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Autore: Colarose    14/03/2018    2 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Semplicemente Hogwarts

Harry scattò come una molla non appena la sveglia suonò. Era il grande giorno: sarebbe partito per Hogwarts!
 
Quei giorni erano passati in un attimo, aveva avuto solo cinque giorni per prepararsi alla meglio. Il primo giorno aveva girato per Diagon Alley, comprando tutto il necessario, aveva aperto un conto bancario alla Gringott, intestato Granger, e incredibile ma vero, aveva comprato un libro di Occlumanzia, i restanti 4 giorni li aveva passati a esercitarsi con gli incantesimi, leggendo i libri in più che aveva comprato, e a costruire delle deboli barriere mentali. Si sarebbe esercitato di più in seguito, per farle quantomeno decenti. Una cosa che lo consolava, era che Silente non approfittava della sua abilità di Legilimens, la usava solo in casi di estremo bisogno.
 
Uscito dal Paiolo, salutando il barista, ritornò bambino e si smaterializzò a King’s Cross. Apparì dietro una colonna, fortunatamente nessuno aveva fatto caso alla sua apparizione dal nulla.
 
C’era molta gente, e grazie a questo si confuse in mezzo alla folla. Si diresse vicino alla barriera tra il binario nove e dieci, e l’attraversò di corsa. Harry guardò il treno sentendosi incredibilmente felice, era da tanto che non sentiva questa sensazione.
 
Davanti a lui si ergeva il binario 9¾, le famiglie si apprestavano a salutarsi, e tra abbracci commoventi e raccomandazioni dei genitori, si sentiva il fischiare di un treno che emetteva sbuffi di fumo: ormai stava per partire. Ci salì sopra, alla ricerca di uno scompartimento vuoto.

 
*



Remus non sapeva bene come si sentisse. Era euforico ma allo stesso tempo terribilmente preoccupato. Finalmente ci stava andando, come un qualsiasi bambino normale! Sapeva che fosse un'illusione, lui non avrebbe mai potuto essere una persona normale.
 
Guardò fuori dal finestrino, salutando i suoi genitori per l’ultima volta sventolando la mano mentre il treno si apprestava a partire. Sapeva che erano preoccupati, come lui del resto, ma questo loro non lo sapevano, si era mostrato felice e sicuro di sé, sapeva che se i suoi genitori avessero saputo che lui aveva paura sarebbero tornati sulle loro decisioni, rischiando di non andarci più.
 
Quando Silente gli aveva detto che poteva frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts gli era sembrato un miraggio. E no, non voleva perdere questa occasione, a Hogwarts voleva andarci, a dispetto delle sue paure. Ce l’avrebbe fatta a resistere? E se avesse attaccato qualcuno riuscendo a uscire dal suo rifugio? Avrebbe avuto degli amici? E se qualcuno lo avesse scoperto?

Già si immaginava la sua vita da solitario ad Hogwarts, probabilmente sarebbe stato da solo anche nel viaggio in treno. Eppure, dopo pochi minuti, la porta si aprì di scatto.

«Sono occupati?» chiese il bambino sulla soglia, accennando ai posti liberi.
«No no, siediti pure» lo invitò Remus gentile. Insieme misero il baule nel porta bagagli e si sedettero. Si osservarono a lungo, non sapendo che dire. Il bambino di fronte a lui era piuttosto magrolino, aveva dei capelli sparati in tutte le direzioni e degli stupefacenti occhi verdi cerchiati da degli occhiali rotondi, inoltre, cosa alquanto stramba, aveva una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Il ragazzino gli sorrise e gli porse la mano.

«Harry Potter» si presentò, Remus strinse la mano presentandosi a sua volta.

«Remus Lupin.»

«Devi fare anche tu il primo anno?» gli chiese Harry, Remus annuì.

«Secondo te a che casa finirai?» continuò Harry curioso.

«Non lo so, forse Corvonero, oppure Tassorosso» rispose Remus incerto, il bambino lo perforò con i suoi occhi intensi, Remus si sentì messo a nudo, sembrava che gli stesse leggendo l’anima.
 
Quando guardò a sua volta gli occhi del moro, rabbrividì per quello che vi lesse dentro, c’era tanto dolore, ma anche speranza, Remus si chiese vagamente quanto fosse forte un ragazzino per trovare ancora della speranza in mezzo a tanto dolore. Infine Harry sorrise, un sorrisetto vagamente malizioso che lasciò confuso Remus.

«Per me sarai un Grifondoro!» esclamò risoluto, facendo aumentare la confusione di Remus: un Grifondoro?! Lui?! Non aveva poi così tanto coraggio.

