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Autore: Axia    28/01/2018    4 recensioni
Spin Off tratta da Nel Dubbio dagli Fuoco.
Il primo giorno di lavoro è sempre il peggiore, è un dato di fatto, ma niente può preparare una nuova squadra eccitata a un capo tiranno, colleghi Babbani razzisti, Mangiamorte e a una vittima di rapimento molestatrice.
E il matrimonio? Chi lo organizza?
Glorya Malfoy, Lex Saxton e Lucas Potter alle prese con la loro ultima avventura di gruppo, un modo elegante per dire che si tratterà di un'ammucchiata senza decoro dove l'onniscienza si scontra con l'imprevedibilità dell'idiozia.
Buona Natale ragazzi! E buon #WonderMonday.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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wonder 2

 

 

 

« The unreal is more powerful than the real. Because nothing is as perfect as you can imagine it. Because its only intangible ideas, concepts, beliefs, fantasies that last. Stone crumbles. Wood rots. People, well, they die. But things as fragile as a thought, a dream, a legend, they can go on and on. If you can change the way people think. The way they see themselves. The way they see the world. You can change the way people live their lives. That's the only lasting thing you can create.»
- Chuck Palahniuk

 

 

 

 

 


Latitudine: 51°30′30″ N
Longitudine: 0°07′32″ W
Tottenham Lane, quel che resta del Seven Sisters Pub – Londra

 

 


Glory non aveva mai avuto un capo nella sua vita, a differenza di Lucas e Lex che le avevano descritto il Generale Houser come una specie di Vulcaniano con svariate scope infilate in più orifizi.
L.J. bontà sua non aveva negato, limitandosi a rabbrividire ogni qual volta si menzionava il loro ex capo/padre incazzoso, il che le faceva immaginare un omone grande e grosso, che sbraitava ai quattro venti come i marine che si vedono nei film di guerra americani con tanto di corna e forcone.
Così di fronte al suo attuale boss non seppe esattamente cosa aspettarsi.
Non aveva mai avuto un principale, era sempre bastata a sé stessa e anche nei suoi giorni da informatrice anonima aveva parlato al massimo con qualche segretaria compiacente, con Auror che rispondevano a post it rapidi e indolore, quindi davanti a quella nuova interazione col calore delle fiamme ad intiepidire l’aria optò con un cordiale e mesto mutismo.
L’espressione di Edward Dalton invece di mesto non aveva granché.
L’aveva raggiunta mentre stava seduta sull’ambulanza e di fronte a ciò che restava del Seven Sisters Pub e in effetti cominciò a rassomigliare all’idea che si era fatta del Generale.
Internamente, s’intende. Senza strilli, senza fuoco e fiamme dagli occhi, senza lingua biforcuta che gli usciva dai denti, Edward le dava l’impressione di sfrigolare da dentro, tipo burro in padella.
Le dava pure l’idea che avesse voglia di metterle le mani al collo e stringere un po’, davvero, giusto un pochino.
- Siete in servizio da meno di otto ore.- esordì, rauco, come se fino a pochi secondi si fosse sgolato al telefono con qualcuno.
- Ciao Edward.-
Lui di colpo di fece tutto melenso, facendole patpat sulla testa color platino sporca di fuliggine in più punti, l’altra mano fintamente posata sul cuore – Oh ciao tesoro, non sai che paura mi avete fatto prendere! Stai bene? Vuoi che ti porti un the? Dio, non oso pensare cosa poteva capitarvi! Siete così delicati…- le indicò Lucas e Lex, che si stavano guarendo a vicenda semplicemente stando vicini. Quello stronzo del suo fidanzato si accese persino una sigaretta usando il fuoco ancora acceso su un ciocco di legno volato fuori dalle macerie.
-…così professionali…- Edward si spostò alla destra, mostrandole L.J. che giocava al tiro alla fune col dalmata dei vigili del fuoco, usando un pezzo sopravvissuto dell’insegna del defunto pub.
-…siete la luce della mia esistenza. Pensa che stamattina mi sono svegliato e avevo un bel presentimento. Avevo l’assoluta convinzione che questo lunedì sarebbe stato privo di sorprese, mancano una manciata di giorni a Natale, cosa vuoi che capiti sotto Natale, no? Quale stronzo mi farebbe saltare per aria un bar in mezzo a Tottenham Hale tanto per il gusto di farlo? Anche perché vi ho affidato il caso di un’attivista scomparsa, una donna sana di mente che mai nella vita metterebbe piede in una bettola come questa. Quindi, capisci, mi sono svegliato avendo l’assoluta certezza che voi cinque ve la sareste cavata alla grande. E guarda qua!- tubò giulivo, con Glory in sottofondo che non tentava neanche di infilare una sillaba qua e là a sua discolpa – Guarda che magnifica situazione in cui ci troviamo. Vigili del fuoco, Scotland Yard, il detective Pierce che vi era stato affidato con un trauma cranico…-
Dall’ambulanza vicino, Gil mostrava un vistoso cerotto sulla fronte ma era per lo più illeso.
- Oh, si figuri signore, io sto benone! È stato bellissimo!-
- Il detective si è divertito persino!- ripeté Edward alzando il suo tono di un’ottava – Alleluya, ora mi si rischiara la giornata!-
- Edward.- borbottò Glory.
- No, no, no! Perché è tutto perfetto ora. Tutto va a meraviglia!- dopo di che sbottò, scattando come una vipera a cui era stata pestata la coda girandosi verso L.J. – Houser che cazzo, lascia in pace quel cane prima che uccidiate anche lui!-
- Ok,- disse allora la Veggente mettendosi in piedi nonostante le ginocchia sbucciate – prima di tutto non abbiamo accoppato nessuno. Non direttamente. Non siamo stati noi a far saltare quel cesso di bar. Siamo solo arrivati in tempo per impedire che ammazzassero Lucas, Josh e L.J. Siamo stati sparati fuori quando c’è stata l’esplosione e si, grazie Edward, sto bene per davvero a parte il fischio che ho nelle orecchie.-
Il Capo degli Auror assottigliò pericolosamente gli occhioni blu e Glory si sforzò di ricordarsi sempre che quell’uomo leggeva nella mente altrui. Un gran bel casino. Come faceva a fare il boss?
Non era estenuante sentire i pensieri dei propri sottoposti?
- Sì, lo è. Specialmente per la loro stupidità.- le rispose incrociando le braccia al petto – Sentiamo, come mai per trovare la mia attivista nonché rompiscatole part time scomparsa siete venuti qui? Sono veramente curioso.-
- Conosce Priya?- gli chiese Gil facendosi timidamente avanti con una borsa del ghiaccio premuta sulla testa. Faceva quasi pena, pover’uomo. In più di vent’anni di polizia aveva estratto la pistola una manciata di volte, ucciso un solo malvivente e non aveva mai avuto tante emozioni come quel giorno, ma un brillio vivace si era innescato nel suo sguardo tanto che Edward fu costretto ad inalare più volte per non esplodere.
Il fatto che i suoi avessero quasi ridotto in poltiglia un Babbano di Scotland Yard non sarebbe piaciuto né al sindaco né al Ministro della Magia, Clarice Bones, un’altra strega di belle speranze della famiglia Bones che saliva alla ribalta in politica quando lui non aveva mai dato il suo voto neanche a sua cugina dieci anni orsono.
- Sì, è difficile far parte degli ingranaggi del Ministero e non conoscere la professoressa Rastogi.- gli spiegò controllando rapidamente il suo completo bruciacchiato in più punti, il gilet slacciato, i capelli biondo sporco tutti scarmigliati in varie direzioni.
- Ha la curiosa mania di darti il tormento finché non le dai retta, con metodi più o meno decorosi. Il che mi fa tornare al mio quesito precedente. Come cazzo è successo questo casino? Perché siete finiti qua? E perché Wade parla con la stampa, maledizione!?-
Anche Glory e Gil si voltarono, osservando ciò che stava mandando Dalton fuori dai gangheri.
Si era detto di non fiatare con nessuno e Josh, sporco e lacero, stava in un angolo a blaterare sommessamente con due ragazzi dall’aria da topi di biblioteca che al collo indossavano un cartellino del Mirror. Sembravano a malapena tirocinanti.
- Mi serve del Valium.- sibilò Edward tornando a rivolgerle tutta la sua rabbiosa attenzione. Era in quei momenti che sembrava tale e quale a Linnie.
- Ti faccio un riassunto.- buttò lì Glory, rimettendosi dolorosamente a sedere sul gradino dell’ambulanza – La scientifica dello Yard ha trovato tracce di radici di Mandragora pura nel suo appartamento, cose su cui non si può mettere le mani facilmente a meno che tu non sia del giro, un alchimista o uno degli uffici di Everland. Inoltre fra le tante lettere minatorie e Strilettere che la Rastogi aveva in casa una ce n’è saltata all’occhio in particolare che proveniva dalla banda di Kramer Creek.- additò col pollice il Seven Sisters – Era la base di Malcolm Kramer.-
- Quegli idioti hanno firmato le minacce?-
- Per favore, tutti hanno firmato le minacce alla professoressa.- disse Glory – Era come se ci trovassero gusto, provando orgoglio a mettere il proprio nome sulle prove del reato.-
- Ma cosa diavolo c’entrano dei Babbani con un giro di ricettazione?-
- È quello che pensavamo anche noi, uno sparo nel buio, ma mentre io, Lex e Gil parlavamo con l’assistente della Rastogi scoprendo che, ops, la prof s’intratteneva con svariati studenti di cui uno è fidanzato con niente meno che Bernadette Rosier…- a quel nome Edward chiuse definitivamente le palpebre, assumendo un malsano color verdognolo in faccia -…lo stesso Kramer discuteva con i ragazzi all’interno del pub dei suoi affari. Nelle mie visioni uno dei quattro rapitori aveva un cerotto sul collo, probabilmente per coprire un nuovo tatuaggio. Kramer aveva lo stesso cerotto nella stessa posizione ed è documentato che da anni usciva con Bernadette Rosier. È quasi sicuro che lei gli abbia dato una mano a uccidere i suoi genitori tre anni fa, erano Babbani, facendoli saltare per aria come ha fatto oggi con noi.-
- La nipote di Rosier?-
Glory annuì, mentre Dalton stava ancora ostinatamente a occhi chiusi.
Ora poteva vedergli una vena pulsare sulla fronte, il che era strano per qualcuno che dimostrava esattamente la sua età. Chissà se col fisico graziato dal Lazzaro gente come Edward o come suo padre potevano farsi venire un infarto. Era possibile? Oddio, se lo avessero ucciso?
- Glory dacci un taglio.- la bloccò sul nascere continuando a leggerle nella mente come se fosse stata un libro aperto e lo ammetteva, era abbastanza fastidioso. Rompeva anche lei le palle con le sue visioni a quel modo?
- Si, allo stesso modo.- sibilò massaggiandosi le tempie – Mi serve davvero del Valium. E un altro segretario.- inspirò e tentò di darsi una parvenza di decenza, cosa che non ottenne fino a che non fu Gil a spiegargli meglio la faccenda – Signore, posso solo immaginare che situazione si verrebbe a creare se si venisse a sapere di un attacco Mangiamorte ai danni di un’attivista del Movimento d’Integrazione. Mi creda, prenderemo tutte le precauzioni e se non fosse stato per questa…- additò vacuamente l’incendio morente -…questa piccola debacle non ci saremmo mai avvicinati al reale rapitore.-
- Sono morti in sette.- gli ricordò Edward fra i denti – Sette Babbani.-
- Li ho visti in faccia, non avevano poi tanto di che campare.- commentò Lex raggiungendoli dopo che Lucas aveva litigato con il capo dei vigili del fuoco, facendosi insultare perché aveva detto a tutti che il fuoco avrebbe potuto spegnerlo da solo visto che era un Phyro.
- Tu non mi parlare neanche.-
- Dai Edward, mica è colpa nostra.-
- No, la colpa è mia. Mia che metto le più grosse calamite per guai dopo i vostri vecchi in giro per le strade di Londra a risolvere crimini. Quindi dopo Babbani che non vogliono la Fusione ora abbiamo sette morti, fra cui un Magonò non registrato che stava insieme a Bernadette Rosier che a sua volta si sbatte uno degli studenti Babbani della professoressa Rastogi. Cristo, quella donna porta solo rogne!-
- Ma anche una botta di culo pazzesca.- disse loro Josh, zoppicando verso di loro col telefono in mano – Ho appena parlato con due blogger di Greenwich, avete presente Il Meridiano Verità?-
- Non è un blog per i fissati sui complotti?-
- Oh, salve capo.- fece Josh, avvedendosi solo in quel momento di Dalton che persa ogni speranza si fece accendere una sigaretta da Lex – Non l’avevo vista. Comunque, i due con cui parlavo sono i blogger creatori del Meridiano. Scrivono di complotti politici, tresche elettorali, campagne diffamatorie, cose del genere e lo fanno pro bono, sono piuttosto attenti alla loro credibilità. Pare che seguissero la carriera della Rastogi perché circa tre mesi fa alla cena di compleanno del sindaco la prof ha insultato pesantemente il rappresentante del MAF.-
- George Trevelian? Il Movimento Anti Fusione?- sopperì Gil, osservando gli sguardi vacui degli altri – L’ho visto in alcuni ritagli di giornale nell’ufficio di Priya. È un mago, non una gran brava persona a quel che dicono.-
- E di chi è zio George Trevelian?- proseguì Josh – Guarda caso è il cognato di Dora Rosier, madre della nostra Bernadette.-
- Dio, questa storia sta diventando un vero casino.- sospirò Glory – Prima avevamo solo due indiziati e ora siamo contro tutto il MAF?-
- Questi non sono solo integralisti, questi sono Mangiamorte nascosti dalla loro condotta politica pacifica.- disse Edward – Che altro ti hanno detto quei blogger?-
- Che la Rastogi era sulla lista nera dei bodyguard ai raduni, ma Imogen ha fatto un controllo e secondo i social, Bernadette si è messa insieme al nostro stimato studente di Diritto esattamente in quel periodo. A proposito, avete cinquanta sterline? Devo pagare i tizi.-
Prima che qualcuno potesse urlargli addosso qualcosa di poco elegante, L.J. tornò dal suo giro dell’isolato insieme a Lucas e il quartiere non gli era piaciuto granché.
- Questo posto brulica di polacchi ed ebrei.-
- Mi sembra leggermente razzista. Giusto un po’…- mugugnò Gil sottofondo.
- Comunque, il perimetro è pulito. La stronza ha lanciato un Bombarda contro le bombole del gas del pub, ci è andata bene che non abbia fatto crollare anche i palazzi accanto.- fece Lucas.
L.J. non lo lasciò finire - Almeno abbiamo un testimone. Miss Polka…-
- È bulgara,- lo corresse Lucas prima che uscisse qualcos’altro sul tema – Varvara Botev.-
- Quello che ho detto. La rumena ha visto tutto e penso fosse una del giro di Malcolm. Ma non parlerà granché.-
- Perché no?- domandò Gil – Se le serve protezione…-
- Le serve senz’altro adesso.- ironizzò L.J. con uno dei suoi rari sorrisi – È una battona. O voi pallidoni avete un termine più elegante per chiamare le prostitute?-
- Com’è se io ti do del poc sono razzista ma tu puoi chiamarmi pallidone e la cosa non viene considerata offensiva?- borbottò Josh, più per sana curiosità che per altro.
- Così va la vita bello.- rispose Houser – E non darmi del poc.-
- E tu non chiamarmi checca ogni cinque secondi. Vediamo se ci riesci.-
- Figurarsi. Ehi Capo, senti un po’ quand’è che parliamo del mio contratto? Quegli stronzi dell’Immigrazione Magica mi rompono le palle per la carta viola.- tubò il sergente cambiando completamente argomento – No, sul serio, mi rimpatriano se non dimostro di avere un’occupazione.-
- Ok, mi avete rotto il cazzo.- sbottò Edward lanciando la sigaretta in direzione dei vigili del fuoco che in risposta gli sollevarono dietro alle spalle un dito medio – Glory vai a parlare con la bulgara, poi levatevi dai piedi. Sul serio…fatevi una doccia e datevi una sistemata, fate pena. E per l’amor di Morgana, se fate scoppiare qualcos’altro prima di Natale giuro sui miei figli che vi spedisco a pulire le latrine di Azkaban.-
- Ehi Edward, che te ne pare di Kensington per sposarsi?-
Non rispose alla domanda di Lucas. Ignorò il broncio di Lex e l’aria scazzata del resto di quel patetico gruppetto.
Li guardò uno per uno con aria sufficientemente minacciosa da instillare in quei deficienti un minimo di professionalità, poi si Smaterializzò via con tutta l’intenzione di andare a farsi una flebo di tranquillanti, perché da come si presentavano le cose quelle vacanze si sarebbero rivelate una vera merda.

