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Autore: Arsax    15/01/2018    1 recensioni
Sequel di "The Bloody and Dark Princess"
Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei.
Mi guardava con quegli occhi azzurri, sbarrati dalla sorpresa tanto quanto i miei. Volevo poter tornare indietro nel tempo e non compiere quel gesto, per impedire che si arrivasse a quel punto.
Avevo già perso la donna più importante della mia vita a soli sei anni e non volevo perdere anche lei.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 17


Per i tre giorni successivi, cercai di mettermi in contatto con Serena in ogni modo possibile. La chiamai una miriade di volte e addirittura provai ad andare al suo castello, ma le guardie mi respinsero con delle scuse stupide. Mi incupii sempre di più in quei tre lunghi giorni.
Constatai che non voleva vedermi, ma non ne capivo il motivo. Stavo impazzendo per i dubbi e la mia ignoranza riguardo a quella faccenda, quando ricevetti un messaggio di Dimitri.

“Erica è in fermento da un paio di giorni. Torna la sera tardi, fa chiamate in continuazione e, non so perché, sento l'odore di un'imminente battaglia. Stai attento.”

Il messaggio non diceva altro, ma non potei chiedergli chiarimenti che Adrian entrò nello studio.
-C'è Wilhelm Von Ziegler che vorrebbe interloquire con voi.
-Fallo entrare.
Wilhelm entrò e si inchinò dinnanzi a me. Adrian ci lasciò soli e lo guardai interrogativo.
-Stefan, non mi sono mai fidato di te. Pensavo che fossi tale e quale a tuo padre e che avresti fatto di tutto per conquistare il potere e togliere di mezzo Serena, ma... mi sbagliavo, e si sbaglia anche Serena.- disse di getto.
-Cosa? Cosa c'entra Serena?
-Serena ti ha sentito parlare al telefono, quella mattina al cottage a Aosta, e ti ha sentito dire che l'avresti uccisa dopo le nozze.
Mi ghiacciai, ma tutti i pezzi del puzzle iniziarono ad andare al loro posto. Sentendo quella conversazione, Serena aveva pensato che volessi ucciderla per avere tutto il potere per me, ma si era sbagliata. A me non interessava il potere, ma salvarle la vita.
-Wilhelm...- sussurrai, ma fui obbligato a sedermi sulla poltrona.
Non era neanche venuta a chiedermi spiegazioni. Non mi aveva neanche fatto sapere che lei mi aveva sentito, anzi si era chiusa in quella calma glaciale e non mi aveva detto alcunché. Ero infuriato, ma dovevo pensare a farle capire che aveva preso un abbaglio.
-E' vero. Lucian e i miei parenti mi hanno ordinato di ucciderla da quando è morto mio padre, ma mi sono sempre opposto. Cercavano di convincermi punendomi e quella mattina ho detto che l'avrei uccisa solo per impedire che Lucian mandasse qualcuno a farlo al posto mio. Non potevo permettere che Serena rischiasse la vita e non sopporterei...
Wilhelm mi posò una mano sul braccio e mi guardò con decisione.
-Serena ha riorganizzato gli eserciti e sono al castello Vidrean. I clan Vidrean e Von Ziegler hanno dato il loro appoggio per iniziare una guerra contro il clan Lovinescu. Devi venire con me al castello e spiegarle tutta la faccenda. È innamorata di te e so che riuscirai a convincerla.- mi interruppe.
Chiesi ad Adrian di coprirmi con i miei parenti e con Lucian.
-Se non siete di ritorno entro un paio d'ore, avvertirò Lucian.- rispose con decisione.
-Perché mi dici questo?- chiesi confuso.
-Avete letto il messaggio di Dimitri, no?- rispose guardandomi con intesa.
C'era aria di guerra, ma io l'avrei impedito. Avrei fatto capire a Serena che si era sbagliata e le avrei spiegato tutta la situazione per filo e per segno, senza tralasciare nessun particolare.
Salimmo sulla macchina che aveva preso Wilhelm e ci dirigemmo al castello Vidrean. Quando entrammo, quattro guardie ci bloccarono, ci presero per le braccia e ci separarono. Mi condussero allo studio di Serena.
Quando la vidi rimasi meravigliato e tutta la rabbia svanì. Era austera, regale e meravigliosa. Quello era un altro lato di lei che non avevo ancora conosciuto, ma mi piacque meno degli altri.
