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Autore: atzuki97_drarry    27/01/2018    1 recensioni
[DRARRY] [Accenni ROMIONE]
E' il sesto anno per Harry Potter alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, è tempo di verità, altri misteri e nuovi amori.
Harry dovrà ricredersi su tutto ciò che ha creduto fino a quel momento, sopratutto su tutto ciò che riguarda lo studente da lui più odiato, Draco Malfoy. Cosa accadrebbe se tutto ciò che è stato narrato non fosse andato esattamente come è stato detto? E se l'ossessione del giovane Potter non dipendesse solo dai propri sospetti come lui stesso crede? E se la pressione straziante di Draco non riguardasse solo il compito a lui assegnato?
(Premetto che questa è la mia prima Fanfiction su Harry Potter, spero di aver fatto il possibile per far uscire qualcosa di decente, la Fanfiction riporterà alcune piccole parti (quelle che riterrò più essenziali per lo sviluppo della FF) così come scritte nel libro o leggermente modificate, mentre tutto il resto ovviamente è nato dalla mia mente malata di Drarry. Spero che questa storia sia di vostro gradimento.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Iniziarono le lezioni, e con queste l'agonia.
Doveva proprio dire che Piton aveva una fissa particolare per la pulizia. Durante gli anni trascorsi, tutte le punizioni che Harry doveva affrontare riguardavano il ripulire il suo lercio ufficio, quella di adesso invece, tutta l'aula di pozioni; Perché di pozioni? A quanto pare Lumacorno era sparito dalla circolazione per qualche motivo che Silente avrebbe rivelato ad Harry in un momento successivo, e l’unico Professore degno di nota per quella materia al momento disponibile alla sostituzione era Severus Piton, la rabbia per la quale non avrebbe lasciato il posto di pozioni non era certo d’aiuto per la sorte di Harry, infatti Piton colse la palla al balzo per aumentare la posta in gioco della sua punizione. Adesso Harry si ritrovava a pulire durante lo svolgere della lezione, con un elfo domestico più sgarbato di Kreacher a ordinargli cosa fare. Ovviamente Piton sapeva che in quel modo gli studenti non sarebbero stati attenti alla lezione, ma era un ulteriore modo per togliere punti alla casa rivale senza troppa fatica. Infatti sceglieva sempre di convocare il povero prescelto ogni qual volta che l'aula era occupata da studenti Grifondoro accoppiate ad altre case di turno, disturbandolo da qualche lezione importante in chissà quale aula dell’immensa Hogwarts. Questo perché per Piton la parte più divertente era proprio la consapevolezza che in quel momento Harry stava perdendo qualche lezione indispensabile per il suo progetto di futuro Auror. Anche quando toccava agli studenti del suo anno, però, non fuggiva al suo triste destino. Era costretto ad ascoltare l’intera lezione tra una spolverata di calderone e una ripulita di roba bruciacchiata da fresche esplosioni. E dire che la punizione originaria prevedeva il riordinare “vecchi registri di altri malfattori di Hogwarts e delle loro punizioni”, Harry era sicuro che l’intenzione iniziale di Piton fosse quella di umiliarlo di fronte alle malefatte del padre, era risaputo che James Potter non era stato un santo.
–Non ha senso – borbottò Harry, mentre ripuliva del ripugnante muco di vermicoli che colava dal tavolo di un impacciato studente Grifondoro, Ron Weasley. –La pulizia delle aule dovrebbe avvenire dopo le lezioni. E poi c’è un incantesimo per quello!–
–Amico, conosci Piton. Sei già fortunato che non ti abbia fatto cacciare fuori da Hogwarts, questa volta. – sussurrò lui rivolto ai suoi piedi, dove il suo migliore amico si trovava.
–Beh, tu di certo non mi rendi il lavoro più facile– disse Harry cercando di staccarsi quella poltiglia viscida dalle dita.
–Avete finito di fare comunella VOI DUE?– urlò Piton dando uno scappellotto ai due ragazzi. –Meno 20 punti a Grifondoro, dieci a testa, più altri dieci Potter, per il tuo oziare sul lavoro.– detto questo si voltò per dirigersi verso i calderoni da controllare degli altri studenti.
