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Autore: queenjane    03/04/2018    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Che ti poteva mancare Alessio?
Solo di capire una cosa per un’altra, colpa mia, in gran parte, ragionasti che ti volevamo scaricare e mi accorciasti la vita, tanto per gradire, palesando il tuo lato cocciuto, che spesso era insopportabile e tanto era quello che non ti faceva mollare, mai cedere di una iota, alle volte eri veramente impulsivo e scriteriato (chi mi ricordava?! Oziosa questione, eccomi allo specchio, il mio amore per te non era cieco ai nostri difetti e somiglianze).
“Alessio!!
“Dove sta?”
“Ma .. “
“Baby..”
“Little One.. “ Anastasia, usando i suoi antichi nomignoli.

“Alessio .. ALESSIO! Dove sei?”
"ALEJO" quello era Andres in spagnolo, lo chiamava in francese, inglese, poi, oltre che russo, se lo avesse saputo anche in serbocroato, urdu e via così. 
“Alessio ..  dove sei?”
“Salta fuori o ti appendo per le orecchie alla porta!”quando ne trovo una, che al momento manca. E quella ero io. 
“ALESSIO!!!” a squarciagola, caricai la  voce, nervosa, mi stava per venire una crisi isterica “… dove cazzo sei.” TI HO PERSO? Dove sei..
“Smettila di urlare!! Ti sentiranno fino al Polo nord o che, sono qui scema” corsi veloce quando sentii il suo contro urlo. E quando si arrabbiava andava oltre se stesso, ed era … Uno Zeus tuonante, non lo avevo mai visto in quella guisa, realizzai, sbigottita, sorvolando che mi stava per prendere una  arrabbiatura epica, che si mescolava al sollievo, era tutto intero, nessuno lo aveva portato via, non si era fatto male. Mi ero prefigurata scenari mitici, ansiosi, un completo disastro “Sempre con le parolacce, sono stufo dei vostri schiamazzi, parete oche bastonate”
“E tu a sparire.. SONO STUFA IO!!! Sentiamo il motivo, credevo di schiantare..”
“O in Danimarca, magari, ti sentono”
“Eh?” girai la testa, vidi Andres e Anastasia che erano comparsi sullo sfondo degli alberi, valutarono che era il caso di lasciarcela sbrigare tra noi, la questione era nostra. “Che ci incastra?”
Mi guardava dal basso verso l’alto, gli occhi scuri come un mare invernale, adirato, mi sembrava di incombere e  mi sedetti accanto a lui, il fiato corto, senza toccarlo che non era proprio il caso “Allora, Alessio?” fissando le mie mani rovinate, i palmi callosi e le unghie corte, rovinate e mangiate, la mia dieta in quelle settimane, aggiungevo le unghie al cibo, erano le mani di una contadina, non di una principessa, e tanto eri la cosa migliore che potessi avere, eri amato, cocciuto e viziato, una meraviglia ed una esasperazione.
" Non voglio andare a Copenaghen da mia nonna.. Avevi detto che decidevo io e mia sorella decideva .. non tu... Non ci vogliamo stare con lei, hai capito?" respirò a fondo, cercando di non piangere “Vogliamo stare con te, con voi, abbiamo deciso così!! Non potete avere fatto tutta questa fatica per …  per questo!! I soldi li abbiamo, i gioielli che ha nel busto..li vendiamo e vi ripaghiamo .. vi ridaremo tutto quello che avete speso per i passaporti, i noleggi, gli ingaggi! Non ci credo, che tu abbia perso tempo, a accudirmi e tenermi abbracciato per questo, o no? Tu non rischi la vita  a caso, non almeno da quando sei diventata mamma. I soldi li hai, tra gli ingaggi e le ricchezze di tuo marito, da sempre “ lo placcai in un abbraccio, dura e netta, dei soldi non mi fregava nulla, anche se era grande lo riempii di baci, lo strinsi, possessiva, non doveva scappare “Allora perché” non riuscivo a inserirmi nel suo discorso, scostò il busto e le braccia, non voleva nemmeno essere sfiorato, ora, in compenso mi arrivarono dei pugni e mi imposi di non contenerlo  a livello fisico “Mia nonna non mi vuole, non .. NON MI  HA MAI VOLUTO LO SAI! Se prima ero un peso, un impiastro .. ora che sono?Cat .. non sono un pacco da accantonare e spedire, sono una persona, non mi metti in un angolo o in cantina.. E mi molli lì, come se quello che voglio non conti nulla. Non sei come loro, Jurovskiy e le guardie, prima mi volevi bene, sempre” e ancora, di rincalzo “Lei in Danimarca? Dalla Crimea ? Come ha fatto?” Mia madre e compagnia l’avevano lasciata nel maggio 1918, la zarina madre (ragionò Alessio, ora) non avrebbe mai mollato la sua patria adottiva, la Russia, fino all’ultima stilla di resistenza, lei era una principessa danese per nascita e aveva finito di considerarsi più russa di molti che erano nati là“Cioè? Lei non andrebbe mai in esilio, manco per salvarsi la vita, se non all’ultima chiamata .. Non è una martire. Ancora, non credo…” Non penso che volesse rientrare nell’elenco dei morti, non mi risultava.