-Vostro zio è tornato con lui.- disse la guardia, ma Serena non aveva occhi che per me.
-Fra tutti proprio tu?- chiese con un sopracciglio alzato, esattamente come facevo io.
-Serena, io...- iniziai, ma Serena mi interruppe, lasciandomi nuovamente sbigottito.
-Fate accomodare il principe Stefan.- disse alle guardie in rumeno perfetto, indicando una delle due poltrone.
Non smisi un secondo di guardarla e mi feci spingere dalle guardie a sedere, senza protestare.
-Hai imparato il rumeno?- domandai in italiano.
-Se vuoi possiamo discutere nella tua lingua madre.- disse in rumeno. -Oppure parlare tedesco, come più preferisci.- aggiunse in tedesco.
La pronuncia e la grammatica erano impeccabili. Ecco com'era riuscita a capire la mia telefonata, ma perché non me l'aveva detto? Cos'altro mi aveva tenuto nascosto?
-Credevi davvero che non avrei imparato le lingue dei miei genitori? Mi credi davvero così sciocca?- chiese in italiano.
Serena fece un cenno alle guardie e queste ci lasciarono soli. Serena si sedette comodamente alla scrivania e mi studiò a lungo.
-Perché tra tutti mio zio ha scelto te?
“Ma che diavolo di domanda è?”
-Ti aspettavi che sarebbe venuto con Lucian? O con qualche altro Lovinescu?- chiesi sarcastico, prima di riuscire a tapparmi la bocca.
Mi era venuto naturale rispondere in quel modo a una domanda così stupida.
-Gli ho lasciato il beneficio del dubbio. Immaginavo che sarebbe tornato con te, ma perché?- chiese, iniziando a passeggiare per lo studio, ma senza smetterla di guardarmi.
-Mi ha raccontato che hai sentito la telefonata che ho avuto con Lucian, quella mattina al cottage, e mi ha anche detto che vuoi dichiarare guerra al clan Lovinescu. Lui pensa che io sia l'unico in grado di fermarti e ci proverò. Non iniziare una guerra inutile.
-Inutile? Tu e i tuoi viscidi parenti avete progettato di distruggermi subito dopo le nozze!- disse con un tono molto duro e autoritario, alzando la voce. -Mi hai mentito per tutto questo tempo, hai finto ogni cosa e dici che questa guerra è inutile?
Con lei non avevo mai finto, ero sempre stato sincero. Non poteva accusarmi anche di questo! L'amavo veramente e avrei fatto di tutto per renderla felice. Il mio “ti amo” era stato sincero ed era stato il primo che avevo detto in tutta la mia vita. Provai comunque a mantenere la calma e a spiegarle tutta la situazione.
-Sì, è inutile.- iniziai. -La mia famiglia mi vuole obbligare a ucciderti, ma io non l'avrei fatto e mai lo farò. Quello che ti ho detto quella notte è vero. Ti amo, mi sono innamorato di te in un modo che non credevo possibile e piuttosto che ucciderti, mi farei ammazzare dalla mia famiglia.
Il suo sguardo scettico fu come una coltellata al cuore, ma le parole che disse dopo furono anche peggio.
-Non ti credo. L'unica cosa che ti interessa è il potere. Una volta mi hai detto che l'amore è per i deboli e ora con certezza ti posso dire che avevi ragione. Mi sono comportata come una stupida e mi sono innamorata soltanto delle tue belle parole, che erano un'enorme e colossale massa di frottole. Mi sono innamorata di un Stefan Lovinescu che non esiste. Tu sei un essere spregevole, che dev'essere eliminato dalla faccia della Terra come un pericoloso parassita. Ti odio. E farò di tutto per distruggerti con le mie stesse mani.
Tremava di rabbia e sapevo che stava dicendo la verità. Mi odiava e voleva vedermi con un paletto piantato nel cuore il prima possibile. L'unica donna che avevo amato in tutta la mia vita, desiderava la mia distruzione.
Mi sentii uno straccio senza spina dorsale. Mi sentivo debole, mi era venuta la nausea e volevo implorarla di... no! Non l'avrei implorata. Non se lo meritava. Le avevo dimostrato più volte di essere sincero, di tenere veramente a lei e di amarla, ma ora basta.