Una voce lo chiamò dal lato opposto dell’aula. –Potter!–chiamò l’elfo che Piton aveva appositamente scelto come mentore della pulizia. –Vieni qui a strofinare questo lerciume–
–Si, Potter. Ascolta il tuo padrone, forse a fine lezione ti meriterai perfino un calzino da parte sua.– Sghignazzò Pansy Parkinson, facendo perdere in un istante tutta la pena che provava per quella ragazza. Ovviamente la lezione peggiore della giornata non poteva che essere condivisa da Grifondoro e Serpeverde, ancora una volta. Harry aveva notato che la Serpeverde tornata dalle vacanze si era subito precipitata in infermeria, così come Tiger e Goyle. Sicuramente le loro famiglie si erano tenute in contatto dato le loro amicizie da altolocati purosague, ed era impressionante come facessero finta di nulla in una situazione tanto delicata, anche se gli si leggeva in volto la loro preoccupazione. Forse il loro punzecchiare era una distrazione che li faceva sentire meglio, forse un po’ tutti i Serpeverde erano accumunati da questo.
-Arrivo- disse Harry facendo finta di non sentirla, così come il Professor Piton che continuava a correggere le pozioni come se nulla fosse.
La Parkinson aveva rovesciato di proposito decine di occhi di coleottero nero che si erano incollati ovunque lasciando tracce nere e sporche, difficili da levare.
–Sei un incompetente– strillò l’elfo. Era incredibile come un elfo domestico potesse essere tanto arrogante e sembrare un dittatore, niente a che vedere con il suo amico Dobby. Perfino Kreacher sembrava più garbato e grazioso, quest’elfo, Slawy, era invece completamente fuori dall’ordinario, la sua bruttezza era senza fine, partendo dal suo naso adunco e bitorzoluto, i denti affilati  per finire poi al rotondo pancione che coprivano i piedi quattro volte più grande del normale, sembrava un Hobbit mal riuscito, forse i piedi erano persino più pelosi. Doveva essere fortunato però, avere come ordine dal suo padrone quello di trattare qualcuno come probabilmente veniva trattato lui, una vera goduria.
-Che novità- commentò un altro ragazzo Serpeverde che Harry non riuscì ad identificare.
-Incompetente a Pozioni, incompetente a fare lo sguattero… Ci sarà mai qualcosa che il nostro eroe è in grado di fare?– si intromise una seconda ragazza, tutta boccoli e maschera di trucco. Se in quel momento ci fosse stato Draco presente a lezione, avrebbe permesso tutto questo? Li avrebbe ammutoliti con qualche commento stizzito o avrebbe mantenuto la sua facciata ignorandoli completamente? Portò il suo sguardo sugli unici Serpeverde su cui poteva contare il non alimentare della discussione, Blaise e Theodore erano come al loro solito al di fuori di tutto, studiavano i loro appunti senza dar conto ai loro compagni di casa, infondo loro erano sempre stati neutri sulla qualunque, perfino sulla tanto discussa imminente guerra magica.
–Adesso smettetela!– urlò Hermione alzandosi in piedi. Gli occhi di tutti furono puntati su di lei. Perfino l’arrogante elfo si fermò a guardarla stizzito per l’intervento al suo schiavetto. Piton la guardava in silenzio con un sopracciglio alzato, attendendo una spiegazione. Harry ne era sicuro, stavolta avrebbe tolto tutti i punti allo loro casa, con probabili interessi.
–Non vi vergognate?– disse guardando ad uno ad uno gli studenti negli occhi – Perché non prestate attenzione alla lezione anziché tormentare Harry in questo modo? Eppure a vedere le vostre postazioni non mi sembra che voi siate tanto meglio, tutte un caos di disordine e disseminate di errori. Non credo proprio che Harry avrebbe tanto da pulire se voi non foste così disattenti e disordinati– rimproverò a gran voce. Era impazzita, quella non poteva essere Hermione.
–Sentite chi parla di sporcizia, la Sanguemarcio– denigrò la ragazza boccolosa, per nulla toccata dalle parole di Hermione.
