Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    23/12/2017    6 recensioni
A Natale si diventa tutti più buoni... io invece sono la solita bastian contrario e divento ancora più cattiva! Così eccomi a immaginare una delle mie parodie sul Trono di Spade e in particolare su Ramsay e Theon (dev'esserci qualcosa di profondamente malato in me, visto che questi personaggi mi ispirano tante storie di umorismo nero! Comunque, essendo una parodia, i personaggi sono OOC, i fatti sono allegramente travisati da me (ma del resto, anche nella serie TV fanno ciò che gli pare! XD), pertanto: Ramsay non sposa Sansa, né Jeyne Poole né chi per loro... instaurerà piuttosto un rapporto particolare col suo prigioniero (che, misericordiosamente, ho deciso di non evirare...); nelle mie storie, che sono appunto prese in giro ironiche e senza troppa cattiveria, non morirà (quasi) nessuno e... diciamo che finirà tutto più o meno bene, a tarallucci e vino.
Dai, in fondo è Natale! XD XD XD
Grazie a chiunque sarà tanto pazzo da leggere le mie follie.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori della serie TV Il Trono di Spade.
Genere: Angst, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ramsay Bolton, Roose Bolton, Theon Greyjoy, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo secondo

Passarono due giorni e Ramsay Bolton migliorava… nel senso che la febbre diminuiva, ovviamente, non per altro! Tuttavia una mattina giunsero notizie piuttosto seccanti per Roose Bolton, che dunque si presentò con la sua miglior faccia da funerale nella stanza del figlio bastardo per sfogare tutta la sua frustrazione.

Il problema era che Petyr Baelish aveva risposto picche alla proposta di matrimonio tra Ramsay e la sua protetta Sansa Stark…

“Quel presuntuoso di Baelish ha scritto di essere sinceramente desolato per il fatto che questa unione non sia possibile: Sansa Stark è già felicemente sposata con Lord Robin Arryn, il signore di Nido dell’Aquila ed ha tutti i Lord alfieri della Valle al suo servizio!” sibilò, con evidente nervosismo. “Sono tutte menzogne! Se è vero che Sansa Stark ha sposato Lord Arryn è stato solo per avere un esercito tutto suo e, magari, tentare di riconquistare Grande Inverno. Non esiste altra ragione, quell’Arryn è un bambinetto viziato e debole di mente, è stato solo un matrimonio di convenienza e Lord Petyr si premura di farcelo sapere. Che gli Estranei lo portino alla dannazione!”

Pareva che Roose Bolton avesse dimenticato chi intendeva far sposare a Sansa, a proposito di marmocchi viziati e deboli di mente…

“Non è quello che intendevamo fare anche noi? Un matrimonio di convenienza” gli rammentò Ramsay che, a quanto pareva, con la febbre diventava più lucido, visto che delirava già tanto quando stava bene. “Lord Baelish è arrivato prima, tutto qua.”

Lord Bolton fulminò il figlio con un’occhiataccia.

“Non penso proprio che ti convenga scherzare su questa faccenda, Ramsay” lo redarguì subito. “Sposare Sansa Stark e avere un erede da lei era l’unico modo che avevi per consolidare il tuo dominio su Grande Inverno, caso mai te ne fossi dimenticato. Senza la Stark, gli uomini del Nord non ti appoggeranno.”

Ramsay pensò bene di starsene zitto, sebbene ritenesse che non ci fosse ragione di arrabbiarsi così con lui. Dannazione, non era mica colpa sua se Sansa Stark si era sposata? Una volta tanto che lui non c’entrava niente…

Ma Roose Bolton era furioso e, prima di andarsene sbattendo la porta, lanciò un’ultima frecciata maligna al suo bastardo.

“A quanto pare mi resta soltanto da sperare che Walda abbia davvero un figlio maschio” esclamò.

