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Autore: Zamia    17/12/2017    4 recensioni
Pochi capitoli che raccontano un altro dei possibili modi in cui i nostri due eroi scoprono le reciproche identità e si confessano il reciproco amore. Gli avvenimenti avvengono dopo lo svolgimento delle puntate iniziali della seconda stagione per cui per chi non le ha viste c'è rischio di Spoiler.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confessione e Supposizioni
 
 
Maledetto gattaccio, dove voleva arrivare? Ladybug continuava ad interrogarsi sull'opportunità di una discussione di tal genere e soprattutto sul fatto che avrebbe potuto generare anche degli effetti indesiderati. Potevano litigare, finire col non parlarsi più, odiarsi e vedere trionfare Papillon. Se ci fosse stata Tikki, le avrebbe detto che doveva mettere un freno alle sue emozioni ed essere meno catastrofista. Stavano solo chiarendosi così che nessun equivoco potesse frapporsi fra loro. In fondo lui si stava comportando in maniera coraggiosa e probabilmente lo faceva solo per il bene della loro squadra.
Più sereni uguale più affiatati.
 
Dopo qualche altro minuto di interminabile silenzio, Chat Noir riprese a parlare:
"Ero convinto che ciò che provavo per te fosse amore, ma mi sono accorto che non si può provare vero amore per una persona che neanche si conosce. Io non so chi sei, e non parlo della tua identità. Non so chi sei dentro, so che sei leale e coraggiosa ma non so se preferisci i biscotti o il formaggio, Jagged Stone o XY , se ti piace più la scherma o il pattinaggio. Non conosco di te le cose più banali ma che mi sono accorto sono le più importanti."
 
"Lo capisco Chat, ma è normale che sia cosi. Noi viviamo insieme avventure emozionanti, ci fidiamo l'uno dell'altro e ci capiamo con uno sguardo ma questo non significa conoscersi. Pensavo che te ne rendessi conto perciò non ho mai preso suo serio le tue avances"
 
"Sei sempre stata un passo più avanti di me" disse lui, mesto come la coccinella non l'aveva mai visto prima.
 
Poi Ladybug lo vide tirarsi le ginocchia al petto e poggiare la fronte sulle braccia incrociate intorno alle gambe.
"C'è dell'altro, vero?" osò chiedere la ragazza, col cuore in frantumi al vederlo cosi giù di morale.

"Adesso so cosa vuol dire davvero essere innamorato. Ma continuo a non essere ricambiato. Sono davvero sfortunato." aveva alzato appena il volto e aveva abbozzato un sorriso nel pronunciare l'ultima frase.
Ladybug gli poggiò una mano sulla spalla e gli chiese se avesse voglia di raccontarle cosa provasse.
"Ho una bella cotta per una mia compagna di scuola" a parlarne sembrava rinato. "Capelli scuri, grossi occhioni azzurri, dolcissima ma determinata e con uno splendido profumo. Ci divertiamo quando stiamo insieme e, non so come spiegartelo, sono felice quando lei è felice anche se io non c'entro niente con la sua gioia."
A Ladybug, in realtà, non avrebbe dovuto spiegare proprio niente. Lei sapeva esattamente cosa si provasse a vedere le proprie emozioni e le proprie scelte dipendere da quelle di qualcun altro. Si ricordava bene di quando una volta aveva deciso di partecipare alla festa di Chloè solo perché ci andava anche Adrien o di quando aveva ferito il suo amico Max pur di trovarsi fianco a fianco con il suo amato.
E sapeva altrettanto bene cosa significasse amare senza essere a sua volta riamata.
Ma non era il momento di pensare ad Adrien.
Ora si stava parlando di Chat e avrebbe dovuto solo ascoltarlo perché cosi fanno i buoni amici.
 
Seduti fianco a fianco guardavano entrambi di fronte a sé con lo sguardo perso nel vuoto. Le luci soffuse della città facevano loro compagnia e rendevano meno buia quella notte diventata buia per ben altri motivi. Si era alzato un leggero venticello che scompigliava loro i capelli mentre il sonno cominciava a rendere le palpebre pesanti.
 
"E' ora di andare a casa, Ladybug o i nostri genitori ci daranno per dispersi" esordì il gatto spezzando il silenzio pesantissimo che si era creato tra loro.
Ma Ladybug non aveva intenzione di chiudere lì quella discussione. Sentiva che le mancava qualcosa. Aveva bisogno di capire e di sapere di più. Non comprendeva da cosa nascesse questo bisogno ma le sembrava che dall'indomani niente sarebbe stato più come prima se non avesse sviscerato quella situazione. C'era nel suo inconscio qualcosa che la tratteneva,  una inaccettabile curiosità di conoscere le caratteristiche della ragazza che aveva rubato il cuore al suo gattone.
 
Il suo gattone? Anche questo pensiero uscito dai meandri della mente fu per lei inaccettabile.
E lo coprì con una domanda a bruciapelo.
 
"Ma glielo hai detto? Voglio dire..le hai confessato i tuoi sentimenti?"
"No di certo! Perché dovrei farlo?per espormi ad un plateale rifiuto?"
"Come fai ad essere così certo che lei non contraccambi il tuo affetto? Sai per certo che ama qualcun altro? O che non trova niente di interessante in te? Sei davvero irritante a volte, ma non sei poi così male!"
Non si faceva capace di dove avesse trovato la faccia tosta di rivolgersi in quei termini al suo amico, proprio lei che non riusciva neanche a parlare in maniera sensata al ragazzo che le aveva rubato il cuore: lei che alla sola idea di chiedergli di andare al cinema insieme ad altri amici, si sentiva tremare le gambe e mai e poi mai ci aveva provato a parlargli sinceramente.
Lei che una sola volta aveva provato a tendergli una trappola aiutata dalle sue compagne di classe per poter mangiare un gelato insieme e quando ovviamente niente era andato secondo i piani aveva provato imbarazzo a ripensarci per un mese intero!
 
