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Autore: garakame    27/03/2018    10 recensioni
Quella sera era arrivata presto a casa. L'inverno faceva buio subito. In
Caserma aveva finito di mettere a posto i verbali e i dispacci da spedire al generale. Era stanca e infreddolita. La neve scendeva fitta, danzando nel cielo scuro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ricordi d'inverno cap 1

Ricordi d'Inverno

Cap 1

Quella sera era arrivata presto a casa. L'inverno faceva buio subito. In caserma aveva finito di mettere a posto i verbali e i dispacci da spedire al generale. Era stanca e infreddolita. La neve scendeva fitta, danzando nel cielo scuro. Era un inverno gelido, dalla fine di novembre che continuava a piovere e a nevicare. 

La fontana era completamente ghiacciata, gli alberi spogli come mani rinsecchite, si stagliavano verso il cielo plumbeo. 

Oscar sentì percorrerle un brivido lungo la schiena. Salì le scale lentamente, la governante la salutò, ma lei non rispose, era troppo stanca. Percorse il corridoio, la terza stanza dalla vetrata in fondo era la sua. Entrò nella sua camera, il fuoco era già acceso nel camino, la luce mandava riflessi rossi, la figura di Oscar davanti al fuoco creava un'ombra lunga e sottile.

Guardò il fuoco a lungo, il viso serio e triste. Iniziò a spogliarsi con movimenti lenti, la divisa umida e appiccicaticcia le dava fastidio. 

Le gambe si stavano gonfiando con il calore del fuoco. Si tolse subito gli stivali bianchi, la giubba, i calzoni, la camicia. 

Rimase nuda davanti al fuoco, si portò le braccia al petto rabbrividendo, prese una coperta di lana calda e morbida e vi si avvolse. 

Si sedette sul tappeto vicino al fuoco. Iniziando a pensare ai cambiamenti nella sua vita. Era stata una settimana pesante quella che precedeva il Santo Natale. 

Non riusciva ad instaurare un buon rapporto con i soldati. Era nobile, la odiavano solo per quello? Era un motivo più che valido.

Figli del popolo, senza futuro o privilegi, sacrificavano e mettevano a repentaglio la loro vita per uno stipendio da fame. 

Non avevano diritti, solo doveri; non avrebbero mai potuto far carriera nell'esercito perché solo i nobili, pur non avendo mai combattuto, ricevevano le cariche per prestigio nobiliare.

L'odio che covavano nei confronti dei nobili, Oscar riusciva a capirlo molto bene. 

Quello che non capiva era se i suoi soldati non si fidassero di lei perché era nobile o era una donna. 

Non si era mai sentita così donna come in quel momento. 

Nella sua vita si era sempre sforzata di essere un uomo, anzi da piccola era addirittura convinta di essere un bambino. 

La servitù e anche le altre persone la chiamavano con titoli maschili, conte, colonnello, comandante. Ora erano i soldati a farle pesare il suo essere donna. Le battute pesanti di alcuni, apprezzamenti volgari di altri erano all'ordine del giorno, a lei non davano fastidio, non le interessavano, aveva imparato a non avere paura di niente e di nessuno.

Si era già scontrata con loro, in duello. L'avevano sfidata e aveva vinto. Nonostante fosse una donna muscolosa, per l'epoca in cui viveva, rispetto a un uomo non si potevano certo fare paragoni. Pensava spesso alle differenze fisiche tra uomini e donne. 

La forza di Andrè quando si era dichiarato l'aveva stupita, le mani più grandi, le braccia più forti, l'avevano bloccata come in una morsa, con facilità. Non aveva mai notato la sua forza. Si strinse nella coperta. 

Aveva capito che in quegli anni lui aveva cercato di controllare il suo vigore. Ora che ci pensava era da tanto che non facevano a pugni come quando erano ragazzini. 

Se ci avessero riprovato ora, in maniera seria, l'avrebbe di sicuro battuta, spaccandole qualche osso. 

Per la scherma non c'erano problemi, in questa disciplina non serviva certo la forza bruta; agilità, leggerezza, velocità erano le doti naturali che possedeva, nessuno riusciva a batterla. 

Era riuscita a sconfiggere un soldato che era il doppio di lei in stazza senza alcuno sforzo. Andrè amava tirare di scherma con lei anche se perdeva sempre, spesso la prendeva in giro: "Sei troppo agile, mi batti sempre anche perché pesi meno". Sorrise al ricordo,

"E' una beffa del destino, io che mi considero un uomo sono trattata come una donna".  Pensò.