“Sei cattiva come lei, comunque” il pianto nella voce, il mio tirarmi indietro lo aveva scosso “Come loro” una pausa “Non volevo che finisse così” Manco io Alessio, fidati.  E tanto avevi ragione te, avevo fatto un caos magistrale.  
Cattiva in modo diverso rispetto a quanto sopra.
" Ascolta dieci secondi, prima di saltare alle conclusioni " avevo voglia di prenderlo a schiaffi ed era tutto dire, vedevo come apriva e stringeva i pugni e reagiva, finalmente, dopo giorni. E parlava, il viso arrossato per la collera, infine non era abulico, fosse stato un bambino piccolo sarebbe stato più semplice da gestire e tanto non funzionava in quel modo, da una parte mi sarebbe piaciuto, avrei risparmiato affanni e casini " Vedi che ragioni .. .quando vuoi. Mica si tratta di tua nonna. Si tratta di Andres.. È lui che deve andare a Copenaghen, a vedere sua figlia. Aleksej, dobbiamo lasciare il Paese, il prima possibile, e poi deciderai cosa fare, dove andare, tu e tua sorella ..ma ad Andres glielo devo, vuole vedere la sua bambina, si chiama Sophie, sai, come sua madre, ha sei anni e..ha gli occhi verdi, come lui..”infilai qual dettaglio, importante e casuale” E lo ha saputo per caso, solo lo scorso anno."
" Non mi mandi via?"basito "Mi vuoi?" ma che pensava, nella sua testa? Che non lo volessimo? Che non lo volessi.. ? che avessi messo in moto tutto quel macello solo per noia, capriccio, vanità?" Tesoro, non era riferito a te.. Sei grande.. Non decido io per te.." era rimasto tramortito, glielo avevo spiegato, in fretta, e per completare il quadro mi ero messa a piangere, come una stupida esaurita, egoista.. alle volte eri ottuso, fidati, o era un mio metodo per rovesciare il senso di colpa? Quien sabe “Come è che Andres ha una figlia? E non lo sapeva? E tu non ti arrabbi?”Chiusi per un momento le palpebre, sbuffando, aveva infilato tre domande in meno di dieci secondi, come da prassi, che esigevano una risposta importante per ciascuna. No, per Sophie non mi arrabbiavo. Stavo per tracimare con lui, da capo.
Illusa, sei solo un’illusa.. mi aveva definito Anastasia, forse  a ragione o forse no. Che lo cambiavo, ci perdevo tempo, ci giocavo e mi sarei fatta ammazzare per lui, illusa vero, lo so, a sperare in un lieto fine.
Quando eravamo in mezzo al nulla e all'oblio, avevo tirato fuori la storia del Talmud, che se  chiamavi una persona con  un altro nome ne potevi cambiare il destino. Ero disperata, come LEI, e Andres era uscito fuori con l’appellativo del suo primo figlio, Xavier, nato prematuro e morto troppo presto, Xavier come suo padre, un nome amato, Xavier .. Xavier Fuentes, e tanto lo amavamo a prescindere. E Alessio non ne poteva più, non era il dolore fisico, che certo non gli mancava mai, quanto  la disperazione, il senso di vuoto, la colpa di essere sempre vivo.
Tornai  a noi “Senti, non funziona così, che sparisci e dopo fai le scenate, la devi piantare di fare finta di dormire, che capisci dopo una cosa per un’altra! Io ho sbagliato a non dirtelo, subito, eri  stravolto … E tu..  ti sei comportato da sconsiderato”
“Da che pulpito!! Tu cosa facevi, quando non ti tornava qualcosa?Sparivi e .. ”
“Basta, ti metto in punizione, basta intesi”
“E chi decide, sentiamo?”con sfida, puntiglio.
“IO e fine del dettato”
Quando usavi quel tono era meglio tacere, da una parte ero curioso di vedere che avresti inventato. E non ti era piaciuto il riferimento ai dileguamenti, da qualcuno avevo imparato, fidati.. E tacqui, che ti stava per venire un’arrabbiatura da segnare sul calendario, memorabile, avevi gli occhi  neri per la rabbia. E mi sentivo in colpa, volevo essere trattato da grande e mi ero comportato come un bambino.. Invece di chiedere, ero scappato e, in ogni modo, ero rimasto disorientato. E avevi pianto, cosa che detestavi e facevi ben di rado, almeno davanti a me, a mia volta odiavo le lacrime, che piangessi per me mi faceva sentire in colpa, da capo.
Sophie.
Mi ricordai che la madre di tuo marito era trapassata quando aveva circa 13 anni, Sofia il suo nome.
Mia madre era morta, un colpo di pallottola in fronte sparato dai nostri nemici, e avevo 13 anni, andavo per i 14. Rabbrividii.  Ed era caldo, l’afa pioveva nell’aria, ero sudato, incerto ed infelice, mi dovevi cambiare il pannolone, rilevai, me la ero fatta addossso “Appendermi per le orecchie non credo proprio, manca la porta”
“Alessio, continua … è proprio il caso di farmi saltare i nervi? Mi hai visto all’opera, sai come posso essere antipatica e CATTIVA” Tacqui, era vero.
Ma a quel giro volevi farmi riflettere, tu dietro. 
E intanto mi caricasti in braccio, attenta e lieve. "Sai che non ti picchierei, mai"
"Lo so" Ne avevi prese così tante quando eri piccola che mai avresti riservato ad altri quella tortura, non perchè ero malato. 
   
 
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