HARRY POTTER E L’ALBERO DELLA VITA
AUTORE: Kekko ssj5
NOTE: Fan Fiction composta da N capitoli + premessa iniziale, genere avventuroso
- fantastico.
PREMESSA: Questa è una Fan Fiction completamente inventata da me, che
illustra come, secondo me, si avvicenda la vita di Harry Potter e dei suoi
amici dopo la sconfitta di Voldemort nella battaglia di Hogwarts. Harry tornerà
a Hogwarts per affrontare il settimo e ultimo anno scolastico, che non poté frequentare
l’anno prima in quanto impegnato, come sappiamo, nel cercare e distruggere gli
Horcrux di Voldemort. Harry pensa che quest’ultimo anno scolastico sarà un anno
tranquillo, senza preoccupazioni ne paure e soprattutto senza nemici e ostacoli
da fronteggiare; Insomma, un anno scolastico completamente diverso da quelli
passati, ma non andrà proprio così…. Beh, se ne volete saperne di più, non vi
resta che leggere la storia. Buona lettura a tutti!
CAPITOLO 1 -
RITORNO A HOGWARTS
Harry
era steso sul suolo freddo, inerte, senza poter muovere un muscolo, come
imprigionato da corde invisibili. Voleva alzarsi, voleva reagire a quella
situazione, ma qualcosa, probabilmente un incantesimo, glielo impediva. Si
divincolava sempre con più veemenza, ma non riusciva proprio a fare alcun
movimento. Poco dopo una voce chiara, fredda e sibillina come quella di un
serpente sprigionò una risata senza entusiasmo, poi parlò: “Cosa c’è Potter,
non riesci a spezzare l’incantesimo Petrificus che ho imposto su di te? Non
riesci più a muoverti? Non preoccuparti, tra poco sarà tutto finito, e tu
cesserai di soffrire… Avada Kedavra!”. Harry vide un lampo di luce verde che
schizzava verso di lui, e lui non poteva difendersi dal tentativo di Voldemort
di ucciderlo, poteva solo urlare con tutte le sue forze…
“Harry,
svegliati! Sono io, Ron, svegliati!”. Harry aprì gli occhi. Si ritrovò addosso
tanta di quella luce che dovette richiuderli subito. Poi, abituatosi alla luce
del sole che piombava sulla stanza, aprì definitivamente gli occhi. Davanti a
lui c’era Ron, con i suoi capelli fiammeggianti, il grande naso, le lentiggini
sul viso e due occhi azzurri che lo fissavano preoccupato. “Cavoli Harry, ma
che ti è preso? Urlavi come un pazzo!”
“Si
beh, è stato solo un brutto sogno...”
“Cosa,
ancora? Ma non c’era lui dentro, vero? Non c’era Voldemort, giusto?”
“A
dire la verità si, mi trovavo nella foresta proibita, ero legato da funi
invisibili e lui mi ha scagliato addosso l’Avada Kedavra… Ma non preoccuparti,
probabilmente è perché la battaglia di Hogwarts c’è stata solo poche settimane
fa e sono ancora teso, ma passerà”
“Beh,
speriamo, perché se anche ora che lo abbiamo sconfitto fai questi sogni c’è da
preoccuparsi, non è mica normale che continui a farli. Comunque ora è meglio se
scendiamo a colazione, ho una fame da lupi”
“Vai
avanti tu, io mi vesto e ti raggiungo”. Così mentre Ron scese per andare in
cucina, Harry cominciò a vestirsi. Quando si mise i pantaloni, avvertì che
c’era qualcosa dentro la tasca che doveva avere più o meno la forma di un
piccolo bastoncino, così lo estrasse e vide la Bacchetta di Sambuco. La fissò
per alcuni istanti, pensando al suo enorme potere e ai tanti potenti maghi alla
quale doveva essere appartenuta prima che, grazie alla combinazione di pura
fortuna e al piano mal riuscito di Silente che voleva fosse di Piton dopo la
sua morte, la Bacchetta giungesse a lui. Nonostante l’enorme potere che aveva,
quella Bacchetta non gli era mai piaciuta, nonostante l’avesse conquistata non
l’aveva mai sentita veramente sua. Inoltre era convinto che tenerla voleva dire
solo attirare guai, perché chissà quanti maghi là fuori desideravano averla;
Ecco perché, appena ne avesse avuto l’occasione, Harry l’avrebbe rimessa nel
luogo in cui Voldemort l’aveva presa con la forza: La Tomba di Silente. Fu
scosso dai suoi pensieri dalla voce di Ron, quattro piani più sotto, che lo
chiamava a gran voce per farlo scendere a fare colazione. Finì di vestirsi in
fretta e furia e scese in cucina, dove ad aspettarlo c’erano Ron, la signora
Weasley, Ginny (che fece un sorrisetto malizioso a Harry quando lo vide) e
Percy, che stava mangiando in fretta perché
doveva recarsi a lavoro. “Harry, caro, avanti siediti e mangia tutto! Devi
rimetterti in forze, non avrai mangiato quasi niente per tutto l’anno scorso
poverino!” e detto questo riempì il piatto di Harry con ogni genere di
pietanza, dal porridge alle salsicce al pane tostato. Harry si sedette tra
Percy e Ron che, come al solito, si stava ingozzando di tutto ciò che riusciva
a trovare. “Ciao Percy… Ci sono novità al Ministero?” Fu il saluto di Harry al
terzo figlio dei Weasley. “Buongiorno Harry! Beh in effetti si, ultimamente c’è
molto lavoro, io e papà spesso dobbiamo fare gli straordinari, ma si sapeva,
del resto c’è da risistemare tutto visto che Voldemort ha completamente
stravolto ogni cosa.”
“Allora
Kingsley resterà ministro della Magia?”
“Oh
si, certamente, ci sembrava la scelta più ovvia da fare, è uno in gamba
Kingsley e sicuramente se la caverà alla grande… Accidenti, guarda com’è tardi!
Ora devo proprio andare Harry, mi spiace.. Mamma, stasera non aspettare ne me
ne papà, faremo sicuramente tardi… ciao a tutti!”
“Va
bene Perce, ma state attenti!” Lo salutò la signora Weasley. Salutato Percy,
Harry si rivolse a Ron.
“Ron,
hai ricevuto notizie da Hermione? È ancora in Australia a cercare i suoi
genitori?”
