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Autore: queenjane    23/03/2018    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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 “Quando si muore, si smette di provare dolore?”parlavo così piano che dovesti accostare l’orecchio al mio viso. Eravamo a Spala, nell’ottobre del 1912, uno dei miei peggiori attacchi di sempre, il dolore così forte che la morte  sarebbe stata una liberazione, un paradiso.  Non ne potevo più, alla lettera. Mi raccontarono poi che la servitù si doveva mettere il cotone nelle orecchie per svolgere le sue mansioni, le grida di dolore e i rantoli provocati dallo sforzo di respirare passavano i muri della villa. Non che fossi molto presente, la maggior parte del tempo ero semi incosciente, girato sul fianco e la gamba sinistra contorta, il viso esangue.  E stavo un filino meglio, quando ti feci quel discorso, meglio rispetto a quanto sopra, chiariamoci, almeno un poco.  Il giorno prima eri venuta,  mi avevi raccontato qualcosa, ero riuscito ad assopirmi.
“Penso di sì, ma nessuno è mai tornato a raccontarlo. Un filosofo greco raccontava che è come dormire e poi ci si ritrova dinanzi a un fiume, dentro una grotta, e che se bevi quell’acqua dimentichi tutto e poi rinasci .. Lasciamo stare, ora mi metto a raccontarti del Lete e dei soldati. Anche Achille, sai, il leggendario guerriero venne immerso da sua madre in un fiume speciale, da renderlo invulnerabile, tranne che in un punto ..” ti sorrisi, a malapena un incresparsi di labbra, percepii che mi sfioravi una mano.. Cat. Non piangevi, avevi le occhiaie fino al mento e il viso scavato, quando stavo male non volevi toccarmi, avevi paura di farmi male anche non volendo, quell’estate era stata una eccezione. Lo sai quanto ti voglio bene? A parole, nei fatti lo sapevo che mi adoravi, quando ero in forma, non facevo pari a giocare con te, abbracciarti, riempierti di baci e dispetti, anche se ci dividevano quasi dieci anni.  Ricambiavi, a volte parevi tanto più bambina di me.

E sopravissi, anche se mi avevano dato l’estrema unzione, avevo superato ogni previsione, anche me stesso, poteva essere ..pacifico, eppure .. la vita mi piaceva, la amavo anche se potevo fare molto poco. Attento, non giocare troppo forte, bada agli urti .. E i lividi, il sangue che non coagulava, il dolore su nervi e giunture e febbre e delirio.. le conseguenze fatidiche e malefiche, bastava un nulla e .. Un momento era a fare chiasso con le mie sorelle, quello dopo ero piegato dal dolore. Mia madre diceva che le preghiere di padre Grigory mi aiutavano, ma .. per quello che avevo non vi era cura, ho passato mesi, anni, a fingere di dormire, i miei genitori e i medici che parlavano sopra la mia testa, come se fossi un idiota. Ero malato, mica scemo, trattarmi sempre come un bambino piccolo o un infermo alla lunga mi riempiva di rabbia. Potevo solo cercare di stare bene.
Ricordo un pomeriggio di fine dicembre, a Carskoe Selo, fermo su un divano ascoltavo le gesta di Achille, l’assedio di Troia e compagnia, TU eri vestita di chiaro, chiffon,credo,  i capelli raccolti sulla nuca, un raggio di sole faceva diventare color rame e bronzo le ciocche.  Una coperta buttata sulle gambe, che celava un arto stretto da un apparecchio ortopedico, per raddrizzarlo, camminavo male e a fatica, mi dovevano sostenere e mi aggrappavo ai mobili, alle pareti, ogni mossa un affanno. E l’apparecchio ortopedico era un arnese di tortura, lo tolleravo come i bagni di fango eccetera per far tornare dritta la gamba. La coperta celava anche il pannolone che portavo, cercavo di non pensarci., ormai lo portavo a giornate e lo odiavo, era necessario, che non mi reggevo in piedi, ma si poteva evitare diu cambiarmelo accompagnando il tutto da smorfie e sussurri, come se fossi un bebè, avevo 8 anni, mica due mesi..
Lo sbuffo divertito di Olga, che si mise a parlare degli dei greci e romani, Atena e Apollo, forse.
E poi “Il Dio del Regno dei Morti era Ade, giusto?”
“Giusto, Alessio.”
“Allora, Zeus governava la terra, Poseidone il mare e Ade gli inferi.”
“Per la mitologia sì. “ ti avevo anche chiesto di riferire che, ove fossi morto, che costruissero un monumento di pietre nella foresta per ricordarmi.
“E come divisero le cose? Ci fu una guerra o se la giocarono, tipo con le monete o..”
“Una guerra, la lotta tra i Titani. “
“Che tristezza, erano tutti fratelli e esclusero l’ultimo.”
“Sono vecchie storie, Alessio, lo sai vero.”

