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Autore: ArrowVI    12/02/2018    1 recensioni
L'Arcadia, un luogo idilliaco dove chiunque vive in tranquillità ed armonia, la nazione con meno criminalità e la qualità di vita migliore fra tutte...
Fino a quando rimani all'interno delle mura della sua capitale.
Dietro la facciata di "Nazione perfetta", si cela un lugubre teatro dove chi non è considerato utile alla nazione viene rapidamente allontanato, un mondo dove coloro che sviluppano abilità speciali sono considerati demoni e prontamente eliminati.
Si dice che la luce della speranza possa nascere anche nei luoghi più bui... Sarà veramente così?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 2-1: Dovere



Quel giorno mi fece capire quanto quel mondo detestasse le persone che avevano sviluppato abilità speciali, come me.
Persone, leggi, parole, pensieri, luoghi, eventi... Ogni singola cosa ci era proibita, e ogni singola cosa ci andava contro. 

Non importava chi tu fossi o cosa facessi: alla fine dei conti non avevi altra via d'uscita se non chinare il capo e sottometterti; e qualora avessi provato a ribellarti...
L'unica cosa che ti aspettava era la morte.

"Vivi come soldato, muori come criminale o accetta le nostre regole." 
Questo era ciò che dicevano tutti. 
E loro pretendevano di giocare la parte degli eroi? Non fatemi ridere.

Non avrei mai chinato il capo, non mi sarei mai abbassato a seguire i loro ordini...
Ma, ancora più importante, non mi sarei mai lasciato ammazzare da loro. Era poco, ma sicuro.



Seguendo le direttive di Blake, ci dividemmo: lui andò nella farmacia nella zona ad est del villaggio, mentre io andai in quella ad ovest. Eravamo agli antipodi.

" In questo modo abbiamo più possibilità di trovare ciò che ci serve e, in più, se non dovessimo trovare qualcosa nella farmacia che ci spetta, l'altro potrebbe avere avuto più fortuna."
Fu la sua spiegazione.

< Di questo passo non avremo problemi per i prossimi mesi, se Blake ha avuto la mia stessa fortuna. >
Pensai, scorrendo svariati scaffali, prendendo tutti i medicinali che erano segnati nella lista che Blake mi aveva consegnato. Fortunatamente li trovai quasi tutti.
Quelle parole mi fecero ricordare che due settimane dopo avrei dovuto partecipare al colloquio all'interno delle mura.

<< Che scelta del cazzo. >>
Dissi tra me e me, infastidito, dopo aver fatto un verso indisposto.

In quell'istante mi guardai intorno: la farmacia era stranamente vuota. Non era qualcosa di normale, visto che gli scaffali erano ancora quasi tutti pieni.
Di norma le persone facevano la fila per fare rifornimenti di medicinali, per prepararsi a qualunque evenienza.

Confuso e preoccupato finii di prendere ciò che serviva, per poi dirigermi dal cassiere.
Non appena gli porsi la busta colma di medicinali mi guardò con una strana espressione.

<< Hai fatto la scorta per l'inverno, ragazzo? >>
Mi domandò, mentre levava i prezzi dai svariati prodotti.

<< Non sono di queste parti. Il mio villaggio è stato attaccato dai banditi qualche giorno fa, quindi i medicinali scarseggiano. >>
Gli dissi, inventandomi una scusa.

<< Oh, mi dispiace. Spero la tua famiglia stia bene. >>
Mi rispose l'uomo, rattristandosi.

<< Oh, non si preoccupi. Fortunatamente, sono tutti illesi. >>
Gli risposi, sorridendo.

<< Sono felice di saperlo. >>
Mi disse, ricambiando il sorriso.

< Se sapessi della mia abilità, adesso non mi staresti sorridendo. >
Pensai, infastidito, senza però farlo capire.

<< Ecco a lei. Sono centotrentadue Zeni e venti cent. >>
Mi disse, facendomi il conto.
Rapidamente presi i soldi dalla mia tasca, dandogli ciò che mi aveva chiesto.

Dopo aver pagato mi diressi verso l'uscita, ma sentii l'uomo chiamarmi.

<< Ragazzo, aspetta un secondo! >>
Mi disse.
Rapidamente mi voltai verso di lui, incuriosito.

<< Visto che non sei di queste parti, ti consiglierei di evitare la strada principale: un piccolo plotone militare sta tornando dentro le mura, quindi potresti trovare la strada bloccata. >>
Mi avvertì.
Per non destare nessun sospetto, gli sorrisi.

