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Autore: Mrs Mistake    02/02/2018    0 recensioni
- Vuoi passione. - cominciò - Vuoi avventura. Vuoi provare ogni emozione di questo pianeta. Vuoi vivere. Vuoi essere stupita. Il tuo sogno non è il principe azzurro su un cavallo bianco, ma un uomo misterioso in moto e giacca di pelle - Si fermò per sorridere tra se - Vuoi qualcuno che ti prendi e ti porti lontano dai pensieri di tutti i giorni, dalla macchina, dall'affitto, dal lavoro. Vuoi un uomo che ti faccia sentire viva...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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5 mesi dopo.

- Forza Alex! Non fare la solita brontolona, bevi qualcosa!
Nemmeno io sapevo la ragione per la quale ero andata alla festa di Kate. Insomma, non ero mai stata una di quelle ragazze che in situazioni come queste si nascondono nell’angolo più buio della stanza, ma Kate organizzava una festa quasi una volta al mese ed ogni volta con una scusa diversa, e di solito le sue feste finivano con la sua testa incastrata nel water e la mia mano a tenerle la fronte.
Questa volta la scusa era quella di festeggiare la sua partenza, dato che il giorno dopo sarebbe salita su un aereo per le Canarie e il suo ritorno era previsto non prima di due settimane.
Quella sera avrei decisamente preferito me e Lady, la mia gatta, nel letto davanti un bel film.
Eravamo al Cover’s Lounge da almeno tre ore, l’aria era soffocante e per di più tutte le ragazze presenti alla festa, Kate compresa, erano completamente in preda all’alcol.
Kate! Kate era la classica ragazza “bella e intelligente”, non le mancava nulla, era la ragazza che tutti desiderano: alta, capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, al college lavorava per il giornale dell’istituto, a 13 anni aveva cominciato a fare la modella ed era già comparsa in diversi film nonostante avesse solo 24 anni. Letteralmente una bomba, sempre piena di quell’entusiasmo che hanno i bambini la mattina di Natale, quando trovano i regali sotto l’albero. Non si fermava mai. Sognava di diventare una grande stilista un giorno, al contrario di me, che preferivo riempire il mio armadio di felpe e maglioni lunghi fino alle ginocchia.
Ma nonostante questo, per qualche ragione a me sconosciuta era la mia migliore amica insieme a Tom.
Tom era gay. Questo la faceva lunga sul suo conto ma per farla breve siamo amici da quando avevamo tre anni, siamo entrambi nati e cresciuti nel New Jersey, al liceo pensammo che forse la nostra era più che un’amicizia ma troncammo subito perché fu proprio quello il periodo in cui si accorse di appartenere “all’altra sponda” ma io non me la presi e tornammo ad essere fratello e sorella, tanto da decidere di dividerci un appartamento in centro da ormai due anni.
Io e Tom non avevamo segreti, era con lui che passavo la maggior parte dei miei sabato sera, ordinando un cinese e mangiando sul tappeto ormai logoro dagli anni mentre guardavamo un film. Avevamo gli stessi gusti: cinema, musica e cibo.
Dunque eravamo lì, Kate al centro della sala che aveva fatto diventare una pista da ballo dopo aver obbligato tutti a spostare il proprio tavolo. Si muoveva a ritmo di musica, se così vogliamo chiamare quell’insieme di rumori senza un’apparente melodia dietro, mentre io e Tom disputavamo l’ennesima partita a biliardo in un angolo del locale.
- Questa volta ti straccio! – mi fece l’occhiolino.
- Tom smettila, per favore.
- Andiamo Alex! Siamo alla festa di Kate! Non rovinarle il divertimento con la tua solita faccia antipatica! – Tom mi diede una spinta con i fianchi per scansarmi e rise cercando di contagiarmi con la sua allegria in modo invano.
- Tom lo sai che non mi piacciono le feste.
- E invece non è vero! Tu hai sempre adorato le feste Alex, sei sempre stata l’anima del divertimento! Andiamo…
Sbuffai
- Andiamo, sono passati 5 mesi dal tuo incidente, quanti altri ancora ne devono passare prima che tu torni la solare e scherzosa e divertente Alex di un tempo??
- Temo che ormai quei giorni siano andati per sempre Tom.
- Non ci credo, dobbiamo farti tornare come prima!
- Se pensi di riuscirci… - ironizzai – Il posto perfetto per te! Ragazze in bikini per uno schiuma party… – gli diedi una gomitata d’intesa e tentai di ridere per la mia stessa battuta e sentendomi un’idiota per questo.
- Oh, falla finita! Almeno io mi sto frequentando con qualcuno!