Le avevo dato il mio cuore e lei aveva creduto a ciò che aveva voluto. Non conosceva tutta la situazione, ma quelle informazioni che aveva raccolto le bastavano per farle perdere la fiducia che mi ero guadagnato. Mesi di sforzi andati in fumo per un semplice malinteso e per i folli piani di Lucian e dei miei parenti.
Serena non si fidava e mai l'avrebbe fatto. Non era diversa da tutti vampiri che avevo conosciuto, che si faceva suggestionare dalle voci di corridoio e dalla fama della mia famiglia.
Bussarono alla porta ed entrarono le due guardie che scortavano Wilhelm.
-Oh, zio Wilhelm. Che onore averti qui.- disse sarcastica.
-Serena, dovevo fermarti in qualche modo.- sussurrò Wilhelm preoccupato.
-Io mi fidavo di te e invece sei andato a spifferare tutto a questo cane bastardo.
-Tutto quello che stai facendo è una pazzia. Stefan è veramente innamorato di te, ma sei talmente accecata dall'odio da non riuscire più a vederlo.
-Dunque è riuscito a prendere in giro anche te.
“Adesso basta!”
-Io non ho preso in giro nessuno.- obiettai alzandomi in piedi.
Serena mi spinse a sedere con un braccio e puntò uno dei numerosi ventagli appartenuti alla madre alla gola, graffiandomi la pelle. Quelli erano ventagli, come diavolo...
-Stai seduto. Questi ventagli non li uso solo per bellezza.- mi ammonì con uno sguardo di fuoco.
Dunque anche la madre di Serena aveva avuto delle armi nel suo arsenale.
-Ora dovrò prendere seri provvedimenti e cambiare completamente i miei piani. Mettete Wilhelm Von Ziegler in isolamento per un paio di giorni.- disse poi in rumeno alle guardie.
Io e Wilhelm sbarrammo gli occhi dalla sorpresa. Ma era diventata matta? Come poteva imprigionare suo zio, sapendo che aveva fatto tutto ciò soltanto per proteggerla e per evitarle di scendere in guerra? Si era bevuta il cervello con una cannuccia?
-Devo farlo, e sai perché. Riuscirai a capire il motivo del mio gesto, ne sono sicura.- disse a suo zio, che la guardò smarrito per qualche secondo, per poi sorriderle.
-Certo, ho disobbedito, ma ti prego comunque di non iniziare una guerra.
Serena sapeva essere un sovrano giusto meglio di me e per questo la invidiai. Imprigionare un parente al quale voleva bene perché aveva messo a repentaglio la sicurezza del regno, era una mossa da sovrani giusti, ma riguardo alla guerra stava facendo una decisione completamente sbagliata.
-Sono obbligata a farlo. Ora abbiamo un prigioniero molto importante e immagino che il clan Lovinescu lo voglia di nuovo con sé.- rispose Serena, indicandomi con un cenno del mento. -Con la tua azione sconsiderata e incosciente, caro zio Wilhelm, siamo già in guerra. Avvisate il generale Sadoveanu di mandare il messaggero.- disse poi alle guardie.
“Quindi ora sono un ostaggio. Wow Serena! Da fidanzato a prigioniero in neanche una settimana. Be', c'è chi dice che il matrimonio sia una prigione, quindi ci siamo vicini.” pensai sarcastico, iniziando a provare rabbia nei confronti della mia principessa. Anzi, lei non era più la mia principessa, ma la principessa Serena Vidrean Von Ziegler.
-Vieni, voglio mostrarti una cosa.- ordinò lanciandomi un fazzoletto per ripulirmi il sangue.
Camminammo per i corridoi del castello affiancati da due delle guardie del corpo speciale di Marius Vidrean. Era un corpo di guardie ben addestrato ed erano tutte donne, in modo che potessero passare inosservate perché ritenute da tutti i vampiri esseri inferiori. In pochi sapevano dell'esistenza di quelle guardie, ma ero convinto che Serena non l'avesse riorganizzato.
-Hai ripristinato le guardie del corpo speciale di tuo padre.- dissi rompendo il silenzio.
Mi aveva tenuto nascoste parecchie cose, perciò quanto conoscevo veramente Serena? Aveva finto da quando ci eravamo conosciuti? Si era mostrata sincera? Avevo forti dubbi sull'ultimo quesito.