<< Grazie dell'avvertimento, ma credo che andrò ad assistere. Non è una cosa che capita tutti i giorni, dopotutto. >>
Gli risposi, prima di voltarmi.
Non appena gli diedi le spalle, l'espressione che apparve nel mio volto era totalmente differente.



Dopo aver lasciato la farmacia mi diressi in direzione della chiesa di Jeanne. 

< Certo che potevano farle più vicine queste due farmacie. Io e Blake siamo letteralmente agli antipodi l'uno dall'altro, che nervi. Suppongo che, nel mentre, potrò aspettarlo da Jeanne... Magari potrei anche approfittarne per darle fastidio senza che Blake lo noti, eheh. >
Pensai, divertito.
In quei giorni avevo scoperto quanto mi divertisse stuzzicarla.

Durante il viaggio verso la chiesa di Jeanne osservai ogni singola persona che vidi: non riconobbi nessuno, fortunatamente. Non avevo nessuna intenzione di rivedere la mia famiglia, dopotutto. 
Le strade erano, effettivamente, molto più vuote del solito: le persone che notai andavano quasi tutte nella stessa direzione, verso la strada principale del villaggio, per assistere al passaggio del plotone militare che tornava dentro le mura.

Ignoranti.
Venivano sfruttati e ridicolizzati dai militari stessi, ma nonostante tutto li ammiravano: non potevo sopportarlo.
Durante il cammino sentivo persone che parlavano dei soldati e di come volessero diventarlo anche loro... Mi mandava su tutte le furie sentire certi discorsi.

La cosa che, però, mi faceva innervosire ancora di più, era che Blake e Mirajane avevano intenzione di fare la stessa cosa.
" Sono davvero io a sbagliare? Solo io vedo bugie in ogni parola detta dai militari?" Erano alcune delle domande che mi porsi in quel momento...

Non so se, effettivamente, fossi io nel torto... Ma pensai che ogni persona doveva fare ciò che preferiva con la loro vita. 
Se Blake e Mirajane avevano intenzione di diventare soldati, allora io non avevo nessun diritto di impedirglielo. La scelta era la loro, non la mia.



Ci avrei messo ben poco tempo a cambiare nuovamente idea.



Non appena arrivai vicino alla chiesa di Jeanne, una scena che mai avrei voluto vedere si sviluppò davanti ai miei occhi:
Spalancai le palpebre, sorpreso, notando una enorme folla davanti alla chiesa stessa.

Sentivo urla, insulti e forti colpi dati sul cancello metallico della chiesa.
Mi bloccai per qualche secondo sul posto, impallidito e terrorizzato da quella vista... Ma ci misi altrettando poco per riprendermi.

Corsi vicino alla folla cercando di attirare la loro attenzione.

<< Cosa sta succedendo?! >>
Esclamai.
Fu inutile: esattamente come accadde quel giorno, venni completamente ignorato.

" Esci fuori! "
" Vattene, mostro!"
" Come hai potuto stare vicino a noi per tutto questo tempo?! "
Erano solamente alcune delle frasi che riuscii a capire in mezzo a quel macello.

La mia attenzione cadde sul portone della chiesa, non appena lo vidi aprirsi.
Lentamente Jeanne uscì dalla chiesa, con le mani davanti al petto e gli occhi rossi.

<< Per favore, non serve ricorrere alla violenza... >>
Disse, con una voce tremante.

<< Sta zitta, puttana! >>
Esclamò qualcuno, lanciandole un sasso contro. Jeanne venne colpita in una spalla, per poi indietreggiare dolorante.

Il mio corpo si mosse d'istinto: lasciai cadere la busta nel suolo e corsi rapidamente verso quell'uomo.
Non appena mi vide si voltò verso di me, sorpreso: lo colpii in pieno volto con un pugno, facendolo cadere al suolo.

In quel preciso istante la folla si voltò verso di me, sorpresa dall'accaduto.
Ero furioso. 
Sentivo le vene del collo e della fronte pulsare, e notai del sangue sul dorso della mia mano. Continuai a guardare l'uomo che avevo colpito, fino a quando non si voltò verso di me, dolorante.

Perdeva sangue dal naso. 

Credo tu gli abbia rotto il naso, Yuu. ~
Mi disse la voce, con un tono divertito. 
In quel momento ero troppo furioso per farci caso.

