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Autore: Alexander Diamond    03/03/2018    0 recensioni
-Scritta a 4 zoccoli con Dante Vail 666-
CROSS-OVER CON "PIRATI DEI CARAIBI"
Le mane 6 si trovano accidentalmente ad affrontare una nuova avventura, a causa dell'ennesimo libro magico trovato per colpa di Pinkie. Si ritroveranno in un altro mondo assai diverso da quello in cui vivono loro, dove dovranno trovare un modo per tornare a casa, sempre che non impazziscano prima a causa di certi personaggi all'interno di questo mondo (che se avete letto le 2 storie prese in considerazione da questo cross-over sapete già chi intendiamo).
Allo stesso tempo la sovrana di Equestria Princess Celestia cercherà di riportare le mane 6 indietro, dovendo anche ricorrere ad un trio speciale per risolvere alcuni problemi nel regno, visto che non potrà propinarli a Twilight come suo solito fare.
P.S. non leggere affianco a finestre potrebbe venirvi voglia di buttarvi.
P.P.S. prendetevela con me non con Dante, è principalmente frutto della mia mente pazza.
[La storia è ambientata subito dopo gli avvenimenti del 4° film di Pirati dei Caraibi]
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Princess Luna, Spike
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 10

Il Triangolo del Diavolo

 

WE ARE BACK AGAIN!

 

-Negli episodi precedenti di Pirates of Equestria

La nostra stravagante ciurma veleggia verso i mari del nord ignari di ciò che li attende. Nel tragitto si imbatte nella nave leggendaria della flotta spagnola La Dama Negra, con cui si scontra ad armi non proprio pari. Al termine del conflitto la Dama viene mandata a ricongiursi con la flotta di Barbossa a Tortuga come bottino di guerra e il gruppo di pirati, equestri e altri personaggi non importanti per la trama, continuano il loro viaggio alla volta dell’Altornac.

Nel frattempo ad Equestria il trio di mercenari accompagnati dalle due principesse per l’euforia del momento, festeggiano l’entrata in vigore del Rating arancione con piacevoli compagnie (almeno per loro 3) e bacchette della felicità. La scena finale vede David che liquida Ramona Pompilova e il gruppo riprendere il loro viaggio per salvare il destino di Equestria.

 

Nei Caraibi…

Twilight si risvegliò sotto coperta su di una brandina, era ancora scombussolata per l’imponente sforzo che aveva sostenuto il giorno prima, o almeno così pensava; in realtà erano passati tre giorni, in cui lei era rimasta in uno stato di semi-coma.

Le mane vedendola muoversi si apprestarono ad avvicinarsi a lei “come ti senti tesoro?” chiese con tono preoccupato Rarity “a parte il mal di testa bene, ma cos’è successo?”, “ti sei sforzata molto l'altro giorno e alla fine hai ceduto, ma hai dato ai pirati il tempo di vincere la battaglia” rispose Applejack “ah si adesso ricordo. Aspetta, come l’altro giorno? Non è stato poche ore fa?” chiese perplessa l’alicorno, “amm non esattamente, sei rimasta incosciente per tre giorni, ma l’importante è che adesso tu stia bene” rispose dolcemente Fluttershy.

 Un assordante rumore di percussioni e piatti, seguito da strombettate a più non posso preannunciò l’arrivo di Pinkie Pie, “Bentornata dormigliona, sai ci chiedevamo quando ti saresti svegliata” disse “Spike era insopportabile in tua assenza” aggiunse sottovoce. “Twilight!!! Stai bene? Come ti senti? Mal di testa? Mal di zampe? Giramenti di testa?” chiese ansiosamente Spike “sisi Spike, ma ora calmati, sto bene come ho detto a loro, solo un po’ di mal di testa ma penso sia normale, passerà”.

Il rumore sordo dei passi sulle tavole di legno attirò l’attenzione degli Equestri “Ma bene, la principessa di ritorno dal ballo!” enfatizzò Jack “quale ballo scusa?” chiese perplessa Twilight non capendo la battuta, “ahh lascia perdere” rispose Jack. “JAAAAAACK!!!!!!” si sentì urlare dal ponte “scusate un momento, deve essere quello schizzato di Hector” disse risalendo le scale per il ponte.

“Che vuoi Hector?” chiese Jack avvicinandosi a Barbossa “il mare sta cambiando, il cielo è più scuro, non siamo più nel mar dei Caraibi. Rotta?” concluse Barbossa.

