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Autore: addict_with_a_pen    22/12/2017    1 recensioni
Gerard ha sempre odiato gli sport. Fin da quando era piccolo e tutti lo obbligavano a giocare a basket perché “è così divertente!”, lui già aveva capito che lui e gli sport sono acerrimi nemici.
“Gee! Muoviti, non succederà nulla di male, dai!”
E allora cosa ci fa con due scii ai piedi in cima a una discesa pronta per essere percorsa?
**Raccolta di one shots natalizie!**
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*December 22*
 
Se c’è una cosa che Frank odia più della sua stessa vita, allora questa è sicuramente il Natale.
Fin da quando era piccolo ed era obbligato ad andare a quei noiosi pranzi dalla nonna, lui ha capito che il Natale non è una festività che fa per lui.
Sua madre ci ha provato, gli ha da sempre raccontato la storia di Gesù bambino, sempre fatto il presepe, sempre lette le preghiere natalizie, sempre trascinato alle messe infinite delle dieci di mattina, ma nulla. Se deve essere onesto, l’unica cosa positiva del Natale sono le vacanze e il dormire fino a tardi la mattina, ma oltre a questo, lo detesta.
“Mamma mamma! C’è Babbo Natale!”
Quest’anno poi, mentre è seduto nel bel mezzo di un supermercato scadente con una barba finta, tutto vestito di rosso e con un cuscino sotto il costume per simulare la pancia, non può che interrogarsi sul senso della sua inutile vita.
“Oh oh oh, ma qua abbiamo un bambino cattivo!”
“Non è vero!”
Okay, a lui piacciono i bambini, e anche parecchio se proprio deve dirla tutta, ma non così tanto da andare a fare Babbo Natale e sorbirsi tutti i loro sciocchi piccoli desideri perché sua madre lo ha obbligato a fare un lavoretto durante le vacanze. Oltretutto lui non ha proprio l’aspetto di un Babbo Natale… ricolmo di tatuaggi, con i capelli corti e neri, magro, giovane e, soprattutto, senza barba, figuriamoci bianca!
“Frank, domani andrai a fare Babbo Natale nel supermercato vicino casa. Ti hanno già assunto, mi conoscono e hanno detto che sei perfetto, quindi domani andrai e non voglio lamenti.”
Alla fine era saltato fuori che anche una ragazza con la barba sarebbe stata perfetta, dato che il loro vecchio Babbo Natale si era rivelato essere un ubriacone drogato e dato che lo avevano licenziato giusto due settimane prima di Natale, così che un Frank con la barba finta è addirittura più che perfetto.
Okay, riflettendoci sopra bene, lui non odia il Natale, o almeno, non odia andare a pranzo dalla nonna, fare il presepe o comprare regali alla sua mamma, ma odia il ricordo di una persona che oramai non significa più niente per lui.
Suo padre.
Suo padre che il giorno di Natale di oramai quelli che sono nove anni fa lo ha abbandonato e lasciato solo con sua madre senza una spiegazione, se non una busta sul tavolo della cucina con dentro settecento dollari e un “fanne buon uso” scritto su un patetico bigliettino accanto. Lui sa benissimo che suo padre e sua madre non si amavano quando lei è rimasta incinta, ma lui ama, o meglio amava, entrambi i suoi genitori e questo suo padre non l’ha mai capito…
“Voglio un unicorno! Uno bello e con i capelli rosa!”
“Oh, ma davvero piccolo?”
E dunque eccolo qui, in questo luogo pidocchioso a cercare di far passare un buon Natale almeno a questi bimbi indifesi con la testa colma di desideri e sogni. Quando poi se ne escono fuori con queste richieste prive di logica, gli è davvero difficile non scoppiare a ridere, ma con un briciolo di concentrazione e qualche respiro profondo si limita solo a sorridere e cercare di far capire al bimbo coi capelli biondicci seduto sulle sue gambe che no, gli unicorni purtroppo non esistono.