“Oh
si” Rispose prontamente Ron, con un sorrisetto che gli si stampò sulla faccia
quando sentì il nome di Hermione “Ieri mi ha spedito una lettera, dice che li
ha trovati e che presto tornerà a casa, dice anche che ti saluta e…” Ma Ron non
poté finire la frase, visto che tre allocchi proprio in quel momento planarono
sulla finestra della cucina della Tana. Harry li scrutò curioso e insospettito,
visto che, ne era sicuro, quei tre gufi erano della scuola. Era molto strano,
pensò, perché tre gufi erano decisamente troppi per portare la lettera di
Hogwarts per Ginny. La signora Weasley si avvicinò ai gufi e prese le tre lettere
che ognuno di loro portava “Sono delle lettere da Hogwarts… per Ginny, Ron e
Harry” Concluse la signora Weasley. Harry e Ron si fissarono, con un tuffo al
cuore. Forse avevano capito di cosa si trattava, forse ci avevano anche un po’
sperato inconsciamente nei giorni scorsi… La signora Weasley porse le tre
lettere a Harry, Ron e Ginny che le aprirono insieme. Quando Harry aprì la sua,
una spilla cadde sul tavolo. Harry la raccolse, e vide che era la stessa spilla
che aveva ricevuto due anni prima quando era stato nominato capitano della
squadra di Quidditch. Con un nodo alla gola, Harry cominciò a leggere la
lettera, anche se a quel punto aveva ormai capito di cosa si trattava.
Caro Signor Potter,
siamo lieti di
informarla che, grazie al nuovo Decreto Didattico approvato dal Ministero della
Magia, tutti gli studenti che lo scorso anno non hanno partecipato o non hanno
completato l’anno scolastico hanno l’opportunità, se lo desiderano, di tornare
a Hogwarts per completare i propri studi. Le ricordiamo inoltre che nel caso
accetterà di tornare a scuola, l’anno scolastico inizierà il primo di
Settembre. L’espresso per Hogwarts partirà dalla stazione di King’s Cross al
binario nove e tre quarti alle 11 in punto. Troverà nel retro della busta il
biglietto ferroviario e la lista dei libri.
Con la speranza stia
bene
Professoressa
M. McGranitt
Preside
“Ron…”
Harry chiamò l’amico, che però stava ancora finendo di leggere. Quando anche
lui ebbe finito, si rivolse a Harry “Harry, mi chiedono di tornare… a scuola!”
“Si,
lo hanno chiesto anche a me”
“Ma
che facciamo… ci andiamo?” Chiese Ron.
“Ma
certo che ci andrete, tutti e due!” Si inserì la signora Weasley “Non potete
certo lasciarvi sfuggire questa occasione di completare la vostra istruzione!
Ron, sabato prossimo andremo tutti a Diagon Alley e compreremo tutti i libri
necessari, d’accordo?”
“Ehm…
Beh, d’accordo, va bene”
“Harry…
vieni su un attimo, per favore?” A parlare fu Ginny, e Harry non se lo fece
certo ripetere due volte. Si alzò, ringraziò la signora Weasley per la
colazione e poi seguì Ginny nella sua stanza. C’era entrato solo una volta
prima di allora, esattamente un anno prima, e quella stanza era rimasta
esattamente come Harry la ricordava: più piccola di quella di Ron, ma luminosa
e con la finestra che affacciava sul campo dove due estati prima lui, Ginny,
Ron e Hermione avevano giocato a Quidditch due contro due. “Allora” Cominciò
Ginny “Hai intenzione di tornare a Hogwarts o no?”
“Cosa?
Oh, beh, penso proprio di si, se voglio diventare un Auror devo per forza
frequentare l’ultimo anno per prendere i MAGO”
“Magnifico!
Così io e te potremo finalmente starcene un po’ da soli quando ci pare e piace”
“Già,
sai che non vedo l’ora?” Harry si avvicinò di più a Ginny, e la prese per mano.
“A
chi lo dici…” E si baciarono. Fu un bacio lungo, intenso, e dopo un attimo o
forse mille attimi si separarono. Si scambiarono un sorriso affettuoso, poi la
voce della signora Weasley rimbalzò tre piani più giù, chiamando la figlia per
farsi dare una mano a pulire.
“Beh,
allora ci vediamo dopo Harry, ok?”
“Si,
senz’altro” E si baciarono ancora prima che Harry lasciasse andare Ginny di
sotto. Poi uscì dalla stanza e si diresse in camera di Ron. Lo trovò steso sul
letto, a leggere ancora una volta la pergamena arrivatagli da Hogwarts. “Cosa
voleva Ginny?” chiese Ron con un sorrisetto di chi ha l’aria di sapere benissimo
cosa fosse appena successo. “Fatti gli affari tuoi” Gli rispose Harry
ricambiando il sorriso ironico. “Allora, tu hai intenzione di tornare a
Hogwarts?”
“Si,
anche perché la mamma non accetterebbe mai il fatto che io rifiutassi di
frequentare l’ultimo anno a scuola, già l’anno scorso se ricordi bene cercò in
tutti i modi di persuaderci dall’andare a cercare gli Horcrux… Tu invece che
farai?”
“Anche
io tornerò a scuola, se voglio diventare un Auror mi sa che ci dovrò andare per
forza… Chissà se anche Hermione ha ricevuto questa lettera”
“Beh,
io penso di si, sulla lettera c’è scritto che tutti quelli che l’anno scorso
non hanno frequentato Hogwarts sono stati invitati ad andarci”
“Speriamo…
anche perché non posso credere di dover andare alle lezioni di Storia della
magia senza Hermione che prende appunti e passarceli” Concluse Harry ridendo.
“Si,
hai ragione, e poi non vedo l’ora di stare un po’ con lei… insomma, da quando
ci siamo dati quel bacio non abbiamo praticamente più avuto occasione di
parlare da soli” Harry l’aveva dimenticato. Aveva dimenticato che ormai Ron e
Hermione erano praticamente fidanzati. Non ci aveva mai pensato fino ad allora,
e come avrebbe potuto, con tutto quello che è successo dopo quel bacio? In un
certo senso la cosa lo rendeva felice, erano quasi due anni che quei due i
comportavano in modo strano l’uno verso l’altro, ma d’altro canto era anche un
po’ preoccupato. E se Ron e Hermione lo avrebbero fatto sentire escluso da quel
gruppo di tre amici che esisteva sin dal loro primo anno a Hogwarts? Oppure,
peggio ancora, se si fossero lasciati, la loro amicizia sarebbe sopravvissuta?
Come si sarebbe comportato con loro?
“Harry,
stai bene?” Chiese Ron preoccupato.
“Cosa?
Oh, io… si certo, sto bene” Fece Harry frettoloso.
“Ok,
se lo dici tu… Ti va di fare una partita a scacchi magici?”
“Perché
no, ci sto” Così, i giorni trascorrevano sereni alla Tana, e per Harry fu come
una vacanza. Stare con Ginny e con Ron a giocare a Quidditch, a prendere in
giro Percy, insomma, una vacanza davvero felice. Poi, a fine Agosto, il giorno
prima del diciassettesimo compleanno di Ginny, finalmente anche Hermione arrivò
alla Tana. Harry la andò a prendere appena fuori ai confini della tana.
“Harry,
finalmente! Come stai?” Fu il saluto di Hermione.
“Benissimo,
grazie! E tu? Hai trovato i tuoi genitori?”
