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Autore: Artemysia    07/03/2018    6 recensioni
A tredici anni ho scritto un libro... un libro brutto.
Oggi ve lo ripropongo, in veste di parodia fantasy, con commenti ironici della sottoscritta ventiquattrenne. Perché? Beh, per tre motivi:
- Per darvi un ottimo esempio su cosa NON fare quando si scrive un fantasy;
- Per dimostrare che si migliora tanto, con la pratica;
- Perché questa roba fa davvero sbudellare dal ridere.
Quindi mettetevi comodi, preparatevi a sputare qualche polmone dal ridere delle mie ingenuità e, soprattutto, ricordatevi che il non prendersi sul serio è il primo passo per la perfezione.
Genere: Comico, Fantasy, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ENNESIMA DELUSIONE
[Capitolo d'apertura della Parte I: l'inizio di tutto]


[Eh, sì, cari lettori, si comincia. Dio abbia pietà della vostra retina e igiene mentale]
Arrivò al collegio una coppia di neosposini di rientro da un bellissimo viaggio di nozze alle Hawaii, che dopo essersi riabituata all’opposto clima irlandese, aveva deciso di adottare una bambina.
[Fin qui tutto bene, vero? Beh, non esultate]
I due erano stati pregati di attendere nell’ ingresso, mentre la segretaria annunciava il loro arrivo alla direttrice del collegio Blue Key, [Come dite? Esiste davvero un collegio Blue Key? Ma ovviamente non ne avevo idea. Perché Blue Key? Ovviamente non avevo idea nemmeno di questo, ma il nome faceva così Irish!] il centro per la tutela degli orfani più all’avanguardia di tutto il Regno Unito, [Ahem… non eravamo in Irlanda?] che si trovava a pochi chilometri da Dublino. [Ecco appunto. Voto in geografia: 2 spaccato]
“Potete essere ricevuti nell’ ufficio della direttrice, signori. Se volete seguirmi”
I due si alzarono eccitatissimi [Sento l’eccitazione fin qui!] e seguirono l’anziana segretaria nell’ ufficio.
“Accomodatevi pure! Grazie Rose, puoi andare”
La segretaria si allontanò tirandosi dietro la porta.
“Bene, una giovane coppia di sposi! Dai documenti risulta che avete tutte le carte in regola per poter adottare un bambino!” [Punto esclamativo!]
“E’ un bel posto qui. [Ebbene sì, ero una bambina talmente complessata da pensare che la E maiuscola accentata si facesse con l’apostrofo] I bambini si trovano bene?” chiese lui.
“Certamente. Non manca loro niente: vitto, alloggio, istruzione e affetto. Naturalmente, però, non è come vivere in una famiglia. Comunque, tornando a noi…ci sarebbe una bellissima bambina di nome Kety Wilson. [Vi presento Kety, la nostra fantastica protagonista! La sua caratteristica principale è quella di avere un QI di poco inferiore a quello di una larva di mosca. Ma non sono qui per vendere sogni, ma solide realtà! Quindi state certi che darà più e più volte prova di cosa è capace] I suoi genitori sono morti in un incendio. Sarebbe molto desiderosa di essere affidata a qualcuno che le voglia bene” [In effetti non ho mai conosciuto qualcuno desideroso di essere affidato a gente che gli vuole male, quindi la logica ci sta tutta]
“Quanti anni ha?” chiese la moglie
“Otto, ma non è ancora riuscita a sistemarsi stabilmente in una famiglia”
“E come mai?” domandò lui. [Domanda prevedibile direi. Direttrice, sembra a me o stai facendo pubblicità negativa?]
“Beh, in realtà è per questo è vi ho fatto chiamare.” [Lo sapevo!]
“Ha qualche problema di salute?” chiese lei portandosi le mani alla bocca
“E’ forse indisciplinata?” commentò lui.
“No, niente di tutto questo. Lei è sana come un pesce ed è l’immagine della correttezza” [E allora cosa avrà mai di tanto sbagliato? È sfigurata? Dalle mani le partono gli artigli di Wolverine? Ha un discutibile gusto per la carne umana?]
“E allora perché non è mai riuscita a rimanere in una sola famiglia?”
“Il fatto è che alcuni la considerano starna o addirittura diversa” [Lo sapevo, di nuovo! Chi per cena mangia tricipiti umani può sentirsi un po’ emarginato effettivamente… ma ho sentito di centri di Hannibal Lecter Anonimi. Lì ti possono aiutare, Kety! Non sei sola!]
“In che senso, mi scusi?”
“Sembra che a gran parte della gente non vada a genio il fatto che faccia sempre lo stesso sogno e che cerchi di ululare” [What?]
“Come?” chiesero i due in coro [Ce lo stiamo chiedendo tutti]
“Noi non sappiamo molto di come fosse la sua vita prima che fosse portata qui, ma crediamo che lei avesse un cane che considerava un grande amico, e che le sia venuto a mancare all’ improvviso” rispose la direttrice in fretta.
