Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    01/04/2018    1 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Ventisette


Trascorrono poche ore prima che Mot venga finalmente raggiunto dal fratello. Non se ne rende conto immediatamente, troppo concentrato nella spasmodica ricerca della soluzione a quel disastro che si ritrova fra le mani. Ba’al, innaturalmente silenzioso, passa alcuni lunghi minuti a osservare con cautela la figura prostrata del fratello, sentendosi in colpa per averlo lasciato solo in un brutto momento come quello, infine si fa avanti.


«Fratello» mormora in tono prudente e insolitamente delicato.


Pur con tutta la sua attenzione, osserva Mot sussultare, visibilmente scosso.


«Sei qui. Stai bene?» soffia Mot, incerto.


Un po’ confuso, a Ba’al occorre qualche secondo per metabolizzare le parole del fratello. «Sì, io… Perdonami, ho avuto qualche difficoltà e non sono riuscito a tornare prima» prova impacciatamente a giustificarsi. «Cos’è accaduto?» chiede, ora seriamente preoccupato dall’espressione tirata ed esausta di Mot.


«Il peggio» ammette, abbassando lo sguardo sconfitto.


«È… Si è liberato?» tenta Ba’al con apprensione. Tutto ciò che ottiene è un cenno d’assenso. «Cosa facciamo?» insiste, cominciando seriamente ad allarmarsi.


Mot scuote il capo e si stropiccia stancamente gli occhi, prima di provare a offrire una risposta. «Temo dovremo cercare aiuto».


Ba’al emette un piccolo singhiozzo sorpreso, poi geme scoraggiato. «La figlia di Phanês» deduce.


«Sì, purtroppo. Ora come ora non vedo altre possibili soluzioni» replica con cautela. Inoltre quello spirito oscuro lo ha, molto poco gentilmente, esortato a darsi una mossa e parlare con la donna, e Mot sente di dovergli almeno un tentativo.


«È pericoloso» protesta Ba’al.


«Lo so» concede Mot.


«Proveranno a farci a pezzi» ringhia, frustrato.


«So anche questo» assicura il fratello, indirizzandogli un lieve sorriso di scuse.


Ba’al sbuffa, decisamente contrariato, ma non trovando soluzioni migliori acconsente di malavoglia all’idea del fratello e, insieme, recuperano il loro dimenticato prigioniero e partono per il Polo Nord nella speranza di salvare il salvabile e forse anche le loro ormai misere esistenze di reietti.


*


Non trovano neppure il tempo di poggiare decentemente i piedi sul lustro pavimento dell’entrata del palazzo che una violenta raffica di ghiaccio misto a vento, sabbia dorata e nebbia oscura investe Mot, il quale si trovava alla testa del piccolo gruppo, scaraventandolo brutalmente fra le braccia del fratello che, preso decisamente in contro piede, incespica fino a schiantarsi contro il portone di accesso.


Nel trambusto che segue Ouranós assesta un calcio alle gambe di Ba’al e ritrova definitivamente la libertà, mentre l’offeso borbotta per il dolore e lancia irripetibili improperi contro i marmocchi viziati. Mot si è accasciato inerte ai suoi piedi, evidentemente intontito dal colpo ricevuto, e Ba’al si muove veloce, creando una barriera di elettricità che impedisce alla seconda offensiva di arrivare a segno e metterli in ginocchio.


«Basta!» esclama, irritato e un po’ sconvolto. «Non siamo qui per creare problemi, ma solo per parlare» chiarisce, digrignando i denti nello sforzo di mantenere sollevata la barriera, dato che il fratello ancora non dà segni di ripresa.


«Come ti aspetti che possiamo crederti?» sbotta Nyx, trattenendo il figlio dietro alle proprie spalle, intenzionata a fargli da scudo. «Raccontane un’altra, forse ti andrà meglio» replica con sarcasmo. «Avete preso mio figlio, e poi avete preso anche Pitch. Non siete affatto i benvenuti» ringhia infuriata, spedendogli contro un’altra ondata del proprio potere, sorretta dal contributo di Jack e Sanderson.


«Ve lo abbiamo riportato senza un solo graffio il dannato damerino principe del firmamento!» grida Ba’al, allarmato di fronte a una situazione che sembra voler solo peggiorare. Non può nemmeno muoversi per tentare di scansarsi da quell’attacco incrociato, o rischierebbe di far scoprire il fratello momentaneamente fuori gioco.


«Dove avete portato Pitch?» esclama di rimando Nyx, per nulla toccata dal tentativo di Ba’al.


