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Autore: sofismi    10/02/2018    0 recensioni
"La musica continua imperterrita, non c'è niente che possa fermarla. Io intanto fumo, seduta sul pavimento incastrata tra la finestra e il mondo. Incastrata nel mio corpo, nella mia mente. Il fumo scappa attraverso la mia bocca, fuori dai polmoni, e guardandolo mi chiedo quando anch'io sarò in grado di fuggire così."
L'arte è ovunque, tutti riescono a percepirla, ma alcune persone sono più sensibili di altre e questo Madelaine lo ha capito. Se n'è resa conto una sera, fumando seduta sul pavimento di quella che - da quel momento in avanti - non sarebbe stata più la sua stanza, e ha trovato il coraggio per essere se stessa. Sarà un viaggio disturbato da turbolenze, tempeste, ma il vento la porterà sempre a casa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Settimo




“Dai, provalo! Se non ti piace ne scegliamo un altro.”
Dopo aver accettato la sua proposta ha deciso che mi serviva un vestito adatto ad una festa, perché non me ne sono portata dietro nessuno, e così dal parco ci siamo incamminati verso il centro. Mi ha fatto scegliere un negozio ma non appena siamo entrati ogni mio potere decisionale si è annullato. Mi ha riempito il camerino di vestiti ma non me ne è piaciuto nessuno, e adesso è tornato con un vestito a tubino verde un po’ troppo corto per i miei gusti e vuole costringermi a provarlo.
“Lo provo e basta,” gli dico chiudendo la tendina.
Una volta indossato guardo il mio riflesso nello specchio, ma ciò che vedo non mi piace. Non perché il vestito sia brutto, anzi, il vestito è perfetto. È come cade sul mio corpo che non mi piace, ho i fianchi troppo larghi, le gambe non abbastanza magre, la pancia non è piatta.
“Hai fatto?” dice Adam con un tono disperato.
Scaccio via i brutti pensieri ed esco dal camerino, lui è in piedi davanti a me e mi squadra dalla testa ai piedi.
“Penso di essermi innamorato,” dice. Il mio cuore perde un battito, “è il vestito perfetto, è lui, non puoi rifiutarti!”
Volendo, sì, potrei rifiutarmi, potrei mettermi a fare i capricci, però non lo faccio. Il modo in cui mi ha guardata mi è rimasto impresso, nessuno mi aveva mai guardata così. Quando mi giro di nuovo verso lo specchio il mio riflesso è cambiato, adesso ciò che vedo mi piace perché lo sto guardando con gli occhi di Adam.
“Va bene, hai vinto,” dico rassegnata.
Sono di nuovo in bagno a prepararmi, questa volta mi trucco un po’ più pesantemente e una volta indossato il vestito mi guardo. Non mi sento a mio agio conciata così, però mi piaccio, e in cuor mio spero di piacere anche ad Adam.
“Sei uno splendore,” dice non appena torno in salotto, “andiamo!”
Il locale è pieno nonostante sia abbastanza presto, e come prima cosa ci facciamo strada verso il bar per prendere qualcosa da bere. Adam è costretto ad urlare tre volte al barista che cosa vogliamo, ma alla fine riusciamo ad avere i nostri drink e torniamo fuori, dove ci aspettano alcuni amici di Adam che ci hanno fatti entrare.
“Fumi?”
“A volte,” rispondo prendendo una sigaretta dal pacchetto che ha tirato fuori dalla tasca dei pantaloni.
Dopo che me l’ha accesa si accende la sua, butta la testa indietro e espira, guardando il fumo salire.
“Quando torniamo dentro devi ballare con me, per forza,” mi dice sorridendo. Io, timida come sono, abbasso lo sguardo e accetto. Subito dopo, però, me ne pento. A me non piace ballare, non ne sono in grado, però non voglio perdere la possibilità di stargli vicino.
Le altre ragazze del nostro gruppo mi trascinano e al terzo, quarto cocktail sono una ballerina professionista. Io mi sto divertendo, Adam si sta divertendo, ci sentiamo invincibili.