Sì, ammettiamolo, questa era stata una cattiveria gratuita da parte del Lord. Anche perché, detto tra noi, se Ramsay gli era venuto in quella maniera cosa sperava di ottenere da un eventuale figlio nato dal suo sangue unito a quello dei Frey? Vengono i brividi soltanto a pensarci…

Ma torniamo a noi. Mortificato dalle parole del padre e stizzito per quella malattia che gli si era appiccicata addosso, Ramsay reagì in modo piuttosto infantile, raggomitolandosi sotto le pellicce e brontolando tra sé.

“E che cosa voleva dire con questo? Mi ha riconosciuto, no? Rimango sempre io il suo primogenito, sarà bene che se lo ricordi, altrimenti glielo faccio ricordare io, e poi…”

Theon, sempre presente nella stanza, ebbe la bella pensata di provare a consolare il suo padrone.

“Mio signore, tuo padre era soltanto infuriato con Lord Baelish e di certo…”

“Vattene anche te!” esclamò il giovane Bolton, senza nemmeno voltarsi.

Ogni parola di Ramsay era un ordine per Theon. Si precipitò alla porta, nel caso nemmeno tanto improbabile che il suo gentile signore volesse sfogare su di lui la rabbia che provava contro il padre.

“Come desideri, padrone” mormorò, prima di uscire. “Sarò qui fuori, se avessi bisogno di qualcosa.”

Uno dei tanti doni di Ramsay Bolton era quello di cambiare idea in meno di mezzo secondo.

“Bravo, e secondo te come potrei fare a chiamarti se avessi bisogno di te? Non provare nemmeno a uscire da quella porta” gli intimò.

“Non mi muovo, mio Lord” rispose Theon, tornando indietro a testa bassa, senza sapere se si sentiva più terrorizzato, esasperato o magari entrambe le cose.

“Vieni qui, mi è venuta un’idea” disse Ramsay.

Non avrebbe potuto dire una frase più agghiacciante neanche se ci avesse pensato per mille anni, e quella gli era venuta anche spontanea! Ma che altro poteva fare Theon se non obbedire? Si avvicinò al letto del suo padrone, domandandosi con angoscia quale orribile tortura avesse immaginato…

“Non fare quella faccia, sembra che tu abbia visto un fantasma. Siediti, avanti, non farmelo ripetere, lo sai che odio ripetere le cose. Voglio parlarti della mia idea” insisté il giovane Bolton, invitando Theon a sedersi sul letto, accanto a lui.

Che cosa poteva avere in mente? Tuttavia, Theon dovette obbedire ancora una volta e si sedette, cercando di prendere meno posto possibile per non infastidire il suo signore.

“Ti ho già detto che ho intenzione di restituirti il tuo nome e la tua identità per ricompensarti, vero?”

“Sì, Lord Ramsay, me lo hai detto, è un pensiero molto… generoso.”

Ramsay pareva non averlo nemmeno sentito: continuava a seguire i meandri tortuosi della sua mente per ricavarne l’idea che il suo neurone solitario aveva appena generato e parlava soprattutto per se stesso… che, poi, era quello che faceva più o meno sempre.

“Convocherò i rappresentanti delle famiglie che si sono unite a me: gli Umber, i Manderley e i Karstark; ti mostrerò a tutti loro e spiegherò che questo è ciò che faccio a chi minaccia Grande Inverno” spiegò il giovane Lord, tutto infervorato.

Ah, ecco, mi pareva strano che non ci fosse un prezzo da pagare per riavere la mia identità…

“Naturalmente loro mi domanderanno perché non ti abbia decapitato, come avrebbe fatto Ned Stark. Magari qualcuno di loro si offrirà di farlo al mio posto e… per gli Antichi Dei, non fare quell’espressione da cane bastonato! E’ chiaro che non glielo lascerò fare, ma per chi mi prendi?”

Per chi ti prendo? Dopo tutto quello che mi hai fatto lo chiedi anche?, pensò Theon, ma le sue parole furono molto diverse.

