Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    08/04/2018    1 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Ventotto


«Non capisco» si fa sentire, inattesa, la voce incerta di Jack, dopo che un lungo e scomodo silenzio ha ammantato la sala. «Se il demone era rinchiuso in un’altra dimensione, come avrebbe potuto controllarti?».


«Jack ha ragione. Il padre di Nyx l’ha sigillato molti secoli fa: come poteva cacciare il naso nel nostro mondo mentre ancora era prigioniero?» obbietta Nicholas, corrucciato.


«Non nel nostro mondo» tenta di spiegarsi Mot, anche se le espressioni incerte e sospettose dei presenti non lo incoraggiano a essere particolarmente loquace. Nervosamente si massaggia il petto e fa vagare uno sguardo un po’ spaesato per la stanza. Sussulta quando la mano del fratello si posa piano sulla sua spalla, ma a quel gesto risponde comunque con un tremulo sorriso e un impercettibile cenno di assenso. «Non avrebbe avuto sufficiente potere che gli permettesse di influenzare un intero pianeta, tuttavia ce l’aveva per agire su tutto ciò che si trovava a breve distanza dal portale».


Nyx raddrizza la schiena, ora decisamente interessata, e presta maggior attenzione alle parole di Mot, certa ormai che fra non molto potrà finalmente avere qualche buona risposta alle sue pressanti domande.


«Davvero? Breve quanto?» si interessa Toothiana.


«Pochi metri, in realtà» l’accontenta di buon grado Mot. «Purtroppo più che sufficienti a mandare alla malora ciò che rimaneva della mia già non particolarmente rosea esistenza» borbotta acidamente.


«Non tenerci sulle spine e deciditi a raccontare quel che hai da dire» lo rimprovera Nicholas, stanco di tutto quell’inutile tergiversare.


Così Mot trae un profondo respiro, affatto lieto di dover rivelare certi dettagli delle proprie disavventure a creature verso le quali non è per nulla certo di poter riporre la propria fiducia, ma sapendo di non avere comunque molte altre possibilità, a meno che non intenda tornare a strisciare ai piedi di quell’essere immondo e senza scrupoli. «Prima ancora che trovassi la possibilità di comprendere la situazione, il demone comparve di fronte a me oltre l’effimera barriera fra i nostri due mondi e…» tentenna, deglutendo tensione e sgranando appena gli occhi per abbassarli nuovamente sulle mani tremanti. «E si impossessò di un pezzetto del mio cuore» mormora appena, illudendosi di non essere udito.


Per sua disgrazia può facilmente avvertire alcuni dei presenti trasalire ed emettere bruschi respiri sgomenti nell’assimilare le sue parole.


«Ehm… scusate, qualcuno di voi vorrebbe spiegarmi?» chiede ancora Jack, sempre più confuso.


Nyx, scura in volto e con una fosca luce negli occhi, senza mai distogliere l’attenzione da Mot si prende la briga di offrire allo spirito dell’inverno un chiarimento. «Il demone ha utilizzato le sue arti magiche per influenzare ciò che aveva a portata di mano. In pratica immagino che gli siano state sufficienti poche semplici parole o, addirittura, un gesto per strappare a questo sciocco una parte del suo cuore e conservarlo per poterne controllare il proprietario».


Mot sussulta a quella sintesi impietosa e stringe convulsamente le labbra ormai grigiastre e le dita sulla tazza ormai fredda.


«Accidenti, che tatto!» esclama Ba’al indignato, riflettendo sul fatto che spesso il fratello lo accusa di insensibilità, ma lui non si è mai spinto a insultarlo in quel modo.


La donna ghigna al suo indirizzo, sfidandolo silenziosamente ad aggiungere altro. Vedendolo però affatto intenzionato a recriminare oltre, sbuffa annoiata e decide di proseguire. «E quindi, dopo essere divenuto la sua docile pedina, hai pensato bene di tenerti l’accaduto esclusivamente per te. Sentiamo, dunque: quanto tempo è trascorso prima che ti rendessi finalmente conto di avere le mani legate, che da solo non avresti avuto alcuna possibilità di uscire da quel pasticcio?».


Forse, dopo tutto, non è stata un’idea saggia presentarsi a questa gente in cerca di sostegno, rimugina Mot, maledicendosi ancora una volta per le proprie decisioni sconsiderate.


«Sei mesi fa mi ha coinvolto nel suo progetto fittizio alla riconquista del potere. Immagino che in precedenza se la sia sempre cavata da solo» interviene Ba’al, stanco di vedere il fratello, bersagliato dalle parole acide degli altri, divenire più cupo e costernato a ogni minuto trascorso. «Non penso tuttavia che ciò possa servirci a fare passi avanti contro quell’animale» fa scontrosamente presente.


