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Autore: queenjane    26/02/2018    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Ora che il suo mondo era ridotto a una stanza e a un letto, con finestre sbarrate, che dipendeva da tutti per essere cambiato e lavato e spostato, solo  poteva ricorrere alla memoria e sognare di essere altrove, sollevandosi dal  dolore e dalla noia. Per essere libero, anche se si sentiva invalido e storpio. Peggio che mai. 
Quello era il pensiero di Alessio. 
La stagione della Stavka.

Immagini, frammenti, ricordi. Agile e snello, pareva un giovane narciso, araldo della primavera.
I treni lo affascinavano, non si stancava di chiedere il funzionamento e osservava binari e traversine e bulloni, domandando agli addetti ai lavori questo e quello. Si era poi costruito una vasta cultura sui sommergibili e gli aerei, andare nei cieli e nei mari era una sua grande aspirazione. Come e più di Anastasia odiava le nozioni obbligatorie, tuttavia era molto intelligente, se qualcosa lo interessava ti sfiniva con la curiosità e domande inopinate e sorprendenti.
La concentrazione con cui osservava un filo d’erba, una lumaca,  passando alle margherite.
.
Le passeggiate e si fermava a ascoltare un picchio, lo zirlo di un tordo.
La mano che scivolava in quella di Cat, che lo scrutava con attenzione per cogliere eventuali segni di fatica,  alle volte si fermava,  con la scusa di volere prendere il sole, le iridi scure venate dalla preoccupazione. E  scrutava il cielo, sai, mi piace pensare di tutto un poco e godermi le nuvole e il sole e la bellezza della stagione, chissà che uno di questi giorni non mi venga impedito di farlo..
Le nuotate con Andres, le ore a pescare.
E tutto il tempo che aveva passato con Catherine,  a casa sua, le torte di mele, le patatine fritte.. E studiare, senza annoiarsi.
E avevano litigato, fino alla more, al delirio, Cat che lo aveva trattato senza riguardi, rispondendogli male, come se non fosse malato, le giravano i nervi e ne aveva fatto le spese lui, salvo poi riderne. Che bello..
E cavalcare, finalmente, da solo, su Castore un baio di squisita bellezza su cui la principessa Fuentes aveva cavalcato il vento.
E cercava di lasciarlo fare, sempre, anche se era ben conscio che mascherava la tensione, Catherine, dietro a un sorriso,una battuta,  di non opprimerlo con i divieti e anatemi, attento, non puoi, sapeva che l’amore per lui aveva vinto l’ansia, perché poi lo amasse in quel modo era un mistero che non osava varcare (.. Mi ama come una madre, una sorella ..). “Mi sento un re, in cima al mondo”
“Sei bravissimo” era in sella, fermo, Catherine gli aveva messo la guancia sul ginocchio, le sue iridi, onice e topazio, belle come il miele lo fissavano adoranti “Lo dici per farmi contento”
“Sei portato, davvero, Aleksey..prendilo per un complimento, dalla migliore amazzone di tutte le Russie”
“Modesta, eh.. tranne che è vero” Non barava, non mentiva, cercava di trattarlo da grande, senza gli anatemi della sua fragilità, l’emofilia non doveva ridurlo a una larva , a essere un povero invalido, come pensava sua madre“Abbastanza.. “il lampo candido del suo sorriso, il solito movimento di aprire le braccia, per farlo scendere, accostandolo contro di sé, sapeva di arancia amara, rosa e lavanda, il sapone lo usava sempre, Cat sapeva sempre di pulito, annotò che lo abbracciava, una tregua contro l’ansia “.. bravissimo, zarevic”una pausa”Il mio campione” ancora “Ti fermi a cena? Da me e Andres, dico. Abbiamo pane nero, la zuppa dei soldati, cose che mangi, ma anche una torta di mele, quella che abbiamo fatto ieri, eh, ne è avanzata..” “Mi fai le patatine fritte?” le aveva spazzolate in un baleno “Subito” e ridevano e scherzavano, teneri.
Smontare e rimontare le armi.. Il profumo. Il senso di sicurezza.. Ti voglio tanto bene Alessio..
Stare con lei era stato un privilegio, reciproco.
Ora lo sapeva, allora lo intuiva.
Una volta  si era addormentata vicino a lui, aveva posato le dita vicino alla sua fronte, per non interrompere il miracolo, era  rilassata, in quiete, si fidava, le difese deposte “Ciao, Cat” quando si era svegliata, raccogliendola tra le braccia,  il gesto speculare e gemello dei suoi “Ciao, tesoro” soffocando uno sbadiglio e una risata,  i movimenti rilassati “Come va?””Bene” “Sei tranquilla” “Certo, sempre, Alessio .. te sei una garanzia” “Proprio. .. “Con ironia. “ E invece sì, mio caro ometto” “Mi prendi in giro” “Mai su questo, ti voglio bene, campione”
 E posso  essere re degli spazi e del cosmo infinito, in una noce, che il mio regno è questo, parafrasando Shakespeare.
Catherine .. ti prego, vieni a prendermi, portami via. Anche se so che non ti rivedrò mai più.
E chi te lo dice?
Io riprendo sempre quello che è mio.
E Aleksey, tu sei   mio, e viceversa.
Fine.
E  ti avrei ripreso, fine del dettato.
A torto o ragione,  eri mio.

