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Autore: ArrowVI    28/01/2018    1 recensioni
L'Arcadia, un luogo idilliaco dove chiunque vive in tranquillità ed armonia, la nazione con meno criminalità e la qualità di vita migliore fra tutte...
Fino a quando rimani all'interno delle mura della sua capitale.
Dietro la facciata di "Nazione perfetta", si cela un lugubre teatro dove chi non è considerato utile alla nazione viene rapidamente allontanato, un mondo dove coloro che sviluppano abilità speciali sono considerati demoni e prontamente eliminati.
Si dice che la luce della speranza possa nascere anche nei luoghi più bui... Sarà veramente così?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 1-3: Futuro

 
<< Hey, Yuu! >>
Sentendo quelle parole alzai lo sguardo: in lontananza vidi Leona che mi faceva cenni con la mano. Notai ben presto che ormai l'intero gruppo si era già radunato per il viaggio di ritorno, mancavo solo io all'appello.

<< Rieccomi, scusate per il ritardo. Questo è quello che sono riuscito a trovare. >>
Dissi al capitano della spedizione, porgendogli una piccola busta grigio scura.
Guardò all'interno rapidamente, per poi leggere altrettanto rapidamente la lista che gli porsi insieme alla busta.

<< Hai preso tutto? >>
Mi domandò, confuso.

<< Non proprio. Mentre tornavo ho dato una rapida occhiata alla lista: mancano poche cose. >>
Gli risposi.

<< Mhh... D'accordo. Puoi rendermi il denaro che non hai speso? >>
Mi disse, appoggiando la sacca grigia nel carro di legno.


Tutta la roba che il nostro gruppo aveva acquistato era stata messa sopra un carro a due ruote, trainato da due cavalli marroni.


<< In realtà non ne ho. >>
Gli risposi.
Mi guardò con uno sguardo sorpreso per qualche istante, prima di realizzare le mie parole.

<< Cosa vuoi dire? Non li hai spesi, quindi ti sono rimasti. >>
Mi disse, confuso.

<< No. In tutta onestà mi sono scontrato per sbaglio con una persona, facendole cadere i suoi viveri nel terreno. Mi sentivo in colpa, in fondo era colpa mia, quindi ho deciso di ripagarle ciò che aveva perso. Dalla lista mancano dei cereali e dell'acqua, non è niente di così fondamentale. Si, ovviamente ci farebbero molto comodo, ma dubito che la loro assenza sia così problematica. >>
Gli risposi, spiegandogli i miei motivi.
L'uomo si portò una mano nei capelli, grattandosi il retro della nuca.

<< Non sto dicendo che sia un problema, ma non possiamo andare in giro a fare gli eroi di chi si trovi in difficoltà. Dobbiamo pensare a noi stessi, queste persone non sarebbero così buone con noi se sapessero da dove proveniamo. >>
Mi rispose, preoccupato, quasi facendomi una ramanzina.
Non era arrabbiato, però.

<< Lo capisco, non preoccuparti. Non rimpiango la mia scelta. >>
Gli risposi, con un tono serio.

<< Va bene, va bene. >>
Mi rispose, dandomi le spalle.

<< Muoviamoci, è ora di andarcene! >>
Esclamò al gruppo.


Dopo aver detto quelle parole lasciammo il villaggio, dirigendoci di nuovo verso la nostra comunità.
Poiché vivevamo in una zona sopraelevata nel mezzo di una foresta, il viaggio di ritorno era sempre più stancante dell'andata a causa dell'angolazione.
Seguimmo per qualche centinaio di metri un sentiero battuto, per poi deviare ed inoltrarci nel mezzo della foresta, prendendo dei sentieri che nessuno aveva segnato.

Per circa metà del viaggio potevo sentire lo sguardo di Leona posato su di me.

<< Cosa c'è? Vorresti confessarmi il tuo amore proibito, per caso? >>
Le domandai ad un certo punto, rompendo il silenzio intorno a noi.

<< Dove hai preso quella spada? >>
Mi domandò, ignorando la mia provocazione, indicando la lama che avevo messo tra la cinta e i pantaloni.

<< Diciamo sia un regalo. Devo ancora decidere se portarmela dietro in un fodero o se tenerla nella mia stanza al villaggio. >>
Le risposi, toccando l'elsa della spada con una mano.