-Te l'ho detto prima: non sono sprovveduta come avete creduto. Vi ho fatto credere di essere ingenua soltanto per conoscervi a fondo e venire a conoscenza dei vostri piani.- rispose gelida.
-Quindi anche tu hai mentito.- constatai duramente e i miei dubbi divennero fondati.
-A parte questo, io non ho mai finto niente.
Arrivammo a una balconata che si affacciava sull'enorme giardino sul retro del castello e sbarrai nuovamente gli occhi. Quando aveva detto che aveva riorganizzato gli eserciti, avevo creduto che avesse raccolto sì e no qualche decina di vampiri, ma mi ero sbagliato. In quel giardino si trovavano migliaia di vampiri pronti alla guerra e probabilmente ben addestrati.
Quando le truppe la videro, esplosero in grida di giubilo.
-Da questa sera.- iniziò in rumeno. -saremo in guerra col clan Lovinescu, un clan molto temuto e rispettato, che aveva intenzione di eliminarmi dopo aver rispettato il patto sancito dai nostri antenati. Un clan che vi avrebbe sottomesso, volenti o nolenti. Un clan che vi avrebbe portato via la vostra legittima sovrana.
Le truppe urlarono di rabbia e io morivo dentro a ogni singola parola, pentendomi di non averle detto subito del piano che avevano i miei parenti. La colpa era in parte mia, ma lei non aveva perso tempo a dubitare di me e ciò non faceva che alimentare la mia furia.
-Ma le cose, miei cari amici, sono cambiate.- continuò. -Da qualche minuto siamo riusciti a mettere le mani su una leva molto importante per l'esito della battaglia. Oltre al vostro coraggio e alla forza delle vostre schiene, ora abbiamo lui.
Le guardie mi spinsero in avanti e quando le truppe mi videro, urlarono di gioia.
-Abbiamo il loro principe e sono convinta che faranno di tutto per riaverlo al più presto. Il messaggero sta per consegnare la dichiarazione di guerra al clan Lovinescu ed entro una settimana, vedremo di che cosa sono capaci quegli esseri viscidi. Dobbiamo spazzarli via dalla faccia della Terra, ma non abbassate mai la guardia perché potrebbero giocare sporco. Dopotutto sono Lovinescu.
Le truppe risero e poi iniziarono a urlare “Lunga vita alla principessa”. Quel discorso mi fece capire quanto mi ero sbagliato sul conto di Serena. Non mi aveva mai amato come aveva affermato quella notte. Aveva finto. Mi aveva ingannato come una verginella alla sua prima cotta. Mio padre aveva avuto ragione e mi pentii di non avergli dato ascolto.
Serena mi riservò un sorriso maligno.
-E con questo mi pare ovvio che il fidanzamento sia rotto.- disse togliendosi l'anello di mia madre e mettendomelo nella tasca dei pantaloni.
Quel gesto fu la prova di quanto fossi stato idiota e facilmente manipolabile da quella donna spietata.
-Portate il principe Stefan nella camera e non lasciate mai la sua porta. Non possiamo di certo sbattere un principe nelle segrete.- ordinò alle guardie in rumeno, riservandomi un sarcastico inchino che fece ridere le guardie.
Mi lasciai scortare dalle guardie senza opporre resistenza. Non aveva senso ribellarsi in quel momento. Mi sbatterono in una delle camere e chiusero la porta a chiave.
Restai al centro della stanza per un tempo indefinito, continuando a darmi dell'idiota.
“L'amore non mi ha portato altro che sofferenze” pensai duramente, stringendo i pugni dalla rabbia.
Serena aveva giocato con me, mi aveva deriso e probabilmente Erica aveva fatto altrettanto e forse Dimitri era già morto per colpa mia. Serena era la peggior donna che avessi mai incontrato in vita mia.
Mi ritrovai a prendere a pugni e a calci la mobilia della stanza, ma non bastò a placare la mia furia. Ero furioso, talmente tanto da avere i canini completamente scoperti e un ringhio rabbioso stampato sul volto. Odiavo Serena. La odiavo con tutte le mie forze per avermi fatto credere in un futuro meraviglioso, colmo di amore. Schifai quella parola come mai avevo fatto prima.