 

 


Varvara Botev abitava in un tugurio poco lontano, a un paio d’isolati di distanza e tutto nel suo appartamento o puzzava di sigaretta o di latex.
Quando Glory sprofondò sul suo divano poté contare mentalmente i numero di porno che ci erano stati girati sopra. Ed era quasi sicura che si fosse seduta sulla punta di un dildo perduto fra i cuscini.
- Sì ma io non so un cazzo, ok? In che altro modo ve lo devo dire?!-
La tizia aveva il classico accento dell’est, bruciature chimiche sotto alle narici di chi sniffa detersivi e un paio di tette tonde come meloni che rendevano difficile persino a Josh guardarla in faccia.
Di soldi doveva farne parecchi e probabilmente li spendeva tutti in droga.
Fortunatamente per loro L.J. era più razzista che arrapato e stava conducendo l’interrogatorio con il suo solito charme.
- Per me stai raccontando solo cazzate e se per due secondi pensassi al tuo culo anoressico invece che a quello stronzo del tuo ex, pace all’anima sua, forse capiresti di trovarti nella merda fino al collo bella. E non è la solita merda bianca in cui sguazzi tesoro. Dì addio alla tua pista serale, perché quando Bernadette saprà che hai cantato tornerà qui a finire il lavoro.-
Guardò la donna, rossa in volto per il suo ex pappone.
- Vuoi saltare per aria?- la incalzò L.J. – No perché così ci togli la fatica di mettere qualcuno a proteggerti.-
- Andiamo, signorina Botev.- gli diede man forte Gil con toni assai più delicati – Cos’ha da perdere? La sua vita è in pericolo, Miss Rosier ha dimostrato di non avere scrupoli facendo saltare per aria un intero edificio. Noi vogliamo catturarla. Aiutandoci potrebbe salvarsi la vita. E magari cambiare area di specializzazione. Non le piacerebbe?-
- È un suo modo educato per intendere che potresti smetterla di fare pompini dieci sterline l’uno.- disse Houser.
- Sempre meglio di quello che fai tu, testa di merda!-
- E lavati la bocca.-
- Ok, ok.- Lex si mise fisicamente in mezzo separando i due, visto che Gil era quasi arrivato a qualcosa. Ricondusse la testimone sul divano, tentando di calmarla.
- Bene. Ora per favore dicci quello che sai di Bernadette e di Jordan Milligan.-
- Sì, ma io non so niente! Quella stronza entrava e usciva dalla vita del mio Malcolm come se fosse la padrona! Stavo lavorando quando è successo questo casino!-
- Si immagino.- bisbigliò L.J.
- Ero in macchina con un cliente coglione, avevo appena finito e l’ho vista camminare per la strada. Ha visto voi tre che entravate al Seven Sisters e ho pensato che foste dei tipi pericolosi perché si è fermata ed è corsa a nascondersi nel vicolo dove al pub buttavano la spazzatura.-
- Come diavolo ha fatto a riconoscerci?- Josh non sembrava convinto – Mi sembra strano.-
- Non lo so, ok? Non lo so, ma si è presa una paura fottuta. Dopo un po’ sono andata a vedere se aveva qualcosa da vendermi…insomma, che cazzo ci vai a fare in un vicolo di merda? Mi ha cacciata come se fossi una pezzente quella stronza e lì per lì me ne sono andata, poi però ho pensato di infilarle un tacco nel culo, giusto per insegnarle l’educazione no?-
- E già.- annuì Lucas – E lì l’hai vista.-
- Sì. Ha estratto la sua bacchetta e boom,- enfatizzò la donna – un casino enorme! Guarda qua che roba!-
Mostrò i gomiti, i palmi delle mani, le ginocchia. Tutte ridotte nello stesso stato di quelle della Veggente.
- Potevo morire! Figlia di puttana…sapevo che quella portava guai. C’è sempre stato qualcosa di storto in quella stronza. Faceva la fighetta coi soldi di mamma ma le piaceva bazzicare i bassi fondi. Si è scopata il mio Malcolm per anni. Come ha potuto ucciderlo…- gli occhi vacui le divennero vitrei, annacquati come un drink malfatto.
- Siamo tutti in lutto.- sibilò L.J.
Gil si sporse un po’ dalla poltrona, posandole una mano sul braccio.
- Varvara, sai dirci dove abita? O se lei e Malcolm avevano un posto in cui s’incontravano lontano da qui?-
Tirando su col naso come un’aspirapolvere quella fece mente locale, ora placida come una bambina. Forse la botta iniziava a farle effetto.
- Andavano in un hotel a ore a dieci minuti da qui quando l’appartamento di Malcolm era sotto sopra. L’Orange Inn. Carta di credito e niente telecamere, parcheggio interno. Malcolm diceva di sì ma non è mai stato da lei. Una sera lui e Lance hanno discusso su come gestire il boy toy di Bernie una volta che se ne fosse liberata.-
- Quindi era chiaro a tutti che lei avesse un secondo fine con Jordan Milligan?- le chiese Gil.
- Beh, direi. L’avete visto in faccia? Quello ha l’acne e non sa distinguere una canna piena di erba da una rollata con la cicoria. So solo che Bernadette se lo trascinava in giro come un cucciolo per fargli vedere che gente tosta frequentasse, Malcolm l’ha riempito di chiacchiere anche se voleva spaccargli la faccia e dopo un mese se lo rigiravano come un calzino.-
- E così l’hanno convinto a rapire la professoressa Rastogi.- concluse Glory, stremata – Che situazione del cazzo. Abbiamo l’indirizzo dei Milligan?-
- A casa sua tornava solo per lavare la biancheria. Attualmente risiede nello studentato a Cambridge,- cinguettò Imogen dal vivavoce del cellulare di Lex come una moderna Siri – sto scavando nella sua vita privata, datemi un’altra ora.-
- Sì, comunque io non c’entro un cazzo bionda. Un cazzo.- sottolineò la Botev con enfasi – Non me ne importa un cazzo di quella Babbana fuori di testa, come non me ne importa niente delle faccende politiche di questo schifoso paese. Tutte cazzate.-
- Una vera valanga di cazzi gratis. Sarà una favola per te.- sibilò Houser già alla porta, beccandosi un posacenere dietro che scansò all’ultimo momento.
Da lì la situazione precipitò in fretta. Varvara li cacciò fuori nella sua lingua madre usando ampi gesti con le dita che non lasciavano spazio all’immaginazione e non accettò nemmeno di farsi scortare in centrale dai colleghi del detective, per essere messa sotto protezione.
In mezzo alla strada, alla neve, sporchi di fuliggine e puzzolenti di fumo il gruppo decise che c’era una cosa sola da fare.
Presero Gil e se lo portarono a casa per cena senza neanche dargli il tempo di defilarsi.
Atterrati a Camden direttamente di fronte alla porta del loro appartamento, Glory ebbe una sgradevole sensazione di orticaria fulminante sentendo le voci provenire dall’interno.
I casi erano due.
O Elettra aveva portato loro del cibo, cosa che faceva a giorni alterni servendosi di una banda di facchini tutto fare o, cosa assai più probabile, la stronza aveva le chiavi di casa loro.
La Sharp aveva le chiavi.
E infatti Vicky era nella loro cucina in camicia di seta, gonna a tubo e tacchi alti dodici centimetri, parlando al telefono e contemporaneamente occupata a spostare una vagonata di cibo da asporto dai contenitori ai piatti con l’aiuto di Imogen Archibald, i cui capelli da biondo fragola nelle ultime ventiquattro ore si erano fatti celesti, intrecciati come fosse uscita da Game of Thrones. Una frangetta spessa le cadeva a strapiombo su un paio di finti occhiali da vista dalla forma tonda e larga, molto vintage e molto assurdi.
Glory avrebbe potuto mettersi a urlare se i due luminosi occhi di Faith Potter non si fossero puntati su di loro come fanali, il che stava a significare una sola cosa.
Festeggiamenti da primo giorno.
Faith fu felice di vederli proprio come un furetto sotto steroidi, ma notando il suo naso arrossato forse era meglio parlare di antipiretici, e fece per accogliergli fingendo che non avessero l’aspetto di cinque a cui era stato fatto esplodere un pub in testa ma a un passo da loro si fermò, spalancando la bocca di fronte a Gil.
Gil che se ne stava inconsciamente ben nascosto dietro alle spalle di Houser e che guardava stralunato le foto appese alle pareti che si muovevano.
Gil con un cerotto in testa e una busta di ghiaccio secco in mano, col cappotto strappato, i pantaloni da buttare e il gilet aperto.
- Santa Morgana l’avete portato!- urlò Imogen vedendoli, correndo da loro in un turbine di gonna balze nera a pois bianchi piazzandosi direttamente accanto a Faith.
- Lei è Gil, il detective Pierce!- tubò la giovane Potter fregandosene altamente delle condizioni di suo fratello, degli amici e pure del suo “affettuoso uomo nero” come Vicky amava definire Houser quando erano sole a chiacchierare. Sorridente si sporse e strinse la mano a Gil.
Che ora oltre che confuso era anche leggermente intimidito.
– Perfetto, non aspettavamo altro che di conoscerla! Si ferma a cena vero?-
- Certo che si ferma a cena!- fece Imogen, come indignata dalla possibilità che se ne andasse – Abbiamo ordinato per un esercito e d’altronde qui c’è sempre qualche bidone che mangia troppo.-
Dalla cucina invece Victoria aveva momentaneamente staccato l’orecchio dal telefono, rimasta a guardarli tutti con aria assai meno eccitabile.
Forse era lo stato del loro abbigliamento a farle storcere il naso.
- Cosa vi è successo?- domandò con cautela.
- È esploso un pub a Tottenham.- le spiegò Lex levandosi la giacca di pelle – Con noi dentro.-
- Che cosa?- sbottarono tutte e tre le ragazze.
Imogen spalancò la bocca, stavolta seriamente sdegnata per non essere stata messa al corrente.
- Che razza di bastardi siete? Facciamo squadra, mi fate navigare per ore sulla rete nel torbido di quello stupido Babbano che non sa distinguere un vulcaniano da Nosferatu, vi fate esplodere e non me lo dite? Neanche tu Josh?-
Wade preferì non rispondere, dicendo che andava a lavarsi le mani e avendo capito rapidamente che il cesso era la via per la salvezza, in quattro seguirono Josh per lasciare Gil agli squali.
La sua faccia supplichevole non impedì loro di scappare in veloce successione e in camera, di fronte allo specchio, Glory si buttò giù di faccia come aveva fatto quella mattina alle sette di ritorno da casa di Gilda.
Era tornata al punto di partenza il che stava a indicare la merda in cui il loro primo giorno di lavoro era finito a nuotare.
- Mi fa male tutto.- mugugnò con la bocca nel piumino.
Non che Lucas capisse. Primo, era novanta chili e per addestramento era difficile che qualcosa meno forte di un agente in tuta anti sommossa potesse lasciargli dei lividi. Secondo, lui e Lex si guarivano stando vicini. Terzo, un’esplosione a parte renderli sordi a quei due avrebbe fatto ben poco.
Lo odiava. Odiava il suo futuro marito.
Poi lo sentì levarle delicatamente gli stivali, con dita ancora più caute sbottonarle i jeans attento alle sue ginocchia. Infine il massaggio alla schiena e con un grugnito lo lasciò fare, ma poteva immaginarlo sorridere mentalmente, tutto contento dei suoi exploit.
- E tu ti diverti. Io mi sono spiaccicata sul cemento e tu sei felice che i bei vecchi tempi andati siano di ritorno.- perseverò con tono cavernoso, i polpastrelli caldi del Phyro a premere delicatamente sulle sue vertebre – Ti odio.-
- Vedrai che la trovi.-
- Come faccio a trovarla se cambia le sue intenzioni ogni dieci secondi?- sbottò mettendosi a sedere e trovandoselo a due centimetri, praticamente solo in boxer, Merlino lo benedicesse – Continuo a perderla, non riesco a capire dove sia finita! Cos’ha quella donna nel cervello per fottermi così la Vista, eh? Se si spargesse la voce col cavolo che lavorerei più!-
- Tesoro, calmati.-
- Tu calmati, non sei tu che ti sei fatto ingannare da una Babbana attivista!-
L.J. pose fine al loro amabile diverbio spalancando la porta della loro camera, una felpa di Lex addosso e l’aria incazzosa di chi non vuole un raffreddore ma ha altrettanta voglia di limonare, senza successo.
- La cena è pronta. E non venite in mutande.- e richiuse la porta, poco prima di sentire la bomba a orologeria all’interno di Glorya Malfoy agli ultimi scatti prima della detonazione.