Leona si avvicinò lentamente a me, osservando la strana lama.

<< E' davvero... Inusuale. La hai comprata con i soldi che non hai reso? >>
Mi domandò.

<< Chi credi che io sia? Non userei mai i soldi del villaggio per il mio tornaconto. E' un regalo. >>
Le risposi, infastidito dalla sua affermazione.

<< Scusami... Per quale motivo te la hanno regalata? >>
Mi domandò, di nuovo, dopo essersi scusata.

<< Hai per caso visto dei banditi, o qualcosa del genere, dentro la cittadina? >>
Le domandai, prima di risponderle.

<< No... Ma perché hai ignorato la mia domanda? >>
Mi rispose, confusa.

<< Non la sto ignorando, anzi. >>
Le spiegai.

<< Mh? >>
Fu l'unica risposta che mi diede.

<< Ho detto che mi sono scontrato con una persona, no? Ecco, dopo averla aiutata ho deciso di accompagnarla a casa sua. Pochi istanti dopo, un gruppo di ribelli sono usciti fuori dal nulla con l'intento di derubare la chiesa. Non potevo semplicemente andarmene, quindi li ho combattuti. Sono rimasto ferito e lei mi ha curato: questa spada è il suo "regalo di addio". >>
Le spiegai, afferrando la spada e passandogliela.
Leona la guardò per qualche secondo, sorpresa e interessata a quel pezzo di metallo.

<< Quindi... Ti hanno visto? Sei impazzito?! Delle persone potrebbero averti visto usare i poteri. >>
Mi rimproverò, puntandomi contro la lama.

<< Ehi, abbassala prima di fare del male a qualcuno! Non mi ha visto nessuno: le strade erano deserte, e non è uscito nessuno dalle case. Erano tutti impauriti da quel gruppo di ribelli, non ho visto neanche persone affacciarsi dalle finestre delle loro abitazioni. Sono abbastanza sicuro che sia andato tutto liscio come l'olio. >>
Le dissi, sorridendo, mentre le presi la spada dalle mani, rimettendola tra la mia cinta e i pantaloni.

<< No, quella ragazza che ti ha curato ti avrà visto, no? Ti avrà fatto delle domande. >>
Mi domandò Leona, preoccupata.

<< Beh, si. Ma non è un pericolo, te lo assicuro. >>
Le risposi, cercando di rassicurarla.
Leona si portò una mano davanti alla bocca, assumendo una espressione spaventata.

<< Oh mio Dio! Per non farla parlare la hai uccisa! >>
Disse, prendendomi per i fondelli.

<< Non... Sono un mostro, Leona. >>
Le risposi, leggermente infastidito.

Mi guardò in silenzio per qualche istante prima di fare un verso dubbioso.

<< Dipende dai punti di vista. >>
Mi rispose, facendomi l'occhiolino.

<< Ho intenzione d'ignorare completamente ciò che hai appena detto. Tornando al topic principale, quella ragazza ha dei poteri di guarigione. Mi ha curato e poi lasciato andare. Ecco perché dubito seriamente che possa rivelarsi un problema. >>
Le spiegai, con un tono infastidito, cercando però d'ignorare la sua provocazione.

<< Ci sono ancora persone con abilità speciali li dentro? Sono scioccata... Non ne avevo la minima idea... >>
Mi rispose, sorpresa.

<< Neanche io me lo aspettavo: credevo onestamente che fossero tutti scappati da tempo. E' quindi possibile che ci siano altre persone con abilità speciali nascoste nella cittadina, vivendo come persone normali. >>
Le risposi.

<< Noi siamo normali, però... >>
Mi rispose Leona, abbattendosi leggermente.

<< Non dal loro punto di vista. Suppongo che queste persone siano legate ai loro compagni, familiari, amici... O anche a quel posto, e preferiscono fingere di essere come loro piuttosto che andarsene. Non posso dire di non capirli, ma io non rimarrei insieme a qualcuno che potrebbe pugnalarmi alle spalle da un momento all'altro. >>
Le spiegai.

<< Hai ragione... Piuttosto, però. Nonostante Blake ti abbia detto di non fare movimenti bruschi tu hai combattuto con dei ribelli! Non sarà di certo felice. >>
Mi rimproverò subito dopo, puntandomi un dito contro e guardandomi con una espressione infastidita.