“Sì! Diventerà il mio migliore amico!” Sorride radioso, per poi rabbuiarsi improvvisamente e tirare su col naso.
Davanti a questa scena, il cuore di Frank non può che frantumarsi.
“Hey, che succede piccolino?”
“Sarebbe il mio unico amico… Nessuno mi vuole bene…”
Frank vorrebbe davvero tanto procurarsi un unicorno, anzi due, e donarglieli adesso, vorrebbe davvero tanto far sorridere ancora questo scricciolino che ha in braccio, ma è a corto di idee. Insomma! Come si può non voler essere amici di questo bambino dolcissimo?
Gli viene un’illuminazione.
“Oh oh, questo non è vero!” si avvicina all’orecchio del bimbo, per poi sussurrargli un “Sono io il tuo migliore amico adesso” e vederlo sorridere come un pazzo.
“Davvero!?”
“Davvero, ora Babbo Natale sarà il tuo migliore amico, piccolo… emh…” E chi si ricorda il suo nome?
“Sono Mi-”
“Mikey dove diavolo eri finito!? Hai idea di quanto mi sia preoccupato?”
Un ragazzo circa della sua età coi capelli neri scompigliati e un’espressione disperata in volto si precipita davanti a loro, per poi prendere in braccio il piccolino, apparentemente di nome Mikey, e stringerlo a sé. Prima di fare la domanda più opportuna in questo caso, ovvero “lei chi è e che genere di relazione ha con questo bambino?”, Frank si perde ad osservare la bellezza del ragazzo davanti ai suoi occhi: quelle guanciotte arrossate e tonde e quel nasino minuscolo lo fanno rimanere a bocca aperta a fissarlo con un sorriso ebete in faccia, perché onestamente questo ragazzo è una bella “boccata d’aria fresca” dopo i mille nonni o padri che gli portano i rispettivi nipoti o figli.
Una bella boccata in tutti i sensi…
“Gee basta! Sto bene!” Dice il piccolino in un tentativo di ribellione da quello che oramai Frank è quasi sicuro sia il fratello.
“Come sarebbe a dire basta? Se ti avessi perso sarei stato primo, distrutto, e secondo, la mamma mi avrebbe ucciso.”
Sì, decisamente fratelli, e ora che osserva meglio nota una piccola somiglianza nei loro sguardi, ma nulla di più, dato che il bimbo è uno stecchino biondo e il “ragazzo-Gee” è più pienotto e coi capelli scuri.
Ad essere onesti, il fratello maggiore è più di una bella boccata d’aria fresca, dato che è semplicemente stupendo e dato che il povero cuore gay di Frank ha preso a battere all’impazzata. Passerà alla storia come il primo Babbo Natale gay, ma è pur sempre meglio di essere ricordato come il Babbo Natale beone di turno che lui sta sostituendo, no?
“Grazie per averlo trovato, davvero, mi ha salvat-” Gli basta guardare un attimino in faccia Frank per rendersi subito conto che dargli del lei non è opportuno e per sorridergli dolcemente, un sorriso di quelli che Frank non credeva qualcuno in questo luogo gli avrebbe mai potuto rivolgere, figuriamoci uno come il “ragazzo-Gee” che è uno spettacolo.
“F-Figurati…” Risponde lui, ma il fatto che non stia usando la voce da Babbo Natale ma quella da ventunenne che è, allarma subito Mikey che lo fissa confuso.
“Oh oh” odia davvero molto dirlo… “Io e Mikey abbiamo fatto amicizia, non è vero piccolo?”
L’espressione confusa di Mikey viene subito sostituita da un sorrisone luminoso, mentre annuisce deciso e indirizza le braccine magre verso lui.
“Siamo migliori amici! Gee, sono il migliore amico di Babbo Natale!” Squittisce lui, agitandosi per poter ritornare in braccio a Frank e sorridendo sempre più.
