Capitolo 9 – Put a spell on her eyes
Che non
sono abituata più alla Polvere Volante, credo di averlo capito subito.
Negli
anni, ero riuscita a mettere a punto un’uscita perfetta dai camini che dovevo
passare. Atterravo in piedi, come un’acrobata che aveva appena finito una
complicata evoluzione e tutto questo senza nessuna sensazione sgradevole
successiva allo spostamento. Al corso per Auror, mi avevano insegnato una
tecnica che riducesse al minimo i disagi di quegli spostamenti, soprattutto nel
caso si doveva affrontare una battaglia immediatamente dopo. Bisognava
affrontare il viaggio ad occhi chiusi, concentrando la propria mente su
un’immagine predefinita, possibilmente del posto dove ci si stava recando. E io
ero stata la prima a capire la cosa e ad impadronirmi della tecnica. Ma sono
tre anni che non viaggio più in questo modo; nelle mie rare visite al
Ministero, ho sempre usato la cabina telefonica a Londra e mai i camini. E poi
credo che in questo momento, con la mente così in subbuglio, qualsiasi cosa
abbia imparato nella mia vita, mi giungerebbe a fatica. Specialmente se sia
qualcosa che ho imparato per il mio essere un’Auror.
Crollo
per terra, un dolore sordo su per le ginocchia, il viso che rovina giù coperto
dai miei capelli. Incrocio il mio riflesso sul marmo del pavimento, gli occhi
rossi che grondano ancora lacrime, il viso pallido coperto di cenere vagamente
lavata via dal mio pianto inesauribile, i capelli in disordine ed arruffati. Mi
viene quasi da sorridere, sono veramente spaventosa. Sembro un uccellino caduto
da un nido in una giornata di vento. E dentro… bè, la situazione non è
molto differente. Sono a pezzi.
“Hermione?”
una voce dolcissima mi raggiunge le orecchie, il tono soffice della sorpresa e
della domanda. Dio, quanto mi è mancata questa voce, o comunque una voce come
questa… la voce di una persona che mi ama. Seth forse già mi vuole bene,
April e Trey sono simpatici, ma… una persona che mi ama… è tutta un’altra cosa…
per un attimo, sollevando il viso, dimentico il dubbio atroce che sono venuta a
sciogliere qui.
“Harry…”
sussurro, scoppiando ancora a piangere. Lui mi guarda preoccupato, alzandosi
velocemente dalla sedia ed inginocchiandosi vicino a me. Mi accarezza il viso,
chiedendomi che cosa sia successo e perché sia lì. Il labbro che mi trema incontrollabilmente, mi getto tra le sue braccia, piangendo
senza ritegno come una bambina.
Lui mi
fa sfogare, accarezzandomi piano la schiena, evidentemente non riuscendo a
capire che cosa mi sia preso. Alla fine, controvoglia, mi stacco da lui per non
fare la figura di una povera pazza e mi faccio portare sul divano nel suo
studio. Mi siedo, respirando a fondo e cercando di calmarmi, mi sembra quasi
che tutto quello che sia successo negli ultimi giorni, abbia rotto adesso gli
argini e mi stia facendo soffrire adesso a distanza di così tanto tempo.
Harry si
siede accanto a me, stringendomi la mano e dicendomi teneramente: “Non ci
vediamo per mesi e poi piombi qui in lacrime… è una bella consolazione…”.
Mio
malgrado, sorrido per poi prendere dalle sue mani una
tazza di tè fumante che ha fatto apparire con la magia. Lo ringrazio e lo
sorseggio lentamente. La calda bevanda e la vicinanza di Harry mi fanno calmare
all’istante. Cerco di recuperare il filo dei miei pensieri e, sebbene le prime
immagini che mi vengono in mente sono quelle che hanno
creato le parole di Malfoy, mi impongo di rimanere zitta almeno per il momento.
“Scusami…”
sussurro, la mia voce che trema ancora, ma almeno le mie lacrime si sono
finalmente fermate.
“Non
dirlo nemmeno per scherzo…” sorride lui, lasciando la mia mano ed appoggiandosi
allo schienale del divano “Una pausa ci vuole sempre… speravo solamente in una
pausa un pochino più allegra…”.
