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Autore: Jazebel89    30/06/2009    2 recensioni
Chi sono io? vi starete chiedendo a questo punto. Ebbene, ho avuto molte identità. (...) Un tempo, (...) , ero conosciuta come Blàthnaid dal Seno di Perla, nata la notte di Samhain del 412 d.C. (vent’anni prima che San Patrizio cominciasse la sua Evangelizzazione) in una radura nei pressi di Kilkenny. Mia madre, Niamh la Splendente, era una sidhe Seelie, ovvero apparteneva all’alta nobiltà del mondo fatato, mentre mio padre, Oisin MacCool, era il figlio in parte fey del più noto Finn MacCool, celeberrimo eroe delle leggende irlandesi.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo secondo
Ringraziando coloro che hanno finora commentato, la mia Selphyn, misscasei e Nikeforos, vi lascio a questa prima parte del secondo capitolo, che ne preannuncia un' altra - la seconda - molto interessante e che arriverà probabilmente domani sera (ma non vi assicuro niente, dal momento che forse sarò troppo "cotta" a causa delle pesti bubboniche cui sono costretta a fare da baby-sitter, per riuscire a scrivere)... ^_^

X Nikeforos: Non ho mai letto "Il cavaliere d'Irlanda", ma ne ho sentito parlare e ora che me lo rammenti credo proprio che andrò a procurarmelo! ^_^ In ogni caso, è bello conoscere un'altra persona appassionata di mitologia celtica, non mi capita spesso! E ti ringrazio per i complimenti che mi hai fatto, non me li aspettavo... ^///^! X quanto ringuarda la pronuncia dei nomi, però, ahimè: mi trovo ad essere molto ignorante, in materia. Magari, quando avrò più tempo, vedrò se riesco a trovare qualcosa ringuardo alla pronuncia... Intanto, credo che ognuno sia libero di pronunciarli come più gli aggrada! ;-) Comunque, la tua osservazione su Blàthnaid e sui Goblin è stata molto acuta... e presto la tua curiosità verrà soddisfatta, non temere! Bwahahaha! (Risata satanica... Ok, la smetto! ^///^).

Un bacione,
Jazebel89



Capitolo secondo

Parte I



Tutte le famiglie felici si somigliano. Ogni famiglia infelice, è infelice a modo suo.

Lev Tolstoj,
"Anna Karenina"