“Oh ma davvero?” dice il ragazzo-Gee fingendosi sorpreso “Bene, allora saluta il tuo migliore amico che poi andiamo a casa, okay?” e detto questo piazza nuovamente il bimbo sulle gambe di Frank e rimane a fissarli con un sorriso intenerito in faccia.
Questo ragazzo è tutto meno che una bellezza classica, certo, ma mai come in questo momento Frank ha trovato la pancetta attraente, insomma! Lui non è mai andato pazzo per i muscoli, ma fino ad oggi non credeva nemmeno di poter considerare la pancia una cosa sexy.
“E ricorda di fare il bravo, capito Mikey?”
“Capito!” Risponde il bimbo estasiato, per poi abbracciare il suo nuovo migliore amico e correre via.
“Mikey! Mikey aspettami, non correre!” Urla il ragazzo-Gee, per poi sospirare e arrendersi.
Bene, ora sono solo lui e Frank, Frank e lui. E ora che si fa?
“Umh… forse dovresti andare…” mugugna Frank non osando incontrare i suoi occhi “Sai, prima di perderlo ancora. Quella è una piccola peste” e accenna una risatina imbarazzatissima che subito interrompe non appena guarda per sbaglio quegli occhi dolci circondati dalle ciglia più lunghe che abbia mai visto in vita sua.
“Oh, non preoccuparti, Babbo Natale!” ride lui “E comunque, grazie mille per averlo trovato, davvero. Ti devo un favore.”
Il povero cuore di Frank perde un colpo sentito quel “ti devo un favore” e subito le sue guance coperte in parte dalla barba finta avvampano all’inverosimile.
“Oh, n-no! Non serve. È il mio lavoro, cioè, non trovare i bambini, ascoltarli magari… va beh, cancella quello che ho detto…” E conclude così il suo patetico discorso, dannandosi internamente per non aver semplicemente detto un “non preoccuparti, non serve” ed essere invece andato avanti a sparare cazzate.
“Come vuoi…” fa spallucce e gli sorride dolcemente “fatto sta che ti devo un favore, che tu lo voglia o no.”
“No, davvero, non de-”
“Ciao Babbo Natale, ci vediamo domani!” E, detto questo, gli fa l’occhiolino e se ne va nuovamente alla ricerca del suo fratellino iperattivo.
Ci vediamo domani? Ma siamo seri? Frank non credeva nemmeno che potesse far colpo, o almeno attirare l’attenzione di qualcuno bello come lo è il ragazzo che è appena andato via, non vestito così almeno! Non sa davvero che genere di favore gli potrà mai rivolgere, non sa nemmeno se domani lo rivedrà o meno, ma ogni tanto sognare è bello.
Affonda meglio nel suo barbone finto, si mette a posto la pancia finta e fa segno al bambino in fila di farsi avanti.
In queste occasioni, Frank ama un pochino di più il Natale.
*****
Questa mattina, Frank si è svegliato di cattivo umore.
Man mano che il Natale si avvicina gli è impossibile non provare almeno un minimo di rabbia e tristezza, ma stamattina si è svegliato con un malumore davvero esemplare.
Sua madre lo ha dovuto obbligare ad andare a lavorare e ad ogni suo “non mi va” ha ricevuto in risposta un’occhiataccia che lo ha forzato a lavarsi, vestirsi e prendere quella stupida barba che gli hanno propinato e che lo fa apparire ancora più idiota di quanto già non si senta.
Ad essere onesti, questo malumore non è uguale al solito, ma dovuto alle sue riflessioni prive di logica delle tre di notte che l’hanno spinto a credere che tutte le risatine, i sorrisi e l’occhiolino che il ragazzo-Gee gli ha rivolto ieri, non sono altro che opera della sua stupida fantasia.
Insomma, lui sa più che bene di non essere un modello, come sa bene di non essere simpatico, brillante nè tantomeno intelligente, dunque come ha potuto credere che un ragazzo così bello gli abbia promesso di rivedersi oggi?