“Stavi lavorando? Allora scusami anche per questo…” chiedo
ancora, finendo il mio tè.
“Non ti
preoccupare… stranamente, oggi non c’è molto da fare…” mi risponde lui,
chiaramente stanchissimo “Stavo per staccare… dovevo incontrare il
rappresentante dei Lepricani della Cornovaglia
occidentale, ma ha detto che oggi non ce la faceva. Insomma, mi si è liberato
il pomeriggio… o meglio, mi si era liberato prima che Ginny decidesse che oggi
è il giorno perfetto per scegliere i fiori per la cerimonia. Ma
devo vederla solo tra tre ore… per adesso, sono libero… allora, mi dici che
cosa ti è successo?”.
Mi serro
nelle spalle, all’improvviso non ho più tanta voglia di parlare. Forse avrei
dovuto aspettare che Harry tornasse a casa… il suo ufficio è il posto peggiore
dove parlare di questa cosa. Era qui che, una volta alla settimana, facevo la
relazione delle attività oscure al Ministro. Venivo qui
di sabato mattina, verso le undici, con un vassoio pieno di cornetti e io ed
Harry ci mettevamo a mangiarli, voraci come pochi. Io borbottavo qualcosa sul
lavoro tra un morso e l’altro, parlando dei problemi che mi davano le reclute,
o delle attrezzature sempre troppo scarse o troppo costose; giusto per parlare
di qualcosa che avesse una minima attinenza con il lavoro. Tutto sembrava
andare ottimamente. Ed allora, dopo qualche minuto di formalità, io ed Harry ci
mettevamo a discutere sul programma per la serata, scambiandoci le opinioni
assurde che avevano Ron e Ginny. Risate su risate, alla fine decidevamo
qualcosa, e puntualmente la sera andavamo in un posto che con quello
programmato non c’entrava assolutamente nulla.
Mi
guardo attorno, gli occhi che si velano ancora. Vorrei
disperatamente ritornare a quel tempo, a quei giorni, alla me stessa che ero,
quella che non era stata ancora tradita da Ron, quella che non era stata ancora
lasciata da Dean, quella che non aveva ancora lavorato come cameriera per
Malfoy. Guardo l’enorme finestra che dà sulla strada, la libreria di frassino,
il dipinto con l’effige di un’enorme fenice fiammeggiante che Harry fece
realizzare per onorare Silente, la foto sulla scrivania dei vecchi membri
dell’Ordine ai tempi della Prima Guerra, quella accanto ad essa con la cornice
dello stesso colore e con la foto dei nuovi membri ai tempi della Seconda
Guerra. Qualcosa mi fa male dentro ogni volta che le vedo accostate l’una all’altra,
mentre rifletto che ci sono morti nella prima e morti nella seconda. Quanti
morti… sempre troppi… e quanti morti, invece, non sono in nessuna foto. Perché
non si sa che fine abbiano fatto, persi nel vortice del sangue e della
violenza. Perché non sono mai stati trovati come cadaveri e vengono onorati
nell’attesa di un ritorno che non si compirà mai. O perché, invece, nessuno gli
onorerà mai. Tutti spereranno nella mancanza di un
forma qualsiasi di ritorno, fosse anche il ritorno solo della memoria.
Nessuno
si ricorderà di loro, se non per disprezzarli ed odiarli.
Nemmeno
il loro unico figlio.
Gli
occhi mi pizzicano, mentre le parole di Malfoy mi ritornano nella mente.
Sollevo lo sguardo verso Harry che mi guarda in attesa, ancora
preoccupato. La sua immagine attuale si sovrappone a quella del
ragazzino ai tempi della scuola, quello che soffriva in silenzio, quello che
veniva tormentato da incubi, quello che seppe di dover essere il solo ad
uccidere Voldemort. E’ rimasto molto di lui nella persona che ho davanti oggi,
gli occhi verdi sempre coperti dalle lenti sono sempre così maledettamente
tristi. Mi chiedo se sia giusto parlargli di quello che mi ha detto Malfoy. Se
non fosse vero, perché dovrei farlo soffrire inutilmente? Ma… se lo fosse…?