“Adam ho tanto caldo!” biascico aggrappandomi a lui. Come se niente fosse mi tira su e mi porta fuori, tra sue risate e le mie proteste riusciamo ad uscire dalla folla di gente e finalmente mi rimette con i piedi per terra.
“Scusami, quando bevo ho sempre voglia di fumare,” mi dice sedendosi sul marciapiede e tirando fuori di nuovo il pacchetto di Marlboro, “vuoi?”
Accetto la sigaretta e mi siedo affianco a lui, con la testa pesante a causa dell’alcol mi appoggio a lui e faccio un tiro.
“Adam, secondo te una persona può innamorarsi in tre giorni?” chiedo chiudendo gli occhi.
“Non penso che tre giorni siano sufficienti, Mad. Perché me lo chiedi?”
“Penso che sia successo,” confesso. Lui non risponde subito, e io sono troppo ubriaca per capire che cos’ho appena detto.
“È solo un’infatuazione, una stupida cotta. Ti passerà,” risponde freddo. Mi scosto un po’ senza rendermi conto di quello che sta succedendo e lui si alza.
“Andiamo a casa.”
Lo seguo barcollando, triste e con il cuore a pezzi. In più mi sento in colpa per non aver salutato nessuno, e alla fine convengo che la serata si è rivelata un disastro.
La strada verso casa sembra infinita, e quando finalmente arriviamo vado in camera senza dire nulla. Sono una stupida, ho sbagliato. Sapevo, ho sempre saputo. Non c’era ombra di dubbio: le cose sarebbero finite così per forza. Devo andarmene da questa casa al più presto, devo scappare il più lontano possibile, non potrò mai più guardarlo in faccia. Presto, a causa dell’alcol, mi addormento senza nemmeno svestirmi o struccarmi, e finalmente dopo tanto tempo riesco a dormire tranquilla, senza svegliarmi.
“Ho ricevuto una mail,” dico entrando in cucina verso l’ora di pranzo. Non ricevendo risposta da parte di Adam prendo una tazza di caffè e apro la mail. Mi tremano le gambe e il cuore mi batte forte nel petto, è arrivato il momento: a breve scoprirò che piega prenderà la mia nuova vita.
“Vogliono collaborare con me,” dico piatta.
“Cosa?” risponde finalmente lui alzando lo sguardo verso di me.
“Gentile Madelaine Velskij, con la presente Le confermo che in data 15/04/2018 abbiamo ricevuto e registrato il Suo manoscritto, nella categoria Narrativa, con il titolo ‘La disfatta di un uomo’. Poiché saremmo interessati alla pubblicazione Le chiedo cortesemente se sarebbe possibile fissare un appuntamento per discutere di una futura collaborazione. Distinti saluti, Gruppo Mogano Editore.”
Leggere la mail appena ricevuta ad alta voce mi sembra irreale, mi tremano le mani e il petto mi esplode di gioia.
“Mad,”  dice, “non mi avevi mai detto il tuo nome completo.”
Sorride, sta sorridendo. La figuraccia che ho fatto ieri magari non se la ricorda nemmeno, mi sto torturando per niente. Corro ad abbracciarlo in preda ad un attacco di euforia.
“Mia mamma è francese e mio papà è russo!” urlo tra le sue braccia.
“E che diamine ci fai in America allora?!” risponde ridendo.
Rimaniamo per qualche secondo abbracciati a ridere e urlare come se avessimo appena vinto la lotteria, poi mi stacco e mi ricompongo.
“Scherzi a parte, bravissima Mad. Mi duole dirlo ma: te l’avevo detto,” dice sincero.
La situazione tra noi due è molto tesa a causa di ciò che è successo ieri notte, lo ringrazio e torno in camera a nascondermi. Era una cosa che facevo sempre da bambina, e crescendo non ho perso l’abitudine.
Tra poco cambierà tutto, tra poco sarò una persona nuova. Potrò permettermi un appartamento e andrò via da qui, dimenticandomi di questi giorni per sempre. 


 
  
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