Ti  amavo, sempre.
Ricambiata, avevo bisogno di te.
E viceversa.


 Il 22 aprile 1918 un gruppo di 150 soldati  a cavallo raggiunse Tolbosk, bolscevichi, giunse in loco comandato dal commissario Yakovlev, che doveva condurre le cidevant zar e la sua famiglia a Mosca.
Colpì la famiglia imperiale per la sua squisita cortesia, la sera del suo arrivo prese il tè con la coppia imperiale, chiamò lo zar “Maestà” e conversò in francese con Gilliard.  Mostrò al comandante K. Che comandava la guarnigione due lettere firmate da Sverdlov, presidente del comitato centrale di Mosca, che contentavano minacce di morte, nell’ipotesi in cui gli ordini di S. non fossero stati eseguiti. I Romanov dovevano lasciare Tolbosk, per evitare fughe in primavera.
Yakovlev il 23 aprile visitò l’intera casa da cima a fondo, quindi vide lo zar, che lo condusse in camera di Alessio, che era a letto. La zarina si stava preparando, la sua salute, tra sciatica e mal di cuore, oltre che la recente preoccupazione per suo figlio non le concedeva un momento di requie.  Yakovlev rifece una seconda visita al ragazzo malato, con un medico del reggimento dei soldati che lo aveva accompagnato, anche se a occhio si rendeva conto che non vi erano finte, era malato sul serio.  Stava troppo male per viaggiare, quindi mandò un telegramma per chiedere istruzioni. Si informò inoltre se i Romanov avevano molti bagagli.
Forse una partenza?
Dai quaderni di Olga a Cat “ ..sai quello che arrecava maggiore angoscia? La sensazione di essere stati scordati da tutti, che nessuno muovesse una mano per darci un aiuto, alla mercè di Yakolev. Dove erano i nostri fedeli, i buoni russi che ci avrebbero salvato? Appoggiavo la fronte alla finestra, i pensieri pesanti come le macine di un mulino. Per caso mi ero vista a uno specchio, con attenzione, dopo tanti mesi, parevo più vecchia dei miei 22 anni, il viso malinconico, così magra e affilata..E intanto speravo che stessi bene, in quelle settimane, salvo nuove avresti partorito di nuovo, il secondo figlio in meno di due anni. Scrutavo le tue lettere, almeno di una cosa ero contenta, che eri al sicuro, che nessuno ti avrebbe fatto nulla, e Alessio stava male, il peggiore attacco da anni, vomitava di continuo e non dormiva, ti chiamava, con ostinazione, sapendo che prima o poi saresti ritornata, inesorabile
Cat.
Aleksey.. Son, brother, heir, the Czar,  my litlle one.

