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Autore: _katherine_lls    06/01/2018    1 recensioni
Beatrice ha deciso di trasferirsi e di proseguire gli studi in Inghilterra convinta dalla sua migliore amica Serena che la definisce "la prima vera opportunità di cambiare la loro vita".
Un'opportunità che rischia di trasformarsi in tragedia quando scopre l'identità di uno dei ragazzi con cui dovrà condividere l'appartamento. Stando su un filo di lana Beatrice sembra aver trovato il giusto equilibrio ma la situazione andrà definitivamente a rotoli con l'arrivo di suo fratello dall'America.
Deve riuscire a proteggere le persone che amava e che ha imparato ad amare facendo scelte difficili, perché nessuna decisione può essere presa alla leggera quando c'è di mezzo la famiglia, anche se alla fine si tratta solo di legami di sangue.
Deve riuscire a fidarsi di se stessa e imparare a credere in una persona che ha disprezzato per lungo tempo perché è l'unico modo che hanno per uscirne vivi.
Ma come fai a fidarti di chi ti ha tradita? Come fai ad andare avanti quando tutti sembrano averti voltato le spalle nel vero momento del bisogno?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai infreddolita e cercai di recuperare la trapunta che avevo buttato ai piedi del letto durante la notte. Guardai la radiosveglia. Erano le dieci meno un quarto di sabato mattina e nell’appartamento c’era un silenzio di tomba.

Decisi lo stesso di alzarmi e di far fruttare la mattinata, visto che avevo promesso che sarei andata a fare una spesa decente. Mi infilai un maglione andando in cucina e salutai Serena e Riccardo che stavano parlando seduti ai lati opposti del bancone.

-Per curiosità qualcuno gli ha messo del sonnifero nell’acqua ieri sera? – chiesi indicando con un cenno del capo Jeremy che dormiva ancora profondamente sul divano. Non che mi desse fastidio il silenzio surreale che c’era, solo che sembrava alquanto strano che Jeremy fosse ancora nel mondo dei sogni visto che, in tre mesi che abitavamo nella stessa casa, non l’avevo mai visto dormire oltre le otto anche se tornava a orari indecenti, sembrava quasi non avere bisogno di dormire.

- Non l’ha nemmeno toccata l’acqua ieri sera, si è scolato alcune lattine di birra e poi si è piazzato in divano prima di passare alla vodka. Ha ricevuto una chiamata, non so che dispiaceri abbia cercato di affogare nell’alcol! – spiegò Serena lanciando un occhiata quasi disgustata a Jeremy. Non aveva mai amato esagerare con l’alcol forse perché aveva visto amici finire in coma etilico a una stupida festa e non sopportava le persone che cercavano di affogare così i loro dispiaceri senza provare nemmeno ad affrontare i problemi.

- A quanto pare è riuscito ad affogare solamente il cervello e il suo orologio biologico che di solito sente la necessità di farlo alzare all’alba! – ghignò Riccardo. Da quello che mi aveva raccontato Serena i due moschettieri erano cresciuti insieme, frequentando le stesse scuole e trasferendosi per andare alla stessa facoltà. Non avevo ancora capito se uno dei due fosse stupido oppure se a entrambi piacessero le stesse cose. Bah, i misteri della vita.

-Chissà che, per una volta, anche la sua lingua sia affogata nel dopo sbornia e che abbia troppo mal di testa per rovinarmi la giornata- sbottai probabilmente non troppo a bassa voce visto il sorrisetto divertito sulle labbra della mia migliore amica.

Trangugiai  il mio mezzo bicchiere di latte e rubai una brioche che qualcuno aveva comperato questa mattina prima di andare a prendere dal cassetto la parte di soldi riservati alla spesa.

-Sere, ti prego dimmi che non si è dimenticato anche questa volta di dare il suo maledetto contributo! - mormorai scocciata tornando in cucina con la lista delle cose da comprare e i soldi. Ovviamente mancavano quelli del bell’addormentato. Ricco sfondato come era, fosse mai che potesse finire sul lastrico per contribuire alla spesa dei coinquilini. No, lui mangiava e basta. Come un maiale per giunta.

-Ah, non lo so-

-Il suo giaccone è lì! – si intromise Riccardo con un sorriso furbo. Ci misi un po’ a capire cosa intendesse ma poi mi avvicinai alla giacca e frugai nelle tasche. Recuperai il portafoglio e tirai fuori due banconote da cinquanta. La spesa di quel giorno e quella di due settimane e mezzo prima. Che poi se avessi dovuto considerare tutte le volte che si era dimenticato di contribuire alle spese sarei dovuta passare direttamente alla carta di credito o a un versamento sui nostri conti in banca. Ma mi sentivo buona.

