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Autore: lunaknowsthebest    27/12/2017    1 recensioni
"Il gruppo dei Malandrini continuò a sentire le loro voci fino a che non scomparirono all’interno dei dormitori. James sbatté un piede a terra -Come osano?! Darmi dello sbruffone!- era seriamente indignato. Black, intanto, si era fatto rigido al suo fianco. La questione “Regulus” era una ferita ancora aperta e grondate di sangue. Poteva accettare che i suoi genitori lo odiassero, che lo ritenessero un traditore del proprio sangue, che continuassero a ricordargli costantemente di quanto fosse deludente come figlio ma non poteva sopportare lo sguardo di suo fratello minore ogni volta che si incrociavano per i corridori."
"Natalie era seduta sulla sua poltrona preferita della Sala Comune. Aveva le gambe tirate al petto e un libro sulle ginocchia. Doveva studiare ma non riusciva a concentrarsi, quel saggio faceva sembrare Incantesimi improvvisamente così noiosa e pesante.
"
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un Natale apparentemente tranquillo



Casa Potter era uno dei posti più accoglienti che Sirius avesse mai frequentato. Riusciva a percepire da qualsiasi oggetto il concetto di “famiglia”. Fleament e Euphemia lo trattavano come un figlio, si sentiva sempre benvenuto e, in qualche modo, amato.
Era già il secondo anno che passava le vacanze di Natale in compagnia della famiglia del suo migliore amico. Era stata un’idea della signora Potter, se lo ricordava benissimo.
“Non se ne parla Sirius, puoi passare il tuo tempo qui quanto vuoi! Anzi, ti dirò di più: da questo in momento in poi sei invitato a festeggiare il Natale con noi ogni anno.” . Ricordava perfettamente la gioia dipinta negli occhi nocciola di James e il sorriso gentile del signor Potter mentre concordava con la moglie aggiungendo che sarebbe stato bello avere un secondo figlio.
I due amici erano tornati a casa da un paio di giorni, si stavano godendo un momento di tranquillità mentre alla radio suonava un gruppo Babbano.
-Come hai detto che si chiamano questi tizi?- chiese James mentre sfogliava la sua copia de “Il Quidditch attraverso i Secoli”.
-Rolling Stones, Ramoso.- gli rispose Sirius. Si era sentito estremamente felice quando il signor Potter gli aveva fatto trovare quel “sofisticato aggeggio Babbano”. Aveva detto che lo aveva comprato per poche sterline ad un mercatino dell’usato ed era conciato parecchio male.
In verità è stato piuttosto facile aggiustarlo: un colpo di bacchetta ed è tornato come nuovo!” gli aveva confidato entrando di soppiatto nella camera di James. Si era addirittura raccomandato di non farlo vedere troppo spesso ad Euphemia dato che non riusciva a sopportare la musica moderna, Babbana o Magica che fosse.
-Chissà se anche ad Evans piacciono…- James spostò la sua attenzione dal libro alla radio. Sirius si morse l’interno di una guancia e in tutta risposta gli lanciò contro il cuscino.
-Ma ti senti? Hai il cervello fottuto!-
-Non farmi la predica, Felpato. Chi faceva finta di andare in bagno solo per vedere che facesse Stroneugh?-
Sirius gli fece il verso, pronto a dargli una risposta volgarissima, ma si zittì quando la signora Potter entrò nella stanza reggendo in mano un vassoio.
-Mamma!- si lamentò James -Per Godric, quante volte ti devo dire di bussare prima di entrare in camera mia?-.
Sua madre lo ignorò tranquillamente e appoggiò il vassoio sulla scrivania. Sirius si alzò per vedere cosa avesse preparato la donna: una deliziosissima torta di carrube senza zucchero e una teiera di té nero.