Il fatto che Lucas e Lex fossero attaccati per il culo e per la vita da principio non era stata una rottura di palle di quei livelli, quindi usò il tempo che gli altri dedicarono a cenare e a fare il terzo grado a Gil per progettare il suo futuro.
Uccidere la Sharp era sempre stata un’opzione valida e anche se negli anni aveva etichettato suo padre come una regina del melodramma ogni volta, circa ogni cinque minuti, in cui si lamentava di Harry Potter e del fatto che si ostinasse a vivere, non l’aveva considerata un pericolo reale fino a quando al matrimonio di Gilda e Colin era accaduto qualcosa che aveva spostato l’asse dell’esistenza di Lex Saxton, deviandolo dal percorso che fino a quel momento aveva sempre visto per lui.
Al matrimonio qualcosa era successo. Non sapeva cosa, l’esatto momento o chi aveva innescato il cambiamento ma da un secondo all’altro le motivazioni della vita di Lex l’avevano acciecata, cambiando in un turbinio di colori e decisioni lasciandola spiazzata a tal punto che non aveva aperto la bocca la mattina in cui, con il loft ancora invaso di scatoloni, si era ritrovata la Sharp seduta al loro bancone a fare colazione con i suoi cereali. Semi nuda.
L.J. aveva avuto ragione per una misera, schifoso, pidocchiosa volta nella sua vita.
Era ora di tirare fuori il ferro. O una qualunque arma di distruzione di massa.
Così non si poteva andare avanti.
- Samosa?-
Faith non si era ancora convertita allo stile vegano, Imogen lo era da due mesi e secondo Houser il suo mangiare gremiglie l’aveva resa ancora più lesbica, ma quel giorno la sua consumata cognata le mollò del piatto una quantità abnorme di cibo indiano anche se Glory era più da Thai, infatti mentre nessuno guardava si era fatta fuori mezzo pad thai e lasciato appena un mestolo di Tom Yum soup.
I carnivori erano andati di sushi, tikka masala, biryani e ogni piatto cinese a base di maiale che esistesse sul menù d’asporto.
Farsi saltare per aria di certo faceva bene all’appetito.
- Quindi, fammi riassumere…- Gil si passò un tovagliolo di carta unto sulla bocca ed era uno spasso con i capelli sparati in ogni direzione, la camicia sbottonata e le maniche tirate fin sui gomiti – Ci sono gli Auror e ci sono i Mangiamorte. Ma i Mangiamorte seguivano un tizio che è morto. Tuo padre l’ha fatto fuori.-
Lucas annuì, una forchetta fra i denti mentre cercava di usare il pane naan per raccattare tutto ciò che gli restava nel piatto.
– Già.- mugugnò, tentando di non strozzarsi – Poi quegli stronzi hanno fiutato la nipote di faccia schiacciata e hanno seguito lei. Più un paio di altri stronzi che non sto qua a nominarti.- buttò un’occhiata da cucciolo a Lex, carezzandogli la spalla come il Giuda che era – Scusa.-
- Ma figurati.- rispose il biondo, proseguendo a sua volta – Gli stronzi in questione hanno elaborato un piano attorno alla nipote di Lord Voldemort, che era la tizia apparsa dieci anni fa al Tower Bridge.-
- Angelica Riddle.- sopperì Gil.
- Esatto. Ci attaccò, cercò di ucciderci, di prendere Glory perché le interessavano le sue visioni e poi…-
- Il drago!- lo interruppe Gil eccitatissimo – Forse per voi è normale…-
- No, fidati, non lo è stato. Niente di quel drago è normale.- s’intromise Faith a bassa voce, ma non tanto da non farsi sentire.
-…ma non per noi. Quando è successo il nostro mondo è finito sotto sopra. Vi ricordate alla tv? L’apocalisse è arrivata, il mondo sta per finire.- tuonò il Babbano con voce da telegiornalista – La gente è impazzita, lo scetticismo anche di fronte alle testimonianze di chi era stato presente, persino i video su Youtube non sembravano fasulli. Per non parlare delle prove sul ponte, gl’incidenti dei mesi prima per tutta la capitale. Palazzi che svanivano, scuole scomparse. C’è stato il caos, la paura più totale, ricordo le teorie di terrorismo, quelle sulla più grande mistificazione della storia umana.-
Percependo il rimorso del Phyro, Glory allungò la mano sotto al tavolo per carezzare la gamba a Lucas.
- Tu dov’eri?- chiese a Gil – Te lo ricordi?-
L’uomo sorrise, i grandi occhi celeste pallido pieni di brio forse per qualche bicchierino di sakè di troppo – Stai scherzando? Me lo ricorderei anche fra un milione di anni! Ero al Tower Bridge. Ci ero proprio sopra. Ecco perché sapevo che era tutto quanto reale.-
Tutti quanti strabuzzarono gli occhi, seriamente colpiti dall’affermazione.
- Stai scherzando? Eri sul ponte?- sbottò Josh staccandosi dalla birra.
- Eccome se c’ero. Ero un agente anziano pronto al grande salto a detective, sapete, ma pattugliavo ancora la città e quel giorno, non lo scorderò mai, c’era stata una rissa sul ponte per un piccolo tamponamento. Una stupidaggine, perché poco dopo mezzo cornicione fece fuori il tettuccio della decappottabile che era stata investita. Alzi gli occhi e lo vidi. Immenso.-
Forse non era il sakè, capirono i ragazzi.
Erano gli occhi. Completamente diversi dai loro, abituati a una realtà completamente differente e quegli occhi ancora in quel momento a dieci anni di distanza sembravano rivedere lo spettacolo a cui erano stati testimoni.
Meraviglia.
Sgomento.
Incredulità.
Paura.
E ancora la più grande meraviglia che mente umana possa concepire.
- Le sue ali erano enormi, hanno oscurato la poca luce del sole che passava dalle nuvole, aveva piovuto tutta la notte. Poi arrivò lei. Era come una macchia scura, camminava scalza sul cemento e anche se sembrava tanto giovane…quelle iridi rosse.- Gil deglutì, guardando improvvisamente in basso sul suo piatto spazzolato – Fu terrificante. Falciava chiunque vedesse e la cosa assurda per me all’epoca era il modo in cui la mia mente si fosse completamente inceppata. Non capivo, sapete? Non riuscivo a capire come ci riuscisse, non potevo arrivarci, neanche come un drago di venti metri sopra la testa ma tutti coloro che lei indicava cadevano a terra come bambole. Stavo schiacciato sulla strada insieme a un tassista e alla proprietaria della decappottabile, le tenevo giù il capo…e mi sono accorto solo più tardi che lei era già morta. Quella luce verde l’aveva colpita in pieno, passandomi a pochi centimetri dalla faccia.-
Gil tirò su col naso e sorrise, quando Imogen sull’orlo delle lacrime gli strinse forte la mano.
- Poi il drago scese dalle torri del ponte e ricominciò il casino. Salvò tutte le persone rimaste.-
Piano piano il silenzio avvolse quella che fino a poco prima era stata una tavola allegra e piena di vita.
Gil era tante cose, un ciccio palla come lo definivano i colleghi alle spalle e anche un somaro, come gli aveva detto Priya una volta quando durante una discussione aveva scambiato Emmeline Pankhurst con una delle sue figlie (gli aveva tirato un falafel addosso) ma era anche piuttosto bravo a leggere le persone o col cavolo che sarebbe sopravvissuto tanto in polizia lavorando praticamente da solo sobbarcandosi anche i compiti della sua squadra.
Capito quindi che l’argomento non solo agitava lui ma anzi metteva i ragazzi in un qualche modo a disagio, si rivolse a Imogen deliziato (o quasi) dal suo accento di New York e dal suo bizzarro aspetto.
- E tu?- le domandò con un eccesso brio – Come sei finita qui?-
Venne così fuori che Imogen Archibald era niente meno che la figliastra del fratello di Tim Cook, che aveva lavorato alla Apple più o meno da quando aveva imparato a battere le dita sulla tastiera e che quando il governo americano l’aveva catalogata come black hat, si era ritrovata costretta per ordine giudiziario a due scelte. O la galera o Google.
- Hai scelto la galera?- riecheggiò Vicky, quella storia proprio non la sapeva – Ma sei fuori?-
- Io non lavoro per Google, là dentro sono fermi al latte parzialmente scremato e i capi fanno le uscite fra maschi a fumare sigari.-
- E non le piace il mento di Larry Page.- concluse Lucas.
- Dico ma avete visto la faccia di quell’uomo?- sbottò Imogen levandosi infervorata gli occhiali – Quello per me la notte fa a fette le persone e le mette nel suo frigorifero per mangiarle il giorno dopo.-
- Comunque era nella top 10 list del governo come black hat, così un giorno mandano gente in divisa a parlare con lei prima che quelle del braccio C se la ripassino, con sua grande gioia aggiungerei.- proseguì L.J. beccandosi un dito medio dall’interessata – Le fanno vari colloqui, sorvolano sui suoi discutibili gusti sessuali e alla fine l’assumono per lavoretti saltuari, fino al giorno in cui non ce l’hanno scaricata.-
- Voi Neanderthal non sapreste neanche scaricare la rubrica dei vostri telefoni senza di me.- lo rintuzzò Imogen – Prima che arrivassi io usavate dei Motorola del 2004! Non avete idea di cosa sia la classe, senza offesa Lex.-
- Ma figurati.- rispose il biondo, troppo concentrato sui noodles scampati alla razzia di Glory – Per farla breve il Generale Houser ce l’ha affidata e da allora stiamo tutti meglio.-
- Parla per te, siamo sommersi da pervertiti fino al collo.- sbuffò Houser.
- Devi farti due chiacchiere con la Rastogi non appena la ritroveremo.- sentenziò Imogen con occhi fiammeggianti – Quella donna è un mito e tu un povero essere unicellulare appena uscito dalla melma. Cruz ha ragione, sei un fossile che pensa col manganello.-
- Tutta invidia la tua.-
- Ci sono le protesi per queste cose L.J.- ghignò Lucas.
- Gay, lesbiche, trans narcotrafficanti messicani e Phyro che non bevono alcol. Ecco la mia vita.- sbottò Houser esibendo un bianchissimo sorriso maniacale – Bene, confessioni fatte. Dicci di te Gil, da quanto ti ripassi la prof?-
Verso mezzanotte il detective era steso sul divano del salotto, coperto da un plaid e distrutto dalla sua cotta per Priya ammessa di fronte a così tanta gente. Sul balcone i ragazzi lo guardavano, chi più chi meno deliziato mentre in sottofondo la vita chiassosa di Camden Town accendeva le strade e il quartiere.
- E quello sarebbe la nostra nuova aggiunta.- bofonchiò Josh perplesso, rivolto a una Glory imbacuccata fino al naso e attaccata alla vodka, vecchia amica (grazie Vlad) – Non che mi dispiaccia, è meglio di Houser…- dicendolo fece cincin col bicchiere contro alla bottiglia della Veggente -…ma sei sicura? È un Babbano.-
- Sicurissima.-
In braccio a Lucas, Imogen sorrise felice – Io già lo adoro. A differenza di voi ignoranti sa usare un pc e scaricare porno senza fare danni.-
- Alti standard.- commentò Vicky seduta dall’altra parte del tavolo, vicino a quella caldaia che era Lex. Mano nella mano. Glory avrebbe voluta tirarle la bottiglia in testa e da come il biondo la fissò capì che dalla sua faccia si doveva intuire ogni sua subdola intenzione.
- L’ho visto arrivare. Ed è qui per rimanere, quindi cerchiamo di non farlo ammazzare, ok?-
- Cerchiamo anche di ritrovare la Rastogi, è pazzo di lei.- tubò Imogen – Ma avete sentito come ne parla? È cotto perso. Sono così carini.-
- Sì, come una scossa alle chiappe.- disse L.J. lugubre come un corvo ma mentre tutti ignoravano il suo consueto umore nero, Faith abbarbicata contro alla ringhiera lo spiò di sottecchi senza farsi notare troppo, il che era abbastanza facile quando iniziava le sue tiritere razziali anti politically correct.
In sei mesi di frequentazione quasi giornaliera aveva imparato a conoscere il suo affettuoso uomo nero oltre che a sviluppare lo stesso self control di Lucas e Lex, impedendole di ucciderlo con un cuscino, perciò poteva dire tre cose sul sergente Straccia Palle.
Uno, ad Houser mancava casa sua, ma non tanto da fargli parcheggiare il culo su un aereo solo andata per NY. Due, L.J. era un uomo in grado di complottare un colpo di stato e prendere magari Buckingham Palace in una notte, ma la questione della carta viola lo stava sfinendo.