Jack si guardò un po’ intorno notando i cambiamenti e dopo estrasse la bussola rimanendo perplesso di quel che vedeva “non di nuovo, dai dai” disse Jack sottovoce scuotendo lo strumento “c’è per caso qualcosa che non va Jack?” chiese irritato Hector “nono niente, c’era un po’ di sabbia tutto qua” disse frettolosamente Sparrow che aggiunse “rotta nord-est” nonostante non sapesse l’effettiva rotta da seguire, visto che la lancetta aveva ripreso a girare a vuoto come anni prima, ma non volendo un’ennesima ramanzina di Hector decise lui, ignaro di dove quella rotta li avrebbe portati.

“SENTITO INUTILE TOPO DI FOGNA! ROTTA NORD-EST” gridò Barbossa al timoniere che aggiustò prontamente la rotta.

Il cielo si faceva pian piano più scuro, sempre più velato da strati di nubi nere e minacciose, il vento sempre più impetuoso e il mare sempre più agitato e cupo, di un colore neutro. “AMMAINARE I VELACCI, FORZA CON QUELLE CIME!” ordinò Gibbs al resto dell’equipaggio.

“Jack sei sicuro della rotta che abbiamo intrapreso?” chiese dubbioso e scocciato Hector al compare “Assolutamente certissimo Hector!” esclamò Jack accentuando un sorrisetto cercando di essere il più credibile possibile; “lo spero per te” disse il co-capitano con una smorfia.

 Twilight, ripresasi, le altre e Spike raggiunsero la postazione di timoneggio leggermente nauseati e si rivolsero a Barbossa “scusate l’interruzione, ma non è che si potrebbe far ballare meno la nave? Il mio stomaco non ha ancora digerito il pranzo” disse stizzita Rarity “Si da il caso che io non controlli il mare mia cara puledra, e in questo momento vi sarei infinitamente grato se tornaste sottocoperta, ma altrimenti se la cosa vi turba potete anche lasciare la nave, ogni punto è buono per uno scarico!” rispose altrettanto stizzito Hector.

 Il gruppetto comprendendo il messaggio tornò sottocoperta chiudendo la botola sopra di loro in tempo per l’arrivo della pioggia, una scrosciante pioggia che andò a sommarsi agli altri doni che madre Natura aveva riservato per loro.

Il mare si fece sempre più impetuoso e le raffiche di vento sempre più forti. La nave affrontava le grandi onde grazie alla sua altrettanto grande stazza, cosa che un’altra nave non sarebbe riuscita a fare e finendo col affondare a picco in quelle gelide e cupe acque.

 Jack cercando di non farsi vedere da Barbossa nascondendosi dietro all’albero di poppa, continuava a cercare di far funzionare la sua dannata bussola, fallendo però miseramente. “Dannazione, stupida bussola, dovevo chiedere il rimborso a Tia Dalma già la prima volta…” confabulò Jack tra se e se, quando tutto d’un tratto si udì un consueto urlo di Barbossa “JAAAAACK”, “ammm si Hector…” rispose Jack “potresti gentilmente guardare, QUELLA TUA DANNATA BUSSOLA E TIRARCI FUORI DI QUI!!!” sbraitò Hector “beh direi che in generale, direzione di la” concluse Jack indicando un punto meramente a caso a destra “TIMONIERE TUTTA A TRIBORDO!” comandò Barbossa.

La nave con un po’ di fatica virò e prese la rotta indicata da Jack, che non sembrava proprio delle migliori; e infatti da li a poco un enorme onda alta 10 metri si andò a formare proprio diritto a loro. “CAPITANOOO ONDA A PRUAAA” gridò la sentinella “MOLLA QUA!” disse Hector al timoniere strattonandolo entrando in possesso del timone. “SPIEGARE TUTTE LE VELE E TENETEVI FORTE SE NON VOLETE MORIRE AHAHAHAH” urlò Barbossa all’equipaggio che subito dopo aver eseguito l’ordine si aggrappò a qualunque cosa fosse ancorata alla nave.

 La Perla Nera andò dritta contro l’onda entrandoci letteralmente dentro, o quasi. La prua subito s’inabissò nell’acqua ma poi riemerse e la nave grazie al vento impetuoso iniziò a solcare l’onda fino a che non iniziò la discesa.

La nave ormai sul dorso dell’onda iniziò a prendere velocità, iniziando a perdere tutto ciò che non fosse legato o inchiodato, come le lampade ad olio, un paio di membri dell’equipaggio sacrificabili per trama e la bottiglia di Rhum che Jack teneva in mano.

All’improvviso la corsa della Perla si arrestò tornando in acque calme, la pioggia cessò di cadere e le nuvole furono rimpiazzate da una fitta coltre di nebbia, che impediva di vedere qualsiasi cosa oltre la polena della nave.