La sua vita sentimentale è un disastro bello e buono, avrà avuto sì e no due ragazzi di cui l’ultimo l’ha lasciato il mattino dopo essere andati a letto insieme con un “sicuro di averlo già fatto prima?”, quindi non vede perché mai qualcuno dopo questa vergognosa esperienza voglia stare assieme a lui. Ci ha semplicemente rinunciato, non si è più interessato alle relazioni di nessun genere, cominciando ad abituarsi al pensiero di dover rimanere da solo per sempre, ma cominciando anche a non sopportare l’idea che tutti a parte lui abbiano qualcuno con cui passare il Natale e scambiarsi dolci baci sotto il vischio.
E allora, perché è arrivato questo ragazzo che lo ha salutato con un “ci vediamo domani”?
Scende dalla sua auto, ancora più arrabbiato e triste di poco fa, e va a frugare nel portabagagli alla ricerca del suo stupido costume da stupido Babbo Natale, ringraziando il cielo che oggi sia già il ventidue Dicembre e che gli rimangono soltanto due giorni di lavoro prima delle vacanze.
Naturalmente, non può evitare di guardarsi attorno prima di entrare nel centro commerciale, con una piccola vocina dentro che ancora lo illude di poter davvero rivedere il ragazzo-Gee un’altra volta ma, dopo una rapida occhiata alla strada e dopo l’arrivo di un’ulteriore ondata di sconforto, decide di caricarsi la borsa in spalla, abbassare lo sguardo, tirarsi la sciarpa su fino al naso ed entrare.
“Heilà, Babbo Natale.”
No, non può essere…
Dopo aver fatto sì e no tre passi, viene bloccato da una voce che riconosce immediatamente e che gli fa alzare lo sguardo subito. È lui, il ragazzo-Gee, che ha davvero mantenuto la promessa di ieri e che gli sta sorridendo felice mentre gli tende una mano.
“Umh… hey?”
“Ooh per favore, non fare l’imbarazzato!” dice lui trattenendo una risata “Dai, ti do una mano…”
“Oh, no non serve, davvero, non devi.” Ma non c’è modo di bloccarlo e non c’è modo di impedirgli di prendere la sua borsa colma di fumetti, barba e giacca rossa e mettersela in spalla.
“Accidenti se pesa! Non ti uccide la schiena portarla ogni mattina?”
Beh, effettivamente sì, e la cosa migliore da fare sarebbe evitare di portare tutti quei fumetti e la borraccia piena d’acqua, ma bisogna pur sempre essere attrezzati al meglio per una giornata fuori casa, no?
“Umh, no…” mente lui “Ma non preoccuparti, la porto io se-”
“Gerard.” Dice il ragazzo praticamente mettendogli la sua mano sotto al naso e attendendo che Frank risponda, ma forse Frank è troppo sotto shock per poterlo fare.
È uscito di casa stamattina con l’idea di dover passare un’altra giornata inutile a far sorridere un mucchio di bimbi, e ora invece si ritrova con questo Gerard sorridente davanti di cui non sa nulla se non il fatto che sia stupendo e che ha un fratello. Come dovrebbe reagire?
“Dai, non fingere di non volermi conoscere! Ieri le tue guance rosse dicevano l’esatto contrario, caro il mio Babbo Natale…”
Sentita questa frase, Frank non può che affondare sempre più nella sua sciarpa e incollare gli occhi a terra, pregando che il pavimento lo mangi o che un razzo gli cada esattamente sulla testa e lo uccida sul colpo.
“Hey, non vale insciarparti tutto e nasconderti!” Gli tira giù un pezzetto di sciarpa e sorride come un matto davanti alle guance bordeaux di un povero Frank imbarazzato oltre ogni limite.
“Ecco, esattamente come pensavo…” mormora con un sorriso trionfante sulle labbra visto ciò che la sciarpa nascondeva “Ci riprovo. Mi chiamo Gerard, e tu?”