Quest’ultimo sussulta, inorridito dal rapido degenerare degli eventi. Se ora le raccontasse la verità, probabilmente quella pazza lo incenerirebbe seduta stante senza nemmeno prendersi la briga di ascoltare il resto della storia. “Maledetta dea della notte. Dannatissimo demone. E accidenti anche a me!” si rimprovera mentalmente, frustrato da quella situazione fin troppo scottante. Trasale quando avverte la punta delle dita iniziare a congelarsi; la sua barriera sta cedendo e loro presto finiranno, nel migliore dei casi, surgelati per i prossimi due o trecento anni. “No, no, no, no…” supplica, tremando e serrando gli occhi per concentrarsi e rafforzare la barriera.


«No» soffia una voce un po’ fievole a poca distanza da lui.


Ba’al si permette un minuscolo sospiro di sollievo, riconoscendo il tono pacato del fratello.


«Devo parlarvi del demone. È importante e piuttosto urgente» continua Mot, con tutta la calma che riesce a metterci, nonostante sia ancora accovacciato a terra, poggiando la schiena alle gambe del fratello.


Nyx aggrotta le sopracciglia, osservando con sospetto gli occhi del custode dell’oltretomba e scorgendovi un qualcosa di inusuale. Improvvisamente e bruscamente interrompe l’offensiva, senza tuttavia abbassare la guardia ma facendo brevemente cenno all’Omino dei Sogni e allo spirito dell’inverno di cessare momentaneamente le ostilità.


Ba’al, stremato, ringrazia sentitamente la sua buona stella e si accascia a sua volta, poggiando le ginocchia a terra e il capo sulla spalla di Mot, il quale stiracchia un debole sorriso comprensivo e posa una mano sul suo braccio in rassicurazione.


«Comincia a spiegare e fai in modo di essere molto convincente» lo ammonisce la dea della notte, guardandolo duramente.


*


Nyx sospira stancamente, massaggiandosi le tempie doloranti, imitata dai guardiani riuniti nel salone di North. Il riassunto dei recenti avvenimenti offerto nell’ultima mezz’ora da Mot non è confortante: un demone libero di vagare indisturbato per il loro mondo non è certamente da prendere alla leggera, e Pitch ora intrappolato in un’altra dimensione è un dolore sordo nel fondo del suo cuore.


«Si può sapere per quale assurda ragione non avete cercato una soluzione al problema prima che si presentasse? E perché mai, per gli dèi, siete arrivati ad avvisarci solo ora, a cose fatte?» sbotta Nyx, frustrata nel non riuscire a scorgere la luce in fondo a quel lungo tunnel soffocante.


Ba’al distoglie prontamente lo sguardo e finge malamente di ammirare le decorazioni della fabbrica di giocattoli, mentre Mot gli lancia una rapida e rassegnata occhiata per poi risolversi a cercare di spiegare le proprie ragioni. Prima, però «C’è modo di poter avere una tazza di tisana bollente? Mi sta scoppiando la testa» ammette, agitandosi irrequieto sulla scomoda sedia che lo ha ospitato fino ad allora.


Nicholas lo fissa scettico. Avrebbe una gran voglia di prenderlo a pugni, altro che tisana. Quel tipo è il diretto responsabile della scomparsa, molto probabilmente della morte, di alcuni dei suoi yeti e della distruzione di un’intera ala del suo bel palazzo.


«Hai una bella faccia tosta» brontola stizzito. Ma si alza comunque, richiamando l’attenzione di uno dei suoi assistenti e chiedendogli di portare quanto richiesto e qualcosa anche per tutti loro. «Ora vedi di parlare chiaro, o qui finiremo per perdere la pazienza» lo ammonisce severamente, dopo che Mot ha ottenuto la sua sospirata tisana da stringere convulsamente fra le dita ghiacciate.


Cauto, il custode dell’oltretomba annuisce, abbassando lo sguardo sulle proprie mani e radunando minuziosamente idee e ricordi. «I guai sono iniziati circa dodici anni fa. Inizialmente avevo davvero questa idea di trovare un modo per riprendermi il posto che avevo perduto nel mondo. Per anni, forse perfino secoli, ho cercato una soluzione che non sembrava esserci. Ogni tentativo è stato vano, infatti; nulla, apparentemente, era in grado di darmi risultati apprezzabili e duraturi. Un vero fallimento» ammette amareggiato.


Nyx aggrotta le sopracciglia, interdetta. «Quindi non era mio padre il tuo obbiettivo?».


Mot la fissa un momento, poi scuote lentamente il capo. «Allora non credevo potesse essermi utile. Sapevo che difficilmente qualcosa o qualcuno avrebbe avuto l’opportunità di attirare la sua attenzione, così non ho mai preso veramente in considerazione quella possibilità. Troppe energie da spendere per un progetto che con ogni probabilità si sarebbe comunque rivelato irrealizzabile» spiega ragionevole.