-Grazie!- esclamò il ragazzo avvicinandosi per tagliare un pezzo per sé e per il suo migliore amico. La signora Potter gli afferrò il polso e scosse il capo, palesemente divertita -Non se ne parla, Sirius. James, vieni qua! Fa gli onori di casa.-. Il figlio la fulminò con lo sguardo ma, senza dire una parola, fece come gli aveva ordinato sua madre.
La signora Potter si sedette sulla sedia, vicino alla scrivania, e guardò i ragazzi con un gran sorriso -Ho avuto un’idea!- disse allegramente.
-…Di…sci…- James aveva la bocca piena di dolce.
-Perché non invitate Remus e Peter a passare qualche giorno qui? Potrebbero stare noi giorno di Natale!-.
James buttò giù il boccone e si scambiò un’occhiata con Sirius. Come dire a sua madre che proprio durante la notte di Natale Remus si sarebbe trasformato in un Lupo Mannaro?
Fu Sirius, però, a risponderle -È davvero un’idea grandiosa ma purtroppo entrambi vogliono passare del tempo con le proprie famiglie-. La signora Potter lo guardò con fare comprensivo: probabilmente aveva pensato che anche Sirius avrebbe voluto provare quella sensazione. Gli poggiò una mano sulla spalla e accennò un sorriso dolcissimo.
-Beh, sono amici vostri! Se siete così sicuri…- si alzò e riafferrò il vassoio facendo un passo verso la porta. -Sirius…- si voltò verso di lui -Sappi che tu fai parte della famiglia. Non dimenticarlo.- e lasciandolo a bocca aperta, uscì dalla camera. Glielo avevano sempre fatto capire tramite piccoli gesti, come una carezza fra i capelli scuri o una lettera inaspettata indirizzata direttamente a lui, ma sentirselo dire gli scaldò il cuore.
-Che ne diresti di smetterla?- James gli arrivò alle spalle e gli si buttò addosso, facendolo cadere a terra sotto il suo peso -Sei riuscito ad ammaliare persino mia madre…- il ragazzo si riposizionò gli occhiali sul naso.
-Questo perché io sono tremendamente affascinante, Ramoso.- Sirius gli diede una gomitata sul fianco.
-Molto simpatico!- James si rialzò in piedi e rise. Ritornò a sedersi sul suo letto e riprese il libro che accompagnò maldestramente fin sopra il comodino.
-Ho intenzione di darti il mio regalo di Natale…- annunciò James. Sirius lo guardò, cercando un dettaglio che lo tradisse per fargli capire che stesse scherzando. Ma il suo migliore amico era inaspettatamente serio.
-Okay, dammi il tuo regalo di Natale. Ma se cacci qualche cosa di Zonko giuro che ti faccio dormire con la McGranitt per…- ma il ragazzo si interruppe quando il mago gli mise un pacchetto sotto al naso. Lo guardò con aria interrogativa ma James gli fece cenno di aprire la confezione. Sirius stappò lentamente la carta, quasi certo che sotto uscisse qualche affare strano. Non era una novità che si facessero degli scherzi anche fra di loro.
Quando finì di scartare il regalo trovò uno specchio. Adesso era davvero perplesso. Se lo posizionò di fronte al viso ma non fece attenzione, si voltò verso il suo migliore amici intento a cercare qualcosa nel baule.
-So perfettamente di essere bellissimo, James. Non c’era proprio un bisogno che mi regalassi uno specchio. Mi basta quello che abbiamo in bagno e gli sguardi delle ragazze quando passo per i corridoi… Ma si può sapere cosa stai facendo?-
-Guarda nello specchio.- adesso anche James reggeva fra un oggetto simile. Anzi, lo specchio era esattamente come il suo.
Sirius si strinse nelle spalle e quando si voltò in direzione dello specchio non vi trovò rifletta la propria immagine bensì gli apparve il viso del suo migliore amico.
