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Autore: NPC_Stories    06/04/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: La maledizione


Avevano camminato per più di due settimane per arrivare dall’Undermountain a Ch’Chitl, e ora ci avrebbero messo quasi il doppio; il fatto che conoscessero la strada era un grande aiuto, ma una carovana si muove sempre più lentamente di un singolo avventuriero, anche se si tratta di una carovana senza bambini o anziani. C’era sempre qualcuno che si feriva, si perdeva o si incastrava da qualche parte.
Daren aveva scoperto che i suoi limitati poteri non erano sufficienti a dissolvere la maledizione dell’illithilich, vuoi perché si trattava di magia psionica anziché arcana, vuoi perché il loro nemico era un incantatore decisamente più esperto. Aveva fatto quell’esperimento in segreto, su sé stesso, perché temeva quel risultato; e ovviamente non aveva detto nulla a Lizy. L’aranea era già abbastanza pessimista così.

Un giorno, al termine di una lunga marcia e mentre tutti si stavano sistemando in una grotta laterale per dormire, il drow si propose per fare il primo turno di guardia.
“Questa grotta ha un solo ingresso, è facile da difendere. A proposito, bel lavoro Lizy, trovare un posto come questo è stato un bene per tutti.”
Un ragno non può essere molto espressivo, nemmeno volendo, quindi Lizy manifestò il suo stupore attraverso il tono di voce: “Mi stai facendo un complimento?”
“Te lo meriti, no? Sai quanto do importanza a questo tipo di cose.” Ammise lui, chiaramente di buon umore. “Riposati, ora. È stata una lunga marcia oggi e ci siamo fermati a malapena.”
Quell’improvvisa generosità continuava a sembrare strana a Lizy, ma era vero che si sentiva molto stanca. E poi, che motivo aveva l’elfo scuro di raggirarla? Avevano portato a compimento una missione difficile e pericolosa, per mutuo beneficio, e tutto andava bene.
Lizy si ritirò in un angolo e cominciò a tessere una ragnatela su cui andare a dormire.

Daren attese finché non fu certo che tutti i suoi compagni di viaggio fossero immersi nel sonno. Fare la guardia si stava rivelando un compito noioso e inutile, e lui pregò che continuasse ad essere così. Aveva altre cose per la mente.
Non avrò un’altra occasione. Non troveremo più una sistemazione come questa, che mi permetta di fare la guardia da solo mentre tutti gli altri dormono.
Andò a piantonare la soglia dell’antro, dove la caverna si restringeva fino a diventare galleria. Cercò di rilassarsi. Da molto tempo teneva in piedi barriere costruite con la rabbia e il risentimento, era giunto il tempo di liberarsene.
Doveva pregare.
Non era semplice. Dal concepimento di sua figlia, aveva perso qualcosa del suo rapporto con la divinità; non la fede, ma la fiducia. Il senso di tradimento gli aveva fatto erigere quei muri, e ora non era semplice farli cadere per chiedere un favore. Il poco orgoglio che aveva si stava ribellando al pensiero.
Ma non tutto poteva girare intorno a lui, e lo sapeva. Nell’Undermountain nessuno avrebbe rimosso una maledizione del genere a decine di persone, anche per non attirare l’attenzione del potente mago malvagio Halaster Neromanto, e a Skullport la magia era scoraggiata se non proibita.
Non so se sono pronto a riallacciare i rapporti con te, e non so nemmeno se tu lo desideri. Cominciò, parlando nella sua mente alla sua Dea. Non so come prenderai il fatto che mi rifaccio vivo solo perché ho bisogno di qualcosa, ma…
Il suo flusso di pensieri si interruppe, perché la sua mente venne avvolta e invasa da una sensazione di calore. Non era un calore brutto, era… confortante. Daren stava provando una sensazione di malinconia e benessere insieme, quello che si prova quando si torna a casa dopo molto tempo.
Oh, andiamo… sei proprio una barda. Pensò, con un sorriso amaro. Capace di affascinare. Non mi hai mai voltato le spalle, io l’ho fatto. È questo che vuoi dirmi? Che posso tornare quando voglio?
La sensazione permase, questa volta il drow percepì chiaramente un moto emotivo simile alla soddisfazione e all’affetto.
Non prendermi in giro. Sei una Dea, hai troppe cose a cui pensare per amare davvero i mortali. Forse credi di amarci, ma non è vero. L’amore di un Dio è come il sole. Se si concentrasse su una sola persona, la farebbe bruciare.
Non siamo altro che pedine per te, anche se capisco questa cosa del bene superiore.

