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Autore: MarDC    13/03/2018    0 recensioni
Faith Hamilton ha 18 anni e si trova innamorata del vice di suo padre, William. Per cercare di attrarre la sua attenzione si finge fidanzata di JJ, un ragazzo libertino abito a vivere alla giornata. Questo finto rapporto funziona finchè lui non inizia a provare qualcosa oltre l'amicizia verso Faith, così, quest'ultima si troverà a faccia a faccia con sentimenti sempre più complessi e discordi tra loro.
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Tratto dal capitolo 5
- È incredibile come le mie sbarre di difesa calino davanti a lui. L'amore che provo per lui, mi rende cieca ma ciò non impedisce ad alleviare l'intreccio di piaceri e dispiaceri dentro di me.
Solo in questi giorni ho capito cosa intendeva Romeo quando disse che l'amore di aspetto è gentile, ma poi, quando lo si mette alla prova, è aspro e tiranno. -
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Piccolo spazio a me: 
Lo soooo, odiatemi quanto volete, giuro che aggiornerò spesso e sto scrivendo anche un'altra storia che spero vi piaccia quanto o più di questa!
Buona lettura e scusate per eventuali errori! 



POV'S Faith
"Mia piccola camionista penso di starmi innamorando di te." 
Il cuore mi si ferma e non ho il coraggio di aprire gli occhi. 

Come una codarda aspetto che lui si addormenti o almeno che esca da questa stanza per avere un po' di tempo e riflettere su cosa fare e come agire.
So di aver detto che voglio provare a far funzionare questa relazione strana e malsana che abbiamo JJ ed io, ma non ero pronta a sentirmi dire queste parole. 
Io non so veramente il significato della parola amore. E non so se sono e se sarò capace ad amare. 

Lui si alza dal letto, lasciando un bacio sulla mia testa tra i capelli. Sento i suoi passi poco a poco allontanarsi e la porta aprirsi per poi chiudersi il più silenziosamente possibile. 
Apro gli occhi, senza essere più capace a tenerli chiusi con la forza. 
Come un'animale in gabbia cerco ogni via di fuga come primo istinto e l'unica che trovo sono le grandi finestre. Non penso sia la soluzione giusta almeno che io non voglia ammazzarmi o provare ad essere Spiderman.
Prendo un bel respiro e vado in cerca di JJ.

"Ehi." Lo chiamo e lui alza la testa dallo schermo del suo cellulare. Mi regala un tenero sorriso e mi invita a sedermi al suo fianco sul divano.
Lo raggiungo sperando e chiedendo a qualsiasi divinità che lui non dica niente riguardo alla sua confessione. 

"Puzzi di alcol." Arriccio il naso, allontanandomi solo di poco per guardare il suo viso. 
È presto per bere, soprattutto la roba forte che lui ingerisce.
Il suo sguardo non osa incrociare il mio e i muscoli del suo viso sono un po' contratti e se non lo avessi imparato a conoscere, direi che non vuole darmi spiegazioni.

"Bene, facciamo il gioco del silenzio allora." Concludo con il provare a parlare con lui, accoccolandomi al suo fianco in una posizione comoda.
Lo sento ridacchiare e dal movimento che fa con la mano, capisco che è tornato a trafficare con il suo telefono. 

"Clarissa ci vuole a casa." Mi informa, mentre con la mano libera inizia ad accarezzare la mia schiena disegnando dei cerchi immaginari. 
Emetto un verso di rifiuto per ciò che ha detto. Sarebbe stato più carino se dalla sua bocca fossero uscite altre parole.

"Pensi che facciano sul serio?" 

"I nostri genitori?" Domanda ed io annuisco. 
Direi una bugia se non avessi mai immaginato Stefan con un'altra donna al suo fianco, ma quell'idea l'ho sempre allontanata perché il petto iniziava a farmi male, perché realizzavo che non avrei più potuto riportare indietro la mia famiglia. 
Ed ora vedendolo al fianco di Clarissa, questa piccola ferita inizia ad allargarsi.

"Non saprei dirti, Principessa. Non mi è mai importato della vita di mia madre fino a quando non ha iniziato ad interferire nelle nostre." 

"Già." 
Ma a me importa quella di mio padre, per quanto non riesco a perdonarlo, a me importa di lui. 
Chiudo gli occhi per evitare di far fuoriuscire qualche lacrima, ma questo gesto non mi aiuta per niente. In mente mi vengono i ricordi di me, di mia mamma e di mio papà insieme. Ricordi che resteranno lì nel mio cuore senza più poterli rivivere o crearmi dei nuovi.

Mi alzo in piedi e senza voltarmi verso JJ, mi incammino verso l'uscita dell'appartamento.

"Principessa, dove vai?"

Ovunque.

"Faith!" 
Sento la sua presenza dietro di me, la sua mano afferra il mio braccio. Resto immobile. 
Non ho ne la voglia ne la forza di spiegargli che cosa ho, che cosa c'è che non va in me...di nuovo. 