“No, mio signore, so che tu sai essere molto magnanimo…”  

“Sarà bene che tu ricordi sempre quanto sono stato generoso con te e quanto tu mi sia debitore per questo” replicò Ramsay con un’invidiabile faccia tosta. “Lo sai che sei l’unico ad essere uscito vivo e quasi del tutto integro dalle mie segrete? Ad ogni modo, io dichiarerò che adesso sei tenuto a Grande Inverno come ostaggio e che nessuno dovrà nemmeno pensare di farti del male, perché è il momento di fare fronte unito contro un nemico comune e molto più pericoloso e fare del male a te significherebbe sfidare l’ira dei Greyjoy, che è l’ultima cosa che ci serve al momento.”

“E… chi sarebbe questo nemico, se mi è concesso chiedertelo, mio signore?” si azzardò a domandare Theon.

“Ah, no, quella sarà una sorpresa per tutti!” ridacchiò il giovane Bolton, molto compiaciuto di se stesso. “Sappi solo che tu sarai al sicuro… chiaramente, se e solo se ti mostrerai sempre così fedele e obbediente, altrimenti sai bene che cosa potrei fare, no?”

Theon lo sapeva fin troppo bene…

“Lo so, Lord Ramsay” mormorò. “Devo tutto a te e sarò sempre il tuo devoto servitore.”

Le minacce del giovane Lord erano chiare e per nulla rassicuranti, eppure Theon riuscì a leggere tra le righe e a trovare un piccolo seme di speranza anche tra le mille cretinate che Ramsay aveva sciorinato.

Ramsay aveva bisogno di lui. Non aveva nessun altro di cui potesse fidarsi, era solo e anche suo padre lo aveva abbandonato, in favore del figlio legittimo che sarebbe nato. Aveva soltanto lui e, se avesse saputo giocare bene le sue carte…

“Convocherò le famiglie non appena mi sentirò meglio” sospirò il giovane Lord, esausto. “La febbre mi è diminuita, ma non sono ancora del tutto guarito. Comunque lo devo ammettere, tu mi hai servito molto bene in questi giorni, nessun altro lo avrebbe fatto. Meriti di essere ricompensato, sì. Chissà, forse in qualche maniera me lo sentivo che facevo bene a tirarti fuori dalle segrete… lì per lì non mi sono nemmeno chiesto perché avessi preso quella decisione, ma credo che sia stata la cosa migliore per me.”

Anche per me, Lord Ramsay, non immagini quanto…, pensò Theon. Tuttavia si rendeva conto che la debolezza della malattia lo faceva straparlare più del solito e, in mezzo a tante bestialità, stava venendo fuori anche qualche importante ammissione, qualcosa che poteva essere molto utile e prezioso per il futuro di Theon.

“In fondo nemmeno tu hai nessuno che ti cerca, no? Almeno io mi prendo cura di te” riprese Ramsay, in tono stanco. Si capiva che era stremato, ma nonostante ciò aveva troppa voglia di chiacchierare con qualcuno. “Cosa ne sarebbe stato di te se non ci fossi stato io, eh?”

Tanto per cominciare, Theon avrebbe avuto tutte le dita delle mani e dei piedi… ma questo non era proprio il caso di dirlo al Bastardo di Bolton, nemmeno adesso che era debole e provato dalla malattia. Sarebbe pur guarito, prima o poi. Quanto mai avrebbe potuto resistere quel morbo accanto a lui?

“Non lo so, padrone, non sono mai riuscito a fare niente, ho fallito in tutto nella mia vita, ho commesso azioni di cui non potrò mai perdonarmi…” replicò Theon, in tono sottomesso.

“E’ proprio vero” concordò Ramsay, che di certo non era un campione nel consolare qualcuno… “Hai cercato di conquistare Grande Inverno per fare colpo su un padre a cui non è mai fregato un beneamato di te… nonostante, nel tuo caso, tu fossi un figlio legittimo… beh, questo sì che è interessante. Comunque, in quel tuo assurdo e patetico tentativo non hai avuto altro risultato che quello di tradire le uniche persone che si erano affezionate a te. Insomma, non c’è male come figura di merda.”