«Probabilmente no» concede Nyx. «Ma è comunque interessante scoprire fin dove arriva la stupidità di certa gente» aggiunge con velenosa cattiveria, osservandoli entrambi sbiancare e compiacendosi oltremodo dei risultati ottenuti. Ah, se solo ci fosse stato anche Pitch a incoraggiarla e darle man forte, sospira affranta. E a tal proposito: «Perché il demone ha scelto Pitch come contropartita per poter riottenere la libertà?» domanda con serietà, intenzionata ad avere spiegazioni valide.


Osserva Ba’al agitarsi nervosamente sul posto, poi osserva Mot che appare tutto intento a esaminare i bordi sfilacciati della sua casacca scura ornata da fregi argentei. Assottiglia lo sguardo nel rendersi conto che nessuno dei due sembra desideroso di rispondere alla sua domanda. Sbuffa, irritata per la perdita di tempo e un po’ offesa per la poca considerazione. «Voi due non uscirete da questo posto insulso…».


«Ehi, questo è il mio palazzo!» protesta Nicholas, rosso in viso per l’indignazione.


«Silenzio, vecchiaccio rubicondo e sovrappeso!» ringhia Nyx, adirata per essere stata interrotta sul più bello del suo interrogatorio a scopo intimidatorio. «Nessuno ha chiesto il tuo parere. E loro sono miei ostaggi» sibila, fissando Mot e Ba’al e soppesando le sue opzioni. «Posso farci quello che mi pare» aggiunge, facendo trasalire non solo le due sfortunate divinità ma anche il resto dei presenti.


Ba’al, abbastanza terrorizzato da quella donna pazza da legare, dà un’eloquente gomitata al fianco del fratello per spronarlo a offrirle ciò che desidera, prima che lei decida di volerli usare come stuzzicadenti. Mot ringhia e borbotta, più che altro perché la gomitata è giunta proprio sui lividi lasciati dal precedente scontro messo in opera al fine di accoglierli in grande stile, ma si risolve comunque ad annuire, comprendendo bene di non avere in mano altre carte da giocare.


«Al demone era necessaria una creatura idonea; se gli fosse andato bene chiunque, probabilmente non avrebbe esitato a provvedere allo scambio già nel momento in cui gli capitai fra le mani. Ma evidentemente il portale (o i suoi custodi) non funziona in questo modo: non può essere ingannato tanto facilmente. Inoltre il demone, non avendo possibilità di agire su vasta scala, per molto tempo non ha avuto modo di mettersi sulle tracce del candidato ideale. Suppongo che abbia sfruttato il collegamento con il sottoscritto per mettersi alla sua ricerca».


Lo sguardo truce che gli indirizza Nyx lo fa annaspare per un lungo, penoso momento.


«Un collegamento, eh?» sibila la donna, che dall’irritazione sembra essere passata direttamente alla rabbia. «Quindi è così che quella creatura è entrata in possesso delle informazioni necessarie: per tramite tuo» ringhia, mentre le sue dita affusolate si contraggono scricchiolando sinistramente. «E tu, come conoscevi certi particolari? Da dove hai tratto le tue preziose informazioni, quelle che hai passato al demone come farebbe un cagnolino devoto con il proprio adorato padroncino?».


Mot serra strettamente le labbra e la fissa con odio, desiderando di staccarle la testa ma purtroppo conscio di non poterselo permettere, vuoi perché lei gli serve per provare a sistemare il tremendo pasticcio in cui si trovano tutti, ma anche e soprattutto consapevole che lei è troppo potente perfino nel caso in cui decidesse di allearsi con suo fratello nel tentativo di eliminarla dalla faccia della Terra così come di qualsiasi altro mondo conosciuto e non.


«Ho le mie fonti» borbotta, molto più che seccato.


Il ghigno malevolo che compare sulle labbra di Nyx gli scatena un lungo fremito di pura angoscia.


«Ma davvero?» lo deride lei. «E credi seriamente che le tue preziose fonti ti sarebbero di qualche utilità là dove molto presto deciderò di spedirti se continuerai a ostinarti a fare il reticente?» minaccia ben poco velatamente, gustandosi l’occhiata atterrita e abbastanza terrorizzata di Mot.


«Mi ricordi vividamente mio padre» mormora il custode dell’oltretomba, avvertendo il fratello irrigidirsi al suo fianco. «Nessuno scrupolo, solo un obbiettivo e un buon piano per raggiungerlo senza mai badare ai costi» riflette amaramente. Solleva gli occhi in quelli di Nyx e annuisce piano. «D’accordo, vuoi sapere da dove ho ricavato le informazioni che sono servite al demone per agire? È così semplice, in realtà: da voi. Lo spirito oscuro ha inviato le sue sentinelle per controllare i nostri movimenti; suppongo che il mio ingenuo fratellino non ne abbia minimamente ravvisato la presenza, ben poco accorto com’è. Al contrario io ne ho notato gli spostamenti e ho presto compreso di essere osservato» rivela acidamente.


«Non mi hai detto un bel niente!» protesta Ba’al, risentito.