<< Cosa cazzo sta succedendo?! >>
Urlai, avendo finalmente attirato l'attenzione della folla su di me.
Alzai lo sguardo, guardando quel branco di pecore con uno sguardo furioso.

In quell'istante non capii più nulla.
Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene, e non riuscivo a sentire nessun genere di rumore intorno a me.
Guardavo intensamente quelle persone, digrignando i denti e stringendo i pugni, tremando e respirando pesantemente.

<< E' un demone, una strega! >>
Sentii dire da qualcuno, dopo qualche secondo di silenzio.

<< Come potete esserne sicuri, eh?! Lo avete visto con i vostri occhi, per caso?! E anche se avesse delle abilità quale è il problema?! Vi ha mai fatto del male?! >>
Urlai a quella persona, mentre mi mossi davanti alla folla, mettendomi fra loro e la chiesa.

<< La conoscete tutti: come potete farle una cosa del genere!? Siete voi i mostri, non lei! >>
Esclamai, di nuovo, cercando di fermarli.

<< Lui è come lei! >>
Sentii dire da qualcuno, ad un certo punto.
Mi voltai lentamente verso la persona che aveva parlato: lo riconobbi subito.

<< Tu... >>
Dissi, sorpreso e tremando.
Era l'uomo che mi aveva pugnalato nella spalla il giorno che incontrai Jeanne.

<< Li ho visti usare quei poteri insieme! Anche lui è un demone! >>
Esclamò quell'uomo, indicandomi.

<< Bastardo! >>
Urlai.
Ero furioso, mi sembrava di esplodere da un momento all'altro.

Dopo avermi messo la folla contro lui si allontanò, sorridendo, scomparendo poi dietro ad un vicolo.

Alcune persone si fecero avanti, armate di forconi o coltelli.
Indietreggiai lentamente, fino a quando non toccai il cancello metallico.

Sorpreso mi voltai, notando Jeanne inginocchiata nel terreno e in lacrime.

<< Per favore, non far loro del male... Ti prego... >>
Mi disse, tremando.


Quel suo desiderio mi fece ancora più rabbia.
Quelle persone la avevano ripudiata, insultata e ferita... Nonostante tutto, però, lei voleva proteggerli.



Dopo aver fatto un verso furioso, sollevai un braccio verso il cielo: tre lunghi nastri viola si materializzarono dal palmo della mia mano, per poi cominciare a danzare intorno a me, fluttuando nell'aria come fogli al vento.

Le "Catene del Fato". Ecco come le aveva chiamate il mio maestro. 
Ad occhio nudo sembravano nastri fatti di carta, o stoffa, ma in realtà erano di metallo: potevo muoverli come preferivo o fargli anche assumere delle forme semplicemente pensandolo. 
Nonostante non sembrasse, erano anche terribilmente duri... E affilati.


Cercando di spaventarli feci muovere un nastro come un tentacolo, per poi farlo collidere con il terreno: lasciò una enorme e lunga fenditura fra me e la folla.

<< Se tenete alla vostra pelle, vi consiglio di non superare quella linea. >>
Minacciai, con uno sguardo cupo e minaccioso.

Molte persone indietreggiarono... Anche se le più coraggiore, o dovrei dire stupide, si lanciarono verso di me.
Erano due: uno armato di forcone e uno disarmato.

Feci muovere un nastro come un tentacolo, per poi scagliarlo verso l'uomo disarmato: lo avvolsi nel petto, sollevandolo da terra e poi scagliandolo al suolo con forza.
Mossi il secondo nastro verso l'uomo armato di forcone, tagliando in due la sua arma, nel manico, con un fendente verticale.
Allo stesso tempo scagliai anche il terzo nastro verso lo stesso uomo, puntandoglielo davanti alla fronte.

L'uomo impallidì, bloccandosi sul posto e facendo cadere a terra il manico del forcone.

<< Fai anche solo un altro passo in avanti, e ti assicuro che ti trapasso il cranio da parte a parte. >>
Lo minacciai, con un tono serio e uno sguardo cupo.

L'uomo cominciò a sudare, per poi indietreggiare lentamente.
Non appena superò la linea che avevo segnato con uno dei miei nastri, corse via terrorizzato e urlando.

Il mio sguardo cadde sul primo uomo che avevo scagliato al suolo: anche se dolorante, si era rialzato. Non sembrava ferito gravemente.
Pure lui si allontanò, anche se molto più lentamente dell'altro.