«Un Grifondoro?! Come fai a dirlo?» chiese Remus sorpreso.

«È una sensazione» rispose semplicemente Harry, facendo spallucce. Remus aggrottò le sopracciglia, piuttosto scettico.
 
«Non credo di essere così coraggioso, Harry» rispose Remus. «Insomma, non ho mai fatto niente di coraggioso!» aggiunse.

«E chi ti dice che il coraggio debba essere visibile?» Remus tacque, soppesando le parole di Harry. Alla fine annuì, non tanto sicuro.

Passò la signora del carrello, e per la gioia di Remus comprarono un bel po’ di Cioccorane e delle caramelle Tutti i Gusti +1.

«I tuoi genitori sono maghi?» chiese Remus.

Harry esitò «Mia madre è una strega e mio padre un Babbano» mentì «I tuoi?» chiese.

«Anche per me è così, solo che è il contrario.»

«Come l'ha presa tua madre?» chiese Harry.
 
«Non era ancora nato quando l’ha saputo, ma mio padre mi ha detto che essendo di mentalità aperta l’ha presa bene. Tuo padre?»

«È svenuto e mia madre lo ha svegliato. Poi con qualche difficoltà è riuscito ad abituarsi alla scoperta” rispose Harry con un sorriso, Remus ricambiò divertito, immaginandosi un signore che cadeva a terra svenuto mentre vedeva un vaso volare...

Passarono il resto del viaggio così, scherzando, conoscendosi e mangiando caramelle.

 
 *



James guardava estasiato il paesaggio che gli si parava di fronte a lui. Grande ed imponente, Hogwarts si ergeva in tutta la sua bellezza medievale.
 
 I primini erano sulle barchette per attraversare il Lago Nero, e tutti avevano la sua stessa espressione. Gettò un’occhiata a Sirius accanto a lui. Lo aveva conosciuto in treno, gli era simpatico, avevano parlato come se si conoscessero da una vita e sperava ardentemente che finissero nella stessa casa.
 
Scesero dalle barchette e entrarono nella scuola dal grande portone del castello. Si trovavano in un atrio e di fronte a loro c’era una signora, che James suppose fosse una professoressa. Aveva un'espressione severa e la postura rigida.

«Grazie Hagrid, vai pure al tavolo degli insegnanti, da qui ci penso io» disse la donna al guardiacaccia. La professoressa li condusse fino a una stanzetta vuota, la donna attese che tutti entrassero prima di parlare:

«Benvenuti a Hogwarts. Il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima verrete smistati nelle quattro case: Tassorosso, Corvonero, Grifondoro e Serpeverde. Per il tempo che resterete ad Hogwarts, i successi che otterrete faranno vincere punti alla vostra Casa, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell’anno, la Casa con più punti vincerà la Coppa delle Case, il che è un grande onore. La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Tornerò appena saremo pronti per la cerimonia» detto questo se ne andò. I bambini presero a parlare concitati, alcuni dicevano che si dovesse duellare contro un insegnante e altre prove strane, alcuni invece dicevano esasperati che si dovesse solo indossare un cappello. Sirius era stranamente taciturno.

«Siry, secondo te cosa ci faranno fare?» chiese James.

«Non lo so, i miei genitori non me l’hanno mai detto. E non chiamarmi Siry!»

«Perché non dovrei, Siry?» chiese innocentemente James. «Siry è un nomignolo così bello! Puccioso, amorevole…» James fece un sorrisetto malizioso, e avrebbe pure continuato se non fosse stato interrotto.

«Non devi chiamarmi così perché io non sono così!» ringhiò Sirius.

«Mettetevi in fila e seguitemi» la professoressa era tornata, ordinatamente tutti i bambini si misero in fila. Attraversarono di nuovo la Sala d’Ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte ed entrarono nella Sala Grande. James guardò incantato il soffitto, che rifletteva il cielo fuori, in quel momento era trapuntato di stelle.
 
Si diressero fino al tavolo degli insegnanti e la professoressa, senza far rumore posizionò uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra lo sgabello mise un cappello piuttosto logoro. Il cappello si contrasse, uno strappo vicino al bordo si spalancò assomigliando molto a una bocca, e lui cominciò a cantare

Vi sembrerò vecchio e malandato 
scucito e rattoppato
ma non ci si inganna alle apparenze
conoscete prima di far sentenze.
Altri come me non ci sono

da mille anni or sono.
Le vie della vostra mente
al mio potere son tutte aperte.

Indossatemi e ascoltate:
La mia decisione è ove da oggi restate.
Chi ha coraggio, audacia e cavalleria
Grifondoro è la vostra via.
Impavidi e fieri
dei cavalieri!
Corvonero, saggio e di grande intelletto
svegli e pronti di mente 

ragione e sapienza lì vanno a braccetto.
Oppure Tassorosso
pazienti a più non posso
il duro lavoro è sempre premiato
qui la lealtà è un primato.
Forse Serpeverde: quei tipi ambiziosi,
in astuzia provetti, per nulla pivelli
fino alla fine intraprendenti.
Fidatevi, non ho mai sbagliato

ma già troppo ho parlato.
Indossatemi pure!
Io son il cappello Parlante!

La Sala scoppiò in un fragoroso applauso.

La professoressa si fece avanti con un lungo rotolo di pergamena.
«Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati.»

Incominciò a chiamare. La prima fu «Acevedes Roxanne!» la bambina posò il cappello in testa «CORVONERO!» dopo che un certo Boulding fu smistato a Tassorosso, arrivò il turno di Sirius.

«Black Sirius!» Sirius si avvicinò cercando di fare una camminata più naturale possibile per mascherare il nervosismo, e si mise il cappello in testa. Dopo circa due minuti il cappello urlò «GRIFONDORO!»
 
 «Bennett Susan!» «GRIFONDORO!» «Cox Alban» «SERPEVERDE!» furono chiamati Copson e Dillard, e dopo venne il turno della ragazzina dai capelli rossi che aveva incontrato in treno. O meglio, con cui aveva litigato.
 
«Evans Lily» la bambina camminò ansiosa verso lo sgabello, si sedette e indossò il Cappello Parlante «GRIFONDORO!», la vide gettare un sorrisetto dispiaciuto a quell’olio vivente di Mocciosus. E continuò ancora per molto, mentre James aspettava paziente, doveva essere abolita questa cosa dell’ordine alfabetico.

«Lupin Remus» un bambino si fece avanti e indossò il Cappello «GRIFONDORO!» lo vide gettare uno sguardo stupito e un sorrisetto verso qualcuno dei primini rimasti, ma non capì a chi.

 «MacDonald Mary» una bambina con una corta chioma corvina si posizionò il Cappello sul suo capo. «GRIFONDORO!» «Marchal David!» «CORVONERO!» «Mulciber Avery» «SERPEVERDE!» «Minus Peter» dopo quattro minuti il Cappello si decise a parlare prima che James lo strozzasse «GRIFONDORO!»
Dopo cinque studenti di cui a James non importava un emerita ceppa, finalmente venne il suo santo nome:

«Potter James» James quasi saltò dalla gioia e quasi corse verso il cappello gettandoselo in testa impaziente.

«Quanto coraggio, ragazzo mio! Vedo un certo disprezzo per le regole, e lealtà verso gli amici, talento da vendere… Sei senza dubbio GRIFONDORO!»

James si diresse verso il tavolo festante di Grifondoro e si sedette accanto a Sirius.

«Potter Harry» James guardò sbigottito il bambino, pressoché identico a lui, indossare il Cappello.

«È un tuo parente?» gli chiese Sirius
«No, mi pare di no» rispose James aggrottando le sopracciglia, confuso. Erano terribilmente uguali, eppure non era un suo parente...

«GRIFONDORO!» Harry Potter si diresse verso il tavolo di Grifondoro, sedendosi accanto a Remus Lupin, che, guarda caso, era di fronte a James e Sirius. Quest’ultimo spostava lo sguardo da Harry a James, da James a Harry e viceversa. Quando lo smistamento finì Silente si alzò con le braccia aperte, quasi come ad abbracciare tutti gli studenti.
 
«Benvenuti a Hogwarts per gli studenti più giovani e bentornati a quelli più anziani. Non sto qui a farvi un discorso, più che altro vi dico: abbuffatevi!» detto questo si sedette, nei piatti comparve del cibo, e Sirius gli si buttò sopra come una belva.

«Era ora!» anche James si servì qualcosa, fino al discorso di Silente lui e il ragazzino si erano guardati negli occhi, uno bianco come un cencio e l’altro incuriosito, James sentiva che ci fosse una specie di strana chimica tra loro.

«Ciao! Siamo per caso imparentati?» chiese al ragazzino con un sorriso smagliante.

«No… n-non credo. Ho il padre Babbano» rispose quello balbettando a disagio.

«Ehi, ma che hai sulla fronte?» chiese Sirius aggrottando le sopracciglia incuriosito, vincendo il Premio Nobel per Indelicatezza.

«È una cicatrice» rispose vago Harry, acquistando un po’ di colorito.

«Con questa forma stramba?» chiese Sirius perplesso.

«Che ci posso fare. Potevo mai decidere io la forma?» rispose Harry facendo spallucce con sorrisetto divertito. James ridacchiò.

«Come te la sei fatta?» chiese poi quest’ultimo, Harry si prese un attimo per rispondere.

«In un incidente d’auto, un pezzo di vetro è saltato e mi ha inciso questa strana forma sulla testa.»

«Audo?» chiese stranito il Black.

«Ma sì, Sir! Quelle specie di scatole che i Babbani usano per spostarsi!» rispose James convito, il ragazzino affianco a Harry fece sfuggire una piccola risatina.

«Perché ridi?» chiese James leggermente offeso.

«Scusami, ma penso che definire un auto “scatola” non sia proprio la definizione adatta» commentò Remus divertito.

«Io credo che i Babbani siano dei geni! Insomma come si fa a vivere senza magia?» disse James con sorriso.

«Finchè non sai che esiste, non ne hai bisogno, no?» fece Remus.
James annuì. Passarono il resto della cena a chiacchierare del più e del meno, finchè Silente non li congedò.
*
 
I quattro ragazzi fissarono il baule sul quinto letto della stanza.

«Secondo voi di chi è?» chiese Sirius, Remus si avvicinò al baule.

«È di Peter Minus» rispose infine.

«Come fai a saperlo?» chiese James.

«È scritto» rispose semplicemente Remus.

«Ah» fece James dandosi delle stupido. «Beh, lo vado a cercare, che ne dite?», gli altri annuirono, e James si diresse verso la porta. I tre si sedettero stanchi sui loro letti: troppe emozioni in un giorno. Ma nessuno era più provato di Harry, che in quel momento stava ingaggiando una lotta interiore. Sapeva che doveva comportarsi normalmente, altrimenti avrebbe sollevato sospetti. Stava cercando un motivo per cui in quel momento non dovesse odiare Minus.
 
La porta si aprì, rivelando James con accanto un bambino piuttosto basso e grassottello, con dei grandi occhi acquosi, dei capelli color paglia, con un'aria impacciata e timida.
 
«Ciao» squittì.

Ed Harry si rese conto che un motivo forse c’era: Minus non aveva ancora tradito i suoi genitori, era ancora un ragazzino. Si, era meglio pensarla così, voleva pensare che il Minus che aveva conosciuto e Minus, amico dei Malandrini, fossero diversi.
 
Tutti si presentarono, anche Harry, con un sorriso decisamente forzato. Si misero il pigiama, e si ficcarono sotto al letto, stanchi delle tante emozioni provate quella giornata.

«Buonanotte Siry» si sentì una voce nell’oscurità.
 
«Buonanotte Jam.»

«Che razza di nome è Jam?»

«È il diminutivo di James»

«Ma è orribile!».

«Stiamo parlando di Siry o Jam?» domandò Sirius ironico nell’oscurità.

«Ma non dire baggianate, Siry suona bene. Jam fa venire un arresto cardiaco».

«Certo, allora io sono un Mago Oscuro».

«Merlino, Sirius! Mi sembravi…».

«Razza di idiota!» si udì uno spostamento d’aria e poi un tonfo.

«Ma si può sapere che vi prende?!» Sbottò una terza voce. Ops, Sirius aveva colpito il letto a destra invece di quello di sinistra.
 
«Scusa Harry, volevo colpire James».

«Ti colpisco io!» James lanciò un cuscino a Sirius che lo colpì in pieno.
I due iniziarono a prendersi a cuscinate, poi un cuscino li prese entrambi di sorpresa. 

«Ma la volete smettere?» era Remus, che aveva acceso la luce per vederci qualcosa. James e Sirius si scambiarono un sorriso… malandrino. Iniziarono a riempire di cuscinate il povero Remus.

E fu così che ebbe inizio la grande battaglia, in cui tutti, in un modo o nell'altro, si ritrovarono coinvolti.
 











Spazio Autrice
Ecco a voi il terzo capitolo! Come vedete è piuttosto lungo. Ho saltato i cinque giorni in cui Harry  è stato al Paiolo Magico,semplicemente perché ritenevo inutile descrivere dei giorni in cui non succedeva niente di che, credo che sarebbero stati piuttosto noiosi. Ci ho messo un po’ di tempo a fare la filastrocca del Cappello Parlante, so che non è il massimo, ma ho fatto del mio meglio. Ho voluto concludere il capitolo con una battaglia di cuscini, perché, sono pur sempre futuri malandrini, e non mi piaceva l’idea che filassero subito a letto. Spero che vi sia piaciuto, recensite e ci vediamo al prossimo capitolo ( :





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy e Nag, grazie!
   
 
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