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Autore: BlackRose96    28/03/2018    0 recensioni
Siamo noi a scegliere chi amare o è l'amore a scegliere noi?
A tentar di risolvere questo dilemma è proprio Draco Malfoy, da sempre abituato a non provare sentimenti per nessuno, che costretto ad affrontare una maledizione scagliata contro la sua famiglia secoli fa, capisce che la sua unica ancora di salvezza è lei: la lurida mezzosangue.
Dal prologo:
"Guardai la luna, l’unica compagnia che avevo durante la prigionia, oltre ai miei carnefici. Era pallida, circondata dagli astri e dalle costellazioni. I miei occhi ne scorsero una in particolare. La costellazione del drago. Un momento di lucidità. Le sue azioni non potevano restare impunite. Mi sarei vendicata, non m'importava se quando sarebbe successo il mio corpo sarebbe diventato cenere da secoli o da millenni. Me l’avrebbe pagata, in un modo o nell’altro.
Eravamo arrivati sul patibolo, centinaia di persone mi guardavano, ma non m’importava, il mio sguardo era concentrato solo su uno. Draco Malfoy. "
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 15


Ebbene si, chi non muore si rivede! Eccomi qui, dopo ben quattro anni a scrivere un altro capitolo.. probabilmente chi seguiva questa storia l’avrà dimenticata, e come darvi torto.. ma sono qui, consapevole di ciò, a portare a termina quella che in fondo sento come una mia “creatura” che nel bene e nel male ho sempre considerato un puzzle incompleto. Perciò eccomi qua, di nuovo davanti al PC a provare a mettere insieme due parole, cosa che non sono più abituata a fare. Non ricordo come avevo in mente di far sviluppare la storia, perciò questo è un nuovo inizio. Buona lettura :*



Quando aprì gli occhi, quella mattina, Hermione percepì una sensazione diversa.
Sentiva uno strano calore avvolgerle il cuore, calore che sapeva di casa, di famiglia, di pace.
Poi realizzò: i suoi amici, fratelli e compagni l’avevano raggiunta in quella che rischiava di essere una missione suicida.In quel mondo magico cui aveva ignorato di appartenere per la prima parte della sua vita, Harry e Ron rappresentavano la sua famiglia.
Adesso c’era anche Malfoy anche se era ancora molto presto dare un nome alla loro relazione.
Hermione aveva ancora un sacco di dubbi a riguardo, dubbi che non vedeva l’ora di togliersi non appena tutto quell’inferno fosse finito. Se fosse finito.
Qualcosa non quadrava, una sorta di timore, misto a panico le attanagliava il cuore, e per la prima volta in vita sua non era sicuro che tutto sarebbe finito bene.
Nonostante le difficoltà, ogni volta che veniva sottoposta a una sfida sapeva di farcela e di uscirne alla grande. Che i sentimenti che iniziava a provare per Draco la stessero rammollendo?
Con una scrollata di spalle e uno sbadiglio in grado di rubare tutto l’ossigeno circostante si alzò e notò subito come il resto della ciurma stesse ancora dormendo profondamente.
Indecisa se svegliare i compagni per avviare presto le ricerche o iniziare a lavarsi e vestirsi con tutta la calma del mondo, optò nel frattempo per preparare il suo amato caffè.
Fu proprio quando portò la tazza bollente alle labbra che due mani forti le strinsero le spalle in una morsa.
< Non me ne offri neanche un po', lurida mezzosangue? >
< Sapevo che alla presenza dei tuoi amici saresti tornato a essere il solito stronzo > rispose ancora assonnata la grifondoro, porgendo una tazza di caffè al serpeverde.
< E’ una bella giornata. Andiamo a fare due passi > ordinò Draco Malfoy con il suo caratteristico tono superbo.
Hermione lo seguì stizzita, ma senza ribattere: odiava il suo essere così arrogante, ma aveva troppa voglia di passar del tempo con lui. Da quando erano arrivati i rispettivi amici sembrava esser passato un secolo che non stavano più soli.
I luminosi raggi del primo sole filtravano ogni singola foglia della boscaglia che li circondava, creando un effetto luce che nessun incantesimo avrebbe potuto riprodurre.
Era così bello camminare a fianco a lui, si ritrovò a pensare la ragazza, lontani da tutto e da tutti.