-Vengo con te! – berciò Riccardo strusciando la sedia sul pavimento e beccandosi un’occhiataccia da Serena. Ecco una delle poche cose che la mia migliore amica non sopportava proprio. Lui le rispose con un sorriso prima di infilarsi le scarpe e seguirmi fuori dall’appartamento.

 

***

 

Due ore dopo eravamo di ritorno con le mani piene di borse del supermercato. Finalmente si poteva mangiare qualcosa di buono e cucinato decentemente.

Il bell’addormentato ovviamente stava ancora dormendo. Solo Dio sapeva che cosa si fosse sciolto in uno dei tanti drink della sera prima.

-Non è finito in coma vero? – chiesi entrando in cucina dove Serena stava rispondendo ad alcune mail dal portatile.

-No, si gira continuamente come se lo avesse punto una tarantola. Aveva semplicemente bisogno di dormire. Chissà che adesso sia anche più trattabile- sbuffò illuminandosi poi alla vista delle borse della spesa –avete trovato tutto? –

-Sì, e ovviamente per metà finanziato dal bellimbusto! – ghignò Riccardo. Io speravo solamente che non avesse una reazione esagerata al piccolo furto al suo conto in banca. D’altronde non poteva continuare a campare a spese nostre.

Serena soffocò una risata all’ennesimo lamento proveniente dal divano.

-Certo che s’è ubriacato parecchio ieri sera! - constatò Riccardo prendendo il telefono di Jeremy dal tavolino di cristallo dove l’aveva posato. L’iphone, che cambiava con la stessa facilità con cui cambiava le sue mutande, era abbandonato in un lago di bottiglie vuote e dalla faccia stupita di Riccardo era anche senza il codice di blocco. Altra cosa alquanto strana. Di solito tutte le cose che gli appartenevano erano protette da quindici codici diversi, neanche avesse documenti riservati della NASA.

-Oh, vediamo un po' chi l’ha costretto ad ubriacarsi ieri sera-

-Fossi in te non lo farei- berciò Jeremy con una voce che sembrava quella di uno che aveva passato gli ultimi giorni senza bere e mangiare.

-Non potevi continuare a dormire altri cinque minuti? – chiese Riccardo roteando gli occhi al cielo e lanciando il telefono addosso a Jeremy. Evidentemente anche quando era ridotto a un vegetale sentiva le persone avvicinarsi alle cose di sua proprietà.

-NO! – sbottò cercando inutilmente di mettersi a sedere.

- Sei una spugna! –

-Grazie Serena, questo insulto non era nella lista! – rispose lui controllando alcuni messaggi della sera prima e strizzando gli occhi per cercare di leggere qualcosa.

- Tu, tappo ambulante, non dici nulla? – chiese alzando un sopracciglio e guardandomi di sottecchi. Alzai le spalle indifferente ma non feci in tempo a rispondere perché la patetica suoneria del cellulare di Riccardo ruppe lo strano silenzio.

- Pronto? - fece lui stupito -Ah, ciao Rebecca, come stai?- chiese con falsa felicità girando i tacchi e chiudendosi dietro la porta di camera sua. Conversazione privata.

Rebecca?

Lanciai un’occhiata di sottecchi a Serena, ma anche lei sembrava stupita quanto me.

- È sua sorella, quella più grande! – specificò Jeremy guardandomi. Sapevo gran poco della famiglia di Riccardo: solo che non era figlio unico e che non aveva un gran rapporto con i suoi genitori.

Decisi di lasciar perdere l’argomento e andai in cucina per preparare il pranzo.

 

***

 

Riccardo era arrivato da circa cinque minuti. Non aveva detto nulla sulla telefonata, e non sembrava nemmeno tanto scosso. Aveva preso i piatti e apparecchiato la tavola in silenzio, tranne per qualche battuta cattiva sul presentatore del programma che stavano trasmettendo in quel momento in tv.

Stavo ancora ridendo quando con la coda dell’occhio vidi arrivare in cucina Jeremy con il portafoglio in mano e gli occhi ridotti a due fessure.

-Ero convinto di avere soldi nel portafoglio! – sbottò togliendo due banconote e rovesciandolo. -Oh, vedo che avete fatto la spesa! – ringhiò.  Non ci aveva messo troppo ad accorgersene e ovviamente non sembrava troppo felice.

