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Autore: Mrs Montgomery    05/03/2018    16 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo I
 Una tutor speciale



 
Harry uscì dalla classe sbuffando.
Non era mai stato una cima in Storia della Magia, però si era impegnato nell’ultima ricerca e senza nemmeno chiedere aiuto ad Hermione. Puntava alla sufficienza, nulla di più! 
«Maledetti. Maledetti, stupidi Goblin! Voi e la vostra Ribellione del…»
La sola occhiata di Hermione lo fece desistere sul proferir l’ultima parola volgare. Harry sbuffò nuovamente. Storia della Magia non era propriamente la sua passione. Forse l’avrebbe ritenuta più interessante se l’avesse insegnata un professore meno barboso di Rüf.
Quell’uomo… anzi quel fantasma sarebbe stato in grado di attirar la sua attenzione unicamente in un caso: ballando la samba sulla cattedra. Harry trovava più interessanti le lezioni di Piton, ed era tutto dire.
«Non hai fatto così schifo» gli disse Ron a mo’ di consolazione.
«Ho preso trentadue su cento. È un’insufficienza davvero grave, non credo di poter festeggiare!»
«Non è la prima che ricevi… senza offesa» replicò il suo migliore amico con un sorrisetto. «Vedrai che recupererai. Hai tutto l’anno davanti!»
Harry scosse il capo e stritolò il rotolo di pergamena, era ad un passo da farlo a brandelli.
«È frustrante vedere i propri sforzi ridotti ad un trentadue!» sbottò facendosi largo tra la folla del corridoio. «Non puntavo altissimo. Non mi aspettavo di raggiungere cento e nemmeno ottanta… ma prendere un trenta è come prendere Desolante. E ciò è davvero…»
«Desolante?» concluse ironicamente Ron.
«Ah ah ah… molto simpatico!»
Il ragazzo dai capelli rossi gli battè una pacca sulla spalla. «Sei fin troppo drammatico. La Cooman direbbe che la luna è entrata nel tuo raggio vitale o nel tuo segno zodiacale».
«Mi manca appena di sentire le previsioni assurde di quella donna e potrei dir conclusa questa giornata!»
Potter ci rimase davvero male per quel voto, soprattutto per via l’impegno e la fatica che aveva impiegato nel mettere insieme le informazioni sulla Ribellione dei Goblin. Non fu facile estrapolare le parti più importanti di un libro che pesava almeno tre chili, sintetizzarle al meglio e poi trascriverle su un rotolo di pergamena. Si sarebbe impegnato a renderla più lunga e dettagliata se Rüf non avesse imposto una lunghezza specifica.
In fondo, però, Ron aveva ragione. Erano solamente ad Ottobre e di tempo per recuperare ne godeva in quantità!
«Ehi Harry!»
Fu Seamus Finnigan a chiamarlo.
«Hai proprio la testa fra le nuvole, eh amico? Ti sto chiamando da un po’!»
«Che cosa c’è Seamus?» gli rispose un po' scorbutico.
«Il professor Rüf ti vuole nel suo ufficio. Ora».
Harry si scambiò un’occhiata rapida con Ron e inarcò le sopracciglia. «Ora?»
Il simpatico compagno di Casa annuì.
«Forse ti vuole parlare della ricerca» ipotizzò Ron con un’alzata di spalle. «Va’ pure. Io ti aspetto in Sala Comune, tanto non abbiamo lezioni nel pomeriggio».
«D’accordo».
«Io vengo con te, Weasley» disse Seamus.
Harry fece retrofront e tra uno sbuffo e l’altro s’incamminò verso l’ufficio del tanto adorato professore di Storia della Magia. Gli aveva già fatto una bella ramanzina in classe, quindi chissà che altro voleva!
«Mancano i punti salienti» aveva detto Rüf sventolando la sua ricerca. «Questo non si collega a quest’altro! Come si può? Come si può veramente? Non me ne capacito!».
Parve più afflitto l’insegnante che Harry, il quale rimase perplesso dalla foga che mise nel criticare il suo compito.
Il giovane Grifondoro prese un bel respiro, tentando di frenare i suoi nervi, e varcò la soglia dell’ufficio.
«Bentornato, signor Perkins!».
«È Potter, signore» lo corresse.
«Avanti, avanti Perkins! Entri pure e si sieda».
Harry alzò gli occhi al cielo, pensando che fosse proprio un rimbambito. Si chiuse la porta alle spalle e con fare svogliato raggiunse la cattedra. Il fantasma lanciò un’ultima occhiata alla miriade di fogli sparsi sulla sua scrivania, poi congiunse le mani e alzò gli occhi trasparenti sullo studente.
«Non ci siamo proprio, signor Perkins… ehm volevo dire Potter! Ahimè credo che lei abbia bisogno di un aiuto. Se il prossimo anno sosterrà così malamente i G.U.F.O. sarà rovinato, assolutamente rovinato!»
Harry lo guardò tra il perplesso e lo sbigottito.
«Come ho già informato tutti voi allievi del quarto anno, è mia intenzione assegnarvi un compito ogni settimana, di modo che arriviate ai G.U.F.O. preparati, anzi preparatissimi!»
«Ma signore, i G.U.F.O. sono l’anno prossimo» fece notare Harry.