A Harry quasi venne un embolo quando svegliandosi non trovò l’amica a fianco a sé.
In fondo era per la grande preoccupazione che aveva per lei che aveva deciso di viaggiare nel tempo insieme ai serpeverde.. effettivamente, quest’ultima cosa avrebbe potuta evitarla, pensò.
Scrollò le spalle, ormai era andata, ma dove diavolo era finita Hermione?
Ancora con gli occhi socchiusi si sporse per prendere gli occhiali tondi e poggiarli sul naso, sperando che magari in questo modo la situazione sarebbe diventata più chiara, ma nonostante l’abissale differenza visiva, di Hermione non c’era traccia.
Si precipitò fuori dalla tenda con addosso soltanto gli slip, accorgendosi con un brivido, in un secondo momento, di questo piccolo dettaglio.
< Và a coprirti, Potty. Non sei per niente un bel vedere > lo canzonò Pansy Parkinson appena lo vide.
< Hai visto Hermione? > la ignorò il bambino sopravvissuto.
< No, non ho visto la tua piccola Sanguesporco, Potter. Ma ho mandato un patronus a Draco >.
Harry la osservò e fu come se la vide per la prima volta: non la solita serpe che prendeva in giro lui, Ron, Ginny ed Hermione per i corridoi, né quella che faceva carte false per far perdere punti ai Grifondoro, ma solo una ragazza sinceramente preoccupata per il suo amico. Harry a quel pensiero scoppiò a ridere, irritardo la mora che gli lanciò uno sguardo truce.
< Beh, che diavolo hai da ridere, Potter? > gli sibilò infastidita.
< Rido, se penso che io e te siamo molto simili.
Guardaci, così diversi ma entrambi qui fuori, appena svegliati, a cercare i nostri amici. > poi si interruppe di colpo < Un momento.. anche Malfoy è sparito? Che siano..>
< Eccoli!> esclamò Pansy ignorando in malo modo il giovane Grifondoro e indicando Draco e Hermione che si facevano largo tra i cespugli, scambiandosi qualche sorriso incerto.
Pansy li guardò infastidita per un momento, poi fece per tornare nella tenda
< Dì loro di sbrigarsi. Non abbiamo tempo da perdere> e si dileguò.
< Dove siete stati? > tuonò Harry non appena l’amica fosse abbastanza vicina in modo da afferrarle il braccio e trascinarla dentro.
Hermione si dimenò e lo spinse via bruscamente
< Merlino, Harry, mi stai facendo male! Cosa diavolo ti è preso? > protestò la ragazza, incredula nel vedere il suo migliore amico così furioso.
Harry fece un paio di respiri profondi, cercando di calmarsi, e l’abbracciò.
< Perdonami, Herm. Non vedendoti mi sono preoccupato, scusami.. >
Probabilmente tutto quel fracasso svegliò Ron, il quale, visibilmente frastornato, li raggiunse trascinando i piedi e portandosi subito le mani agli occhi quando la luce del giorno lo abbagliò.
< Và a indossare il maglione della bisnonna e fallo di corsa, Weasleyuccio> lo provocò Draco mentre passandogli accanto gli urtò volontariamente la spalla < Dobbiamo muoverci > .


< Allora? Formiamo due gruppi o tre? > bofonchiò Ron sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
< Direi che dividendoci in tre gruppi possiamo suddividere meglio e in minor tempo i luoghi da setacciare.
Hermione con me e Ron, Draco con Pansy e Blase con Nott. Domande? > illustrò sbrigativo Harry.
< Si, Sfregiato. Chi ti ha messo al comando? > sibilò Draco, furioso al pensiero di dover prendere ordini da lui.
< Cosa suggerisci, Malfoy? > sbottò Harry
< Vi sembra il caso di litigare anche in questa situazione? > si intromise Hermione, già stanca a poche ore dal suo risveglio.
< Zitta, Mezzosangue! Nessuno ha chiesto la tua opinione. > la trafisse Draco, ormai tornato alle vecchie abitudini.
< Stà zitto tu, Malfoy! Ricorda che senza Hermione andresti presto a far compagnia al tuo capostipite.
< Ora basta!> intervenne Pansy sbattendo le mani sul tavolo
< I gruppi li decido io, e guai a chi oserà fiatare! Io, Nott e Zabini setacceremo la zona Est, Draco e la Sanguesporco andranno a Nord e Potter e Weasley a Ovest. Tutto chiaro? In marcia! >