Sinead, alta, statuaria eppure estremamente femminile, con quel tipo di carnagione color miele che alla corte Seelie è chiamata “baciata dal sole”, se ne stava in piedi di fronte a me vestita come un’affarista di Wall Street molto sexy, in tailleur di Prada scollacciato e tacchi a spillo tredici centimetri, il tutto sulle tonalità del viola e del bianco, che mettevano in risalto non solo la sua pelle dorata ma anche la sua chioma color del grano maturo, raccolta in una smisurata coda di cavallo, e i suoi occhi dalla triplice gradazione di verde (dal verde smeraldo al verde chiarissimo) illuminati attorno alla pupilla da strisce auree che la circondavano come i raggi di un minuscolo sole in eclissi.
Trattenni per un attimo il fiato di fronte a tanto splendore; il mio quarto di sangue umano non poteva che restarne affascinato.
-Sorellina…- mi salutò, la voce fresca come pioggerella estiva: -Non sei cambiata per niente-. E rise di nuovo.
Mi affrettai a rialzarmi e a recuperare la spada. Per un attimo, ebbi la tentazione di rinfilarla nel fodero attaccato alla mia cintura, che ovviamente non c’era; ma le vecchie abitudini sono dure a morire...
In piedi, se fossimo state entrambe scalze, ci saremmo trovate alla stessa altezza, ovvero a un metro e settantasette da terra. Tutte e due eravamo snelle, con poco seno (come la maggior parte delle sidhe) e con lunghe braccia e gambe. Io però avevo i capelli castani, ricci, folti, tagliati a metà schiena, mentre Sinead aveva quegli splendidi capelli d’oro fulvo che sciolti dovevano arrivare a sfiorarle le caviglie, avvolgendola in un manto morbidissimo. Io brillavo di luce lunare, lei di luce solare. Io avevo il naso un po’ aquilino (lascito di mio padre), mentre lei aveva un perfetto naso Seelie, leggermente a punta, graziosissimo.
-Nemmeno tu sei cambiata molto, Sinead, a parte il fatto il tuo guardaroba sembra essersi decisamente… aggiornato, in questi ultimi anni-.
Sinead mi lanciò un sorriso malizioso: -Sai, fuori da Corte mi piace essere moderna-.
-Fai bene- commentai, ma il sorriso che le rivolsi non raggiunse gli occhi. -Ora però parliamo di cose serie: che accidenti ci fai tu qui, per la Dea?!-.
-Uff, Blàthnaid, sorella mia… Sei sempre stata una pessima padrona di casa…- sventolò in aria una mano dalle unghie perfette laccate di lilla, quasi che volesse allontanare da sé con quel gesto la mia presunta maleducazione. -Piuttosto, sarebbe carino da parte tua accompagnarmi in salotto e offrirmi qualcosa da bere…-. Incrociò le braccia sul seno e sfoggiò di nuovo un sorriso che avrebbe fatto la felicità di qualsiasi odontoiatra. -I nostri amici di là ci stanno aspettando…- e accennò con la testa alla mia biblioteca, dalla quale (lo realizzai solo in quell’istante) era appena giunta.
-I nos… COSA?!!!-.
-Oh, avanti! Non fare quella faccia! Anzi, ti consiglierei di darti una sistemata, prima di presentarti di fronte ai tuoi ospiti... E magari potresti dire alla tua serva di portare del caffè e qualche dolcetto, intanto che aspettiamo… Per la Dea, mia cara: non posso credere che tu non sapessi già del nostro arrivo! Non dirmi che non hai ricevuto nessun segno, questa notte!-.
-No, altrimenti l’avrei trascorsa a far crescere una foresta di rovi alta dieci metri intorno alla mia casa, puoi starne certa!- lo stupore lasciò il posto all’ira. -Per tutti gli Dei, Sinead! Mi hai sempre considerata una vergogna, un disonore, un’indelebile macchia nell’immacolato albero genealogico della tua famiglia! Hai passato quasi tutti i millesettecentotrent’anni della tua vita a fingere che non esistessi!-.
-Tu esageri-.
-No, io dico la verità: per te ero come morta; nel periodo in cui sono stata regina dei Goblin, per te ero come morta-.
-I Goblin erano nostri acerrimi nemici, Blàthnaid! Tu andasti contro il tuo stesso sangue, sposando Kerak!-.
-Già, ma quando finalmente me ne accorsi e tornai indietro, non ci fu perdono per me; non da parte tua, almeno-.
Sinead s’irrigidì, come le accadeva sempre quando la si metteva davanti al fatto concreto che dopotutto nemmeno lei, coi suoi occhi irradiati di luce dorata e la sua strepitosa bellezza, il suo sangue immacolato e i suoi strabilianti poteri, era perfetta.
-Sbaglio?-.
Lei non rispose. Lo presi per un “no”.