«Lo so per certo, ragazzo!» sbottò Rüf alzando le mani verso il cielo. «La preparazione ad un esame tanto importante è essenziale e io pretendo che tutti i miei alunni svolgano il G.U.F.O. della mia materia nel miglior dei modi. Dubito che accadrà nel suo caso, signor Potter, se non imparerà a… ahm… a svolgere un semplice compito».
Il fantasma si prese un attimo di pausa. Borbottò qualcosa incomprensibile tra sé e sé, ed Harry preferì lasciarlo nel suo. Fu abbastanza certo che il professor Rüf stesse parlando da solo. Egli diede qualche occhiata al cielo continuando a parlottare.
«Signor Potter» finalmente tornò a interloquire con lui «notando il suo percorso negli anni passati, certamente per quanto riguarda la mia materia, le devo consigliare un tutor».
«Un tutor?»
«Un altro studente che l’aiuti a studiare e a svolgere ricerche migliori delle precedenti».
«So cos’è un tutor!» sbottò Harry istintivamente. Alle volte lo trattava come se fosse un babbeo. Il quattordicenne capì un attimo dopo di aver esagerato ad alzare la voce. «Mi scusi, professor Rüf. Ehm… quindi avrò un tutor?»
«Certamente!»
«E posso sceglierlo io?»
Hermione sarebbe stata perfetta. Era un po’ puntigliosa, ma lo avrebbe aiutato senza alcun dubbio.
«Negativo, signor Potter. Ho già provveduto io a cercare la persona più qualificata per aiutarla meglio» replicò l’insegnante, lanciando un’altra occhiata fugace ai numerosi fogli posti sulla scrivania. «Immaginavo che lei avrebbe desiderato rivolgersi alla signorina… la signorina…» si grattò il mento tentando di ricordarsi il nome della studentessa ed ebbe non poca difficoltà.
«Granger?» gli suggerì Harry.
«Ecco, certamente! La signorina Granger! Si tratta della migliore della sua classe, tuttavia non sono rimbambito. So che siete amici e più che aiutarla, credo che si prodigherebbe nel far tutto al posto suo. Inaccettabile e inutile al nostro scopo!»
Ad Harry venne voglia di sbuffare, si trattenne solo per non sentirsele su. In quel momento, alle sue spalle, s’aprì la porta dell’ufficio. Ancor prima di voltarsi, Harry udì una voce cristallina.
«Mi ha fatta chiamare, professore?»
Rüf alzò il capo e con un gesto leggero della mano le fece segno di avvicinarsi. Harry sgranò leggermente gli occhi, pensando che non fosse possibile. Più che infastidito, fu molto sorpreso. Osservò la figura di quella studentessa non troppo alta, la cui divisa era impeccabile e i capelli scuri erano legati in due trecce che scendevano lungo la schiena. Anche lei parve sorpresa di vederlo, ma non emise una parola. Silenziosa prese posto sulla sedia a fianco e accennò un sorriso al vecchio fantasma.
«Signorina Malfoy, l’ho chiamata qui per affidarle un compito che ritengo le verrà piuttosto semplice».
Victoria mise le mani congiunte e le poggiò sulle ginocchia accavallate. «Di che si tratta, signore
«Fin dal primo anno ha dimostrato passione per la mia materia, tanto da prendere dei voti eccezionali nel vero senso della parola. Ha sete di conoscenza e una buona padronanza delle informazioni, che l’aiutano negli opportuni collegamenti di…» l’insegnante abbassò il capo talmente in profondità che i due studenti temettero si stesse per addormentare «ehm… poi quest’anno dovrà affrontare i G.U.F.O. e potrebbe trarne un gran beneficio. Sarà come un allenamento supplementare. Le sue capacità la rendono una tutor ideale per coloro che non usano adeguatamente il proprio impegno» e rifilò un’occhiataccia a Harry.
«Una tutor?» domandò Victoria inarcando le sopracciglia.
«È una persona che segue strettamente…»
«So che cos’è!»
Il professor Rüf scambiò una rapida occhiata con Harry. «Credo proprio che andrete d’accordo» borbottò, poi si rivolse alla studentessa di Serpeverde. «Signorina Malfoy, se accetterà, sarà la tutor del signor Potter. Ciò le fornirà ulteriori crediti per i suoi esami, specialmente se il suo aiuto dimostrerà di essere proficuo».
Victoria inclinò il capo per vedere la reazione di Harry. Le parve piuttosto titubante. In effetti il giovane Grifondoro dubitava che la sorella del suo peggior nemico avrebbe accettato di aiutarlo. Il Ragazzo Sopravvissuto immaginò che, di lì a poco, si sarebbe inventata una scusa abbastanza plausibile da scaricare il fardello su qualcun altro.
«Mi auguro di essere all’altezza delle sue aspettative, professore».
Che cosa? Sta accettando veramente?”, pensò Harry strabiliato.
«Ottimo! Credo che possiate accordarvi da soli sul programma di studio e quant’altro. Non attendo altro che vedere i risultati di questa… di questa unione!» esclamò il professor Rüf con molto entusiasmo.
Non ci furono altri convenevoli. 
I due studenti uscirono dall’ufficio del fantasma e, una volta soli, l’imbarazzo non accennò a calare. Era una situazione strana per entrambi. Rimasero nel vuoto corridoio in silenzio, per qualche attimo, nessuno dei due pareva riuscir a trovare le parole giuste. Harry era impacciato, tanto quanto Victoria era divertita dalla situazione.
