Ricercata
Olvia - la fiducia nel futuro
Olvia osservava assorta la sua bambina. Era cresciuta così tanto in sei anni. Il suo corpo era minuto e magro ma era comunque slanciata per la sua età; indossava un abitino nero semplice, senza fronzoli. I capelli scuri le ricadevano sul viso in una frangia regolare: i lineamenti erano simili ai suoi e rendevano Robin molto graziosa. Gli occhi blu, poi, lucidi dalle lacrime, trasmettevano il sollievo del loro ricongiungimento e la tristezza, forse anche con una vena accusatoria, di quella lontananza forzata. Olvia aveva abbandonato sua figlia, condannandola alla solitudine e al disprezzo. Avrebbe dovuto starle accanto mentre cresceva, insegnarle a vivere, proteggerla da chi l’aveva chiamato ‘mostro’ solo per colpa della sua diversità così lampante agli occhi di chiunque. Perché Robin era intelligente, si capiva da quell’espressione vigile che la caratterizzava. E Olvia sapeva fin troppo bene quanto potesse fare paura alle persone ciò che non conoscevano: cercavano di distruggerlo, psicologicamente o fisicamente; che si trattasse solo di una bambina o di un intero regno poco importava.
Lo scoppio dell’ennesima bomba la riportò alla realtà. Le piccole braccia di Robin la strinsero convulsamente, si aggrapparono a lei, mentre dietro di loro l’Albero della conoscenza crepitava tra le fiamme. Le urla degli archeologi che cercavano di salvare preziosi tomi riecheggiavano nella radura, insieme al boato dei primi colpi di cannone del Buster call. Secoli di ricerche cancellati in un secondo, ideali di libertà e conoscenza rasi al suolo in pochi istanti. Olvia aveva lottato tutta la vita contro l’ignoranza e, per l’ennesima volta, doveva assistere a quella strage. Cancellare come una macchia di muffa cento anni di storia non era abbastanza per il governo. Ora, radeva al suolo anche l’unico baluardo di studiosi che avrebbero potuto mettere luce su quel lontano secolo.
La forza le venne meno: non era più sicura che fosse Robin quella alla ricerca di conforto. Nonostante, di fatto, fosse un’estranea, sua figlia aveva deciso di riconoscerla come madre e quel pensiero non faceva altro che commuoverla. Avrebbe voluto passare l’eternità in quell’abbraccio, sentire attorno a se il calore che poteva dare l’avere una famiglia. Sarebbero scappate insieme da quell’apocalisse, si sarebbero rifatte una vita, vagando da un’isola all’altra perché, dopotutto, era una ricercata… le sfuggì un singulto dalle labbra. Non avrebbe mai più potuto provare la pace della quotidianità.
Osservò Robin ancora per un attimo, scorgendo nelle sue iridi scure determinazione. Lei era diventata un’archeologa per renderla fiera e farsi accettare. Sapeva quali erano i sacrifici della ricerca, quali erano le fatiche e le gioie dello studio, l’elettricità che si respirava nell’aria quando un nuovo tassello veniva posizionato nel grande quadro della storia. L’intera vita di Olvia era stata così, quello era il suo credo, ciò su cui aveva deciso di investire, arrivando persino ad abbandonare sua figlia. Sì, Robin sapeva tutto questo, e forse un giorno avrebbe capito la sua scelta.
Se per lei non c’era più speranza, sua figlia sarebbe stata il suo futuro, il futuro di tutti loro, il futuro di Ohara.
La strinse a se un ultima volta, prima di lasciarla andare e affidarla a Saul.
- Sopravvivi, Robin. –
Nico Robin si scostò una ciocca di capelli dal viso mentre sulle labbra sottili si dipingeva un sorriso timido. La figura che veniva riflessa nello specchio era sempre più simile a quella di sua madre. Avrebbe voluto dirle tante cose ma c’era un unico pensiero di cui aveva preso davvero coscienza. Circondata dai suoi nakama, aveva fatto molto di più che sopravvivere: aveva cominciato a vivere e a capire cosa significava avere speranza nel futuro.
Angolo dell'autrice:
scusate il leggero ritardo. Oggi tocca a vecchi flashback risalenti alla saga di Enies Lobby. La One Shot non è molto fedele ai fatti ma lasciatemi la licenza poetica. Robin ha un'intera isola, con relativo albero della conoscenza prieno di libri, da portarsi sulla schiena. Ammetto che non è una dei miei nakama preferiti ma la sua storia è tra le più toccanti e la sua personalità estremamente complessa. Olvia, poi, che si trova a dover scegliere tra sua figlia e salvare quel che rimane di antichi regni... non è propriola madre dell'anno ma, insomma, chi lotta per degli ideali deve essere pronto a sacrificare la propria vita, anche per dare un esempio alle generazioni future. #respectforOlvia
Aspetto di sentire il vostro parere in merito,
Dreamer In Love