“Quattro
giorni fa, ho iniziato a lavorare come cameriera in un locale di Londra… il Petite peste…” sputo fuori come veleno
dalla mia bocca, tentando di estirpare il dolore da me stessa “E’ difficile da
spiegare come le cose siano andate di preciso… ma è comunque lì che vivo
adesso, dopo che Dean se ne è andato di casa… mi ha lasciato, Harry…”.
“Non lo
sapevo…” soggiunge lui triste, stringendomi forte la mano “Dov’è adesso, lo
sai? L’hai più sentito?”.
“E’ in Francia… ha avuto una promozione…” proseguo, asciugandomi
una lacrima solitaria che mi sfiora la guancia “E comunque, no, non l’ho più
sentito da allora… ma credo che, in fondo, sia giusto così. Meritava di
meglio di una persona che non lo amasse totalmente… è un ragazzo meraviglioso e
credo che non resterà solo a lungo… a parte questo, non ti ho detto una cosa
importante… il locale… il locale dove ho trovato lavoro… è quello di Danny
Ryan… insomma, è Malfoy che mi ha assunto…”.
“Malfoy
ti ha assunto?!” mi chiede Harry, autenticamente
scioccato, lasciando la mia mano come se scottasse.
Annuisco con il capo: “Non so perché l’abbia fatto… ma credo
che sia stato solamente per un suo amico che mi ha preso in simpatia… ha fatto
pressione su di lui ed alla fine ha accettato. È lì che lavoro
e dove vivo, divido l’appartamento con Malfoy, Seth, il ragazzo di cui ti ho
parlato… e Serenity, quella che Malfoy dice essere sua sorella…”.
Sollevo
lo sguardo su Harry che per tutto il tempo per cui ho parlato ha ripetuto “Non ci credo…”, e che adesso al nome di Serenity si serra
nelle spalle, distogliendo lo sguardo da me. Sorrido tra me e me, ogni volta
che Harry mi doveva dire una bugia non mi guardava in faccia, temeva che io lo
smascherassi.
“Non c’è bisogno che tu mi parli di lei, se non
puoi… di Serenity, intendo…” gli dico, rassicurandolo “Al momento, quella
bambina è l’ultimo dei miei pensieri… mi basta sapere che Malfoy ha diritto ad
averla e che non l’ha sottratta ai suoi veri genitori…”, alle mie parole, Harry
si gira ed annuisce in silenzio, così da indurmi a continuare: “… allora, è
tutto a posto… le vuole bene, la tratta bene e Serenity è una bambina sana e
bellissima, oltre che allegra e vivace…”.
“Se non è questo che ti preoccupa…” mi interrompe
Harry pensieroso “… se non ti crea problemi lavorare per lui… che cosa c’è che
non va?”.
“Stamattina ho chiesto a Malfoy di parlarmi della
sua vita come Danny Ryan…” sospiro, decidendo di lasciar perdere i dettagli e
di arrivare subito al dunque prima che mi manchi di nuovo il coraggio “Mi ha
detto qualcosa… ma, nella conversazione, ha aggiunto qualcosa… mi ha detto che
sono stati gli Auror ad uccidere i suoi genitori… a torturarli fino ad
ucciderli, solo per avere informazioni su Voldemort… mi ha anche detto che tu
lo sai benissimo… e ho ricollegato questa cosa alle parole che mi hai detto al
telefono un paio di giorni fa… che il Ministero l’avrebbe risarcito. Gli ho detto che non gli credo, lui sa persino chi
sono stati… mi ha fatto il nome di Goldstein… e lui è
un Auror ancora adesso…”, riprendo fiato e proseguo, senza guardarlo in viso:
“… non mi interessa se è un segreto di stato o simile, Harry. Voglio sapere se è vero… voglio sapere se gli uomini e le donne che
erano al mio servizio c’entrano con questa storia…”.
Torno a guardarlo, sperando di cogliere un minimo segnale
di incredulità o di sconcerto.
Un suo levare di sopracciglio, una sua risata
nervosa, un suo sbottare assolutamente sconvolto.
Ci spero con tutte le mie forze.
Ed invece lo vedo alzarsi e fermarsi davanti alla
finestra, dandomi le spalle.
L’unica cosa che riesco a fare è chiudere gli
occhi.