-Cosa diamine..? Oh, per Merlino! È uno di quelli?-
James fece un cenno di assenso con il capo. Era contento che Sirius avesse apprezzato il suo regalo -Contento che ti piaccia! In questo modo potremmo essere sempre in contatto, specie quando la McGranitt ci mette in punizione. Voglio che le sia abbastanza chiaro che siamo piuttosto inseparabili.-.
Sirius lo guardò e gli poggiò una mano sul braccio, stringendolo piano, come a volerlo ringraziare. Non era molto pratico nelle dimostrazioni d’affetto, nessuno si era mai premurato di insegnargli che abbracciare poteva essere sinonimo di ringraziamento. E questo James lo sapeva bene, ne era perfettamente conscio e perciò, con un slancio piuttosto atletico, gli diede un forte abbraccio fraterno.
-Ramoso…- sogghignò divertito il suo migliore amico, tentando di respirare sotto quella stretta ferrea -Mi stai soffocando!-.
James si scostò, mantenendo su un sorriso davvero allegro e tornò a sedersi sul suo letto. Sirius riafferrò lo specchio e l’osservò: lì, doveva esserci il suo volto, trovò il soffitto di James.
-A questo punto mi sembra giusto darti il mio regalo. Certo, avrei voluto fare le cose per bene…- a questa affermazione, Sirius si scambiò un’occhiata divertita con James -Ma eccoti il tuo regalo!- si abbassò per prendere una confezione ben incartata. Quando gliela passò, il ragazzo occhialuto scartò precipitosamente la carte e sorrise nel vedere cosa aveva appena ricevuto: “La Manutenzione dei Manici di Scopa:  aggiornamento anno 75-76”.
-Oh, Felpato non dovevi!-
In tutta risposta, James ricevette, per la seconda volta, un cuscino in faccia -Piantala di fare il melodrammatico.-. Entrambi scoppiarono in una sonora risata che sovrastò la musica suonata alla radio.
-Ti va di fare un giro?- chiese James, dopo un po’ -Non ho molta voglia di rimanere a casa e, inoltre, sono quasi certo che, appena possibile, mamma ci vorrà in cucina per aiutarla con i preparativi. E lo trovo abbastanza sconveniente considerando il casino che abbiamo combinato lo scorso anno…-. Sirius si ricordava alla perfezione cosa fosse successo: la signora Potter era uscita per andare a comprare del lievito e si era raccomandata con i ragazzi di non toccare nulla, semplicemente dovevano controllare che il sugo bollisse fino al tempo indicato. Inutile dire che quando era tornata a casa aveva trovato la cucina in soqquadro e le mura completamente sporche di salse.
Ti volevamo aiutare,” si giustificò James “Volevamo solo renderci utili…”. James non aveva mai corso così tanto in vita sua, inseguito da un nano da giardino animato e armato con un rastrello da giardino. Il signor Potter aveva suggerito che forse i ragazzi avrebbero dovuto ripulire il macello che avevano combinato, sua moglie era stata pienamente d’accordo.
Ovviamente, essendo minorenni non potrete usare la magia…”.
-Sì, la trovo una buona idea!- Sirius sorrise e andò ad aprire l’armadio. Cacciò la sua giacca di pelle e la indossò. Uscendo di casa, mentre James chiudeva il cancelletto alle loro spalle, si rese conto che quel Natale sarebbe stato apparentemente tranquillo.


Lily Evans adorava il Natale. Adorava le lucine luminose, le ghirlande, i fiocchi di neve, le decorazione colorate. Adorava andare in giro a fare compere in compagnia di sua madre o suo padre, scegliere il regalo perfetto per i suoi cari. Riusciva addirittura a sopportare gli sguardi adirati e carichi di disgusto di sua sorella.
Quella mattina si era svegliata presto, voleva cercare di mettere una pietra sopra a quel litigio durato fin troppo a lungo. Aveva deciso di prenderle un bel regalo, qualcosa che sicuramente a Petunia sarebbe piaciuto e di parlarle. Non che in passato non ci avesse provato ma sperava che, con il passare del tempo e una maturità diversa, sua sorella avrebbe capito e le sarebbe venuta incontro.
