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Autore: jorgemysmile    18/02/2018    0 recensioni
[Cast Violetta]
Martina è una ragazza complicata, cresciuta in un orfanotrofio dall'età di dodici anni, quasi non ricorda più cosa significhi la parola affetto. Pochi mesi dopo aver compiuto il suo sedicesimo compleanno alle porte dell'orfanotrofio diretto dalla signora Carmen si presenteranno Cecilia e Alvaro Blanco, una coppia con l'intenzione di adottarla. Ma i fantasmi del passato torneranno a tormentarla molto presto, facendole rivivere uno dei suoi peggiori incubi, il nome di quell'orribile incubo? Alejandro Stoessel.
Tratto dalla storia:
"Martina, Martina adesso ascoltami. quando ti dico corri, tu ti devi alzare da qui e correre più forte che puoi, più lontano che puoi. Mi hai capito?" spesse lacrime rigano le mie guance mentre nego più volte con il capo. Non lo abbandonerò mai qui.
"N-non...non posso Jorge, io non posso. Non ce la faccio" un forte singhiozzo si libera nella mia gola, mentre il ragazzo che amo allunga a fatica la mano destra per potermi sfiorare la guancia con la punta delle dita.
"Non permetterò mai più che ti faccia del male, mi hai capito?" e lui non poteva immaginare di cosa in realtà fosse capace mio padre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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"Tini, sei sicura? Possiamo sempre dire agli altri che eri stanca e che non te la sei proprio sentita di rimanere con noi per cena" tenta ancora una volta di convincermi Lodo mentre finisce di mettermi il rossetto. Dopo che Jorge se ne è andato le ho chiesto di rifarmi il trucco, cercando di nascondere il più possibile i segni del pianto. "sì, Lodo, sono sicura" dico sospirando mentre lei decide soltanto di annuire. "Ecco fatto. Come nuova" sorrido leggermente alla sua affermazione. Finalmente quell'orribile sensazione di lacrime secche se ne è andata dal mio viso. Sento le palpebre pesanti a causa del pianto ma non mi azzardo a dire niente. "Posso?" vedo Cande sbucare da dietro la porta, seguita dal viso famigliare di Jorge. Ha ancora la stessa espressione preoccupata di poco fa. Mi alzo velocemente dal letto di Lodovica e tiro un piccolo sorriso falso, andando al fianco della rossa. "Sono arrivate le pizze?" chiede Lodovica entusiasta, uscendo dalla sua camera per prima, seguita a ruota da Candelaria che la prende per un braccio per fermarla. "Siediti sul divano con me, di sotto." annuisco alla sua affermazione, anche per rassicurarlo e fargli capire che va tutto bene. Io sono abituata a soffrire, non voglio che lui invece inizi a star male per me. Mi sembra di non rivedere i ragazzi da un'eternità, anche se in realtà è passata solo un'ora. Vedo Jorge prendere posto sul divano vuoto e io dopo un paio di secondi faccio lo stesso, avvicinandomi a lui il più possibile. "Tini, per te ho ordinato una pizza con wuster e patatine dato che non sapevo cosa ti piacesse. Spero vada bene lo stesso..." mi dice Cande prima di posare sulle mie gambe il cartone contenente la pizza. Sorrido lentamente. "sì, va bene lo stesso." rispondo gentilmente. Prima di iniziare a mangiare la mia pizza aspettao che anche Jorge e gli altri abbiano la loro, giusto per non sembrare maleducata. Quando il mio sguardo cade sulla pizza di Jorge quasi svengo. La mia pizza preferita è proprio davanti ai miei occhi e non la posso mangiare. "Non fare caso alla pizza di Jorge, lui ha dei gusti orribili" ridacchia Lodo quando nota che non riesco a togliere gli occhi dalla pizza di suo fratello. Mi mordo il labbro inferiore e nego contrariata, la pizza al salamino piccante con le acciughe e le patatine non è affatto orribile. "Parla quella che mangia solo la margherita altrimenti ingrassa" la prende subito in giro Jorge in risposta, dando un grande morso alla sua pizza nel frattempo. "E beh...? Ti sembra una cosa stupida?" chiede lei in tono ovvio, incrociando le braccia al petto. Decido anch'io di iniziare a mangiare la mia pizza quando Lodovica inizia a dire che probabilmente Candelaria ha completamente sbagliato ad ordinare la mia pizza e che va di sicuro cambiata,solo