“Oh
si, li ho trovati quasi subito. Non hanno capito bene cose effettivamente ho fatto
loro, però alla fine si è sistemato tutto”
“Molto
bene. Senti, non è che per caso anche tu hai ricevuto…”
“…
la lettera di Hogwarts che mi invitava a tornare per frequentare l’ultimo anno
scolastico? Certo che l’ho ricevuta, e ovviamente ci andrò. Anche tu e Ron lo
farete, vero?”
“Si,
certo. Ora andiamo dentro, ti stanno aspettando tutti” Così Hermione, dopo aver
salutato tutti, si accorse che c’era Ron in cima alle scale che le stava
facendo segno di salire. Andò da lui, si presero per mano e andarono nella
stanza di Ron. Harry, che non voleva affatto disturbarli, si inserì nel
discorso tra il signor Weasley e Percy sui diritti delle leggi sui manici di
scopa. La mattina dopo, il giorno del compleanno di Ginny, Harry, Hermione e
tutti i Weasley si recarono a Diagon Alley per comprare i libri e tutto il
necessario per il nuovo anno scolastico, e si premurarono di passare al negozio
di George che, dopo la morte del gemello, dirigeva ormai da solo quel negozio
che andava comunque alla grande. Harry comprò solo un paio di detonatori
abbindolanti che aveva intenzione di gettare sotto il tavolo dei Serpeverde una
volta giunti a Hogwarts. Prima di fare ritorno alla tana, Harry sgattaiolò in
una gioielleria e comprò una collana per il compleanno di Ginny. La sera fu
organizzata una festicciola nel giardino della Tana, a cui parteciparono anche
Hagrid, Bill e Fleur e Luna Lovegood. Ginny indossava per l’occasione un lungo
abito color arancio davvero splendido, e quando arrivò in giardino scatenò gli
applausi di tutti i presenti, anche se lei guardò solo in direzione di Harry e
gli fece l’occhiolino. La serata trascorse tranquilla e in modo piacevole e
tranquilla, finché, dopo un gran trangugiare di torta e un rapido coro di
“Tanti Auguri a Te”, decisero di andare tutti a dormire. Andarono a letto
presto perché il giorno dopo sarebbero tornati tutti a Hogwarts, ma stavolta
non era per combattere come era successo l’ultima volta, pensò Harry, dopo
essersi sdraiato sulla brandina sistemata per lui di fronte al letto di Ron.
Sarebbe tornato insieme ai suoi amici di sempre per completare i suoi studi,
che, almeno sperava, gli avrebbero consentito di poter diventare un Auror.
Chissà se ci sarebbe stato qualche nuovo insegnante… di sicuro ci sarebbe stato
un nuovo professore di Difesa Contro Le Arti Oscure, la materia che durante il
suo sesto anno a Hogwarts aveva insegnato Piton… Piton, l’uomo che aveva sempre
odiato, stentava a credere che in tutti quegli anni lo aveva protetto e aiutato…
Ancora non riusciva a credere che una delle persone che più aveva disprezzato
al mondo era in realtà una persona senza la quale Harry ora non sarebbe nemmeno
vivo… E cullandosi in questi pensieri, dopo pochi minuti o forse ore, Harry si
addormentò.
CAPITOLO 2 –
LA VISIONE DÌ HARRY
La
mattina dopo alla Tana ci fu il solito trambusto dovuto alla preparazione dei
bagagli all’ultimo minuto. Harry marciava per la stanza raccattando tutte le
sue cose e gettandole nel baule, tranne però la Bacchetta di Sambuco, che
voleva tenere sempre con se per evitare di farsela rubare. Arrivarono al
binario nove e tre quarti pochi minuti prima delle undici, caricarono tutti i
loro effetti personali sul treno e, dopo aver salutato il signor e la signora
Weasley, Harry, Ron, Hermione e Ginny salirono sul treno. “Harry, io e Ron
andiamo nello scompartimento dei Prefetti, va bene? Tu intanto cerca di trovarne
uno libero, ci vediamo dopo”
“D’accordo,
allora a dopo” Harry scorse Ginny in lontananza e la chiamò. “Ehi, Ginny!”
“Harry,
che c’è?”
“Ti
va di trovare uno scompartimento vuoto?”
“Oh
si, certamente!” Disse Ginny. Così si
misero a scorrere tutto il treno in cerca di uno scompartimento vuoto. Durante
la ricerca, Harry notò che praticamente tutti i ragazzi e le ragazze presenti
sul treno al suo passaggio cominciavano a parlare piano con la mano davanti
alla bocca rivolgendosi ai loro amici. Harry se lo era aspettato: era così
anche durante tutti gli anni passati, quindi figuriamoci se questa cosa sarebbe
cessata ora che tutti sapevano di come aveva sconfitto Lord Voldemort, il mago
Oscuro più potente mai esistito. Finalmente, con gran sollievo di Harry, trovarono
all’interno di uno scompartimento Neville, Luna e Seamus, così decisero di
entrarci.
“Ciao
Harry!” Fu il saluto di Seamus e di Neville quando lo videro.
“Ciao,
ragazzi! Allora, come va? Passata una bella estate?”
“Si,
tutto bene, sai mia madre non smette di parlare di te” Rispose Seamus “Dice che
è una cosa fuori dal normale che un diciassettenne abbia dovuto sconfiggere
praticamente da solo Voldemort”
“Invece
mia nonna è molto orgogliosa di me, ma anche lei continua a ripetere quanto sia
straordinario Harry Potter” Fece Neville. Harry, che trovava questi discorsi
anche un po’ imbarazzanti, si rivolse subito a Luna.
“Ciao
Luna. Ehm… che stai facendo?” Chiese Harry, visto che Luna si stava esibendo in
una specie di danza tribale.
“Probabilmente
sta cercando di attirare alcune Prugne Dirigibili” Intervenne Ginny, che quindi
doveva conoscere i sintomi.
“Già,
proprio così” Disse Luna “Credevo di averne viste passare un paio vicino al
finestrino prima”
Harry,
che da tempo aveva deciso di assecondare le stravaganti credenze di Luna, non
ribatté e non chiese neanche cosa fossero le Prugne Dirigibili. Si affrettò
quindi a parlare di Quidditch con Seamus e Neville, finché a un certo punto Ron
e Hermione non entrarono nello scompartimento. Hermione aveva un aria molto
soddisfatta, come se avesse preso il massimo dei voti in un esame molto
importante.
“Ciao
Hermione” La salutò Harry “Come mai sei così contenta?”
“Oh,
niente…” Rispose lei, ma con il sorriso che le si allargò ancora.
“Avanti,
non fare così, diglielo” La esortò Ron.
“Oh,
e va bene… Quando mi hanno mandato la lettera da Hogwarts, si erano dimenticati
di mettermi la spilla di Caposcuola all’interno della busta, quindi l’ho saputo
solo ora… Sono il nuovo Caposcuola del Grifondoro!”” Concluse tutta eccitata.
