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Autore: Larceny    25/04/2018    2 recensioni
Fliegerabwehr: termine composto che indica tutte le forme di artiglieria specificatamente progettate per l'abbattimento di bersagli aerei.
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L'ombra del conflitto incombe nuovamente sul Commonwealth quando la Confraternita d'Acciaio dichiara guerra ai Minutemen. L'accusa è di aver tradito la razza umana, per aver nascosto e assecondato la Railroad nei suoi sforzi per la protezione dei synth sopravvissuti alla distruzione dell'Istituto.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ponte di Bunker Hill era ormai abbandonato da tempo: da quando, nel corso della guerra, l'insediamento di mercanti che aveva da decenni occupato il monumento era stato smantellato. Nessuno, in fondo, voleva più coprire le vecchie strade commerciali, non con il rischio di ritrovarsi coinvolto in una battaglia ad ogni angolo. 
 
Danse lo attraversò in silenzio, strisciando di copertura in copertura. Non era un'area frequentata dalle pattuglie della Confraternita d'Acciaio, non così vicino a Goodneighbor. Ma non era il caso di correre rischi inutili e vanificare tutti quegli sforzi. Era in fuga da due giorni ed era riuscito ad uscire dal territorio della Confraternita solo grazie all'attenzione maniacale posta nel guardarsi continuamente le spalle. E poi, tutta quella concentrazione impediva alla sua mente di distrarsi con pensieri che non era ancora pronto ad affrontare. 
 
 L'argine del fiume, una volta costituito da una sorta di balcone su cui ancora resistevano, verso l'interno, dei tavolini e delle seggiole, più avanti era stato smangiato dal tempo. La scalinata che conduceva alla riva terminava in un ammasso di fanghiglia e rovine che proseguiva per diversi metri, lasciando un'ampia parte di argine scoperta e raggiungibile a piedi. Danse occhieggiò l'acqua dalla cima della scala, esitando. 
Non ci volle molto però perché risolvesse il suo dubbio interiore, e le impronte dei suoi stivali andarono ad unirsi a quelle di qualche Radstag passato ad abbeverarsi di recente. Danse si inginocchiò nel fango e bevve, la mente che tornava al dialogo di ormai tre notti prima, in una sorta di placida incuranza per le radiazioni che stava assorbendo. 
 
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Negli occhi di Haylen c'era paura, ma anche quella determinazione di cui col tempo Danse aveva imparato a fidarsi ciecamente. La mente brillante di Haylen non aveva mai tradito la sua squadra e li aveva sempre condotti al loro obiettivo senza errori.  
 
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"È l'unico modo." 

 
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Risalendo l'argine, Danse si inoltrò nei vicoli di Beacon Hill, diretto al distretto finanziario. Era un quartiere antico, caratterizzato da case costruite senza apparente cura per lo spazio delle strade, che la Grande Guerra ed il tempo avevano trasformato in trappole scivolose colme di detriti. In certi punti erano talmente accumulati che era possibile camminare anche di un metro buono sopra l'effettivo livello della strada. 
 
Danse si infilò in una di quelle stradine. L'aria era colma di polvere e puzzava di vecchio: muffa e legno marcio, provenienti dalle case sventrate che incombevano sopra di lui. I calcinacci erano talmente fragili che si frantumavano sotto ai suoi piedi, rischiando di farlo scivolare. Senza contare inoltre che Danse non era mai stato un maestro del muoversi silenziosamente. Non ne aveva mai avuto bisogno, non con una suite T-60 addosso. 
 
Si allontanò velocemente da quei pensieri, ritornando piuttosto al proprio itinerario. Sapeva che, proseguendo più o meno in quella direzione, si poteva arrivare alla sede della Mass Fusion Inc., una vecchia corporazione dell'Anteguerra. Non era l'edificio ad interessarlo, ma il punto di riferimento che rappresentava. A un tiro di schioppo da quel luogo, infatti, c'era la roccaforte di Goodneighbor. 
 
