Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Enchalott    31/03/2018    5 recensioni
“Maledizione, donna! Io sono un Saiyan! Non aggiungere altro o…”.
Lui l’aveva fermata, ma la sua voce si era spezzata per la profonda commozione che quelle parole gli avevano cagionato ed era rimasto con gli occhi piantati su di lei: occhi neri come il fondo dell’inferno, vissuto suo malgrado in anima e corpo, ma risputato in faccia all’universo per rivalsa. Finché quel dannato nodo in gola non si era fatto seppellire dall’orgoglio. Aveva incrociato le braccia, aveva reso il suo sguardo il più freddo possibile e aveva affermato: “Quello che dici non ha senso per me”. Ma ne aveva, stradannazione, soprattutto da quando aveva incontrato lei.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
48 minuti
 
“Ogni volta che la Terra rischia grosso, noi mettiamo al mondo un figlio!” dichiarò Bulma.
Vegeta sogghignò, camminando lentamente per la stanza con la piccola Bra tra le braccia, tentando di farla addormentare. Gli occhioni azzurri della neonata rifiutavano di chiudersi. Lo fissava con quel sorrisetto ironico, su cui lui non poteva recriminare, in quanto era in tutto e per tutto uguale al suo. Anche il ciuffetto ispido di capelli azzurri, che aveva destato tanta curiosità durante la festa per la nascita, ricordava la sua chioma ribelle. Soprattutto ora, che era in grado di trasformarsi in super Saiyan Blue e i suoi capelli neri, in quello stato divino, assumevano il colore del mare.
Iiah…” rispose ridendo “Dovrebbero essere molti di più, allora”.
La ragazza lo guardò reggere delicatamente il fagotto scalpitante e pensò che fosse incredibile scorgerlo impegnato in quell’atto così paterno che, quando era nato Trunks, non aveva quasi mai compiuto. Il principe si era spogliato dell’abito da battaglia saiyan, che considerava formale: indossava un’aderente canottiera nera e un paio di morbidi pantaloni bianchi da training. Era terribilmente attraente.
“Forse hai ragione” ammise lei “Da quando Lord Beerus si è risvegliato dal suo “pisolino”, non abbiamo avuto altro che problemi!”
“Ssssh! Vuoi che ti senta?”
“Ma figurati… Staranno dormendo tutti, dopo la quantità di cibo che hanno ingerito oggi…”
“Speralo. Se il dio della distruzione si offende, siamo in guai ancora peggiori, lo sai” rispose il principe, deponendo la figlia addormentata nella culla.
Quarantotto minuti di combattimento all’ultimo respiro, nella battle royale del Budokai Uchuichi, all’ultima stilla di sangue e di orgoglio. Per proteggere Bra e Trunks e, prima di ogni esistenza, lei… la sua Bulma.
La guardò, facendole cenno di seguirlo fuori dalla camera della loro bambina.
“Anche perché” continuò, cingendola con veemenza ai fianchi “Non gradirei proprio essere disturbato, stanotte…”
La ragazza gli passò le braccia intorno al collo e si lasciò sfiorare le labbra con trasporto, percependo il suo ardore, consentendo alle ultime tracce di tensione residua di fuggire via.
Quarantotto minuti in cui non aveva avuto sue notizie ed era rimasta sospesa, con il cuore in gola, mentre il destino del Settimo Universo era nelle mani di un pugno di guerrieri impavidi e persino gli dei avevano tremato.
“Ogni volta che ti vedo indossare velocemente la tua dogi, spesso nel cuore della notte, per buttarti a combattere contro un nuovo nemico, io…”
Lui le sollevò il viso, gli intensi occhi d’ombra luminosa scintillanti nei suoi.
“Io tornerò sempre da te”.
“Vegeta, stringimi forte…”
Non se lo fece ripetere. Senza di lei, quei quarantotto minuti sarebbero stati gli ultimi.
 
Bulma percepiva i battiti tranquilli del cuore di lui, con la guancia appoggiata al suo petto nudo. Sentì il suo braccio circondarla, la sua mano carezzarle la schiena.
“Neanche tu riesci a dormire?” gli chiese sottovoce.
“Con tutta l’adrenalina che ho ancora in corpo, non dormirò per una settimana…” commentò Vegeta ironico.
“Potrebbe essere interessante” rispose lei, seducente “Non riesco ancora a credere che ce l’abbiamo fatta…” aggiunse con un sospiro rilassato.
Chi!” borbottò lui “Promessa saiyan”.
Quarantotto minuti in cui l’immagine della fiducia negli occhi lei, che lo salutava con le braccia levate al cielo scuro, gli era rimasta impressa a fuoco, insieme con il giuramento di vincere, di salvarli ad ogni costo.