“Wow,
è una notizia sensazionale! Congratulazioni!” Disse Harry, e anche tutti gli
altri presenti nello scompartimento si complimentarono con Hermione, e lei li
ringraziò tutti.
“Beh,
d’altro canto io mi sarei stupito se la spilla l’avessero dato a qualcun altro,
Hermione è la perfetta rappresentazione dello studente modello, io
personalmente non ricordo un suo voto sotto Ogni Oltre Previsione” Osservò Ron.
“Giusto,
e inoltre non dimentichiamoci che parecchie volte è stato grazie a lei che ci
siamo tirati fuori dai guai coi compiti…” Disse Harry, rivolgendosi a Ron. Il
viaggio continuò in modo piacevole, chiacchierando fra loro e facendosi molte
risate. Poi a un certo punto, una ragazza del terzo anno coi capelli lisci e
scuri lunghi fino alla vita e due occhi neri molto grandi, entrò nel loro
scompartimento. Tra le mani aveva una lettera stretta in un cilindro e legata
con un nastrino viola. Sembrava un po’ nervosa quando cominciò a parlare.
“Ehm… T-tu sei Harry Potter?” Chiese esitando
rivolgendosi a Harry.
“Si,
dimmi pure” Rispose Harry, cercando di sembrare il più cordiale possibile.
“Ehm…
Ho questa lettera da parte del professor Lumacorno da consegnarti” E gli porse
la lettera stretta nel cilindro.
“Oh,
beh, grazie” Disse Harry, che forse aveva capito cosa c’era scritto nella
lettera, e l’idea non gli piacque affatto. Stava per aprirla, quando Ron gli
diede un calcetto sullo stinco per attirare la sua attenzione. Quando Harry lo
guardò, Ron gli fece segno di guardare verso la porta dello scompartimento,
dove c’era ancora la ragazza che gli aveva portato la lettera.
“Ehm…
Devi dirmi qualcos’altro?” Le disse Harry, sempre cercando di mantenere un tono
gentile e cortese.
“Oh,
io… Beh… Ecco…” Si impappinò per qualche istante “Io volevo chiederti se potevi
farmi un autografo” Concluse la ragazza, diventando tutta rossa.
“Oh,
io…certamente, molto volentieri” Rispose Harry, prendendo la piuma d’Aquila e
il pezzo di pergamena che la ragazza gli offriva. “A chi devo dedicarlo?”
Chiese Harry molto imbarazzato.
“Oh,
a Mary Gray!” Disse la ragazza, che ora non era affatto nervosa, ma eccitata al
pensiero che Harry Potter gli stesse firmando un autografo. Quando Harry gli
consegnò l’autografo con dedica, la ragazza uscì dallo scompartimento con aria
decisamente felice.
“E
da quando in qua tu firmi autografi?” Gli chiese Ginny scrutandolo torvo.
“Beh,
a dire il vero era il primo” Rispose Harry a disagio “Comunque vediamo che
vuole Lumacorno, anche se credo di sapere perché mi scrive…” Disse sconfortato.
I timori di Harry furono in effetti fondati, perché la lettera gli disse
proprio quello che lui temeva. Era formata da poche righe:
Caro Harry,
Mi farebbe tanto piacere
se tu, la signorina Granger, il signor Paciock e la signorina Weasley foste
tanto gentili da deliziarmi con la vostra presenza per un pranzetto nello
scompartimento tre.
Professor
H.E.F. Lumacorno
Direttore
Casa di Serpeverde
“Allora,
cosa vuole?” Incalzò Hermione.
“Lumacorno
mi ha invitato nel suo scompartimento a pranzare, e vuole anche che ci siate
anche tu, Ginny e Neville” Rispose Harry.
“Oh”
Fece Ron deluso, che ancora una volta era stato escluso dal Lumaclub, ovvero il
club che Lumacorno stesso formava e al
cui interno accoglieva tutti i più dotati studenti di Hogwarts oppure coloro i
cui parenti erano molto famosi e influenti nel mondo dei Maghi.
“Non
ci metteremo molto, non preoccuparti” Tentò di rincuorarlo Harry, e uscirono
dal loro scompartimento per avviarsi in quello di Lumacorno. La prima cosa che
Harry pensò non appena ebbe messo piede nel corridoio, era che in quel momento
avrebbe scambiato qualsiasi cosa pur di avere a portata di mano il suo mantello
dell’invisibilità, così da poter evitare gli sguardi di chiunque lo avvistasse.
Dopo alcuni minuti finalmente raggiunsero lo scompartimento tre, entrarono e furono
subito accolti calorosamente dal loro professore di Pozioni.
“Harry,
ragazzo mio!” Tuonò Lumacorno con un sorriso a trentadue denti stampato in
faccia “E vedo che ci sono anche i tuoi amici, ottimo!” Harry, Hermione,
Neville e Ginny si sedettero vicini e scrutarono gli altri studenti che si
trovavano nello scompartimento. C’erano Zabini, un ragazzo del settimo anno di
Serpeverde, McLaggen, di Grifondoro, che Harry una volta prese come portiere
della sua squadra di Quidditch col risultato che si era ritrovato in infermeria
con il cranio fratturato a causa sua, e un paio di ragazzi di Corvonero e uno
di Tassorosso che Harry conosceva di vista. Lumacorno non perse tempo e
presentò tra di loro tutti quelli che aveva invitato al pranzo del Lumaclub.
Harry, come aveva previsto, si stava annoiando a morte a sentire di come la
madre di Zabini fosse famosa a causa della sua rara bellezza o di come lo zio
di McLaggen avesse guadagnato la fama grazie alla pozione Antilupo da lui
inventata, e fu un gran sollievo per lui quando Lumacorno disse di tornare nei
loro scompartimenti per prepararsi a scendere dal treno, visto che la stazione
di Hogsmade doveva essere ormai molto vicina. Harry, Hermione, Ginny e Neville
tornarono così nel loro scompartimento dove c’erano ancora Seamus, Ron e Luna.
“Allora,
com’è andata?” Domando Ron.
“Una
noia mortale, come al solito” Rispose Ginny “Cosa vuole che me ne importi a me
della madre di Zabini o dello zio di McLaggen? Non capisco nemmeno come ci sono
finita lì dentro io!” Sbottò Ginny.
“Evidentemente
deve essersi ricordato della tua fama di lanciatrice di fatture Orcovolanti” Le
ricordò Hermione “Mentre magari ha voluto Neville perché è il figlio di due
grandi Auror”
“E
te perché sei praticamente la più brava del nostro anno” Concluse Harry e
Hermione si fece scappare un sorrisetto. Quando circa venti minuti dopo
arrivarono alla stazione di Hogsmade, Harry prese Ron e Hermione e si
appartarono lontano dalla calca di studenti che si apprestava a salire sulle
carrozze trainate dai Thestral per raggiungere la scuola, e rivelò loro che
aveva ancora con sé la Bacchetta di Sambuco e che aveva intenzione di
nasconderla quanto prima.