–Sanguemarcio e Mezzosangue, maghi indegni di questo buon nome– si azzardò a commentare l’Elfo, ricordando ad Harry i commenti offensivi dell’elfo in casa Black.
–SILENZIO– scattò Piton. Harry portò il suo sguardo su di lui, poi su Hermione sinceramente preoccupato per le offese a lei rivolte. Ma lei lo guardo con sguardo carico di premura, mentre tentava di mantenere il suo onore alto all’imminente rimprovero di Piton–
Harry capì al volo, era il momento adatto per posizionare la bacinella made in zonko, per far trapelare qualche verità al sospettoso professore. Si avvicinò furtivo alla cattedra del professore e abbandonò la ciotola tra la sua roba da maestro pozionista, sussurrando “Severus Piton” attivandola, prima di lasciarla lì e tornare al culmine della discussione.
–Meno 50 punti a Grifondoro…– disse tra i ghigni della casa rivale – …E Serpeverde– affermò.
Tutti i ragazzi Serpeverde, meno che Blaise e Nott sembravano sconvolti da quel decreto, anzi, sembravano abbastanza soddisfatti, perfino Theodore. Sicuramente perché in ogni caso, con i punti tolti durante la lezione, avrebbero comunque perso meno dei Grifondoro.
–Per l’insolenza della qui presente signorina Granger e la spavalderia di voi altri che vi ha portati a distrarvi dalle MIE lezioni, questo è intollerabile. Quanto a te Elfo…– disse voltandosi verso Slawy, che aveva assunto un colorito più smorto di quello di partenza –…non ti conviene aggravare la situazione, intromettendoti su discorsi che non ti riguardano. Adesso pretendo che quest’aula diventi uno splendore. Immediatamente.–
Così, la lezione finì nei più silenziosi dei modi. Prima di uscire dall’aula Harry notò che Piton non si accorse del nuovo elemento, mentre riponeva i suoi strumenti al proprio posto. Avrebbero provato a far parlare il Prof il giorno dopo, durante una nuova e frustrante lezione
–Sei stata grandiosa Herm.– commentò Ron una volta fuori dall’aula.
–Già, per fortuna Harry ha capito le mie intenzioni– dichiarò lei soddisfatta. Stavano dirigendosi verso la biblioteca, avevano un momento per loro prima della prossima lezione e volevano dedicarla tutta alle loro ricerche, magari insieme avrebbero concluso qualcosa in più.
–Ma tu non mi ritenevi un folle a tentare una risorsa del genere?– chiese Harry leggermente divertito.
–Siamo alla frutta, bisogna tentare di tutto.– concluse lei.
–Pensi che funzionerà?– aggiunse Ron alle porte della biblioteca.
–Chi può saperlo– disse Harry –Tentar non nuoce. Almeno per voi. Per quanto riguarda me, penso che sta volta Piton abbia tutti i buoni motivi per recludermi ad Azkaban all’istante.–


Le ricerche alla biblioteche furono ovviamente vane, soprattutto per quella piccola porzione di tempo che avevano a disposizione per le loro ricerche, Harry inoltre aveva già ispezionato di tutto, ma sperava che l’occhio esperto dell’amica vedesse qualcosa che magari a lui era sfuggita, invece no, Hermione era frustrata per le poche notizie che si trovassero su dei sinistri armadi o su degli Horcrux innominabili, però notò Harry che Hermione era da un pezzo che consultava un libro a fondo senza scartarlo quasi immediatamente come aveva fatto con molti altri.
–Hermione, Che stai facendo? E’ quasi ora di Trasfigurazione. Hai trovato qualcosa di interessante?–
Lei per tutta risposta alzò lo sguardo dal libro con la faccia di chi si era appena svegliata da un mondo lontano anni luce.
–Eh?, no. Scusatemi. Non si riesce a trovare nulla di concreto per le nostre ricerche. Ma guardate qua che ho trovato.– disse lei puntando il dito su un polveroso e grosso libro, su quelle che sembravano infinite liste di nomi.
–Sono i registri dei vecchi premi di Pozioni!–
–E quindi?– si intromise Ron, confuso.