<< A proposito di quello. >>
Le dissi, sorridendo, mentre mi sollevai la manica destra fino a sopra la spalla.
Leona fece un salto all'indietro, sorpresa, guardandomi con occhi e bocca spalancati.

<< Cosa!? Come è possibile!? >>
Esclamò, confusa.

<< Quella ragazza ha abilità rigenerative incredibili. >>
Le risposi, abbassando la maglia.

<< Non solo sembra che la ferita non ci sia mai stata, ma è stata anche così gentile da curare tutte le cicatrici che avevo sparse nel mio corpo.  >>
Aggiunsi, sorridendo.

<< E' incredibile! Qualcuno come lei tornerebbe davvero utile nella nostra comunità! Sei sicuro sia stata una scelta saggia lasciarla da sola? Può difendersi? Quei ribelli torneranno all'attacco? Se me lo avessi detto prima ne avremmo parlato con il capo, magari saresti potuto restare li e convincerla! >>
Mi domandò, preoccupata.

<< Li ho conciati per le feste, sia fisicamente che mentalmente. Uno di loro è riuscito a ferirmi, ma non era di sicuro felice. Sono rimasto di guardia per un bel po', ecco perché sono arrivato in ritardo al luogo di incontro, e non credo che torneranno all'attacco oggi. Passa abbastanza inosservata. Lo so per esperienza. >>
Le risposi, cercando di rassicurarla.

<< Anche se mi dici così, ci sono le chance che possano tornare all'offensiva mentre non ci sei... >>
Mi rispose, con un tono preoccupato, portandosi una mano sotto al mento.

<< E' vero, potrebbero. Ma, se fossi al loro posto, non tornerei così presto dove potrebbe esserci qualcuno che mi ha appena preso a calci. Sicuramente torneranno all'attacco, ma non credo sia oggi.  >>
Le risposi, sorridendo e cercando di farla calmare.

<< Spero tu abbia ragione... Se diventasse parte della nostra comunità potrebbe anche darci una grossa mano nel colloquio... >>
Mi rispose.

Quelle sue parole mi lasciarono di stucco: mi fermai di colpo, guardandola in silenzio per qualche secondo, confuso.

<< Cosa vuoi dire? Che colloquio? >>
Le domandai, mentre Leona mi superò.

<< Eh?! O-Oh... Niente, non farci caso... Stavo parlando con me stessa. >>
Mi rispose, agitandosi e dandomi rapidamente le spalle.

<< Cosa mi stai nascondendo, si può sapere? >>
Le domandai di nuovo, infastidito dal suo comportamento misterioso e spaventato.
Rapidamente accellerò il passo, cercando di lasciarmi indietro.

<< Leona? Leona! >>
Esclamai, cercando di attirare la sua attenzione, inutilmente.

<< Mirajane Lion! Non ignorarmi! >>
Urlai, furioso, raggiungendola rapidamente e afferrandole una spalla.

Leona si fermò, abbassando lo sguardo e osservando in silenzio una roccia vicino a noi. Per qualche istante cadde un silenzio tombale, rotto solo dal rumore delle foglie e di un ruscello a pochi metri di distanza da noi.

<< Cosa non mi stai dicendo? >>
Le domandai, rompendo il silenzio.

<< Niente, per favore... Non è davvero niente... >>
Mi rispose, senza guardarmi.
Il suo tono era dispiaciuto e preoccupato.

<< Parla. Ora. >>
Le dissi, con un tono minaccioso.
Leona si voltò lentamente verso di me, contiuando però ad evitare il mio sguardo.
Si resse un braccio con una mano, sembrava quasi impaurita.

<< Hey, non so cosa ti stia spaventando così tanto, ma sai perfettamente che non sono una persona violenta. >>
Le dissi, infastidito dal suo comportamento.

<< Il maestro ha deciso di far avere un colloquio a me, te e Blake per diventare soldati dentro le mura. >>
Mi rivelò rapidamente, senza guardarmi.

Ci misi qualche secondo a realizzare cosa mi avesse appena detto, durante i quali rimasi immobile a guardarla con la bocca spalancata e uno sguardo confuso, reggendole ancora la spalla con una mano.

