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Autore: SerenaTheGentle    06/02/2018    0 recensioni
In questa raccolta non ci saranno regole.
Darò voce a quella parte di me che tento spesso e volentieri di nascondere.
Darò voce alle mie più grandi insicurezze e le mie più grandi paure.
Darò voce al mio alter ego.
Darò voce a me.
Vi chiederete chi stia scrivendo, se autore e protagonista siano la stessa persona, se gli eventi qui narrati sono veramente accaduti, se ogni cosa che vi dirò sarà vera oppure solo una finzione.
Ma la domanda che vi tormenterà alla fine sarà solo una.
Quale parte della storia sarà reale e quale invece sarà solo un suo riflesso?
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essere su questa terra, ci espone all'esperienza della vita, alla sua complessità e al suo fascino, ma anche alla sua parte più oscura, a noi incomprensibile. Perché il dolore che ci ritroviamo ad affrontare, in questa realtà così terribile, è qualcosa di troppo grande per l'essere umano, qualcosa che ci mette di fronte a noi stessi in maniera quasi brutale, senza lasciarci il tempo di farcene un'idea.

Ognuno di noi ha affrontato periodi bui nella propria vita, momenti più o meno lunghi, in seguito ad eventi dolorosi o improvvisi. In questi momenti sembra che niente abbia più un senso, ci sentiamo deboli, svuotati, senza più uno scopo da raggiungere. Ogni cosa sembra aver perso l'importanza che gli attribuivamo e ci sembra di non vedere più niente di buono nella nostra esistenza.

Tuttavia, questa sofferenza che ci investe in determinati momenti della nostra vita, ci serve per riscoprire quella bellezza che si cela dentro di noi. Ci aiuta a crescere e ci insegna a vivere non solo nel nostro mondo fatto di gioia e allegria. Ci fa rialzare anche quando la tempesta è in corso e tutto quello che ci riguarda è in preda al caos.

Imparare ad apprezzare la bellezza collaterale di ciò che ci circonda anche nei momenti di difficoltà è un traguardo raggiungibile solo con la consapevolezza di ciò che siamo e che abbiamo vissuto.

Ci sono momenti in cui apprezzare il positivo delle cose non è un'impresa facile. La realtà è che vorremmo solo chiuderci in una stanza e isolarci da tutto e tutti, restare soli con la nostra sofferenza, cercando di non far scappare quel dolore, cercando di non crollare e rimanere forti, nonostante la situazione.

Quando decidiamo di dare spazio al dolore, decidiamo anche di farci condizionare la vita.

È come se il tempo si bloccasse. È come se ogni cosa non avesse più importanza e non si avesse la capacità di andare avanti. Siamo fermi a quel momento e non riusciamo più a cancellare quel che è stato.

Uscirne è molto difficile, anche perché non sempre si può cogliere la bellezza collaterale degli eventi. Dopotutto, quale bellezza si potrà celare in una malattia terminale? Cosa c’è di positivo nella morte di una persona a noi cara? Che cosa si nasconde dietro la perdita della nostra identità? In effetti sono domande senza risposta, perché ognuno di noi ha risposte diverse, ognuno di noi ha bisogno di trovare la propria bellezza collaterale in ogni situazione.

Per di più, soltanto con il tempo le nostre ferite possono essere curate. Solo con il tempo il dolore sembra affievolirsi e troppo spesso tendiamo ad accusarlo di essere stato poco presente. Quando non abbiamo più tempo ci accorgiamo di quanto invece il tempo sia importante. È inutile che ce la prendiamo con lui perché il tempo scorre inesorabile, quando stiamo bene sembra che voli e quando stiamo male sembra non passi più. Lo scorrere del tempo è dato dalla nostra percezione, siamo noi che lo gestiamo e che decidiamo cosa farne nella nostra vita.

E alla fine, c’è sempre lei che bussa alla porta della nostra stanza, la paura. Nessuno vorrebbe provare dolore, poiché è quella sensazione che ci rende più vulnerabili ai nostri occhi. E ci chiediamo come eludere la paura, ci chiudiamo in noi stessi senza capire l'importanza della condivisione e degli affetti, soprattutto nei momenti di sofferenza. Ci affatichiamo a cercare risposte, ci affidiamo alla fede, o al destino e ci illudiamo che doveva andare tutto così. Cerchiamo disperatamente un senso a ciò che accade o che è accaduto per renderci conto che ciò che c'era non c'è più, che quello che abbiamo perso non tornerà più indietro e che dobbiamo trovare il senso per andare avanti cercando di cogliere, anche nella perdita, la bellezza collaterale.

 

   
 
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