per non darle sazio, ovviamente. "Sì, se calcoli che la maggior parte delle calorie non sono in quello che ci sta sopra ma nella pizza in generale" ridacchio alla risposta di Jorge, fissando in silenzio come Lodovica si limita a fare una faccia offesa ed inizia a mangiare silenziosamente la sua pizza. "Tini, la mangi quella?" mi chiede quello che, se non ricordo male, dovrebbe essere Nicolas, dopo una ventina di minuti. Abbasso lo sguardo sul mio cartone e poi verso quello di tutti gli altri silenziosamente, noto che tutti i ragazzi hanno già terminato la loro cena, Cande, Alba e Lodo sono a più della metà ed io invece ne ho mangiato si e no un quarto. "Nicolas, non posso credere che tu glielo abbia chiesto sul serio!" sbotta subito Jorge, sostenuto subito da Ruggero e Diego. Mando giù il boccone di pizza che stavo masticando prima di parlare, attirando l'attenzione dei quattro. "Prendi pure quella che vuoi, non ho molta fame..." dico in tono basso, prendo fra le mani il cartone della mia pizza e lo allungo sulle sue ginocchia, ovviamente sotto lo sguardo sbigottito di Jorge. "Grazie Tini, ti adoro" si limita a dire lui in risposta, prendendo direttamente il trancio. "Tini, vorrai scherzare. Nico sarebbe capace di mangiare anche te, se solo glielo permettessi" alzo le spalle all'affermazione di Jorge. Meglio che la mangi Nicolas piuttosto che buttarla nella spazzatura. Ormai sono abituata a condividere il mio cibo con almeno due o tre bambini dell'orfanotrofio, quindi la pizza che ho mangiato mi ha saziata almeno per due giorni interi. "Confermo. Una volta gli ho offerto un po' delle mie patatine e lui mi ha ridato il sacchetto completamente vuoto. Non restavano neppure le briciole!" interviene Lodo con tono bambinesco facendo scoppiare tutti a ridere. "Sul serio, mangiala tu, io non ho davvero fame" -- "Buona notte, ragazzi" è ormai mezzanotte quando tutti i ragazzi decidono finalmente di tornare ognuno alla propria casa. "Io vado a nanna, sono stanca morta!" borbotta Lodovica prima di coprire la sua bocca con la mano a causa di un piccolo sbadiglio. "Credo che farò anch'io la stessa cosa..." mi affretto a dire, fingendo un piccolo sbadiglio. Non ho nemmeno un po' di sonno, il mio unico obbiettivo è evitare Jorge. Per tutta la sera ha cercato di trascinarmi da qualche parte per parlare ma io ho sempre trovato qualche scusa. "Tini, aspetta. Possiamo parlare?" mi volto verso di lui mordendomi il labbro inferiore. In questo momento non ho voglia di parlare di quello che è successo. Anzi, credo che non ne avrò mai voglia. "Ehm...sono molto stanca, adesso. Possiamo parlarne domani con più calma?" decido di rimandare tutto a domani, cercando di rimandare anche i miei problemi. Purtroppo per me, però, quelli non si possono rimandare. Bisogna viverseli e basta. "Oh, okay. Daccordo" tira un piccolo sorriso e mi lascia finalmente rifugiare nella mia nuova stanza. Oggi è stato davvero incredibile. Credo che tutto stia accadendo troppo in fretta per essere solo il primo giorno che conosco questa famiglia. Mi fa piacere aver iniziato a legare con Lodovica ed il suo gruppo ma allo stesso tempo vorrei che l'episodio di questa sera non fosse mai capitato. Odio mostrarmi in quel modo e loro neppure mi conoscono. Loro, neppure volendo, potrebbero mai capire cosa provo. Loro non lo hanno vissuto. E' così facile per le persone giudicare senza conoscere, fingersi amici, parlare alle tue spalle, ferirti e poi lasciarti sola con le tue paure. Ho smesso di confidare nelle persone quando ho capito che razza di mostri possono diventare, soprattutto per ottenere un po' di fama. Mi spoglio velocemente dei miei vestiti e prendo dall'armadio il mio vecchio pigiama, che non è altro che una lunga camicia da uomo, mi fa sentire più a mio agio. Mi fa capire che nonostante tutto nella mia vita sta cambiando, io sono sempre la stessa. Sono sempre lo stesso brutto anatroccolo che non potrà mai diventare un cigno. Mi infilo silenziosamente sotto le coperte e chiudo gli occhi. Mi volto a disagio dopo una decina di minuti, c'è troppo silenzio per i miei gusti. Quando ero all'orfanotrofio si sentivano spesso i pianti dei bambini più piccoli, di quelli che volevano il latte o di quelli che avevano fatto un brutto sogno. Le notti in cui non riuscivo a prendere sonno, ovvero quasi sempre, mi recavo nell'ala della struttura dove si trovavano le donne che accudivano i neonati durante la notte. Le aiutavo un po' in tutto, rendendomi utile almeno in qualcosa. Con il tempo ero diventata piuttosto brava e le ragazze si fidavano a lasciarmi cambiare i neonati o a dar loro il latte. 