Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Lady Snape    15/04/2018    2 recensioni
[AVVISO SPOILER: Questa fanfiction nasce dopo aver letto il capitolo 102 del manga, quindi se non siete in pari, sconsiglio la lettura.]
Dal testo: «Sono il Capitano di Vascello Talia Swan, lavoro a stretto contatto con i Titani, faccio parte dell’unità speciale che li gestisce, conosco tutto quello che vi serve sapere per batterli e, nascoste sotto la mia giacca, ho tutte le mappe che possono esservi utili, mappe dei territori di Marley, ma non soltanto di quelli.»
A questo punto Levi fece cenno a un soldato alto, con i capelli chiari di verificare che le mappe ci fossero davvero, ma allo stesso tempo si mise in guardia con le sue lame. Da quello che sapevano, poteva anche essere un Titano.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Paradis' Chronicle'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8 – Sull’acqua
 
Annie era stata un osso duro per un po’. Non voleva accettare il tradimento di Talia, non digerì facilmente nemmeno la morte di Berthold, per quanto le avessero riferito che Armin lo aveva divorato mentre era incosciente e sapeva esattamente cosa volesse dire. Alla fine però aveva compreso alla perfezione le posizioni del Capitano Swan e anche quelle dell’attuale Titano Colossale. Anche lei voleva mettere fine a quella vita senza senso che li avevano costretti a subire con false promesse e la flebile speranza che Talia le aveva concesso, quella di provare a trovare una soluzione alla condanna a morte che avevano sulla testa in quanto Titani, quei miserrimi tredici anni di vita concessi da quando avevano divorato i loro predecessori, le aveva dato il coraggio necessario per entrare a far parte del piano per distruggere la potenza di Marley. Accanto a lei sarebbe rimasto Armin che, per questo motivo, non sarebbe più partito per l’Isola Bianca con gli altri.
 
Talia sistemava le cime dell’imbarcazione che aveva commissionato. Non era male e sarebbe stato l’unico modo utile per poter aggirare i controlli, per quanto fosse sicura che ormai non c’erano navi in quelle acque, impegnate com’erano su altri fronti. Notò Levi fissare con sguardo cupo lo scafo della barca, braccia incrociate al petto e tanta voglia di restare a terra.
 
«La barca è sicura, puoi stare tranquillo» si intromise nei suoi pensieri. Levi alzò lo sguardo su di lei e schioccò la lingua scocciato.
 
«Non è la barca che mi preoccupa» ammise e Talia capì: era il mare e ancora di più non sapere che pericoli nascondesse. Era una visione saggia della situazione e non lo prese in giro per questo. Erano riusciti ad appianare le divergenze che avevano avuto su Annie e, per quanto non si fossero certo scusati l’uno con l’altra del comportamento violento palesato, era stato piantato il seme della fiducia tra di loro.
 
«In questo tratto la navigazione è abbastanza tranquilla, tranne che per il rif, la barriera corallina che si trova dove vedi quelle onde. Ci farà saltare un po’, ma nulla di ingestibile» concluse.
 
Levi non ne fu molto rassicurato e, quando sulla barca ci salirono anche Hanji e Mikasa, la sua inquietudine fu palese per le imprecazioni che lanciò all’indirizzo di nessuno in particolare, ma che fecero sorridere le sue compagne di viaggio, a parte Mikasa che semplicemente viveva quel viaggio quasi come una crociera di piacere. Hanji era estremamente affascinata dall’esperienza che stava vivendo e un po’ le dispiaceva che Armin fosse dovuto restare a casa.
 
Viaggiarono di notte, sotto la luna crescente, per evitare di essere avvistati. Lo scafo e le vele erano scuri proprio per questa ragione: più si mimetizzavano nell’oscurità, meglio era per la loro operazione. L’Isola Bianca non era lontana e in poche ore ci sarebbero arrivati.
 