Le parole di Ramsay erano come sale sulle ferite ancora aperte di Theon: lui stesso si era quasi convinto di meritarsi tutto ciò che gli era accaduto, perfino di essere finito tra le grinfie di quello psicopatico con cui stava amabilmente conversando!

“E le azioni che hai commesso… oh, sì, hai tradito il tuo caro amico Robb, hai ucciso un cavaliere fedele come Rodrick Cassel e hai addirittura assassinato i tuoi due fratelli Bran e Rickon. No, non ci siamo proprio, che pessimo soggetto sei, mi fai quasi pentire di averti liberato!”

Da che pulpito veniva la predica!

In realtà, però, Ramsay voleva solo mortificare e umiliare Theon. Insomma, visto che aveva deciso di non fargli più del male fisico, in qualche modo doveva pur passare le giornate, no? Oltretutto era ancora ammalato e non poteva andare a scuoiare nessuno… si annoiava, poveretto!

“Non ho ucciso Bran e Rickon, questo no, è l’unica cosa di cui non posso essere accusato!” reagì Theon, senza pensare che, forse, con il giovane Bolton non era proprio il caso di ribellarsi… “Tu lo sai bene, mio signore, ti raccontai tutto quando credevo che… quando credevo che fossi venuto a liberarmi…”

Ramsay emise una debole risatina.

“Ah, già, quando credevi che fossi solo un povero servo che aveva avuto pietà di te” il ragazzo si emozionava nel ricordare quei momenti così esaltanti della sua vita. “Pensa un po’, sono già passati quasi due anni e mi diverto ancora nel ripensarci. Eri proprio ridicolo! Io mi sono dilettato spesso a fingere di liberare i miei prigionieri per poi cacciarli, ma con te è stato più divertente che mai, non so come ho fatto a non scoppiarti a ridere in faccia nel vederti così commosso, che mi confidavi tutte le tue pene… Forse è stato per questo che alla fine non ti ho ucciso come gli altri, immaginavo che mi saresti servito in molti altri modi e che mi sarei molto divertito con te.”

Chissà in quali e quanti altri modi potrò ancora servirti, mio Lord, pensò Theon, esasperato. Subito si bloccò, sconcertato dal suo stesso pensiero. Cosa gli veniva in mente adesso? Stava forse impazzendo anche lui? Allibito, preferì ritornare su un terreno più familiare.

“Ma tu sai che non ho ucciso Bran e Rickon, padrone” insisté, scacciando i pensieri molesti.

“Sì, io lo so. Ma non hai forse ucciso e bruciato altri due bambini al loro posto, due contadini che nemmeno conoscevi e che non ti avevano fatto niente?” riprese Ramsay. Cattivo.

“L’ho fatto, mio signore” ammise Theon.

“E… correggimi se sbaglio, ti prego… non è forse vero che non hai ucciso Bran e Rickon soltanto perché non li hai trovati? Altrimenti avresti fatto fuori proprio loro, non è così? Avanti, sai che non devi nascondermi niente.”

“Non lo so, non lo so, forse…” gemette il giovane, esausto. “Non posso saperlo adesso!”

“Va bene, non c’è motivo di prendersela tanto” tagliò corto Ramsay, “non fa poi tutta quella differenza che tu li abbia uccisi personalmente o meno. Visto che li hai costretti a fuggire e a nascondersi nella foresta, è molto probabile che siano morti comunque per colpa tua, no?”

A questo Theon non aveva mai pensato veramente. Già, era comunque responsabile della morte di Bran e Rickon. Poteva ringraziare sentitamente Lord Ramsay per avergli messo anche quella spina in petto…

“Immagino di sì, mio signore” mormorò, affranto.