 
Una volta, la Mass Fusion era stata catturata dai Gunners, Danse ricordava. Mercenari, la più grande forza non ufficialmente allineata attiva nel Commonwealth. Prima della guerra, Goodneighbor e i Gunners non si erano mai dati particolarmente fastidio a vicenda: non avendo mai dato all'insediamento ragione di cacciarli, i "residenti" del luogo non avevano mosso un dito per liberarsi dei mercenari, pur avendoli virtualmente sull'uscio di casa. Ma in fondo, non c'era molto altro da aspettarsi da un insediamento del genere. Goodneighbor non era il tipo di città da prendere apertamente posizione su qualsiasi cosa che non fosse il suo esplicito guadagno, e non ce n'era nel farsi guerra con quegli individui. 
 
No, c'erano voluti i Minutemen per sbloccare la situazione. Un Minuteman, nello specifico. Come tante altre cose di cui si prendeva il merito quella fazione, anche quella particolare circostanza era stata risolta da un individuo d'eccellenza, come se da soli non fossero in grado di trovare un tappo in uno stivale, con le istruzioni scritte sul tacco. Danse però non poteva permettersi di fare troppo il difficile, in quella situazione: inaffidabili o meno, ora come ora aveva bisogno dei Minutemen. 
 
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L'aeroporto internazionale di Boston era diventata la nuova base della Confraternita d'Acciaio, in ogni senso. Erano finiti i giorni della sicurezza un po' traballante, delle fortificazioni ancora in costruzione, delle pattuglie organizzate giorno per giorno e contando gli uomini disponibili sulle punte della dita; l'aeroporto era una fortezza, e il Prydwen il suo maschio, imponente ed impenetrabile. 
 
Ciò rendeva abbastanza problematico l'uscirne senza essere avvistati. Non quando l'intero aeroporto era illuminato peggio di uno stadio nell'Anteguerra. Fortunatamente per lui, però (e sfortunatamente per chiunque sarebbe stato di guardia quella notte), c'erano dei punti in cui la sicurezza era meno stretta per ragioni puramente logistiche. Ad esempio, attraverso il magazzino allagato oltre il primo checkpoint di sorveglianza. 
 
Attraversare la base non era stato troppo complicato. Nessuno aveva ancora avuto ragione di dare l'allarme (Haylen avrebbe fatto rapporto solo al mattino successivo), e Danse conosceva a memoria i turni delle guardie (era pur sempre uno degli strateghi di punta di Arthur), dunque non era stato difficile passare relativamente inosservato fino al checkpoint. 
 
Il problema era costituito più che altro dall'enorme spiazzo vuoto di fronte all'ingresso del terminal, illuminato 24 ore su 24 da potenti fari montati sul tetto dell'edificio e sorvegliato da cecchini. Era stato deciso di tenere la zona sotto controllo proprio per via di quell'area allagata e mezzo affondata nella costa di Boston: gli edifici e le rovine ammassate oltre lo spiazzo erano punti in cui invasori sgradevoli avrebbero avuto la vita fin troppo facile a trovar copertura e tenere in scacco le loro forze. Una sorveglianza continua dall'alto avrebbe potuto ovviare al problema e mantenere la visuale anche sui pertugi più nascosti. 
 
Tranne il magazzino.  
 
Era infatti ancora relativamente integro, anche se mezzo affondato, ed era possibile accedervi e uscire dal lato opposto rispetto alle guardie senza essere visti. L'altezza dell'edificio rendeva impossibile ai cecchini vedere oltre il tetto, e rimanendo più o meno su quella linea visiva, si poteva andare e venire dalla base senza essere individuati per un bel pezzo di strada. Il problema era, appunto, arrivarci. 
 
Danse non aveva altra scelta che non fosse fidarsi di Haylen. 
 
L'idea era relativamente semplice, e Danse non doveva far altro che attendere all'ombra dei resti del soffitto dell'ultimo piano fino al momento in cui non l'avesse sentita entrare in azione. Niente di troppo sospetto, così nessuno avrebbe pensato di girarsi e vederlo correre attraverso lo spiazzo. Haylen era la persona perfetta per un incarico del genere. Una distrazione innocente. 
 