“Calmati, Stefan. Devi andartene prima che Serena ti uccida davanti a tutti” pensai rallentando il respiro.
Mi guardai intorno e notai un arazzo che avevo già visto in precedenza. Cercai nei meandri della mia memoria e quando lo trovai sorrisi vittorioso. Anni prima di conoscere Serena, avevo sedotto una delle domestiche di quel castello e questa, in preda all'amore che provava per me, mi aveva rivelato l'esistenza di un passaggio segreto situato in quella stanza.
Spostai l'arazzo e premetti il mattone più liscio. Parte del muro iniziò a scivolare da una parte ed entrai in quell'angusto corridoio. Quel passaggio segreto mi avrebbe condotto a una camera del castello e con un po' di fortuna sarei riuscito a scappare.
Mi feci luce col cellulare e quando mi trovai davanti alla parete, premetti il mattone che anche lì era più liscio degli altri. Mi ritrovai in una stanza, ma mi accorsi che ci dormiva qualcuno. Aveva un sonno agitato e capii chi fosse ancora prima di vederla in faccia.
“Serena. Sono capitato nella camera di Serena!” pensai sbuffando.
Sussultai quando si svegliò di soprassalto urlando il mio nome e mi nascosi nell'angolo più buio della camera. Era sudata e aveva il respiro irregolare. Si guardò il petto e sospirò prendendosi il viso tra le mani.
Si guardò intorno circospetta e si soffermò a lungo nell'angolo in cui mi ero nascosto io. Scese dal letto cauta e iniziò ad avvicinarsi, ma iniziò ad avere le convulsioni. Stava per avere una visione. Mosse un passo verso il letto, ma i tremori erano già finiti.
-Stefan, so che sei lì.- disse con la voce tipica delle visioni.
Uscii lentamente dall'ombra, entrando nel raggio di luna che illuminava un po' la stanza.
-L'amore e l'odio sono separate da un confine sottilissimo. L'amore può sembrare odio e l'odio può sembrare amore. La furia non è sempre odio, come l'affetto non è sempre amore. Non fatevi ingannare da queste emozioni, poiché possono indurre a compiere azioni sconsiderate.- disse e mi sembrò una grandissima sciocchezza.
La vidi cadere sulle ginocchia e pensai che se fosse svenuta, avrei potuto svignarmela in tutta tranquillità, ma restò vigile. La vidi un po' scossa e un po' mi fece pena, ma mi pentii di averlo pensato quando mi saltò addosso e ci fece cadere entrambi a terra. Mi ringhiò contro con cattiveria e con i canini fuori dalle gengive. La ritardataria li aveva finalmente sviluppati!
Stava sopra di me e mi bloccò con tutto il peso del suo corpo.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!- ringhiò, puntandomi il paletto contro.
-Vedo che ti sono finalmente spuntati i canini. Ora sei un vero vampiro.- dissi sorridendo, ignorando volutamente la sua domanda.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!
-Sai, avevo una relazione con una delle tue domestiche e mi ha svelato la presenza di passaggi segreti in questo castello. Caso vuole che l'unico che mi abbia mostrato, sia stato proprio quello che collega la tua camera alla mia.- risposi sorridendole maligno.
Riuscii a divincolarmi, anche perché non pesava molto, e il paletto le sfuggì di mano. Iniziammo a rotolare sul pavimento per prevalere sull'altro e ci ringhiavamo a vicenda con furia. Non avrei mai creduto che mi sarei ritrovato a lottare contro la mia principessa.
Rotolammo fino a quando non riuscimmo ad avvicinarci al paletto. Lo vedemmo nel medesimo momento e cercammo di raggiungerlo. Mi tirò un pugno in faccia, che mi lasciò intontito e sorpreso per un secondo, ma ciò bastò per farla arrivare all'arma. Si mise in posizione di difesa, guardandomi in cagnesco.
-Wilhelm ti ha anche insegnato a combattere.- affermai massaggiandomi la mandibola.
“Quindi ci avevo visto giusto”.
-Chi è questa domestica?- chiese ignorando la mia affermazione.
-Vuoi distruggerla perché mi ha svelato l'esistenza dei passaggi segreti o perché me la sono portata a letto?- domandai sarcastico e sorridendole maligno.