–Guardate qui– indicò un nome “Eileen Prince”, e poi la foto accanto. Essa mostrava una ragazza magra sui quindici anni. Non era carina; sembrava imbronciata e cupa, con pesanti sopracciglia e un lungo volto pallido.
–E quindi?– ripeté Harry.
–Si chiamava Eileen Prince, Prince come Principe Harry–
I due si scambiarono uno sguardo intenso, finché Harry non scoppiò a ridere.
–Davvero Herm. Stai facendo delle ricerche su chi potrebbe essere il principe? Inoltre il Principe Mezzosangue è un uomo, ne sono certo–
–Mi è solo capitato il libro dalle mani– si rabbuiò. –E poi come fai a essere certo sul genere del principe? Non reputi che una ragazza possa essere abbastanza intelligente o talentuosa da creare un quaderno pieno zeppo di oro colato?–
–Ti conosco da parecchi anni ormai, non potrei assolutamente dire che una ragazza non sia abbastanza intelligente per fare la qualsiasi cosa–
–E allora come fai ad affermare che gli appunti sono stati scritti da un uomo?– chiese Hermione con tono ancora parecchio risentito.
–Dalla grafia– rispose Harry con sufficienza. In realtà i motivi erano molto più complessi. Era vero che considerava le ragazze intelligenti e capaci di tutto, ma difficilmente riusciva ad immaginare una donna capace di sperimentare incantesimi di tale atrocità, certo, conosceva Bellatrix Lestrange, ma quella era una folle fuori dal comune.
–Credi a ciò che vuoi, io farò altre ricerche su Eileene Prince, ho già scoperto che era figlia di una Babbana. Questo fa di lei una “Prince Mezzosangue.”– Mostrò una pagina di un vecchio numero della Gazzetta del Profeta che teneva lì accanto. Una foto mostrava Eileen Prince in compagnia dei genitori, a una premiazione del torneo Gobbiglie, dove lei era il capitano della squadra di Hogwarts.
–Sono solo coincidenze, e poi, ho lasciato definitivamente il libro nella stanza delle necessità. Non serve parlare ancora di questo–
Ron li interruppe, guardando Harry con aria stranita. –Harry, tu non volevi abbandonare il libro neanche sotto imperius, perché questa decisione?–
–Ho semplicemente capito che io non c’entro nulla con quello che contiene quel libro, non è giusto continuare ad utilizzarlo. Adesso andiamo, prima che la Mcgranitt ci trasfiguri in Pluffa, Bolide e Boccino.–
Hermione e Ron lo seguirono senza obbiettare, scambiandosi sguardi preoccupati.
 
Il mattino seguente arrivò presto, fortunatamente Piton il giorno precedente non lo aveva richiamato nuovamente per ripulire l’aula di pozioni dopo la strigliata alle due case, era la prima volta da quando erano finite le vacanze che riusciva a seguire il resto delle lezioni con tranquillità, e non era neanche stato trasfigurato in Boccino!
Troppe buone notizie per essere una giornata tipica di Harry Potter. Infatti, quella mattina nessuna lezione ad attenderlo, nessuna visita all’infermeria. Solo Albus Silente che lo attendeva al di fuori del corridoio.
–Harry, è da un po’ che non parliamo– disse Silente celando un saluto.
–Professor Silente, è successo qualcosa? Draco sta bene?– chiese Harry allarmato dalla visita del preside. Lui per tutta risposta sorrise caloroso –Si, Harry. Draco Malfoy è sempre stabile, ne sono lieto che le mie parole sul quel povero ragazzo siano state prese così a cuore. Ma non sono qui per parlare di lui.– continuò Silente spostando lo sguardo su nuovi arrivati, Hermione e Ron erano arrivati al fianco del loro compagno.
–Vi sarete chiesti dove sia andato Horace Lumacorno, in questi giorni–
–Oh si, non immagina quanto– rispose Harry, ripensando alle sue punizioni.