«In questi cinque anni non ho mai fatto da tutor a nessuno. Dovremmo venirci in contro a vicenda, suppongo».
Come durante il loro primo incontro, Victoria Malfoy mostrò una cortesia che la contraddistingueva in positivo rispetto ai suoi familiari. A distanza di tre anni, Harry ricordava ancora piuttosto bene il primo incontro con quello sbruffone di Draco. Il suo atteggiamento da classico figlio di papà, viziato ed egoista, gli ricordò quello di Dudley: capì subito che non doveva trattarsi di un gran simpaticone.
«Potresti darmi il tuo orario di… anzi no! Facciamo che ti farò avere il mio orario di lezione e tu mi farai sapere quando ti è più comodo cominciare a studiare» propose Victoria amichevolmente. «Non sarà necessario vedersi tutti i giorni. Magari due volte alla settimana».
«Va bene. Magari… ehm… potremmo guardare la mia ultima ricerca e vedere cosa non andava».
«Grande idea, Harry! Dopo cinque anni so cosa tenta di ottenere Rüf e potrei darti qualche dritta».
«Perfetto. Ehm… se vuoi domani potremmo già cominciare. Hai lezioni nel pomeriggio?»
«Ho solo un’ora di Incantesimi. Ti va bene trovarci in biblioteca per le quattro?»
Harry annuì subito.
«Allora… a domani!» lo salutò con un cenno della mano e se la filò lungo il corridoio.
 
L’indomani arrivò piuttosto in fretta.
Harry e Victoria s’incontrarono in biblioteca e scelsero il tavolo più lontano da Madama Prince, di modo che non continuasse a sgridarli per il troppo baccano. E per “troppo baccano” s’intendevano dei lievi sussurri.
La Serpeverde portò i suoi vecchi appunti riguardante la Ribellione dei Goblin mentre lui mise sul tavolo il libro preso in Biblioteca la settimana prima, oltre a fogli, matite, piume ed inchiostro.
Rimasero lì per almeno due ore. 
Lessero insieme le pagine del libro, Victoria lo aiutò a domandarsi quali fossero le parti più importanti da sottolineare e appuntare in vista del compito. Harry si trattenne dal risponderle che per lui non c’era nulla di importante; considerava la Ribellione dei Goblin una storia inutile, era tutta robaccia. 
Inizialmente non fu facile, ma tentò di spronarsi ad impegnarsi per ottenere dei buoni risultati. Dovette anche ammettere che Victoria sapeva come prenderlo per fargli assimilare meglio le nozioni. Lo sorprese molto. Si dimostrò paziente e alle volte ripeteva assieme a lui alcuni pezzi di quella noiosa vicenda storica. Quell'atmosfera piacevole, fece quasi dimenticare ad Harry di chi fosse parente la sua tutor.
«Dovremmo prenderci una pausa» esordì la ragazza, adocchiando l’ora sull’orologio da polso. «Per oggi abbiamo fatto un buon lavoro, non credi?»
«Sicuramente meglio di quanto avrei fatto da solo».
Victoria ridacchiò e chiuse il libro con delicatezza. «È questione di esercizio. So che la materia non ti piace. Me ne sono accorta con non poca difficoltà, ma noto anche il tuo impegno. Vuol dire molto».
«Per esser la prima volta che fai da tutor, non te la stai cavando male».
«Ti ringrazio molto!» La ragazza parve sorpresa di quel complimento. «Comunque il merito di questo va anche a te. Non sei un alunno difficile. Sei solamente svogliato. Se ad ogni nostro incontro ti impegnerai come oggi, credo che non ti sarà difficile raggiungere la sufficienza nel prossimo compito».
«Tu credi?»
«Certo!»
«Fidati che non ambisco ad andare oltre la sufficienza».
«Il mio lavoro è portarti lì. Se poi raggiungerai qualcosa di più, sarà una bella soddisfazione per entrambi».
Harry accennò ad un sorriso contento, in fondo gli era andata bene ad averla come tutor. Qualcuno alle sue spalle, probabilmente uno studente di Serpeverde, salutò Victoria e fu lì, quando alzò la mano per ricambiare il saluto, che Harry notò una cicatrice sulla mano destra della ragazza. Era dritta, come se qualcosa l’avesse tagliata di netto, e partiva dalla fine del mignolo fino al polso. Sembrò quasi che Victoria si fosse resa conto che la stava guardando, allora Harry voltò rapidamente lo sguardo verso le candele fluttuanti nel soffitto, trovandole improvvisamente molto interessanti.
«Tranquillo. Nessun mago oscuro ne è la causa».
«Come scusa?» domandò Harry ingenuamente.
Victoria alzò la mano, mostrando bene la sua cicatrice. «È alquanto stupido il motivo di questa. Mi sono arrampicata su un albero e poi sono caduta come un sacco di patate. Ero alquanto vivace da bambina!» concluse con una risata allegra.
Ed Harry che credeva fosse stata causata dai suoi diabolici genitori adottivi!
Fu naturale il modo in cui la ragazza cominciò a spiegargli la dinamica dell’incidente e da quel discorso ne nacquero altri legati alla sua infanzia. Erano ricordi spensierati, per lo più di marachelle divertenti. Harry la immaginava come l’unica macchia di colore nel tetro maniero dei Malfoy. 