No, a voler essere corretti Haylen era tutt'altro che una semplice distrazione. Danse l'aveva raccomandata personalmente per la sua squadra, e non per semplice amicizia. La dimostrazione delle sue abilità era la carriera brillante che aveva portato avanti sino a quel momento. Essere una delle preferite di Quinlan non era facile: quell'uomo era tanto intelligente quando scorbutico, e Danse non l'aveva mai sentito elogiare nulla che non fosse il suo gatto. Se Haylen si era meritata delle lettere di raccomandazione da lui, qualcosa di buono sicuramente lo aveva fatto.  
 
In ragione di quello, e dell'esperienza sul campo che li legava, Danse si era sempre fidato di lei. Anche questa "operazione", era certo, sarebbe filata liscia grazie al suo supporto. 
 
Era l'altro salto nel buio che gli aveva chiesto di fare, a preoccuparlo. Danse non era certo di poter sopportare una cosa del genere. Il solo pensiero, anche in quel momento, nascosto dietro ad un cumulo di detriti, gli stringeva lo stomaco in una morsa dolorosa. E le conseguenze... 
 

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"Cosa? No, non preoccuparti per me. Andrà tutto bene." 
 

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Il vicolo che stava percorrendo si aprì in uno spiazzo, sorprendendolo. Non riconosceva l'area: nonostante lo spazio ora si fosse allargato, la zona era comunque colma di detriti. Resti di barricate, apparentemente, ora distrutte. Qualcuno ci aveva abitato? Dubbioso, imbracciò il suo fucile, il suo peso un conforto 
rassicurante. 
 
Avvicinandosi ai resti di una fortificazione, Danse spostò un pezzo di compensato col piede, cercando di capire cosa lo avesse distrutto. In una calligrafia un po' cruda, qualcuno vi aveva scritto un avvertimento in vernice bianca: "PROPRIETA' PRIVATA – NON AVVICINARSI - NON ENTRARE". 
 
-Huh-, fece Danse. Nel Commonwealth, il concetto di proprietà privata era praticamente morto con la Grande Guerra... e di certo quelle barricate non potevano venire da quel tempo. Era molto anacronistico, trovare un avvertimento del genere, soprattutto perché Danse sapeva per esperienza che il quartiere era uno dei preferiti dagli spazzini. Non erano il genere di persone da saper leggere, e se anche ne fossero stati in grado, una semplice scritta non sarebbe basta a farli demordere. 
 
Eppure, entrando nello spiazzo, dovette notare che l'area non pareva ancora esser stata ripulita. Dinnanzi a lui c'era un giardino, ormai ricoperto di erbacce e piantaggine incontrollata, con due alberi alti ma secchi. In fondo allo spiazzo, rivelatasi essere dunque una corte, si ergeva una casa sorprendentemente in ottime condizioni. Non era illuminata, e l'area non dava l'idea d'esser stata battuta di recente, eppure l'edificio era... pulito, senza un accenno di sporcizia sulla pietra che lo rivestiva o di ruggine sui balconcini. 
 
Beh, se erano stati anacronistici i cartelli, figurarsi quello. 
 
Danse si avvicinò, incuriosito. Era una vista strana, eppure era indubbio che chiunque avesse abitato quella casa l'avesse anche abbandonata. Coperto com'era dalle ombre della corte, Danse finì quasi per inciampare su quelli che si rivelarono essere i resti di un Mister Gutsy. 
 
Hm. 
 
Una guardia di qualche tipo, certamente, e lo stato in cui giaceva era un altro indizio ad avvalorare la tesi che la residenza non fosse più abitata. Un piano iniziò a formarsi nella sua mente. 
 
Era notte tarda, in fondo. Ed era ormai in pieno territorio Minutemen. Forse approcciare Goodneighbor con il favore del giorno sarebbe stata la scelta migliore, e quella casa così intatta avrebbe potuto essere un 
buon rifugio per riposare qualche ora. Metterne in sicurezza gli accessi non sarebbe dovuto essere troppo difficile, anche privo del suo normale equipaggiamento com'era. 
 
Era lì lì per appoggiare la mano sulla maniglia quando il flash di una torcia illuminò la parete di un vicolo che si affacciava proprio sull'ingresso che stava ora occupando, alla sua destra. 
 