–Horace, come ben sai, non voleva più saperne degli Horcrux. Ma era uno dei pochi che, tramite questo collegamento con Tom Riddle, potesse comprendere quali mosse avrebbe potuto architettare con la creazione degli Horcrux. Altro legame è  la medesima casa di appartenenza; e proprio grazie a questo che Lumacorno, non ancora a cuor leggero, è riuscito a individuare qualcosa di molto interessante, tramite delle ricerche. La chiacchierata con te deve averlo smosso parecchio per essere riusciti ad avere questo ulteriore aiuto.–
–Ho capito bene? Ne ha trovato uno? Un Horcrux?– disse Harry in un esclamazione contenuta.
–Credo di sì–
–Qual è? Dov’è?– chiese Harry in preda all’eccitazione e un pizzico di timore.
–Il medaglione di Salzar Serpeverde. Si trova molti chilometri da qui, in una caverna sulla costa che da tantissimo tempo cerco di individuare: la caverna in cui Tom Riddle un giorno terrorizzò due bambini del suo orfanotrofio, ricordi?–
Harry annuì ammutolito.
–Harry, ti ho promesso che ti avrei portato con me, ma una condizione: che tu mi obbedisca all’istante a qualunque mio ordine, senza discutere. Ho la tua parola?–
–Certo.–
–Molto bene. Allora desidero che tu vada a prendere il tuo mantello e ti trovi nella sala d’ingresso tra cinque minuti.–
–Aspetti professore!– intervenne Hermione, dopo che Harry aveva fatto come chiesto, entrando nuovamente al dormitorio per prendere il necessario. –Non possiamo aiutare in alcun modo nella ricerca?–
Silente sorrise ancora una volta.
–Voi mi sarete maggiormente utili qui, è per questo che mi fido talmente tanto di voi, e dell’amore incondizionato che provate per Harry , che ho permesso lui di rivelarvi ogni mistero.–
 Quando Harry tornò, Silente era già sparito, Hermione e Ron lo attendevano con occhi dilatati dalla paura.
–Harry… – cominciò Hermione. Ma lui la interruppe porgendole una boccettina tra le mani.
–E’ il rimanete della Felix Felicis, non l’ho usata molta. Il mio piano per incastrare Piton sembra fallito, ho pronunciato io il nome di Piton e con me solamente l’incanto funzionerebbe. Ma forse con questa avrete qualche possibilità in più, George non ha mai specificato se i proprietari dell’oggetto potevano essere più di uno, aveva accennato al fatto che non erano perfetti. Magari non avrebbe funzionato comunque, magari con la Felix otterrete qualche vera possibilità.–
–No! Non la vogliamo!– quasi urlò per la preoccupazione –Prendila tu, chissà cosa dovrai affrontare–
–Io sarò con Silente, andrà tutto bene. E poi, ti spetta di diritto, io non l’ho mai meritata.–
I due amici lo osservarono rassegnati e tremanti, si abbracciarono come tacito accordo, sostegno e buona fortuna.
–Ci vediamo presto…– disse Harry staccandosi dal lungo abbraccio. Andò via di corsa, diretto alla sala d’ingresso.




–Devi svegliarlo, Severus– disse Narcissa carezzando le mani del figlio dormiente –Non mi importa dei tuoi motivi, muoviamoci a fare quello che dobbiamo e portiamo fine a questa farsa.–
 –E' il momento adatto– confermò la voce monocorde di Piton, stava preparando l'ultima dose di dittamo diluito. Passò la bacinella nelle mani di Narcissa, mentre lui aggiungeva gli ultimi granelli di misteriosi ingredienti.
–Piton– pronunciò. E la ciotola diventò leggermente più calda nelle sue mani, ma non ci prestò molta attenzione –Se quello che stai facendo è per risparmiare il fardello a Draco, io ti ringrazio, ma conosci le regole del patto infrangibile. Il tuo compito è quello di completare ciò che Draco non riesca a compiere, se in caso fallisca. Non puoi interferire in partenza. Tu-sai-chi lo capirebbe, e sarebbe un rischio per tutti.–
 –So bene che il Signore Oscuro esige che il compito lo porti a termine il ragazzo, come prova della vostra lealtà. È un passo fondamentale il suo compimento, con o senza il mio aiuto. Anzi, sono sicuro che lui sarebbe estasiato dal fallimento del ragazzo e del mio obbligato intervento, dimostrerebbe che entrambi abbiamo tentato di portare il compito come suoi grandi fedeli. Draco è un giovane inesperto, il suo fallimento potrebbe essere perfino capito, per questa prima volta.–
 Il discorso di Piton non faceva una piega, fluiva nell'aria arrestando il silenzio intorno a loro, misurato. Narcissa strinse nervosa le dita intorno ciotola con la medicina ormai pronta; parlare del proprio figlio unico in un argomento dove Voldemort era presente era estremamente terrificante. Ma Narcissa manteneva esternamente il suo tipico atteggiamento fermo e risoluto, tipica maschera della quale aveva ereditato il figlio.