Trovò incredibile la sua personalità vivace, in netto contrasto con l’altezzosità della sua famiglia. Lo mise a suo agio e senza rendersene conto, cominciò a raccontarle qualche aneddoto sulla famiglia che l’aveva cresciuti: i Dursley.
«Ha messo i vestiti smessi di tuo cugino in una bacinella per farli cambiar colore?» ripetè Victoria completamente scioccata e disgustata da quell’aneddoto. «E perché mai? Insomma… non avevano abbastanza denaro per comprarti una divisa tutta tua?»
«Spendono tutto per il loro unico figlio».
«Non ti hanno mai fatto un regalo per te, oltre quello del tuo compleanno?»
«Non mi hanno mai regalato niente nemmeno al compleanno».
Victoria sgranò gli occhi per l’ennesima volta e si portò una mano al petto. «Sei serio? Oh, che persone orribili!»
«Scommetto che i Malfoy, invece, siano stati più che generosi».
Lei annuì con naturalezza. «Si sono presi cura di me come fanno tutte le persone con un minimo di coscienza».
Harry dubitava che “coscienza” e “Malfoy” potessero star nella stessa frase, ma non replicò.
«Sicuramente il mio rapporto con Draco è nettamente diverso dal tuo con… come hai detto che si chiama tuo cugino?»
«Dudley. E sì, lui mi detesta e il sentimento è reciproco» specificò Harry allungando le braccia per sgranchirsi un po’. Quel maiale di ragazzo gliene aveva combinate di tutti i colori. La sua fortuna fu di arrivare ad Hogwarts. «Tu e Malfoy, ehm volevo dire Draco, andate… ecco… d’accordo, giusto?»
«Siamo molto legati» rispose sorridendo involontariamente. «Non siamo mai stati separati, fin quando io non cominciai a studiare qui. Lui arrivò l’anno seguente e, pur essendo smistati nella stessa Casa, abbiamo scelto compagnie diverse».
Harry pensò a quei due simpaticoni di Tiger e Goyle. Non ce li vedeva proprio in compagnia di Victoria. In realtà non si capacitava di vedere quella ragazza circondata da gente come i Malfoy. E pensava che la maggior parte dei Serpeverde fossero come il suo adorabile fratellino.
«Posso… posso domandarti com’è stato arrivar qui?» chiese Victoria lentamente, come se stesse parlando di un affare di stato. «I tuoi zii sono babbani, quindi non sanno nulla del nostro mondo. Mi chiedevo… sai no? Dev’esser stato strano. Un salto di qualità, senza dubbio».
«Ero nervoso. Per fortuna Hagrid mi ha dato una mano e anche i Weasley…»
“Sai la gente che la tua famiglia critica spesso?”, avrebbe voluto aggiungere Harry, ma si astenne.
«Io me la sarei fatta sotto» ridacchiò Victoria, portandosi una mano alla bocca e dando l’impressione di essersi immaginata lei al suo posto. «Probabilmente sarei svenuta dallo shock. Sapere di essere una strega, trovarmi in un mondo completamente diverso dal mio. Senza contare lo scoprire di essere famosa da quando indossavo il pannolino».
E lì fu Harry a scoppiare a ridere; Victoria aveva espresso il suo pensiero in una maniera davvero buffa.
«Sono seria! Io mi sarei sentita un po’ sballottata».
«La mia fortunata è stata di incontrare le persone giuste» le disse.
«Come la mia di esser stata accolta da una famiglia del mio retaggio. Sarebbe stato un disastro esser cresciuta da Babbani» e storse il naso al sol pensiero.
In quel preciso momento Harry trovò una somiglianza impressionante con Draco.
"Lo stesso dannato atteggiamento presuntuoso e arrogante! Come se loro fossero superiori, tzk!"
Ne rimase un po’ deluso, ma del resto doveva aspettarselo. Era stata cresciuta da una delle famiglie più razziste del Mondo Magico, figurarsi se aveva idee diverse.
«Non tutte le famiglie di Babbani sono come i miei zii» replicò istintivamente, quasi con fastidio. «Una mia amica è figlia di Babbani ed è una brillante strega! E anche mia madre era come lei!»
Victoria corrugò la fronte, come se non avesse capito quel suo breve sfogo. Mise le braccia conserte e si mostrò pensierosa. Rimase in quella posizione per svariati minuti, poi alzò lo sguardo su di lui e sgranò leggermente gli occhi, come se fosse arrivata alla conclusione di un grande enigma.
«Ti giuro che non era mia intenzione offendere qualcuno. Era una semplice constatazione» tentò di giustificarsi, sembrando sincera. «Penso sia difficile provenire da una famiglia senza magia e ambientarsi qui. Non si può negare che i Babbani siano diversi da noi, non possono capirci fino in fondo, nemmeno se hanno un figlio con poteri magici».
«So cosa pensa la tua famiglia dei Babbani» rispose Harry stizzito. 
«La mia famiglia non è me. Ho un cervello pensante, che credi?!»
«Mi vuoi far credere che adori i Babbani?»
«Io non li adoro» precisò Victoria, roteando gli occhi «e non li disprezzo neppure. Penso solamente che non sanno cosa significa avere un grande potere tra le mani e imparare a gestirlo a dovere. Sai, non tutti i Serpeverde sono… non siamo tutti degli stronzi. C’è chi sta nel suo e non bada a pregiudizi. Strano, vero?»