Mot solleva un sopracciglio, scettico. «Che cosa, esattamente, avrei dovuto dirti? Che ci spiavano mentre eravamo tutti intenti ad accapigliarci come due idioti per un misero frammento di considerazione? Non essere sciocco, fratello. Non sarebbe comunque stato utile mettertene al corrente; anzi, molto probabilmente saresti riuscito, ancora una volta, a complicare tutto quanto e a rovinare i miei piani. Ciò che invece ho fatto io è stato molto semplice: preso atto di essere osservato, ho a mia volta studiato le piccole spie e ho trovato presto il modo per connettermi a loro senza che se ne rendessero conto e dessero quindi l’allarme. In questo modo, da osservato sono diventato l’osservatore e, attraverso i loro stessi occhi attenti, ho potuto studiare la situazione e il suo rapido degenerare. E lui, attraverso me, ha visto e sentito ciò di cui necessitava e si è preso ciò che gli premeva per i suoi scopi e i suoi bisogni» spiega, stanco e amareggiato. «Fino a ieri non avevo affatto compreso ciò di cui avesse realmente bisogno ma, osservandolo più da vicino, ammetto di aver tratto le stesse conclusioni del demone».


«Sarebbe?» sbotta Nyx, spazientita da tante inutili parole.


«Il vostro amico, quello che da queste parti usano chiamare Uomo Nero, in realtà è un curioso puzzle dalle più strane e disparate caratteristiche. Può diventare facilmente un contenitore, perfino un’arma; ma in questo caso era una chiave, o forse sarebbe più corretto definirlo un biglietto di sola andata. E ha funzionato: ha sbloccato le custodie del portale con una semplicità disarmante, poi il demone deve averle confuse in qualche modo, così che mentre la chiave apriva l’accesso all’altra dimensione il demone avesse il tempo di sgusciarne fuori indisturbato. Ecco qua» soffia Mot, allargando le braccia a sottolineare l’attuazione del diabolico piano del demone.


«”Ecco qua” un accidente!» strilla Nyx, saltando in piedi e facendo indietreggiare gli astanti. «Quella creatura gira a suo piacimento nel nostro mondo, ora, e la colpa è solo tua. Idiota!» sbotta a pochi centimetri dal suo naso, calando poi un pugno sulla sua testa a sottolineare quanto vuota essa sia.


Mentre Mot si massaggia mestamente il capo e Ba’al picchietta comprensivamente una mano sulla sua spalla, i guardiani, le pixies e tutti gli altri presenti si guardano l’un l’altro con ansia, senza sapere cosa aspettarsi dopo lo spettacolo al quale hanno appena assistito e le parole che lo hanno preceduto e che non sono state affatto rassicuranti.


«Madre» bisbiglia cautamente Ouranós.


«Cosa?!» scatta Nyx, che al momento si sente decisamente fuori fase (più del solito, in ogni caso).


«Credo dovremmo avvertire gli altri, che si preparino a un probabile scontro» suggerisce ragionevolmente.


Nyx soppesa la proposta del figlio, tamburellando un piede a terra con le braccia strettamente incrociate sotto il seno. Sposta lo sguardo all’intorno, cercando di farsi un’idea sulle loro probabilità, infine sospira. «Molto bene, procedi pure. Eresseie penserà al popolo fatato. Tenetevi in contatto e aggiornatemi sugli sviluppi» decreta. Poi si allontana dal centro del salone, diretta al gruppo di incubi radunatosi nell’angolo più lontano e dà un gentile strattone alla criniera di Epiales. «Accompagnami» mormora in modo che sia lui solo a udirla.


«Madre» interviene nuovamente Ouranós. «Che cosa hai intenzione di fare?» indaga preoccupato.


Lei lo fissa a lungo, accarezzando distrattamente il collo affusolato dell’incubo al suo fianco, poi sposta lo sguardo sui due fratelli ancora seduti e apparentemente troppo scossi per pensare di far parte di un qualunque piano d’azione. D’un tratto sul suo volto pallido si spalanca un ghigno macabro e foriero di sventure che fa accapponare la pelle a tutti, persino agli incubi. «Credo che prenderò questo incubo, quelle due zucche vuote inchiodate alle sedie e che farò un piccolo viaggio fino al mondo oscuro dove abita il nostro custode dell’oltretomba. Credo anche che, una volta scovato il portale, troverò il modo per accedere a quella stupidissima dimensione. E credo proprio che mi riprenderò ciò che mi appartiene e poi prenderò a calci quel maledetto demone che ha avuto il malaugurato ardire di portarmelo via» sibila minacciosa, adocchiando ognuno dei presenti e sfidandoli a contraddirla. «Tutto chiaro?» sibila, ricevendo frettolosi cenni di assenso. «Qualche obiezione?» si accerta, stavolta ottenendo rapidi e convinti cenni di diniego. «Molto bene. Tenetemi aggiornata sugli sviluppi» ordina perentoria, prima di avanzare risoluta e a grandi passi verso i due fratelli, afferrare Mot per i capelli e trascinare entrambi fuori dalla sala. «Muoversi!» sbotta, prima di svanire avviluppata dalla notte in compagnia di un incubo e due divinità decisamente recalcitranti.


  
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