Aveva chiesto a Severus di accompagnarla in un negozio in centro e lui, con non poca riluttanza, aveva accettato. Petunia non gli stava molto simpatica e il sentimento era chiaramente reciproco.
Mentre erano sull’autobus Lily aveva iniziato a parlare de “La Gazzetta del Profeta” e della mancanza di informazioni. Piton la continuava ad ascoltare ma non commentava, non diceva assolutamente niente e lasciava che la sua migliore amica si sfogasse.
-Lily…- un vano tentativo di parlare fu interrotto dagli sproloqui della ragazza -Lily.- insistette finché la ragazza non si rese conto che il mago stava cercando di dirle qualcosa.
-La nostra fermata è la prossima…-
-Ah!- Lily arrossì e si fece strada fino alle porte del mezzo. Quando uscirono per strada vennero travolti dal freddo gelido. La neve si appoggiava delicatamente sui marciapiedi e la gente correva frettolosamente, probabilmente intenta fare le ultime compere.
-Non capisco perché tu non le abbia preso qualcosa ad Hogsmeade…-
Lily scosse il capo -Petunia lo avrebbe preso come una provocazione. No, assolutamente no. Questo regalo vuole avere un significato preciso: voglio farle capire che, anche se viviamo in due modi “diversi”, lei ha sempre un posto speciale nel mio cuore e che per me davvero non è cambiato nulla…-
-Per te forse no…- le rispose Severus in maniera un po’ troppo sfrontata -Ma lei non ci pensa su due volte prima di chiamarti mostro-. Lily si voltò a guardarlo, letteralmente spiazzata da quelle parole -Sev… Ma cosa…-
Lui si morse il labbro -Scusa…- abbassò lo sguardo -Ma è davvero ciò che penso…-. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, Lily si sentiva profondamente ferita e Severus non sapeva che parole utilizzare per scusarsi con lei. Non appena misero piedi nel negozio, il giovane mago prese coraggio e parlò -Lily, mi dispiace. Non era mia intenzione… È che tu stai sempre male quando pensi a lei e…-
-Nonostante tutto, lei è mia sorella! Non posso continuare a far finta di niente! Sono cinque anni che non festeggiamo il Natale assieme- e con un cenno della mano, Lily gli fece capire che avrebbero continuato quella conversazione dopo.
Lily continuava a non capirlo, perché diceva quelle cose? Le faceva tremendamente male, tornare a casa era stata una pessima idea! Avrebbe dovuto proporre alle sue amiche di rimanere insieme ad Hogwarts.
Maledizione,” pensò “Con tutto questo che sta succedendo non riesco a ricordarmi cosa volessi prendere a Petunia…”. Rimase cinque minuti a gironzolare nel negozio con un’espressione afflitta, sotto lo sguardo perplesso della commessa. Quando riuscì a ricordare cosa volesse regalare alla sorella lo prese e lo andò a pagare.
Severus la stava aspettando fuori, con le mani nascoste nella tasche del cappotto.
-Hai fatto?- le chiese. Lei annuì.
Ripercorsero la strada in silenzio, un silenzio imbarazzante e carico di tensione. Una volta arrivati alla fermata, si sedettero sulla panchina della pensilina.

-Ho capito che ti dispiace…- cominciò Lily, osservandolo con la coda dell’occhio -Smettila di fare tutte quelle smorfie…-
Lui sospirò -Non intendevo essere crudele.-
-Sì… Però lei… Beh, davvero mi considera un mostro…- la ragazza sentì una lacrima capricciosa sfuggirle fra le ciglia. Non provò neppure a fermarla, non avrebbe smesso di far male.
-Io le voglio bene…- strinse più forte a sé il pacchetto e trattenne un singhiozzo.