Prese un respiro profondo, e un po’ alla volta decostruì un altro pezzo della sua barriera.
Non me ne sono mai andato, Signora. Sono ancora il tuo servitore. Il mio cuore è ancora tuo, ma non signifca che mi fidi di te. Non per la mia vita. Per il destino del mondo sì, ma per la mia piccola vita no. Devo capire qual è il mio posto, come mortale e come drow. Sono successe troppe cose di recente e devo poter pensare lucidamente, per questo non sono pronto a far tornare le cose… come prima.
Mi serve tempo.
Ma mi serve anche un favore. Questa volta è per il bene superiore di noi mortali. Una faccenda minore per te, ma per me ora è vitale.
Percepì che da parte della sua divinità c’era interesse, forse bendisposizione.
Mi hai detto tu che i tuoi seguaci devono prestare aiuto alla gente.
Evidentemente era la cosa giusta da dire.
Daren avvertì un improvviso capogiro, così forte che dovette appoggiarsi alla parete per non cadere. La sensazione era quella di essere presi e rivoltati all’indietro all’interno della propria testa. Il capogiro era accompagnato da un senso di nausea, come se fosse stato in piedi sul ponte di una nave, e un momento dopo... era diventato uno spettatore all’interno del suo corpo.
La possessione era proprio come la ricordava; come se la sua coscienza non avesse la forza di estendersi fino agli arti e alla pelle, come se tutto lo spazio del suo corpo fosse invaso da un’energia bruciante e accecante che separava il suo io pensante da tutto quello che aveva sempre considerato suo. Cercare di riprendere il controllo del suo corpo sarebbe stato come cercare di indossare un’armatura incandescente. La possessione non causava dolore di per sé, ma sentiva che la sua essenza vitale veniva consumata dal contatto prolungato con quella cosa, con quell’entità. Lottare contro quell’intrusione sarebbe stato il suo primo istinto, ma avrebbe solo peggiorato le cose, quindi si sforzò di calmarsi e lasciò che l’entità prendesse il controllo.
Non dovrebbe essere così. Il pensiero attraversò la mente di Daren, ma non era un pensiero suo. Per una sacerdotessa non sarebbe così. Riuscirebbe ad agire in concerto con me, anziché farsi solo usare.
L’entità costrinse le labbra del drow a muoversi, agitò le mani del corpo ospite per completare l’incantesimo. Non appena ebbe finito di sussurrare quella litania, un’ondata di energia argentea scaturì da loro illuminando la caverna. Non era stata una cosa eccessivamente scenografica, solo una specie di nebbia che si spandeva in circolo e svaniva poco dopo, ma toccò ogni singolo essere vivente nella grotta prima di scomparire discretamente.
Il drow percepì che quell’altra coscienza si ritraeva, lasciandogli di nuovo il controllo del suo corpo. La separazione non era meno traumatica della possessione.

Quindi è così che si sente un guanto, quando qualcuno sfila la mano. Immaginò, appoggiandosi ancora alla parete di pietra per fermare la sensazione che il pavimento stesse ondeggiando. Non riusciva a trovare un paragone più calzante.
Mosse un passo in avanti, esitante. La sensazione di rollio non voleva passare, e la sua mente si stava oscurando. Doveva raggiungere uno dei suoi compagni, uno qualsiasi, prima di…
L’elfo scuro riuscì a raggiungere il desmodu più vicino e a svegliarlo, più o meno. I suoi sensi erano offuscati e le gambe cominciavano a non rispondergli più. Inciampò in un sasso e cadde a peso morto sul desmodu, che si svegliò di colpo in allarme.