“Siete sicuri che non abbia qualche problema mentale?” [Ecco, infatti, chiamate uno psicologo! Evitate Freud però, sicuramente lui scambierebbe la semplice stupidità con il desiderio represso di stuprare la propria cassettiera]
“Signore, la bimba è sanissima di mente! [Esselodicelei!] Glielo posso assicurare io come i vari psicologi che l’hanno visitata” [Ah, ecco, infatti l’hanno fatta visitare. Qualche dubbio l’avevano pure loro] disse la direttrice con tono di superiorità.
“E che sogni fa?”
“Dice che sogna molto spesso decine di coppie che danzano in un salone di un palazzo”
“Beh, non mi sembra un sogno tanto pericoloso” disse lei [No, infatti, forse ha visto troppe volte il Ballo delle Debuttanti]
“No, ma, come direttrice, per seguire la legge devo informarvi di qualsiasi cosa…”
“Sì, continui”
“…sembra che si sia creata degli amici immaginari” [“Sicuramente è segno di una grave dipendenza dal sesso equino” disse Freud]
“Io non sono uno psicologo, ma credo che avere degli amici immaginari sia un chiaro segno di infermità mentale” [I vaccini fanno male! Se ti lavi la topa con la coca cola non rimani incinta! Non si toccano le piante con le mestr… ah, scusate, pensavo stessimo facendo a gara di idiozie]
“Tesoro, per favore!  Di che genere di amici immaginari si tratta?” chiese lei in tono pacato
La direttrice fece una breve pausa e un gran respiro, poi abbassò gli occhi e rispose temendo il peggio:
“Centauri, signora”. [“Che cosa avevo detto? Sesso equino” *Freud gongola*]
“Basta, andiamocene di qui!” [Ma come! Saresti un così ottimo padre! E cosa ne farai di quella bella cella che avevi preparato in cantina? E di quel cilicio nuovo nuovo per la pargola? Che ingiustizia!]
“Caro, non essere sciocco! A queste cose si potrà rimediare. Non è così signora?”
“Certo, con dei genitori probabilmente abbandonerà le sue immaginazioni” disse la direttrice velocissima.
“Hai visto caro? Non c’è nulla di cui preoccuparsi!” [Eh, tesoro caro, hai visto? Eh, trottolino bello bello?]
“In realtà, ci sarebbe un’ultima cosa che dovreste sapere prima di firmare: [Eh ma allora dillo che non vuoi darle nemmeno una possibilità!] lei ha una voglia sul collo che ricorda un lupo, ma…”
“Lei vuole dire che cerca di ululare e ha un lupo stampato sul collo?”
“Signore, non è così strano avere macchie scure della pelle. Proprio qui in questo collegio abbiamo un’altra bambina con una voglia a forma di onde” [Inizio a preoccuparmi, seriamente! Lei cosa ne pensa dottor Freud? *Freud mi guarda a occhi spalancati, sconcertato dalla mia mente delirante di tredicenne, ed esce di scena sperando di non destare sospetti*]
“e non mi dica che lei vuole diventare una sirena!” disse lui spazientito in tono sarcastico.
La direttrice abbassò nuovamente gli occhi e cominciò a dire quasi sottovoce:
“Insomma, non è proprio così ma…” [Oddio]
“Non ci posso credere! Voi allevate degli psicopatici!” [Ma questo seriamente aveva i documenti in regola per adottare un moccioso?]
“Arold! [Io avrei detto più ADLOPH, visto il caratterino] Come osi!” lo rimproverò lei
“Signori, l’uscita è da quella parte!” ordinò la direttrice, che ormai aveva perso tutta la sua pazienza e non intendeva più affidare a quelle persone alcun bambino. [Alla buon’ora!]
“Non ci manderà via così spero!” chiese lui indignato.
“No, invece è proprio ciò che farò!”
Io avevo l’orecchio appiccicato alla porta della direttrice, e Rose, la segretaria, mi faceva compagnia. Era stata proprio lei a tirarmi indietro pochi istanti prima che i due uscissero dall’ufficio.
“Ma perché non tralasci qualche cosa ogni tanto?” disse Rose.
“Sai che non posso. Maledette leggi” rispose la direttrice. [Maledettissime leggi irlandesi sconosciute all’autrice!]
“Anche loro se ne vanno. Ma cos’ho che non va?” chiesi rivolta a Lily, la direttrice.
“Sono i pregiudizi mia cara Kety! Ma non temere, un giorno…” [Pregiudizi? Beh, direi che qualcosa di strano in ogni caso ce l’ha davvero, o non saremmo in un FENTASI, giusto?]
“No. Io sono starna! [STARNA(zzante)?] Non troverò mai una mamma e un papà!”
“Non temere, piccola Kety!” disse lei mentre mi portava alla mia camera.
“Ricordati: Sono gli altri che non ti meritano” aggiunse mentre mi rimboccava la coperte.
“E ora dormi!”
Io mi rigirai nel letto e chiusi gli occhi, fino ad addormentarmi.
   
 
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