Severus non sapeva cosa dirle, non era bravo a consolare le persone. Si fece più vicino a lei e le avvolse le spalle con un braccio, accarezzandola lentamente. Non avrebbe avuto senso dirle che sarebbe andato tutto bene, nessuno poteva prevedere la reazione di Petunia.
Aspettarono assieme l’arrivo nel pullman, in quella fredda giornata di Dicembre.



Lily si sentì rinascere non appena rincasò. Il fuoco scoppiettava nel caminetto e dalla cucina riusciva a sentire chiaramente l’odore invitante delle polpettine al sugo.
Si levò la giacca, la sciarpa e il cappello e raggiunse la sua famiglia. Petunia stava aiutando loro padre a mettere la tavola.
-Ciao!- salutò allegramente, cercando di non pensare troppo agli avvenimenti di quel pomeriggio.
-Ciao fiorellino, sei tornata giusto in tempo per la cena!- suo padre se li avvicinò e le scoccò un bacio sulla guancia. Petunia fece un verso di disapprovazione.
-Puoi continuare ad aiutare tu?- l’uomo le passò le posate e lei sorrise. Sarebbe rimasta nella stessa stanza con sua sorella, da sole, dopo tantissimo tempo. Era l’occasione giusta per parlarle.
-Tunia…-
-Cosa vuoi?- le domandò bruscamente la ragazza.
-Ti ho preso un regalo per Natale. Sai, proprio come quando eravamo piccole. E vorrei risolvere… Vorrei che smettessimo di ignorarci in questo modo perché fa male. Sei mia sorella! Non riesco a considerarti a pari di una estranea…-
Petunia la guardò. Aprì leggermente la bocca, rivelando la sua dentatura cavallina, e assunse un’espressione brutta -Senti un po’! A me non interessa assolutamente niente della tua pena! Sì, Lily, perché questa è pena! Nient’altro!- Lily fece per parlare ma sua sorella la fermò con un gesto rapido della mano -Agli occhi dei nostri genitori e dei tuoi strambi amichetti potrai pur sembrare un genio o una persona eccezionale, ma per quanto mi riguarda tu sei e rimarrai sempre un mostro!-.
La strega rimase senza parole, non sapeva cosa dire… Si sentiva sconfitta e umiliata. Si passò velocemente il dorso della mano sulle ciglia e le diede le spalle.
Loro padre rientrò proprio in quel momento nella stanza, con un sorriso allegro dipinto sulle labbra e una pentola in mano -È quasi pronta la cena!- annunciò.
Lily e Petunia continuarono ad ignorarsi come facevano ogni volta che la strega tornava a casa. I genitori provavano a farle dialogare ma con scarsi risultati e, inoltre, Lily non voleva che la serena atmosfera familiare fosse rovinata da qualche discussione. In meno di due settimane sarebbe tornata ad Hogwarts, non aveva alcuna intenzione di rovinare la cena della vigilia Natalizia.
Quella sera era il suo turno a sparecchiare ma era così stanca e tramortita per gli eventi di quella giornata che subito dopo si andò a mettere a letto.
-Non ti unisci a noi, Lily?- chiese sua madre, seduta in poltrona, mentre passava dei biscotti al marito.
-No, mi spiace. Ho sonno, ci vediamo domani mattina. Buonanotte!- si congedò sorridendo e venti minuti più tardi era al caldo, sotto le sue coperte. Ma il sonno non accennava ad arrivare e la sua mente era dominata da mille pensieri. Non riuscivo più a percepire gioiosa aria natalizia che non faceva altro che farla volere ritornare a casa. Fra tutto quello che stava succedendo si stava pentendo di non aver chiesto a Natalie di rimanere con lei a scuola per le vacanze.
Ma non poteva neppur pretendere che la sua amica rinunciasse al Natale in famiglia perché lei si sentiva uno schifo da quando era tornata. Così, con un lungo e quasi interminabile flusso di coscienza, si addormentò che ormai era molto tardi e facendo una serie di sogni, uno più strano dell’altro.