-Per lo meno Brent aveva ragione, c'è poca attività qui- disse una voce, resa alterata e metallica dall'altoparlante dell'elmo di una suite di armatura. 
 
-Non tirarcela. Già prima abbiamo rischiato grosso con quei supermutanti... quegli schifosi non si ripuliscono nemmeno il cesso, da quegli abomini. Sembra quasi che gli piaccia, sguazzare in mezzo ai nonumani- replicò con tono sprezzante un'altra voce, non distorta. 
 
-Sta' zitto. È sensato, invece. Perché perdere uomini a pattugliare la zona quando sai che c'è un nido di mutanti? Ci pensano loro, a togliere i problemi di torno- si intromise una terza voce. 
 
-Eh, proprio. Si vede come ci hanno tolti di torno.- Un fischio, e poi il rumore di un'esplosione mimata con le labbra. –Tra il lanciarazzi e il plasma li abbiamo seccati in tre secondi. Stupidi grugni verdi.- 
 
-E ci siamo fatti anche sentire, probabilmente- ragionò di nuovo il terzo. –Ma va bene. Staranno investigando là, non possono sapere che siamo tornati a nord.- 
 
Un Cavaliere e due Scribi, uno dei quali stava cercando si scassinare la serratura che fino a pochi minuti prima Danse stava per aprire. L'uomo si era nascosto dietro al tronco secco di uno degli alberi del giardino, fucile stretto in pugno e cuore che martellava nel petto. Era bloccato: mentre lo Scriba scassinava, gli altri due tenevano d'occhio la piazza. Se si fosse mosso, lo avrebbero immediatamente individuato... e tra armi al plasma e lanciarazzi, dubitava che ne sarebbe uscito vivo. L'unica soluzione sarebbe stata aspettare che entrassero, e fuggire col favore delle ombre mentre erano impegnati all'interno. 
 
Stavano ancora parlottando tra loro, sicuri probabilmente che l'area fosse libera. O per lo meno, gli Scribi stavano parlando: il Cavaliere di scorta era silenzioso. Danse era confuso. Perché la Confraternita d'Acciaio 
avrebbe dovuto mandare una pattuglia così piccola, così in profondità nel territorio nemico? E in quell'area così peculiare, poi? Danse non aveva mai colto nessun tipo di interesse per Beacon Hill negli incontri di strategia a cui aveva presenziato fino a pochi giorni prima, e non era a conoscenza di nessuna operazione in quella zona. Che diavolo stava succedendo? 
 
Quelle riflessioni furono interrotte bruscamente dalla voce metallica del Cavaliere. –Zitti. I miei sensori stanno percependo qualcosa.
 
T-60 con rilevatori di calore. 
 
Danse se ne ricordava. I rilevatori erano diventati parte dell'equipaggiamento standard delle truppe pesanti dopo l'ultima battaglia a Quincy, quando i Minutemen erano riusciti a cogliere di sorpresa un loro reggimento sfruttando la copertura della nebbia. Aveva spinto perché entrassero in dotazione a tutte le armature personalmente. 
 
-Vieni fuori! Mani in alto!- ordinò il Cavaliere. Danse non aveva dubbi sul fatto che il soldato sapesse precisamente dove fosse. Era finita. Lo avrebbero stanato in ogni caso, e a quel punto... era ovvio cosa sarebbe successo poi. Danse poteva solo cercare di farsi uccidere in quel momento, ed evitare così la pubblica esecuzione. 
 
Peccato per Haylen. 
 
Uscì dalla copertura con uno scatto e sparò tre volte in rapida successione, colpendo uno degli Scribi che si stavano preparando a sparare. Due raggi atterrarono a centro massa, ma un altro fu un colpo alla testa preciso, facendo cadere esanime lo Scriba tra i piedi del Cavaliere. 
 
