Capitolo
10
Quando
Sarah aprì gli occhi impiegò qualche secondo a
realizzare che era già mattino e che di lì a
qualche minuto avrebbero dovuto
recarsi al piano inferiore per incontrare i loro visitatori.
E
ancora di più impiegò nel rendersi conto che il
letto
accanto a quello di lei ed Evelyn era vuoto e completamente rifatto.
Diede
di gomito all’ex compagna di scuola finchè non la
spinse
ad aprire gli occhi.
-
Eve … il letto di Cordelia è vuoto. –
-
Sarà già scesa, lo sai che ama la
puntualità – sospirò in
risposta la mora, stropicciandosi gli occhi.
-
Già, ma ci avrebbe svegliate prima di andare. –
Anche
quello era vero.
Sparire
in quel modo non era da Cordelia.
Spinse
giù le coperte, uscendo dal dormitorio seguita a ruota
dall’amica, e raggiunse la bacheca principale a tempo di
record.
Vide
che l’elenco degli ammessi al terzo modulo era già
stato
pubblicato … e tra coloro che erano passati non figurava
né il nome di Cordelia
né quello di Mathieu.
Sarah
emise un sospiro profondo.
A
quanto pareva Cordelia aveva preferito andarsene prima che
loro si svegliassero piuttosto che affrontare saluti strappalacrime.
-
Gran bel pigiama – commentò la voce di William,
alle loro
spalle, - Credo che mia cugina ne avesse uno simile quando aveva sei
anni. –
Evelyn
avvampò, pregando silenziosamente affinchè il
pavimento
si aprisse e la facesse scomparire.
Fu
Sarah a salvarla d’impaccio, domandando al ragazzo: - Anche
Mathieu se ne è andato senza dire nulla? –
William
corrugò la fronte, sorpreso.
-
No, perché avrebbe dovuto farlo? –
-
Cordelia se ne è andata mentre dormivamo. –
-
Ah … suppongo che ognuno reagisca all’eliminazione
in modo
differente. Dopotutto questo è quello a cui aspiriamo tutti
quanti -, tacque
mentre il vociare si espandeva nel corridoio, - Credo che siano
arrivati i
nostri ospiti, forse dovresti metterti qualcosa di più
adatto – concluse con un
mezzo sorriso.
-
Decisamente. Ci vediamo più tardi. –
Evelyn
tornò in dormitorio a passo di carica, seguita a ruota
da Sarah che non versava certo in situazioni migliori delle sue.
Ormai
da solo a William non rimase altro da fare che attendere
che chiunque fosse venuto a trovarlo facesse la sua comparsa.
Intravide
il profilo di suo padre all’orizzonte, che camminava
guardandosi attorno lentamente come a voler memorizzare ogni dettaglio
di quel
posto, e che quando incrociò il suo sguardo esplose in un
sorriso che
traboccava affetto e nostalgia.
William
sorrise a sua volta, accettando l’abbraccio nel quale
suo padre lo strinse.
Dopodichè
si guardò intorno alla ricerca di un altro volto
familiare.
Inutilmente.
-
Ho provato a dirle di venire … –
cominciò suo padre, ma s’interruppe
probabilmente cercando il modo migliore per confermagli quello che nel
profondo
aveva sempre sospettato: sua madre avrebbe continuato a deluderlo.
Si
costrinse a sorridere come se non gli importasse nulla
dell’ennesima
delusione che sua madre gli dava.
-
Non fa nulla, l’importante è che ci sia tu.
–
*
Andrew
attese accanto a Uriel pazientemente.
Era
lì più perché tutti i suoi compagni di
corso si erano
prestati alla cosa che per altro. Dopotutto lui non aveva dei genitori
che
avrebbero potuto essere lì né qualche altro
parente che tenesse a lui
abbastanza da presenziare.
-
Sono sicuro che qualcuno verrà – asserì
Uriel, quasi avesse
percepito i suoi pensieri.
Sorrise
lievemente, scuotendo il capo.
Non
aveva importanza, era abituato a essere solo.
Eppure
sembrava che l’ex Grifondoro avesse davvero ragione,
perché
la donna paffuta e solare che avanzava verso di loro era decisamente
lì per
lui.
Riconobbe
all’istante Pomona Sprout, la direttrice della sua
ex Casa, che quando lo vide sorrise in modo ancora più
accentuato.