Appoggio stancamente la fronte sulle ginocchia,
raggomitolandomi su me stessa per non sentire freddo. Non che lo senta, ma si
sa… le notti di primavera a Londra sono insidiose, sembra non fare freddo ed
invece la temperatura è scesa anche di parecchio. Tu te ne rimani fuori,
tranquillo e contento, e poi alla mattina hai una faringite assurda. Se non una
polmonite assurda… per questo, mi stringo ancora meglio addosso
il piumone, cercando di coprirmi completamente.
Ho scoperto questo posto per caso, un giorno che
Summer era particolarmente nervosa perché non avevo messo correttamente in
ordine le sedie nella sala ristorante. Scappai di
sopra, oltre l’appartamento di Seth fino sul tetto, e mi accucciai in un piccolo
spazio tra la caldaia e la ringhiera del tetto. Se qualcuno entra, non vede
dove sono nascosta, ma io lo vedo perfettamente e quindi ho il tempo di uscire
allo scoperto, di prepararmi psicologicamente o di rimanere al mio posto. Da
allora, è diventato il mio rifugio segreto. Quando non dormivo la notte, quando
Summer inveiva contro di me, quando mi sentivo sola, sono sempre venuta qui, restando muta a guardare le case lontane di Londra e i
parchi di Notting Hill, fin quando le luci e i suoni
mi affollavano dentro l’anima e il vuoto nel petto se ne andava.
So che non dovrei essere qui.
Malfoy è stato chiaro.
Sono stata licenziata.
Eppure, appena ho lasciato Harry, sono corsa qui.
Erano le cinque del pomeriggio, sapevo che oggi sarebbero stati tutti fuori,
perché giorno di chiusura, e mi sono ritrovata qui. Summer voleva trascinare
Malfoy ad una mostra e Seth avrebbe approfittato della giornata libera per
andare a trovare sua madre, mi aveva chiesto anche di andare con lui ed io
avevo accettato, chissà se se l’è presa perché non ci
sono più andata… sono sgattaiolata dentro come una ladra, ho raccolto le mie
cose in un borsone e mi stavo preparando ad uscire. Poi ho cambiato idea, ho
preso un piumone dall’armadio e sono salita sul tetto con il mio borsone. Mi
sono detta che avrei visto solamente il tramonto ed invece no… è calata la sera
e adesso si avvicina la notte, eppure non riesco a muovere un passo. Ho pianto,
molto, ma adesso non ce la faccio nemmeno a piangere. Quindi mi crogiolo nella
non urgenza di dover fare qualcosa. Quando mi capita, ed è davvero molto raro,
è meglio che me lo goda fino in fondo. Mi aspettano parecchie giornate così.
Distrattamente, afferro il cellulare dalla tasca,
aprendo lo sportello e guardando il display per vedere che ore sono. Le 22,57…
ci sono dei messaggi, ci sono parecchi messaggi, ma non li leggo. So di chi
sono. Harry. Ginny. Forse persino Ron, Lavanda e magari anche Dean. Ma non mi
interessa. Ormai non mi interessa davvero più niente.
Avrebbero dovuto mandarmi un messaggio il giorno in
cui dicevo di voler sacrificare tutto per diventare un’Auror.
Il giorno in cui ho creduto in qualcosa più grande
di me, estremamente eroico e giusto.
Il giorno in cui dicevo che volevo fare la cosa
giusta, che volevo ripulire il mondo. Il giorno in cui facevo spedizioni contro
i mulini a vento, tanto per fare qualcosa, ed avevo i peggiori mostri proprio
accanto a me.
Poche righe, non chiedevo molto… Herm, pensaci bene. Le cose non sono proprio come sembrano. Anche
quelli che sembrano buoni ne combinano di grosse. Mi raccomando, facci sapere.
Non è esattamente molto, no?
“Hai parlato con Potter, quindi…”.
Riconosco immediatamente la voce, ovvio. La conosco
da tutta la vita o perlomeno così sembra. So che è un’impressione, generata dal
fatto che questa voce mi perseguita con le sue scarne
e crudeli parole da stamattina. Non alzo la testa, il torpore che ha preso i
miei pensieri sembra aver contagiato anche le mie membra. Resto con la testa
china sulle ginocchia.
