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Autore: NPC_Stories    13/04/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: Amicizia condizionata


“Cosa scriviamo nei nostri rapporti?” Domandò Lizy sottovoce, picchiettando la punta della piuma contro un foglio di pergamena immacolato. “Quanto è bene essere sinceri?”
Anche con il suo fine udito da elfo, Daren dovette sforzarsi per sentirla, al di sopra del caos della taverna. Erano in una saletta privata, come quando avevano disegnato le mappe, ma quel giorno la folla di avventori stava facendo del suo peggio.
Quella di Lizy era una buona domanda, ed era una questione su cui l’elfo scuro aveva riflettuto a lungo, quindi espose all’aranea il suo punto di vista:
“Io scriverei tutto quanto, facendo passare la cosa come se fosse stata una tua idea con la mia collaborazione, anziché il contrario. Eccetto che non occorre parlare di Dee Dee, né dei gloura, non vorrei che qualcuno qui in città decidesse di volerli come schiavi.”
“E Tuyy? Cosa scriviamo di lui?”
Daren si strinse nelle spalle. “Scriverei solo che abbiamo reclutato un esploratore desmodu per rintracciare i suoi compagni. Non è una buona idea rivelare che i desmodu hanno un così buon guerriero. È il tipo di informazione che genera paranoie come Porca miseria, i desmodu hanno un capo forte e carismatico, potrebbero ribellarsi, dobbiamo toglierlo di mezzo.”
Lizy non sembrava preoccupata all’idea. Anzi, aveva incrociato le braccia sul tavolo e guardava il suo collega con un sorrisetto ironico.
“Ah, quindi Tuyy è un grande guerriero.”
“Per gli standard dei desmodu.” Specificò Daren.
“Un capo carismatico!” Lo punzecchiò lei.
“È così che Skullport lo vedrebbe!” Insistè il drow.
“Sarà felice di sapere che hai una così alta opinione di lui.” Continuo a provocarlo lei.
“Ti taglio la gola nel sonno?” Sbottò il drow.
Lizy allargò le braccia e gli rivolse un sorriso di scuse, capendo che non doveva pressarlo troppo.
“Cosa ne dici se scrivi tu il tuo rapporto, e poi io vedo cosa hai scritto e stendo il mio?” Suggerì all’elfo scuro. “Così saremo certi di scrivere due versioni coerenti.”
“O così o vice versa, una cosa vale l'altra.” Approvò lui. Intinse il suo pennino nell'inchiostro e cominciò a scrivere.

Prima di depositare i rapporti, Daren volle andare a recuperare i disegni e le planimetrie della città degli illithid; ormai loro avrebbero dovuto già aver cambiato la disposizione delle loro difese e forse anche la conformazione cittadina vera e propria, quindi non c'era nulla di male a depositare quei documenti specificando che erano documentazione obsoleta e allegata solo allo scopo di confermare la loro versione dei fatti. Se poi qualche idiota avesse voluto utilizzare quelle mappe per qualcosa di diverso da scopi accademici, il problema sarebbe stato solo suo.
Questa volta Daren non incontrò persone sgradite nel tempio della sua Dea, e non dovette fare conversazione con nessuno. Per un momento considerò di raccontare a Qilué dell'inizio di ravvicinamento che aveva avuto con la loro Dea, ma poi decise che erano solo affari suoi. Forse la Signora aveva deciso di riferirlo alla sua sacerdotessa prediletta, ma a Daren non importava di farlo e non gli importava che Qilué lo sapesse. Le disse solo che la missione era andata a buon fine.
Una volta di nuovo in possesso delle mappe ebbe cura di scrivere su ogni foglio che si trattava di informazioni non aggiornate e che avrebbero potuto essere cambiate nel frattempo. Dove nei titoli c'era scritto Ch’Chitl, aggiunse la specifica fino al mese di Marphenot dell’anno della Viverna.

Prima di sera Daren e Lizy avevano consegnato i loro rapporti al funzionario di turno, al piano superiore della sede della Compagnia della Guardia. La loro versione era abbastanza vicina alla verità da superare con successo gli incantesimi di divinazione di routine.
“Torniamo giù, adesso?” Propose il drow. “Oppure le nostre strade si separano qui?”
Lizy scosse la testa, pronta a ribattere con la sua controproposta.
“Sono stanca dal viaggio, e noi due abbiamo affrontato una missione degna di questo nome. Voglio dormire in un letto vero stanotte, e magari prima passare la serata in taverna. Vuoi unirti a me? In taverna intendo, non a letto.”
“Perché no?” Riflettè lui. “Saranno almeno due mesi che non tocco alcol e lo sanno gli Dei se non ne ho bisogno. E sappi che avrei accettato solo la taverna comunque.”
L’invito di Lizy gli sembrava un po’ strano, dopotutto il viaggio non li aveva resi grandi amici e lui ancora non apprezzava certi tratti caratteriali dell’aranea. Però non pensava nemmeno che lei rappresentasse un pericolo, quindi quel suo dubbio accendeva solo la sua curiosità.