"Parlami, Faith." 

Scuoto la testa lentamente in negazione, facendo aumentare la sua presa tirandomi verso di lui fino a sfiorare il suo petto con la mia schiena.

"Voglio stare da sola, JJ." 
La mia voce esce un po' tremolante e molto bassa che a malapena io stessa riesco a sentirla. 

Delicatamente come se fossi una bambola di porcellana, JJ mi fa girare verso di lui. Le sue mani con tocco leggero, prendono il mio viso facendo in modo che possa guardarmi dritto negli occhi e nei suoi vedo preoccupazione e tanto affetto. 

"Lasciami aiutarti."

Per quanto mi dispiace vederlo così a causa mia, non voglio lasciare che mi aiuti a leccarmi le ferite. 
Ho solo bisogno di stare da sola.

Scuoto, di nuovo, la testa. Questa volta con più forza, lasciando andare le lacrime che ho trattenuto. 

"Ti prego, Principessa, lascia che ti aiuti." 

"N-no. Lasciami andare, per favore." 
Lo imploro con gli occhi, gli prego di lasciarmi sola e dopo aver lottato con il cuore e con la mente, le sue caldi mani mi lasciano andare. Cadono sui suoi fianchi, arreso ai suoi sentimenti. 

Gli lascio un bacio umido a causa delle lacrime e senza più voltarmi, indosso le mie scarpe e corro via. 
Corro via in un mondo che conosco bene. 
Corro via in un mondo dove il dolore che provo, sbiadisce.

 

POV'JJ 

Premo il piede sull'acceleratore, facendo ruggire la mia porche. I finestrini aperti fanno entrare tutto il vento che scompigliano i miei capelli troppo cresciuti.

Sono tre giorni che giro senza trovarla, senza sapere dove diavolo sia finita.
Ho paura che possa esserle successo qualcosa e non sopporto provare queste emozioni.
Non ho mai dovuto più avere paura per nessuno da quando avevo allontanato le persone per me importanti dalla mia vita. Ora però sembra che il mondo si sia stancato di ignorarmi e di lasciarmi in pace. 

Accosto davanti a casa Hamilton, scendo dall'auto e con la coda dell'occhio vedo la vicina impicciona che sposta le tende da una delle finestre di casa sua. Non ha mai osato rivolgermi la parola e penso che mai lo farà. Sia lei che la sua cerchia di streghe come le chiama Faith.
Prima di entrare in casa, senza voltarmi verso la sua direzione, alzo il braccio e le mostro il dito medio. 
Con un sorriso entro, ma divento serio quando sento le voci di mia madre e di William parlare. 
Alcune delle cameriere che ha assunto Clarissa corrono da una parte all'altra. 
I due stanno discutendo, cosa che fanno spesso da quando si sono accorti che Faith è sparita. 
Uno perché è veramente preoccupata per la mia principessa e l'altra perché vuole far trovare Stefan la famiglia al completo quando tornerà.

"L'hai trovata?" Mi chiede mia madre appena mi vede. 
Non mi degno di aprire bocca, muovo solo il capo in negazione.

"Non è possibile che quella ragazzina sia sparita nel nulla, da qualche parte deve essere!" Urla la donna che mi ha dato la vita, portandosi le mani sui capelli. 
Le cose non stanno andando come piace a lei e ,come me ,odia quando niente è sotto il suo controllo. 

Senza aggiungere altro, sparisce in cucina dove la sentiamo urlare alle cameriere. Fossi in loro, mi sarei già licenziato avendo una sclerata come datore di lavoro. 

"Stefan ha anticipato il suo volo e vuole cenare con tutti noi." 
Mi informa William, guardandomi sicuramente per chiedermi per l'ennesima volta se ho chiamato i nostri amici in comune o qualcuno che possa averla vista. 
Ha delle occhiaie marcate, sono sicuro che la notte anche lui la cerca nei luoghi in cui gli ho detto dove potrebbe trovarsi. 
Inizialmente non voleva credere che Faith potesse frequentare quei posti, ma ha dovuto ricredersi quando una sera l'ho portato dietro con me. Chiedendo in giro, in molti sapevano chi fosse Faith ed è stato piacevole, guardare la faccia avvilita del vecchietto. 

"Spero per te che ritorni." 
Lancia la sua minaccia e se ne va anche lui. 
Stanco mi lascio andare sullo schienale del divano, portando indietro la testa e chiudendo gli occhi. 

Nel momento in cui si è messa a piangere per lasciarla andare, non ho potuto rifiutare la sua richiesta.
Capisco la necessità di stare soli quando ti senti soffocare dai tuoi pensieri, ma ora non sono sicuro di aver fatto la cosa giusta.
Oltre alla paura, dentro si fa spazio anche la necessità di averla vicina, di sentire il suo profumo, di guardarla e battibeccare con lei.
Sbuffo, scalciando i piedi. È fastidioso provare tutto questo.
Prendo una sigaretta, l'accendo e inspiro sperando di alleviare un po' questo peso che non ho mai provato.