“Perché farebbe qualche differenza?” chiedo più per
rompere questo odioso silenzio che per reale interesse.
“Credo che sia rilevante per me sapere se sono
ancora il più grande bugiardo della storia del mondo magico… ho appena liberato
uno spazio per la targa sul camino… Potter me la deve da tempo…”.
“Non credi di sopravvalutarti troppo?” aggiungo
scettica, rimanendo con il viso sulle ginocchia “In fondo, c’è sempre Peter Minus in lizza… Zabini,
“Invece io ne sono sicurissimo… sarebbe un duro
colpo per la mia immagine… e comunque non c’è nessuno abbastanza abile come me…
la targa la vincerei più e più volte… il sangue conterà qualcosa, no? Sono sempre il figlio di Lucius Malfoy e quella è una polizza sulla
vita…bè, ripensandoci, non è esattamente una polizza sulla vita, credo più su un’orribile morte
e su tormenti eterni, ma nel
multiforme mondo della menzogna è indubbiamente una garanzia…”.
“Questo si chiama nepotismo, Malfoy…”
obietto, contrariata.
“Questo veramente si chiama DNA, Granger…” mi risponde convinta la sua voce, mentre
sembra farsi più vicina.
“Credo di essermi persa nel sottotesto della
conversazione…” chiedo sconcertata, un’ombra di sorriso mentre finalmente
sollevo gli occhi, anche se sfuggo dal guardarlo “Stiamo per caso parlando in
maniera civile? Anche se comunque in un modo alquanto contorto?”.
Malfoy si siede accanto a me, gli occhi grigi che
guardano di fronte a lui. Scrolla le spalle, per poi dire: “Assolutamente no,
Granger, sarà una tua impressione… stiamo parlando solo in modo
contorto…”.
“Credo che questo sia al massimo che ci possiamo
aspettare l’uno dall’altra, no?” mi ritrovo a sorridere ancora, qualcosa che mi
si scioglie dentro, scivolando nella mia gola come latte caldo. Mi stringo
nelle spalle, a disagio, una strana sensazione che mi prende lo stomaco. Lui
inarca un sopracciglio, mormorando quasi offeso: “Sicuramente è il massimo
possibile… e ti informo che è già stato un enorme sforzo…
ne potrebbe andare della mia salute fisica e mentale…”.
“Lo capisco…” sospiro, guardando a mia volta
davanti a me, fingendo un’espressione seriamente preoccupata. Preoccupazione
che ovviamente non provo, sia per il fatto che sta decisamente scherzando, sia
per il fatto che non mi preoccuperei mai per Malfoy. Ci manca anche questo,
oggi. Ma credo che qualsiasi cosa sia buona, pur di avere una minima scusa per
non guardarlo. E’ diventato troppo difficile guardarlo in faccia adesso. Non so
perché. Forse perché ormai non posso più guardarlo dall’alto in basso, con la
forza che solo la mia nobile missione riusciva a darmi. Ma davvero non lo so…
non ci riesco… mi sembra di trovarmi su una rupe scoscesa, a picco sul mare.
Sul mare in tempesta dei suoi occhi. E sapere che, se mi faccio catturare dal
ritmo ipnotico delle onde, non saprò più tornare a casa. Non saprò più tornare
indietro. Accettando anche di farmi trascinare via dalla tempesta, dalla
tempesta che ha scagliato con violenza sulla mia intera esistenza. Eppure…
nemmeno lui riesce a guardarmi. Lo vedo che cerca anche lui di guardare davanti
a sé, e non me, nemmeno di sfuggita. Perché? Solamente io ho qualcosa di cui
vergognarmi, lui no. Stavolta, no. Ed allora perché? Che cosa è cambiato?
“Deduco che adesso sia al momento per me di fare l’enorme sforzo…” sussurro, stringendomi ancora nel
piumone, cercando di rimandare al mittente le mie domande. Mi ritrovo a
bisbigliare piano: “Scordati la targa per quest’anno, Malfoy… penso che la vincerà
il Ministro Potter…sì, Harry Potter… il Ministro della Magia e il più grande
bugiardo del mondo…”.