Mi guardò con odio e io feci altrettanto, ma l'odio mutò in me. Era una guerriera, una donna pronta a tutto per difendere il proprio regno e ciò che amava. Era bellissima e sensuale in posizione di difesa, col paletto pronto all'uso. Quelle mani che poco prima aveva usato per sopraffarmi e lottare con me, erano le stesse che mi avevano curato e accarezzato e che mi avevano sfiorato in quella notte di passione. Non riuscivo a credere che fossimo arrivati a quel punto, ma in quel momento non desiderai fare altro se non baciarla.
Anche lei sembrava provare le stesse emozioni, ma scosse la testa per scacciarle via e chiamò le guardie con voce potente.
-Portate questo bastardo nella sua camera e sorvegliatelo a vista. Assicuratevi che non esca più da lì!- ringhiò rabbiosa.
Mi stava sfidando. Era convinta che due guardie mi avrebbero trattenuto? Era proprio un'ingenua e quei sentimenti che avevo provato poco prima, furono sostituiti dalla furia più cieca.
-Sai che riuscirò a scappare di nuovo, vero?- dissi con arroganza, sorridendole.
-La prossima volta che lo farai, ti ammazzo con le mie mani.- ringhiò con rabbia.
Le guardie mi portarono via e quando mi riportarono nella stanza e rimasero a guardarmi per tutto il tempo, non riuscii a non scoppiare a ridere. Quella scena era spassosa.
Credevo che per quella notte le sorprese sarebbero finite e invece Serena venne addirittura a controllare che fossi ancora rinchiuso in quella camera!
-La principessa si scomoda per il proprio prigioniero. Quale onore.- affermai arrogante, facendo un inchino profondo. -Non volevo darvi tanto disturbo, principessa.
-Taci.
-Perché? Temete che possa offendervi? Non mi permetterei mai.- risposi sorridendo con arroganza. -Perché vi siete presa il disturbo di venire a controllarmi? O magari volete da me qualche informazione riguardante la domestica che mi ha rivelato il passaggio segreto?
Mi prese per la camicia e con una forza che non credevo avesse, mi sbatté al muro con violenza e mi puntò il paletto al cuore. Rimasi sgomento da quel gesto, ma mi ripresi immantinente.
-Ti ho detto di tacere. Non obbligarmi a ucciderti prima del tempo.- ringhiò.
-Prima del tempo? Avete davvero intenzione di uccidermi? Ne avete davvero il coraggio?- domandai con strafottenza.
Volevo sfidarla per vedere fino a che punto sarebbe arrivata.
-Sì. E sono pronta a uccidere tutta la tua famiglia. Ora vedi di chiudere quella dannata bocca.
Mi lasciò andare e uscì dalla camera. Ero confuso. Non riuscivo a capire se la odiassi o se l'amassi. Tutta quella storia mi stava facendo uscire pazzo o forse stavo avendo un crollo emotivo per il troppo stress. Al mio ritorno al castello, avrei dovuto informarmi per ricercare uno psichiatra per vampiri, sempre che ne esistesse uno.

Un paio di giorni dopo, capii cosa intendesse Dimitri. L'odore della guerra era riconoscibile e molto vicino. I Lovinescu non avrebbero mai rispettato le condizioni di Serena e avrebbero attaccato prima del tempo, soprattutto se c'era la vita del proprio principe in ballo. Lucian non stava venendo a salvarmi perché provava affetto per me, ma perché era stato sfidato. A Lucian non piaceva perdere e mi avrebbe riportato a casa a tutti i costi.
Era sera e aveva iniziato a scendere una pioggerellina leggera, che presto sarebbe sfociata in un vero e proprio temporale. Sentii del trambusto fuori dalla camera e le guardie erano piuttosto distratte.
Guardai fuori dalla finestra e vidi numerose fiaccole avanzare verso il castello. Quello era l'esercito del clan Lovinescu e a breve si sarebbe scatenata la battaglia. Decisi di intervenire, dato che le guardie sarebbero state troppo impegnate per badare a me.
Saltai addosso a una delle due guardie, rubandole il pugnale e trafiggendolo al cuore. La seconda guardia era in posizione di difesa, col paletto in mano. Fulmineo lanciai il pugnale e la colpii in mezzo alla fronte. Il corpo non ebbe nemmeno il tempo di accasciarsi al suolo che io ero già fuori dalla camera e stavo correndo a perdifiato verso l'entrata principale.