02:33. Non ci possa credere. Non riesco a dormire. Mi metto seduta sul letto con il labbro inferiore stretto fra i denti, accendo la piccola abat-jour che si trova sul mio comodino e fisso le pareti della stanza davanti a me. La mia mente continua ad eleborare ricordi su ricordi e la paura che mio padre possa perseguitarmi anche nel sonno mi impedisce anche di dormire. In questo momento vorrei che qualcuno fosse al mio fianco. Vorrei qualcuno che mi ascoltasse sfogarmi, qualcuno che asciugasse le mie lacrime, qualcuno che mi desse consigli, qualcuno che mi amasse per come sono. Qualcuno che purtroppo non esiste. Sposto le coperte di lato con uno scatto veloce, metto i piedi per terra e mi dirigo verso la porta della mia stanza. Forse se mi siedo un po' sul divano a guardare il fuoco mi addormenterò. So che è un ragionamento stupido, ma ho voglia di farlo. Solitamente mi siedo sul bordo della finestra e guardo il cielo stellato, ma qui non ne ho proprio la possibilità. Prima di dirigermi verso le scale lancio una rapida occhiata alla porta della stanza di Jorge. E' chiusa e da sotto di essa non proviene nessuna luce. Sicuramente anche lui starà già dormendo. Cercando di fare meno rumore possibile volto lo sguardo e cammino lungo il corridoio fino alle scale. Non ho bisogno delle luci per orientarmi, mi basta la luce della luna che entra dalle finestre. Il piacevole ticchettio dei miei piedi che sbattono sul parquet è qualcosa di fantastico, qualcosa di davvero meraviglioso. Mentre scendo le scale lancio una rapida occhiata al fuoco, sorridendo sollevata quando noto che è ancora acceso. Prendo posto sul divano in assoluto silenzio, mi siedo al centro di esso, proprio davanti al fuoco che scoppietta, piego le ginocchia e le porto al mio petto, stringendole con le braccia, e poi appoggio il mento sopra di esse. Punto il mio sguardo sulle fiamme che divampano alla base del fuoco, studio con attenzione come la legna si brucia in fretta, generando quel così bel colore arancione. Mi volto di scatto quando, con la coda dell'occhio, noto una figura immersa nell'ombra alla sinistra del divano. Aguzzo la vista per riuscire ad identificare quella sagoma ma purtroppo non riesco, c'è troppo buio per poter capire. "Che ci fai qui?" rilascio un profondo sospiro che non sapevo di star trattenendo quando sento la voce roca di Jorge invadermi le orecchie. Porto la mano al petto, cercando di regolarizzare il mio battito mentre la sua figura rimane immobile. "Non...Non riuscivo a prendere sonno..." sussurro, tornando a guardare il caminetto leggermente più rassicurata. Pensavo stesse dormendo. "...e come mai?" lo sento sbadigliare nel silenzio della stanza, con la coda dell'occhio lo vedo mettersi una mano nei capelli, probabilmente per grattarseli, e poi prendere posto accanto a me. Alzo le spallle. "Pensieri, ricordi..." lascio intendere a lui il resto della frase. Adesso che è accanto a me, anche lui illuminato dalla fioca luce del fuoco, posso vedere il bellissimo profilo del suo viso prendere i toni dell'arancione, che si mischia alla sua pelle creando un bellissimo contrasto di luci, ombre e colori. Quando anche lui volta lo sguardo verso di me, capendo che lo sto fissando, deglutisco a disagio. "...e-e perchè tu sei sveglio?" chiedo distogliendo lo sguardo dai suoi lineamenti per concentrarmi di nuovo sul fuoco. "C'è una ragazza che da un mese a questa parte mi sta facendo uscire pazzo. Non desidero altro che essere al suo fianco..." inizia a dire, lasciando in sospeso la frase. "..e questo cosa centra?" domando impassibile. Non ha molto senso quello che ha appena detto. "...e non riesco a dormire per colpa