“Il Ministro?!!! No, non è
possibile!” mormora autenticamente scioccato, anche se so benissimo che sta
solamente recitando. Mi fa sorridere ancora e Dio solo lo sa quanto ne abbia
bisogno, dopo questa giornata orribile. Ma mi mordo le labbra, cercando di
essere seria. Deve capirlo anche lui a suo modo perché lo intravedo con la coda
dell’occhio cambiare espressione, mentre poggia il braccio piegato sul
ginocchio. Un sospiro gli sfugge dalle labbra, lo odo distintamente nelle mie
orecchie… è così vicino, se allungassi una mano potrei sfiorargli la guancia… non è mai stato così vicino a me… so che non è vero, so che
è stato anche più vicino di così… non so spiegarlo… ecco, magari il suo corpo è
stato anche più vicino di così a me, ma la sua… anima… no,
quella mai. Ed ho anche l’inspiegabile certezza che non sia stata mai davvero vicina a qualcuno. Una certezza assurda ed ancestrale.
“Nel suo caso, si dovrebbe parlare di omissione,
non di bugia vera e propria…” mi dice, la voce
leggera, quasi noncurante. Dopo qualche attimo di silenzio, la sua voce sembra
curvarsi in accenti diversi, quasi più dolci e soffici nelle mie orecchie,
mentre dice piano: “Non pensavo davvero che non lo sapessi… ero convinto,
insomma, che il Capo degli Auror le sapesse queste cose…”.
“Teoricamente sì…” rispondo senza esitazione,
decisa a restituire la sua apertura nei miei confronti “Ma Harry mi ha spiegato
che Scrimeogeor ne ha combinate molte per mettere
tutto a tacere. Nessuno ne ha mai parlato, nonostante alla fine della guerra di
cose simili ne venivano fuori ogni giorno. Abusi di potere, violenze, razzie.
Ma mai sugli Auror… soprattutto per quanto riguardava loro, il Ministro fu
molto prudente. Seppellì ogni cosa, voleva che la gente avesse fiducia negli
Auror e nella loro rettitudine. Una cosa del genere avrebbe tolto anche questo
alla gente, anche quella residua fiducia. Quando Harry l’ha scoperto, ha deciso
che sarebbe stato meglio lasciare le cose com’erano per evitare ulteriori
scandali… ormai era passato del tempo ed alla fine Harry la pensava come Scrimeogeor. Mi ha detto che c’era la guerra e, se
dovessimo condannare ogni persona per ogni tipo di crimine, bè non la finiremmo
più… tutti sanno che gli Auror hanno ucciso i tuoi, non è accusare qualcun
altro, questo ha detto… e ha aggiunto che non è propriamente utile in questo momento che tutti sappiano come li hanno uccisi… quindi, gli Auror sono rimasti al
loro posto e nessuno ha più parlato di questa storia. Quando
sono subentrata io nella carica di Capo degli Auror, hanno logicamente supposto
che non sarei stata d’accordo con la decisione del Ministero, quindi non mi
hanno detto nulla in modo da impedire che creassi problemi o avessi remore
verso i responsabili…”.
“E’ quello che avresti fatto?” mi chiede,
finalmente voltandosi verso di me, gli occhi fissi nei miei. Mi sento morire,
mentre mi rendo conto con terrore che non riesco a smettere di guardarlo, come
se un filo mi tenesse unita ai suoi occhi. Mi sento l’anima sferzata dal vento,
come se fossi davvero su una rupe sospesa sul mare. Mi ero sempre detta di non
riuscire mai a capire che cosa passasse per la mente a Malfoy, che i suoi occhi
mi sembravano specchi opachi che mi rimandavano eternamente la mia immagine.
Sbagliavo. Enormemente. La verità non è che
lui cela le sue emozioni, non lasciandole trasparire mai, a meno che lui stesso
non lo voglia. La verità è che nei suoi occhi passano talmente tanti sentimenti
che non fai in tempo ad afferrarne uno che ne è già comparso un altro più
intenso e sconvolgente del primo. E l’unica cosa che ti rimane da fare è
restare attonito a cercare di fermare un secondo di lui, mentre sei
completamente travolto da quell’incessante turbinio che è Draco Malfoy. E
improvvisamente è come essere febbricitante, è come essere ubriaco e non avere
più il controllo di sé stessi, essere terrorizzati al punto di essere
estasiati. Esattamente quello che sta accadendo a me in questo momento.