 –Stai dicendo che preferiresti rischiare l'ira incolmabile del Signore Oscuro, basandoti su tue personali supposizioni, per risparmiare Draco a un gesto tanto estremo? E credi pure che tutti noi ne avremmo dei benefici.– meditò la donna. – Ma hai fallito. –
 –Non sono riuscito a capire cosa Draco avesse in mente per il compimento del piano– ammise Piton tranquillamente.
Narcissa lo squadrò soppesando le sue parole. –Hai approfittato dell'incidente di mio figlio per temporeggiare e capire cosa avesse in mente, tenendolo in questo stato, per proteggerlo poi successivamente– la donna ormai stava parlando a se stessa, costatando l'ovvio per mettere insieme i pezzi di un dettagliato puzzle. Qualsiasi madre al suo posto sarebbe stata indignata per i modi di agire dell'uomo, ma lei glielo aveva concesso, da perfetta stratega e madre pietrificata dall'angoscia. In fondo anche lei voleva rimandare il più possibile l'avvenire già scritto del figlio, voleva tenerlo alla larga da Voldemort il più a lungo possibile. Anche se ormai era tardi, era uno di loro, neanche lui era riuscito a scappare al destino che li accomunava.
Un marchio è per sempre.
–Piton– richiamò Narcissa dopo un lungo minuto di silenzio –Dimmi la verità. Tu sei davvero fedele al nostro signore?– chiese la donna improvvisamente.
Severus Piton non era semplicemente un ottimo intenditore di pozioni e arti oscure. Era anche un portento nell'occlumanzia. Sapeva come fa rimbalzare ogni tentativo di infiltraggio nella sua mente; lo faceva spesso con Voldemort, e lo avrebbe fatto anche in quel momento. Sentiva che qualcosa non andava, che stesse parlando più di quanto era solito fare.
 –Ovviamente– affermò lui con nochalance, dopodiché fece cenno alla madre del ragazzo di poter dare la medicina al figlio. Narcissa valutò ancora una volta l'intera situazione nella sua mente, dopodiché fece come gli era stato ordinato. Portó la ciotola alle labbra del figlio e lo costrinse a bere fino a quando non si svuotò completamente. La donna ritornò l'oggetto al suo proprietario, che una volta avuto nelle mani, sembrava guardarlo con più attenzione, con aria insolitamente curiosa. Ma non disse nulla. Ripose la ciotola con le altre cose e come la madre, diede tutta la sua attenzione al ragazzo steso sul letto.
Ci vollero diversi minuti prima che la medicina iniziasse a fare il suo effetto.

Draco Riaprì lentamente gli occhi, trovando difficile riuscire a scandire le immagini, all'inizio. Gli erano apparse sfocate, distanti. Sentiva le voci ovattate e le mani che lo richiamavano, scuotendolo.
–Draco, tesoro, sei sveglio?–
–Harry? – chiamò confuso.
Una mano delicata e minuta gli sfiorò il viso, spostandogli qualche ciocca dal viso.«No» rispose una voce femminile con toni tirati –Sono la mamma– si addolcì. A quel punto la vista tornò alla sua regolarità, i rumori sembravano essere più vicini. La figura di Narcissa era ora ben visibile davanti ai suoi occhi.
–Madre– disse il figlio con voce tremante –Cosa ci fai qui, che è successo?–
–E' quello che volevamo sapere noi– rispose lei spostando il viso verso la sua sinistra, dove immobile e con la sua solita maschera di freddezza si trovava Severus Piton –Io penso di saperlo perfettamente, ma ho bisogno di un ulteriore conferma o la situazione potrebbe sfuggirci di mano– disse impassibile.