Leon Jaime Nicholas dei Fuentes nacque a Livadia il 23 aprile 1918, alle quindici di pomeriggio. Leon, come aveva suggerito Aleksey come primo appellativo, Jaime come mio cognato e per ricordare il giorno del suo probabile concepimento, il 25 luglio 1917, peraltro festa di San Giacomo apostolo,  protettore della Spagna, Nicholas come suo nonno materno, omaggio segreto.
Il mio secondo pezzo di immortalità. 
Pesava quattro chili e mezzo, con i capelli scuri e gli occhi verdi di suo padre, era squisito e perfetto. Mi immersi nei gesti semplici e antichi, di allattarlo, stringerlo tra le braccia, un nuovo principe Fuentes era nato,alla conquista del mondo, suo solo limite doveva essere l’orizzonte e l’immaginazione, come per Felipe e Sophie, i suoi fratelli. Andres si teneva sempre in contatto, brevi lettere e regali, cui Sophie rispondeva con una larga e buffa calligrafia infantile “.. quando finisce la guerra, ti vengo a trovare mia piccola principessa” Continuavano i dialoghi al telefono, nonostante e soprattutto i figli che aveva avuto da me, Andres annaspava nella lontananza, lei era un’immagine nelle foto, una voce nell’etere, e tanto la amava. Maledetti noi e Erszi, che la aveva voluta a prescindere da  tutto, rivelando che c’era .. nel 1917, quando aveva 5 anni, o quasi. Sophie era sua, l’ha amata appena ne ha saputo, il suo nome inciso sul braccio, un tatuaggio, un perenne memento.
SOPHIE..



Gilliard raccontò, anni dopo, nelle sue memorie lo straziante pomeriggio del 25 aprile 1918. Aveva incrociato due servitori che piangevano, gli raccontarono piangendo che Yakovlev era venuto a dire allo zar che lo avrebbe portato via. Rientrato subito nella sua stanza, non osando comparire senza essere convocato, Tatiana Nicolevna aveva subito bussato. Era in lacrime e la pregò di seguirla, che la zarina lo voleva. Alessandra gli confermò quanto sopra, era fuori di sé, Yakovlev era stato appunto mandato da Mosca per prendere lo zar, la partenza per quella notte stessa.  Chi voleva poteva accompagnarlo, nessuna obiezione.
“Non posso lasciare che lo zar vada da solo. Lo vogliono separare dalla sua famiglia come prima“riferendosi all’abdicazione” Vogliono forzarlo, rendendolo ansioso.. Devo essere al suo fianco, ma il ragazzo è ancora così malato.. “se ci fossero state delle complicazioni, non lo avrebbe rivisto mai più lo sapeva “..O Dio che tortura, non so come fare..per la prima volta nella mia vita..”
Tatiana intervenne, dicendo “ Mamma, Papa deve andare per forza, a prescindere, qualcosa dobbiamo decidere” Potevano decidere di quello, sui particolari. Altro non era concesso. Gilliard  intervenne, dicendo che Alessio stava meglio, che tutti lo avrebbero vigilato.
“Mamma, abbiamo parlato, io e le mie sorelle. Olga baderà alla casa, io ad Aleksey, Anastasia farà quello che potrà, e Marie verrà con te” E Gilliard era persona della massima fiducia e discrezione, affidargli Alessio era una garanzia.
Alessio non aveva idea di quegli eventi. Quando, dopo pranzo, sua madre non comparve come di consueto, si sentì che chiamava “Mamma! Mamma!, la sua voce si udiva per tutta la casa. Quando apparve, lei aveva gli occhi rossi, gli spiegò che sarebbe partita con suo padre il mattino dopo, di stare tranquillo, si sarebbero ricongiunti il prima possibile. La famiglia passò tutto il pomeriggio e la sera con lui, forse poteva succedere un miracolo che ritardasse la partenza, la neve scendeva, turbinando in larghe falde.
La zarina sperava che il fiume straripasse, in una sortita di fedeli, nel genero di Rasputin..
Rien.
Nothing at all.
 
Alle tre e trenta di mattina partirono, su scomode carrozze senza molle o sedili, in cui passeggeri potevano solo stare stesi o in piedi. I servitori misero della paglia, presa dalla porcilaia, oltre che un materasso sulla sola tarantas coperta per far sdraiare la zarina.
 
Pierre Gilliard annotò che dopo che gli zar e Marie se ne erano andati, Alessio pianse disperatamente nella sua stanza, la testa verso la parete, come le sue sorelle rimaste con lui, era allo stremo. L’aria portava il rumore delle ruote delle slitte che si allontanavano. Olga si stese accanto a lui, prima le tirò un pugno sul braccio, non fece una piega, e lo abbracciò. E   lo tenne stretto per ore, inventando un futuro per tutti,anche se pareva impossibile, lo amava, come aveva amato Catherine Fuentes, la sua fragile e agguerrita principessa, cresciuta nelle macerie, erede di un passato in frantumi.
 