“Ah, quando sfidano voi Saiyan, anche solo implicitamente…”
La ragazza si sollevò, appoggiandosi a lui: si abbracciarono, accesi di passione infinita, nella semioscurità della placida notte stellata.
“Tornerai ad allenarti con Goku su pianeta di Lord Beerus?”
“Con Freezer di nuovo in giro non possiamo certo perdere tempo!” rispose lui incupendosi “Non potevano evitare di resuscitarlo! Maledizione! Starà già radunando un esercito… Se ci penso, mi viene un nervoso tale, che rischio di dire quello che penso in faccia all’Hakaishin, che si irriterebbe come al solito e mi ucciderebbe! Invece, devo vivere per superare il limite, che noi Saiyan abbiamo dimostrato di non avere, e rimandare il bastardo all’inferno! Altro che premio per aver combattuto bene!”.
Bulma rise: “Non penso che Lord Beerus ti ucciderebbe mai, ma comunque aspetta un paio di giorni, non cambierà nulla. Anche Goku vuole passare un po’ di tempo con la sua famiglia. Davvero, però, quel Freezer è terrificante, è la vostra nemesi!”.
“Sarà meglio che Kakarott non si prenda una vacanza troppo lunga. Oggi quell’idiota mi ha confessato che non riesce a risvegliare il suo Migatte no Gokui a piacimento. Non sa come ha fatto lassù. Per necessità, dice. Vedrai che Whis lo vorrà istruire con l’obiettivo di farglielo controllare. E io non me ne starò certo a guardare”.
“Tipico suo. E tuo. Non vi sono bastati i quarantotto minuti al cardiopalmo. Anche durante la festa vi siete azzuffati, come al solito” commentò Bulma rassegnata.
“Noi Saiyan ci divertiamo così. Con Kakarott non c’è la sopravvivenza dell’universo in gioco e ho tempo per riflettere. Ma non troppo, come suggerisce Whis” rispose lui soddisfatto
Lei sorrise: “Mi ha riferito C18 che, alla fine, Freezer ha accettato di aiutare Goku senza tradirlo. Stento quasi a crederlo.”
“Credici pure…” fece Vegeta alzando gli occhi al cielo “Una scena disgustosa. Quell’essere spregevole ha fatto i suoi interessi, se non si fosse adeguato, saremmo stati sconfitti. Non ha agito certo per generosità, mirava alle super Sfere del Drago. Ma persino uno come lui sa che i Saiyan non mancano mai alla parola data. A furia di scontrarsi con noi, ha imparato che siamo corretti. Kakarott è un ingenuo, ma di lui ci si può fidare sempre”.
“Anche di te…” affermò lei con dolcezza.
Vegeta arrossì leggermente e serrò l’abbraccio, lo sguardo sulla sua donna.
Quarantotto minuti in cui il suo cuore si era colmato di lei e di tutto ciò che lei gli aveva donato, di ciò che lei gli aveva tirato fuori dall’anima, in cui orgoglio e altruismo si erano combinati generando una potenza invincibile.
Sogghignò: “Freezer può fidarsi anche di me, sa che se osasse anche solo respirare vicino alla Terra, lo ammazzerei senza esitazione. Non è né al mio livello né tantomeno a quello di Kakarott, si è solo risparmiato vigliaccamente durante il torneo. Ed è ancora andata bene che non gli è spettato alcun desiderio! Se avesse chiesto al Drago degli Dei qualcosa a proprio vantaggio, Zen-Oh avrebbe distrutto anche l’universo vincitore, in quanto egoista…”
“Oh, per le galassie!” esclamò lei spalancando gli occhi.
Quarantotto minuti in cui aveva pregato che Vegeta tornasse a casa vivo, che tornasse da lei… o solo di morire tra le sue braccia, con gli occhi nei suoi e il suo respiro sul viso, se il destino avesse deciso altrimenti.
“Anche tu avresti chiesto al Drago di ripristinare tutti gli universi, vero?” gli domandò con un sorriso, sfiorandogli con le dita il viso imbronciato.
Hah. Non solo il Sesto, come ho promesso a Kyabbe, tutti.” assentì il principe, baciandole la mano alla maniera saiyan. “È stato terrificante vederli sparire uno dopo l’altro… Zen-Oh ha giocato a un gioco crudele. Anche se è il dio del Tutto, non ha il diritto di estinguere così la vita in base a non si sa quale criterio di giustizia…”.
Bulma lo fissò commossa: difendere, non offendere… amare, non odiare… essere orgogliosi, non superbi… comprendere anziché condannare. Era dentro di lui, c’era sempre stato, dentro al guerriero che era giunto per sterminarli, dentro all’uomo che era morto e tornato per amore di lei e che l’aveva incendiata con la sincera e bruciante verità del suo sguardo.
Il principe si lasciò accarezzare da quegli occhi turchesi, che erano il suo universo.
