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Autore: _Agrifoglio_    11/04/2018    14 recensioni
I personaggi della storia - tutti, ormai, morti - parlano, si confessano, si sfogano, sull'esempio di un noto capolavoro della letteratura americana. Ognuno esprime il proprio punto di vista.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Oscar François de Jarjayes
 
Nacqui donna per volere del destino,
fui cresciuta come un uomo per necessità del mio Casato.
Dovetti scegliere fra una vita normale, monotona e senza gloria
e un’esistenza libera e avventurosa, ai limiti della follia.
Il dilemma fu presto sciolto e il patto col diavolo stipulato.
Figlia di Minerva, novella Ippolita e Pentesilea,
più indomita di Camilla, eroica e inflessibile come Antigone,
guerriera imbattibile, cultrice delle arti.
Seguii la mia morale, obbedii soltanto a me stessa.
Rincorsi una chimera, io silfide sfuggente.
Affamata di giustizia e di libertà, ma non del cibo,
a esaltazione di un corpo androgino e filiforme.
Costruii me stessa e la mia indipendenza
e mi feci piacere il ruolo che me l’avrebbe procurata,
attribuendo alla Sovrana che dovevo proteggere e servire
pregi di cui, in cuor mio, sapevo essere in gran parte sprovvista.
Prima le giurai fedeltà, poi la tradii.
Strana fu l’amicizia che ci unì: due creature agli antipodi,
con lo stesso desiderio di fuggire la realtà.
Cercai il rispetto dei miei soldati con le arti militari,
lo conquistai chiudendo gli occhi sulle loro ruberie.
Dicevano che non bastava loro la paga,
ma, intanto, si ubriacavano in taverna.
Fedele soltanto a me stessa e ligia ai miei principi,
non ci fu, tuttavia, giorno in cui non rinnegai qualcosa di me.
Fuggii la mia femminilità, poi la mia nobiltà,
esteriorizzando, in tal modo, il disagio della mia menzogna.
Non riuscii mai ad accettarmi per intero.
La mia natura femminile, rifiutata e mai governata,
relegata nell’anfratto più oscuro della mia anima,
si impennò, in guisa di un cavallo selvaggio e imbizzarrito,
spuntò fuori a tradimento, nei momenti di maggiore debolezza
e mi fece smarrire per un falso sentiero, quello dell’illusione.
L’illusione di una perfezione che non era destinata a me.
Un’illusione creata ad arte da me e a mio stesso beneficio:
l’amante schermo dei poemi cortesi
sul quale convogliare i sentimenti, sviandoli dal vero destinatario.
La via della concretezza, offertami dal mio secondo nel comando,
la sdegnai seccamente, non essendo la normalità un affare per me.
Poi, c’era lui, l’amico di sempre, il fratello mai nato,
come io, per anni, mi ostinai a considerarlo.
André mi ricordava chi ero, risvegliava la mia sessualità.
Per questo lo trattavo con durezza e lo allontanavo,
fingendo di non capire e non volendo ammettere
che c’era proprio lui sulla linea retta oltre lo schermo.
Scontri fisici e verbali,
cavalcate e duelli,
sterminati silenzi e profondi sottintesi,
sguardi di ghiaccio e di fuoco,
questa fu la nostra storia.
Luce e ombra,
spade e rovi,
istinto e ragione,
attrazione e rifiuto,
due solitudini inseparabili,
questa fu la nostra essenza.
Ci dividevano il rango, il censo,
i miei miti, la mia ostinazione, la mia menzogna.
Ammisi ciò che provavo per lui sull’orlo del precipizio,
quando la tisi stava per uccidermi
e il mio mondo era in procinto di cadere a pezzi,
zolla dopo zolla, lasciandomi un appoggio sempre più esiguo.
Donai a lui il canto del cigno
e a me l’ultima bugia: la sopravvivenza.
Recisi il rapporto con un padre ammirato e ingombrante,
mio mentore, mio faro, mia immagine riflessa e rovesciata
che mi fece un dono splendido, ammaliante e avvelenato
che io non ebbi la forza e la volontà di rifiutare.
Fuggii la magione avita e tradii la Corona.
Pensai di ingannare il destino sparigliando le carte,
ma fu il destino a presentarmi il conto,
spezzando le mie radici,
facendomi franare la terra sotto ai piedi,
tagliandomi ogni via di fuga,
mettendomi con le spalle al muro
e costringendomi a guardare in faccia la realtà.
Di realtà si muore….
Non avrei potuto esistere senza essere imbattibile
e André non avrebbe potuto vivere senza di me,
ma, soltanto quando egli non fu più,
capii che ero stata invincibile unicamente perché amata.
Tramontato il sole, si sgretolò il semidio
e rimase una donna sola,
denudata dell’epica e dell’innocenza
e rivestita di disperazione e di follia.
Avrei dovuto squarciare prima il velo che mi copriva gli occhi.
Con André avrei vissuto momenti di amore intenso
e avrei anche conservato la vita di prima, ne sono certa.
Bradamante non amava, forse, il suo Ruggiero
e Clorinda il suo Tancredi?
Mi sarei riguardata, nutrita, non mi sarei ammalata.
Uniti e sani, senza vincoli temporali,
saremmo riusciti a forgiare un mondo migliore,
evitando la rivoluzione e gli spargimenti di sangue.
Avremmo tenuto a battesimo una monarchia costituzionale
e una società meritocratica, in una Francia rinata.
Progetti ambiziosi e utopistici?
Forse, ma il senso della misura non era cosa per noi.
Non avrebbe mai dovuto lasciarmi sola.
Ora, egli riposa qui, accanto a me, su questa collina di Arras.
Cuore generoso, anima pura, indole mite,
mente sognatrice, animo nobile, carattere leale,
adesso, è in pace, ne sono sicura.
Questa quiete, invece, non si addice a me.
Avrei voluto diventare Maresciallo di Francia;
combattere in Vandea per vendicare la mia Regina,
soffocando l’onta e il rimorso;
braccare Napoleone nella campagna di Russia,
sulle orme di Alessandro Magno;
pilotare un aeroplano, solcare i cieli
e duellare con Manfred von Richthofen, il Barone Rosso;
difendere la linea Maginot;
essere insieme a Charles de Gaulle,
quando liberava Parigi dall’insania di Hitler;
volare in Medio Oriente e umiliare la protervia dell’Isis;
brillare nel sole, ardere come il fuoco, cavalcare il vento….







Ed ecco la nostra Oscar che, dopo una lunga attesa, si racconta a noi.
Un po’ dea, un po’ amazzone, un po’ eroina dei poemi epici, un po’ Antigone, ma, alla fine, donna tormentata, avvolta dai rovi, all’inseguimento di un mito e in fuga da se stessa e dalla sua menzogna.
Il padre la volle diversa ed ella accolse questa diversità come fonte di libertà e di gloria, in un’età in cui non si possiedono tutti gli strumenti per ponderare bene le conseguenze di una scelta radicale e anomala. In questo, Oscar appare molto simile ad André.
Un destino fuori dall’ordinario e una vita brevissima, ma intensa e riempita di significato in ogni piega.
Oscar e il padre, Oscar e le amicizie, Oscar e gli amori, Oscar e la sete di giustizia, Oscar e l’epica gloriosa, Oscar e la ribellione all’autorità e alla morte, Oscar e l’ampia visione della politica e della storia, Oscar e il destino della Francia e del mondo.
Grazie a chi ha commentato André e grazie anche a chi vorrà commentare Oscar.
Vi attendo, la prossima settimana, con il gran finale.
Buona lettura a voi tutti.
   
 
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