-E adesso, dopo quattrocento anni di silenzio, tu piombi nella mia dimora, nella pace della mia vita, portandoti dietro non solo il tuo aristocratico culo, ma anche una schiera di gente estranea… così, senza preavviso! Dammi almeno una buona ragione per non cacciarti via a pedate!-.
-Sei come tuo padre…- disse lei, dopo un momento, gli occhi diventati improvvisamente freddi, vacui. -Rozza, impulsiva, crudele…-.
-E tu sei come il tuo, di padre: alterni moine a capricci… Non sei capace d’altro! Sei come una bambina… Potrai avere centotrent'anni più di me, Sinead, ma in fondo sei rimasta a quando ne avevi otto!-.
-ORA BASTA!- un vocione ben noto (che non udivo più da moltissimo tempo ma che restava comunque per me inconfondibile) riecheggiò nell'atrio, rimbalzando sui muri in pietra viva. Spostai lo sguardo nella direzione da cui sembrava provenire. Un sidhe alto, muscoloso, coi lunghi capelli biondi (della stessa sfumatura color del grano maturo di quelli di Sinead) incastrati nel cinturone da cui pendeva una spada che sapevo chiamarsi Ban-righ A'Iar, "Figlia dell'Ovest" (in quanto l'Ovest era l'Autunno, stagione di cui egli era stato un tempo la principale divinità), era appena comparso a poca distanza da noi. 
 -Zio Mabon!- gridai, sorpresa, e non riuscii in alcun modo a controllare l'espressione di gioia che andò a dipingersi subito sul mio volto. Era sempre stato il mio zio preferito; l'unico dei miei parenti da parte di madre che non mi avesse mai considerata un germoglio accidentale e molesto sul proprio illustre albero genealogico. Si vantava di essere stato lui a scegliere il mio nome, Blàthnaid, che in celtico significa "piccolo fiore", a dimostrazione del fatto che non aveva mai pensato che io fossi uno scarto, ma qualcosa di prezioso...  
Avvertii un gemito alle mie spalle, come lo squittìo di un topo che viene schiacciato, e girandomi vidi Maria che si accasciava svenuta contro il muro. Era il minimo che potessi aspettarmi; aveva appena assistito al raro spettacolo di tre sidhe splendenti di luce nella stessa stanza... Per un umano del XXI secolo era decisamente troppo!
-Bambine! Vi riunite dopo quattrocento anni e subito vi mettete a litigare!- ci rimproverò, assumendo l'aria di premuroso disappunto di una vecchia balia. I suoi baffoni biondi, folti e ben curati, vibravano per il sorriso che stava disperatamente cercando di reprimere.
-Perdonami, zio- Sinead chinò appena la testa, furiosa e umiliata, come la prima della classe che non è abituata a prendere rimproveri dall'insegnante.
-Ahhh, risparmiati! Sono stata io a "cominciare", zio... perché trovo sia stato davvero poco cortese da parte vostra infilarvi in casa mia di soppiatto come ladri alle sei e trenta del mattino, e dopo quattro secoli di silenzio, oltretutto!-.
Lo zio sospirò, assumendo un'aria seriosa che raramente gli avevo visto aleggiare sul volto: -Mio piccolo fiore... Ti abbiamo fatto un grave torto, me ne rendo conto, ma non c'era altro modo... Dobbiamo parlarti di cose molto importanti, e segrete... E se vorrai essere così gentile da ascoltarci, ti prometto che mai più niente turberà la quiete della tua casa-.
 -Tsk! Vorrei ben vedere! Riempirò il cortile d'Incantesimi d'Allontanamento, dannazione!- mi caricai in spalla Maria (pesava un centinaio di chili, dal momento che era una bella donnona pasciuta, ma nonostante all'apparenza non sembrasse affatto, nelle mie vene scorreva sangue di Gigante, oltre a quello sidhe e umano, per cui lei per me alla fine non rappresentava un peso poi così eccessivo), e mentre la trasportavo nella sua stanza (di fianco alla cucina, dal momento che i piani alti erano riservati a me... un po' egocentrico, direte voi, ma quando vieni abituata da regina è difficile in seguito rinunciare ad un minimo di "spazio vitale"...) dissi: -E va bene, vi ascolterò, ma non prima di essermi accertata che questa donna non esca di senno dopo quello che ha visto; poi mi darò una "sistemata", come dice Sinead, e intanto manderò il mio giardiniere ad occuparsi di voi. Seamus è in parte Pixie, e non dovrebbe spaventarsi alla vista di un paio di sidhe, tuttavia vi consiglio una buona dose di glamour, qui in Europa, e molta discrezione. Ah, e... zio Mabon? I tuoi baffi sono ancora i più belli d'Irlanda, complimenti- gli sorrisi, e lo vidi arrossire e gongolare di soddisfazione, prima di mettere fra me e loro la porta della camera di Maria.
   

  
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