Andarono a bere in un locale incastrato nell’angolo nordoccidentale del livello inferiore della città, nel quartiere del porto. In quella zona c’erano solo magazzini delle piccole o grandi compagnie commerciali, oppure dei negozi che sorgevano ai piani superiori dove la città era meglio frequentata. Il porto era un quartiere povero, vi bazzicavano soprattutto i servitori dei mercanti che arrivavano in città e gli avventurieri spiantati. Un tempo c’erano anche più avventori provenienti dalla Superficie, ma dopo la chiusura dei commerci con il porto clandestino di Waterdeep quella particolare clientela non si vedeva più.
Il locale si chiamava Questers’ Club, forse un rimando al fatto che i suoi frequentatori erano soprattutto avventurieri. Eppure, all’interno non era affatto come Lizy se l’era aspettato. I locali per avventurieri tendevano a essere neutri nell'arredamento, per venire incontro ai gusti più disparati e non indisporre nessuno. Il Questers’ Club aveva invece un tocco molto personale e coraggioso. Anziché molti piccoli tavoli tondi o quadrati, come tutte le taverne, aveva lunghe tavolate con panche altrettanto lunghe, come un refettorio. I tavoli erano molto larghi; se qualcuno voleva parlare con un compagno di viaggio, anziché uno di fronte all’altro avrebbero dovuto sedersi uno di fianco all’altro, perché era impossibile udirsi da una parte all’altra del tavolo, visto il baccano che c’era. Questo, in qualche modo, garantiva un po’ di privacy, ma faceva anche in modo che nessuno potesse sedersi e starsene completamente solo.
Il baccano non era dovuto solo al chiacchiericcio degli avventori, ma soprattutto alla musica, se si poteva chiamare musica. Una donnina graziosa stava intonando una canzone dal palco in fondo alla sala. Era un’umana vestita di abiti sgargianti, con improbabili capelli di un azzurro argenteo e un fisico a clessidra che l'avrebbe resa interessante… se non fosse stata trasparente. Lizy la fissò imbambolata per alcuni secondi.
La creatura si lanciò in una serie di gorgheggi arditi, che solo una voce ultraterrena avrebbe potuto sostenere.
“È… una banshee?” Balbettò l’aranea, paralizzata sul posto.
“Come?” Daren dovette gridare per farsi sentire al di sopra della musica. “Devi parlare più forte!”
“Ti ho chiesto se è una banshee” ripetè Lizy, prendendo coraggio.
“Non essere sciocca!” La rimbrottò Daren. Lui parlava ad alta voce, ma Lizy faceva comunque fatica a sentirlo. “Le banshee urlano, ma non cantano così bene. Yrga è una cantora spettrale. Non sapevo che fosse qui in tournée.”
Uno degli altri avventori si girò verso di loro e fece cenno a Daren di tacere. Da dietro sembrava una persona normale, ma quando si girò a guardarli, Lizy vide che aveva gli occhi rossi come braci e tre minuscole corna appena sotto l’attaccatura dei capelli. La ragazza sussultò e si guardò intorno, chiedendosi che tipo di clientela frequentasse quel posto. All’inizio non ci aveva fatto caso, ma molti di loro avevano fattezze spaventose, che suggerivano un’origine diabolica o una natura mostruosa. C’erano alcuni umani, ma erano una sparuta minoranza. L’oste era un mezzodrow così vecchio da apparire decrepito, e Lizy si chiese se non fosse morto anche lui. Un mezzorco che sicuramente aveva un po’ di sangue draconico in corpo stava servendo pietanze sconosciute alla gente seduta ai tavoli. La cantora spettrale gorgheggiò le note finali della sua canzone dal tono epico e drammatico. Nel silenzio rapito che seguì, l’aranea comprese che la sala era ancora affascinata dalla sua musica. Poi cominciarono a scrosciare applausi, e Lizy scelse quel momento per lasciarsi cadere su uno sgabello al bancone.
“In che razza di posto mi hai portata?” Domandò, reggendosi al bancone con una mano come se avesse paura di cadere.
“Stai tranquilla, Yrga è in grado di controllare la sua voce. Potrebbe controllarci la mente con la sua musica, ma sceglie di non farlo.”
Lizy guardò il drow come se fosse pazzo.
“Ti sentiresti più tranquilla se ti dicessi che a quest’ora lo spettacolo finisce?”
“Sì, diamine, sì, mi sento molto più tranquilla.” Poi abbassò la voce. “Anche perché vorrei parlarti.”
Il drow sollevò le sopracciglia, senza nascondere il suo stupore. Dunque i suoi dubbi erano leciti: c’era un motivo dietro lo strano invito di Lizy.