- Touché! – risposi in un mezzo sorriso. Ecco cosa accomunava Tom a Kate: me. O meglio, tentare disperatamente di presentarmi qualcuno, cosa di cui io non sentivo neanche lontanamente il bisogno.
- Ho bisogno del bagno – dissi allontanandomi. Sgusciai attraverso le migliaia di persone in quella sala illuminata solo da luci a intermittenza blu, viola e verdi. Dopo cinque minuti buoni riuscii a raggiungere la porta della toilette ed entrai. In realtà non avevo bisogno del bagno, volevo semplicemente rinfrescarmi dato che una discoteca piena di gente nel bel mezzo di luglio non era il massimo.
Posai la borsa a terra e mi specchiai: jeans, top bordeaux e una giacca di pelle nera.
“Il massimo dell’eleganza che sei riuscita ad ottenere Alex? Complimenti” mi presi in giro.
Guardai la mia faccia. Tom era riuscito a gestire i miei capelli ricci allisciandoli e raccogliendoli in una lunga coda che mi arrivava fino alle spalle.
“Dovrei tagliarli” pensai.
Mi aveva anche obbligato a mettere una linea di eyeliner per rendere ancora più a mandorla di quanto non fossero già quelli che lui chiamava “i suoi occhi da cerbiattino al cioccolato”; il mio piccolo naso era forse troppo sproporzionato rispetto al viso tondo ma le labbra tinte da un rosso ciliegia sembravano un cuore. Forse queste ultime erano l’unica cosa che apprezzavo del mio viso, troppo spento e allo stesso tempo pieno di rabbia e delusione dal giorno in cui…
Scrollai la testa e scacciai via quel pensiero.
Sentii il telefono vibrarmi nella tasca dei jeans.
*Qui fuori ci sono un sacco di ragazzi carini ;) *
Era Tom, tipico suo.
Uscii. Affrontai di nuovo la calca di gente e dopo qualche sbuffo, qualche spintone e qualche gomitata raggiunsi la porta del Cover’s Lounge. Tom era al telefono. Mi fermai qualche istante prima di uscire e lo guardai: alto, capelli biondi pieni di gel per costringere le sue punte a restare verso l’alto, e una piccola voglia sotto un angolo dei suoi due occhioni blu come il mare. 
Dietro di lui notai qualcuno in penombra ma non riuscii a distinguere bene la figura. Era poggiato su una grande moto splendente, di quelle che fanno venire le vertigini per la velocità solo a guardarle. Avevo come l’impressione che fosse qualcuno di familiare.
Aprii la porta.
- Perché sei fuori?
- Volevo prendere una boccata d’aria, non ce la facevo più a sentire quella musica assordante fin dentro le vene.
- Pensa che a me tocca sentirla tutti i giorni.
- Ancora non riesco a capire come tu riesca a lavorare qui dentro – fece Tom scuotendo la testa.
- Beh… il Cover’s Lounge non è male, c’è bella musica, i tavoli da biliardo, il karaoke…. - aprii la borsa – ho saputo che verrà un nuovo ragazzo a suonare – presi un pacchetto di sigarette – dovrebbe cominciare domani - Tom mi avvicinò il suo accendino – avevi detto che non avresti più ricominciato – mi guardò con aria severa. Liquidai il discorso con un gesto della mano e quando alzai lo sguardo e buttai fuori il fumo in una nuvoletta grigia ebbi come l’impressione che quel tizio mi stesse guardando. Riuscii solo a notare i suoi vestiti, molto rocker: jeans strappati, giacchetto di pelle nero e svariati anelli sulle mani.
- Hanno mandato via Jason!? – Tom spalancò la bocca.Tornai alla realtà e annuii, mettendomi tra lui e il tizio sulla moto per evitare che il mio sguardo cadesse nuovamente in tentazione.
- Cosa stai guardando?
- Niente – mentii.
- Comunque - aspirai di nuovo – Credo non andasse più d’accordo con Jack – buttai fuori il fumo - sai, da quando ha cominciato a bere non è che ci fosse grande intesa tra i due…
- Alex! Stai guardando un ragazzo! E’ quello laggiù non è vero?
- Tom! – lo ripresi – cosa ti urli!?
- E’ carino – mi ignorò anche se questa volta il tono della sua voce era sceso di qualche decibel. Allungò il collo per vedere oltre la mia testa e continuò – se solo ci fosse un po’ più di luce…
Puntai Tom con l’indice e il medio che tenevano stretta la mia Lucky Strike – Tom Christopher Jackson! Non farmi fare figuracce sul posto di lavoro!
“Certo perché solo una sfigata come te potrebbe andare nel locale dove lavora anche quando ha il giorno di riposo!” si intromise il mio pensiero.
Tom mimò la zip sulle labbra – Mi arrendo!