<< E ora sparite dalla mia vista. Vi assicuro che non sarò così clemente con i prossimi. >>
Aggiunsi, parlando alla folla che era ancora davanti a me.

Indietreggiarono tutti, tranne una singola persona.

Indossava vestiti eleganti: una camicia nera e dei pantaloni del medesimo colore, insieme ad una cravatta rossa.
I suoi occhi erano azzurri, esattamente come i suoi capelli.

Quella persona si avvicinò lentamente a me, fermandosi proprio davanti alla linea che avevo fatto poc'anzi. 

Mi guardò sorridendo, con una mano dietro la schiena e una appoggiata sull'elsa della sua spada, legata alla cinta dei suoi pantaloni.


Osservai l'uomo in silenzio... 
Non avevo ancora la minima idea di chi avessi davanti a me... 
Lo avrei capito molto presto.


L'uomo cominciò ad applaudire lentamente per circa cinque secondi, senza smettere di sorridermi.

<< Chi diavolo sei tu? >>
Gli domandai, infastidito dal suo comportamento.

L'uomo smise di applaudire, portando di nuovo la mano sinistra dietro alla schiena.

<< Non so se tu sia coraggioso o pazzo, per mettere in scena questa farsa davanti ad un Generale... >>
Mi disse, portandosi la mano destra davanti al volto, sollevando leggermente i suoi occhiali.

<< Anche se, in tutta onestà... >>
Aggiunse, superando la linea che avevo tracciato.

<< ... La differenza fra le due è piuttosto sottile. >>
Concluse, continuando a sorridermi, e fermandosi subito dopo averla superata.

<< Lasciaci semplicemente andare via. Non voglio far del male a nessuno. >>
Gli proposi, cercando di ragionarci.
Non sapevo chi fosse, ma provavo una stranissima sensazione anche solo avendolo vicino.

Il sorriso nel suo volto si ingrandì.

<< Oh, potrei farlo... Ma dubito fortemente che i cittadini guarderebbero di buon occhio un Generale che lascia impunito un criminale che li ha feriti, non credi anche tu? >>
Mi domandò, portandosi una mano davanti alle labbra e ridacchiando.

Subito dopo schioccò le dita:
Da dietro la folla apparvero almeno una ventina di soldati armati di spade, lance e fucili.

Indietreggiai lentamente, toccando di nuovo il cancello in ferro alle mie spalle, preoccupato e sorpreso.
Oltre ad essere armati fino ai denti, indossavano anche delle armature pesanti color argento.

Si posizionarono in semicerchio, circondandomi.
Davanti a me avevo quell'uomo e i suoi soldati, mentre alle mie spalle la chiesa e Jeanne.
Mi guardai intorno, preoccupato dalla situazione in cui ero finito in così poco tempo.

<< Arrenditi senza opporre alcuna, futile, resistenza e potrei considerare di non farti uccidere. >>
Mi propose, divertito.

<< Neanche per sogno. >>
Gli risposi, rapidamente, infastidito dalle sue parole.

L'uomo abbassò lo sguardo per qualche istante.

<< Che disdetta... >>
Disse.
Per un attimo mi sembrò rattristato...
Fino a quando non sollevò lo sguardo:

Un enorme e sadico sorriso apparve nel suo volto, mentre i suoi occhi luccicavano di gioia.

<< Suppongo non ci siano altre opzioni, allora. >>
Disse, divertito, facendo un segno ai soldati alle sue spalle con una mano.

Una pioggia di proiettili mi investì, ma riuscii a bloccarne la maggior parte con i tre nastri che avevo materializzato poco prima, facendoli roteare davanti a me, evitando di venir trasformato in un colabrodo.

Improvvisamente, però, notai uno strano ordigno rotolare ai miei piedi.

<< Merda! >>
Esclamai, riconoscendolo, saltando rapidamente il cancello di ferro alle mie spalle.
Rapidamente afferrai Jeanne, allontanandomi il più possibile dall'ordigno.

Una enorme esplosione fece saltare in aria il cancello e parte del muro della chiesa, mentre l'onda d'urto scagliò me e Jeanne contro il muro della chiesa stessa.

Una grossa nube di fumo cominciò a salire verso il cielo.


____________________________________________________________________________________________________________

Fine del capitolo 2-1 e alla prossima: Grazie dell'attenzione!









 
   
 
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