Sentì bussare alla porta, rispose di entrare. Era Andrè, era appena tornato. Il naso e le guance erano rosse per il freddo, indossava una

camicia bianca e dei calzoni marroni, si era cambiato, non portava la divisa. Oscar aveva notato che le sue mani erano arrossate i capelli un po' umidi. Le aveva portato un vassoio con sopra una tazza e delle zollette di zucchero, da esso proveniva un buon odore di cioccolata.

Stava aspettando un suo ordine, per entrare o per andarsene in attesa che si fosse rivestita. Oscar, si strinse nella coperta per coprirsi un po' di più, pensava che fosse la governante, aveva dato una risposta automatica, non pensava di trovarselo davanti conciata in quel modo. 

La coperta le lasciava scoperte le spalle e le gambe, cercò di nascondere l'imbarazzo parlando per prima. "Entra pure, Andrè. Non stare lì impalato sulla porta, entra il freddo." La sua voce era sicura, priva d'imbarazzo. Ma il viso e il decolté erano rossi, il fuoco rendeva meno visibile il suo imbarazzo. Andrè si avvicinò al tavolino per appoggiare il vassoio, guardava Oscar seduta accanto alle fiamme. 

La pelle così bianca i capelli avevano riflessi ambrati, era la prima volta che la vedeva semivestita, anzi quasi nuda. Gli era venuto un colpo, ma aveva cercato di mantenersi calmo e indifferente.

Doveva farlo per cercare di non creare una frattura ancora più ampia tra loro. Oscar notò che i movimenti di Andrè erano sicuri, ma lenti. Lo vide avvicinarsi verso la porta per andarsene. Oscar lo fermò chiedendogli di sedersi vicino a lei davanti al fuoco per scaldarsi un po'. Andrè rimase sorpreso della sua richiesta, era da tanto che non stavano più insieme, che non facevano più le stesse cose insieme. Per pudore, per quello che c'era stato tra loro e a causa degli impegni di lavoro che li tenevano lontani. Andrè era consapevole di aver causato questa situazione.

Cercava di starle lontano il più possibile per non darle fastidio, ma nello stesso tempo le era vicino per proteggerla, per lui era inconcepibile stare lontano da lei. Gli era sembrata molto strana la richiesta di Oscar, decise di rimanere, richiuse la porta, andò a sedersi vicino al fuoco, accanto a lei.

Mise le mani davanti al fuoco per riscaldarle. Oscar aveva il viso voltato verso la finestra "Sta nevicando tanto, se continua così per domani sarà un problema tornare a Parigi", si girò per guardarlo. Andrè sorrise. "Ricordi come ci divertivamo con la neve quando eravamo piccoli?" Oscar sorrise al ricordo. Le battaglie di neve erano all'ordine del giorno, stavano ore a tirarsi palle di neve, a rincorrersi, a fare pupazzi di neve; finché le

guance e il naso non diventavano rossi, i vestiti e le scarpe zuppi di neve e acqua. 

Oscar ricordava bene le sgridate che si prendevano dalla nonna, ogni inverno, perché si buscavano il raffreddore; ma era troppo divertente giocare nella neve fresca, sentire il freddo penetrarti nelle ossa, ma nello stesso tempo avere caldo e sudare per il movimento. Respirare l'aria più fresca e buona, sentire sotto le scarpe la neve che scricchiolava e faceva cric croc. Era troppo bello giocare con Andrè che sperava di non farsi trovare nascondendosi dietro ad un albero, ma lei lo scopriva puntualmente perchè seguiva le impronte sulla neve. Era bello ritornare in casa, nella calda cucina, togliersi gli stivali bagnati riscaldare il corpo con la cioccolata calda. La mattina dopo puntualmente la nonna dava ai due bambini latte caldo e miele perchè si erano presi mal di gola e raffreddore.

"Ho voglia di latte e miele, la nonna ce lo preparava sempre quando eravamo piccoli" Oscar voltò la testa verso destra, a bocca aperta, stava guardando il suo amico d'infanzia; le aveva letto nel pensiero, come sempre. "Tua nonna mi ha preparato la cioccolata, ne vuoi un po'?"Oscar fece per alzarsi, ma Andrè le prese il braccio destro e la fece sedere sul tappeto. "No, grazie Oscar. Sto bene così. sai stavo ripensando a quando eravamo piccoli e giocavamo nella neve." Oscar si mise a ridere, una risata nervosa. 