Non appena la lasciai andare, cominciai a sentire la rabbia crescermi dentro: credevo di esplodere da un momento all'altro.

<< Stai scherzando, vero? >>
Le domandai, innervosito, sperando che non fosse seria.
Non mi rispose.

<< Quando avevi intenzione di dirmelo!? >>
Esclamai, furioso, stringendo i pugni e digrignando i denti.

<< Non prendertela con me! Il Maestro ha detto che ti avrebbe avvertito, la cosa mi è sfuggita di bocca... >>
Mi rispose, cercando di scusarsi.

<< Da quanto lo sapevi? >>
Le domandai, ignorando le sue parole.

<< Due... Settimane... >>
Mi rispose, chiudendo le palpebre.

<< Due sett- ... Mi stai prendendo per il culo?! Non ci posso credere! >>
Esclamai, dandole le spalle e colpendo un albero con un forte pugno.

<< Ho intenzione di parlare con il Maestro e fargli cambiare idea.>>
Aggiunsi, incamminandomi di nuovo per il sentiero con un passo innervosito.



Non appena arrivai alla nostra comunità mi diressi rapidamente verso l'entrata dell'edificio principale, ma venni fermato da qualcuno.
Mi voltai rapidamente, sentendo qualcuno che mi chiamò per nome.

<< Hey, Yuu! Puoi darmi una mano un secondo? >>
Mi domandò una persona: era il capo della spedizione a cui avevo appena preso parte.

<< Non puoi aspettare qualche minuto? Avrei una cosa importante da fare. >>
Gli risposi, cercando di nascondere il mio nervoso.

<< Per favore, ci vorrà un secondo... E' davvero una cosa problematica... >>
Mi rispose, implorandomi.
Sbuffai, ma decisi di dargli una mano.

Non appena mi avvicinai a lui mi indicò una catena del carico.

<< Ci stavamo preparando a scaricare tutto, quando ho notato che la catena che reggeva il carico si è rotta. Se proviamo a scaricare qualcosa c'è il rischio che cada tutto al suolo, e preferirei evitarlo. >>
Mi spiegò, rapidamente.

<< Quindi vuoi che io aggiusti la catena, giusto? >>
Gli domandai.
Mi rispose con un cenno positivo della testa.

<< D'accordo. >>
Risposi, allungando un braccio verso la parte rotta della catena che reggeva il carico del carro.
Un singolo nastro viola si materializzò nel palmo della mia mano, per poi dirigersi verso la catena: rapidamente avvolse la parte spezzata, legandosi ad essa e riparandola.
Era tornata come nuova nel giro di un secondo, senza lasciare nessuna traccia del mio nastro viola.

<< Mi devi un altro favore, Jayce. >>
Gli dissi, sorridendo.
Jayce mi mise un braccio intorno al collo, per poi fare una risatina.

<< Quando vuoi vieni pure al negozio di mia moglie, ti offro qualcosa da bere! Avanti ragazzi, tempo di scaricare tutto! >>
Esclamò, dopo avermi lasciato andare, dirigendosi verso un piccolo gruppo.


Dopo quella piccola deviazione, mi diressi rapidamente verso l'abitazione del Maestro.
Aprii rapidamente la porta scorrevole di un "dojo".

Il pavimento era in legno scuro e la stanza era enorme, quasi vuota.
Al suo interno vi era solo il Maestro, seduto nel pavimento con le gambe incrociate a meditare, con le spalle rivolte verso l'entrata.

<< Non si bussa più? >>
Mi domandò, con un tono calmo.

<< Perché non ne ero al corrente, Maestro? >>
Gli domandai, infastidito.

<< Di cosa parli, Yuu? >>
Mi domandò, senza voltarsi.

<< Il colloquio. >>
La mia risposta fu secca.

Lo sentii fare un profondo respiro, per poi voltarsi lentamente verso di me.
Era invecchiato parecchio dal giorno in cui lo incontrai.

<< Quindi sei venuto a saperlo, eh? >>
Disse, quasi desolato.

<< Quando aveva intenzione di dirmelo?! >>
Domandai, infastidito, mentre mi avvicinai lentamente a lui.