“Harry,
ma come ti è saltato in mente di tenerla con te? Avevi detto che l’avresti
rimessa subito a posto! Ti rendi conto che se qualcuno viene a sapere che ce
l’hai tu potrebbe anche attaccarti per portartela via?” Lo attaccò Hermione,
visibilmente preoccupata. Ron invece era più tranquillo.
“Andiamo
Hermione, Harry non si è praticamente mai mosso da casa mia durante tutto il
resto dell’Estate, come avrebbero fatto eventuali ladri a rubargliela? Comunque
sono d’accordo con te sul fatto che Harry farebbe bene a nasconderla appena
può, non si sa mai…”
“Sapete,
stavo pensando di farlo durante lo smistamento. Di giorno è impossibile farlo,
c’è troppa gente, mentre stasera saranno tutti nel Castello” Disse Harry.
“Durante
lo smistamento?” Disse perplessa Hermione “Non so, qualcuno potrebbe accorgersi
che non ci sei… Forse è meglio farlo domani sera mentre tutti sono nei
rispettivi dormitori, rischi di dare meno nell’occhio così”
“Oh,
non ti preoccupare, entrerò per qualche minuto nella Sala Grande, giusto il
tempo di farmi vedere, e poi col Mantello dell’Invisibilità andrò alla Tomba e
la rimetterò a posto. È perfetto, non se ne accorgerà nessuno, e come hai detto
tu, prima me ne libero meglio è. Tu che dici, Ron?”
“Sono
dell’idea che dovresti sbarazzartene quanto prima, e credo che il tuo piano
possa funzionare… Ora però possiamo prendere una carrozza? Muoio di fame!”
Disse Ron, pensando con desiderio al Banchetto di inizio anno che li aspettava.
Così i tre presero posto su una carrozza e dopo qualche minuto arrivarono
finalmente ai cancelli di Hogwarts. Sembrava tutto a posto, e Harry ne fu
meravigliato: Durante la battaglia, il Castello fu quasi semidistrutto, quindi
fu molto sorpreso nel vedere come erano riusciti a risistemare la scuola in un
lasso di tempo così breve. Come stabilito, Harry rimase nella Sala Grande per
pochi minuti, poi, senza curarsi nemmeno del fatto di scoprire chi sarebbero
stati i nuovi insegnanti di Difesa Contro Le Arti Oscure e di Trasfigurazione
(la McGranitt non poteva più insegnare quest’ultima materia in quanto era
diventata Preside) si infilò rapidamente il mantello addosso e uscì nel parco.
Percorse la strada che portava alla Tomba di Marmo Bianco nella quale era
sepolto Silente, e finalmente la trovò. Quando realizzò quello che stava per
fare, gli prese un moto di disgusto: Stava per profanare la Tomba di Silente,
proprio come aveva fatto Voldemort mesi addietro… A un certo punto non ebbe
quasi più il coraggio di aprire la Tomba, ed ebbe l’impulso di tornare indietro
e di nascondere la Bacchetta da un'altra parte. Poi però si calmò, fece un gran
respiro e aprì la Tomba. All’interno, il corpo senza vita di Silente era quasi
perfettamente conservato, solo in pochi e piccoli punti dei pezzetti di carne
si erano consumati. Harry non riuscì a sopportare oltre la vista del cadavere,
quindi mise la Bacchetta all’interno della Tomba senza neanche curarsi di
infilarla tra le mandi di Silente, dove Voldemort l’aveva sottratta. Richiuse
la Tomba, e si avviò cupo verso il Castello. Poi però, a metà strada, la
cicatrice cominciò a bruciare. Era un dolore che Harry non provava dall’ultima
volta che aveva visto Voldemort, ovvero quando lo aveva sconfitto. Il dolore
era davvero troppo forte: Stava di sicuro urlando, lo sapeva, anche se non
poteva esserne certo perché il dolore lancinante alla testa si faceva sempre
più fitto. Dopo un po’, Harry cedette al dolore e si accasciò al suolo, chiuse
gli occhi ed ebbe una visione.
Un’enorme
albero dorato, il più grande che Harry abbia mai visto, si ergeva in tutta la
sua altezza sulla sommità di una piccola collina. Il tronco era avvolto in
un’aura dorata molto potente e sui suoi rami crescevano dei frutti, che Harry
non riconobbe. Sembravano delle mele, ma non erano proprio delle mele, perché
erano più grandi tanto da sembrare dei pompelmi, e anche essi erano di colore
dorato. Nell’insieme, la visione di quell’albero era davvero gradevole alla
vista, e Harry poteva benissimo affermare di non aver mai visto niente di più
bello in vita sua. Poi a un certo punto vide un uomo incappucciato avvicinarsi
all’albero. Indossava un lungo mantello nero e il suo volto non era visibile a
causa del cappuccio che teneva sulla testa. Stava per tendere la mano verso uno
dei rami più bassi per prendere un frutto, ma Harry, improvvisamente convinto
che quella era sicuramente una pessima idea, cominciò a correre e a urlare
contro l’uomo incappucciato per impedirgli di prendere il frutto. Poi
all’improvviso, come se avesse appena toccato una passaporta, Harry fu
trascinato via da quel posto e ritornò al presente. Aprì gli occhi e si alzò
bruscamente. Si trovava ancora nel parco, ma era molto sudato, e ne dedusse
quindi che si era mosso molto durante la sua visione. La prima cosa che lo
preoccupò, comunque, era il fatto che la cicatrice gli aveva bruciato, anche se
ora il dolore si era calmato del tutto: Negli anni passati, la cicatrice gli
bruciava solo in due occasioni: O quando Voldemort era vicino, oppure quando
stava diventando più potente. Ma nessuna delle due cose in quell’istante era
vera, non poteva esserlo. Comunque, con la testa ancora pieni di tutti quei
pensieri, decise di tornare al Castello e raccontare tutto a Ron e Hermione.
CAPITOLO 3 –
KEVIN JOHNSON
Harry
tornò di gran carriera all’interno del Castello ed entrò nella Sala Grande. Il
Cappello Parlante stava ormai smistando gli ultimi alunni del primo anno, e
Harry notò che la maggior parte dei ragazzini già smistati era finita a
Grifondoro quell’anno. Non ne era veramente sorpreso, pensò Harry mentre con il
mantello dell’Invisibilità addosso raggiungeva Ron e Hermione, perché era
convinto che dopo la caduta di Voldemort tutti i nuovi studenti di Hogwarts
avrebbero voluto essere nella stessa casa dell’eroe che lo aveva sconfitto,
ovvero Harry, perché lui ormai era un esempio da seguire per i giovani Maghi e
Streghe che volevano percorrere le sue orme cominciando con l’essere assegnati
alla stessa casa di Harry, Grifondoro. Quando ebbe raggiunto il punto in cui
erano seduti Ron e Hermione, Harry si infilò fra loro e si tolse il Mantello.