Chat Noir ruppe la linearità dei pensieri di lei:
"Coccinella, così non mi aiuti! La verità è che penso di non essere alla sua altezza... Marinette è una ragazza fantastica. È piena di talento e di determinazione. Sa cosa vuole e come fare ad ottenerlo. I suoi amici, i nostri intendo, farebbero di tutto per lei. Li ho visti combattere per salvarla da una situazione difficile e li ho visti tralasciare tutti i loro impegni pur di organizzarle una festa di compleanno degna di lei."
"Ma...Ma...Marinette? " chiese balbettando Ladybug

"Anche il suo nome è bellissimo, non trovi?" rispose il gatto che ormai si era fatto coraggio e aveva colto l'invito della sua collega a chiacchierare dei suoi problemi amorosi.

"E che scuola frequentate tu e Marinette?" chiese Ladybug

"Non ti aspetterai che te lo dica, insettina. Le nostre identità devono rimanere segrete! Me lo dici sempre."

"Hai ragione, scusa" tornò sui suoi passi la coccinella ma proseguì con le sue domande

"E quando ti sei accorto di essere innamorato di lei?"

L'eroina di Parigi voleva avere più informazioni. C'erano centinaia di Marinette in città eppure questa coincidenza l'aveva messa in allarme. Se la Marinette di cui parlava Chat Noir era lei voleva dire che lui era un suo compagno di scuola, ma chi?
Scorse col pensiero tutti potenziali Chat della sua classe: poteva essere Max o Kim o Nathaniel, non certo Ivan che invece fisicamente era troppo diverso. Certo avrebbe potuto essere anche Adrien ma a questa eventualità non aveva mai pensato seriamente. Quando una volta Alya le aveva prospettato questa possibilità era scoppiata a ridere. Era impossibile. Adrien è molto meglio di Chat: più bello, più dolce, più intelligente, meno sfrontato...
 O forse quello che descriveva era l'Adrien della sua testa. Poteva anche quello reale nascondere dei segreti e una personalità molto più sfaccettata di quella che gli attribuiva con superficialità lei?
 Comunque stava andando troppo oltre con le congetture. Non era lei quella Marinette e se pure lo fosse stata la scuola era cosi grande che di ragazzi in gamba in grado di sostenere il ruolo di eroe ce ne erano tanti.
 
Il gatto proseguì con il suo racconto: "Non so quando mi sono ritrovato innamorato di lei. È successo in maniera graduale. All'inizio la trovavo strana, troppo timida e impacciata, poi ho scoperto che aveva risorse insospettabili. Un grande talento e una grande forza di volontà. È estremamente creativa e ha la capacità di mettersi sempre a disposizione degli altri rimanendo fedele a se stessa e alle sue idee."
 
OK! Ora Ladybug sapeva che non si stava parlando di lei: quel quadro fatto dal giovane riportava l'immagine di una persona quasi perfetta in una maniera tale che lei o meglio la lei Marinette, di certo non poteva apparire alle persone che la circondavano.
Chat Noir continuò ancora per un pò a raccontare delle esperienze e delle sensazioni che l'avevano condotto a provare ciò che provava.
E raccontò di un torneo di videogiochi e dell'imbarazzo provato durante gli allenamenti nello sfiorare la mano della sua amica.
"Mi è sembrato di toccare un tizzone ardente" aveva aggiunto.
Le raccontò di un lento ballato insieme e del dolce profumo dei capelli di lei e della sensazione di benessere che aveva provato nel tenere poggiato il viso di lei sul suo petto. Le parlò della urgenza, mai provata prima, di donarle qualcosa di proprio per sapere che avrebbe pensato a lui ogni volta che avrebbe stretto tra le mani quel regalo.
Non è che era stato tutto così evidente sin dall'inizio.
Così poco abituato ad avere amici pensava che anche di questo fosse fatta l'amicizia.  In quei momenti stava bene, benissimo, si sentiva sereno e completo. Sapeva di non aver bisogno d'altro. Ma per lui quello non era amore.
Era da relativamente poco che aveva cominciato a dare il giusto peso alle emozioni che gli venivano da quelle interazioni con la sua compagna di classe.
 
L'amore, prima, per lui, era stato piuttosto quello struggimento che gli faceva provare Ladybug, quel tira e molla continuo, quell'assurdo desiderio che succedesse qualcosa di male perché potesse trasformarsi e correre ad incontrarla anche solo per vederla. Le bastava vederla per stare bene all'inizio.
Poi aveva cominciato a desiderare altro, una presenza più costante, un bisogno di condivisione.

"Ed è stato lí, coccinella, che ho capito che per me non potevi essere altro che una collega. Una splendida, intelligente e divertente collega ma niente più di questo. Ho bisogno di qualcuno con cui divertirmi e condividere le mie passioni, qualcuno a cui poggiarmi quando sono deluso da tutti e da tutto, qualcuno per cui essere il punto fisso: lo scoglio a cui ci si può aggrappare quando si sta per annegare, qualcuno di cui ammirare lo sguardo ogni volta che ne ho voglia, solo spostando la mia testolina a guardare il banco dietro il mio."
   
 
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