Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Chameleon94    19/02/2018    1 recensioni
Una lunga serie di racconti brevi, basati sull'introspezione, difetti dei personaggi, ed eventualmente *spoiler* la fine delle loro vite, e della loro amicizia, sulla base della legge del contrappasso dantesco, il karma, e molto altro...
In origine doveva essere un racconto comico, ma, visto che il narratore non è bravo con le risate, ha assunto un aspetto più psicologico e interiore, più malvagio e sadico.
Il prologo serve a presentare e inquadrare tutti i personaggi, a cui verrà dedicato un mini capitolo ciascuno.
Genere: Horror, Introspettivo, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PIETRO

 

Lui era un business man, con un’idea fissa in testa… decisamente. Mediamente alto, sulla trentina, capelli corti, lenti a contatto, e stranamente piacente alle donne, Pietro era un grande imprenditore, più ricco di quanto ne avesse bisogno, con varie discoteche in suo possesso e una montagna di ragazze ai suoi piedi. Di esperienze in amore ne aveva fatte parecchie, tutte sfortunate a detta sua, in realtà nascondeva bei segreti.

Era una sera di Novembre, faceva freddo all’ombra di Via “Vento”, proprio al di fuori di uno dei suoi locali, uno dei suoi club esclusivi, ma dentro… beh, all’interno si stava dannatamente bene, al caldo e c’era non poco movimento, in tutti i sensi.

Le persone ballavano e si sfrenavano, le loro silhouette sembravano ombre cinesi, impazzite al ritmo delle luci e dei colori della notte, mentre la sfera al centro dell’ampia stanza rifletteva l’atmosfera. Alcuni ragazzi sedevano sui comodi divanetti, nel frattempo i loro amici danzavano seguendo le musiche di DJ Cash, e altri ancora correvano ai bagni riservati, a far chissà cosa.

Fu lì che fece la sua entrata in scena Pietro, con la sua giacca nera e un bastone, oggetto che gli serviva a poco visto che camminava benissimo, era semplicemente per rendere l’idea del boss, che gli andava molto a genio. In quello stesso istante ci fu un gioco di sguardi fra le persone sedute e quelle in movimento, per un attimo rubò la scena… no, aspettate, la rubava sempre, o così credeva.

Negli ultimi tempi credeva poco all’amore, pensava invece più che esistessero le storielle di una notte, le avventure e le disavventure, e sicuramente le donne oggetto. Infatti, stremato dalle ultime “fatiche”, di recente, aveva messo su qualche chilo, più che altro, bevendo alcolici.

La prima cosa che fece, avvicinandosi al bancone del suo fido scagnozzo Paolo, fu chiedere una birra, la prima di una lunga serie in quella stessa serata.

“Dammi la solita, va’ “

“Certo, capo” Annuì il lacchè.

Tutt’a un tratto, entrarono due individui nel locale, loschi; Pietro se ne accorse subito e si avvicinò cautamente:
“Posso aiutarvi? Magari possiamo bere qualcosa…”

“Non penso”

Un oggetto metallico venne sfilato dal taschino del tizio incappucciato, Pietro pensò che si trattasse di un coltello o di un’arma, ma era ben altro...

“Cosa? Manette?”

Ebbene sì, il giovane fu ammanettato e dichiarato colpevole, i due individui si rivelarono essere degli sbirri, travestiti da improbabili ladri. L’accusa era grave: spaccio di droga nel suo locale, e lui ne era quindi responsabile, anche se non si era capito bene se lui ne fosse a conoscenza, o peggio, ne avesse fatto uso lui stesso.

Le persone furono tutte sconvolte dall’accaduto e cercarono immediatamente di uscire dal luogo, ma le guardie lo impedirono: non tanto perché fossero coinvolte, a loro interessava soltanto Pietro, però volevano che tutti sapessero chi avevano di fronte: un vero criminale.

Pietro disse le solite frasi del caso, “Sono innocente” eccetera, eccetera.

Ma le guardie lo presero comunque, ovviamente. Fu trattenuto in una cella per qualche ora, ma dopo qualche parola dei suoi avvocati, i migliori Azzeccagarbugli del pianeta, fu liberato.

Fu come se non fosse accaduto nulla. Per lui era la routine. Quella stessa notte tornò nel suo appartamento, si spogliò e si stese sul suo letto, una persona accanto a lui si voltò verso il suo lato.

“Ehi, come va?” Disse la voce femminile.

“Va come va. Saltiamo questa parte e andiamo al sodo” Fece lui.

E così fu.