Come avevo previsto, le guardie erano troppo impegnate per badare a me e tornare dai miei parenti sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma avevo tralasciato un piccolo particolare. Vidi Serena a dieci metri di distanza da me nello stesso istante in cui lei vide me. Ci guardammo negli occhi per un solo istante e poi ripresi a correre a rotta di collo verso l'uscita. La sentii corrermi dietro, ma non riuscì a raggiungermi.
La battaglia già imperversava nel cortile principale del castello e nella foresta. Molti soldati di entrambe le fazioni erano già caduti, ma le truppe di Serena erano in netto vantaggio. Vidi Octavian non molto lontano da dov'ero io e mi fece cenno di avvicinarmi. Arrivato a pochi passi da lui, mi consegnò il paletto e qualche arma, compreso il khanjar che mi aveva regalato Serena per Natale. Avrei combattuto contro di lei con quell'arma da lei regalatami. Sarebbe stato il colmo se l'avessi uccisa con quella.
Vidi Serena estrarre dei kindjal e venire a passo di carica verso di me, facendosi strada fra i vampiri che cercavano di fermarla. Decapitava e mutilava ogni vampiro che le si parasse di fronte, ma senza staccare gli occhi da me.
Quando fu abbastanza vicina, rinfoderò uno dei kindjal ed estrasse il suo paletto. La pioggia ci inzuppava e i fulmini illuminavano i nostri sguardi carichi d'odio. Estrassi il khanjar e le sorrisi.
Ci scagliammo uno contro l'altro contemporaneamente, iniziando a combattere senza esclusione di colpi. Era davvero brava e mi teneva testa facilmente, uccidendo qualunque vampiro del mio esercito osasse avvicinarsi. Ci ferimmo lievemente a vicenda, ma in quel momento ci stavamo solo studiando e non mostravamo appieno le nostre capacità.
Durante la lotta, riuscii a darle un manrovescio che le spaccò il labbro e mi pentii subito. Il pentimento svanì quando mi sorrise maligna, sputò il sangue e riprese ad attaccare con più foga, utilizzando sia il paletto che il kindjal. Riuscii a ferirmi svariate volte, ma con un movimento veloce le presi il braccio sinistro, quello che impugnava quella spada corta, e la colpii col gomito disarticolandoglielo. Urlò di dolore e nuovamente mi sentii in colpa, ma la rabbia ebbe il sopravvento.
-Vuoi arrenderti? Posso interrompere tutto questo quando vuoi.- urlai per farmi sentire sopra al rumore della battaglia e del temporale.
-Non sarà un braccio a farmi arrendere. Voglio che tu e quella tua lurida famiglia moriate questa notte.- ringhiò.
Quella era la prova che uno di noi sarebbe morto quella notte.
Serena riuscì a farmi allontanare e ignorò completamente il dolore al braccio, riprendendo a combattere con foga e rabbia. Mi ferì svariate volte, esattamente come feci io, e un paio di volte fui obbligato a scansarmi per evitare il colpo fatale.
-Questa guerra porterà anche tante folle inferocite che potrebbero ucciderti. Non ti tocca per niente?- chiesi più serio.
-E perché dovrebbe? Quando sapranno che i Lovinescu non esisteranno più, saranno molto felici e mi ringrazieranno.
Piantò il paletto nel cuore di un vampiro che aveva provato ad attaccarla, ma il suo sguardo carico di odio era riservato solo a me. Quello sguardo fu la goccia che fece traboccare il vaso. Iniziai a vedere rosso per la rabbia e ripresi a menare fendenti con tutte le mie forze.
Combattemmo a lungo e la fatica iniziò a farsi sentire. Le numerose ferite sanguinavano copiose, rendendo scivolosa la presa sul paletto, ma ciò non mi impedii di continuare a combattere. Riuscì a colpirmi la spalla sinistra, ma mi allontanai prima che piantasse il paletto troppo in profondità.
Quel tentativo mi liberò la strada verso la vittoria. Le feci uno sgambetto e quando fu a terra, mi misi sopra di lei bloccandola. La mia mano tentennò, ma non riuscii a bloccarmi.
Le piantai il paletto in mezzo al petto.
  
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