“Mi è bastato vedere come ha cancellato dall’esistenza il futuro devastato da Zamasu…” inorridì lei, ripensando ad uno dei rischi che avevano corso nei mesi precedenti. Si accoccolò più stretta a suo marito, che le insinuò la mano tra i capelli.
“Kyabbe è quel Saiyan del Sesto Universo, vero? Quello carino, che hai conosciuto al torneo indetto da Lord Champa… quello che ti chiama maestro?”.
Vegeta le sollevò il mento con l’indice e la guardò interdetto: “Carino!?” pronunciò con terribile serietà.
“Non sarai geloso dopo dieci anni di matrimonio?” domandò lei maliziosissima.
Iiah…di un ragazzino poi…” grugnì lui “Ma se ti piace tanto, posso portarti la sua testa” aggiunse, mentre la baciava, marcando stretto il territorio.
“Oh, piantala!” rise lei, ricambiando il bacio “Non ti ha invitato a visitare il suo pianeta?”
“Sì. Meditavo di portare anche te su Sadala, non riuscirei a sopportare il viaggio da solo con Kakarott. Ma se la pensi così…”
“Io penso” fece Bulma seducente, spostandosi lungo il suo corpo atletico “Di essere perdutamente innamorata di te, principe di tutti i Saiyan. E che non esista cura”.
Vegeta le passò le mani lungo i fianchi, trafiggendola con un’occhiata intensa e feroce, comunicando i suoi sentimenti in silenzio, come solo lui sapeva fare.
Quarantotto minuti in cui aveva gridato davanti a tutti che non avrebbe mai sacrificato né il suo amore né il suo orgoglio, che non avrebbe mai rinunciato ad essi. A lei. In cui, stremato e ferito, aveva lasciato la sua speranza tra le mani di Kakarott, con la certezza che i desideri di lui fossero identici ai suoi.
“Fammi vedere” le rispose, imprigionandola a sé.
 
“Raccontami” sussurrò la ragazza, accarezzandogli i capelli folti “Raccontami i quarantotto minuti peggiori della mia esistenza. Raccontami di come avete fatto a salvare l’universo”.
Il principe rievocò i ricordi precipitosi della battaglia di poche ore prima, lo fece tra le sue braccia, esorcizzando per sempre l’azzardo rischioso cui erano stati sottoposti.
“Ogni minuto, in quelle condizioni, è risultato un’eternità” sospirò.
“Lo so…” rabbrividì lei.
“Abbiamo vinto essenzialmente per due ragioni, secondo me” considerò lui con lucidità “La prima è stata la fiducia reciproca. Nonostante Freezer. La forza da sola non sarebbe stata sufficiente, dato che alcuni degli avversari erano perfettamente in grado di tenerci testa. Li abbiamo sconfitti perché al loro potere non corrispondeva una altrettanto grande generosità: sostanzialmente, sono risultati individualisti, più votati a dare bella prova di sé, che disposti ad accogliere le speranze dei loro compagni. Solo qualcuno è stato in grado di comprenderlo, ma tardivamente”.
“E tu hai combattuto da solo?”
Iiah… a volte con Kakarott, a volte uno contro uno…”
“Avete effettuato la fusione come contro Majin-Bu e Zamasu?”
“No, troppo imprudente… e poi Kakarott tende sempre ad abbassare la guardia! Quando ha tentato la prima Genki Dama contro Jiren, se non gli avessi guardato le spalle, si sarebbe fatto fregare come un babbeo! E dire che Whis lo ha messo in guardia!”.
Bulma sorrise: i due Saiyan altercavano per qualsiasi cosa con la stessa intensità con cui si rispettavano, si aiutavano e vegliavano l’uno sull’altro, come fratelli, legati nel sangue e nella fiducia reciproca. Quella era la loro vera forza interiore.
“Tra tutti, l’avversario più ostico contro cui ho combattuto è stato Toppo, dell’Undicesimo Universo. Aveva lo stesso potere degli Hakaishin, gli dei della distruzione: ha dato del filo da torcere anche al mio super Saiyan Blue!” continuò Vegeta corrucciato “Chi! Mai visto un presuntuoso come quello! Ha osato insultare me e i valori in cui credo, vantandosi di aver rinunciato a tutto, pur di ottenere quel livello di energia. Povero idiota! Secondo lui avrei dovuto gettare via tutto ciò che io sono… il mio orgoglio di Saiyan, la mia promessa a Kyabbe, i miei sentimenti per te, il desiderio di proteggere i nostri figli…”
La commozione salì al cuore di lei, facendole vibrare l’anima in quella dichiarazione d’amore profondo, nascosta nella concitata narrazione dell’ennesimo duello del principe guerriero.
“Io non sono come lui! Non rinuncio proprio a niente! Figurarsi farmi battere da uno come quello, poteva andarsene al diavolo immediatamente! Mi sono talmente arrabbiato, che sono andato in full power e ho superato il pieno potere divino!”