Non era assolutamente in grado di occuparsi della sua permanenza in Gran Bretagna senza stressarsi, il che stressava Edward, tutti quelli del Quartier Generale degli Auror e finché i documenti non fossero stati compilati e consegnati Houser sarebbe stato quasi inservibile, intimorito dall’idea di essere rispedito in America.
E tre, L.J. Houser poteva abbaiare, strepitare e anche mordere, ma era chiaro come il sole a Faith che quell’uomo amava stare con loro. Poteva non amare Londra o gli inglesi, ma amava loro.
Amava suo fratello, amava Lex, amava perfino Miss Cruz.
Amava la Squadra Omega e amava lei.
O se l’amava.
Più volte al giorno.
- È inquietante come lo guardi a volte.- le sussurrò Vicky all’orecchio, maliziosa.
- È inquietante quello che gli fai a volte.- aggiunse Glory sull’altro suo fianco, ottenendo smorfie di riprovazione piuttosto vocali da Josh e Imogen.
- Sei malata.- le disse Vicky – Non puoi smetterla di spiare tutto quello che fanno gli altri?-
- Ti ricordo, testa di cazzo, che è solo grazie a me se la settimana scorsa ti sei evitata una sparatoria in tribunale.-
- E io ti ricordo per l’ennesima volta, faccia da culo, che devi smetterla di fare la guardona per quanto riguarda la mia vita privata.-
- Muori.-
- Fottiti.-
- Magari più tardi.-
Faith si mise fisicamente in mezzo, bloccando quella diatriba – Cambiamo discorso.-
- Ecco appunto. Parliamo delle proprietà dei Milligan e di quei mostri dei Rosier.- s’intromise Imogen sollevando l’IPad – Dio, dovevate avvisarmi che avrei dovuto cavarmi gli occhi prima di leggere i loro files. Sono dei mostri.-
- Benvenuta nella patria dei Mangiamorte.- commentò Glory sporgendosi verso la collega – Che hai trovato?-
- A parte una montagna di panni sporchi e insanguinati? Evan Rosier era un vero torturatore di Babbani, solo cinque anni fa il Dipartimento Famiglie a Rischio è riuscito a stilare una cifra approssimativa delle vittime della sua bacchetta durante i suoi anni come luogotenente dei Mangiamorte.-
- Dove eseguivano le torture?- domandò L.J.
- Bella domanda. La sua famiglia possedeva proprietà da qui al Galles ma sono state espropriate dopo la prima morte di Voi-Sapete-Chi quando un Auror uccise Rosier in combattimento.-
- Malocchio Moody.- sopperì Lucas.
- Esatto. Dopo la sua morte la vedova e la figlia Dora Rosier, ai tempi aveva dieci anni, vissero praticamente alla canna del gas, l’umiliazione pubblica per essersi schierati come famiglia dalla parte di Lord Voldemort fu catastrofica. Andiamo avanti di vent’anni e Dora Rosier si sposa con Joseph Trevelian, fa una figlia e a sua volta rimane vedova. George Trevelian, attualmente il nostro presidente del MAF, è suo cognato e risolleva i conti della famiglia Rosier.-
- Sarà stato felice di essersi imparentato con un branco di assassini.- commentò Lucas – Ha ricomprato le loro proprietà?-
- Non avrebbe potuto, il vostro governo dopo averle espropriate le ha reindirizzate in esperimenti sociali. Centri di accoglienza, raduni per le comunità, una loro casa in campagna è diventata un circolo di pet therapy e un’altra ancora è stata rasa al suolo per farci sopra una chiesa.-
Uscì qualche risata sarcastica, alla faccia di tutti i bastardi morti per la loro causa malata.
- E lo stronzo è pulito?- le chiese Lex – È sempre un Mangiamorte, anche se travestito da politico pacifista.-
- Per controllare anche Trevelian mi ci vorrà più tempo. Datemi fino a domani, riguardo alle nostre Rosier invece ho continuato a girare dagli uffici del catasto ai server del loro notaio di famiglia. Mi ci è voluto un po’ ma ho craccato il suo firewall e ora ho un paio di posti in cui mandarvi a controllare. E nel remoto caso che Milligan sia un deficiente patentato mi sono collegata al suo portatile. Appena lo accende avrò accesso alla sua web cam.-
- Nel frattempo speriamo che la Rastogi se ne stia buona e mi lasci vedere qualcosa.- sbuffò Glory, riattaccandosi alla bottiglia – Questa storia mi fa diventare matta.-
- Con un po’ di fortuna domani ci andrà meglio.- la rassicurò Lucas con positività – Forza, andiamo tutti a letto. Voi vi fermate?- chiese, rivolgendosi a L.J. e sua sorella mentre Josh e Imogen se la squagliavano per evitare i piatti sporchi.
- Grazie ma no, me ne vado.- disse Houser fra i denti, indicando Glory e Vicky che già litigavano per chi avesse diritto per prima al bagno con la doccia che portava sei persone.
- Vado anch’io, non lo lascio in giro da solo a quest’ora. Potrebbe far del male a qualcuno.- cinguettò Faith con voce nasale, baciando Lex e suo fratello – Ci sentiamo e per l’amor del cielo, evitate di farvi saltare ancora per aria, ok? Non saprò spiegarlo a papà due volte.-
Uscirono fra strepiti e insulti neanche tanto signorili, ma Faith non avrebbe mai potuto ammettere ad alta voce che adorava quelle due.
Erano comiche, cosa poteva farci? Le minacce di morte potevano essere vere, ma sapere che Glorya Malfoy e Victoria Sharp dividevano il quotidiano da brave inquiline, wow, rendeva radiosa anche la peggiore delle giornate. Senza contare che erano la barzelletta del loro gruppo.
Linnie aveva ricominciato a prendere scommesse su chi avrebbe gettato la spugna per prima e mentre Aidan gettava soldi a pioggia dando Victoria per morta, Artie mostrava la sua vena sadica teorizzando che la coabitazione forzata le avrebbe rese sue schiave, stile Sindrome di Stoccolma, e che per la fine dell’anno o si sarebbe ammazzate a vicenda o sarebbero finite di nuovo a letto insieme, stavolta senza abiti da sposa o manette di peluche.
Non appena misero piede in strada pesanti fiocchi di neve ricominciarono a cadere a velocità sostenuta, belli secchi e soffici, ideali per il Natale e ideali per mandare completamente nel panico Londra, che con mezzo metro di neve quell’anno era riuscita a mandare in tilt non solo la gente, ma anche qualche servizio di prima necessità.
Non Camden Town però, nossignore.
Le magnifiche luci natalizie coloravano ogni angolo del quartiere, così tanto ricco di turisti da ogni parte del mondo e negozi ancora aperti, affastellato di banchetti mobili dei primi imprenditori maghi che offrivano a Babbani in vena di avventura Burrobirra calda, thè allo zenzero, Lava cupcake bollenti con cioccolato fuso e mirtilli salterini.
Camminando fra quella gente così varia, in quel mescolio di abiti ordinari e stramberie di maghi e streghe, Faith riusciva a scordare i tempi in cui aveva camminato per un paese le cui strade erano state disseminate di cadaveri. C’erano giorni in alzandosi dal letto il suo primo pensiero non andava al cratere che risiedeva sulla collina di Dunnotar Castle in Scozia, alla devastazione che vi aveva visto, alla lotta a cui aveva partecipato.
Giorni in cui la guerra sembrava non essere mai avvenuta.
Ora invece camminando per le strade affollate non faceva che pensare a un possibile ritorno di quel male marcio e violento. Al ritorno del caos, dell’orrore, della paura.
Pensava a Gil, unico Babbano con cui avesse mai speso più di qualche ora in compagnia parlando della Rivelazione della Magia, capendo che razza di finimondo i maghi avessero creato nel suo universo controllato e preciso.
Ricordò Angelica Riddle.
Poi si guardò attorno e si chiese quando qualcun altro avrebbe riprovato a risvegliare la bestia dormiente.
Poi di colpo L.J. si fermò a un banchetto, pagò una birra scura per sé e un thè allo zenzero per lei.
Posandoglielo di fronte al naso parlò in fretta, distogliendo subito lo sguardo.
- Domani la ritroveremo. Viva.-
- È una persona importante. Se verrà fuori qualcosa su questa storia non mancherà molto prima che qualcun altro ci riprovi.- rispose a sua volta, sollevata e al tempo stesso frustrata da come avesse letto facilmente l’ansia dal suo sguardo – Non sai com’era qui dieci anni fa. È tutto ciò che Gil ha descritto e al tempo stesso molto peggio. Molti dei nostri amici sono morti. Mio padre è sopravvissuto per miracolo e quello che i Mangiamorte hanno fatto…- Faith alzò la testa, puntandogli gli occhi addosso – Per un anno circa il Ministero della Magia dibatté per reintrodurre la pena di morte.-
- Non potrebbe accadere di nuovo la stessa storia.-
- Come lo sai?-
- Perché ora tutti sanno.- L.J. le indicò la strada, piena di vita, di voci, di tante storie diverse – Ora il mondo sa della magia. Non accetteranno mai che la storia si ripeta.-
- Non idea di quello di cui è capace quella gente.-
- Uomini del genere pensano di essere unici e speciali. Ma la realtà è che magia o no, dittatori, assassini, terroristi…sono tutti uguali. Tutti quanti. Ognuno di loro sa raccogliere attorno a sé una marea di personalità passive, deboli, che preferiscono la violenza al confronto con le loro paure. Ma per ogni stronzo che cammina questa terra c’è gente come tuo padre che si sbatte per spedirli tre metri sotto o dietro alle sbarre. L’opinione pubblica insorgerebbe, fidati.-
- Ma altri potrebbero morire di nuovo.-
Con una smorfia le diede il braccio, lasciando che glielo prendesse mentre ricominciavano a camminare – La gente muore tutti i giorni.-
- È sempre un sollievo chiacchierare con te.-
- Fanculo, se qualcuno di quelle testa di cazzo tira su la testa gliela faremo saltare, ok? Ti piace di più?-
- Immensamente.- tubò Faith grondando sarcasmo – Hai parlato con Edward?-
Non ricevendo risposta la strega emise un sospiro disperato.
- Houser accidenti!-
- Lo so, lo so!-
- Vuoi farti cacciare a calci? Ma che hai in testa?-
- Ogni volta che gli parlo il capo va in paranoia ok? Non sa ancora come autorizzare la nostra squadra sulla carta. Il suo team di avvocati sta lavorando ma quei bastardi non si danno una mossa!-
- Di questo passo la carta viola te la scordi.-
- Non mi stressare anche tu, ti prego!- rispose vibrando mentre le luci natalizie sfarfallavano pericolosamente sopra le loro teste – L’ultima cosa che ho voglia di fare è vedere mio padre di persona. Skype basta e avanza. Troverò una soluzione.-
- Certo, come quella che cercavi l’altra mattina sui giornali di annunci intimi? Che facciamo, ci mettiamo a cercare una prostituta nera per fartela sposare?-
- Quello è il piano B.- ammise riluttante, gemendo appena quando ricevette una gomitata fra le costole – Ok, ok. Prometto che gli parlerò di nuovo!-
- È il minimo. O puoi sempre restare qui come clandestino!-
Alla sparata gli occhi della stessa Faith si accesero di goliardico sadismo, godendo di come si fosse mortalmente indignato al solo pensiero di essere etichettato come clandestino.
Un immigrato.
Il trip mentale che si stava facendo sarebbe peggiorato a livelli catastrofici, complici l’ansia per il lavoro e lo stress causato dalla carta viola, e sebbene fosse assolutamente uno spasso da vedere tanto da portarla a fargli uno scatto che inviò a tutti gli altri su Whatsapp, per evitare un totale tracollo nervoso seguito da una caduta a spirale nell’indecenza Faith decise di prendere la situazione in mano e di agire in fretta.
Come tanti uomini anche L.J. ragionava meglio dopo una notte di sonno preceduta dallo sfinimento fisico, perciò si piazzò di fronte a lui in mezzo alla strada e si sollevò sulle punte, gettandogli le braccia al collo.
Sorrise posando la bocca sulla sua, per essere sicura che lui lo percepisse durante quel bacio.
Sotto la neve, fra le luminarie, a pochi giorni dal Natale, ad esplorare la cavità orale di un super cultore della razza nera che la notte era capacissimo di dormire con una maglietta che portava a grandi lettere lo slogan dei Black Panther. E lei lo adorava.
Se non era amore quello, Faith non sapeva come altro chiamarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30? N