E arrivati a questo punto, cos’ha da perdere?
“Frank…” Dice accennando un sorriso e stringendogli la mano, sentendo un po’ del malumore fino a poco fa presente cominciare ad andarsene.
“E comunque, non sono arrossito mica per te.” Cerca di difendersi con scarso successo lui, colto da chissà quale lampo di pazzia.
“Oh, mi sarò sbagliato allora, vorrai perdonarmi.” Simula un inchino davanti al quale Frank non può più trattenersi e scoppiare a ridere come un matto.
Dannazione a questo ragazzo e dannazione al fatto che sia pure così dolce! Se solo sapesse quanto veloce sia l’innamoramento di Frank, allora lo lascerebbe in pace a andrebbe a cercarsi qualcun altro da importunare.
“Comunque!” dice lui all’improvviso strappandolo dai suoi pensieri “Andiamo Frank, ancora non mi sono sdebitato.”
“Oh, per cosa scusa?”
“Non fare il finto tonto, carino” arrossisce nuovamente sentite quelle parole “Te l’ho promesso ieri e non credo che tu ti sia già dimenticato, quindi vieni con me e concedimi di farti questo favore che ti devo.” E quando lo prende per mano, Frank non può che tacere e seguirlo ovunque voglia andare.
Forse farebbe bene a smetterla di agitarsi per ogni singola cosa e, per una volta soltanto, cogliere il momento ed essere… felice.
“Eccoci qua!” esclama Gerard entrando in un bar al secondo piano “Accomodati pure dove preferisci.”
“Qua va bene…” Dice Frank sedendosi a un tavolino nascosto in un angolo del locale e cominciando a liberarsi dai quintali di vestiti che stamattina ha indossato visti i meno due gradi segnati dal termometro.
Mentre finisce di togliersi l’ultimo strato, alza lo sguardo e incontra gli occhi di Gerard incollati a lui come sotto l’effetto di una calamita. Arrossisce preventivamente.
“Umh… ho qualcosa che non va in faccia?” Chiede allarmato, cominciando a tastarsi e sfregarsi il viso credendo di avere una macchia o comunque qualcosa che non dovrebbe stare lì.
“Oh, no no tesoro, l’esatto contrario piuttosto…” dice lui, sorridendo intenerito “Sei così bello senza barbe o sciarpe a coprirti, non ti avevo ancora visto bene in faccia, tutto qui.”
Frank vorrebbe davvero tanto capire come in occasioni simili una persona normale possa non arrossire come un pomodoro e ammutolirsi, poiché al momento si trova parecchio in difficoltà e il suo cuore gli sta per saltare fuori dal petto.
“Ho-Ho poco tempo, tra dieci minuti comincio a lavorare…”
E sa benissimo che non era la risposta che Gerard si aspettava, ma sa altrettanto bene che meglio di così non poteva davvero fare.
“Oh, allora mi devo sbrigare! Caffè?”
“Sì, un caffè è perfetto…” Risponde Frank, cercando di riprendersi dall’imbarazzo di poco fa e cercando di metabolizzare il fatto di essere appena stato chiamato “bello” da qualcuno che a confronto lui non è altro che un goblin brutto e puzzolente.
“Allora Frank...” Fa una pausa, forse un po’ troppo lunga.
“Allora Gerard…?”
“Cosa ti ha spinto a voler fare il Babbo Natale sottopagato di turno in un centro commerciale di periferia?”
È una domanda davvero interessante, più che rispondere dovrebbe chiederselo a sua volta pure lui, ma non vuole rovinare ancora di più questo “appuntamento”, quindi fa spallucce e cerca velocemente una risposta.
“Beh, sono a casa a far nulla se non leggere fumetti e mangiare schifezze dalla mattina alla sera e mia madre ha deciso che forse era il caso di uscire un po’ dalla mia stanza e rendermi utile alla società, tutto qui.”