La mattina seguente, lui era ancora di malumore per la sua “capatina” al commissariato, mentre lei era splendente come un raggio di sole. La casa di Pietro era molto grande, antica e ci si perdeva, la donna gli portò la colazione a letto, ma lui fece un gesto e la buttò via. Non si dissero molte parole, lei veniva costantemente trattata male, alla fine lui pensò che fosse colpa proprio della sua ragazza, decise, quindi, di rinnegarla, chiamandola per telefono, nonostante lei fosse a pochi metri di distanza, beh, era una sua abitudine troncare in quel modo, perciò non poté farne a meno.

Facciamo un altro breve salto temporale, e passiamo alla sera seguente, il locale era di nuovo aperto, in qualche modo, ma non senza una sfoltita della clientela, già, la gente si era dimezzata, dopo la brutta faccenda della droga e della polizia, le persone avevano deciso di cambiare locale, e, detto francamente, tra noi, non era neanche un bel locale, sì… una mezza cosa, ma sicuramente ce n’erano di migliori in giro.

Pietro era incazzato ancora di più, licenziò persino il suo scagnozzo, per smaltire i costi, e decise di miscelare i drink da sé, sarebbe stato molto più economico. Dopo una serie di bevute, come di consueto, vide la sua sala svuotata, con un paio di ragazze che ballavano e la musica a palla, bloccata sulla stessa canzone da mezz’ora, e, colto dalla noia, decise di provarci: raccolse un po’ di ego, si sistemò la cravatta e andò verso di loro, accarezzandole sulle curve sinuose, le due si voltarono e fecero degli sguardi compiaciuti, avevano apprezzato, e avrebbero apprezzato ancora di più delle sue carezze, un po’ di attenzioni e qualche soldo.

Si erano compresi a vicenda, ed erano soddisfatti di quello che ricevevano in cambio.

Dopo averle usate, Pietro si rese conto che quelle donne non volevano altro che il suo denaro, quindi ci rimase male, all’improvviso, così, dopo essersi svegliato dall’effetto degli alcolici, troncò anche quel rapporto, stavolta con un bigliettino a entrambe. Bisogna dire che non era da incolpare, il pover’uomo credeva davvero di essere lui la vittima, non poteva comprendere le ragioni delle altre, forse era proprio una sua incapacità.

Mentre si dirigeva verso la sua automobile, il giovane vide un’ombra sfuggente, che corse subito via; egli cosa poteva fare, se non che inseguirla? Correvano entrambi, ma quella era una strada che lui conosceva bene, da buon guidatore, la colse alla sprovvista, prendendo una scorciatoia, e le saltò addosso.

“Cosa nascondi? Cosa cerchi?” Disse ignaro.

“Solo una cosa: te” Esclamò la donna, sottovoce.

Era molto giovane, sulla ventina, e di gran lunga più giovane di lui, ma sapeva il fatto suo apparentemente, però, certo, non sapeva chi aveva di fronte, o forse sì?

I due si afferrarono bruscamente, e iniziarono a baciarsi come se non ci fosse stato un domani. Sembrava la scena di un film, lui la prese e la spalmò su di una macchina, ma… a sorpresa, la ragazza gli infilò un ago nel collo: era una sostanza strana, che lo fece subito precipitare in un sonno profondo.

Non si era capito quanto tempo fosse passato, ma Pietro si svegliò: era circondato da figure incappucciate, stavolta molto più misteriose, era stretto a una sedia, ma poteva parlare, e si trovava in un luogo mai visto prima, una specie di giardino, e quelle figure lo osservavano ben bene, ma cosa volevano? Fu questo che pensò prontamente.

“Slegatemi. Volete soldi? Ce li ho, ma slegatemi. Oh, e vorrei capirci qualcosa, porco Giuda”

“Zitto” Fece la voce femminile di fronte a lui, al centro del cerchio formato da incappucciati.

E lui rimase zittito, per qualche strano motivo, la sua lingua rimase come inceppata, non poteva muoverla bene, era come addormentata. Eppure non poteva essere l’effetto del sonnifero, aveva appena detto una frase di senso compiuto poco prima.

Pietro fece una mossa abile: si alzò di scatto e si buttò all’indietro, distruggendo la sedia di legno, così fu in grado di slegarsi da quel groviglio di nodi.

“Adesso basta, fatevi da parte, conosco il Kung Pao!”

Una delle figure distese il braccio, puntando il dito verso Pietro, l’effetto che ebbe su di lui fu come uno strangolamento, fu stritolato ma non ucciso, non ancora.

Le figure del mistero si tolsero i cappucci, e lui notò subito volti familiari, in primis la donna che lo aveva catturato, ma, non solo erano tutte ragazze, erano anche volti da lui conosciuti vagamente: erano… sue ex? Possibile? Questo si domandò.