<< Quando lo avrei reputato giusto. So perfettamente quanto tu detesti i miliari e l'impero, ed è esattamente per quello che stavo aspettando il momento giusto per parlartene. Dovresti capire che ciò che sto cercando di fare è qualcosa per il vostro bene. >>
Mi rispose, con un tono calmo e gentile, guardandomi con occhi stanchi.

<< "Il nostro bene"? Cosa c'è di buono nell'andare a lavorare per dei bastardi che ignorano chi necessita di aiuto?! >>
Gli risposi, furioso, stringendo un pugno e guardandolo con uno sguardo cupo.

<< Yuu. Non sono questi i modi che ti ho insegnato. >>
Mi rimproverò rapidamente, con un tono autoritario.
Sentendo le sue parole abbassai lo sguardo, calmandomi.

<< Chiedo scusa... >>
Gli risposi, rattristandomi.

<< Yuu, sei abbastanza maturo da capire che l'odio non fa altro che generare altro odio. Sappiamo entrambi quanto sia difficile vivere al di fuori delle mura, combattere per non morire di fame, razionare il cibo per farlo durare il più al lungo possibile... Ma se tutti la pensassero come te, allora le cose non potrebbero mai migliorare. Se non dai mai una chance a qualcuno per redimersi, allora non ci sarà mai un cambiamento. Se le cose seguiranno questa strada, un giorno ci sarà un bagno di sangue... Ma possiamo provare ad evitarlo. Se qualcuno proveniente dall'esterno riuscisse a guadagnare prestigio dentro le mura... Potrebbero anche aiutare chi è rimasto al di fuori, non credi? >>
Mi spiegò, mentre si alzò lentamente dal pavimento. Si incamminò verso di me, appoggiandomi una mano nella spalla e guardandomi con un sorriso stanco ma gentile.

<< Quindi mi stai dicendo di andare dentro le mura e vivere come se non sapessi quanto le persone soffrano al di fuori? >>
Gli domandai.
Non riuscivo a credere alle sue parole, ero furioso. 

<< Yuu, quando mai ho pronunciato tali parole? Non sentire solo quello che vuoi sentire. Io sto guardando ad un futuro migliore, che magari tu, Mirajane o Blake potete aiutare a costruire. Non ti fidi di me? >>
Mi domandò, mentre quel suo stanco sorriso venne sostituito da una espressione triste e confusa.

<< No, al contrario... Per me lei è il padre che ho perso tanti anni fa: se non avessi fiducia in lei, Maestro, in chi dovrei riporla? >>
Gli risposi, rattristandomi insieme a lui.

<< E allora abbi fiducia nelle mie scelte, Yuu. Abbi fiducia nei tuoi compagni. Abbi fiducia negli umani. Non sei obbligato ad accettare, ma almeno prova a dar loro una chance. Se nessuno prova, le cose non miglioreranno mai. Vedendo le vostre capacità, forse comincerebbero a valutare l'idea di prendere più persone dall'esterno. L'Arcadia non è una tirannia: anche loro vogliono la pace, la sicurezza e che il loro regno prosperi. Io tengo a te, Mirajane e Blake più di chiunque altro, siete quasi figli per me. E per questo voglio che voi possiate vivere tranquillamente, senza nessuna eccessiva preoccupazione... E il modo migliore è dentro le mura. >>
Mi spiegò, sorridendomi di nuovo.

<< Non accetteranno mai di aiutare chi si trova fuori dalle mura. Anche se diventassimo importanti, penserebbero solo al loro tornaconto personale. >>
Gli risposi, dubbioso.

<< Forse hai ragione. Potresti rinunciare... O potresti dimostrare che hanno torto. Ho fiducia in voi: se entraste dentro le mura, magari un giorno potreste ottenere così tanta influenza da agevolare chiunque sia all'esterno. "Non ce la faremo mai" potresti rispondermi... E se, invece, ci riusciste? Non possiamo vedere il futuro, possiamo solo fare ipotesi e teorie. Ma una cosa è certa: se nessuno prova, niente cambierà. >>
Mi disse, lasciandomi andare.
Lo guardai in silenzio, dritto negli occhi, con uno sguardo triste e preoccupato.