Longitudine: 0°07'32? W

23 Dicembre – Locazione ignota

 

 

 

 

 

Jordan Milligan era una larva.

E Priya lo odiava. No, più che odiarlo avrebbe voluto pulire il pavimento gelido su cui il suo culo stava parcheggiato da almeno due giorni con la sua faccia brufolosa, specialmente dopo che andò a portarle il rancio e per l’ennesima volta che mise sotto al naso del pollo.

Il coglione lo faceva apposta allora.

- Molto divertente.- sibilò Priya Rastogi, docente straordinaria e attivista che pativa la fame da almeno trentasei ore perché quell’idiota del suo studente non solo era diventato la vittima di una vedova nera, mangiauomini, pazza omicida, infida sanguisuga Mangiamorte col moccio al naso, ma a quanto pareva si era pure scordato che era vegetariana dalla nascita.

Fissò prima il vassoio poco invitante, poi di nuovo il suo ex studente (ci avrebbe pensato lei a farlo diventare tale, galera o becchino non le importava più ormai) e con la punta del piede mosse di alcuni centimetri quell’orrore lontano da sé.

Ci avrebbe anche sputato dentro ma le mancava la saliva.

Jordan la fissò costernato, incredulo e infine rabbioso.

- Professoressa, deve mangiare.-

Capitan Ovvietà si era scordato qualche piccolo dettaglio.

Il primo ovviamente era la carne bianca, il secondo abnorme dettaglio glielo aveva gettato in faccia giusto quella mattina, quando gli aveva lanciato letteralmente addosso le uova e la pancetta della colazione.

Ma non era colpa di Jordan. L’unica colpa del signor Milligan era essere sostanzialmente un idiota.

Priya non era completamente di pietra, sapeva che l’amore rende ciechi, pazzi, sordi, a volte persino degli assassini quando la controparte ti dà sui nervi e questo lei lo capiva perfettamente.

Accoltellare quel fedifrago del suo ex marito era sempre stato un suo sogno nel cassetto, anche se alla era stato sufficiente mandarlo sul lastrico col divorzio e scoprire che la sua ultima fiamma ventenne per cui l’aveva lasciata gli aveva attaccato la sifilide.

Perciò capiva che l’amore può far dare di matto, ne era consapevole. Quasi lo capiva.

Ma cascarci con Bernadette? Quale idiota decerebrato s’invaghiva di una donna che voleva distruggere la sua stessa razza? Quale idiota masochista pende dalle labbra di un altro essere umano che vuole, per suo stessa candida ammissione, la distruzione della razza “Babbana”?

E la ragazza di recente non era stata neanche molto sottile nel celare il suo evidente disgusto per loro, loro i Babbani, parola che nella bocca di quell’invasata suonava come un sacchetto pieno di scarafaggi.

Data la sua verve e il suo bell’aspetto poteva capire che Jordan si fosse innamorato di lei.

Perfino Priya ci era cascata. Mesi di frequentazioni, discussioni in facoltà, alta dialettica e alti i morali, comizi. Insomma, Bernadette Rosier si era presentata ovunque nelle loro vicinanze e Priya neanche per un secondo aveva immaginato fosse una strega o peggio ancora…una Mangiamorte.

L’aveva catalogata come una ragazza piena di curiosità e di ideali un po’ naïve all’inizio. Jordan gliel’aveva introdotta dopo una lezione, orgoglioso come i maschi sanno essere di aver trovato una compagna che possa reggere la loro presenza per più di due minuti e semplicemente c’era stato un click fra di loro.

Priya era rimasta colpita da lei in modo genuino. Una pensatrice, una rivoluzionaria un po’ ingenua data la sua giovane età ma che parlantina. Che fegato alle riunioni, alle proteste, mai che avesse abbassato la testa, mai che avesse smesso di fare domande, di spingere, di chiedere a voce sempre più alta. Bernadette era giunta come una ventata fresca nella sua vita costellata da pallide imitatrici che volevano somigliarle in tutto e per tutti, come Tzi, la sua borsista.

Poi c’erano stati vacui momenti in cui alcuni pensieri di Bernadette sulla catalogazione dei diritti civili degli individui avrebbero dovuto metterla in guardia, sciocca lei a non averli colti.

Perché sì, la verità era che Priya non era poi tanto diversa da Jordan.

Milligan almeno aveva la scusa di esserci andato a letto per amore o la cosa più malsana che potesse avvicinarsi a quel sentimento.

Priya ci era andata a letto per sentirsi giovane, per succhiare un po’ di quella linfa vitale che Bernadette Rosier sembrava avesse nelle vene, che le scorreva dentro come un fiume in piena.

Quindi chi era stato il vero idiota? Il tizio col pene o lei, che combatteva per i diritti dell’uomo e della donna da quando aveva almeno dodici anni e per una stilla di fugace vanità era finita a letto praticamente con una nazi-strega?

- Prof, mi ascolta?-

- No.-

Priya gettò un’altra occhiata di sdegno al pollo, poi allo studente, quindi ingoiò i crampi allo stomaco e si girò dall’altra parte, cosa che fece sbuffare pesantemente Milligan.

- Lei non sarà contenta.-

- Lei probabilmente affama i Babbani per divertimento, idiota.- sibilò di rimando piazzandogli addosso il suo famoso sguardo di riprovazione – Perché cavolo sono ancora qui Jordan? Come diavolo hai fatto a entrare a Cambridge me lo spieghi? Sei un imbecille se pensi che la passerai liscia o se anche solo per un istante ti ha sfiorato il pensiero di aver un vissero felici e contenti con Bernie! Ti ucciderà non appena non le servirai più.-

- Bernie sapeva che l’avrebbe detto.-

Priya non riusciva a crederci. Fra l’età che avanzava, la fame e lo scazzo, lo fissò forse vedendolo per la prima volta.

- Vuoi davvero dirmi che credi nelle parole di una Mangiamorte?-

- Bernie non è come gli altri.-

- Non è che come gli altri?- riecheggiò la donna sbarrando occhi e bocca – Quindi non vuole uccidere le altre persone normali, solo me. E ti sta bene?-

Milligan ebbe almeno la decenza di arrossire, cosa che quello sbarbatello faceva dai tempi del primo anno. Tuttavia neanche il prospetto della futura morte della sua professoressa, essere umano vivente e respirante e non un numero qualunque su una pagina di storia, sembrava smuoverlo.

Poteri della vagina.

Wow.

- Bernie dice che lei è un pericolo per la sua famiglia.-

- Sono maghi e streghe, che posso mai fare?-

- Pare che abbia creato dei seri problemi alla campagna politica di suo zio.-

- Quindi secondo te la soluzione al problema è uccidermi?-

Non credeva a chi aveva davanti. Era quello che capitava ai tg, no? Vicini di casa e amici che dicevano quanto fosse impossibile che l’assassino fosse veramente un omicida.

Una persona così pacifica. Un uomo tanto buono.

Sti cazzi, non sarebbe stata un’altra vittima di quella follia.

- E che mi dici dei tuoi complici, eh?- inquisì, sfidandolo a replicare – Ero nell’appartamento di quel tizio, che tra parentesi Bernie conosceva piuttosto bene dato il bacio a trivella che gli ha dato…-

- Lei non osi…!-

- Oh, sta zitto sciocco idiota! Ti sta usando! Come ha usato quel cretino che mi teneva rinchiusa nel suo cesso! E ora pensi che tenermi blindata nella sua cantina per giorni e giorni servirà a farle scordare che sei solo una sua pedina!?-

- Come diavolo fa a sapere dove siamo?-

Come ci era entrato quello a Cambridge, sul serio?

- Siamo in una cantina piena di vino con etichette che si muovono. È passato un fantasma di una vecchia che si chiama Amelina Rosier che ha urlato per la presenza di una sporca Babbana nella sua casa paterna e per finire non sono bendata, coglione, c’è lo stemma di famiglia appeso sull’architrave sopra alla porta da cui sei entrata.-

Lo fissò di nuovo, facendosi indietro con aria perplessa.

- Ti hanno mai diagnosticato un ritardo?-

La porta si aprì sulla rispostaccia di Milligan, lasciando entrare la vera fonte dei loro problemi.

Spariti gli abiti da hippy un po’ retro e un po’ chic che andavano di moda adesso. Sparito il gusto per la moda “Babbana”. Addio ai jeans, addio alle extension colorare, addio ai tatuaggi sulle dita e al sorriso semplice, ma fiducioso nel mondo.

Entrò un’estranea che dimostrava più dei suoi vent’anni con un vestito violaceo senza maniche lungo fino ai piedi, scalzi dalle unghie tinte di un lieve grigio perla.

I capelli un tempo biondo cenere erano ora di un bel color grano maturo, tenuti stretti alle tempie in un paio di trecce alla francese, il resto lasciato libero lungo la schiena nuda.

Via il trucco, via gli smalti colorati.

Non appena fu loro vicino Jordan scattò immediatamente sull’attenti, perdendo lo sguardo di compartimento che gli lanciò Priya, alla quale però non fu impedito di vedere che a sua volta Bernadette levò gli occhi al soffitto.

Un cieco dalla nascita avrebbe notato il suo fastidio, ma non Jordan, non lui che si fiondò verso di lei e per poco non si cavò un occhio sulla punta della sua bacchetta.

Un lampo di felicità illuminò il viso di Bernie, per tramutarsi in delusione quando il cretino schivò all’ultimo e le prese la mano, contrito.

- Non vuole mangiare, tesoro.-

- Già.- disse Bernadette le cui dita letteralmente sfuggirono dalla presa del ragazzo come se fosse una secca ambulante di ebola. Se quella era la reazione a toccargli la mano, si domandò quanta dedizione quella ragazza avesse trovato dentro di sé per farci del sesso e intortargli il cervello.

- Ci lasceresti da sole per favore, Jordan?-

- Ma Bernie…-

- Tesoro.- il vezzeggiativo era uscito male, ma davvero male, come se glielo stessero cavando di bocca con l’uncino e Priya cominciava a non essere più tanto strabiliata dalla sua interpretazione – Io e la professoressa Rastogi abbiamo molto di cui parlare. È una questione personale fra me e lei. Quindi ti prego, lasciaci sole.-

La porta non si era neanche chiusa che subito Priya si ritrovò la bacchetta puntata in mezzo agli occhi.

Con la bocca secca e il cuore al galoppo mosse la testa all’indietro, schiacciandosi con la schiena contro la parete fredda della cantina ma nulla al confronto della punta di legno di quell’arma.

Una semplice bacchetta di legno, così tanto denigrata nei primi anni dopo la Rivelazione. Le risate erano cessate subito alla vista dei video della morte e della distruzione che semplici pezzi di legno potevano generare nelle mani giuste.

Facendosi forza distolse gli occhi scuri dalla bacchetta e li rialzò, incontrando quelli grigio verdi di Bernadette.

- Ciao prof.-

- Bernadette.-

La strega alzò appena un angolo della bocca, fissandola attentamente.

- Ho sempre invidiato il tuo sangue freddo, sai Priya. Il modo in cui stai dritta sui palchi, sei forte e dritta come un fuso. Allo stesso tempo sei completamente diversa durante le manifestazioni, non c’è grazia lì, non stai né eretta né parli con toni pacati da maestrina, ma il tuo corpo si protende in avanti e anche in quelle situazioni c’è una sorta di forza in te…-

Dall’ammirazione si passò al disgusto. Bernadette Rosier contorse la bocca rosea e si sedette di fronte a lei, afferrando una sedia per guardarla dall’alto in basso.

Con la gamba accavallata, usò il piede per sfiorare i capelli neri della sua vittima e continuare a scrutarla con fare pensieroso.

Senza darle la soddisfazione di parlare per prima, la Rastogi tentò di capire cosa diavolo volesse anche se in fondo lo sapeva benissimo.

La sua umiliazione pubblica. La sua morte.

Un richiamo per tutti i vermi che dieci anni prima erano strisciati via, a nascondersi al buio.

- Vuoi fare di me un esempio.- le uscì di bocca, scrutando la giovane con lampi negli occhi.

- Questo è il piano tesoro.- replicò Bernadette tranquilla, anche la bocca la tradiva.

Continuava ad arricciarsi, così come le palpebre, che si strizzavano e si assottigliavano.

- Tre mesi mi ci sono voluti e avrei potuto farlo molto prima, spero che tu lo sappia. Dai troppa fiducia.-

Priya serrò la mascella – Pare che sia un mio difetto.-

- Avrei potuto ucciderti a casa tua persino, quella sera di fine settembre. Quando è stata la prima volta? Dopo quella svenevole manifestazione a Piccadilly?-

- Sì.-

- Già. È stata dura, lo ammetto. Mantenere la copertura durante le proteste rischiava di spezzarmi i denti. A forza di digrignarli dovrò farmeli sistemare. Altra seccatura per cui alla fine pagherai. Ma non temere.- le sorrise, maniacale, con occhi sbarrati da lunatica – La tua fine è quasi vicina, così come la mia soddisfazione.-

- Perché trascinarla ancora?- le chiese la Rastogi – Falla finita Bernadette, so che vuoi farlo.-

- Oh, niente più Bernie ora?- la cantilenò l’altra.

- Cosa vuoi davvero?-

- Cosa voglio davvero? Non sei stupida Priya,- sibilò la strega afferrando nuovamente la bacchetta – fatti due conti! Hai offeso il nome della mia famiglia!-

Tacere.

Oh, no. Tacere non era mai stato il forte di Priya Rastogi.