- Bene.
- Ma lasciami dire che sei una bellezza sprecata se non provi neanche a cercare! Hai 25 anni tesoro stai I-N-V-E-C-C-H-I-A-N-D-O!
- Credo sia meglio tornare dentro o Kate ci sbranerà – incalzai e feci per entrare, ma un attimo prima di aprire la porta mi girai un’ultima volta: sentivo uno sguardo premere sulle mie spalle. 
 
Il tavolo da biliardo dove io e Tom stavamo giocando prima di uscire era stato occupato da due ragazzi che stavano palesemente superando la soglia del senso del pudore.
- Beh – svagò Tom – credo sia meglio prendere qualcosa da bere. Il solito?
- Il solito.
- Sì signora! – e si allontanò verso il bar.
Mentre aspettavo che Tom tornasse con i cocktail mi guardai attorno.
Il locale era abbastanza grande per essere un pub, tutto interamente di legno, sgabelli al bancone del bar sul lato sinistro, tavoli per tutta la sala,  un angolo un po' più appartato per giocare a biliardo e una perenne cappa di fumo che aleggiava nella sala. Le luci di solito erano soffuse ma quella sera dato che Kate aveva esplicitamente chiesto una strobosfera fu un po' diverso.
Kate urlava e ballava in piedi su un tavolo circondata dalle sue amiche e nonostante i capelli spettinati e il corpo pieno di schiuma continuava ad essere sexy; Jack, il proprietario del Cover’s Lounge, fabbricava cocktail più veloce della luce insieme a Ethan e Sophie, i miei due colleghi e nel frattempo, dopo che Jack aveva deciso di licenziare Jason, il palco dove di solito i cantanti si esibivano per cantare le cover delle grandi band rock o i ragazzi per divertirsi con il karaoke, era vuoto per un’ultima sera dopo mesi. A quanto pare trovare un sostituto di Jason era risultato più difficile del previsto.
Notai due ragazzi che continuavano a fissare il proprio riflesso negli specchi appesi alle pareti preoccupati per i loro capelli.
Una ragazza stava dando di stomaco per il troppo alcol in un secchio della spazzatura.
Un tizio sulla mezza età inciampò in un tavolo che non aveva notato perché troppo distratto dal di dietro di una ragazza che rasentava la nudità con i suoi abiti.
Sbuffai “possibile che ci sia così tanta idiozia nel mondo?”.
D’un tratto notai qualcuno entrare nel locale, una figura alta, con un paio di jeans strapp… era di nuovo il tizio che avevo visto all’entrata.
Era lui. I nostri sguardi si contrarono per un attimo che sembrò durare un’eternità. Non riuscivo a distogliere i miei occhi dai suoi. Mi sembrava di percepire un senso di sicurezza guardandolo.
D’un tratto mi diede le spalle dirigendosi verso il bancone, riportandomi con i piedi per terra. Lo seguii con lo sguardo fino a che non arrivò ad uno sgabello, lo afferrò e ci si sedette a cavalcioni. Si passò una mano tra i capelli lunghi fino alle spalle. Da lontano sembrava non superare i trent’anni. Ordinò da bere e dopo un attimo Ethan gli passò un bicchiere di liquore.
- Tequila per noi! – Tom era tornato con due bicchieri stracolmi di alcol – per fortuna ho detto a Sophie che erano per noi altrimenti avremmo aspettato tutta la notte! – gridò per sovrastare la musica. Mi passò il cocktail.
- Tom.
- Mmmh?
- Hai presente quel tizio che abbiamo visto fuori? – mi avvicinai al suo orecchio – perché ho la strana sensazione che mi stia fissando?
- Ma chi? Quel figo laggiù!? Beh tesoro, perché è così! Mi girai di scatto. Tom aveva ragione.
- Secondo me gli piaci, forse non ha il coraggio di venire qui perché vede che sei con me e…
- Non azzardarti a lasciarmi sola neanche per un istante!
- Ok! Ok! Tesoro sei un po’ tesa stasera per caso? Uh guarda, hanno liberato il tavolo da biliardo! 

Giocammo decine di partite, i minuti passavano e noi continuavamo a giocare e per tutto il tempo quell’uomo mi fissò con quel dannato bicchiere in mano.
- Hai visto la partita oggi?
- Tom, lo sai che odio il basket.
Sentivo il suo sguardo entrarmi sotto pelle. Anche quando ero di spalle lo sentivo premere su di me.
Era abbastanza... strano.
- Tom, a me spaventa un po' quell'uomo. - tornai al discorso di prima…
- Se vuoi posso parlargli...
- No tranquillo, fa niente. - liquidai il discorso e continuammo a giocare.
   
 
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