Che diamine mi stai facendo, Draco Malfoy?
Deglutisco, per poi dire seria, reggendo il suo
insopportabile sguardo: “Non sarei nemmeno diventata un’Auror, se avessi saputo
una cosa del genere…”.
“Non è vero…” mi risponde lui, distogliendo di
nuovo lo sguardo da me. Il sollievo mi travolge ad ondate, sento quasi l’aria
tornare nei miei polmoni, libera da quelle due lame d’acciaio puntate sul mio
viso. Finalmente… un solo secondo e non so come avrei fatto a reggere ancora,
non sarei più tornata indietro… da cosa, poi, non lo so… ancora…
“E’ verissimo, invece…” mi acciglio severa,
ritornando a lui e alle sue parole precedenti “Ho deciso di essere un’Auror per
impedire che tutto quello che avevo passato durante
“Anche se hanno ucciso due persone che, se ne
avessero avuto la possibilità, ti avrebbero fatto fuori senza tanti
complimenti?” replica lui quasi arrogante, guardandomi ancora. Stavolta il suo
sguardo è odio puro, ma per la prima volta non per me.
Attraverso di me, passa l’odio per i
suoi genitori…
“Soprattutto in quel caso…”
mormoro, qualcosa che mi fa male dentro “Volevo dimostrare che non sono come
loro… ed invece alla fine non c’è nessuna differenza… uccidere una persona fa
parte del pacchetto. E sembra quasi che non ci
si possa tirare indietro, nemmeno volendolo… quindi, se è così, è chiaro che
non è più quello che posso fare… non voglio uccidere nessuno, né ora né mai…
chiunque egli sia…”.
“E adesso? Che cosa farai?” mi chiede lui, ancora, tornando a guardarmi in
viso.
Inarco un sopracciglio,
guardandolo con espressione assolutamente sconvolta: “Ma stai bene, Malfoy? Non è
che hai contratto qualche rarissima malattia infettiva? Ti
stai davvero interessando a che cosa ho intenzione di fare?”.
“Non mi sto assolutamente interessando a te,
Granger…” dice calmo e freddo, incrociando le braccia e distogliendo ancora lo
sguardo da me “Mi sto interessando alla mia cameriera, non ad altro… e alla mia
salute, se Seth dovesse scoprire che ti ho licenziato di nuovo…”.
“Vuol dire che lavoro ancora qui?” chiedo
meravigliata, spalancando gli occhi “Ma non avevi detto che…”.
“Ricordo perfettamente che cosa ho detto…” mi
interrompe lui, quasi imbarazzato. Certo, non vuole ammettere che sta
ritrattando quello che aveva deciso. Ma, solo per stavolta, gliela faccio
passare. Sono troppo sollevata per tendergli un tranello di qualsiasi tipo o
natura.
“Almeno per il momento, la decisione è sospesa,
Granger… è solo per il party, sia chiaro… è tra pochi giorni e non farei mai in
tempo a trovare un’altra cameriera, ammesso che Seth non mi ammazzi prima…”
aggiunge risoluto e deciso con la tipica voce da uomo-che-non-deve-chiedere-mai.
“Non avevo pensato a nulla di diverso da questo”
sorrido più a me stessa che a lui. Stranamente è la prima volta che vorrei
davvero sorridere a lui, sorridere e basta. Senza nulla dietro, solo sorridere.
“Ecco, appunto…” ribatte, prima di alzarsi in piedi
ed incamminarsi verso la porta della terrazza. Poco prima di girarsi, mi sembra
quasi di distinguere una piega diversa sulle sue labbra, un… sorriso. Non un ghigno, un vero e proprio sorriso. Sì come
no. Deve essere un inizio di retinite pigmentosa… starò diventando cieca. E’
più probabile che Malfoy, all’improvviso, si metta a
sorridere. E a me, tra l’altro.
“E comunque, Granger…” mi chiama a mezza voce,
dandomi le spalle. Sollevo ancora il viso: “Cosa?”.
“Ero davvero convinto che tu lo sapessi…” lo sento
dirmi, la voce talmente flebile e sottile che sembra perdersi nel vento.
Non so perché, ma mi viene ancora da arrossire.