Sulle prime, il desmodu pensò che un nemico lo stesse attaccando, e si alzò in tutta fretta dando uno spintone al corpo inerme dell’elfo scuro. Quando però si accorse che Daren era svenuto e che le sue armi erano ancora inguainate, decise che qualcosa doveva averlo attaccato, forse proprio un illithid, visto che il drow era privo di sensi ma non sembrava avere ferite fisiche.
Il desmodu lanciò l’allarme, svegliando tutti e mettendo in grande agitazione i suoi compagni.
Tuyy prese subito il controllo della situazione e andò a verificare se ci fosse qualcuno nella galleria, Lizy si nascose nelle ombre al meglio delle sue possibilità.
Dopo molti interminabili secondi, i desmodu cominciarono a calmarsi un po’, ma l’intera grotta era pervasa da una sensazione di paura e di attesa: qualcuno stava per attaccarli?
Alla fine, con molta cautela, dopo aver esplorato ogni anfratto della grotta e della galleria che riportava ai cunicoli principali, Tuyy e gli altri ammisero che probabilmente non c’erano pericoli immediati.
Perfino Lizy uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò a Daren per controllare cosa fosse successo. Il suoi sensi di ragno non erano come quelli umani, non poteva tastargli il polso per capire se ci fosse battito, ma il suo corpo era ricoperto di peluria, come tutti i ragni, e quella peluria ultra-sensibile percepiva i movimenti dell’aria e i suoni; Daren stava ancora respirando, ne era certa.
“Guardiana-ragno.” La chiamò uno dei desmodu. “Cosa è successo al nemico?”
Lizy fece schioccare i cheliceri, incredula. “E io come faccio a saperlo? Voi non avete trovato nemici?”
Tuyy si avvicinò ai suoi vecchi compagni di viaggio, scuotendo la testa. “Vryyn dice cosa successo a Guardiano drow.” Spiegò.
“Ah, lui. Non lo so, buon Vryyn, so che è vivo ma non so perché sia privo di sensi… svenuto.” Si corresse, vedendo che il desmodu stava facendo fatica a seguirla.
“Forse è malato. Se è malato, fa malati tutti noialtri.” Ipotizzò il desmodu, nervosamente.
Il desmodu solitamente non hanno chierici, quindi non vivono serenamente la possibilità di ammalarsi.
Il quel momento Lizy notò una cosa. Si sentiva… normale. Per la prima volta da giorni, poteva muoversi come se non fosse più immersa nella melassa. All’inizio non se n’era accorta, perché essere normali non è una cosa di cui ci si accorge facilmente, ma era una sensazione incredibilmente liberatoria.
“Forse ho capito. Non è malato.” Si affrettò a dire, per tranquillizzare i suoi scaramantici compagni. “La maledizione dell’alhoon ha avuto termine. Il drow è svenuto proprio ora, è una strana coincidenza. Forse l’alhoon lo odiava così tanto che ha fatto in modo che, quando fosse finita questa maledizione, il drow sarebbe svenuto.” Buttò lì, perché le sembrava l’unica spiegazione. “Come una… maledizione nella maledizione.”
Il desmodu la guardò senza capire.
Lizy ripetè tutto più lentamente, con parole più semplici. Alla fine, grazie all’intuito di Tuyy per le cose spirituali e la maggior comprensione del Sottocomune di altri desmodu, riuscirono a capirsi e presero per buona quella teoria.
“Guardiano-nemico è molto sfortunato.” Mormorò un desmodu.
“Speriamo non attacca la sfortuna a noi.” Disse un altro, poi fece un curioso gesto scaramantico mettendosi le mani aperte sulla punta delle orecchie. Altri desmodu lo imitarono.
Tuyy gridò qualcosa nella lingua desmodu, e qualunque cosa avesse detto sembrò rimettere gli altri in riga. Si sistemarono nuovamente per riposare, decidendo dei nuovi turni di guardia.