- Quale nome? La tua famiglia ha un’unica reputazione da ciò che so adesso.- replicò a tono, la voce ferma e la testa alta mentre Bernadette Rosier con l’arma puntata alla sua faccia spalancava la bocca, sdegnata e intrisa di disprezzo – Quindi non venire qui a parlarmi di dignità e reputazione, ragazzina, perché se pensi che legarmi in un angolo possa far magicamente scordare a me e a tutto il mondo ciò che siete e cosa la tua famiglia ancora oggi si vanta di aver fatto allora hai commesso un clamoroso buco nell’acqua!-

Da principio avvertì uno scoppio dietro agli occhi, come una cascata di scintille, dopo di che avvenne qualcosa di mostruoso da dentro di lei, qualcosa che le sembrò ancora più orribile da come la colse completamente di sorpresa.

I muscoli le si contrassero tanto velocemente da farla sentire di pietra, ma più questi si tendevano e più il dolore aumentava, fino a squassarla tutta come una potentissima corrente di energia elettrica che le attraversava ogni parte del colpo, senza avere pietà neanche per la punta delle sue dita.

Accartocciata a terra, le grida a sorpresa strappate dalla sua sola, rantolò per tirare su il capo o anche solo per respirare ma solo quando la sua faccia arrivò a contatto col pavimento di pietra capì di essere stata liberata.

Non che le fosse molto utile. Strisciò a terra annaspando, il dolore che la colpiva a ondate, la saliva che le inondava la gola per scivolarle giù dai denti, dalle labbra, rotolandole lungo il mento.

Una volta che il fiato tornò a scorrerle normalmente nei polmoni, e di tempo ne servì parecchio, Priya strizzò le palpebre per trovarsi di fronte, oltre alla vista appannata, i piedi nudi di Bernadette.

Sovrastava su di lei, che cliché di poco gusto, e prima che un’altra scarica la ripercorresse tutta strappandole gemiti e strilla (Priya sapeva di non essere fisicamente in grado di resistere) la sua aguzzina si chinò ad accarezzarle la testa, come a un cane.

- È stato divertente, lo ammetto. Più con te che con Jordan. Almeno a letto tu sai cosa stai facendo.- commentò la giovane Rosier con fare casuale mentre il corpo sotto di lei si contorceva una seconda volta.

Lo guardò diventare rigido e poi dimenarsi, la bocca distorta dalle urla, le dita artigliarsi.

Poco a poco non poté più nascondere il suo reale piacere e un debole sorriso le piegò le labbra pallide.

La grande Priya Rastogi sarebbe stata la candida perfetta.

Una parte di lei quasi si dispiaceva, se non altro a un puro livello antropologico quella donna sarebbe stata capace di apportare miglioramenti all’umanità, cosa che Jordan Milligan di certo non sarebbe stato in grado di fare.

Ma sgozzare Jordan al prossimo raduno segreto del MAF non avrebbe scosso le fondamenta della politica della Gran Bretagna, di lui e della sua stupidità nessuno avrebbe scritto pagine intere di giornali, della sua morte non se ne sarebbe parlato poi granché alla televisione.

No, Jordan Milligan non era importante.

La sua morte e la sua vita non avrebbero avuto alcun impatto.

Ma la professoressa Rastogi…oh, la sua dipartita per morte violenta da parte dei Mangiamorte avrebbe dato uno scossone considerevole alla sonnolenta apatia che era calata sul suo paese da dieci anni a quella parte.

Presto, pensò Bernadette tornando a sedersi in poltrona.

Presto il mondo avrebbe assistito alla rinascita dei Mangiamorte, con la sua famiglia a capo di una rivolta tale che stavolta neanche il grande Harry Potter sarebbe stato in grado di combattere.

Forse persino lui molto presto sarebbe finito ai loro piedi.

- Tu non hai idea di ciò che mi aiuterai a scatenare.- mormorò, osservando Priya piantare i palmi aperti a terra, i molti anelli d’ambra tintinnanti contro la pietra fredda, per issarsi a sedere.

- Non hai idea…- perseverò la bionda strega con voce febbrile -…di quello che ci aspetta. Le tue pidocchiose battaglie per i diritti delle donne, delle coppie miste, non erano niente paragone a ciò che io voglio.-

- Tu vuoi quello che tanti prima di te hanno voluto.- sibilò Priya con voce rauca. Rialzò la testa e un rivolo di sangue le scivolava dalla nuca, causato probabilmente da un colpo autoinflitto mentre si era contorta a terra come un sacco colmo di bisce – Non sei diversa da tutti quelli che prima di te ci hanno provato. Fallendo.-

- Proprio non riesci a tacere, vero?- sbottò Bernadette rabbiosa – Sai che incantesimo era quello che ti ho lanciato prima?-

- So esattamente cos’era.- replicò la donna, il mento alto e sprezzante – Cruciatus, una delle tre maledizioni imperdonabili fra voi maghi. Scagliarlo significa una sicura pena detentiva, senza avvocati, giudici o giuria. Non che a te importi, se non sbaglio.-

- E non è stato l’ultimo per te, mia cara. Solo il primo di una lunga serie. Quando saremo di fronte a tutti gli altri…-

- Cerca di non mostrarti troppo soddisfatta, ragazzina. Stai mostrando i tuoi veri colori.-

Bernadette si sporse dalla poltrona come un’indemoniata verso di lei, gli occhi sempre un po’ più sbarrati. Sempre un po’ più folli.

- Bene! Che si sappia di che pasta siamo fatti noi Rosier. Questo paese può essersi scordato che è stato fondato sulle schiene di maghi purosangue, ma non io. Il Signore Oscuro è morto, sua nipote è sparita per mano degli Auror, ma restiamo noi suoi fedeli sempre e comunque, per troppo tempo abbiamo mantenuto le teste nascoste nell’ombra ma ora ne abbiamo abbastanza. Tutto ciò che tu rappresenti col tuo sangue impuro e la tua lingua biforcuta sta per giungere al termine.-

Muovendosi come un gatto scattò verso la sua prigioniera, le afferrò la mascella e con unghie incuranti affondò nella carne della sua guancia. E strinse. Strinse forte.

Si beò delle pupille dilatate dal dolore della professoressa.

Si beò dei suoi gemiti di dolore.

Godette nella paura che lesse in fondo alle sue orbite.

- Voi sporchi Babbani siete arrivati alla fine del vostro dominio. La vostra debolezza non verrà più premiata con leader che cercano di scendere a patti con i vostri meschini capi, non più Fusione, non più maghi e streghe nascosti dietro a muri, in vicoli sbilenchi e scuole di magia protette da cupole invisibili, perché noi scenderemo sulla vostra gente in sciami e prima che possiate capire cosa vi sta succedendo, da brave formiche che siete verrete bruciate come insetti sotto una lente.-

Con un sospiro Bernadette mosse in avanti le labbra, sfiorando quelle di Priya.

Quella tentò di scansarsi, ma la strega l’afferrò per la folta chioma corvina, passandole lascivamente la lingua sulla bocca.

- Eri morta nel momento in cui mi hai conosciuta. Morta quando hai dormito con me. Morta quando hai pensato anche solo per un secondo che quelli della mia razza potessero abbassarsi a respirare la vostra stessa aria. E morirai stanotte, quando di fronte a un centinaio fra maghi e streghe io userò un altro incantesimo su di te, un incantesimo che scommetto conosci altrettanto bene. Te ne andrai come avevi sempre sperato. Fra applausi e grida di giubilo.-

Un altro bacio, l’ultimo.

Un bacio di Giuda sulla guancia.

Priya aveva la sensazione che non sarebbero stati né gli applausi o grida gioiose ad accompagnarla alla morte.

Ma piuttosto fauci di lupi e lunghe maschere scheletriche.

Sola, a poche ore dall’amara fine che l’attendeva, si lasciò andare contro il pilastro di quell’orribile cantina tra fantasmi biancastri che la infestavano piangenti per le loro dipartite, sommersa nell’oscurità più totale.

Sarebbe morta uccisa da una setta di pazzi, triste storia.

Non era esattamente come si era immaginata il suo trapasso, ma sua madre le aveva fatto notare agli inizi della carriera che un tempo le donne come lei venivano messe a rogo, perciò non avrebbe dovuto stupirsi se un giorno molto più avanti, a un passo dal diventare mangime per i vermi, si sarebbe ritrovata ad affrontare una morte non ordinaria.

Una morte insolita per una vita vissuta all’insegna del non sprecare neanche un secondo.

Ormai tremante, dolorante, impaurita, la professoressa pensò che la sua unica speranza stava in un uomo solo. Sciocco a dirsi, per una femminista convinta, ma era abbastanza sicura da sapere che se qualcuno la stava cercando, quel qualcuno poteva essere solo Gil Pierce.

Tuttavia dopo qualche istante si augurò di non essere mai ritrovata. Avrebbe messo Gil in pericolo, rischiando che finisse nella sua stessa situazione e non poteva fargli questo.

Non con uno dei pochi bravi uomini che avesse mai conosciuto a quel mondo, dopo suo padre.

Quando la vennero a prendere non tremava più.

Il sorriso di Gil Pierce le annebbiava ancora la mente quando tre maghi, due uomini e una strega, vestiti in ampie palandrane nere vennero a prenderla.

Non aveva più paura.

Quegli animali volevano uno spettacolo.

Beh, lei gliene avrebbe dato uno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30? N

Longitudine: 0°07'32? W

Moorgate Underground – Londra, 23 dicembre

 

 

 

 

 

Era ormai calata la sera, lo si poteva percepire dall’aria più rigida che giungeva persino lì nella metro e il freddo, se non altro, aiutava a rarefare il lezzo persistente dei tunnel.

Quel giorno c’era stato un mezzo proclamo per chiudere tutto dato che una nevicata la notte prima aveva quasi sommerso metà degli ingressi ai sotterranei della capitale, così fra il ghiaccio, il gelo acuto, la gente che correva invasata per le strade imbiancate in cerca dell’ultimo regalo perfetto servito da qualche commesso giunto al limite, Gil sentiva che tutto gli stava scivolando fra le dita.

Compresa la vita di Priya.

Erano passati tre giorni dall’inizio delle loro ricerche, tre giorni serrati in cui lui e la squadra Omega avevano fatto di tutto a parte uccidere un indiziato per ottenere tracce su dove Priya Rastogi fosse detenuta ma giunti a quel 23 sera, a poche ore dal rintocco della Vigilia, il detective cominciava a perdere ogni speranza.

Seduto su un sedile sgangherato di un anonimo vagone coperto di graffiti della metro, black line fermata di Moorgate, l’uomo guardava la baruffa che stava avvenendo a pochi passi da lui dopo essersi slacciato la cravatta.

La corsa gli aveva segato le gambe, il che non era incoraggiante dato che ogni parola del medico di Scotland Yard gli rombava nelle orecchie insieme al sangue.

Meno carboidrati, meno zuccheri, meno bibite gassate, niente ciambelle, colesterolo, colesterolo, fare moto…lei ha le gambe corte, detective!

Distrutto, si era lasciato cadere su un sedile e ora eccolo lì, senza più fiato e con le nocche arrossate per un pugno ben assestato a un mago fanatico della razza pura.

Davanti a lui una vera ammucchiata fra alcuni membri dell’underground police, una mezza dozzina di Auror accorsi sul luogo, la Squadra Omega e due sospettati, rispettivamente Neal Harrington e Amos Guzby, che dopo un rocambolesco inseguimento per le strade di Londra erano finiti per Smaterializzarsi in mezzo al vagone in movimento di quella linea.

Gil non ricordava di aver mai visto tanto caos da dieci anni a quella parte.

La lotta era durata sostanzialmente pochi minuti, ma fra incantesimi che cozzavano su ogni superficie della carrozza, la gente che strillava e scappava calpestando chiunque e qualunque cosa, era tanto se da povero Babbano non ne fosse uscito con qualche osso rotto.

I due sospettati erano seduti a terra a gambe incrociate, i mantelli tutti laceri. Uno di loro, Guzby, aveva anche un braccio completamente pietrificato e Gil la trovava una cosa straordinaria, nonostante le sedici persone che quei bastardi avevano mandato all’ospedale.

Erano giunti a quei due grazie a una visione di Glory. Secondo la Veggente infatti, che più Gil conosceva e più trovava follemente eccezionale, quei due una mezz’ora prima erano entrati nella cantina in cui Priya era stata rinchiusa negli ultimi tre giorni dopo che il Seven Sisters Pub era saltato per aria e l’avevano portata via.

Non era riuscita a vedere dove l’avessero condotta, ma aveva colto alla perfezione il volto di Bernadette Rosier e i due faccioni di quegli energumeni che nonostante la loro stazza erano finiti ben presto KO dopo un attacco del sergente Houser.

Sempre a lui si doveva il blocco della metro, avendo mandato in corto circuito mezzo quartiere.

Ed ecco perché l’arrivo dell’underground police, degli Auror e di un paio di avvocati bizzosi, fra cui per fortuna uno a loro difesa, Miss Victoria che Gil aveva conosciuto a cena alcuni giorni prima.

In quel pollaio di voci era quasi impossibile quindi distinguere gl’insulti dei sospettati, le minacce legali degli avvocati e gli sbuffi di Houser.

In generale un vero disastro.