La ragazza si alzò dal tavolo rapidamente e con un colpo di bacchetta infilò tutte le sue cose nella valigetta. Harry rimase immobile ad osservarla. Ogni tratto scherzoso era sparito, lasciando spazio ad un gran fastidio.
Ma ce l'ha con me?”
Un lieve momento di pausa.
“Che stupida domanda, è ovvio che si è arrabbiata con me!”
Harry rifletté in silenzio.
Forse era stato troppo pungente, forse si era lasciato prendere dal cognome che Victoria portava. 
Harry si domandò se la sua reazione sarebbe stata uguale, se al posto di Victoria ci fosse stato un altro studente.
«Voi Grifondoro sparlate tanto di come noi Serpeverde passeremo sicuramente tutti al lato oscuro, di come siamo ingiusti verso gli altri e di come possediamo pregiudizi verso il prossimo. Per quanto riguarda l’ultimo punto, direi che oggi la situazione si è capovolta» gli disse fissandolo dritto negli occhi. «Immaginavo che saresti stato un po’ restio nei miei confronti. Non sono una stupida, so perfettamente che rapporto intercorre tra te e mio fratello o tra te e mio padre. Io non sono come loro e l’avresti capito, se non ti fossi fermato al mio cognome, che non dice proprio nulla di me».
Lui si sentì un perfetto idiota. E per chi? Proprio per la sorella di Malfoy!
«Continuerò ad aiutarti per quanto riguarda Storia della Magia. Ho dato la mia parola al professor Rüf e poi non intendo rinunciare a quei crediti in più. Quindi alla prossima, Harry Potter!»
Victoria alzò i tacchi e se ne andò come una furia dalla biblioteca. 
Il Grifondoro la guardò andar via con una faccia da pesce lesso: l’aveva proprio appeso per bene!
  
La giovane Malfoy tornò nel suo dormitorio più furibonda che mai! 
Rifiutò di giocare a carte con Adrian Pucey, salutò di sfuggita suo fratello e non si fermò nemmeno in Sala Comune a chiacchierare con Faye Sould, la sua migliore amica. Non appena arrivò in camera sua, scaraventò la valigetta a terra. Si sentiva profondamente offesa dalle continue insinuazioni di quel maledetto Potter!
"Come si è permesso di darmi poco velatamente della "fanatica" senza neanche conoscermi?" 
Forse si era espressa male, ma a suo parere quel ragazzo se l’era presa decisamente troppo.
«Moccioso impertinente!» sbottò mettendo le mani sui fianchi e sbuffando col naso.
«Hai litigato con Draco?»
Non le servì voltarsi per capire chi fosse appena entrato nel dormitorio. Una strega dalla folta chioma bionda e un’espressione curiosa sul viso s’avvicinò, andando a sedersi sul proprio letto.
«Appena ti ho vista correre come una furia verso il dormitorio, ho capito subito che qualcosa non andava» disse la coetanea, sedendosi sul suo letto. «Chi ti ha fatta arrabbiare? Tuo fratello o Allen?»
Victoria alzò gli occhi al cielo, mandando cento maledizioni al soggetto della sua rabbia. Poi abbassò lo sguardo su Faye, pronta a sfogarsi.
«È stato… è stato Harry Potter!»
«Harry Potter? Che stai dicendo?» a Faye scappò quasi da ridere, anzi meglio togliere il quasi. «E da quando conosci Harry Potter?»
«Da quando il professor Rüf mi ha chiesto di fargli da tutor».
La bionda strega, incrociò le braccia sul petto, supponendo che stesse per ascoltare una storia davvero interessante.
«Davvero sei diventata la sua tutor? E perché non me l’hai detto?»
Victoria andò a sedersi accanto alla sua migliore amica, muovendosi nervosamente. «Non credevo fosse un argomento così importante».
«Se non lo hai detto a me, dubito lo sappia tuo fratello. Oppure mi sbaglio?»
«Figurarsi!»
«Non avevo dubbi» sogghignò l’altra ragazza. «E come mai Potter ti avrebbe fatta andare su di giri?»
«Quell’idiota ha dei pregiudizi su di me. Riesci a crederci?»
«Com’è possibile?» chiese Faye toccandosi il petto in un teatrale gesto drammatico. «Come osa avere dei pregiudizi verso una studentessa di Serpeverde che, guarda caso, è la sorella del suo peggior nemico?»
«Lo trovi divertente?»
«Un vero spasso!»
«Questa storia non è divertente. Lo sai che detesto che…»
«Questa storia ha solo del divertente, Vicky!» esclamò Faye, prendendola per un braccio per tirarla a sé. Le mostrò un largo sorriso, cingendole le spalle. «Prova a pensarci. Tu, sorella di Draco Malfoy, dai lezioni private ad Harry Potter. Ecco già con queste parole mi viene da ridere».
La voce della verità.
«D’accordo» sospirò Victoria «Ammetto che i pronostici non sono dei migliori, ma tu mi conosci bene. Sai che ho una mente piuttosto aperta e prima di giudicare qualcuno, preferisco confrontarmi».
«A differenza di tuo padre e tuo fratello».
«Loro… loro hanno le loro idee e le rispetto. Alcune le condivido. Ciò non significa che io sia uguale a loro. È tanto difficile da crederlo?»
«So che ti da fastidio quando le persone hanno dei pregiudizi verso di te. Non lo hai malmenato vero?» domandò Faye, conoscendo il temperamento della sua migliore amica.
Victoria abbozzò un sorriso divertito e scosse il capo.