“Allora,
hai nascosto la Bacchetta?” Sussurrò Ron.
“Si,
comunque mi è successa una cosa che dopo devo raccontarvi assolutamente”
“Che
c’è, è successo qualcosa di grave?” Chiese ansiosa Hermione.
“No,
cioè si… Beh non lo so, ma di sicuro è un fatto strano” Disse Harry, che resosi
conto che molti studenti avevano cominciato a fissarlo, cambiò subito discorso.
“Allora, hanno già detto chi sarà il nuovo insegnante di Trasfigurazioni?”
“Si”
Rispose subito Hermione “Un certo Kevin Johnson, è seduto proprio lì, vicino a
Hagrid… Oh guarda Harry, ti sta salutando!” Harry vide l’enorme braccio di
Hagrid agitarsi sopra la testa in segno di saluto, e lui vi rispose con
entusiasmo. Dopodiché il suo sguardo si posò sul nuovo insegnante di
Trasfigurazioni. Era un uomo con folti e lunghi capelli neri e un pizzetto, le
guance incavate e grandi occhi scuri, e aveva l’aria di uno che nonostante
l’età ancora abbastanza giovane che dimostrava, aveva già una certa esperienza
e versatilità nelle arti magiche. Dopo che il banchetto fu concluso (Harry
aveva mangiato tre porzioni della torta di melassa, la sua preferita, che non
mangiava da oltre un anno) e dopo che Ron e Hermione ebbero svolto i loro
compiti di Prefetto e Caposcuola, i tre amici si sedettero nella sala comune
ormai vuota e Harry raccontò a Ron e a Hermione la visione che aveva avuto
subito dopo aver riposto la Bacchetta di Sambuco nella tomba di Silente. Ron
era preoccupato, Hermione semplicemente terrorizzata, soprattutto perché Harry
aveva rivelato che prima di avere la visione la cicatrice gli aveva fatto molto
male.
“Beh,
di sicuro non può avere niente a che fare con Voldemort perché è morto” Disse
in tono ansioso, più per convincere se stessa che gli altri due “ma di sicuro è
molto strano. Non hai visto chi c’era sotto quel mantello?”
“No,
però ho sentito come un impulso di fermarlo quando stava tentando di
raccogliere uno dei frutti, era come se dovessi fermarlo perché altrimenti
sarebbe successo qualcosa di catastrofico”
“E
non è possibile che fosse solo una stupida visione della quale non dobbiamo
preoccuparci, vero?” Disse speranzoso Ron.
“No,
non credo, sarebbe troppo strano addormentarsi di colpo e fare questi sogni,
senza contare che mi faceva molto male anche la cicatrice, e non può essere un
buon segno. Io credo che in qualche modo ci sia di mezzo Voldemort” Non voleva
dirlo, ma al momento era l’unica soluzione che gli veniva in mente, nonostante
sapesse benissimo che Voldemort giaceva in una tomba affianco a quella di suo
padre, nello stesso cimitero dove quattro anni addietro era risorto proprio
davanti agli occhi di Harry. Non voleva che l’idea che dietro tutto questo ci
fosse di nuovo lui prendesse forma nella sua testa, perché anche il solo
pensarlo lo orripilava e avrebbe terrorizzato anche Ron e Hermione, ma che
altre spiegazioni potevano esserci? La cicatrice gli aveva fatto male, e questo
poteva significare solo due cose, le stesse cose che significavano in passato:
O che Voldemort si trovava vicino a lui, o che stava diventando sempre più
potente.
“Harry”
Disse una spaventata Hermione “Ma come puoi dire questo? Voldemort è morto, noi
lo abbiamo visto, te lo ricordi?”
“Certo
che me lo ricordo, ma la cicatrice mi ha fatto male, e sai benissimo cosa
significa”
“Beh,
forse le cicatrici da anatema continuano a far male anche dopo che chi le ha
procurate è morto. Non è una cosa da escludere, visto che per quel che ne
sappiamo l’unico caso la mondo che abbia una cicatrice come quella sei proprio
tu” Intervenne Ron.
“Beh,
lo spero proprio, ma la spiegazione non mi convince molto” Ammise Harry.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, ognuno immerso nei propri pensieri,
finché le braci morenti nel camino della sala comune non si spensero del tutto,
così andarono tutti a dormire. Harry impiegò molto tempo prima di
addormentarsi, perché continuava a rimuginare su ciò che gli era successo. In
cuor suo sperava che Ron avesse ragione nel dire che forse quel tipo di
cicatrici avrebbero continuato a far male per anni, anche perché era vero che
l’unico caso al Mondo a possedere una cicatrice come quella era Harry e quindi
quella di Ron era una supposizione che poteva anche essere vera. Ma allora
perché aveva deciso di far male proprio qualche secondo prima che avesse la
visione? No, non poteva essere solo una coincidenza, qualcosa di molto più
sinistro si celava dietro quella visione e quel dolore alla cicatrice… Harry
avrebbe voluto tanto parlarne con qualcuno che ne sapesse più di lui in fatto
di Magia Oscura, ma chi gli era rimasto? Sirius, Silente, Lupin, Tonks,
Malocchio, i suoi genitori, perfino Piton… tutti andati. Quell’idea lo fece
sentire stranamente solo. Poi finalmente, dopo aver passato almeno un’altra ora
a riflettere su questi argomenti, Harry si addormentò, anche se dormì male
perché nei suoi sogni venivano continuamente inserite immagini di Alberi
dorati, uomini col mantello nero e di Voldemort che rinasceva dalla sua tomba…
Harry
si svegliò dolorante. Oltre al fatto di aver avuto quegli incubi, si era
addormentato in una strana posizione, e gli faceva molto male il collo e la
schiena. Si vestì in fretta e scese a fare colazione con Ron e Hermione nella
sala grande, dove i gufi postini stavano consegnando la posta del mattino agli
studenti. Harry pensò a Edvige ed ebbe un tuffo al cuore. Lei era stata l’unico
modo per trattenere un legame col mondo dei maghi durante tutte le volte che
tornava dai Dursley, e come tanti altri era stata una vittima di Voldemort
durante il suo regno di terrore l’anno prima. Dopo colazione durante la
distribuzione degli orari scoprirono che la professoressa Sinistra era
diventata la nuova direttrice della casa di Grifondoro, dato che La McGranitt
non poteva più ricoprire quel ruolo in quanto era la nuova Preside.
“Allora,
Potter…” Esordì la professoressa Sinistra, in tono sbrigativo “Erbologia,
Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Pozioni… Molto bene,
molto bene, ecco il tuo orario. E questo è il vostro, Weasley e Granger”
Tutti
e tre presero gli orari, poi a Harry venne in mente una domanda che fece subito
alla professoressa Sinistra.
“Professoressa,
quest’anno chi ci insegnerà Difesa Contro le Arti Oscure?”
