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Autore: StephEnKing1985    11/03/2018    0 recensioni
Brian è fidanzato da dieci anni insieme a Corrado. La loro sembrerebbe un'unione felice, almeno dal lato di Corrado: ha un lavoro che gli piace, vive in un bell'appartamento e ama il suo ragazzo. Purtroppo da parte di Brian invece, qualcosa non va: da troppo tempo egli avverte la mancanza di rapporti fisici con Corrado, per questo comincia a chiedersi se lo desideri e lo ami ancora.
Alla ricerca di conferme e di una risposta, durante una serata in discoteca Brian s'imbatte in Riccardo, affascinante quanto misterioso artista, con cui incomincerà un rapporto clandestino.
Durante i loro incontri, Brian finirà per innamorarsi del tenebroso Riccardo, con ciò mettendo in discussione la sua relazione decennale con Corrado. Tormentato dai dubbi, il povero Brian dovrà prendere una decisione: continuare la sua relazione con Corrado e abbandonare Riccardo, o proseguire quest'ultima, con tutto ciò che ne conseguirebbe...?
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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2.

 

 

 

La palestra era come al solito piena di gente. In mezzo al chiacchiericcio ovattato tipico dei luoghi di ritrovo, c’erano anche le voci di Brian e di Carlo, il suo migliore amico, che gli stava raccontando dell’ultimo incontro fatto con un ragazzo.

- …Poi niente, la serata è finita – disse Carlo, tagliando corto un lungo discorso che lo vedeva protagonista insieme a un altro ragazzo.

- Finita? – domandò Brian – Ma perché? –

- Eh, sapessi…! –

- Dai dimmelo. –

Sospirando, Carlo scese dalla panca e prese fiato, controllando i muscoli per un momento. Poi guardò Brian.

- Sai cos’ha avuto il coraggio di chiedermi quando siamo usciti dal locale? –

- No, cosa? –

- A parte che era un locale di merda-piccolo e in periferia, quando siamo usciti ha avuto il coraggio di chiedermi la mia parte. Ma dico ti rendi conto? –

- Ahahah! Ma dai! – rise Brian, portandosi le mani ai capelli.

- Sì, sì! Non è una cazzata! – esclamò Carlo con gli occhi fuori dalle orbite.

- E tu cos’hai fatto? –

- Eh, niente… ho aperto il portafogli, gli ho dato la sua parte e poi gli ho detto che avevo sonno e che dovevo andare a casa. Dopodiché l’ho bloccato e cancellato da ogni possibile contatto. Ma ti pare? –

- Purtroppo alcuni sono così. –

- Già, peccato che ad essere così siano sempre i più scopabili… perché i cessi magari la cena te la pagano, però poi tu non glielo dai lo stesso. Eh…! È la grande contraddizione di noi zitelle, cara: non si avvicinano gli uccelli, ma solo gli spaventapasseri. –

Brian si alternò con lui a fare i pesi sulla panca, passando dal braccio sinistro al destro. – Quindi non ci sei andato a letto? –

- Ma sei fuori?! Certo che no! Ma tu ci saresti andato?! Con uno che ti chiede la tua parte della cena? –

Per quella che era la sua voglia di sesso in quel momento, Brian non solo avrebbe pagato la sua parte, ma una cena intera a chiunque gliene avesse offerto un po’. Ma una risposta del genere avrebbe inevitabilmente servito a Carlo un boccone prelibato su cui affondare le sue fauci pettegole e distruggere la sua relazione, insinuando che Corrado non lo toccava più e che quindi erano sull’orlo del baratro. Carlo faceva un po’ lo stronzetto, però era una persona intelligente e sagace. Brian pensava che era proprio per quel suo carattere forte e deciso, che rifiutava di sottomettersi a certe dinamiche, che era single da più di dieci anni. Che ricordasse, era stato con un uomo molto più grande di lui quando aveva diciannove anni, ma poi l’aveva lasciato. Tuttora Carlo oscillava tra il desiderio di libertà e quello di fermarsi, senza accorgersi che l’uno alimentava l’altro.

 

- Tanto, figurati se per me è un problema trovare da scopare. Ho Whatsapp che esplode di messaggi. Se mai ho il problema opposto! –

- Coraggio, prima o poi capiterà anche a te quello giusto, com’è successo a me. –

- Be’, mia cara… tu non fai testo – rispose Carlo con una risatina di sufficienza. – Tu hai messo il lucchetto al sederino già quando avevi diciotto anni e ti vedevi con “lo studente del politecnico”. Ahahah! –

Brian gli fece una linguaccia scherzosa.

- Mentre io e le altre giovincelle rampanti saltavamo da un letto all’altro, ignare che saremmo un giorno diventate delle carampane arrapate. Ahhh, bei tempi quelli! – disse, con un’enfasi che tradiva a malapena il suo passato di attore teatrale.