-
Andrew Ross, sembra che l’addestramento Auror ti abbia fatto
sciupare più del solito, sei sicuro di mangiare? –
Sorrise
divertito, accettando l’abbraccio della donna.
-
Quanto basta, ma le cucine di Hogwarts sono un ricordo
nostalgico. –
-
Lo credo bene, è la migliore cucina della storia del mondo
magico. –
Continuarono
a ridere e scherzare mentre Uriel si defilava con
tatto e veniva poco dopo letteralmente sommerso dai suoi due fratellini.
Raphael
e Thomas infatti si erano fatti largo tra gli ospiti
con impeto, saltando addosso al fratello maggiore non appena lo ebbero
individuato.
-
Ci sei mancato tantissimo – asserì Raphael, mentre
Thomas
annuiva con vigore.
-
Mi siete mancati molto anche voi due, piccoli terremoti. –
-
Allora, sei al terzo modulo, questo significa che diventerai
davvero un Auror? –
-
Suppongo che sia ancora presto per dirlo con certezza, ma i
presupposti sono buoni. –
-
Farai meglio a sperare che sia così, altrimenti ci avresti
costretti a starti lontano per mesi senza motivo. –
Scompigliò
i capelli di entrambi.
-
Se la mettete così allora non potrò fare a meno
di mettercela
tutta per diventare davvero un effettivo. –
*
-
Ti ho già detto che non voglio vederla, Floyd –
decretò Joss,
incrociando le braccia al petto con sguardo deciso.
-
Joss, è venuta qui per te, potresti almeno dirle ciao.
–
-
Tu andrai a incontrare tuo padre? – rilanciò lei.
Bella
domanda.
Aveva
seriamente pensato di evitarlo a sua volta, ma dopotutto
quella era l’ultima volta prima di cambiare definitivamente
vita.
Un
nuovo inizio implicava lasciarsi alle spalle tutto quello
che era accaduto nel corso degli anni precedenti, compresi tutti i
problemi
della sua adolescenza.
E
lo stesso valeva per Joss.
-
Troviamo un compromesso -, disse per tutta risposta, - Io
incontrerò mio padre e tu farai altrettanto con tua madre.
–
-
Non so nemmeno se sia abbastanza lucida da incontrarmi –
commentò aspramente.
-
Sono piuttosto sicuro che non si sia presentata qui
completamente fatta. Se noi due abbiamo smesso, Joss, allora
può averlo fatto
anche lei. Se così non fosse sarebbe comunque
l’ultima volta che la
incontreresti. –
Joss
tentennò.
Dopotutto
se lui poteva accettare l’idea di incontrare di
nuovo suo padre, nonostante tutte le botte e gli abusi subiti, allora
lei
poteva essere altrettanto forte da fare lo stesso.
-
D’accordo -, cedette, - lo farò. –
Floyd
le tese la mano, sorridendole.
-
Sei pronta ad andare? –
La
prese, intrecciando le dita alle sue, - Solo se lo sei
anche tu. –
*
Reine
storse il naso non appena vide il ragazzo che l’attendeva
a qualche metro di distanza.
Jacob,
al suo fianco, le rivolse un’occhiata interrogativa.
-
Che succede? –
-
Lui, ecco cosa succede. –
Seguì
il suo sguardo, individuando la fonte del problema.
Lo
conosceva di fama.
Liam,
figlio di un ricco imprenditore, ex fidanzato di Reine.
-
Credi che voglia chiederti di tornare insieme? –
La
ragazza annuì, allontanando una ciocca scura dal bel volto,
- Quello … e molto probabilmente di lasciar perdere questa
storia dell’Auror,
che per lui e la mia famiglia è una follia o peggio ancora
solo un capriccio, e
tornare a casa con lui. –
-
Sembra un bell’imbecille. –
Ridacchiò.
– Oh, credimi, lo è decisamente. E per giunta
è un
illuso se pensa di essere il benvenuto o che io possa anche solo
pensare di
tornare indietro su una delle due decisioni che ho preso. –
-
Già, immagino di non conoscere una persona più
testarda di
te -, riconobbe Jacob, - Quasi quasi quel poveretto mi fa pena, non sa
con cosa
sta per scontrarsi. –
Reine
si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio.
-
Non c’è nessuno per te? –
Jacob
scosse il capo.