Quella prima sera, mentre vegliava suo fratello, Olga prese un quaderno e iniziò a scrivere, una sorta di lettera, una sfida, per non dimenticare, mai.
 Una sorta di lettera a Catherine.
Per non scordare, mai, il suo lato della storia.
Come Catherine aveva scritto ad Andres, quando era in galera, sua sola colpa apparente averla sposata, i suoi trascorsi da abile agente della polizia segreta mai pervenuti, come quelli di Catherine.
Catherine..
 
Il viaggio fu atroce, su un terreno gelato, la neve che si scioglieva, tutto un dolore per gli scossoni, l’acqua giungeva fino al petto dei cavalli.  Un cambio dei cavalli avvenne a Pokrovskoe, ove i carri si fermarono sotto la casa di Rasputin. La sua vedova, alla finestra, tracciò il segno della croce vedendo la zarina Alessandra, poi scomparve dietro le tende, un lento fantasma.
Vi fu poi un viaggio in treno, quando Yakovlev lasciò lo zar e i suoi a Ekaterimburg,  negli Urali, ebbe la seguente ricevuta, come se avesse consegnato della merce. “1. L’ex zar, Nicola Aleksandrovic Romanov
2. L’ex zarina, Alessandra Feoddorovna Romaova.
2. L’ex granduchessa Maria Nicolaevna Romanova.
Tutti da tenere in consegna nella città di Ekaterinburg
In auto, dalla stazione li portarono alla casa di un tale Ipatiev, un mercante”Cittadino Romanov, potete entrare” fu l’annuncio per la nuova dimora. A Olga vennero i brividi, tre secoli prima il primo zar della dinastia Romanov, Michele, aveva avuto l’annuncio della sua ascesa al trono al monastero Ipatiev, stava poco bene di salute come   Alessio.. No. ALFA  E OMEGA, fine e principio.. Lui aveva iniziato, loro avrebbero finito? Fu lieta, da un lato, di avere amato, di avere conosciuto la potenza della carne, Michael stretto tra le sue cosce, una ribellione e un peccato.. Labbra di ciliegia, petali di rosa, era la sua regina, lui non era un  principe, non era nessuno, in termini di rango, allora, nulla, come lei ora.. Tranne che una giovane donna innamorata, adesso,  alle prese con noia, malattia e prigione, ricordi e una nostalgia massacrante.
La casa a Ekaterimburg ove vennero alloggiati i Romanov apparteneva a un mercante, tale Ipatiev, appunto, a cui era sta requisita per “ragioni di stato” dai bolscevichi, che, presone possesso, imbiancarono tutte le finestre e eressero una palizzata in legno tutto intorno alla proprietà. Il locale Soviet la ribattezzò “casa a destinazione speciale”.
Nella sua ultima lettera a Anna Vyribova , Alessandra aveva scritto che l’atmosfera era elettrica, che la tempesta era in arrivo, ma Dio era pietoso e avrebbe avuto pietà di loro, le anime in pace, tutto “sarebbe stato per volontà di Dio”
Alessandra, stremata dal viaggio, dalle preoccupazioni per Alessio e le figlie rimaste a Tolbosk, si mise a letto, oppressa dal mal di cuore e dalle emicranie.
Pregò che..  la bastarda di Ella Rostov Raulov arrivasse  a prenderli tutti, per portarli via. Catherine aveva quel potere..  E li amava. Tutto il mondo li aveva lasciati, tranne lei e pochi altri. Bastarda.. che brutta parola per una bella persona.
Che Catherine … era nata nel gennaio, 1895, io e Nicola ci siamo fidanzati il 20 aprile 1894  e.. Nove mesi a ritroso, i primogeniti arrivano spesso in ritardo, poteva essere stata concepita prima .. Io lo avevo rifiutato, non posso imputargli questo adesso.. Gli avevo mandato una lettera in cui lo scioglievo da ogni legame, ogni promessa, non ritenevo giusto dovermi convertire.. Come sono lontani i tempi in cui mi ergevo a giudice e giuria, pretendendo di sapere tutto, essere infallibile. Quando mi confessò l’affaire con Matilde K., lo perdonai eccome, dicendo che in questo mondo siamo esposti alle tentazioni, che non sempre da giovani resistiamo, ma pentendoci e riprendendo la retta via Dio ci perdona..In quello ha avuto fiducia in me, nel resto no. Ho combattuto contro tutto e tutti, ora che mi resta..   Una eterna incompresa, ecco chi sono. La mia timidezza scambiata per arroganza, il cercare di aiutare Nicky nei suoi fardelli ingerenza e tradimento.. La Nemka Bliad, la puttana tedesca, traditrice e ottusa…  
In questa casa fin dall’arrivo nulla ci è mancato, mi hanno detto di aprire la mia povera borsa, che conteneva dei sali, un fazzoletto e una piccola icona. Nicky è intervenuto subito a difendermi,  dicendo che finora avevamo avuto un trattamento cortese, da persone educate, la replica  è stata che non eravamo più a Carskoe Selo, un primo rifiuto lo avrebbe fatto allontanare dalla famiglia, un secondo ai lavori forzati. Mi sono trattenuta, l’ira il mio peggior peccato, tracimavo nelle piccole cose, resistevo nelle grandi..ho aperto la borsa. Noto che tutte le finestre sono dipinte di bianco,  sprangata, disegno una svastica, il mio simbolo del buon augurio, a matita, segnando la data 17/30 aprile 1918.
Ricordando gli occhi amari di Catherine, quando l’aveva mandata via, ogni volta, scuri come un fiume in inverno, nel 1910, credendo che istigasse Olga alla ribellione e al malumore, a non accettare “padre Grigory”. Offendendo entrambe, come se Olga non sapesse ragionare con la sua testa. Il mondo era corrotto, lei doveva essere guida e faro, proteggere tutti. E aveva fatto soffrire Alessio, in primo luogo, che non aveva avuto pace nonostante i giocattoli, le bizze sempre vinte fino a .. “Cat..” Erano puro amore, sempre. Tutte le volte che da piccolo lo aveva imboccato e giocato con  lui, raccontandogli storie. È buffa, e mi fa ridere, e tanto è peggio lei dei marinai, dei dottori, sempre attenta a quando mi stanco..E ancora, Spala, quell’Armaggedon senza fine o respiro “Catherine..” “Ti racconto una storia che non ti ho mai detto..” Ma la storia più bella era la vita. Che lei aveva soffiato nelle sue palpebre chiuse.