La guardò, mentre i ricordi recenti e remoti si riverberavano nella sua memoria, nessuno privo del pensiero di lei. Dal primo istante in cui l’aveva vista.
“Ho usato lo stesso colpo autodistruttivo che ho inflitto a Majin-Bu e l’ho sbattuto fuori dal ring! Non sai la soddisfazione…”
“Vegeta!” esclamò lei, spaventata a posteriori.
“Non sono un fantasma, mi pare sia stato evidente stanotte…” sogghignò lui sollevando il viso “Sono più forte di allora e non avevo affatto intenzione di lasciarci la pelle”.
“Tu…” mormorò Bulma in preda all’emozione “Gli hai davvero detto così?”
Hah, certo! Gli ho ricacciato la stupidità e la strafottenza in gola!”
“Io penso che tu gli abbia dato una lezione di integrità morale, più che di arti marziali…”
Il principe arrossì, considerando ciò che aveva espresso più volte con fervore davanti agli dei e agli angeli di tutti gli universi. Continuò il racconto degli ultimi minuti di battaglia, cercando di vincere l’innata riservatezza.
“A quel punto, però, Kakarott era al tappeto, era davvero messo male, e anch’io non sono più riuscito a trasformarmi, avendo esaurito tutta l’energia spirituale. Ma, lo sai, arrendersi non fa parte del dizionario saiyan e non ho avuto esitazione a sfidare l’ultimo ostacolo, Jiren… Non avrebbe mai creduto che mi rialzassi, anche senza possibilità di difendermi, anche se mi stava massacrando di colpi. Mi ha chiesto che cosa mi spingesse a combattere così, con orgoglio. Chi! Evidentemente, quelli dell’Universo Undici sono duri di comprendonio! Spiegare ad un bastardo privo di emozioni come quello che cosa significa lottare per proteggere qualcosa, sarebbe stato sprecare il fiato!”. Il suo sguardo si fece di fuoco: “C’è stato un momento in cui sono quasi volato fuori dall’arena, ormai ridotta in pezzi di roccia fluttuanti nel Mondo del Vuoto, e sono rimasto appeso a testa in giù per il lembo di uno stivale. Non sentivo più niente, non vedevo più niente così com’ero, in un torpore incosciente, destinato a cadere...”.
La ragazza lo strinse forte, ascoltando con ansiosa partecipazione le sue parole appassionate, ciascuna delle quali rivelava l’uomo che era, che lei amava perdutamente.
“In quel momento, ho pensato a te, Bulma, ti ho sentita nell’anima, ho addirittura udito la tua voce, che mi spronava, che mi indicava ciò che conta davvero… lo giuro, a null’altro! Mi sono rialzato e sono rimasto in piedi con te nel cuore, con te negli occhi e sulla bocca, fino all’ultimo centesimo della manciata di secondi che ci restavano. Ho combattuto allo stremo. Ho passato la scintilla residua del mio ki a Kakarott, per svegliarlo, perché era l’unica speranza e lui mi ha percepito, mi ha compreso, mi ha promesso che l’avrebbe fatto al posto mio, quando Jiren mi ha spinto fuori… Mi dispiace… perdonami, perché non sono stato io a restare sul ring e forse avrei potuto…”
“Vegeta…”
Gli occhi di Bulma luccicavano di lacrime. Il principe la guardò, mentre una di esse le scivolava su una guancia per soverchiante emozione. La terse con il pollice e le indirizzò quel sorriso fiero e dolce che riservava a lei sola, che si era conquistato tramutando se stesso, consentendosi di ricevere e donare senza rinunciare all’orgogliosa dignità di guerriero.
“Piangi perché non ho vinto?” sussurrò ridendo.
“Oh, smettila!” fece lei con la voce ancora commossa “Tu hai vinto. Sei giunto da lontano, per vincere qui. Per vincere sempre. Hai vinto esattamente ciò che desideravi… e anch’io. Perché, senza di te… senza di te, principe dei Saiyan, amare è solo una parola tra le tante”.
Anche Vegeta cedette all’emozione e i suoi occhi nerissimi divennero lucenti, riverberando il baluginare delle prime luci dell’alba. Bulma si appoggiò morbida ai suoi muscoli perfettamente delineati e lui la circondò con le braccia, girandosi sul fianco.
“Qual è la seconda ragione, per te?” gli chiese sottovoce.
“Sei tu” rispose lui, inchiodandola con quello sguardo intenso e profondo.
“E’ per questo che mi hai baciata senza remore davanti a tutti, oggi? Era un grazie?”
“No” rispose lui cercando ancora le sue labbra “L’ho fatto perché non mi importava che gli altri lo vedessero”.
“Vedessero un bacio?”
“No. Vedessero che ti amo”.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Enchalott