Draco sembrava non capire quello che il professore che più stimava, voleva dire. Poi come dei lampi a ciel sereno gli passarono davanti agli occhi scene di giorni antecedenti, Harry che con sguardo carico di delusione scagliava contro di lui un incantesimo che non aveva mai sentito prima. Per istinto si portò le mani ai capelli, in un gesto disperato, li tirò tutti indietro scompigliando la pettinatura non più gellata.
–Sono un’idiota.– si disse con un fil di voce.
–Draco, che è successo?– ripeté sua madre. Lui sollevò lo sguardo, gli occhi grigi pieni di timore e insicurezza la guardavano con eguale intensità.
–Lui, credo abbia scoperto il mio compito. Io, ero preso dal panico e ho scagliato contro di lui un Crucio, e… L’ultima cosa che ricordo è la sua voce che replicava con in incantesimo che non ho mai sentito prima, qualcosa come “Sectumsempra” mi pare.–
A quelle parole Piton strinse le labbra e lo guardò con aria truce, ma non disse nulla. La parola aspettava alla madre.
–Sei stato poco diligente e credi di aver mandato in fumo il tuo piano. Ma non preoccuparti, Harry Potter non sospetta nulla, Severus è certo che il ragazzo appaia estremamente più confuso del solito. Ha avuto modo di osservarlo da vicino ultimamente.–
Ma Draco continuò a rivolgerle uno sguardo fragile, annuiva, ma non sembrava affatto sollevato.
–Forse, tuo figlio non è turbato per questo Narcissa.– Severus Piton intervenne, si rivolgeva alla donna con i tipici toni cantilenanti che lo caratterizzavano, ma il suo sguardo non si distoglieva nemmeno un attimo dal viso allarmato del ragazzo. –Forse trema all’idea di aver ferito il giovane prescelto.–
–Il Signore Oscuro non lo avrebbe perdonato se non avesse reagito, Severus, si dia il caso che è Draco che ne è uscito peggio.–
–Ovviamente– rispose Piton lasciando l’ultimo sguardo al ragazzo che teneva il suo abbassato sulle bianche coperte.
Narcissa si rivolse verso Draco, qualsiasi madre avrebbe capito che quelle parole erano andate dritte nel segno nell’animo del figlio.
–Guardami– ordinò con toni autoritari, ma velati da qualcosa che era difficile da decifrare. –Cosa intende Severus con le sue parole, Draco? Cosa Provi davvero per quel ragazzo?–
Draco le rivolse una perfetta espressione sdegnosa, da manuale. –Assolutamente niente! Figuriamoci.– rispose altero.
–Sono tua madre!– sbottò lei. –Potrai ingannare ogni singolo studente di Hogwarts con certi atteggiamenti, ma non me. Rispondimi con sincerità: Cosa provi per Harry Potter?–
Passarono secondi silenziosi intrisi di attesa, secondi che sembravano ore. Draco  alzò il suo sguardo, sembrava affaticato ma coperto da una nuova luce, temeraria e irremovibile.
–Io e Harry ci stiamo frequentando. Credo, non lo so più.–
Lo aveva detto. Ed era pronto a ricevere qualsiasi strigliata che sua madre aveva in serbo per lui. Inutile dire che l’espressione della madre era tutt’altro che entusiasta all’idea, ma non sembrava troppo sorpresa, Piton invece, appariva soddisfatto di sé, con quel sorriso sbilenco che faceva da cornice a chissà quali odiosi pensieri.
–E’ inaccettabile.– sintetizzò la madre, – Harry Potter è il nemico.–
–Tu-Sai-Chi, è il vero nemico, madre. Infondo lo sai bene anche tu.–
Nostro Signore Oscuro si trova nella nostra dimora adesso, e si aspetta grandi cose da te. Farei più attenzione con le parole, fossi in te, caro.–
–Vogliate scusarmi– li interruppe Piton. Era di nuovo calato il silenzio nella stanza –Vi lascio alla vostra intima chiacchierata Madre-Figlio. Ho un paio di compiti da portare a termine– disse prima di sparire attraverso la porta, era coperta da incantesimi che impedivano a orecchie indiscrete di origliare i loro discorsi.