Si seppe verso il 7 maggio che il giornale “Il lavoratore degli Urali”pubblicò la notizia e molti curiosi si radunarono per la strada per vedere la casa dei prigionieri, che erano stati confinati al primo piano della casa, ove erano strettamente controllati da dieci guardie, oltre ad altre che piantonavano la strada.

Dai quaderni di Olga Romanov a Catherine Fuentes. “ .. la mancanza di notizie era dura, come le preoccupazioni, tranne che fisicamente Alessio stava un poco meglio, il primo maggio Tata lo convinse ad alzarsi, lo rivestì lei, per poi posarlo sulla sedia a rotelle, il marinaio Nagorny lo spinse sul terrazzo. “Non ne posso più” “Ti fa male qualcosa? La gamba..” “Non ne posso più..” rilessi il tuo biglietto, che lo aspettavi, intanto ero preoccupata, tra le tante, il tempo del tuo secondo parto ormai doveva essere terminato, scaduto. Come stavi? Eri sopravissuta a quello sconquasso fisico? Io propendevo per un altro maschietto.. Mancavano lettere e notizie, pensavamo che i miei genitori e Marie fossero a Mosca, invece il colonnello K. ricevette un telegramma che erano stati mandati a Ekaterimburg. Che era successo? Una Pasqua triste, mi sentivo affondare, come in una palude, nessuna notizia, dai miei e da te, niente di specifico. Casa Ipatiev, ripeto, tre secoli prima il primo zar Romanov, Michele, aveva avuto l’annuncio della sua ascesa al trono al monastero Ipatiev, stava poco bene di salute come   Alessio.. No. ALFA  E OMEGA, fine e principio..  ”
Non poteva finire, la nostra storia. 
   
 
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