La videro spuntare dal buio a parecchie miglia di distanza e compresero perché aveva quel nome: le rocce calcaree erano di un candore tale che riflettevano la pur fioca luce lunare. Evitarono il molo in legno e aggirarono l’isola per arrivare nella zona dove si stagliava un frutteto. Legarono la barca ad un anello metallico che era conficcato nella roccia della costa alta e lì sbarcarono.
Con circospezione si avvicinarono al retro della villa enorme che troneggiava già sulla costa, le cui finestre erano tutte al buio. Giunsero ad una porta interrata, era la porta delle cantine che utilizzavano i massari che si occupavano del frutteto, del pollaio e delle stalle per i Swan. Sotto uno dei vasi Talia recuperò la chiave di riserva e i quattro entrarono. Si ritrovarono tra le botti di vino e gli scaffali carichi di conserve, prima di riuscire ad arrivare alla scaletta in pietra che permetteva loro di arrivare alla porta che gli avrebbe permesso di entrare in casa. Talia andò avanti da sola: suo padre aveva l’abitudine di utilizzare il salottino vicino alla cucina quando era da solo nella villa, considerando il suo spirito guerriero, avrebbe prima attaccato e poi verificato chi gli aveva fatto visita nel cuore della notte e da un ingresso secondario. Così fu: la donna si trovò a difendersi da un fendente del padre, con un attizzatoio tra le mani, preso direttamente dall’attrezzatura del camino.
 
«Papà, sono io!» riuscì a dire e l’uomo si fermò con l’oggetto a mezz’aria, pronto per un secondo tentativo.
 
Lucas Swan era paradossalmente tranquillo. Aveva appena scoperto che sua figlia non era morta e questa gli stava portando in casa Hanji Zoe, comandante di quell’esercito che i marleyani stavano imparando a temere sempre di più, e Levi e Mikasa Ackerman, il terrore delle leggende fatto a persona.
 
«Direi che non è sorpreso» fu Hanji a rompere il silenzio.
 
«Direi di no» ammise l’uomo, portando alla bocca la pipa «Non ne avevo le prove, ma ero certo che Talia sarebbe riuscita nel suo intento. La mia bambina ha la pellaccia dura, non si sarebbe fatta uccidere, di questo ne ero certo, anche se, Talia, qui fuori c’è la tua tomba con tanto di lapide. Non ho potuto far finta di niente troppo a lungo o si sarebbero tutti insospettiti»
 
Talia ebbe un brivido al pensiero di avere una lapide con il suo nome scritto sopra. Lo sguardo di Lucas si posò inevitabilmente sui due che non avevano proferito verbo. Aveva sentito anche lui parlare di loro ultimamente, aveva ripreso a frequentare i circoli dei militari, perché sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Era rimasto quasi deluso dalle sembianze del capitano Levi: dai racconti che circolavano, per aver messo paura a Zeke, si aspettava di trovarsi di fronte un guerriero possente, alto e ben piazzato, invece Levi era decisamente lontano da questa immagine, basso e dal fisico asciutto.
 
«Papà, smetti di fissarli in quel modo» Talia si sentì in dovere di mettere fine a quegli sguardi famelici, perché aveva imparato a conoscere la suscettibilità dei due a cui erano rivolti.
 
«Quando mi ricapita di incontrare altri Ackerman?» la rimbeccò lui, andando a prendere un libro nascosto in uno scomparto al lato del camino. La copertina era rovinata, bruciacchiata in più punti, ma nonostante questi difetti, era stato tenuto con cura, avvolto in un panno morbido. Era un libro speciale per Lucas, era l’albero genealogico degli Ackerman, un libro che aveva trovato dopo varie ricerche proprio in quella casa. La cosa che lo aveva colpito più di tutto era quella parte del libro dove appariva la curiosa dicitura “oltre il mare”, un chiaro riferimento agli Ackerman che erano partiti per l’isola di Paradis insieme a Re Fritz.
 
Hanji e Talia si lanciarono uno sguardo d’intesa: per la prima volta Mikasa e Levi erano veramente interessati a qualcosa e si sorpresero quando risposero alle domande di Lucas senza fare storie, che gli chiese i nomi dei propri genitori e di tutti gli Ackerman che ricordassero, per poterli segnare su quel fantomatico libro.
 
«Possiamo parlare di cose serie o dobbiamo giocare ancora ai nostalgici? Se toppiamo, non ci saranno altri Ackerman da segnare lì sopra» Talia si spazientì.
 
«Va bene, va bene… inizio a mettervi al corrente della situazione, perché quei bastardi hanno chiamato in causa i Tybur»
 
«Talia ce ne aveva parlato» intervenne Levi, tornato nei ranghi dopo quella strana parentesi legata al nome della sua famiglia.
 
«Non manca molto alla fine della guerra con lo Stato Orientale e immagino che tu voglia coinvolgerli…» Lucas aveva osservato a lungo i tratti orientali di Mikasa, ma soprattutto conosceva il legame di sua figlia con Kiyomi Azmabito, la donna che si era occupata di lei per tre anni, dopo la tragica morte di sua madre.
 