-…e paralizzare il traffico di ogni metro e tram da qui a alla Bank of England non vi bastava vero?!- urlò a quel punto in tizio impettito, indicando rabbioso i due criminali a terra – Tutto per due uomini? Avete idea del disastro che avete creato alla città? Ritardi proprio sotto Natale!-

- Parlando di ritardi, quale parte di “questi sono Mangiamorte” non le è chiaro?- gli disse L.J. torreggiando su tutti come una specie di gufo bizzoso – Sono pericolosi criminali, avrei dovuto lasciarli girare nella vostra metro come niente fosse? Che razza d’imbecilli dirigono il traffico in questo paese?-

- Perché non se ne torna a casa e non fa un favore a tutti?! Razza di bifolco ignorante…-

- Ok, ok, ok.- a quel punto si mise in mezzo Miss Victoria di cui Gil ammirava molto la classe e la pazienza, perché al suo arrivo dopo essere stata chiamata in fretta e furia non si era dimostrata certo molto allegra nei loro confronti – Lascerei da parte gl’insulti razziali se non vuole che i miei clienti la denuncino!-

- Io non ho aperto bocca, è stato il suo pinguino alto due metri a darmi del bianco pallidone!-

Vicky guardò di striscio Houser, quindi Lex, come per promettergli notti lunghe e solitarie d’ora in avanti ma si riprese, dimostrando assai più disgusto per gli uomini imbavagliati ai loro piedi.

- Mi rendo conto che la Squadra Omega ha creato un lieve ritardo negli spostamenti odierni, ma diciamoci la verità. È tardi e la città è sommersa dalla neve, molte linee sono già state chiuse, quindi anche contando il disturbo arrecato, i miei clienti hanno salvato un intero vagone di Babbani dall’attacco di questi maghi che ora gli Auror prenderanno in consegna. Per qualunque richiesta vogliate farci siete pregati di contattare me a questo numero. O direttamente il Quartier Generale degli Auror, al Ministero della Magia.-

- Tutto qui?- ulularono praticamente i poliziotti.

Un paio degli Auror che Gil aveva intravisto avevano un aspetto assai insolito e forse fu il loro aspetto a zittire quel vespaio. Si trattava di una donna dai lunghi capelli neri, pallidissima e di un tizio alto quanto L.J. con due occhi inquietanti color fiamme del caminetto, per intendersi.

Secondo Gil e i suoi appunti ai vari seminari, la ragazza doveva essere una vampira. La stessa, dopo che i poliziotti se ne furono andati cacciando in malo modo la stampa, diede un sonoro scappellotto a Lucas e una manata in testa a Glory.

- Siete imbecilli o cosa?- ringhiò con voce melodiosa.

- Già, siete imbecilli o che cosa?-  abbaiò anche Miss Victoria – Non vi bastava distruggere un pub, ora avete anche mandato in tilt la metro! Che diavolo avete nel cervello?-

- Scusate, questi stronzi come li chiamate?- rispose Josh additando Harrington e Guzby – Queste merde sono Mangiamorte, tanto per la cronaca, e sanno dove si trova la nostra vittima di rapimento.- poi si girò e fissò Gil con attenzione – Stai bene bello? Vieni, questi due non mangiano nessuno.-

- Per il momento.- commentò Asher Greyback, puntando le iridi fiammeggianti sui due uomini catturati – Siete sicuri siano Mangiamorte?-

- So che sono simpatizzanti e non hanno fatto una piega prendendo una donna legata in una cantina per trascinarla via, chissà dove, mentre Bernadette Rosier rideva dicendo che presto l’avrebbero fatta secca.- replicò Glory con un sorriso soave – Ti basta?-

- Non fa di loro Mangiamorte.- fece Vicky.

- Non siamo in tribunale, a me non importa un tubo per chi votano. Non fossero complici di rapimento e segregazione potrebbero anche votare Trump, per quello che mi riguarda. Sta zitto L.J.- continuò, zittendo il sergente, rinomato repubblicano – Ora facciamoli parlare, perché giuro che non riesco a vedere più quella donna.-

- Come mai?- le chiese Gil – Ti senti bene?-

- Si, ma Bernadette Rosier deve aver fatto qualcosa per proteggersi e noi siamo punto e a capo.-

- Questi stronzi possono non sapere niente, ma perché non procedere su questa pista?- fece Lex – Allora facciamoci due conti, Bernadette è giovane, discende da grandi Mangiamorte e fin da ragazzina ha dimostrato un profondo odio per i Babbani ma tende a sfruttarli a suo piacimento. Ora ha una grande esponente della Fusione fra le mani, l’ha rapita meditando un piano con mesi di anticipo.-

- Harrington e Guzby non sono certo due geni del male, sono al massimo due galoppini.- aggiunse Trix ignorando le occhiate velenose dei due imbecilli – Non erano sul nostro radar.-

- Forse è per questo che Bernadette Rosier li ha scelti. È brava a leggere i punti deboli della gente.- replicò il biondo Phyro – Ha sfruttato Malcolm Kramer e l’odio per i suoi genitori, poi si è buttata su Milligan, trovandolo facile da manipolare. È arrivata persino abbastanza vicina a una donna sveglia come la professoressa, quindi in qualche modo questi due idioti sono stati al massimo dei muli e li abbiamo beccati vicino alla Torre di Londra. I tempi sono stretti, non possono essere andati molto lontano dal luogo in cui Bernadette si è fatta scaricare per deviare l’attenzione.-

- E la stronza mi ha bloccata in un qualche modo, quindi è in un posto facilmente controllabile tramite Rune Occulte. Posti del genere non sono facili da trovare, ma non così impossibili da collocare se ci mettiamo d’impegno. Le Rune Occulte si nutrono di magia, quindi sono solitamente luoghi che possono contenere molte persone.- disse Glory.

- Tipo stadi? Centri commerciali?- le chiese Gil.

- Non esattamente, serve un posto dove maghi e streghe siano liberi di muoversi, la chimica dei nostri poteri in certi luoghi è come un suono amplificato da casse acustiche e le Rune Occulte si cibano di queste chimiche, bloccando svariati tipi di capacità. La Veggenza è solo una di queste. Anche una Sensistrega come Claire non troverebbe Priya in un posto del genere, neanche se se la trovasse sotto al naso.-

- Noi tendiamo a nascondere posti così. Ci mettiamo sopra Incantesimi Trasfiguranti o Babbano Repellenti per tenervi lontano. Il posto può essere una reggia ma per te assomiglierebbe a un tugurio.- gli spiegò Lucas – Non so, una palazzina in disuso per esempio. Una fabbrica abbandonata.-

- Sì ma cosa porterebbe tanti Mangiamorte tutti insieme nella stessa notte?- fece L.J. – È Santo Voldemort oggi?-

- Ha ragione, ci sarebbe giunto alle orecchie anche un minimo bisbiglio su un radino così.- sentenziò Trix fra i denti aguzzi – Non è possibile che ce lo siamo lasciato scappare.-

- Beh, non lo definirebbero certamente un raduno per Mangiamorte, no?- domandò Gil – Forse…- socchiuse le palpebre, colpito da un’improvvisa epifania. E fu chiaro.

Oh, fu così chiaro. Talmente tanto che ora si sentiva un perfetto imbecille.

- Forse non è un raduno per Mangiamorte, perché questo nome ai simpatizzanti non porterebbe alcun giovamento. L’avete detto voi, li bracciate come conigli, quindi Bernadette sapeva che non poteva convocare tanti maghi e streghe per la sua causa usando questo stratagemma. Ma c’è un posto dove tanti maghi e streghe che non vogliono i Babbani intorno si riuniscono. E senza che nessuno li chiami Mangiamorte, senza alcuna conseguenza legale.-

Il silenzio fu tale per pochi istanti, momenti in cui il cervello di ognuno dei ragazzi compì lo stesso identico procedimento e come Gil, anche loro non potevano credere a quanto idioti fossero stati.

- Un incontro del MAF.- sussurrò Vicky.

- Un incontro di gente che non vogliono la Fusione, Cristo è chiaro come il sole!- sbottò Josh – Quanti ce ne sono di questi incontri? Almeno una a settimana?-

- Già, chiamo Imogen. Mi faccio dire quand’è il prossimo.- fece Lex, attaccandosi freneticamente al cellulare – Voi sellate i cavalli. Ci serve sapere il numero dei presenti, entrate e uscite, almeno due squadre di supporto e dobbiamo far evacuare le strade intorno al perimetro.-

- Io avviso Edward,- annuì Glory mentre Lucas e Wade si attardavano con Trix e Asher, probabilmente per chiedere che guardassero loro le spalle – Quella pazza della Rosier vuole uccidere la professoressa davanti a tutti, sperando di incitare quella cloaca di psicopatici ad andarle dietro. Grande detective. Bel lavoro.-

L’uomo le sorrise compiaciuto, al telefono a sua volta col vicecomandante Hollander.

- Gente, abbiamo l’obiettivo!- urlò Lex da poco lontano – Cuore della city, le rovine di St Dunstan! A metà fra il London Bridge e la Torre!-

- Ok.- li richiamò la Veggente - Partiamo fra meno di cinque minuti, armati o no come vorremmo, non sappiamo quanto tempo resta alla professoressa. E per l’amor di Dio, L.J. fai ripartire il generatore! Non possiamo lasciare questo coso bloccato qui!-

La carrozza ripartì davvero, ma col leggero sobbalzo in avanti tipico della metro.

Quel movimento che tutti nella vita almeno una volta hanno sentito, aggrappati all’asta principale in mezzo ai sedili.

Era proprio lì che Glory e Vicky si trovavano, faccia a faccia, così quando Houser diede un leggero scossone alla metro per assicurarsi di non aver fuso qualcosa questa si mosse in avanti, spedendo leggermente in avanti anche Victoria.

Di seguito, in una frazione di secondo, Houser soddisfatto tolse la corrente riconcentrandola nelle sue mani e la carrozza si fermò, inchiodando. Glory finì per andare a cozzare, senza rendersene conto, contro la Sharp in un ondulato movimento di schiena per attutire i bruschi sbalzi della metro.

Lo schiocco di labbra fu inevitabile come un asteroide che centra in pieno la Terra.

Un avvenimento cataclismico a cui solo Houser assistette. E Dio forse, con sommo orrore della Malfoy. Ma nessuno osò fiatare.

Nessuno aveva visto per davvero quello scambio indesiderato, a parte il sonoro smack avvenuto fra le due paia di labbra innocenti o almeno così decisero entrambe, facendo finta che il meteorite non fosse caduto e che sei mesi prima non avessero condiviso una nottata folle, un letto vestite entrambe da sposa o che la cicatrice quasi invisibile sul piede di Glory non ricordasse ancora l’epico tatuaggio “Vicky’s Little Girl”.

Niente di tutto ciò era mai accaduto, quindi guardando fisso di fronte a sé Vicky salutò tutti quanti con occhi insolitamente sfocati, augurò loro la buona fortuna e marciò fuori dal vagone metro a testa bassa come se qualcuno le stesse frustando il sedere per farla muovere più veloce.

Glory invece rimase ferma dov’era, conscia che se solo avesse mosso un muscolo la sua precaria stabilità mentale avrebbe avuto un crollo.

Lo sapeva.

Sapeva che sarebbe successo qualcuno di altrettanto indecoroso prima o poi.

Era questo che era accaduto negli anni a suo padre e a Harry. Si erano odiati a morte tutta la vita, insulti a colazione, pranzo e cena, eppure i Bracciali li avevano tenuti incollati, incatenati per vent’anni e alla fine se li ricordava la sera tardi a bere, seduti di fronte al caminetto.

O a tormentare il loro vicino fuori di testa, facendo a gara a chi lo costringeva a chiamare per primo la polizia. Piccoli sintomi d’intimità forzata che alla fine li avevano davvero reso come vittima della Sindrome di Stoccolma.

Lucas e Lex sembravano non avere quel genere di problemi, erano talmente appiccicati stile cozze allo scoglio da far pensare che Houser avesse ragione a chiamarli Moglie1 e Moglie2, eppure dall’arrivo della Sharp in casa loro le cose erano andate peggiorando per lei.

Non solo se la ritrovava nel bagno la mattina, anzi, letteralmente sotto la doccia perché quella cretina era sempre di fretta, ma più di una volta era uscita dall’appartamento indossando senza farci caso le sue scarpe. O una sua borsa. Memorabile la sera in cui Glory era uscita per sbaglio indossando un suo vestitino nero che chissà come era finito nella sua roba da ritirare in lavanderia. Neanche la settimana prima la Sharp le aveva messo di fronte alla porta un suo maglione d’angora, preso chissà quando e in che occasione.

Quella era la lenta tortura della goccia che scava la terra.

Stava diventando anche lei vittima della Sindrome di Stoccolma, ma il suo aguzzino non era la Sharp. Non per davvero. Erano i Bracciali, il destino, la sfiga, insomma quell’oscura figura dietro alle quinte che aveva spinto Lex fra le braccia e le cosce di quell’orribile gnoma zoppa.

Doveva fare qualcosa.

Era una mosca nella ragnatela ed era fottuta.

Fottuttissima.

Poi nell’ovattata bolla di panico che si era formata attorno alla sua testa, zittendo ogni suo senso, penetrò un rumore insolito. Qualcosa che non aveva mai sentito prima.

Si girò, mettendo a fuoco la faccia accartocciata di Houser e per un istante pensò che fosse stato ferito e nessuno di loro se ne fosse accorto, ma a poco a poco si avvide: il bastardo non piangeva e non era ferito, dolorante o in punto di morte.

Il bastardo stava ridendo.

Oddio, il rumore sconosciuto che le era arrivato all’orecchio era la risata sguaiata di quel bastardo!

Eccolo lì, che si sbellicava letteralmente fino ad avere gli occhi lucidi, tenendosi lo stomaco piegato in due e annaspando a poco a poco per la mancanza d’ossigeno fra una sghignazzata e l’altra.

Non ci poteva credere!

Nessuno ci poteva credere, perché anche gli altri cominciarono a guardarli male dimentichi della preoccupazione nata da un primo impulso.

- Che succede?- fece Asher in sottofondo, indeciso.