“Non ti affliggere tanto, guarda che stavo soltanto facendo le prove per quello che dovrò dire di te davanti alle famiglie del Nord” commentò inaspettatamente il giovane Bolton, sconvolgendo ulteriormente Theon. “Sì, dovrò andarci giù un po’ pesante, ma alla fine andrà tutto bene, non preoccuparti. Tu mi sei leale e devoto, non è così?”

Ha scelto proprio il momento migliore per chiedermelo…

“Certo, padrone” replicò il ragazzo. “Sono al tuo servizio, non ho altri che te.”

“Molto bene, allora siamo d’accordo” disse Ramsay. Su cosa potessero essere d’accordo lo sapeva solo lui… “Mi ha fatto piacere fare questa bella chiacchierata con te. Lo vedi a quante cose mi puoi servire?”

Non lo immagini neanche…

“Se ti compiace, mio signore, scendo a prenderti il pranzo” propose Theon, che invece non ne poteva più di quelle chiacchiere stordenti che gli facevano perdere la testa.

“Vai pure” disse Ramsay.

Il giovane Greyjoy era già arrivato alla porta e aveva messo la mano sulla maniglia.

“Ah… Theon?” lo richiamò Ramsay, come per un ripensamento.

E lì si bloccarono entrambi.

Quel nome non era più stato usato da tanto, troppo tempo. E mai, di sicuro, con quella spontaneità.

Qualcosa non andava…

“Sì, mio signore?” rispose il ragazzo, fingendo di non averci fatto caso. Ma il cuore gli era balzato in gola: poteva essere davvero un buon segno che Ramsay lo avesse chiamato con il suo vero nome con tanta naturalezza? Forse davvero le cose stavano cambiando?

Anche il giovane Bolton aveva notato che quel nome gli era scappato di bocca prima che avesse il tempo di pensarci… beh, non che di solito pensasse prima di parlare, ma insomma, ci siamo capiti, vero? E anche lui decise che non era proprio il caso di arrovellarcisi troppo: aveva deciso di chiamarlo col suo vero nome e così aveva fatto, che c’era di tanto strano?

“Saprò davvero ricompensarti per quello che fai per me” ribadì. “Stai dalla mia parte e non te ne pentirai. Se invece ti venisse in mente di tradirmi… beh, sai cosa ti aspetta.”

“Non ti tradirò mai, padrone” promise Theon, prima di lasciare la stanza.

In quelle ore erano state dette tante solenni idiozie e Ramsay aveva dato il meglio di sé, nonostante la malattia. Ma in tutto quel cumulo di scemenze c’era stato qualcosa che si era fissato nella mente di entrambi.

Theon rifletteva sul fatto che Ramsay lo aveva chiamato per nome e aveva ripetuto più volte di volerlo ricompensare: doveva significare qualcosa. Non era più tanto sicuro della sua posizione e aveva bisogno di lui, poteva fidarsi solo di lui. E Theon avrebbe potuto trarne vantaggio…

Ramsay, invece, cercava di venire a patti con la nube oscura di cretinate che gli volteggiava in testa per capire come mai, dopo tanti anni in cui si era divertito a scuoiare e uccidere i prigionieri, avesse deciso di usare un trattamento di favore (perlomeno rispetto ai suoi standard…) proprio a Theon Greyjoy. Nessun altro prigioniero gli era mai rimasto impresso come quello, così sperduto, confuso e terrorizzato, con quegli occhi chiarissimi sgranati… beh, ma non si poteva mica permettere debolezze! Non era proprio il momento, quello.

O forse sì? Forse aveva veramente bisogno di qualsiasi appoggio potesse trovare?

Magari era solo la febbre, e quando fosse guarito sarebbe tornato normale… cioè, lo psicopatico di sempre. Bastava aspettare ancora qualche giorno e lo avrebbe saputo.

Fine secondo capitolo

 

 

 

 

 

 

   
 
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