- Ma smettila – lo rimbeccò Brian, alzandosi e dirigendosi verso il tapis roulant, seguito dall’amico – Sei ancora giovane, hai appena un anno in più di me! –

- Tu invece più di me hai un fidanzato, stellina mia. –

- E con questo? -

Prima di rispondere, Carlo assunse un’espressione corrucciata, poi gli poggiò la testa sulla spalla, fingendo un pianto disperato. – Ti invidio!!! –

- La verità mia cara, è che non sei capace di stare senza sparare una sentenza per più di dieci secondi, figuriamoci se sei capace di tenerti un ragazzo per più di dieci anni come ho fatto io. -

- A volte sei proprio stronza, cara – ribatté Carlo, sculettando.

- Se m’invidi così tanto, perché allora non te ne scegli uno e lo eleggi a tuo ragazzo? –

- Per due buone ragioni: la prima, perché non voglio arrivare a quarant’anni e rimpiangere tutte le scopate che avrei potuto farmi… -

- E la seconda? –

- La seconda… è che è davvero difficile trovare qualcuno che lo sappia fare bene, al giorno d’oggi. –

- Pfui – sbuffò Brian – Non c’è solo quello, nella vita di coppia. C’è anche altro. –

- Lo credo bene… altrimenti tu come faresti a stare insieme a Corrado? –

- Che intendi dire, scusa? –

- Beh… sei fidanzato con un essere che difficilmente potrebbe essere fidanzato, nel nostro ambiente. Di solito i tipi come lui, che non sanno nemmeno cosa sia la palestra, restano da soli. O si accontentano di rottami come loro. -

Brian pensò al suo Corrado, che mal sopportava l’ironia e l’esuberanza di Carlo. Alcune volte era stato ospite a cena a casa loro, a volte da solo, altre volte accompagnato da improbabili futuri fidanzati, e ogni volta Brian aveva dovuto vedere il suo ragazzo sbuffare o evitare di parlare al suo migliore amico perché altrimenti l’avrebbe mandato a quel paese.

Ovviamente Brian gli aveva detto che se non gli piacevano le sue osservazioni, poteva benissimo mandarlo a quel paese. Nella sua saggezza, Corrado gli aveva risposto semplicemente “Mai discutere con un deficiente, perché ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”, tuttavia tradendo i sintomi di un nervoso che a malapena riusciva a calmare da solo.

- Sei troppo severo con Corrado – rispose pacatamente Brian – Mi piacerebbe sapere cos’è che non ti piace in lui. –

- Non mi piace che un bel ragazzo come te abbia perso tutto quel tempo dietro ad uno come lui! Tu puoi avere di meglio tesoro mio, però ti piace la ciccia! E ancora non capisco perché. –

Brian ridacchiò – Sarà perché a me piacciono i ragazzi che magari non sanno cosa sia una palestra e non hanno la tartaruga scolpita sul torace, però pagano i conti e sono gentili e cortesi. –

Per tutta risposta, Carlo fece una faccina disgustata come espressione di sufficienza.

 

Più tardi, nello spogliatoio, Brian incominciò a vestirsi, infilandosi i jeans e la camicia. Incontrò il suo sguardo nello specchio, vedendo un bel ragazzo giovane, biondo e atletico, che avrebbe potuto avere tutti gli uomini che voleva. E invece…

Invece reggo il gioco a Corrado, che non è nemmeno capace di coccolarmi un po’ la mattina quando mi alzo. Ok la gentilezza e la cortesia, ma anche un po’ di sesso non ci starebbe male.

Fece un sospiro a quel pensiero, quindi si sentì toccare il sedere. Era Carlo, che con ancora l’accappatoio addosso, si stava avvicinando per asciugarsi i capelli.

- Conosco quell’espressione – disse, con l’aria di chi la sapeva lunga – è l’espressione di una che ne prende troppo poco. –

Brian non rispose, limitandosi ad allontanarsi.

- Anche se non me lo dici, lo so benissimo che il tuo ragazzo non ti da le attenzioni che meriti. Con quella pancia, gli viene dritto almeno? –

- Uff… Certo che sì. Però… -

- Però…? – domandò, abbassandosi come un avvoltoio che plana in volo su una carogna.