“Il
posto è stato assegnato ad Aberforth Silente. Ora muovetevi, avete due ore di Trasfigurazione
adesso” E proseguì distribuendo gli orari agli altri studenti di Grifondoro.
“Aberforth?
Non credevo che fosse un esperto di Arti Oscure” Osservò Ron.
“Beh,
faceva parte dell’Ordine della Fenice, quindi di sicuro non è un novellino”
Disse Hermione.
“Già,
e comunque è già tanto che siano riusciti a trovarne uno” Disse Harry.
“In
effetti, se contiamo i precedenti” Ron fece un breve calcolo mentale “Raptor è
morto, Allock ha perso la memoria, Lupin fu licenziato, Moody era in realtà un
pazzo evaso da Azkaban, la Umbridge è stata aggredita dai centauri, e Piton e i
Carrow sono morti. In effetti, non vorrei quel posto di lavoro per niente al
mondo”
“Dai,
muoviamoci, o arriveremo in ritardo a Trasfigurazione” Disse infine Hermione, e
tutti e tre si avviarono verso il cortile che conduceva all’aula di
Trasfigurazione. Appena presero posto, la campanella suonò e il nuovo
professore entrò in classe.
“Buongiorno
a tutti! Io mi chiamo Kevin Johnson e sarò il vostro professore di
Trasfigurazioni per quest’anno. Il mio scopo principale è quello di assicurarmi
che tutti voi riusciate ad ottenere almeno un Oltre Ogni Previsione al vostro
M.A.G.O. , e da quello che mia ha detto la Professoressa McGranitt voi siete
una classe abbastanza abile nell’arte delle Trasfigurazioni, ragion per cui
pretenderò da tutti voi il massimo impegno per ottenere il risultato che vi è
stato richiesto. Ora vi illustrerò alla lavagna il programma che seguiremo
quest’anno, che si baserà su ciò che avete studiato durante il sesto anno,
ovvero la Trasfigurazione umana. Avete già affrontato la trasformazione da
persone a animali e viceversa, vero? Beh, scoprirete che per trasfigurare un
essere umano in un oggetto è assai più difficile, in quanto un oggetto è
inanimato e non può muoversi. Ora, mettetevi in fila, ognuno di voi dovrà
provare a Trasfigurarmi in un calice d’acqua, ci siete? Cominciamo!”
Passarono
il resto della lezione a ripetere l’incantesimo che il professor Johnson aveva
detto loro di eseguire su di lui, ma alla fine della lezione soltanto Hermione
era riuscita a Trasfigurarlo in un calice d’acqua, anche se era ancora in grado
di parlare.
“Questo”
Disse Johnson, ancora trasformato in un calice d’acqua “accade quando mentre
effettuate l’incantesimo, la vostra concentrazione si abbassa. Comunque è da
apprezzare che la signorina Granger ci è riuscita, venti meritatissimi punti
per Grifondoro!”
“Beh,
un insegnante quantomeno normale, no?” Disse Ron mentre si avviavano nel
cortile, dopo la fine della lezione.
“Già,
forse anche meglio della McGranitt, sempre a farci le ramanzine…” Disse Harry.
“Harry,
comunque quand’è che fai le selezioni per la squadra di Quidditch?” chiese Ron
“Pensavo
di farle questo sabato, dopo metterò l’annuncio in Sala Comune” Rispose Harry
“Vuoi
proporti come Portiere?” Gli chiese Hermione.
“Si,
beh, mi piacerebbe tornare a essere portiere di Grifondoro”
“Ottimo,
almeno se ci sei tu c’è una speranza di non dover prendere McLaggen” Disse
accigliato Harry, ricordandosi che due anni prima McLaggen gli aveva procurato
una frattura cranica per averlo colpito con un bolide.
“Comunque
dobbiamo muoverci, o arriveremo tardi a Pozioni” Disse Hermione.
Così
passò la prima settimana di scuola, e arrivò sabato. Era una bella giornata di
sole, segno che l’estate non voleva ancora saperne di andarsene, e Harry si
sentì confortato dal bel tempo che di solito era sinonimo di un ottimo
allenamento per la squadra.
“’Giorno”
disse Harry a Ron, appena svegliatosi “Come ti senti?”
“Piuttosto
bene, direi. Dai andiamo, voglio buttar giù qualcosa prima di scendere al
campo”
Così
i due si avviarono in Sala Grande, discutendo su eventuali tattiche che
avrebbero potuto attuare quell’anno per riconfermarsi per l’ennesima volta
campioni di Quidditch della scuola. Harry notò con sorpresa che Ron era
piuttosto rilassato, e fu un enorme sollievo constatarlo perché sapeva che Ron
aveva sempre dei problemi di nervi quando si trattava di giocare a Quidditch.
Era un buon portiere, ma si dimostrava nervoso e discontinuo e incapace di
reggere la pressione, ma sperava che dopo tutto quello che avevano passato
l’anno precedente lo avesse cambiato, e pareva proprio che fosse così. Dopo
aver fatto colazione, Hermione salutò Harry e gli augurò in bocca al lupo,
baciò Ron (Harry distolse apposta lo sguardo) e andò alle tribune del campo
mentre Harry e Ron si diressero verso gli spogliatoi. Dopo essersi cambiato,
Harry scese al campo e notò che tutti quelli che si erano proposti per i
provini erano già pronti, dai nervosi bambini del primo anno ai ben più alti e
sicuri allievi del sesto e settimo anno. Harry chiese per prima cosa di fare un
giro di campo a tutti, dividendoli in gruppi, e questo si rivelò un buon modo per
scartare la maggior parte di quelli del primo anno che o facevano tamponamenti
a catena a metà del giro, o proprio non riuscivano ad alzarsi in aria. Dopo
molte cadute, scope rotte e crisi di nervi, Harry era riuscito a trovare tre
cacciatori: Alicia Spinnet, molto abile con la pluffa fra le mani e abile a non
perderla, Demelza Robins, abile nello schivare i bolidi, e Ginny Weasley,
bomber della squadra. Quando Harry chiamò al campo i Battitori, quasi gli venne
un colpo: Neville Paciock era davanti a tutti, con una Comet
Duecenosessanta in una mano e una mazza
da battitore nell’altra. Neville sorrise raggiante a Harry, che ricambiò il
sorriso. Non avrebbe mai immaginato che Neville si sarebbe presentato a delle
selezioni per far parte della squadra: Era sempre stato insicuro, impacciato, e
non aveva fiducia in se. Ma ciò che di certo non gli mancava (e durante tutto
l’anno precedente l’aveva dimostrato, facendo anche fuori l’ultimo Horcrux di
Voldemort, ovvero Nagini) era il coraggio. Harry pensò che proprio gli
avvenimenti verificatosi l’anno prima avevano cambiato Neville quanto avevano
cambiato Ron, che non era più insicuro e nervoso quando si trattava di esibirsi
davanti a tutta la scuola. Ma la cosa che fece felice Harry fu che Neville si
distinse da tutti gli altri battitori per l’aver mandato a segno tutti i bolidi
che aveva lanciato, volando anche egregiamente. E così un sorpreso e
felicissimo Harry annunciò a lui e a Jimmy Peakes, un ragazzo del quinto anno
che era risultato secondo alle selezioni dietro Neville, che erano appena
diventati i nuovi Battitori di Grifondoro. E così, mancavano solo il Portiere e
poi la squadra sarebbe stata al completo. Quando Harry chiamò gli aspiranti
Portieri, scoprì che erano circa sei o sette ad essersi presentati per quel
ruolo, e Harry scorse Ron e, suo malgrado, Cormac McLaggen. Dopo aver
effettuato le selezioni, McLaggen e Ron erano primi alla pari. McLaggen aveva
parato tutti i cinque rigori, mentre Ron ne aveva lasciato passare uno, ma Ron
si era dimostrato migliore quando i tre cacciatori di Grifondoro erano stati
incaricati da Harry di tirare da tutte le posizioni, non facendo passare
nemmeno un tiro. Così Harry, pensando al caratteraccio di McLaggen e alla sua
amicizia con Ron, scelse proprio quest’ultimo come Portiere di Grifondoro.