“Questa storia non mi piace per niente capitano” disse con tono preoccupato Gibbs, “nahh non farci caso, è solo il tempo che è più pazzo di me, niente di cui preoccuparsi” lo liquidò Jack sfoderando la sua nonchalance. “Se lo dice lei capitano…” rispose Gibbs tornando al suo compito barcollando leggermente a causa del moto che la nave aveva subito fino ad allora.

La Perla avvolta nell’oscurità solcava il mare alla cieca, il nulla faceva riecheggiare il rumore delle cime che si scontravano l’un l’altra mosse da un leggero e molto più pacato vento.

L’equipaggio abbastanza nauseante riprese le posizioni un po’ sorpresi e scombussolati dall’improvviso cambiamento climatico.

La botola della coperta si aprì di scatto facendo uscire una nauseante Rarity in vena di lamentele… “Allora accetto tutto, il sudiciume di questa nave, lo stile tremendamente out dei vostri indumenti, le condizioni di quelle povere vele, la mancanza del mio bagno personale e della colazione a letto e persino questo barcollio continuo, ma questo è troppo…” schizzò Rarity davanti alle facce molto perplesse dei pirati circostanti che indietreggiarono quasi “paurosi” della reazione dell’unicorno.

"Abbiamo problemi nettamente maggiori" disse Barbossa scendendo le scale di legno del castello di poppa, rumoreggiando con la gamba artificiale. "Cosa può essere peggiore dei miei bisogni personali?" chiese Rarity.

"La calma piatta" disse Barbossa. Il gruppo di equestri si sorprese nel sentire ciò, e si accorse che in quel momento non tirava più un singolo alito di vento.

"Eravamo in una tempesta nemmeno tre minuti fa. Il tempo non può cambiare così in fretta" disse Twilight.

"Qui si". In molti si sorpresero quando videro Norrington passare attraverso le assi del pavimento proferendo quelle parole.

"E dove sarebbe qui?" chiese Pinkie curiosa.

"il triangolo del Diavolo" disse Norrington.

Un silenzio di tomba calò istantaneamente su tutta la ciurma, mentre una cassa che stava venendo spostata sottocoperta da due uomini cadeva rovinosamente dalle scale, lasciata cadere dai due uomini che la portavano.

Tutti osservavano Norrington con stupore e paura negli occhi.

"Ci hai portato nel triangolo della morte?" chiese lentamente Barbossa puntando Jack con un dito. "Bhe... tecnicamente eri te che portavi la nave..." cominciò a dire Jack.

Barbossa fu tentato di estrarre la pistola dalla fondina, ma Norrington lo fermò. "Lui non centra. Qui dentro, nemmeno La Bussola funziona" disse.

"E come facciamo ad uscirne?" chiese Applejack avvicinandosi ai due. "Non si esce da qui. Se ci entri, rimani disperso per sempre, fino a marcire o ad affondare" disse Barbossa.

Fluttershy si fece piccola piccola dicendo "non sembra molto divertente..."

"Si può uscire da qui, con qualcosa come me a bordo" disse Norrington. "E come mai?" chiese Jack. "Io sono una maledizione. La mia sola vicinanza affligge la nave. Finché sono a bordo, nessun altro spirito oserà avvicinarsi" disse Norrington.

Barbossa sbuffò, poi osservò la prua della nave, dalla quale stava arrivando un fittissimo banco di nebbia. "Voglio tre uomini per ogni lato della nave, che gridino per qualunque cosa ci si avvicini o si muova" disse avviandosi verso la postazione da timoniere. "Gli altri ai remi" disse salendo le scale.

Jack si voltò confuso verso Gibbs, "abbiamo dei remi?" chiese.

 

Un uomo dell'equipaggio sganciò una trave da un muro interno sul fondo della coperta, rivelando uno scomparto con una trentina di lunghi remi in legno dentro di esso.

"Oh... avevamo dei remi..." disse Jack.

"Cosa dovremmo farci con quelli?" chiese Rainbow Dash.

 

La Perla Nera solcava lentamente le acque del mare, mossa da due serie di remi che sbucavano dalle bocche da cannone inferiori.

"Perché faccio domande?" chiese Rainbow Dash tirando il remo con gli zoccoli.

"Guarda, ogni tanto ci viene da chiederci anche solo perché respiri, ma non è un problema, perché siamo amiche" disse Applejack con un leggero tono di sarcasmo nella voce mentre tirava il remo affianco alla pegaso.