<< So cosa ti spaventa, e so cosa tu vuoi fare. Vorresti vedere una nazione sicura, dove chiunque possa vivere in tranquillità, giusto? E' una utopia, e tale resterà se non scenderai in prima fila per cambiare le cose. E, al momento, non vuoi neanche provare a cambiare le cose per paura di fallire. Meglio che tu impari questa lezione ora, Yuu: non raggiungerai mai i tuoi obiettivi solamente facendo quello che ti aggrada. Molte volte ti ritroverai a fare cose che non avresti mai voluto fare, ma ciò non significa che non possano rivelarsi quelle giuste. >>
Mi disse, concludendo il suo discorso.

Abbassai lo sguardo, evitando di guardarlo negli occhi.
Non volevo farlo, ma aveva ragione. Se non avessi mai fatto niente, non sarebbe mai cambiato niente.

<< Ricorda, se non ti senti pronto puoi tornare qui. Nessuno ti sta obbligando, è un semplice colloquio. Parla con loro, mostra la tua determinazione e i tuoi ideali. Mostra a loro la forza che hai mostrato a me quando hai deciso di combattere. Dai loro una chance. Potrebbe rivelarsi la scelta giusta. >>
Mi disse, dandomi le spalle e tornando alla sua meditazione.


Non appena lasciai l'edificio del maestro mi trovai Leona davanti, ad aspettarmi.

<< Cosa c'è? >>
Le domandai: mi sentivo depresso.

<< Come... E' andata? >>
Mi domandò in ritorno, preoccupata.

Sospirai, per poi portarmi una mano dietro la nuca, grattandomi la testa.

<< Parteciperò al colloquio. Ma non prometto niente. >>
Le dissi, superandola.

<< Beh, meglio di niente. Oh, comunque vai da Blake: voleva vederti! >>
Le sentii dire alle mie spalle.
La salutai con una mano, senza voltarmi, per poi dirigermi dal ragazzo.



<< Ok, uhm. Pretendo spiegazioni. >>
Mi disse Blake, mentre ispezionava attentamente il mio petto, la schiena e la spalla dove fino a poche ore prima avevo una grossa ferita.

<< Per farla breve, nel villaggio ho incontrato una ragazza con delle abilità curative fuori dal comune. >>
Gli spiegai, riassumendo molto rapidamente l'accaduto.

<< Ci sono ancora persone con abilità nel villaggio? Sono scioccato. >>
Mi rispose, mentre mi punzecchiò la spalla destra con un ago.

<< A quanto pare si. >>
Gli risposi, leggermente infastidito dai suoi "esperimenti".

<< Sei davvero nuovo di zecca: non c'è neanche il minimo segno della ferita, o delle cicatrici in giro nel tuo corpo. Sono senza parole. Qualcuna come lei... Potrebbe davvero farci comodo qui. >>
Mi disse, sedendosi di nuovo nella sua scrivania e afferrando alcune cartelle.

<< Non bastate voi dottori? >>
Gli domandai, mentre mi rimisi la maglia viola.

<< Si, siamo abbastanza... Però qualcuno con una abilità del genere potrebbe facilitare il lavoro in una maniera assurda... Sarebbe incredibile per me avere un'assistente come lei nel mio ufficio... Dici che accetterebbe di venire da noi se glielo chiedessimo? >>
Mi domandò, esaminando alcuni fogli presi dalle cartelle.

<< Non ne ho idea, non chiederlo a me. >>
Gli risposi, confuso quanto lui.

<< Beh, allora andremo a chiederlo direttamente a lei. >>
Mi disse, appoggiando i fogli nella scrivania e guardandomi con un sorriso divertito.

<< Assolutamente no. Serve a te, non a me: quindi sarai tu a parlarle. >>
Gli risposi.

<< Non so dove si trovi, lo sai vero? >>
Mi disse, con un tono infastidito.

<< La chiesa. Nel villaggio ce ne è una sola. >>
Gli risposi rapidamente, con un tono serio.

<< Non rendermi le cose difficili, Yuu! Se mi accompagni lei non sarà così diffidente, non credi? >>
Mi rispose, arrotolando dei fogli e colpendomi in testa con essi.

<< Alla fine dei conti, mi obblighi sempre a fare quello che vuoi tu, vero? >>
Gli domandai, infastidito, ma sorridendo.


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Fine del capitolo 1-3, alla prossima e grazie dell'attenzione!

 
   
 
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