-
Non direi. Immagino che mio padre non abbia permesso a mia
madre di venirmi a trovare. –
-
Non approva la tua decisione? –
Emise
una risata secca.
-
Direi che questo è l’eufemismo del secolo. Mio
padre ha
scelto da che parte stare … e siamo su due fronti opposti.
–
Reine
non seppe come replicare, perciò si limitò ad
allungare
una mano per accarezzargli il volto, alzandosi in punta di piedi per
depositargli un casto bacio a fior di labbra.
Lo
vide sgranare le iridi color del carbone, sorpreso da quel
gesto, prima di voltarsi verso Liam che aveva l’aria di uno
in procinto di
esplodere.
-
Questo era per farlo ingelosire, giusto? –
Reine
scrollò elegantemente le spalle.
-
In parte … ma mi andava anche di farlo. –
Prima
che potesse replicare la vide puntare verso Liam con
espressione battagliera.
Non
avrebbe voluto essere in lui in quel momento, poco ma
sicuro.
*
-
Quindi quello è uno dei tuoi istruttori? – chiese
sua zia,
osservando Eric con la coda dell’occhio, - Devo ammettere che
non è per niente
male. Ai miei tempi non erano così gli Auror. –
Suo
zio alzò gli occhi al cielo, sorridendo davanti alla
consueta
sfacciataggine della sorella.
-
Avrà la metà dei tuoi anni, Zelda. –
-
E questo cosa dovrebbe significarmi, Oz? –
-
Che è decisamente fuori dalla tua portata. –
-
Ma non da quella di nostra nipote … e se il mio sesto senso
la dice giusta credo proprio che la nostra Eve non gli sia
indifferente. –
-
O magari guarda da questa parte perché si domanda chi
diavolo sia la matta che lo sta fissando come se non avesse mai visto
un uomo
prima. –
Zia
Zelda gli affibbiò una gomitata, facendolo gemere.
-
Razza di cafone! –
Evelyn
scoppiò a ridere, interrompendo il loro battibecco, e
li abbracciò con vigore.
Le
erano mancati così tanto quei loro battibecchi.
*
-
Romeo, sembrerebbe
proprio che il tuo Giulietto sia
qui –
esordì Jezebeth, dando di gomito a Timoty e indicandogli il
magiavvocato che se
ne stava leggermente in disparte.
Le
iridi blu di Timoty luccicarono non appena incontrarono lo
sguardo del fidanzato.
Con
tutto quello che stava accadendo nell’ultimo periodo le
occasioni per vedersi erano state ridotte al minimo e Tobias gli era
mancato
tremendamente.
Lanciò
un’occhiata sardonica alla collega.
-
Sai Jez, le tue battutine questa volta mi lasciano del tutto
indifferente. Sono troppo entusiasta della cosa. –
-
Ah, dritti in camera da letto quindi, non posso dire altro
se non che approvo in pieno! –
Questa
volta la voce della donna fu abbastanza alta da
attirare l’attenzione dei più vicini e anche
qualche risatina.
Per
contro Timoty alzò una mano per chiamare Mason, il
fratello e collega Auror di Willow, - Ehy, Mason, non hai ancora
salutato
Jezebeth immagino. È proprio qui! –
Mason
aveva la propensione, come tutta la famiglia Booth del
resto, agli abbracci spaccaossa e al cameratismo eccessivo.
Cose
che Jezebeth cercava sempre di rifuggire, lei che amava
tenere il contatto fisico al minimo se non era proprio strettamente
personale o
non si trattava di Willow.
L’Auror
si fece avanti, mentre Timoty raggiungeva il suo
fidanzato sorridendo divertito, e prese d’assalto la cognata
stringendola in un
abbraccio mozzafiato.
-
Mason, potresti perlomeno farmi respirare? Devo rimanere in
vita per schiacciare una certa Mosca
–
protestò, lanciando un’occhiata complice al
collega.
Timoty
scosse la testa, ammiccando in risposta.
Era
in quei momenti che tra di loro scattava quella bonaria
presa in giro che, a modo loro, era indice di cameratismo.
E
Willow, unendosi all’abbraccio spaccaossa, sorrise nel
ripensare a quanti momenti del genere avevano passato e quanti altri
ancora ce
ne sarebbero stati.
Guerra
o non guerra, quelli erano la sua famiglia prima ancora
di essere colleghi.
*
-
Quelli erano i tuoi genitori? –
Evelyn
si voltò di scatto sentendo la voce di Eric, scuotendo
il capo poco dopo.