Ringrazio il Cielo che sia di spalle.
“Non importa…” sussurro.
“Smetterai di essere un’Auror?”.
“Non lo so… in fondo, ho due anni per decidere… la
condanna finirà allora… finalmente qualcosa di positivo in questa storia…”.
“Fai come vuoi, sei libera
di farlo, ma…” la sua voce esita, lo sento prendere profondamente fiato, prima
di continuare: “… ma non farlo per questa storia… non se lo meritano…”. Con una
fitta allo stomaco, mi rendo conto che sta parlando dei suoi genitori.
“Sarò io a giudicarlo questo, Malfoy…” replico
fredda, la mia voce riflesso della sua “So solamente una cosa… se dovessi
tornare, non avrò pace finché non avrò gettato ad Azkaban
i responsabili della fine dei tuoi… e questa è una promessa…”.
“Non è necessario…” mi dice, per poi voltarsi nella
mia direzione, sibilando gelido come il vento che gli scompiglia i capelli
biondi: “A me non interessa che siano morti, non mi interessa come sia
successo, né chi sia stato a farli fuori… meritavano quello che gli è successo
ed è giusto che sia finita così… non me ne frega nulla di questa storia… e tu non
mi devi niente… come non mi doveva nulla il Ministero… ho accettato quello che
mi stavano dando perché mi conveniva, non per altro… non voglio essere
risarcito per qualcosa che forse avrei finito per fare io stesso se le cose
fossero andate avanti… e comunque non voglio essere in debito con nessuno,
tantomeno con te… spero che questo sia chiaro…”.
“Cristallino, Malfoy…” ribadisco a mia volta,
guardandolo dal basso “Con una sola obiezione… anche a me non interessa nulla,
ma di quello che potrai dirne tu… lo farò per me, non per te. Tu non mi dovrai
nulla, mai… perché lo farò soltanto per me e per quello che dovrebbero essere
gli Auror… non per te. Questo, scordatelo, Malfoy…”.
“Fai come ti pare…” mi risponde acido, prima di
voltarmi le spalle e sparire.
Chiudo gli occhi, appoggiandomi alla ringhiera
della terrazza. La conversazione più assurda e nervosa della mia vita. Dio, mi
sento tremare le gambe e non so nemmeno il perché. Sì, decisamente la
conversazione più assurda e nervosa della mia vita. E l’ho anche terminata con
un’enorme bugia…
Lo farò, se mai lo farò, per me,
certo. Perché ne va della mia vita e di tutto ciò che sono.
Lo farò, se mai lo farò, per i tuoi
genitori, probabile. Perché mi fa star male che siano morti in quella maniera
tra gli sberleffi generali. E perché meritano la giustizia che non hanno mai
pensato di dare e perseguire in vita.
Ma poi… ed mi odierà ancora di più,
per questo… lo farò anche per lui.
Per l’arroganza e la rabbia che
mette ogni volta che parla di loro. Perché gli tremano le mani ogni volta che
lo fa. E perché nei suoi occhi, anche se solamente per un istante, per un istante minuscolo ed evanescente, passa dolore… tanto
dolore.
Ed ecco a voi un
altro capitolo!! Uao!! Lo scorso capitolo vi è piaciuto tanto tanto!! Sono commossa!!! Spero che molte delle domande che erano emerse nello
scorso capitolo siano state chiarite, ovviamente se qualcosa non vi risulta
chiaro non avete che da chiedere, sono a disposizione!! Questo è sicuramente
uno dei capitoli che preferisco, poi ovviamente mi direte voi che ne pensate,
ma a me piace perché è il primo passo che porterà Draco ed Hermione ad
avvicinarsi… ehehehe!! Purtroppo
la strada è lunga ma siamo iniziando a muoverci vero? Oggi purtroppo ho
pochissimo tempo, e se voglio aggiornare, non posso ringraziarvi uno per uno!! Rimando al prossimo capitolo!! Grazie
tantissimo, davvero, mi state dando la forza per continuare!!
Grazie soprattutto a chi leggendo sta commentando capitolo per capitolo, sono
davvero commossa!!
Prometto al prossimo chappy ringraziamenti più esaurienti!!!
Un bacio… Cassie chan!!