Solo dopo aver finito la frase, si rende conto di essersi praticamente descritto come una specie di ameba che non fa nulla tutto il giorno se non dormire e mangiare. Ma che gli passa per la testa!?
“Oh, qualcuno di molto socievole dunque…” sorride davanti alle guance per la millesima volta rosse di Frank “Beh, se la cosa ti può consolare, pure io sono come te, non lascio mai la mia stanza se non per fare rifornimento di caffè, quindi, se sei arrossito perché ti vergogni di come ti sei appena descritto, non devi preoccuparti tesoro, siamo molto simili da questo punto di vista.” Tira un sospiro di sollievo sentite queste parole.
“Bene! Ho trovato qualcuno con cui fare schifo insieme! Cioè, n-non insieme, insieme, era metaforica la cosa, e poi non fai schifo, nel senso, io sì, ma tu… Dio, sono un idiota, scusami!”
È arrugginito, sarà quasi un anno che non si relaziona con persone nuove e sembra che abbia disimparato come si inizi una conversazione o come si cerchi di flirtare un minimo con qualcuno che, stranamente, pare dimostrare un certo interesse per lui.
Vorrebbe, ancora una volta, morire sul colpo.
“Hey, tranquillo Frank, non agitarti, tranquillo!” Ridacchia nel tentativo di togliere le mani dal viso sempre in fiamme di un povero Frank che non ne azzecca mai una.
“Tesoro, va tutto bene! Ho capito il senso della tua frase, tranquillo.”
“Mi sento un tale idiota, scusami, in genere riesco anche a risultare simpatico, solo che adesso sono agitatissimo e allor-”
“Oh, come mai agitato…?”
Frank sa benissimo che Gerard ha capito il motivo della sua agitazione, come sa che ha capito il motivo della sua incapacità totale a relazionarsi e del suo esagerato imbarazzo, ma nonostante questo ha deciso di metterlo ancora più in difficoltà porgendogli quella domanda.
Che stronzo…
“Beh, lo sono e basta, non c’è sempre un perché…” ride istericamente “E tu come fai ad essere sempre così sicuro di te?” Dopo avergli posto quella domanda, Frank può giurare di aver visto le sue belle guanciotte piene colorarsi appena e i suoi occhi abbassarsi sul tavolo dove ancora non sono state portate le due tazze ordinate poco fa.
E adesso che ha fatto di sbagliato?
“Oh, in genere non sono così, sai? Dipende da come una persona mi fa sentire, diciamo che se mi trasmette una buona impressione, allora divento il Gerard vero e proprio, ma se la persona mi sta sul cazzo…” ride “…o la trovo noiosa, allora mi ammutolisco e non spiccico più parola.”
“Allora con me sei il Gerard vero e proprio…?”
“Proprio così.” Sorride dolcemente, alzando lo sguardo e stavolta arrossendo per davvero.
È una scena così dolce, ora che Frank si è finalmente ripreso un po’ dal suo imbarazzo, non può che considerare questa atmosfera che si è formata tra di loro come qualcosa di dolce quanto lo è il miele e morbida quanto lo sono i cuscini del letto appena ti sdrai.
È una scena adorabile, c’è poco da fare.
“Hey? Ti sei incantato tesoro.” Ridacchia, muovendo velocemente una mano davanti agli occhi impallati di Frank e risvegliandolo dal suo stato di trance.
Che bella figura da idiota…
“Scusa… sì, mi ero incantato” si schiarisce la gola e si sforza di non arrossire “Che stavi dicendo?”
“Ti ho fatto una domanda…” Dice lui poggiando i gomiti sul tavolo e adagiando la testa tra le mani, continuando a fissarlo con quell’espressione dolce in viso, come se stesse fissando un cucciolo di qualche animale tenero.
“Puoi rifarmela, p-per favore…?”