- Però… non è quasi mai il momento giusto, per lui. –

- Ah-ha! E lo sapevo! Lo sapevo, lo sapevo lo sapevo e lo sapevo! –

- E’ sempre impegnato, dietro al suo lavoro… e io … io mi annoio, ecco. –

Carlo fece spallucce – Perché non ti fai un amante? –

- Vorrei evitare di arrivare a quello, Carlo. –

- Perché, scusa? Io me la sono sempre cavata benissimo…! –

- Se pensi che farsi lasciare tre volte perché hai fatto le corna sia cavarsela benissimo, allora sì, te la sei sempre cavata benissimo. –

- Bah – biascicò Carlo – Se un ragazzo non ti da’ quello che vuoi, il minimo che puoi fare è cercare di voler bene a te stesso. –

E lì Carlo ricominciò con la solita tirata sul fatto che avere un fidanzato è importante, ma è anche importante il feeling tra due persone, che certi bisogni non si possono trascurare e via dicendo… discorsi a cui Brian era anche fin troppo abituato e che conosceva a memoria, ma che non avevano mai avuto alcun effetto su di lui, né sulla sua relazione. Erano solo parole. E poi Corrado gli voleva bene, non certo come gli spasimanti di Carlo, che lo trattavano per quello che era: un ragazzo che seguiva i suoi istinti. E loro seguivano i loro.

Ma era davvero così deleterio seguire i propri istinti in costanza di una relazione?

Sarebbe stato davvero così grave se Brian avesse provato attrazione verso un altro ragazzo e ci fosse finito a letto?

Domande a cui Brian non aveva mai trovato risposta, e che in quel momento si affrettò a scacciare dalla mente, mentre allacciava le scarpe e si preparava ad uscire dalla palestra insieme a Carlo.

 

- Sabato saresti libero? – domandò Carlo, mentre erano entrambi nella sua macchina, una Fiat Cinquecento viola. Brian lo guardò.

- Tu e Corrado, intendevo. Siete liberi? –

- Corrado credo sarà in trasferta per lavoro. Sta seguendo una start-up a Bologna… sarà circondato da giovani imprenditori. –

- Ottimo – rispose Carlo – Propongo allora di andarcene in disco. –

- Non è che mi vada tanto – rispose Brian, facendo spallucce.

- Perché no? Mi ha invitato uno che devo conoscere. Così, per non andarci da solo… -

- Hm… -

- Pensaci, mentre ti riporto a casa. –

 

Arrivati a casa di Brian, Carlo fermò la macchina.

- Allora fammi sapere qualcosa, ok? –

- Sì, va bene. Ci penso e ti so dire. –

- Hasta luego…! – lo salutò, nella sua madrelingua. Difatti Carlo in realtà era il nome italianizzato di Carlos, di origine argentina come lui.

Una volta salutato l’amico, Brian entrò nel cortile che portava ai palazzi. Mentre apriva il portone d’ingresso, l’occhio gli cadde sulla guardiola della portineria.

Hm. La signora Visentin ha chiuso presto, stasera, pensò, mentre raccoglieva la posta dalla buchetta delle lettere e prendeva l’ascensore.

 

A sera, dopo una cenetta molto leggera per Corrado e una pizza per Brian, i due si ritrovarono sul divano come al solito. Brian accosciato sulla penisola, e Corrado comodamente seduto con la testa appoggiata alla testiera. Molto vicini, nella diafana luce del televisore che trasmetteva un film in streaming, Titanic. Brian amava quel film. Corrado invece era più preso dai film di fantascienza o dagli horror, per cui era prevedibile che sonnecchiasse. Brian gli buttò uno sguardo con la coda dell’occhio, vedendo che il suo ragazzo aveva chiuso gli occhi e se ne stava a testa bassa, come se fosse pentito o in meditazione profonda.

E fu allora che a Brian venne un’idea furbetta.

Cercando di muoversi il meno possibile, allungò il piede destro verso Corrado, fino a metterglielo sotto il naso. Sentì il respiro di Corrado sulle dita, poi lo vide che apriva gli occhi e si svegliava di soprassalto, allontanando il naso.

- Ma che…?!? – a quell’esclamazione, Brian rise a crepapelle.

Corrado lo guardò truce per un istante, ma poi rise anche lui. – Che scherzo cretino – aggiunse.

- Ahahah! Eri talmente beato che ho voluto guastarti la festa – disse Brian, avvicinandosi. Corrado lo prese a sé e lo baciò, mentre il film andava avanti.

- Ho avuto una giornata pesantissima, amore… -

- Lo so – rispose Brian – Per questo ho messo Titanic. Così puoi dormire beatamente. –

- Hmmm… grazie… amore. –

Brian gli si accoccolò ancora di più, tornando a guardare lo schermo, pacificamente accomodato contro il petto del suo ragazzo, mentre si godeva il suo respiro attraverso i capelli.

E così, anche per quella serata non c’era stato niente, a causa dell’abbiocco di Corrado. Però a Brian non dispiacque stare con la testa appoggiata al suo petto mentre gli accarezzava i fianchi. Un modo come un altro per volergli bene, che alla fine funzionava sempre.

Ma fino a quanto sarebbe andato bene…?

   
 
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