«In realtà credevo stessimo andando piuttosto d’accordo, mi ha persino raccontato qualcosa sulle orripilanti persone che lo hanno cresciuto» e inevitabilmente ripensò a quello che Harry le aveva raccontato. «Se sapessi lo squallore in cui ha vissuto per anni e non mi riferisco solo all’ambiente babbano. Praticamente l’hanno cresciuto dei mostri senza umanità!»
Rimase veramente attonita da alcuni aneddoti di Harry. Col caratterino che possedeva lei, era certa che anche senza magia avrebbe dato una lezione a quei maledetti Dursley.
«Con te posso essere sincera, Faye. Mi si è stretto il cuore a sentire quelle cose. Non è stato fortunato come me» confessò Victoria quasi sussurrando quelle parole. «La verità è piuttosto chiara. Entrambi siamo orfani adottati da parenti lontani. Solo che lui è finito in un posto orrendo, mentre in confronto io ho trovato il Paradiso. Che si dica quel che si vuole sui miei genitori, ma a loro devo molto!»
Faye le rivolse un sorriso tenero e le sfiorò la spalla. «So che vuoi bene ai Malfoy e loro ne vogliono a te. Sì, sei stata fortunata. Sicuramente più di Potter».
«Tu non hai idea di quante ne ho sentite sul famoso Harry Potter» continuò Victoria, alzandosi in piedi e prendendo a camminare per la stanza. «Per anni mio padre ha sostenuto l’ipotesi che lo vedeva come un nuovo Mago Oscuro e mio fratello ha preteso la sua amicizia per ricavarne qualche informazione. Se devo essere sincera, io l’ho sempre visto come un ragazzino sfortunato»
Si fermò vicino ad una finestra e osservò le creature marine sguazzare nelle acque profonde del lago nero. Passò con delicatezza la mano sul freddo vetro, perdendosi nei suoi pensieri più profondi. Victoria credeva di sapere cosa significasse essere orfani. Certo, lei venne cresciuta da una famiglia che realmente la desiderava. Eppure le capitò di pensare ai suoi veri genitori.
Lucius le disse che la sua vera madre era una lontana cugina dei Malfoy, ma allora perché alla Villa non c’era alcun ritratto o fotografia?
Narcissa le rispose che il rapporto con questa donna non fu mai troppo stretto e che decisero di tenerla con sé per buon senso. Una risposta piuttosto fredda a cui Victoria tendenzialmente preferiva non pensare. In fondo la sua era una vita piena di agio, non aveva alcunché da lamentarsi.
«Se tuo fratello ti sentisse compatire Harry Potter, credo impazzirebbe».
In effetti Victoria se lo immaginava strapparsi i capelli e minacciarla di “dirlo a nostro padre”, una minaccia piuttosto vana. Per quanto Draco cercasse in ogni modo di rendere orgoglioso Lucius Malfoy, non avrebbe mai tradito sua sorella.
«Draco è suscettibile all’argomento» commentò Victoria con un sorrisetto divertito.
Diede le spalle alla finestra e camminò in direzione dell’amica.
«E se tuo padre scoprisse che gli fai da tutor? Pensi gli verrebbe un infarto?»
«Sicuramente non farebbe i salti di gioia, ma in fondo lo faccio anche per i crediti».
«Anche?»
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Erano Adrian Pucey e Lucian Bole; come riuscirono ad eludere la protezione dei dormitori femminili, lo sapevano solo loro. 
Gran furbastri e buoni amici. 
Piombarono lì per invitarle ad una partita a carte in buona compagnia e questa volta Victoria non rifiutò. In fondo le faceva bene stare con i suoi amici, le serviva per smaltire i pensieri negativi.
Andarono tutti in Sala Comune, piazzandosi al tavolo dove solitamente studiavano e vennero raggiunti anche da Draco e il suo gruppo.
«Siccome siamo in tanti, potremmo combinare delle coppie» propose Adrian Pucey, lanciando uno sguardo malizioso a Faye.
«Grande idea, amore!»
Victoria sogghignò, scuotendo il capo spensieratamente. La sua migliore amica andò a sedersi in braccio al ragazzo, ormai stavano insieme da un anno circa ed erano più uniti che mai.
«Theodore, giochi con me?» domandò Zabini con voce melliflua.
«Avrei preferito giocare a scacchi, però va bene» rispose con un’alzata di spalle e prese posto attorno al tavolo.
«Sorella, che dici? Li stracciamo?» chiese Draco ammiccando nella direzione di Victoria.
«Puoi contarci!»
Tiger e Goyle si esentarono, preferendo stravaccarsi sui divanetti a rimpinzarsi di dolci. Al loro posto si aggiunsero Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode; la prima avrebbe preferito far coppia con la sua storica cotta, ma d’altro canto non si sarebbe mai permessa di scavalcare la sua “futura” cognata.
Theodore Nott mescolò le carte, Lucian tagliò il mazzo e Blaise prese a smistarle con la sua solita calma e raffinatezza. Victoria osservò ogni suo movimento, meravigliata che una persona fosse in grado di mostrarsi elegante pur distribuendo delle semplice carte da gioco.
Una volta cominciata la partita, ogni coppia cominciò a bisbigliare per attuare strategie e tenere sempre meno carte in mano. Adrian e Faye le lasciavano spesso cadere per andare a baciarsi sotto il tavolo.