“Ottimo,
lo sapevo che ce l’avresti fatta!” disse una raggiante Hermione, che era scesa
dalle tribune per congratularsi con Ron.
“Già,
temevo che dopo quel rigore mancato Harry potesse scegliere McLaggen, ma credo
di essere stato migliore di lui quando Ginny, Demelza e Alicia hanno iniziato a
tirare da tutte le posizioni” Disse un contentissimo Ron.
“Potter”
Harry si sentì chiamare dalle sue spalle, si girò e vide McLaggen.
“Si,
che c’è?”
“Voglio
parlarti”
“Si,
d’accordo. Va tutto bene, tranquillo” Aggiunse, quando Ron diede segno di
volerli seguire. Harry e McLaggen si allontanarono dal gruppetto di studenti
ancora rimasti al campo, sistemandosi proprio vicino a uno dei tre anelli.
“Ha
lasciato passare un rigore” Esordì McLaggen senza preamboli “e quando i
cacciatori hanno cominciato a tirare da tutte le zone del campo siamo stati
pari. Perché lo hai scelto? Devo forse pensare che il fatto che siete amici
condizioni le tue scelte sui componenti della squadra, Potter?” disse McLaggen.
Sulla tempia gli pulsava una vena
in perfetto stile Zio Vernon.
“Primo,
non è vero che siete stati pari quando i cacciatori hanno tirato in porta, tu
hai lasciato passare un tiro di Ginny, quindi eravate complessivamente pari.
Allora, considerando il tuo caratteraccio, ho deciso di scegliere Ron. Ora
lasciami in pace” Rispose Harry, e si voltò per andarsene. Quello che Harry
provò subito dopo fu un gran dolore alla testa. Ebbe solo un ultima visione
sfocata del campo, poi si sentì mancare, ed ebbe la sensazione di cadere in un
profondo tunnel…
Quando
si svegliò, non mise subito a fuoco ciò che vedeva. Non aveva gli occhiali, ma
riuscì lo stesso a vedere un gruppetto di persone attorno a se. Riconobbe
subito Ginny e Ron, poi vide anche Hermione.
“Oh,
bene, ti sei svegliato!” Disse una sollevata Ginny.
“Che
è successo?” chiese Harry.
“McLaggen
ti ha colpito con un bolide” Spiegò Ron “e sei caduto a terra come una pera
cotta, però Madama Chips ti ha rimesso subito in sesto, e ha detto che quando
ti saresti svegliato avresti potuto lasciare l’infermeria. Perché ti ha
colpito?”
“Era
arrabbiato perché avevo preso te come portiere” Rispose Harry, furibondo “Beh,
con permesso, devo andare ad uccidere McLaggen” E si avviò lungo il corridoio
per andare nella Sala Comune di Grifondoro, dove sperava ardentemente di
incontrare McLaggen per fargliela pagare. A metà della scalinata principale,
però, il dolore alla cicatrice si riacutizzò: Bruciava esattamente come quando
ebbe la visione poco dopo aver messo la Bacchetta di Sambuco al sicuro nella
Tomba di Silente, e Harry seppe in anticipo cosa stava per succedere. Si
accasciò al suolo e chiuse gli occhi, e quello che vide fu di nuovo l’immenso
Albero dorato con i frutti che crescevano sui rami che si ergeva su una
collinetta. Poco dopo, apparve ancora l’uomo incappucciato, che come l’ultima
volta tentava di prendere uno dei frutti che si trovavano sui rami. Harry ebbe
l’immediato impulso di fermarlo, certo che eventi catastrofici sarebbero
successi se quell’uomo fosse riuscito a prendere quel frutto. Era ancora con le
mani tese in avanti quando la scena cominciò a svanire, ma prima che la visione
terminasse Harry notò qualcosa che durante la sua prima visione non aveva
notato: C’era un cartello, poco prima che iniziasse la salita che portava alla
collina dove c’era l’Albero, che raffigurava una spirale a forma di cerchio,
con ai lati due piccoli cerchi neri. Harry non capì cosa significasse quel
simbolo, ne ebbe il tempo di capirlo, perché subito dopo averlo visto si trovò
di nuovo sulla scalinata principale, e due grandi occhi azzurri lo fissavano al
di sopra di lui. Aberforth Silente lo tirò su e gli restituì la bacchetta, che
evidentemente gli era caduta mentre aveva la visione.
“Potter,
cosa diavolo ti è successo?” Domando Aberforth.
“Professore,
io…Ho avuto una visione, e…”
“Avanti,
andiamo nel mio ufficio, mi spiegherai meglio là” Disse Aberforth, che condusse
Harry nell’ufficio dove Harry era stato più volte di tutti gli altri, a parte
quello di Piton dove passava un sacco di tempo a causa delle punizioni che l’ex
professore di Pozioni gli infliggeva. Era molto diverso da come lo teneva Piton
durante il suo sesto anno a Hogwarts: Era molto spoglio, solo poche immagini di
capre e un ritratto di Ariana Silente ingombravano la parete.
“Ecco”
Disse Aberforth, porgendo una bottiglia di Burrobirra a Harry “Ora dimmi
esattamente cosa ti è successo, Potter”. Harry cominciò a spiegare tutto quello
che aveva visto nella visione, dal magnifico Albero dorato sulla collina,
all’uomo incappucciato che tentava di rubare uno dei frutti alla Runa a forma
di cerchio a spirale con altri due cerchi più piccoli sui lati. Aberforth
rifletté per qualche secondo, poi parlò.
“Un
Albero dorato, un cerchio a spirale e un Mago che tenta di rubare un frutto…
Potter, non starai mica parlando dell’Albero della Vita, vero?”