Metà della ciurma stava muovendo remi. Compreso Broam, che muoveva due remi alla volta.

 

"Bhe, almeno ci stiamo muovendo" disse Twilight osservando il mare che si muoveva lentamente sotto il parapetto della nave. "Se riuscissimo anche a vedere l'altro lato della nave non sarebbe male" disse poi voltandosi nella fitta nebbia.

"È così spessa che si taglia con gli artigli" disse Spike ritagliando un cubo nella nebbia e prendendolo nella zampa.

"Io mi sto divertendo" disse Pinkie uscendo da un barile con una folta barba fatta di nebbia.

"Pinkie, tu ti diverti a prescindere" disse Twilight ruotando gli occhi.

 

"Non vedo pesci da qui" disse Fluttershy sporgendosi dalla balaustra.

"Non è dei pesci che mi preoccuperei in questo mare" disse Gibbs scrutando l'orizzonte, per quanto se ne poteva vedere.

"Perché... cosa può esserci in questo mare?" chiese la puledra pentendosi subito della domanda.

"Oh, nessuno lo sa. Dicono che ci siano le sirene qui. O ancora che sia la dimora di esseri più mostruosi del Kraken” continuò il primo-ufficiale gesticolando ampiamente con le braccia.

Come l'uomo si aspettava, la puledra si fece piccola piccola cercando di coprirsi con la criniera.

 

Bassi rumori si udivano dalla chiglia, mentre oggetti non meglio identificati ci sbattevano contro.

Saltuariamente si potevano notare pennoni di navi affondate spuntare dall’acqua sfiorando la nave; pennoni che venivano prontamente evitati grazie all’avvertimento da parte dei membri della ciurma di vedetta.

 

La situazione tirò avanti per diversi minuti, nei quali Barbossa scrutava la nebbia in cerca di punti di riferimento.

“Comincio ad annoiarmi…” disse Pinkie Pie mentre giocherellava con un limone, recuperato da un barile sottocoperta.

“Perché hai un limone?” chiese Rarity guardando la puledra rosa mentre lo faceva roteare sullo zoccolo come un pallone da basket.

“Non lo so” disse lei, “Sembrava più divertente di quanto non sia” continuò poi osservando il limone.

La puledra grigia alzò un sopracciglio cercando di comprendere la logica di Pinkie, ma poi si ricordò che era Pinkie e che tanto valeva lasciare perdere.

 

“Oh, ma chi voglio prendere in giro…” disse la puledra rosa voltandosi verso il parapetto, “in questa nebbia tutto è noioso!” disse lanciando con forza il limone lontano nella nebbia.

L’agrume compì un lungo arco nell’aria svanendo nella foschia.

Le due puledre lo seguirono con lo sguardo fino a che non svanì, ma invece di udire il suono del frutto colpire l’acqua, sentirono che collise contro un qualcosa di solido, come se vi fosse stata una parete rocciosa parallela alla nave.

Ed era proprio così; la nave stava veleggiando dentro quella che sembrava una strettoia nella roccia, e difatti lo spazio laterale iniziò a diminuire gradualmente.

“Ciurma ammainare i velacci” ordinò capitan Barbossa “non per essere pessimista Hector, ma secondo me ci stiamo cacciando in un bel guaio” disse Jack stranamente preoccupato.

“Devo ricordarti chi ci ha portato qui dentro Jack!?!? Ora renditi utile e vai a controllare di prua” rispose adirato Hector.

 

“CAPITANO, ROCCE A PRUAAA!!!” urlò la vedetta dalla cima del pennone.

“Signor Gibbs tutta a tribordo e poi a babordo, ci porti fuori di qui ADESSO” sentenziò Barbossa.

 

Gibbs eseguì, sollevando il timoniere nel suo incarico e riuscendo a passare con lo scafo a pochi millimetri di distanza dagli affioramenti.

Calata un po’ la nebbia lo stravagante equipaggio della Perla Nera potè rendersi conto di dove era finito.

Quelle che prima sembravano pareti rocciose ora davano l’idea di una parete viscida, con protuberanze per niente simili alla roccia, ma al contrario quasi a sembrare l’interno di una gola.

 

“Questa storia non mi piace capitano…” disse Gibbs con aria preoccupata, “neanche a me, questo posto fa paura” aggiunse Fluttershy da dietro il barile dove si nascondeva.

Gibbs, arrivato in quello che sembrava uno slargo, virò di ¾ a tribordo per allargare la traiettoria, per poi virare tutta a babordo cercando di invertire la rotta e tornare indietro da dove erano venuti.