-Che hai amico? – chiese Riccardo mentre io cercavo di allontanarmi il più possibile da lui.

-Che ho? Spariscono più di cento sterline e tu mi chiedi che cosa ho? –

-Non sono sparite, sono i soldi che non hai tirato fuori per le altre spese!- rispose gelido Riccardo. Sentii un brivido corrermi lungo la colonna vertebrale. Non l’avevo mai visto senza il suo sorriso gentile e disponibile.

Gli occhi marroni tendevano pericolosamente al nero e sul suo viso non c’era una traccia di sorriso. Era arrabbiato.

-Che ne vuoi sapere tu di quanti soldi ho tirato fuori io per le spese? Dimentichi che questo appartamento è mio? – Cosa? Questo era davvero il suo appartamento? Perché diavolo Serena non mi aveva detto nulla?

-Jeremy te lo devo ripetere un'altra volta che è tuo per eredità e che non l’hai comperato? –

-Dovrebbe cambiare qualcosa? – chiese seccato Jeremy stringendo i pugni e avvicinandosi pericolosamente all’amico.

-Cambia che questo non ti esonera dal tirare fuori i soldi con cui compriamo la roba che mangi, perché tu non sai nemmeno come è fatto un supermercato! – rispose Riccardo serrando la mascella. Dall’occhiata d’avvertimento che gli lanciò Jeremy capii che c’era sotto qualcosa di grosso che non sapevo, e se prima ero intenzionata ad andare a chiamare Serena perché li facesse smettere, adesso non avevo intenzione di perdermi nemmeno una parola di quello che dicevano.

-Questo non ti dà il permesso di mettere le mani nel mio portafoglio e di prenderteli da solo! -

-Non mi pare di averti dato il permesso di dare il mio numero di cellulare a mia sorella, e nemmeno di dirle che sarei stato felice di andare alla sua laurea, perché sai che non è un cazzo vero! – sbottò Riccardo. Rebecca. Rebecca si laureava e lui non voleva andarci. Perché?

-Sentiamo, cosa avrei dovuto dirle secondo te? Tuo fratello ti odia, non ti vuole nemmeno vedere figurarsi se vuole venire alla tua laurea? – chiese Jeremy alzando pericolosamente il tono della voce e attirando, finalmente, l’attenzione di Serena che sembrava non avere nessuna voglia di cercare di fermarli.

-Proprio questo! - sbottò Riccardo prendendo il telefono e le chiavi della macchina dalla credenza.

-Dove cazzo stai andando? - gli urlò dietro Jeremy mentre il ragazzo tranquillo, che non aveva mai perso la pazienza e che mi aveva aiutato con la maggior parte dei dispetti al coinquilino fastidioso si chiudeva dietro la porta dell’appartamento.

-Vuoi l’applauso? - chiese Serena alzando un sopracciglio infastidita e mettendosi le mani su fianchi mentre io me ne stavo immobile in un angolo, il più lontano possibile da loro.

-Stai zitta, non ho intenzione di sentire un'altra tua predica! -

-Infatti, vedo quanto hai ascoltato l’ultima! Non credevo ti avesse davvero chiamato sua sorella. Sai che non la sopporta! - sbottò. Prima allora era stupita perché lui non aveva ancora detto nulla a Riccardo. Sapeva benissimo chi era Rebecca.

Mi dimenticavo troppo spesso che era praticamente cresciuta con Jeremy e che doveva per forza conoscere la maggior parte dei segreti del suo migliore amico.

-Chiudi la bocca Serena, non ho intenzione di sentire nient’altro! –

-Spero solo che ti scuserai visto che l’hai appena costretto ad andare per quasi due settimane in Italia circondato dalle vipere dei suoi parenti. Questa non te la perdonerà tanto facilmente! –

-Beatrice, mi passi la pasta? – chiese Jeremy ignorando completamente l’affermazione di Serena. Gli passai la pentola e lui ne mise un po' sul suo piatto e un po' sul mio mentre la mia migliore amica pestava i piedi per terra e usciva dalla cucina.

Cosa stava succedendo?

NOTE DELL'AUTRICE
Ecco il secondo capitolo di 'On My Way'. Sono riuscita ad aggiornare in tempi record. Spero vi piaccia e che vi stia piacendo anche la storia. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensare, commenti sia positivi che negativi, tutto aiuta a migliorare. 
Vi ricordo che sia questa storia che 'Elthain' vengono pubblicate contemporaneamente anche sul mio profilo Wattpad. 
A presto, spero, con un altro capitolo 
  
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