< Perché mai Pansy avrebbe fatto una cosa del genere? >
< Non so di cosa tu stia parlando >
< Mettere te e me insieme > indagò Hermione < Non ha senso! >
< Smettila di cercare di risolvere anche “casi” che non esistono Mezzosangue. Piuttosto ringrazia di poter trascorrere altro tempo con me > la stuzzicò Draco con quel ghigno che ormai le era diventato familiare.
< Allora.. cosa stiamo cercando di preciso? >
< Indizi.. risposte.. qualsiasi cosa possa aiutarci a saperne di più e a impedire la maledizione > spiegò distratta Hermione, ormai calatasi nel ruolo.
Camminarono per ore, o forse per minuti.
Entrambi persi nei propri pensieri, non si rivolsero quasi la parola mentre non riuscivano a non pensare a come a ognuno venisse naturale camminare al fianco dell’altro, quando all’improvviso il rumore di un ramoscello spezzato li riportò con violenza alla realtà.
< Malfoy… guarda.. >
Intravidero quello che doveva essere l’antenato di Draco farsi largo,circospetto e guardingo, in mezzo al bosco e Draco si affrettò ad attrarre Hermione contro il suo petto, in modo da non farsi vedere, nascosti dietro l’enorme quercia a pochi passi da loro.
L’antenato di Malfoy si voltò di scatto udendo rumori alle proprie spalle e si guardò intorno con fare losco. Non vedendo nulla, proseguì per il suo sentiero.
Si stava dirigendo verso un pericolante maniero che sembrava voler crollare da un momento all’altro, apparentemente inabitato.
Tirando sù il cappuccio del mantello l’uomo del passato giunse in prossimità dell’ingresso principale e rallentando il passo cercò di sistemare il mantello stroppicciato, come a volersi dare un minimo di contegno, e senza bussare entrò spalancando la porta e senza troppi complimenti fece qualche passo al suo interno, arrestandosi di colpo.
< Isobel.. > sospirò il vecchio (all’epoca giovane) Malfoy, sbattendo la porta alle sue spalle.
In quell’esatto istante Hermione scattò un salto felino fuori dal loro nascondiglio e raggiunse in poche falciate la fatiscente finestra adiacente all’ingresso principale.
Draco imprecò tra i denti, possibile che quella grifona non riuscisse mai a farsi i fatti suoi?
< Che problemi hai, Mezzosangue? Vuoi forse farci ammazzare? > le sibilò furioso appena la raggiunse.
Hermione lo zittì letteralmente, tappandogli la bocca non proprio con delicatezza.
< Ti ho già detto che qui non sei il benvenuto > intimò una voce femminile all’interno del maniero.
< Isobel ne abbiamo già discusso. Non sei nella posizione di protestare, cerca di prestare attenzione a ciò che dico, solo per questa volta. Tutta la città ti vuole morta, non hai via di scampo. Se vuoi che ti aiuti sai già cosa devi fare. > ghignò maligno l’uomo con cui parlava.
Non riuscendo proprio a resistere, Hermione si alzò in punta di piedi facendo capolino alla finestra della stanza.
All’interno il casale era addirittura peggio che all’esterno. Il pavimento, mezzo sfondato, era sudicio e pieno di macerie che provenivano probabilmente dal tetto, crollato anche esso.
In fondo, nell’angolo più buio della casa, un calderone circondato da piante che la ragazza non aveva mai visto nella serra della professoressa Sprite, ma invece, le pareva di ricordare, nel libro di biologia della sua scuola babbana.
Non fece in tempo a sondare il resto della stanza, che un paio di occhi color ghiaccio la trafissero, immobilizzandola.
Occhi di un color ghiaccio a lei così familiari, fatta eccezione per un piccolo dettaglio: nemmeno lo sguardo più sprezzante che Draco le avesse mai rivolto era mai stato così intriso d’odio come quello che le stava rivolgendo il suo alter ego in quel momento.
< Draco..scappiamo! > riuscì a farfugliare Hermione Granger mentre i signori presenti nella stanza accorrevano a vedere chi fosse l’intruso.
Prevedendo quella eventualità, Draco, senza né se né ma avvinghio al suo collo e a quello della grifondoro la giratempo, senza badare troppa attenzione a quanto stesse facendo roteare la lancetta dell’orologio.
I volti che fino al momento prima stavano spiando sparirono lasciando posto a un vortice nero nel quale erano stati risucchiati, e, dal quale, temettero non avrebbero fatto più ritorno.
  
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