- Ah ha, muoiono Babbani, che ridere.- commentò Josh – Che diavolo hai?- non ottenendo risposta allora passò a fissare lei – Ma cos’ha?-

- È perché Harrington è un bianco e Guzby di discendenza armena?- abbozzò Lucas – No, perché se è così siamo leggermente in ritardo.-

- Direi che ritardo è la parola chiave.- sibilò Josh – Di nuovo.-

- L’ho visto ridere così solo una volta, stavano disperdendo una manifestazione in mezzo a Times Square e un paio di vecchie repubblicane hanno picchiato un povero travestito con i dildo commestibili che lei aveva prima tirato addosso alla polizia in tenuta anti sommossa.-

Sotto lo sguardo inquisitorio di Lex, assai più perspicace, Glory saltò su come una molla – Non ha niente! Avanti, i cinque minuti sono passati! Muoviamoci! Gil hai tutte le protezioni che potevamo darti, ma se succede qualcosa tieni la testa bassa e buttati a terra, ok?-

Gil stavolta si fece trovare pronto.

Dopo tre giorni di quei giri in giostra non aveva più la nausea.

Aveva picchiato un Mangiamorte, corso per la metro all’inseguimento di due sospettati, assaltato un vagone ed evitato una ventina di incantesimi potenzialmente letali.

Aveva persino delle magie di protezione specifiche apposta per lui, sulla sua persona.

Priya era viva e gliele avrebbe mostrate, decise afferrando il braccio a Glory.

Priya non solo avrebbe adorato le sue ultime avventure, ma l’avrebbe invitata a cena e lei avrebbe accettato. Viva, respirante, salva da quell’orribile branco di assassini razzisti.

Sarebbe rimasta estasiata ad ascoltare le descrizioni dei suoi nuovi amici, di quei ragazzi che l’avevano accolto nel loro gruppo e che da tre giorni non si davano pace per aiutarlo nelle ricerche.

Priya sarebbe vissuta.

L’avrebbe invitata a cena e conscio di un possibile rifiuto le avrebbe comunque confessato di trovarla la donna più passionale, decisa, forte e più testarda che avesse mai incontrato.

Un attimo dopo, venne risucchiato via insieme agli altri verso la loro meta.

Verso Priya.

 

 

 

 

 

 

St Dunstan era ciò che non ti aspettavi.

Nascosto fra i palazzoni tutti metallo e vetro della city, fra asfalto e traffico, St Dunstan sembrava uno spicchio di giardino segreto cresciuto nel cemento, divenuto giardino pubblico per ospitare le rovine della chiesa ormai sconsacrata.

Distrutta prima dal Grande Incendio e poi dai blitz durante la prima guerra mondiale, St Dunstan era stata ricostruita numerose volte fino a quando, nel ’71 circa, la commissione municipale di Londra decise di lasciare le rovine fra le braccia dell’incantato giardino pubblico da cui era circondata, piantando un’imponente fontana di pietra nel bel mezzo di quella che un tempo era stata la navata centrale.

Tutt’ora le uniche pareti superstiti erano quella nord e quella sud in puro stile gotico, più la torre seicentesca sulla quale numerosi rampicanti la facevano da padrone, quasi soffocando la struttura.

Le ginocchia non la ressero quando apparve insieme a Bernadette di fronte alle vecchie rovine e Priya cadde in avanti, preda dal digiuno e della debolezza fisica.

Quell’apparire e scomparire da maghi era terribilmente nauseabondo, non che le venne dato del tempo per riprendersi. Alzò appena la testa sentendo i palmi e le ginocchia sanguinarle anche attraverso lo strato di neve accumulatosi a terra e di colpo vide dozzine e dozzine di mantelli comparire qua e là.

Lunghi cappotti, pellicce non tanto ecologiche, dita che calzavano guanti e affusolate bacchette che spuntavano come artigli.

Tuttavia la sua presenza doveva aver generato un certo scalpore, forse non era stata presentata a dovere perché gran parte dei volti che la fissavano ora erano completamente scioccati.

Molte espressioni perplesse, molti visi sconcertati.

- Signori, signore.- salutò Bernadette afferrandola per i capelli e tirandola crudelmente in piedi – Benvenuti alla consueta riunione del MAF. La mia famiglia insieme a quella del deputato Trevelian ha pensato a cosa poteva gratificare la vostra unione e la vostra devota fede per il Movimento quest’anno. Così ho personalmente cercato l’ospite ideale per questo nostro incontro prima delle festività. Vi presento la professoressa Rastogi, una delle famose teste della Fusione Magico Umana. Non devo certo specificarlo, la nostra cortese ospite è Babbana. Prego, entrate. Entrate.-

Priya gemette sentendo il mormorio indistinto della folla attorno a lei mentre i capelli sulla nuca quasi le venivano staccati alla radice, ma niente era paragonabile alla disillusione che la riempì tutta osservando i volti che la circondavano.

Sconcerto, domande, ansia, indecisione.

Poi i primi sorrisi compiaciuti. Insieme ai primi che si Smaterializzarono via.

I primi ghigni, i primi applausi. Coloro che invece se ne andarono a piedi, scuotendo la testa per quella mancanza di galateo.

Portava una Babbana a un raduno, che scortesia.

Qualcosa tuttavia morì in lei quando nessuno mosse un dito per aiutarla.

Nessuno domandò a Bernadette cosa stesse realmente accadendo.

La lasciarono lì in piedi, immobilizzata dalla magia in posizione eretta con le mani legate da due brillanti bende colme di luce che a ogni suo movimento si premunivano di spine che andavano a piantarsi senza pietà nei suoi polsi.

- Che storia è questa, Rosier?- urlò qualcuno dal fondo della chiesa in cui non cadeva magicamente nemmeno un fiocco di neve – Perché è qui?-

- Già, non vogliamo Babbani qui!- gridò un’altra voce maschile – Maledetti Babbani, devo già lavorarci tutto il giorno! Cosa ce ne facciamo di questa donna?-

- Beh, Mr Bromsky, è una domanda assolutamente legittima.- rispose Bernadette con tono dolce e pacato, la vecchia Bernie dei tempi di Cambridge – Perché portare qui una dei capi della Fusione? Un’attivista dei diritti dei Babbani e dei maghi che vogliono unirsi in matrimonio? Perché portarla qui? Lasciate che ve la presenti meglio. Miss Rastogi è una docente di una prestigiosa…- emise una risatina, seguita a ruota da crudeli risate dal pubblico -…prestigiosa università per i non maghi. Lei insegna diritto civile. Vedete, Priya è convinta che maghi e Babbani possano ma non solo, debbano coesistere.-

I buuuu si sprecarono.

Tuttavia l’esperienza le aveva insegnato subito a distinguere gli idioti da un reale pericolo, un fan sfegatato da un hooligan violento.

Bernadette non se ne accorse, continuando la sua tirata.

- Questa donna ha posto la sua vita ai piedi della causa. La cancellazione della razze, il miscuglio del sangue, la fusione fra culture, diritti civili per i deboli e gli inetti.- con rabbia, puntò la bacchetta sulla nuca di Priya che serrò forte le mascelle – Questa donna nemmeno tre mesi fa ha descritto mio zio, il nostro amato portavoce Mr George Trevelian come un verme che striscia in terra! Dico bene zio?-

Trevelian annuì tutto soddisfatto, seminascosto in un angolo insieme a una decina di maghi e streghe del suo entourage. Inquadrandola, le regalò uno spregevole ghigno a cui la Rastogi rispose sputando ai suoi piedi, questo ovviamente provocando un’ondata di sdegno fra un pubblico frammentato.

Sì, potevano esserci molti imbecilli interessati a quell’umiliazione popolare, ma mano che le parole di Bernadette prendevano forma in un discorso più ampio, molti iniziavano forse a intravedere le sue vere intenzioni. I bisbigli si quintuplicarono.

- Cosa sta succedendo qui, veramente?- chiese una donna a gran voce, in prima fila.

- Succede che la mia famiglia non tollera le onte, Mirna!- urlò la giovane Rosier spingendo Priya in avanti – Succede che troppo a lungo ci siamo nascosti, troppo a lungo abbiamo patito sotto la sconfitta come cani bastonati fino al punto che una sporca Babbana ha alzato la cresta e ha insultato la mia famiglia! Deve pagare!-

La stessa strega di prima in mezzo a un levarsi di cori che non fecero che alterare la Rosier, fissò prima lei, poi la professoressa quindi di nuovo Bernadette. Era evidente che credeva fosse tutto uno scherzo, quindi balbettò un poco quando sputò letteralmente la frase: – Ma sei impazzita? Vuoi uccidere una Babbana? State scherzando vero? E ci avete condotti tutti qui col preciso intento di ammazzare un’esponente della Fusione?-

- Ci avete ingannato!- gridò un vecchio con un bizzarro copricapo arancio cangiante poco dietro la strega – Ci metterete tutti nei guai Trevelian! Tieni a bada tua nipote!-

- Non prenderemo parte a questa follia!- sbottò la moglie del suddetto mago, ancora più assurda di lui bardata in una pelliccia color melanzana – Solo essere qui in questo momento è passabile per legge! Gli Auror potrebbero sbatterci tutti ad Azkaban!-

- Gli Auror sono diventati grassi e pigri!- ringhiò Bernadette scuotendo Priya come una bambola di pezza – Guardatela! Questa donna professa tutto ciò che odiamo! Ci ha insultati, ci ha derisi! Vorrebbe che ci accoppiassimo con quelle bestie della sua razza, ma cosa vi prende? Un tempo eravate forti e gloriosi, un tempo avete versato il sangue dei vostri nemici per poter dire di essere fedeli alle vostre famiglie, al Lord Oscuro!-

Bernadette scosse la testa, quasi più incredula di coloro che si muovevano alla spicciolata per andarsene o dell’entourage di suo zio, che stava prendendo provvedimenti per bloccare tutti all’interno della chiesa.

- Se lui fosse qui…se lei fosse qui! Avete perso parenti, figli, genitori e amici per mano degli Auror e ora che un insetto come questa donna che predica quasi in loro nome vi viene messo ai piedi voi non avete nemmeno il fegato di calpestarla! Siete patetici! Il Signore Oscuro si sarebbe liberato di servi come voi molto tempo fa! Ma non io! No, non sarò mai codarda quanto voi!-

Se fosse stato un film Priya l’avrebbe descritto come il classico momento quando tutti tirano fuori le pistole, ma la realtà fu ben diversa.

Trevelian e il suo entourage estrassero le bacchette puntandole dritte sulla folla, il che fu un problema per i bastardi che sembravano aderire all’idea di far fuori una persona innocente per sport ma fu un problema altrettanto grosso per gli esagitati che non avevano la minima intenzione di scatenare un polverone ammazzando una Babbana solo per ripicca.

Una ripicca vecchia di dieci anni.

Insomma, si scatenò una rissa in piena regola e più maghi e streghe strillavano fra di loro, più Priya avvertiva che la magia che la teneva imprigionata si stava lentamente allentando, il che era strano, Bernadette la teneva sott’occhio come un cane da punta, anche se col dono tutto femminile del multitasking riusciva a minacciare pure le brave persone del MAF.

Quindi perché si stava liberando? Qualcuno la stava forse aiutando?

- Mi vergogno di essere vostro leader!- sbraitò anche Trevelian, tuonando dalle spalle della nipote.

- Non finiremo ad Azkaban o morti per voi!- strillarono altri dal pubblico.

Poi Priya lo vide.

Era un ragazzo sulla trentina con capelli biondissimi, quasi platino e due occhi grigio ferro che sembravano distanziarsi da quel marasma. Pareva addirittura indispettito da quella che si era trasformata in una serata piuttosto impegnativa e scioccato, si era appena messo il cellulare fra spalla e orecchio quando con due movimenti rapidi di dita le fece segno di abbassarsi.

Incredula sbatté palpebre chiedendosi se non stesse gesticolando con i gorilla di Trevelian, ma con aria sempre più stizzita le fece segno di inginocchiarsi e poi, mimando le parole sillaba per sillaba, le disse chiaramente “GIÙ” come se fosse una povera imbecille.

Non seppe cosa s’impossessò di lei per fidarsi di un tizio che quasi sicuramente era un Mangiamorte o un simpatizzante, eppure eseguì il suo ordine. Abbassò appena la testa e in quell’esatto secondo le voci gracchianti di Bernadette e di George Trevelian vennero spezzare da un incantesimo in piena regola, lanciato su di loro come una cascata d’acqua.

Priya li vide schizzare indietro con la coda dell’occhio e tutta la chiesa si zittì all’unisono, fissando prima lei, poi il presidente del MAF spiaccicato contro la parete nord. Infine tutti si volsero a scrutare il suo salvatore.

Lui però fece un ghigno tirato, che svanì non appena trovò linea riattaccandosi al sul cellulare come nulla fosse.

– Sfregiato, ciao. Sono io. Sì, senti sono a St Dunstan, hai presente fra il ponte e la Torre? Sono a un raduno del MAF…- la sua voce rimbombava in quel mutismo tombale condito da shock – Beh, io vado dove mi pare, sono affari miei che ci faccio qui. Ti dispiacerebbe venire con almeno tre squadre? Subito tipo, perché il candidato Trevelian e sua nipote hanno appena cercato di uccidere una Babbana di fronte a me e ad altre settanta persone. E ora probabilmente creperò anch’io per aver cercato di aiutarla. Già. Ti spiace venire subito? Grazie.-

Il bip della chiamata terminata segnò anche la fine della bandiera bianca.

Ora sulla tavola sacrificale ci erano finiti in due.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Fine Penultimo Capitolo -

 

 

 

 

 

 

   
 
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