Nel compiere la virata la nave percorse una traiettoria molto vicina alla parete. La luce delle lampade ad olio illuminò la superficie, confermando i sospetti sulla sua composizione più o meno differente dalla roccia.

 

Uno degli uomini dell’equipaggio incuriosito dal materiale vischioso, tese una mano fino a sfiorare una delle protuberanze, e ne rimase alquanto schifato, quando ritirando la mano la trovò ricoperta di quel fluido simile a bava.

 

La Perla  rimboccò la strettoia da dove era precedentemente giunta, con un po’ più di fatica, come se la corrente tirasse nell’altro senso.

La luce andava via via affievolendosi, come se il giorno stesse per tramutarsi in notte. La nebbia andò sciamando lasciando una visuale più limpida della rotta.

 

Gibbs scansò nuovamente le “rocce” su avvertimento della vedetta, ma questa volta sembrava affiorassero di più che nel precedente passaggio, come se il livello dell’acqua si fosse abbassato.

Arrivati alla fine della strettoia tutti gli occupanti della nave rimasero sorpresi ed esterefatti da quel che videro.

L’entrata della strettoia precedentemente imboccata dalla nave stava come crollando. “CAPITANO, LA GROTTA STA CROLLANDO!” urlò la vedetta di prua. “Non è una grotta…” disse attonito Hector, e difatti non lo era affatto.

Stando alle precedenti deduzioni sulla composizione delle pareti della grotta e sull’odore non proprio fragrante del suo interno, non si poteva che constatare che fossero finiti dentro le fauci di una qualche bestia marina, e che adesso codesta bestia stesse serrando la sua mascella.

“TUTTI AI PROPRI POSTI, AMMAINARE TUTTE LE VELE E FUORI I REMI” sentenziò Barbossa.

Le due file di remi uscirono dai boccaporti dei cannoni e iniziarono a spostare quanta più acqua possibile per permettere alla Perla di uscire da quella situazione, mentre le vele venivano ammainate poichè il risucchio dell’aria all’interno della bocca del mostro spingeva la nave nel senso opposto.

L’equipaggio iniziò a buttare via tutto quello che poteva costituire zavorra, comprese le scorte delle scorte di rhum di Jack, che alla vista dei barili in acqua, impazzì letteralmente.

“NOO, NO NO NO!!! IL MIO RHUM! FERMATEVI!!!” urlò Jack fuori di senno, quando un potente schiaffo proveniente da Gibbs lo riportò alla “normalità”.

“Jack non c’è tempo da perdere, altrimenti il tuo amato rhum non li rivedrai neanche con il cannocchiale se non usciamo da qui” disse conciso il primo ufficiale.

Jack si apprestò a raggiungere il castello di poppa e si mise al timone. Portò la nave in diagonale, tracciando una rotta che li avrebbe portati contro l’angolo delle fauci del mostro, il che non gli avrebbe permesso di uscire quantomeno illesi, ma probabilmente li avrebbe fatti incastrare e ribaltare.

Capitan Barbossa accorse al fianco di Jack per dirgli quanto quell’idea poteva essere stupida e fatale per loro, ma per quanto fosse stupido Jack in quel momento era di una serietà spaventosa, e quindi decise di rimanere in silenzio e sperare nella buona sorte.

L’uscita si faceva a poco a poco più stretta e il pennone cominciò a raschiare sulla superficie superiore della bocca del mostro marino.

La Perla nel frattempo era riuscita ad arrivare al confine tra le fauci e il mare diagonalmente, con la parte di prua di babordo che spuntava già nelle acque del triangolo delle Bermuda.

A quel punto Jack diede un ordine “DATE FONDO ALL’ANCORA, AMMAINATE TUTTE LE VELE, DENTRO I REMI DI TRIBORDO E FUORI I CANNONI”. Tutti si guardarono perplessi e poi si girarono verso Barbossa in cerca di ordini più sensati, ma Hector annuì semplicemente accondiscendendo alla decisione di Sparrow.

Gli uomini della ciurma che non erano impegnati a remare eseguirono gli ordini.

L’ancora andò a fondo, ma superando la bocca del mostro e si andò ad incastrare in uno scoglio sul fondo del mare.

Nel contempo Jack diede l’ordine di fare fuoco. Lo strattone della cima dell’ancora e il rinculo del fuoco dei cannoni fece come “derapare” la nave che uscì perpendicolarmente dalla bocca del mostro.

Quest’ultimo infastidito dalle palle di cannone serrò definitivamente la mascella e si allontanò sparendo nelle profondità marine, lasciando quello che era il vero passaggio libero.

   
 
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