~•~

Penso che la faccia di Clarissa stia per restare paralizzata con un sorriso falso e forzato per tutta la sua vita. 
Stefan la sta abbracciando, dietro di lui in casa sono entrati William e la bionda insopportabile che si porta sempre appresso.
Il primo, con lo sguardo, mi chiede se so qualcosa della figlia del suo capo, ma gli faccio cenno di no.

"Jamie che bello vederti." 
Il sorriso che mi dedica Stefan, per quanto penso sia sincera, mi infastidisce un po'. 
"Cosa che non posso dire a mia figlia." Aggiunge, guardandosi intorno e facendo innervosire ancora di più mia madre. 
Rido spontaneamente, non so se è per la situazione patetica che si sta creando o per il semplice fatto che le emozioni che sto provando, mi stanno sfuggendo e non mi resta che ridere. 

"Lei.." la voce di Clarissa, viene interrotta dalla suoneria del mio telefono e sia lei che William mi guardano con qualche briciolo di speranza.
Prendo in mano il cellulare e leggo il nome e sbuffo.
Mi allontano per rispondere, avendo una scusa per non assistere alle frottole che si inventerà mia madre.

"Che vuoi Antoine?" 

"Devi subito venire."
La sua voce è affannosa, come se avesse appena finito di correre una maratona. 
"Sono occupato." Gli rispondo, pronto a chiudere la telefonata.

"Cazzo, JJ, devi venire qui a casa di Logan se non vuoi che la tua Principessa finisca in una cella." 
Senza replicare, interrompo la chiamata ed esco da casa ignorando le voci degli altri. 
Quando sto per partire, la porta del passeggero della mia auto si apre e William si siede al mio fianco.

"Sei sicuro di voler venire?" Gli chiedo, non sperando e nemmeno aspettandomi in una sua negazione come riposta. So l'idea che si è costruito di Faith nella sua testa e per quanto non lo sopporti, non vorrei che lei perdesse qualcuno di importante solo per far vedere com'è veramente. 
Un'anima persa, senza via d'uscita fino a quando non affronterà i suoi demoni.

Per quanto non veda l'ora di tirarla fuori da quel luogo, resto con le mani sul volante e fisso la strada deserta davanti a noi. 
"Lì non troverai la Faith che conosci." 
Riprovo a fargli cambiare idea. 

"Cazzo, parti e basta!" Urla disperato, colpendo il cofano. 

"Bene, andiamo a distruggere un po' dei tuoi sogni fatati, principino." 

~•~

Vado in cerca della testa di cazzo di Antoine, dentro la grande casa di Logan non c'è anima viva, solo un disordine assurdo e puzza di fumo e alcol. 
William mi segue ad ogni passo che faccio. 
Urlo il nome del francese, sperando che non sia andato altrove con Faith. Nonostante lo abbia chiamato per chiedergli se sapesse dove fosse, lui aveva sempre negato ed ora la voglia di spaccargli la faccia è tanta.

"Jamie." 
Mi volto, confuso, sentendo la voce di April pronunciare il mio nome.

"Che cazzo ci fai tu qui?" 
La raggiungo, prendendo il suo polso con tanta rabbia. 

"Mi fai male, Jamie." Si lamenta, sbuffando leggermente per il dolore che le causo.

"Non ti lascerò fino a quando non mi dirai che cosa ci fai qui." Le urlo, spaventandola. 
Una mano più grande e dal tocco più possente mi sposta, cercando di farmi allontanare da lei.

"Stai fuori da questo, William." Ringhio, non riuscendo quasi più a colmare la rabbia che si sta infondendo dentro di me.

"Lui pensava che io sarei stata capace a calmarla..." 

"Faith?" Domanda il più adulto, affiancandomi. April annuisce e la lascio andare.
"Dov'è?" 

"Di sopra." Mi risponde, indicando le scale. 
Saliamo e dopo aver aperto tre stanze, senza trovarla, nella quarta troviamo Antoine e Logan seduti per terra con delle bottiglie di birra. 
La camera è illuminata da solo due luce soffuse e tenue degli abat-jour.
Poi la vedo, di schiena che guarda fuori dalla finestra. Dalla sua testa, si innalza una nuvoletta di fumo e il leggero venticello, porta sulle nostre narici l'odore di marijuana.
William tossisce e attira l'attenzione di tutti i presenti. 
Lei poco a poco inizia a girarsi mostrando il suo viso distrutto con residui di trucco e lacrime secche che macchiano le sue gote. 
I suoi occhi azzurri sono dilatati e spenti. Accenna un sorriso quando ci vede e prima di parlare, inala del fumo. 

"Non ci sono più segreti ora."

  
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