Si strinse la coperta addosso per coprirsi un po' di più, si vergognava di essere nuda, completamente nuda e di avere Andrè così vicino, anche se la sua vicinanza non gli dava fastidio, sentiva il suo corpo caldo sulla sua destra. Mesi prima aveva avuto paura di lui, ora la sua presenza le era

indispensabile. "Anche io." Andrè sorrise a sua volta, "Mi piaceva buttarmi sulla neve soffice appena caduta, mi ricordo che tu ti divertivi a scrollare la neve sui rami e a farmela cadere addosso. Poi dopo aver giocato ritornavamo stanchi a casa e la nonna ci preparava sempre qualche cosa di caldo per ristorarci." Andrè si stiracchiò, allungando le braccia verso l'alto e le vertebre della schiena. Oscar lo guardò, notò che il viso era ancora un po' arrossato, sulle guance c'era un leggero velo di barba scura.

Andrè appoggiò le mani per terra per reggersi, il tepore del fuoco gli stava facendo venir sonno, ma i suoi sensi erano allerta per la vicinanza di Oscar, era da tanto che non le stava così vicino fisicamente.

Anche in caserma non aveva occasione di starle accanto, la vedeva sempre per pochi minuti, ma era distante, fredda.

Lui capiva la situazione, aveva già cominciato ad avere problemi con gli altri soldati, lo consideravano una spia, un cane del

comandante. Più volte aveva sentito le loro battute "Eccolo qui, il servo del comandante." Lo trattavano con disprezzo, non si fidavano. Non era

ancora successo nulla, ma sapeva prima o poi che avrebbe dovuto difendersi.

Non gli piaceva menar le mani, ma se fosse stato costretto si sarebbe difeso. L'unico con cui riusciva a parlare e a confidarsi era Alain. Solo

lui riusciva a cavargli qualche parola di bocca, ma poi capiva che certi argomenti, riguardo ad Oscar non si potevano toccare e lasciava perdere.

"Certo che diventi un riccio quando si tratta di quella donna in uniforme, non so che cosa vi leghi, sono fatti che non mi riguardano, ma stai attento, Andrè, gli altri ti considerano una sua spia." 

Era così assorto nei suoi pensieri che non sentì Oscar alzarsi rivestirsi e risedersi accanto a lui.

"Andrè, Andrè." vedendo che non rispondeva, si era decisa a toccargli una spalla, il gesto lo fece trasalire.

"SI". Andrè guardò Oscar con stupore. "Eri così assorto nei tuoi pensieri che non ti sei accorto di nulla." Si mise a ridere, per mia fortuna

pensò. Sarebbe morta di vergogna se lui si fosse girato e l'avesse vista nuda mentre si rivestiva. 

Rimanere nuda, anche solo con una coperta la faceva sentire insicura, ma la cosa che la imbarazzava di più era la sua vicinanza. 

Si era accorta che Andrè era davvero un bell'uomo. Da un po' di tempo c'era qualche cosa che non andava in lei, quando gli stava troppo vicino il suo cuore iniziava a batterle più forte, senza volerlo. 

Si ripeteva che non poteva innamorarsi assolutamente del suo migliore amico, che era un uomo e non aveva tempo di pensare all'amore; aveva amato una volta e non aveva più voglia di soffrire. 
Se la sua mente diceva questo, il suo corpo reagiva in un altro modo. 

"Scusami, Oscar. Ultimamente sono un po' stanco, per fortuna che per Natale avremo una breve licenza, così potrò dormire di più". Andrè si mise a ridere mettendo una mano dietro la testa. 

Oscar guardò il fuoco aggiungendo: "Domani mattina dovremo partire presto, se continua a nevicare così impiegheremo parecchio a raggiungere Parigi, ci conviene andare a dormire". Andrè si alzò, "Allora, Buona Notte, Oscar" Anche Oscar si alzò lo guardò negli occhi, 

"Buona notte, Andrè". Vide che si avvicinava alla porta per uscire, si girò un'ultima volta per salutarla con un cenno del capo; lei gli sorrise. Prima di andare a letto, dopo aver bevuto la cioccolata, ripensò a quello che era successo nella stanza. Era la prima volta dopo tanto tempo che era riuscita a rimanere accanto ad Andrè senza rancore, senza paura, era riuscita ad avere ancora fiducia in lui, aveva ritrovato un amico o forse qualche cosa di più.

Ho ritrovato questa storia, scritta veramente un bel po' di anni fa, forse era il 2001, spero vi piaccia.


   
 
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