“Ci conosciamo… credo?” Indicò lui.

“Tu credi?” La donna al centro non si era ancora manifestata, ma era chiaro che fosse di sesso femminile. Alla fine si scoprì anch’essa, nuda, era Albina, l’unica che lui seppe riconoscere chiaramente, una sua fiamma storica.

“Lo sapevo, c’entri tu in questa storia” Inclinò la testa il ragazzo.

“Per niente, sei tu al centro di tutto… o così ti piacerebbe” Fece Albina.

“Ti ricordi come è finita la nostra storia?” Disse sempre lei.

“Certo, mi hai mollato, ci sono rimasto male per un paio d’ore, non sai che dolore che mi hai inflitto! Strega!”

“Muahahah. Mai tali parole furono più azzeccate. Dopo che hai terminato il rapporto tra tutte noi, ci siamo riunite, e abbiamo preso parte a una setta malefica, composta da 13 streghe. E per la cronaca, ti ho mollato solo perché mi hai tradito con altre settordici ragazze, non ricordo quante fossero, cambiavano ogni giorno”. Albina era piuttosto in collera.

“Mai più” Riprese, “Mai più crederemo in quelli come te, tutti dovranno pagare per le nostre sventure”

“Cosa?! Sono io lo sventurato” Tentò di difendersi Pietro, ma si rese conto persino lui di avere torto.

Un’altra ragazza si fece avanti, di cui non ricordava il nome, però ricordava alcuni dei connotati: “Ti useremo noi stavolta, come messaggio verso il mondo, mai più tali abusi saranno ammessi.”

“Senti, tipa, non mi ricordo neanche cosa ti ho fatto ma mi sembra una reazione esag—“ Fu interrotto, mentre una delle ragazze teneva stretto magicamente.

“Silenzio, stavolta siamo noi a comandare, e quindi, andiamo a comandare, ragazze!” Fece un’altra ancora.

Si ritrovarono in poco tempo al centro di una vecchia chiesa, adibita stavolta a luogo di culto perverso, un posto satanico, dove le cose più oscure avvenivano, senza che nessuno lo sapesse.

Le donne, tutte attorno a lui, pregavano, e, a bassa voce, recitavano delle formule a ripetizione, cose incomprensibili che sarebbero difficili da riprodurre in questo testo.

“Fermatevi, cosa fate? E’ meglio che non sia quello che penso! Io sono solo un cucciolo indifeso!”

“Perché, quando mai tu pensi? Non interrompere il nostro rituale!” Lo mise a posto Albina.

Il suolo attorno a Pietro iniziò a illuminarsi, un cerchio di luce rossa lo avvolse a partire dai piedi, e iniziò a sentirsi inerme, confuso e triste. Le donne gli stavano facendo qualcosa… qualcosa di mai provato prima.

La luce paonazza iniziò a salire, e sotto di essa non restava altro che dura pietra… Pietro cominciò a spaventarsi sul serio. Tutto il blocco di granito iniziò a ricoprire il corpo del povero ragazzo, con le mani incerte e il respiro bloccato in gola, finì tutto paralizzato.

“Finalmente. Giustizia è fatta” Le donne applaudirono, mentre la faccia di Pietro era immobilizzata in un’espressione di terrore. La luce svanì e le donne iniziarono a disfare l’altare dei suoi oggetti sacri: il rito demonico era concluso.

Quando tutto questo finì, le ragazze tornarono alle loro vite, un po’ più sollevate, ma, come promesso, inviarono al “mondo” un pacco regalo. La statua infatti fu recapitata ai suoi amici più cari.

“Ma è una imitazione, vero?” Disse Cat.

“Beh, è fatta davvero bene, complimenti a chi l’ha realizzata, io avrei fatto una parodia” Ridacchiò Calù.

“Sì… davvero interessante” Fece Nicole con un mezzo sorriso arrossito.

“Il suo ego è cresciuto se si è fatto fare una statua, ma lui dov’è?” Si chiese giustamente Sardina…

“Ragazzi, io voglio andare a casa” Fece Giacomo, “Facciamo che è lui, perché non ci mettiamo una pietra sopra? Ah, capita la battuta?”

Ci fu un silenziò glaciale. Giacomo era appoggiato alla scultura, e nella sua più grande imbranataggine, la fece cadere dal piedistallo, frantumandola in mille pezzi.

“Ok, facciamo che era una brutta copia, no?” Disse, e ammise anche di essere il più goffo del gruppo.

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Chameleon94