“Quando ieri ti ho detto che oggi ci saremmo rivisti, non credevo avresti davvero accettato di uscire con me. Sai, è strano, dopotutto per te non sono altro che un estraneo che non sa badare a suo fratello, quindi mi chiedevo perché, perché hai accettato di venire qui con me e non mi hai mandato a quel paese?”
Già, perché l’ha fatto? Effettivamente non ha tutti i torti, non sa nemmeno lui il perché non se la sia data a gambe ma, anzi, abbia addirittura accettato di andare in un bar con lui, non sa perché ora sia qui ad aspettare che gli venga portato un caffè di cui nemmeno ha voglia mentre un ragazzo bellissimo gli sta sorridendo dolcemente, ma a quanto pare a volte la vita riserva delle belle sorprese.
“Perché…umh… n-non lo so…”
Come da lui pensato, non sa come rispondere a questa domanda, poiché non c’è un motivo, non c’è una ragione per la quale ora si trovi qui.
“Beh, posso almeno dirti che sono terribilmente onorato del fatto che tu mi abbia concesso questo appuntamento?”
L’ha detto? Ha seriamente usato la parola “appuntamento”? Il povero cuore di Frank si scioglie sentita quella parola e un sorriso ebete gli compare in faccia mentre uno stormo di farfalle comincia a volargli vorticosamente nella pancia.
“E io sono onorato che tu mi abbia invitato…”
“Posso farti un’ultima domanda, Frank?” Si avvicina un po’ di più a lui, poggiando le braccia sul tavolo e continuando a guardarlo con quel sorriso stupido sulle labbra.
La mente di Frank non può che fare viaggi e immaginarsi cose che, naturalmente, non potranno mai avverarsi nel vederlo appoggiarsi fino a metà busto sul tavolino e nel vederlo incollare lo sguardo alle sue labbra. Un bel respiro…
“C-Certo.”
“Prima di scappare, perché so già che lo farai visto che sono già le nove e dieci e il tuo turno è cominciato dieci minuti fa, potresti ascoltare anche il mio desiderio di Natale e, se possibile, avverarlo?” Dice Gerard utilizzando un tono dolce e sussurrato, mentre una sua mano si posa sopra quella di un Frank sempre più confuso ed emozionato.
“Certo…”
“Mi concederesti un altro appuntamento e anche un bacio, adesso…?”
E arrivati a questo punto sarebbe davvero molto stupido rispondere no, una follia anzi, ed è per questo che Frank annuisce velocemente e attende che le sue labbra entrino in contatto con quelle calde e morbide di Gerard.
Se c’è una cosa che Frank odia più della sua stessa vita, allora questa non è sicuramente il Natale. Stamattina, dopo essersi alzato di cattivo umore dal letto pronto per un’ennesima e monotona giornata lavorativa, non si era di certo immaginato che sarebbe andata a finire così, ma non può che ringraziare il cielo che le cose abbiano preso questa piega…
“Grazie, Babbo Natale. Il regalo più bello di sempre…” Sussurra Gerard sulle labbra di Frank finalmente sorridente e non più così cupo e malinconico come di solito è in questo periodo dell’anno.
“D-Devo andare! Sono in ritardissimo, Dio!” Urla agitato mentre scatta in piedi, non perdendo tuttavia il sorriso.
Prima di correre via però, si volta un’ultima volta verso il tavolo dove Gerard lo sta ancora fissando imbambolato.
“Domani, alle sette, finisco il turno e… umh… andiamo a cena? Insieme?”
“Ci sarò, tesoro, ci sarò…”
“Ciao…” Corre un’ultima volta indietro e stampa un bacio umido sulla guancia di Gerard, per poi correre via per davvero, sentendosi pronto come non mai per una nuova giornata.
“Hey ragazzo! Stai attento a dove vai!” Ma non ha tempo e voglia di mettersi a discutere, non oggi.
“Buon Natale, signore! Sono così felice!”
E in queste occasioni, Frank non può che amare il Natale.
  
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