«Nessuno vi vede!» gli urlava Theodore Nott per ogni santa volta.
Millicent sbuffava sonoramente quando le toccava pescare mentre Pansy era più interessata ad ammirare il suo grande amore piuttosto che impegnarsi nel gioco.
Di fronte a loro, Draco trascorreva il tempo a sussurrare all’orecchio della sorella. Erano discorsi che solo in minima parte avevano a che fare con la partita, per questo Victoria sghignazzò per tutto il tempo. E quando Malfoy si lasciava andare ad imprecazioni poco eleganti, per via del grosso numero di carte che continuava ad aumentare nella sua mano, solamente il tocco della sorella si dimostrò in grado di calmarlo.
«Troppe smancerie. Troppe smancerie» li prese in giro Adrian.
Pansy divenne bordeaux al sol pensiero che un’altra ragazza potesse soffiargli il “suo” Draco.
«Se non foste fratelli penserei che state formando un bell’inciucio» sbottò Blaise, senza alzar lo sguardo dalle sue carte.
«Non è che vuoi un po’ di coccole anche tu?» lo provocò scherzosamente Victoria.
Draco s’apprestò a passare un braccio attorno alle spalle della sorella e se la tenne ben stretta. «Mia sorella è solamente mia!»
«Non essere geloso» lo beccò Theodore, facendo l’occhiolino alla giovane Malfoy.
Victoria sorrise soddisfatta e prese a carezzare i capelli biondi del fratello adottivo.
«Continuiamo a giocare dai!»
Qualche istante più tardi furono proprio i fratelli Malfoy a vincere la lunga partita. Inutile descrivere la loro immensa soddisfazione. Draco si limitò a pavoneggiarsi dicendo che era il miglior giocatore di Serpeverde. Victoria s’alzò dalla sedia e cominciò a scalpitare lanciando baci volanti agli altri sfidanti. Adrian e Faye non si curarono molto della perdita, sgattaiolarono via in fretta dalla Sala Comune. Theodore si ritirò nella sala lettura. Blaise non si espresse e andò a vedere se Tiger e Goyle avevano lasciato qualche caramella ancora intatta o non leccata. Millicent sbadigliò a bocca aperta e fece per seguire Zabini mentre Pansy sperava di poter star da sola con Draco, ma lui preferì seguire la sorella nella sua camera.
«Che diamine è successo qui?» sbottò il ragazzo notando una certa confusione sul pavimento.
Victoria si voltò verso la sua valigetta a terra. Non si era accorta che metà dei suoi effetti erano usciti e non fece nemmeno in tempo a sistemare.
«Sarà caduta per sbaglio» rispose astutamente, notando che si trovava proprio sotto ad un tavolino.
Draco alzò le spalle e andò a spaparanzarsi sul letto della sorella.
«Sai, non ti ho più detto che ho preso ottantasette in Storia della Magia».
«Davvero? Bravissimo!» si complimentò sinceramente, prima di mettere a posto il casino che combinò poco prima.
«Se non contiamo quella Sangue-marcio della Granger, ti assicuro che sono stato il migliore».
«Papà sarà contento di saperlo».
«Quel fesso di Potter, invece, ha preso trentadue. È così patetico» continuò Draco con tono di scherno. «Scommetto che se non fosse il Bambino Sopravvissuto, Rüf gli avrebbe dato molto meno. È solo avvantaggiato per via della sua storia».
Victoria ripose tutti suoi effetti nell’armadio e alzò le spalle. «Onestamente lo trovo un ragazzo come tanti altri».
«E ci mancherebbe! Non ha nulla di speciale».
«Invece tu sei così pieno di qualità, sei un mago talentuoso…» gli disse avvicinandosi lentamente, utilizzando un tono di voce in cui non si capiva se stesse parlando o fosse semplicemente sarcastica «… sei il mio bellissimo fratellino» e gli si buttò addosso per scompigliargli i capelli e riempirlo di baci sul capo.
«Dai! Basta! Smettila, Vicky!» mugugnò lui.
Figurarsi se gli avrebbe obbedito.
Non solo Victoria continuò a coccolarlo come se fosse un tenero cucciolo di furetto, si mise pure a fargli il solletico. Tra schiamazzi e risate, finirono per cadere dal letto.
«Ecco! Con te finisce sempre così!»
«Oh, povero Dracolino» lo canzonò lei. «Ti ho spettinato il ciuffo?»
Draco grugnì qualcosa che sembrò un “sì!”. Tempo di lisciarsi i suoi delicati capelli biondi e poi le si buttò addosso, insinuando le dita affusolate sotto il maglioncino grigio per farle il solletico. Victoria prese a ridere sguaiatamente e lo supplicò di smetterla.
«Non otterrai mai la mia pietà!»
«Dai… ti prego… mi verrà male allo stomaco con… con tutte queste risate» continuò lei contorcendosi sul pavimento.
«Lo spero proprio, così impari a farmi cadere!»
«Disgraziato!» gli urlò dimenandosi tra una risata e l’altra. «E poi hai fatto tutto tu!»
«Io? Chi è la sorella maggiore?»
Continuarono fino a quando non s’accorsero che arrivò l’ora di cena.
Dovettero ricomporsi prima di partecipare al banchetto, o si sarebbero mostrati con i capelli arruffati e la divisa tutta scompigliata. Stare in compagnia delle persone a cui voleva bene, fece dimenticare a Victoria la discussione con il famoso Harry Potter. Be’… per lo meno la dimenticò fino a quando, durante la cena, il suo sguardo non s’incrociò a quello del Bambino Sopravvissuto.