sua. Quando mi metto a letto inizio a pensare alle forme del suo corpo, ai lineamenti del suo viso, a quanto sia sensibile... e non riesco più a prendere sonno. Bel casino, eh?" mi dice, voltando lo sguardo dal fuoco a me. Mi mordo il labbro inferiore ferita. Jorge non pensa a me, lui-lui è innamorato di un'altra ragazza, una ragazza fantastica, da come la descrive lui. "Già..." mi limito a dire in un sussurro quasi impercettibile. Sono stata una stupida a credere che a Jorge potessi interessare come qualcosa di più che non una sorellastra. Mi sento così stupida in questo momento... Rimaniamo in quelle posizioni per un tempo indefinito, entrambi in silenzio, entrambi con gli occhi puntati sul camino, entrambi con mille pensieri per la testa. Siamo così simili e allo stesso tempo così diversi... "...com'è stato oggi?" mi chiede da un momento con l'altro in un piccolo sussurro. "diverso." dico io, voltandomi per una frazione di secondo verso di lui. Oggi è stato un nuovo inizio. "...tu sei così diversa dalle altre..." rilascia un piccolo gemito alla fine della frase, lasciandomi del tutto senza parole. "Questa casa è davvero troppo vuota e silenziosa per me..." dico ad un certo punto, tirando un piccolo sospiro nel buio. Vedo con la coda dell'occhio Jorge fissarmi, ma non dico nulla. "Credo che con il tempo ti abituerai" "E' solo che-" non posso dirlo. Non con lui. Non lo conosco abbastanza per potermi confidare "-lascia stare" "No, dimmelo" dice lui in tono serio, ruotando completamente il busto verso di me. Esisto qualche istante prima di rispondere. Non sono obbligata. "...mi sento sola" sussurro mordendomi il labbro inferiore per non piangere. "vieni con me..." sussura anche lui nell'ombra con tono insicuro. Non vedo più il suo viso, dato che si è alzato in piedi, ma solo la sua mano tesa verso il mio corpo. Decido senza pensarci due volte di afferrarla e stringerla, beandomi del calore che emana. Mi lascio trascinare silenziosamente per le scale e poi fino alla sua camera. Anche nell'oscurità il disordine è chiaramente visibile. Lo sento chiudere la porta alle mie spalle e poi posare la sua mano sul mio fianco. Rabbrividisco. "Ti fidi di me...?" il suo respiro caldo si infrange contro il mio collo, posso udire il suo repiro regolare grazie alla punta del suo naso che è appoggiata al mio orecchio e le sue braccia che avvolgono completamente i miei fianchi, facendomi sentire al sicuro e rendendomi al contempo ancora più piccola. Non rispondo alla sua domanda, ma lascio semplicemente che si allontani dalla mia figura e che si stenda a letto. Si posiziona su un fianco e sistema il braccio per lungo sul cuscino, come pronto ad accogliere qualcuno. Lo guardo in silenzio. Lui regge lo sguardo senza proferire parola, i nostri sguardi parlano da soli. Mi mordo il labbro non del tutto convinta, lui è inamorato di un'altra ragazza... Non posso fargli questo. Sospiro, voltandomi di spalle con l'intenzione di andarmene. Fare chiodo scaccia chiodo non è una scelta saggia, soprattutto con me. "Fidati di me, ti prego" la sua richiesta alle mie orecchie arriva più come una supplica, forse per il tono di voce che ha utilizzato. Lui non è come gli altri. Lui è diverso. Lui è speciale. Sento che quando sto con lui non mi può accadere niente, che le sue braccia possono diventare il mio scudo, sento che lui può diventare la mia ancora di salvezza. Cammino sicura di me verso il suo letto e mi sdraio, dandogli le spalle. Mi sposto fino a quando non sento il suo petto aderire alla mia schiena e mi faccio piccola piccola, piegando le ginocchia verso la pancia e posando la guancia sul suo braccio muscoloso. "Ti dispiace se faccio così? E' più comodo" borbotta assonnato dopo un paio di minuti, stringendo i miei fianchi con il braccio libero. "No, è piacevole..." sussurro. Arrossisco subito dopo, per fortuna che ci sono le luci spente in questo momento. Lentamente inizio a sentire gli occhi farsi pesanti ed il sonno arrivare, così, senza esitazione, mi lascio cadere nelle braccia di Morfeo. O per meglio dire, nelle braccia di Jorge.
   
 
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