“ Ade era il dio più potente, che il suo era l’ultimo regno.  E lui non aveva paura. Mi piace, cosa credi, lui era forte e coraggioso come Achille. Io sono come Achille.. Credimi.”
“Ci  credo.”
 Ci credi anche ora accidenti. Accidenti a me e a te. Stupida eroina.. Coraggiosa come il rombo di un tuono.
Ed impaziente, lo percepisco nel modo in cui mi sollevi, nel piccolo sorriso sulle labbra. “Ti lascio un poco da solo, mm?” Staccando la mia mano dalla manica “Torno presto” Faccio una occhiata, della serie, mollami qui e non ricomparire.
E tempo tre secondi mi rigiro inquieto, ti voglio richiamare. E il tuo nome è bloccato in gola.
E mi ricordo di essere sempre vivo, percepisco i fili di erba sotto le dita, il calore del sole dietro lo schermo delle palpebre, un’ape ronza, sono vivo, come un cavaliere che era caduto riprendevo coscienza del mio corpo, dei rumori, perché me lo avevi ricordato e quando tornavi.. Godo il sole e la bellezza dell’estate, respiravo.
Ero vivo.
Me lo ripetevo di continuo, non mi pareva vero.
E pensavo, a frammenti- le chiacchiere, i sussurri, che il marito di tua madre era il tuo genitore solo in via nominale.
Che eri la .. prima scelta, in senso lato. Che mia madre non ha mai sopportato la tua, mai, a dare retta non sopportava pure te, tranne che eri il mio maggior capriccio, tra virgolette, sia nel breve e lungo periodo. È buffa, mi fa ridere.. potevano riempirmi di giocattoli, darmele sempre o quasi vinte, e tanto.. “Cat..” “Catherine”Mi hai sempre fatto sentire al sicuro, un baluardo, anche se mi hai ripetuto fino alla nausea che tu miracoli e magie non ne operavi. Lo so .. che credi, solo che .. alla lunga hai imparato a fidarti di me, come io di te, a non essere iperprotettiva e asfissiante, che amore era sapermi lasciare andare. Non hai mai detto una parola contro mia madre, mai. E ne avresti avuto motivo, lei diceva che eri una sventata, tua madre peggio di te, che ti lasciava stare, eri senza controllo, al contrario della zarina, ovvero lei, che tutto controllava e nulla comandava. La manda a giocare con gli orfani, la fa studiare e cavalcare e .. La tua misericordia, Cat, Kitty Cat, la mia gattina, come diceva Olga, se non avessi sviluppato la tua intelligenza, saresti stata frustrata, infelice, tua madre ti dava la libertà, perché .. poche sillabe, un dolore atroce
“Papa, dimmi la verità .. Cat è la tua bastarda?” Dopo che eri venuta, a casa Ipatiev, un sussurro contro la sua barba, ripensando a tutto il tempo che avevamo passato insieme, le storie, che quando c’eri non ero monitorato a vista, cavalcare e che alla Stavka eravamo sempre insieme. Insieme per dire, quando non eri dietro ai tuoi ingaggi o con Andres, tranne che mi facevi sempre sentire importante. E apprezzato. Che mi volevi bene sul serio, non avevi la vocazione per le cause perse come diceva mia nonna.
“Alessio .. “
“Dimmi la verità”
Mia madre non aveva pianto, bizzarro, era solo invecchiata di una vita quando avevi risposto che il tuo primo figlio, aveva gli occhi chiari. Azzurri, avevi precisato, sulla domanda inespressa di Olga che aveva sorriso in tralice. Strano, mia madre piangeva sempre, se vi era disordine, che era incompresa, per me, per tutto .. MA.. era tramortita, come se un suo sospetto avesse preso corpo“Alessio”
“Dimmi Papa”
“Prima di sposare la mamma, io ho voluto bene alla principessa Ella” Un eufemismo, Papa, quando litigavi con mia nonna, Marie, e lei ti aveva rinfacciato che Alix von Hesse, la puttana tedesca, o così dicono, era la tua seconda scelta, ti aveva rinfacciato che la principessa Ella ti amava, e tu lo amavi. Tu avevi taciuto, chi sta zitto acconsente, rilevo“A prescindere da tutto..”Dai voti matrimoniali e dalla società. Vero. E da Alix von Hesse und Rhein, mia madre. “Sì ?”
“Alessio, non .. La vita non è semplice, io ho voluto bene alla  principessa Ella e alla tua mamma”
“Catherine è la tua bastarda” Percepii che voleva picchiarmi, un duro lampo che mi ridusse al silenzio, i pugni serrati, i miei e i suoi.
“Alessio, IO ti insegnato l’Onore. Offendi te e lei, oltre che me”
“Allora?”
“Onora tua sorella, sempre, prenditi cura di lei, come farà con te” un lascito morale, la mia eredità tra frantumi e rovine, mi sento un vuoto  profilo contro le ombre della sera.
Proviamoci .. me lo ripeto.
   
 
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