Prima sognò che Petunia tornava a casa e informava la sua famiglia del suo fidanzato. Quando aprì la porta fece il suo ingresso James Potter con un paio di mutande in testa.
Il secondo sogno era, se possibile, ancora più assurdo del precedente: Natalie e lei si erano vestite rispettivamente come Silente e la McGranitt e, insieme, cavalcavano un drago.
E infine sognò Black e Severus che andavano in giro, tenendosi sotto braccio, e annunciavano la giornata mondiale della loro amicizia.
Quando Lily si svegliò si sentì peggio di come quando era andata a dormire. “Non credo che la mia vita possa andare peggio di così…” si trovò a pensare nel buio della sua stanza. Mentre rifletteva se alzarsi o meno, sentì dei tocchi vicino al vetro della finestra e capì che doveva irrimediabilmente lasciare le coperte.
Quando aprì gli infissi trovò due occhietti scuri a guardarla. Riconobbe subito quel simpatico gufetto dalle piume grigie e gli occhi curiosi: era l’animaletto della famiglia Stroneugh.
Nel becco portava una lettera, riconobbe il mittente dalla scrittura delicata ed elegante. Natalie le aveva inviato una lettera e lei ne era molto felice. Scartò la busta e spianò la carta:
Lily,
Innanzitutto buon Natale! Dalla mia famiglia alla tua. Mamma dice che si aspetta una tua visita ed anche io sarei molto felice di vederti. Se non puoi venire tu farò il possibile per venire io.
Louis mi ha inviato una lettera ed io gli ho risposto anche se in maniera piuttosto fredda… Lo so che non è giusto, ma non riesco ancora a parlagli normalmente. Sono consapevole che sia anche colpa mia ma ora come ora non mi va… Devo capire come voglia che vada avanti questa storia.
Ma parlando di argomenti più piacevoli spero che tu stia bene, eri così contenta di passare le vacanze con i tuoi genitori! Spero che Petunia non ti abbia dato troppo filo da torcere. E mi raccomando, non passare tutto il tempo libero a studiare e a preparare infusi con Piton. Goditi queste vacanze, non ti preoccupare troppo di quello che ci può essere là fuori. Ricordati sempre che ti voglio un gran bene.
Ancora auguri,
Natalie

Ricevere quella lettera le fece sentire improvvisamente meglio. Si preparò a rispondere alla lettera della sua amica quando un secondo gufo, più grosso e più vecchio, beccò contro il vetro.
Alla sua zampa era attaccata una copia de “La Gazzetta del Profeta” a cui era abbonata da tre anni.
Lasciò perdere la lettera e si accinse a leggere il quotidiano, dopo aver infilato cinque Zellini nel portamonete del gufo che volò immediatamente via.
Il Signore Oscuro è a capo di un Esercito?” così recitava l’imponente titolo di prima pagina. Lily sentì di avere il battito cardiaco accelerato. Feci scivolare gli occhi poche righe più giù e trattenne il respiro:
“Oggi, venticinque Dicembre, molte famiglie di Babbani e nati Babbani sono scomparse. Non si sa esattamente se siano state rapite o siano fuggiti volontariamente dalle proprie abitazioni. Nel bel mezzo di Londra si sono create delle nubi oscure e il cielo rimane grigio e nuvoloso. Il primo Ministro Babbano è stato già avvisato e numerosi Auror sono in viaggio per scoprirne di più. Al momento questo è il poco che possiamo dire. L’unica informazione in più che possiamo aggiungere è che molti maghi e streghe da cognomi importati sembra che si siano schierate dalla parte del Signore Oscuro.”.
Lily rilesse più volte quelle parole nella speranza che prima o poi si sarebbe svegliata e si trattasse solo di un brutto sogno.
-Che brutto brutto Natale…-.

   
 
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