tortuosi dell’Arcadia.




Note

1ōdachi (大太刀significa "grande grossa spada", era un tipo di spada lunga giapponese. Per essere definita come ōdachi, la spada doveva avere una lama lunga oltre 3 shaku (di poco sotto un metro di lunghezza). Indipendentemente dalle dimensioni, molte ōdachi rinvenute hanno iscrizioni religiose sul tang. Tuttavia, come molti termini nell'arte delle spade giapponesi, non esiste una definizione esatta delle dimensioni di una ōdachi. (fonte wikipedia)
2INFORMAZIONI  reperite su cultura.orientale.giappone.narkive.com,  sulle modalità di uso katane per mutilare arti e parti del corpo, dove si specifica tra l’altro, che l’acciaio affilato può tagliare carne ed ossa. Pratica che è possibile attuare non solo con le katane, ma anche con le spade dei cavalieri medievali che sembra fossero in grado di farlo.

Qui sotto, di seguito, trovate due foto raffiguranti una vera ōdachi e un grafico relativo ai nomi originali e alle varie grandezze di alcune katane (fonte www.vanillamagazine.it)
La ōdachi a cui mi riferisco in questo capitolo è la penultima contando dall’alto.

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Bibliografia
(Via via verranno aggiunte varie informazioni all’equipaggio della Raza e questo promemoria sarà d’ora in poi sempre alla fine di ogni capitolo, pronto per esser consultato e fare chiarezza per chi ne avesse bisogno)

Jess Corso nome in codice “A”
Portia Lin
nome in codice “B”
Marcus Boone
, nome in codice “C”
Ryo Tetsuda
, nome in codice “D”
Emily Kolburn nome in codice “E” 
Griffin Jones
nome in codice “F”
Android
nessun nome in codice
Sarah nessun nome in codice

 

 

Spiegoni domande  e risposte

¤


Sono viva sì, sì sì!!!
Dunque finalmente ECCHIME!!!! Non par vero ma sono riuscita a concludere questo capitolo. Forse non si capisce leggendolo, magari vi parrà pure una chiavica, ma ci ho lavorato molto su.
Veniamo subito a noi tutto quello che avete letto riguardo Sarah è assolutamente canon e vero nella serie Dark Matter. È l’ennesimo punto d’incontro con Capitan Harlock che mi ha stimolato a confezionare questa storia. Anche lei come Tochiro è uan sorta di entità spirituale, che nonostante sia oggettivamente morta, vive nella Raza, in una sorta di altrove (scusate ma non so proprio come descriverlo a parole, perché è un po’ di più che una sorta di intercapedine spazio-temporale) e sì, avete letto bene, è stata ed è tutt’ora l’unico vero grande amore di Marcus Boone, che con lei è un uomo davvero innamorato e splendido. E mi fermo, per ora qui!
PS: Spero abbiate gradito il riassuntivo all’inizio che spero vi abbia subito ricollegati mentalmente con il capitolo precedente ;)

¤

Ringraziamenti Sparsi

GRAZIE un MILIARDO di volte a chi ancora ha voglia e tempo di seguire questa mia storia che arranca per motivi di assoluta mancanza di tempo che mi obbligano a scrivere a spizzichi e bocconi, una volta ogni morte di papa! Sappiate che avete tutta la mia gratitudine, voi tutti che leggete (e che con grande sorpresa nonostante i lunghi stalli, aumentate pure), ma soprattutto voi che mi lasciate il segno affettuoso e tangibile della vostra presenza, se non mollo è PER VOI, sapeva telo!

Infine grazie anche a tutti quelli che continuano a mettere la storia tra le seguite/ricordate/preferite :)

 

Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti di Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)

All pics are from google search.
Fan art by Jerome Alquie.
Graphic by me!

         ¤

  
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