La dea della notte, suo malgrado, è costretta ad annuire, d’accordo con l’analisi di Mot. «Continua» ordina seccamente.


Mot stiracchia un lieve ghigno e l’accontenta. «Un giorno però, durante le mie infruttuose ricerche, trovai sulla mia strada una reliquia. Subito non fui in grado di comprenderne la natura né la provenienza; quando vi riuscii, ormai, era già troppo tardi: il danno, come si suol dire, era fatto» commenta amaramente.


«Di che reliquia si trattava?» si informa Toothiana, incuriosita.


Il custode dell’oltretomba sposta l’attenzione sulla fata, fa scorrere lo sguardo sul resto dei guardiani, delle pixies presenti e perfino di alcuni incubi dall’aria incredibilmente fuori posto e derelitta raggomitolati l’uno accanto all’altro in fondo alla stanza. Un po’ perplesso e bizzarramente incuriosito scuote il capo, infine torna a concentrarsi sul proprio racconto. «Uno specchio. Non era, naturalmente, un semplice specchio; si trattava di un portale» rivela.


«Quello nel quale è finito intrappolato Pitch» avanza Nyx, comprendendo.


Mot annuisce. «Sì, lo stesso. Ma allora non sapevo ancora che fosse un oggetto tanto particolare. Stavo appunto cercando di studiarne le caratteristiche per scoprire se, in qualche modo, avrebbe potuto tornarmi utile. Fu in quel frangente che smise di riflettere ciò che mi circondava e prese invece a mostrare un mondo al di fuori del mondo» soffia, ancora parzialmente atterrito al ricordo di quella scoperta.


Ba’al, su una sedia accanto a lui, si agita nervoso, lanciando di tanto in tanto occhiate incerte e a tratti esasperate al folto uditorio riunito. Stanno perdendo una gran quantità di tempo prezioso in nozioni assolutamente superflue, almeno a suo parere, quando invece potrebbero sfruttarlo per sfornare qualche valida idea per risolvere il problema più imminente, ovvero: come arrestare il demone e i suoi progetti per il futuro che, francamente, dubita siano di pace e amore per l’universo. Si schiarisce la voce con discrezione e accenna a esprimere il suo spassionato parere su tutta quell’assurda faccenda, ma prima che riesca a pronunciare anche una singola sillaba Mot gli propina un violento pizzicotto al fianco che lo fa trasalire ed emettere un urletto decisamente poco virile. Si volta di scatto, fissandolo in modo truce e promettendogli, con un’unica occhiata furente, una vendetta sommaria e possibilmente sanguinosa. Mot riesce incredibilmente ad aumentare la sua irritazione storcendo le labbra in un ghigno palesemente divertito per poi tornare a prestare attenzione al resto dei presenti.


Nyx, adocchiandoli un po’ irritata e liberando un leggero sbuffo, interviene nel racconto, nel tentativo di comprendere meglio i fatti e le motivazioni che hanno guidato Mot. «Continuo a non capire per quale motivo, una volta scoperto di cosa si trattasse, hai tenuto nascosta l’informazione fino a ora. Di certo questo prolungato silenzio non può aver giovato né a te né tanto meno al nostro mondo».


«Evidentemente no» conferma Mot, torturandosi le mani e distogliendo lo sguardo. La sua titubanza nel fornire una qualsivoglia genere di spiegazione è ormai evidente a tutti, ma nessuno, all’infuori del fratello, ne immagina il motivo. «Lo avrei fatto» soffia, fremendo d’angoscia, «se solo ne avessi avuto l’opportunità. Purtroppo non ne ho trovato il tempo» tentenna, mordicchiandosi le labbra.


Un colpo di tosse, che ricorda fin troppo da vicino una risata malamente trattenuta, attira l’attenzione di tutti. «Vuoi dire che negli ultimi dodici anni non hai trovato nemmeno dieci minuti del tuo prezioso tempo per avvertire qualcun altro della tua scoperta?» chiede con sarcastica incredulità Ouranós.


Ba’al è già pronto a scattare in piedi e ad annodargli quella stupida lingua impertinente, ma ancora una volta Mot lo blocca, questa volta posando delicatamente una mano sul suo braccio. Le sue labbra sono livide e serrate strettamente in una linea dura e sottile.


«Da dodici anni a questa parte, per essere sincero, non sono più totalmente padrone della mia esistenza. Qualcun altro la controlla al mio posto» sibila, trattenendo a stento la propria collera.


«Cosa vuoi dire? Chi dovrebbe averne il controllo, se non tu stesso?» torna alla carica Nyx.


Mot posa leggero un palmo sul proprio petto e sospira stancamente avvertendolo tristemente immobile. «Il demone» soffia con appena un filo di voce.


  
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