Presero posto in un angolo del tavolone centrale, vicino al palco ormai vuoto. Lizy ordinò una cena abbondante, il primo pasto caldo e decente da settimane. Daren aveva sempre con sé il suo anello del sostentamento e non necessitava di mangiare, ma prese un boccale di birra nanica perché nessuna magia può sostituire l’alcol.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”
“Non è che dobbiamo per forza parlarne adesso. Magari quando sarai alla seconda o alla terza birra.”
“Sono un drow e non ho motivo di ubriacarmi. Non ci sarà una seconda birra.” Le anticipò Daren.
“Oh, va bene, allora.” Lizy cedette alle sue insistenze. “Volevo parlarti di quella ragazza che viaggia con te, quella… Dee Dee.”
Daren corrugò la fronte, sorpreso. Era l’ultimo argomento a cui avrebbe mai pensato. Incuriosito, fece cenno a Lizy di continuare.
“Lei è molto giovane.” Cominciò l’aranea. “E mi sembra determinata a voler vivere a Skullport.”
“Tremendamente determinata.” Confermò lui.
“Tu invece non vivi a Skullport, voglio dire, per la maggior parte del tempo non ci vivi.” Continuò Lizy, ma all’elfo scuro sembrava che stesse girando intorno al punto della questione senza troppa fretta di arrivarci.
“Ci passo con una certa frequenza, ma non capisco questo cosa c’entri, io e Dee Dee viaggiamo insieme solo temporaneamente. Finché non avrà imparato a cavarsela.”
“Sì, infatti.” Lizy si umettò le labbra. “Allora, non prenderla nel verso sbagliato… io vi ho visti insieme solo per poche ore ma ho visto il modo in cui ti rivolgi a lei, il fatto che le hai comprato dei vestiti nuovi perché non aveva un cambio, e le hai cercato un posto sicuro anziché portarla a Ch’Chitl. Se lei fosse… stavo solo pensando, lei vuole vivere a Skullport, ma non conosce la città. Se lei fosse mia figlia, vorrei che imparasse a cadere fintanto che ha ancora una rete di sicurezza.”

Daren guardò la biondina per alcuni interminabili secondi, del tutto a corto di parole. Il chiacchiericcio della taverna sembrò sfocare in lontananza, riusciva ad udire solo il sordo rimbombo del suo sangue che pompava nei padiglioni auricolari. Fu assalito da una sensazione di capogiro e di nausea, come se stesse… avendo un attacco di panico, ma questo ovviamente non era possibile.
Che cosa diamine aveva appena detto l’aranea?
E che cos’era a scatenargli quella reazione di rigetto?
Il fatto che Lizy avesse appena implicato l’esistenza di un rapporto affettivo fra il drow e la sua giovane allieva, di sicuro. Ma anche quello che Lizy gli aveva suggerito di fare.
Sono così trasparente? Si domandò, vagliando con la mente le terrificanti implicazioni della cosa. Quale pericolo potrei attirare su quella ragazzina, se mostrassi che il suo futuro non mi è indifferente? Se vivrà a Skullport si farà dei nemici, è inevitabile, non posso caricarla anche dei miei. E che cosa dovrei fare per prepararla a questo? Per prepararla a Skullport?
Purtroppo, in realtà lo sapeva.
“È… è troppo presto.” Si costrinse a dire, ingoiando il nodo che sentiva in gola.
La sua affermazione sapeva di pallida scusa, e per qualche secondo la sua compagna di bevute non seppe come rispondere.
“Come dici tu.” Lizy distolse lo sguardo, non desiderando premere oltre sull’argomento. Poi si azzardò ad aggiungere: “Purché non diventi troppo tardi.”
Il drow si sentì avvampare di rabbia a questa risposta supponente.
“È troppo presto perché prima deve imparare a combattere.” Specificò, fulminando Lizy con lo sguardo. “Ed è troppo presto perché ancora non si fida di me.”
L’aranea spalancò la bocca in un poco elegante “oh” di stupore.
“Ci avevi già pensato, allora?”
Questa volta fu il drow a distogliere lo sguardo. “Certo. Conosco Skullport e conosco me stesso. So che sono in grado di insegnarle… anche questo. Qualunque sia il costo. Quello che non so ancora, è se lei sarà abbastanza forte.” Sospirò. “Ma hai ragione tu. È meglio scoprirlo in una situazione di sicurezza.” Poi Daren si sporse verso l’aranea, con fare cospiratorio, per sussurrarle all’orecchio: “Ma nel caso in cui ti venisse in mente di parlare con altri della cosa, così come ora ne hai parlato con me… chiediti prima se ti sembra che io dia più valore alla sua vita, o alla tua.” Allontanò il viso da quello di Lizy, notando con soddisfazione che lei era diventata ancora più pallida del solito. Lui era pur sempre un drow, dopotutto. Incatenò lo sguardo della donna nel suo e le dedicò un sorriso che non aveva nulla di allegro. “Sarebbe un peccato se la nostra amicizia dovesse finire ancora prima di iniziare.”

           

   
 
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