-
No, erano i miei zii. Mia madre purtroppo non ce l’ha fatta
a venirmi a trovare, era in America per lavoro, così sono
venuti loro. –
-
Capisco … e tuo padre? –
Evelyn
tentennò, abbassando lo sguardo, ed Eric si diede
mentalmente dell’idiota per averlo chiesto.
Se
gli avesse voluto parlare di lui l’avrebbe fatto e invece
non ne aveva mai fatto nemmeno il minimo accenno.
-
Scusa, se è una domanda indiscreta non devi rispondere
… -
-
No, va bene. Mio padre è in Irlanda … con la sua
ex amante,
e attuale moglie, e i due gemelli che hanno avuto cinque anni fa. Non
lo vedo
da allora. –
-
Ah. –
Cosa
si diceva in momenti come quello?
Mi
dispiace sembrava scontato.
Capisco
come ti senti a dir poco ridicolo.
-
Tuo padre deve essere un bello stronzo. –
Lo
disse prima ancora che il suo cervello si rendesse conto
che aveva effettivamente detto quelle parole invece di limitarsi a
pensarle.
Tuttavia
Evelyn non sembrava minimamente toccata da quel
commento.
-
Già, puoi dirlo forte. –
Rimasero
in silenzio finchè la mano di Eric non le asciugò
uno
zigomo, mostrandole la punta umida dell’indice.
Fu
solo allora che realizzò che alcune lacrime le stava
scorrendo lungo il volto.
-
Magnifico, devo avere l’aspetto di un panda, si
sarà sciolto
tutto il trucco – bofonchiò, cambiando argomento
imbarazzata.
Eppure
Eric non accennava a lasciarle andare il volto e
continuava a fissarla con un’intensità assoluta.
Lo
vide chinarsi verso di lei per poi baciarla.
Il
suo cervello impiegò qualche istante a mettere a fuoco la
scena.
Eric
Murter, il suo
istruttore, la stava baciando.
E
lei
stava rispondendo al bacio.
E
qualcuno avrebbe potuto vederli … ed era forse contro il
regolamento una cosa del genere?
Di
sicuro non era appropriato.
Quando
si separarono la sua testa era ancora affollata dalle
domande, ma Eric le dissipò tutte con le sue parole.
-
Questa è proprio una pessima idea … veramente pessima. Non avrei mai dovuto
baciarti, io … non so cosa
mi sia preso ma non avrei dovuto farlo. –
-
Rischiamo qualcosa? – sussurrò sottovoce.
-
No, non c’è nulla nel regolamento che lo vieti
esplicitamente. Ma non dovrebbe comunque esserci un legame del genere
tra un
istruttore e un aspirante. –
-
Capisco … -
-
No, non capisci -, la contraddì, - perlomeno non quello che
intendo. Ho desiderato di baciarti dalla prima volta che sei venuta a
lezione,
quando hai mostrato una forza e un carattere che non mi sarei mai
aspettato da
uno scricciolo come te, ma pensavo di riuscire a contenermi almeno
finchè non
fossi diventata un’allieva a tutti gli effetti. Solo che
… -
Lo
zittì, baciandolo a sua volta.
-
Se quello che stai dicendo è che dobbiamo tenercelo per noi
almeno per il momento allora a me sta bene. –
Le
iridi grigie la scrutarono speranzose.
-
Ne sei sicura? –
Sì,
lo era, almeno quanto il fatto che volesse diventare un
Auror.
-
Mai stata più sicura. –
Questa
volta il bacio di Eric non la sorprese né lo fece
l’intensità
con il quale le avvinse i fianchi e la attirò verso di
sé, la schiena poggiata
contro la fredda parete in muratura dell’ingresso della
palestra.
Spazio
autrice:
Salve!
So
che il
capitolo è un po’ cortino, ma è di
transizione perciò non ho ritenuto di
allungarlo troppo visto che il prossimo sarà decisamente
più completo.
Alcune
precisazioni: Michael, Madeleine ed Ezekiel non sono comparsi in questo
capitolo perché non ho ricevuto le risposte delle loro
creatrici. Per quanto riguarda
Cordelia e Mathieu, invece, essendo un mese che la loro creatrice non
si fa
sentire come avrete intuito sono stati eliminati dalla storia.
Per
ora è
tutto.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary