Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |      
Autore: Sanae77    19/03/2018    6 recensioni
dal testo...

Quando, attraversato l’ingresso, si trovò faccia a faccia con il suo riflesso che lo fissava dallo specchio della consolle, una smorfia di disgusto gli si formò sul volto. Quel cazzo di cerchietto che Kumi aveva insistito per fargli indossare era ridicolo al mille per cento.
Per rincarare la dose, le due stelline rosso Natale, piene di brillantini, dondolavano felici, spargendo porporina sui capelli ebano. Era Sicuro che neppure la fata madrina di Cenerentola avesse tanti luccichii quanti ne aveva lui in testa.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hajime Taki/Ted Carter, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Teppei Kisugi/Johnny Mason, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vacanze!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa shot fa parte di una Serie: Vacanze!

Una vigilia da ricordare

Carambola... in tutti i sensi!

Carambola: secondo atto!

The day after

Il Terzo Grado (dell'Amicizia) by Melanto

Esperienze by Guiky80




Come diavolo aveva fatto a ridursi in quello stato solo lui lo sapeva; ma quando Sanae, Kumi, Yukari e Yayoi s’incontravano diventavano incontenibili. E la fottuta idea di organizzare la cena della vigilia di Natale a casa era stata sua, quindi doveva solo prendersela con se stesso.
Genzo sentì suonare alla porta e, tra il preoccupato e il sollevato, andò ad aprire. Sollevato, perché finalmente avrebbe avuto al suo fianco i compagni a riequilibrare la situazione che, da circa due ore, era letteralmente degenerata.
Chi cazzo glielo aveva fatto fare di chiamare le ragazze in anticipo per sistemare il tavolo? Se solo non avesse concesso la serata libera alla servitù per godersi la festa da soli. Cazzo!
 
Quando, attraversato l’ingresso, si trovò faccia a faccia con il suo riflesso che lo fissava dallo specchio della consolle, una smorfia di disgusto gli si formò sul volto. Quel cazzo di cerchietto che Kumi aveva insistito per fargli indossare era ridicolo al mille per cento.
Per rincarare la dose, le due stelline rosso Natale, piene di brillantini, dondolavano felici, spargendo porporina sui capelli ebano. Era Sicuro che neppure la fata madrina di Cenerentola avesse tanti luccichii quanti ne aveva lui in testa.
 
L’immagine allo specchio restituì una faccia sconvolta e una grande mano che passava su tutto il volto come a voler cancellare la vergogna.
Il suono insistente del campanello lo fece riscuotere e affrettare il passo per andare ad aprire.
Quando la porta fu spalancata le facce dei compagni, dapprima serie, furono attraversate dallo stupore per poi sfociare in una risata collettiva mentre Mamoru, Yuzo, Teppei e Hajime varcavano la soglia.
“Ma che cazzo ti sei fatto mettere, Genzo?” ghignò Mamoru tra le lacrime.
“La stessa cosa che metteranno a te, non temere, Izawa” il ghigno perfido del portiere si palesò sulle labbra carnose.
 
Il difensore agitò le mani, formando una sorta di scudo protettivo di negazione.
“Ma non pensarci neppure! Io, quella roba lì, non me la faccio mettere…”
Furono le ultime parole famose. Le quattro ragazze arrivarono tutte contente, come bambine che avevano appena ricevuto delle caramelle, li raggiunsero saltellando, investendoli di parole, chiacchiere e urletti, e in un attimo i quattro ragazzi si ritrovarono con i cerchietti natalizi in testa, senza capire bene come tutto fosse stato possibile in una sola fottutissima frazione di secondo.
Mamoru fu il più fortunato: due magnifiche renne dorate dondolavano scintillando a ogni passo.
 
“Corna fresche” ironizzò Hajime, mollandogli una pacca sulla spalla.
“Taki, ricordati che ti aspetto al varco” l’espressione risoluta di Izawa fece inarcare un sopracciglio all’interpellato.
“Si distribuiscono dosi di permalosità stasera? Dai, siamo a Natale e siamo tutti più buoni, no?” Hajime lo afferrò per il collo, trascinandoselo addosso, mentre con la mano libera faceva dondolare le renne.
“Troverò il modo di vendicarmi, sappilo!” puntualizzò il difensore stizzito.
“Oddio come siete cariniiii” la voce squillante di Kumi fece ammutolire tutti; che poi dal fondo della sala stesse addirittura scattando foto ricordo era inammissibile.
“Non azzardarti a divulgarle o perderemo ogni credibilità come nazionale di calcio” Taki schizzò veloce a sequestrare il cellulare della ragazza, ma tre angeli custodi le si pararono di fronte, a protezione.
“Non provarci, Hajime” minacciò Sanae, mani sui fianchi e sguardo truce.
Colto alla sprovvista, l’attaccante retrocesse di un passo: la prima manager incuteva ancora una sorta di terrore tra le fila della nazionale.
“Lo dico a Tsubasa” replicò poco convinto.
“Taki, non siamo più alle elementari, eh - lo canzonò Sanae, colpendo con le dita i due fiocchi di neve scintillanti sopra la testa del giocatore - e poi… siete così carini con questi aggeggini. Kumi è stata una grande, non vedo l’ora di farli indossare anche a Tsubasa e fargli una foto ricordo.”
 
L’aria sognante della manager spense ogni sorriso sul volto dei presenti: se anche il capitano era destinato a tale tortura, nessuno avrebbe avuto scampo.
La conferma arrivò quando, al suono del campanello, le quattro vipere si spostarono in gruppo, saltellando verso la porta con i cerchietti restanti.
A nulla valsero le proteste di Ryo e Taro. Tsubasa e Jun non li sentirono neppure: Anego aveva preso il sopravvento; dal matrimonio ne aveva il controllo totale del fantasista nipponico. A Ozora era rimasto solo il comando della squadra. Almeno quello! Misugi fu molto più accondiscendente con le ragazze, ridacchiò e non si sottrasse alla tortura; lo sapeva che era inutile.
 
Le ragazze, per l’occasione, avevano deciso d’indossare il medesimo completo, pareva vestissero un’uniforme ufficiale natalizia. La gonnellina rosso scintillante, poco sopra il ginocchio, era bordata da un soffice piumino bianco candido. Sotto la mantellina rossa, adagiata sulle spalle e legata da due nastrini terminanti con un pon-pon bianco, s’intravedeva la canottiera del medesimo colore.
I cappellini versione Babbo Natale, arricchiti con i medesimi cerchietti dei ragazzi, completavano l’opera. Kumi in persona aveva cucito i vestiti; ed era stato uno spasso girellare per le vie del paese, tutte insieme, per cercare il materiale.
Le prime foto arrivarono sulla chat ufficiale della nazionale. I ragazzi con i cerchietti vennero subito presi in giro dagli assenti, mentre tanti complimenti e pollici all’insù comparvero per le Babbe Natale.
Chi non aveva potuto essere presente, avrebbe seguito l’evolversi della serata sulla chat.
Quest’ultima era stata creata dagli allenatori per le comunicazioni ufficiali, e di fatto non si poteva postare là sopra; le uniche eccezioni erano consentite alle festività e ai momenti di pausa. Gli allenatori credevano che questo permettesse loro di creare un affiatamento maggiore.
 
Nessuno di loro, però, sapeva dell’altra chat.
La chat con il bollino rosso.
La chat segreta dove era stato posto il voto del silenzio e della riservatezza.
Era passato poco dall’invio delle foto natalizie sulla chat ufficiale, che le notifiche del Lato oscuro della nazionale iniziarono a lampeggiare.
Quel cretino di Izawa non solo l’aveva creata, ma aveva scelto come immagine di profilo l’occhio di Sauron, da Il signore degli anelli.
 
Tsubasa si appartò un attimo, insieme a Taro, e cliccò sulla notifica. Se Sanae avesse saputo di quella chat avrebbe chiesto il divorzio.
Ogni volta che decideva di aprire quel dannato gruppo, dal quale non riusciva a uscire perché rideva troppo e, doveva confessarlo, ogni tanto imparava pure qualcosa, le mani gli tremavano: la paura di essere sgamato da sua moglie era altissima.
Quando vide il messaggio di Ryo, in anteprima, scambiò uno sguardo sconsolato con Taro e cercò un luogo ancora più appartato: Ryo, Hajime, Genzo, Mamoru, Hyuga e company pubblicavano sempre cose porno all’ennesima potenza.
 
Belle le nostre manager ma… queste… me le farei tutte.
 
Il capitano arrossì di colpo quando cinque culi con perizoma rosso e gonnellino natalizio modello ‘filo topa’, come amava definirlo Mamoru, comparirono sul piccolo schermo. Taro iniziò a sghignazzare dietro la sua spalla, appoggiando il mento e sporgendosi per vedere meglio. I culi in bella vista, piegati a novanta gradi, abbronzati e lucenti, lasciavano ben poco all’immaginazione. Delle facce delle proprietarie non c’era neppure l’ombra.
“Però, mica male!” esclamò Misaki, inarcando un sopracciglio.
“Taro, non mettertici anche tu, per favore.” Il tono dimesso di Tsubasa faceva già presagire il degenerare incontenibile che governava nell’oscura chat.
 
Tanto con quella faccia da scimmia che ti ritrovi, non te la danno neppure se le paghi.
 
Il messaggio stronzo di Hyuga non tardò ad arrivare dall’Italia. Per quanto fosse taciturno, quando si vedevano, in chat ogni scusa era buona per prendere per il culo la qualunque. Le risate che si erano fatti con i battibecchi tra lui e Genzo solo loro lo sapevano.
 
Con i soldi si può ottenere tutto.
 
L’SGGK non si fece attendere per rincarare la dose. Quando si trattava di sfottere Ryo i due stronzi si coalizzavano.
 
Ricordate che alla decenza c’è sempre un limite.
 
Ribatté l’attaccante juventino.
A quel punto Ozora decise d’intervenire; ogni tanto quella chat aveva bisogno di una battuta d’arresto e, incredibilmente, l’essere capitano funzionava anche lì dentro.
 
Genzo, Hyuga: dateci un taglio!
 
Sollevò lo sguardo e incrociò quello dell’SGGK che, con saluto militaresco e strizzata d’occhio, ripose il cellulare nella tasca del Jeans; poi con voce imponente richiamò tutti al tavolo: “RAGAZZI, È PRONTO. SI MANGIA!”
 
 
Una gran confusione di sedie spostate, trascinate e sbatacchiate fece da sottofondo finché i ragazzi non si sedettero.
Tutti vestiti in maniera molto informale, per la maggior parte in jeans e maglietta, solo alcuni avevano optato per una camicia molto casual, iniziarono a gustare le prelibatezze del tavolo imbandito a festa.
Che l’alcol sarebbe scorso a fiumi ne ebbero la conferma quando alla fine dei primi, già la metà delle bottiglie, posta al centro del tavolo, era stata sostituita. Che la serata avrebbe preso la piega del degrado, lo intuirono quando Ryo salì sulla sedia prima e sul tavolo dopo, seguito da Yukari. I due diedero vita a un balletto osceno ripreso dall’attento Izawa e postato immediatamente in chat oscura.
Teppei si rese conto che Hajime aveva esagerato con il vino, quando sentì la sua mano intrufolarsi sotto la maglia. Restò un attimo pietrificato prima di spostarsi velocemente indietro e imprigionargliela tra la schiena e la spalliera della sedia.
L’altra mano, invece, stava già vagando sul ginocchio per raggiungere altri lidi. Senza farsi vedere dagli altri, allungò la sua per fermarne la corsa.
Taki lo scrutò contrariato, ma quando tentò di aprir bocca, lo sguardo di fuoco del giocatore del Cerezo lo fece desistere.
“Hajime, hai bevuto troppo, vedi di piantarla; vuoi fare coming-out proprio stasera?” bisbigliò Teppei infastidito, mentre con occhi preoccupati vagava tra i compagni per sincerarsi di non esser visto.
“Eddai solo una palpata…” il tono lascivo e impastato dell’alcol gli arrivò all’orecchio facendolo rabbrividire.
Che cazzo di situazione, pensò tentando di fermare quelle mani da polpo. Doveva fare qualcosa velocemente, se non voleva che quell’idiota sputtanasse tutto a tutti.
Certo, era in programma.
La loro relazione, che oramai andava avanti da quattro mesi, non poteva essere nascosta a lungo ai loro compagni, ma di comune accordo, avevano deciso di aspettare un po’ di tempo per vederne gli sviluppi futuri.
Teppei capì subito che se non lo faceva alzare dal tavolo, e non lo accompagnava a prendere una boccata d’aria, la situazione sarebbe degenerata nel giro di cinque minuti.
Preso dal terrore di essere scoperto, si alzò di scatto e, afferrato Hajime per un braccio, lo trascinò in direzione del bagno.
 
“Scusa, Genzo, accompagno Taki al bagno, è un po’ pallido.”
Genzo lo rassicurò indicandogli la direzione e si accertò che non avesse necessità di sostegno: “Hai bisogno di un aiuto?”
“No, no. Faccio io.”
“Ehi, che diavolo fai? Io non ho bisogno del bagno.” Le proteste di Hajime non impensierirono Teppei mentre se lo tirava dietro.
“Hai bisogno di una rinfrescata o finirà malissimo stasera.”
“Mi piace quando finisce malissimo tra noi…” la frase impattò nell’orecchio di Teppei, facendolo rabbrividire.
Le braccia di Hajime lo afferrarono da dietro, stringendolo. Godette di quel calore e dei leggeri morsi sul lato sinistro del collo. Poi, per la paura di esser visti, forzò le braccia del compagno affinché sciogliesse la stretta.
“Adesso no! Sei ubriaco, piantala di fare il deficiente! Datti una rinfrescata e cerca di calmare i bollenti spiriti. Dopo torna di là.” Arrivati alla porta del bagno l’aprì e lo spinse dentro.
“Hai intenzione di lavarmi tu?” il tono allusivo di Taki lo fece sospirare, mentre con sguardo rivolto al cielo borbottava come una pentola a pressione. Glielo aveva detto di non bere prima di arrivare da Genzo.

Glielo aveva detto che la loro relazione era nata da poco e che andava trattata come un fiocco di neve.
Glielo aveva detto che l’alcol non lo reggeva, e che puntualmente finiva con strane fantasie sessuali, e visto che ora il suo obiettivo era lui, sapeva benissimo cosa accadeva quando Taki alzava il gomito.
Teppei gli bloccò il volto tra le mani. Lo sguardo liquido delle iridi inondate dall’alcol gli fece tenerezza. Gli regalò un delicato bacio a fior di labbra, poi tornò a scrutarlo e decise, in quell’istate, per una linea morbida: “Hajime, adesso vai dentro, ti dai una rinfrescata e tenti di riprendere un minimo di colore. Ti aspetto in sala, se poi non starai meglio ti prometto che andiamo a casa, ok?”
La testa ancora tra le mani prese a muoversi su e giù in cenno di assenso.
Teppei, quindi, lo spinse dentro al bagno e chiuse la porta. Si appoggiò all’uscio sospirando, prima di darsi uno slancio con gli avambracci e tornare dagli amici.
 
 
 
Genzo andò in cucina a prendere l’ultima portata: il dolce. Il vassoio su cui era poggiato era grande e pesante, lo sapeva.
Kumi era intenta a riporre i piatti dentro la lavastoviglie quando entrò nella stanza.
Restò un attimo interdetto nel notare un leggero scintillio sulla sua guancia. Non seppe però capire se la luce fosse dovuta a quegli stramaledetti brillantini, oppure ad altro; ma quando il dorso della mano passò velocemente sulla gota, ebbe la conferma di quello che aveva visto.
Kumi aveva asciugato una lacrima, scappata al suo controllo.
Genzo sapeva che lei e Kanda si erano lasciati cinque mesi prima. Glielo aveva detto Tsubasa, che lo aveva saputo da Sanae; il telefono senza fili della nazionale funzionava alla perfezione.
Genzo le si avvicinò e, circondandole le spalle con un braccio, l’attirò sé.
 
“Ehi, tutto ok?” chiese, scrollandola un po’.
“Sì, sì, scusa è che dopo due anni passare la vigilia senza Koshi mi fa strano.”
“Ti capisco.”
“Eri fidanzato anche tu?”
“Sto ancora con una ragazza, ma quest’anno ho scelto di tornare a casa e passarlo con i miei genitori e con voi; anche perché lei ha deciso di andare in montagna con gli amici.” Sollevò le spalle e sorrise arreso.
“Ah, però, bella stronza.” Rispose Kumi finendo di asciugarsi le lunghe ciglia.
“Diciamo che alla fine è tornato bene a entrambi, tu invece?”
“La storia più vecchia del mondo: ti voglio tanto bene, ma non ti amo più come prima, e dopo una settimana era già avvinghiato a un'altra.”
“Che stronzo!”
“Puoi dirlo forte portiere.”
 
Genzo adagiò la grande mano sulla testa di Kumi, scompigliandole i capelli e facendo dondolare le molle del cerchietto. Gli abeti oscillarono, fluidi.
“Non pensarci, Kanda è sempre stato un idiota, non ti merita. Dov’è la torta?” Concluse il SGGK voltandosi e cambiando discorso.
“Là in fondo, sulla credenza.” Indicò Kumi con il dito.
In pochi passi il ragazzo raggiunse il mobile e tornò indietro con il vassoio tra le braccia.
“Pronta per il trionfale ingresso? Accendi le stelline e spegni la luce così farà più scena.”
Kumi afferrò l’accendino e si avvicinò al portiere pronta a dar fuoco alle micce.
Con sguardo fisso all’accendino, che non aveva intenzione di partire, Kumi, incuriosita dalle parole del giocatore, mormorò: “Davvero pensi che Kanda non mi meritasse?”
Un sorriso sghembo comparve all’angolo della bocca dell’interpellato: “Solo un idiota può farsi sfuggire una come te.”
Kumi sollevò gli occhi, incrociando i suoi. Annuì convinta, prima di sollevarsi sulle punte e depositare un lieve bacetto sulle guance rasate di fresco.
“Grazie, ne avevo bisogno! Una botta di stima non guasta mai.” Disse alzando le braccia e mostrando la forza nei bicipiti nella classica posa del culturista.
“Nel tuo caso, la follia è già più che sufficiente” ironizzò il portiere.
“Ecco, ora riconosco il tuo sarcasmo; la parte seria, immagino, sia finita vero?”
“Vero. Ho una reputazione da difendere, dopotutto. Dai, accendi queste maledette stelline, altrimenti le passo direttamente sul fornello.”
“Il solito estremista!” lo apostrofò lei, sbuffando e battendogli un’anca sulla coscia. Mosse velocemente il pollice e l’accendino s’infiammò; le stelline presero fuoco, iniziando a scintillare vivaci.
Kumi spense le luci e al fianco di Genzo entrò in sala urlando: “BUON NATALE!”
L’applauso si levò scrosciante, alternato da fischi.
Qualche minuto dopo la medesima immagine fu postata sulla chat ufficiale, scatenando decine di messaggi.
 
 
 
 
Hajime si rinfrescò la faccia e svuotò anche la vescica.
Aveva bevuto troppo, decisamente.
Per centrare il vaso si era ancorato con entrambe le mani alla parete, ma quando si era reso conto che gli mancava un appiglio per reggerselo, aveva deciso di sostituire una mano con la fronte, in modo da avere una maggiore stabilità.
Calcolò male la distanza dal muro, così sbatté la fronte contro le piastrelle. Mormorando tra sé, tirò giù qualche moccolo.
La testa gli fluttuava già da un’ora buona; aveva tentato di tutto per trattenersi, ma avere Teppei così vicino, così profumato, così disponibile… gli aveva annebbiato la vista.
Un leggero senso di benessere lo ebbe dopo aver pisciato; tanto che il respiro di sollievo echeggiò per tutto il bagno. Una volta finito e riposto l’animale, come scherzosamente lo appellava, tentò di riacquistare un minimo di equilibrio e lucidità.
Capì subito di essere in difficoltà quando i cinque, o forse sei passi, che lo separavano dalla porta, diventarono un’impresa da marines.
Forse cinquanta passi, pensò aggrottando le sopracciglia.
Barcollando avanti e indietro, e appoggiandosi a ogni sorta di appiglio possibile, raggiunse la porta.
Scardinò quasi la maniglia, nel tentativo di aprirla, tanta fu la foga che ci mise.
“Ma che caz-” la frase gli morì in gola quando il buio totale del corridoio lo avvolse. Aveva scelto il momento meno opportuno per uscire, dal momento che le luci erano state spente da Kumi per consentire l’ingresso della torta.
Con le mani passò sulla parete svariate volte, alla ricerca disperata di un interruttore che non trovò. Non era casa sua e non aveva la minima idea di dove diavolo fosse l’accensione.
Ubriaco e confuso dall’oscurità, imboccò la porta d’uscita senza rendersene conto. Le voci allegre dei compagni che urlavano Buon Natale furono ovattate dalla porta chiusasi alle sue spalle; e dalla neve che, cadendo lieve, lo aveva incantato e distratto.
Varie immagini si ondeggiavano nella sua mente mentre, nel silenzio surreale delle vie di Nankatsu, vagava senza meta.
Una delle prime fu il bacio con Teppei, seguito a ruota dalla prima notte passata insieme. Il freddo era pungente, ma il solo pensiero della loro prima volta gli fece alzare la temperatura. Sembrava lava fluida. Si susseguirono ricordi calcistici, le proposte delle squadre e i futuri impegni con la nazionale. Gli amici e il ritrovarsi tutti insieme per festeggiare. Ovviamente non potevano mancare gli allenamenti.
Con un sorriso da ebete stampato sul volto, e il cammino incerto di chi compie due passi avanti e tre indietro, arrivò al campo da calcio.
I passi mossi, forse, dall’ultimo pensiero avuto: gli allenamenti.
La distesa bianca, rischiarata dalla sola luce argentata della luna piena, lo accolse con il suo silenzio surreale.
Le labbra si distesero in un sorriso nostalgico al ricordo dell’infanzia passata su quel campo.
Quando intravide Teppei vicino alla porta, solitamente difesa da Wakabayashi, con passi scoordinati iniziò a camminare sulla neve immacolata del campo.
Si fermò, credendo di aver avuto un’allucinazione ma, dopo essersi stropicciato gli occhi, vide che Teppei era ancora lì, vicino al palo.
Che carino, pensò. Era venuto per portarlo a casa, proprio come gli aveva promesso poco prima. Colto dall’euforia iniziò a correre in direzione del compagno.
 
Quando la luce si accese, il chiacchiericcio non si placò. Teppei si guardò intorno, perplesso: Hajime non era ancora tornato dal bagno.
Sanae gli porse una fetta di torta che lui afferrò con un sorriso di ringraziamento, adorava i dolci; allo stesso tempo, però, lanciò un’occhiata in direzione del bagno. Hajime ci stava mettendo troppo.
Mangiò velocemente, scambiando poche parole con Yuzo e Mamoru sul campionato.
“Ragazzi, vado a vedere che fine ha fatto Hajime, non esce più dal bagno.”
Disse agli amici.
“Ma lascia che se lo trastulli in santa pace.” Ironizzò Izawa con sorriso beffardo.
“È impossibile, c’hai la fissa…” Yuzo, a braccia aperte, non si capacitava del continuo tormentone del momento. Sesso, sesso, sesso e ancora sesso.
Vero che di testosterone ce n’era in abbondanza, ma Izawa certe volte esasperava ogni situazione.
Mamoru, mostrando il dito medio, afferrò il calice con lo spumante e innalzandolo al cielo decantò: “Una trombata al giorno toglie il medico di torno.”
Gli altri due scoppiarono a ridere, e mentre Teppei voltava loro le spalle per raggiungere il compagno, gli rispose: “Sarebbe una mela, ma appoggio la tua teoria, Mamoru.”
Le sopracciglia alzate di Izawa, in segno di vittoria, fecero snudare impercettibilmente i denti bianchi di Yuzo in un sorriso ironico.
Dopo un breve arco di tempo Kisugi, con passo veloce, tornò sbottando un: “Non lo trovo più, la luce del bagno è accesa e di lui neppure l’ombra!”
“Cioè, vuoi dire che è scomparso?” Chiese Yuzo, perplesso.
“Era ubriaco fradicio, chissà che avrà combinato; ho fatto una cazzata a lasciarlo solo.” Rispose, passandosi una mano sul volto e lasciando che proseguisse fino ai riccioli.
“Non sei la sua balia, dai cerchiamolo.” Propose Mamoru, alzandosi.
La ricerca si ampliò a tutta la villa, e dopo vani tentativi, fu Ryo che, aprendo la porta d’ingresso, intravide alcune orme.
“Ragazzi, venite, credo di aver trovato delle tracce fresche.”
“Non credevo che oltre alla scimmia tu sapessi fare anche il segugio.” Ironizzò Genzo, suscitando l’ilarità del gruppo.
Teppei non rise. In fretta e furia afferrò la giacca e imboccò l’uscita. Era preoccupato, faceva freddo e stava ancora nevicando. Quell’idiota era uscito senza il piumino; lo prese, sicuro che quando lo avesse ritrovato ne avrebbe avuto bisogno.
Yuzo e Mamoru si guardarono e, comprendendo al volo la situazione, afferrarono i loro cappotti, seguendo Kisugi.
“Aspetta, veniamo anche noi!” esclamarono in coro.
“Ragazzi…” la voce preoccupata di Sanae trovò lo sguardo rassicurante di Yuzo che, voltandosi, le disse: “Voi restate qua, ho il cellulare; se abbiamo bisogno vi chiamo io.”
Anego annuì mentre chiudeva la porta, mettendo il resto del gruppo al riparo dal freddo.
 
Fortuna volle che la neve stesse cadendo in maniera lieve; perché se avesse nevicato come poche ore prima, di quelle impronte non sarebbe rimasto traccia.
A passo svelto i tre, rinchiusi nei pesanti giacchetti, seguirono, in silenzio, le impronte.
“Sono un idiota, non dovevo lasciarlo solo.” La voce di Teppei era davvero preoccupata.
Yuzo lo afferrò per le spalle, scrollandolo. “Forza, si tratta al massimo quindici minuti, vedrai che non gli è successo niente.”
“Speriamo” il tono preoccupato di Kisugi spezzò quello rassicurante di Yuzo.
Camminarono talmente veloci che, quando imboccarono l’ingresso del campo da calcio, avevano tutti e tre il fiatone.
Il primo a commentare il luogo dove li avevano condotti le orme fu Mamoru: “Non ditemi che è talmente sbronzo da esser venuto qua pensando di allenarsi, eh?”
“Oh, non lo escluderei visto com’era ciucco. Guardate!” esclamò Teppei affrettando il passo, tanto da arrivare a correre, mentre con braccio teso indicava un punto lontano del campo; la parte opposta per l’esattezza.
La sagoma divenne via via sempre più nitida e quando i tre arrivarono in prossimità del compagno, restarono stupefatti da quello che videro.
Hajime, con i pantaloni calati, si stava strusciando al palo in maniera oscena.
“Wow, wow, wow, questa non posso perdermela!” esclamò Mamoru mentre astraeva dalla tasca il cellulare e avviava la registrazione.
Teppei impiegò almeno dieci secondi buoni prima di capire, mentre uno Yuzo sconvolto, alle sue spalle, si passava entrambe le mani su tutto il volto fino ad arrivare ai capelli, prima di mormorare: “non ci posso credere.”
 
 
Kisugi sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di cancellare l’immagine di Hajime che si stava trombando il palo. Non servì a nulla e il bacino del compagno continuò a ondeggiare avanti e indietro, lasciando ben poco spazio all’ipotesi dell’equivoco.
Quando udì le sue parole impastate dall’alcol: “Teppei…” che continuava a sussurrare al palo mentre lo baciava. Rimase scioccato. Una lucidità fulminante lo invase dalla testa ai piedi e si girò verso Mamoru, furente: “interrompi immediatamente il video Mamoru, o giuro che ti sfascio il cellulare.”
Il tono incazzato fece riscuotere Izawa, che terminò immediatamente registrazione.
“Ok, ok. Come siamo suscettibili…” le mani alzate in segno di resa e la voce accondiscendente fecero rilassare Teppei.
Fortuna che l’amico capiva quando era il momento di smettere.
Yuzo superò un Kisugi impietrito e raggiunse Taki.
Una volta vicino, gli depositò il piumino sulle spalle.
“Teppei, sei scopabile stasera…” le parole uscite dalla bocca di Hajime fecero eco nelle orecchie di Yuzo che, con bocca spalancata, si girò verso Teppei, sconvolto.
“Ma che diav-” non finì neppure la frase perché il compagno si avvicinò a lui e, scostandolo delicatamente, disse: “Non era così che avevamo ipotizzato il nostro coming-out ma prima o poi doveva succedere. Quindi, meglio iniziare da voi che siete i nostri più cari amici oltre che compagni di squadra.”
 
Mamoru restò con la bocca spalancata per i successivi minuti che servirono a Kisugi per tirare su i boxer a Taki, allacciargli i pantaloni, sistemargli la camicia e infine chiudere la giacca e il piumino affinché non prendesse ulteriormente freddo. In tutto questo trambusto Hajime, senza alcun freno, si era più volte abbarbicato a Teppei, cercando di baciarlo ripetutamente sul collo.
Yuzo era rimasto rigorosamente in silenzio mentre aiutava Teppei nell’ardua impresa della vestizione. Poi, entrambi, avevano afferrato Hajime per le braccia e l’avevano fatto uscire dal campo. Il giovane, sorretto a destra da Yuzo e sinistra da Kisugi, continuava a straparlare senza alcun freno.
Fu Morisaki a interrompere il monologo di Taki.
“Da quanto state insieme?” domandò semplicemente, sguardo a terra, e facendo un passo dopo l’altro molto lentamente. Taki non era una piuma e, ubriaco, trascinava i piedi, inciampando nella neve.
“Quattro mesi consapevolmente, forse un annetto inconsapevolmente.”
“Seghe mentali a raffica immagino!” Yuzo ironizzò per spezzare il momento di estremo imbarazzo che si era creato tra loro.
“Ah, io mi auguro che non fossero solo mentali, eh…” Izawa colse la palla al balzo per vedere di uscire indenni da quella notizia ricevuta in un modo molto bizzarro.
Teppei e Yuzo sorrisero alla battuta.
“Tranquillo, Mamoru, non ci facciamo mancare nulla.” Teppei stette al gioco, conosceva bene gli amici e mai avrebbero detto qualcosa per ferirlo.
“Immagino, quindi, che gli uccelli volino basso dalle vostre parti, giusto?”
Lo sguardo perplesso di Kisugi e Morisaki venne subito chiarito dalla frase successiva.
“Immagino volino all’altezza del culo, no?” il tono bonario e finto innocente di Izawa fece esplodere i due soccorritori improvvisati in una risata liberatoria.
 
Yuzo non trattenne a lungo le lacrime, che fu costretto ad asciugare con il dorso della mano.
Teppei allungò la mano libera e gliela batté sulla spalla con fare amichevole: “Se tu non ci fossi andresti inventato, Mamoru!”
L’ilarità si disperse quando arrivarono in prossimità della villa di Genzo.
“Ragazzi, preferisco portare subito Hajime a casa; meglio evitare altre perle per stasera.” Disse Teppei dopo aver superato il grande cancello, avviandosi verso la propria auto. Gli altri annuirono e, dopo averli rassicurati, che ce l’avrebbe fatta a farlo salire in casa e metterlo a letto, il giocatore del Cerezo salutò gli amici con un abbraccio.
“Grazie per… tutto.” Lo sguardo di sincera riconoscenza passò sui due volti.
“Dovere!” rispose Yuzo, sorridendo all’amico.
“Torniamo dagli altri prima che chiamino la polizia o l’esercito.” Suggerì Mamoru.
“Cazzo! Ho scordato di avvertire Sanae.” Il portiere si risvegliò improvvisamente dal torpore, afferrò il cellulare e compose un messaggio di rassicurazioni mentre camminava con Mamoru verso il portone d’ingresso.
Izawa si fermò improvvisamente, poi si voltò verso Teppei, che dopo aver sistemato il compagno sul sedile del passeggero, si apprestava a mettersi al posto di guida.
 
“Ah, Teppei?”
“Dimmi.” Rispose l’altro, sollevando la testa.
“Posso mettere il video nella chat oscura?”
“Da quando chiedi il permesso per certe cose scusa?” domandò curioso l’altro, sollevando un sopracciglio.
“Beh, sai…”
Kisugi sollevò le mani, arrendevole.
“Non deve cambiare niente tutto questo; solo una cosa, magari taglia l’audio alla fine. Vorrei che sapessero di noi dalle nostre labbra e non da un video idiota.”
“Promesso!” esclamò Mamoru, sollevando un pollice verso l’alto e riprendendo la camminata a fianco di Yuzo.
 
Pochi istanti dopo una notifica campeggiò su tutti i cellulari dei compagni.
Notifica che li avrebbe fatti ridere per i mesi successivi e che, per alcuni, avrebbe avuto il dolce sapore di un magnifico ricordo condiviso con gli amici di sempre.
Un piccolo segreto di cui sarebbero venuti tutti a conoscenza al momento opportuno.






Grazie alle mie betucce adorate per la pazienza e il tempo dedicatomi.
Sanae77
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Sanae77