La strega rivolse subito gli occhi altrove. Non si sarebbe fatta andare di traverso la cena per colpa di quello là!
Pareva decretato dal destino che ogni rapporto tra un Potter e un membro della famiglia Malfoy dovesse essere più che discordante.
Victoria non sarebbe stata l’eccezione e ne fu assolutamente certa fino al mattino seguente.
Stava camminando in direzione della Sala Grande al fianco di Faye, quando Harry la fermò per chiederle di parlare in privato. Accettò solo per cortesia e lo seguì in un angolo del corridoio, sotto il quadro di un mago appisolato.
«Senti… io… ecco io…» tentò di dire e pareva in difficoltà. Sospirò. «Io ci tenevo a chiederti scusa per ieri. È vero. Sono stato accecato dai pregiudizi. Ti ho messa sullo stesso piano di tuo fratello senza conoscerti. Mi dispiace».
Era sincero.
Lo era davvero.
Harry ripensò alla loro conversazione, non riuscendo a concentrarsi su altro, e si sentì in colpa. Victoria gli aveva sempre mostrato gentilezza, senza alludere a nulla di davvero offensivo. Era stato un suo errore paragonarla ai Malfoy, ma in fondo lo trovò persino inevitabile. I suoi familiari possedevano una fama piuttosto nitida e non credeva che una di loro potesse salvarsi.
«Scuse accettate».
Harry parve sollevato. Mise le mani in tasca e cominciò a dondolare sui talloni, non sapendo cos’altro dire.
«Allora… ehm… sai ricordo ancora tutto quello che abbiamo ripassato ieri».
«Davvero? È un buon segno» tentò di mostrarsi entusiasta, sebbene trovasse la situazione ancora un po’ strana. C'era dell'imbarazzo tra loro.
«Credi che potremmo vederci domani? Per continuare?»
«Domani?» ripetè Victoria pensandoci su. «Domani potrebbe andar bene, sì! Facciamo sempre in Biblioteca verso le quattro?»
Harry annuì freneticamente.
«Ottimo! Ora scappo a fare colazione. Passa una buona giornata» e gli accennò ad un sorriso, prima di scendere le scale e dirigersi in Sala Grande.
Il Grifondoro rimase a guardarla andar via, constatando ancora una volta che dei Malfoy pareva non aver nulla.
«Harry! Che ci fai qui?» lo raggiunse Ron al fianco di Hermione, che già di prima mattina aveva la testa fra le pagine di un libro. «Ti ho visto sgattaiolare via dalla Sala Comune, mi aspettavo di vederti già a far colazione».
Harry prese a grattarsi la testa in modo nervoso. «Già io… io dovevo risolvere una cosa».
«Che sarebbe?»
Il giovane Potter non aveva ancora messo al corrente i suoi amici del faccenda “tutor”. In realtà la sera precedente stava per dirlo a Ron, ma poi si misero a parlare di Quidditch e la questione passò in secondo piano.
«Niente di importante. Che dite? Andiamo a fare colazione?»
Hermione annuì e presero ad incamminarsi verso la Sala Grande.
Harry sentì una strana sensazione allo stomaco. Un groviglio causato dalla sua omissione riguardo il ruolo che Victoria Malfoy aveva assunto nella sua vita… scolastica.
Parlava di qualsiasi argomento con i suoi migliori amici, eppure perché faticava ad informarli di un nonnulla?
In fin dei conti si trattava proprio di nulla. Non c’era niente di imbarazzante nel confessare di avere una tutor.
Be’… naturalmente il problema non era quello.
Harry scosse il capo, pensando che avrebbe dovuto parlarne con Ron ed Hermione. E l’avrebbe fatto veramente, solo non quella mattina, non ne aveva voglia.




Mrs. Montgomery
Eccovi il primo capitolo!
Il ruolo che Victoria ha deciso di ricoprire verso Harry lascerà spiazzati Hermione e Ron, ma pure suo fratello Draco. Presto leggerete le loro reazioni!
Vi ho introdotto un paio di personaggi nuovi:
- La prima è Faye Sould, inventata completamente da me e come prestavolto ho pensato ad Anna Sophia Robb.
- Il secondo è Lucian Bole. In realtà si tratta di un personaggio già citato all'interno della saga della zia Row. L'ho aggiunto come migliore amico di Victoria e come prestavolto ho scelto Brant Daugherty.
Precisazioni: (Grazie ad Aven)
I voti, a differenza di quelli per i G.U.F.O. e i M.A.G.O., sono dati in centesimi. 
Ne "La Pietra Filosofale" Hermione dice di aver saputo dal professore Vitious che nell'esame di Incantesimi ha preso centododici su cento. Si presume che la sufficienza sia quindi sessanta cento. 
Come avrete notato le vicende di questa storia avvengono durante il quarto anno di Harry, quindi nel "Il calice di fuoco", mentre per Victoria è il quinto anno.
Vi dico già che seguirò la trama originale, certo qualche leggero cambiamento devo apportarlo... vedrete a cosa ho pensato ;)
Ringrazio i lettori / le lettrici che hanno inserito la storia nelle varie categorie e coloro che hanno recensito il prologo.
A presto!

 


 



 
   
 
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