«Sì, abbiamo bisogno di avere un appoggio esterno in ogni caso e in particolare se le cose dovessero mettersi male. Hanno motivo per odiare Marley, come tanti, ma con loro abbiamo dei contatti personali e mi riferisco a me, come a Mikasa. A questo proposito vorrei che scrivessi a Kiyomi-san e le inviassi anche qualcos’altro, qualcosa che ti identifichi come parte del suo clan» e Mikasa tirò fuori dalla sua giacca una lettera scritta di suo pugno.
 
A quel punto fu Hanji a prendere la parola in virtù del suo ruolo. Il piano era abbastanza complesso e consisteva nel riuscire a infiltrare Eren e qualcun altro oltre le linee nemiche, all’interno del getto di Liberio, ma anche nella città preclusa agli eldiani, per poter così studiare effettivamente i movimenti dell’esercito marleyano e prendere delle contromisure adeguate. Servivano delle basi d’appoggio, come appartamenti, cantine. La loro idea era quella di attaccarli nel loro territorio e di farlo dall’interno prima che Marley adottasse un qualunque piano per attaccare Paradis come sospettavano. Avevano bisogno di una talpa in territorio nemico e quello che stavano chiedendo a Lucas era proprio questo: essere il loro gancio.
 
«Posso farlo. Ho già qualche proprietà, ma posso trovare dei prestanome per le altre, in modo che non sospettino di me»
 
Erano sulla via del rientro, ormai iniziava ad albeggiare e l’aria era diventata frizzante. Non avevano passato molto tempo sull’isola, avevano davvero solo stabilito come entrare in contatto nelle settimane a venire per adattare il piano alle circostanze. Levi si sedette accanto a Talia, nella sua postazione al timone.
 
«Sei davvero certa di quello che stai facendo?» chiese lui a bruciapelo guardando nella direzione in cui puntava la prua della barca.
 
«Credo di averlo detto fin dall’inizio che avrei messo in gioco la mia vita, o sbaglio?»
 
«Ora non è in gioco solo la tua vita»
 
«Vero, ma questo probabilmente è il destino degli Ackerman. Sono fatti in modo decisamente strano. Prendi questa situazione, io e te che chiacchieriamo mentre spunta il sole: fino a qualche giorno fa ci saremmo volentieri presi per il collo a vicenda»
 
Incrociarono i loro sguardi, scrutandosi come non avevano mai fatto, per la prima volta senza ostilità, consapevoli del sacrificio che stavano per compiere e forse per questo meno ostili l’uno con l’altra.
 
«Sai, se non fossimo vissuti in un’epoca così schifosa, avrei fatto il medico, ho studiato da medico per la verità, ma ho abbandonato quando mi hanno assegnato all’unità dei Titani. E tu che avresti fatto?»
 
«Avrei aperto una sala da tè»
 
Talia trattenne una risata, perché Levi era mortalmente serio al riguardo.
 
«Una scelta originale» riuscì a dire con voce ferma «non me lo sarei mai aspettato da te, ma è una bella e rilassante idea».
 
_________________
 
Con questa immagine idilliaca, di un’alba di una nuova era e questi due che chiacchierano amichevolmente (insomma, diciamo che hanno sotterrato l’ascia di guerra per un bene superiore), ho voluto chiudere la fanfiction.

Sì, effettivamente potrebbe continuare, ma la verità è che la battaglia sarebbe un vero vespaio, che andrebbe architettato ad arte, tenendo conto di un paio di idee decisamente malsane che mi sono venute in mente grazie al capitolo 104 pubblicato di recente (posso dire che avevo immaginato che Hanji arrivasse dall’alto? Lasciatemi gongolare un po’!). Mi sono fatta diversi film mentali in merito. Per l’ossessione, ho anche sognato Levi e Hanji. Mi serve un po’ di tempo, ma qualcosa verrà fuori, ci sarà una seconda parte e ho buttato giù le trame di due missing moments della mia storia e due sequel da scrivere come one shot o comunque in pochi capitoli. Il problema è il tempo: in teoria devo studiare per un esame di abilitazione, quindi devo ritagliare del tempo qui e là, e sto partecipando all’organizzazione di un evento (dico solo che la guest star di questo evento è il Papa, quindi capitemi, per favore!).
 
Detto questo ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia, in particolare PeNnImaN_Mercury92, che seguito e recensito dal primo capitolo, e LolloRollo, che ci ha raggiunte nella follia della storia.
Ringrazio chi ha inserito questa storia tra le preferite e le ricordate.
A tutti voi: grazie!

Ci vediamo presto!
Lady Snape
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Lady Snape