–Draco– chiamò la madre quando fu certa che Severus fosse già lontano. –Sai bene di avere un compito da svolgere, per la salvezza della nostra famiglia–
–Lo so bene.–
–Harry Potter adesso non è qui.– comunicò lei, un’informazione che per Draco sembrava non avere senso al momento. Restò in silenzio e attese spiegazioni.
–Voldemort vi ha posto un peso sulle spalle troppo grande per dei ragazzi della vostra età, un peso che potreste non riuscire a sostenere. Un peso che volente o nolente dovrete portare a termine.– A Draco ci volle un po’ per capire che sua madre si riferisse sia a lui che ad Harry, e dove volesse andare a parare.
–Harry Potter non è qui– ripeté nuovamente la donna –Ciò vuol dire che tu potrai portare a termine una parte del piano nascosto al suo sguardo, per il resto, se anche provandoci con tutte le forze non dovessi riuscire, Severus è qui per questo. Per quello che potrà accadere dopo, nessuno può saperlo. Ma noi saremo liberi dal nostro debito.–
–Perché mi stai dicendo questo? Perché hai atteso che Piton andasse via se vuoi che lui mi dia il suo appoggio?–
–Severus Piton è il più fedele servo del Signore Oscuro, l’uomo su cui posto una grande fiducia, superiore forse a quella che riserva a tua zia Bellatrix. Tutte le sue azioni, anche quelle fatte di buon cuore, dipendono comunque alla riuscita del piano di Voldemort, non sono sicura che gli vada a genio tutto quello che ne verrà oltre–
Draco la guardò interrogativo e Narcissa si prestò a continuare. –Guarda la tua cravatta– disse, e lui fece come gli era stato detto. Notò subito che la sequenza smeraldo-argentea era ad un certo punto interrotta da un tocco dorato, era un fermacravatte a forma di Ippogrifo. Lo sfiorò delicatamente con le dita, immaginando già chi potesse avere gusti tanto orrendi nello scegliere il vestiario, sorrise.
–Quel ragazzo non ti mollava un attimo, giorno e notte a prendersi cura di te. Immaginavo che non fosse stato un incidente quello che ti è capitato, pensavo fosse successo qualcosa dove lui c’entrasse e che avesse rimediato in questo modo per i suoi sensi di colpa. Ma quel regalo, ne ha uno anche lui molto simile.–
–Le mie parole, e quelle di Piton… Erano solo una conferma non è così?–
–Una madre capisce sempre certe cose– annuì lei –Inoltre, avverto che c’è qualcosa di davvero forte tra voi due. Potter poteva denunciarti al preside in davvero molte occasioni– Draco assunse l’espressione di chi non capiva a cosa si stesse riferendo  –Sei stato in coma per tutta la durata delle vacanze, Draco.– confidò la madre al figlio incredulo –E in tutti questi giorni era sempre lui ad occuparsi di te, al cibo, al vestiario… Lui sapeva del marchio nero; a questo punto non so’ da quanto ne era già a conoscenza, ma in ogni modo, ha fatto il possibile per nasconderlo agli occhi di tutti, perfino a Madama Chips, come ci sia riuscito, non ne ho idea–
Draco non aveva parole, doveva sentirsi lusingato, amato. Invece sentiva di essere una persona dieci volte peggiore di quella che già pensava di essere.
–E’ per questo che ti chiedo di compiere i tuoi doveri, se davvero questo legame è così forte come sembra, lui capirà.–
Draco doveva salvare la sua famiglia, e oramai ammetteva a se stesso che di essa voleva ardentemente che anche Harry ne facesse parte. Per fare ciò doveva compiere scelte che non sempre appaiono come migliori, non sempre sono le più giuste, ma sono l’unica opzione ragionevole da compiere. E per salvare la propria famiglia, un Serpeverde avrebbe fatto di tutto. Perfino distruggere tutta la terra che circonda i loro piedi.
–Lo farò, oggi stesso. Ci riuscirò e vi porterò in salvo.–
  
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