Il giorno dopo, il drow non si era ancora svegliato e i desmodu decisero di portarselo dietro di peso. Non erano entusiasti della cosa, nessuno si sentiva al sicuro dovendo trasportare un infido drow sulle spalle, quindi Lizy prese in custodia le sue armi giusto per sicurezza.
Tuyy ricordava la strada, quindi procedettero senza problemi per tutto il giorno.
Quando si fermarono di nuovo per riposare, finalmente Daren si svegliò.
“Oh, buongiorno. Sorgi e brilla, non si usa dire così?” Lo salutò Lizy, zampettandogli intorno.
Daren si alzò a sedere, massaggiandosi la testa con una mano.
“Forse lo dicono quei…” mugungò una definizione irripetibile “...dei preti di Lathander. Per un drow è una bestemmia.”
Lizy avrebbe fischiato, se avesse avuto le labbra. “Mi sembra che tu ti sia ripreso alla grande.”
Daren sbattè gli occhi un paio di volte.
“Puzzo di desmodu.” Fu il suo unico commento. “Non vedo come potrei stare alla grande.”
Lizy ridacchiò. La risata di un ragno era un suono raccapricciante, per il drow.
“Smetti di lamentarti. In un primo momento hanno pensato tutti che fossi morto! La cosa ci ha messi in una posizione difficile…”
“Da qui sapete tornare nell’Undermountain anche senza di me.” Ribattè il drow. “Sono sorpreso che mi abbiate portato con voi, a dirla tutta.”
“Sì beh. Tuyy.” Spiegò Lizy, con inflessione neutra. Non c’era bisogno di specificare altro.
Urgh. Un debito con il pipistrello. Ci mancava questo. Pensò Daren, facendo una smorfia. Se solo fossi riuscito a mantenere il controllo e a non perdere i sensi.
Magari questo non lo racconto a Dee Dee.


C’era ancora tempo, però, per decidere cosa raccontare a Dee Dee e cosa no. Prima di tornare a riprendere la ragazza, Daren doveva andare a Skullport con Lizy ed entrambi dovevano scrivere il loro rapporto. L’elfo scuro era certo che avrebbero ricevuto un premio extra, o addirittura un aumento di stipendio, per quell’avventura.
Certamente un aumento di stipendio sarebbe stata una scommessa interessante per i loro datori di lavoro: non si sa mai quanto a lungo possa vivere un Guardiano.


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Nota: a questo punto della storia, se avete letto l'altra mia storia Jolly Advendures - Le allegre avventure di Johel e Holly, dovreste aver riconosciuto la maledizione di Daren come "parente" della maledizione di Nenshalee Yril'Lysaer, come descritta nel capitolo Radici (Parte 7) - ovvero Atto sesto: il sangue della progenie oscura.
Lo stesso Holly afferma di soffrire ancora della maledizione più di quanto sarebbe lecito aspettarsi dopo quasi ventimila anni, nel capitolo Epilogo (Parte 8) - ovvero Quando tua nonna morta ti sblocca l'archetipo "damigella in difficoltà", anche se la maledizione si è molto indebolita dall'epoca di Nenshalee, e in verità già nel capitolo 1, La comparsa dello Spirito Agrifoglio, Johel chiede all'amico se "lei" lo ha posseduto e se non è troppo pericoloso.
A questo punto dovreste avere tutti gli elementi per fare due più due, se già non l'avete fatto da tempo, ma voglio lasciarvi con il mio homebrew della maledizione Marchio della Progenie Oscura così come si presenta nel 1372/73 DR (epoca 3.0/3.5 per intenderci), visionabile qui.

           

   
 
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