Il secondo Scriba sparò prima che questo potesse reagire, e Danse non riuscì ad evitarlo: venne colpito ad una gamba, che cedette immediatamente, mandandolo a terra. Il dolore lo lasciò senza fiato all'istante: addestramento o meno, niente può prepararti al momento in cui un dardo di plasma ti arriva addosso. L'armatura che indossava aveva assorbito una parte del danno, ma il resto aveva ceduto abbastanza in fretta, sciogliendosi in materiale bollente dritto sulla pelle vulnerabile del ginocchio, mescolandosi alle ustioni che gli avevano bruciato via immediatamente diversi strati di epidermide. 
 
La cosa buona dell'esser rimasti senza fiato era che per lo meno non aveva potuto urlare. 
 
-Figlio di puttana!- stava dicendo il Cavaliere, e oh, quando aveva coperto la distanza che li separava? Intontito dal dolore, Danse non si era accorto del suo avvicinamento e se lo ritrovò praticamente addosso. Con un piede coperto d'acciaio, il soldato calciò via il suo fucile prima che potesse tentare di alzarlo, colpendo anche la sua mano. Ancora dolore. E ancora più forte quando, per tenerlo fermo, il Cavaliere gli appoggiò lo stesso piede sul petto, schiacciandolo a terra. Restò quindi in silenzio qualche secondo, la luce della torcia puntata dritta in faccia a Danse che lo accecava, ma era la cosa minore di cui preoccuparsi al momento per lui. Mentre cercava disperatamente di respirare, la torcia si spostò dal suo viso, e il Cavaliere si rivolse indietro. 
 
-Com'è la situazione?
 
-È morto- replicò lo Scriba sopravvissuto, che ora si stava avvicinando. –Chi è? Un miliziano?- 
 
-Nah. Meglio. Guarda chi abbiamo trovato- disse l'altro, e il suo tono anche attraverso l'altoparlante era pieno di veleno. 
 
La torcia tornò a puntarsi su Danse. 
 
-Saul Johnfield Danse. Huh-. Lo Scriba gli rivolse un'espressione di scherno. Mentre Danse lottava per riprendere a respirare, gli sputò. –A Maxson farà piacere rimetterti le mani addosso, schifoso abominio. Non vedeva l'ora di appenderti, a momenti gli schiumava la bocca l'altro giorno...- 
 
Le parole lasciarono Danse in un soffio, ma al Cavaliere non sfuggì il suono, anche se non le intese. –Che hai detto, pezzo di merda?

-... Anziano- gracchiò Danse, alzando la testa quel tanto che bastava a guardare nelle lenti dell'elmo con odio. –È... Anziano Maxson... per voi.- 
 
Oltraggiato, il Cavaliere fece per alzare una gamba, intendendo probabilmente colpirlo con un calcio. Si bloccò quando una voce robotica si alzò dalle ombre, illuminandole di un rosso sinistro. 
 
-SIETE. ALL'INTERNO. DI. UNA. PROPRIETA'. PRIVATA. USO. DELLA. FORZA. NON. CONSENTITO. PROCEDO. ALL'ELIMINAZIONE. DELLA. MINACCIA.- 
 

I momenti successivi furono molto confusi per Danse. Uno schianto, e un bagliore, e poi per qualche secondo volò; atterrò pesantemente contro al muretto che delimitava il giardino, scivolando poi al suolo in uno sgraziato ammasso di membra. Con uno strano rumore bagnato, qualcosa atterrò vicino a lui, e a fatica raccolse le forze necessarie per voltare la testa e guardare: la testa decapitata dell'ultimo Scriba, morto con un'espressione di stolida sorpresa in viso, entrò a fuoco solo nel momento in cui un altro bagliore illuminò la corte. 
 
La vista annebbiata dal dolore, Danse faticava a capire cosa fosse successo. O forse la colpa era della concussione che s'era appena preso, sbattendo contro il muro? Gli pareva di vedere il Cavaliere arrabattarsi disperatamente con un'arma di grosso calibro, mentre qualcosa di rosso, enorme e minaccioso gli incombeva addosso, con un costante rumore di proiettili che rimbalzavano contro l'acciaio... poi il Cavaliere volò via. Non c'era altro modo per definire cosa fosse successo: il robot –un Sentry Bot, anche se Danse non riusciva a realizzarlo- lo colpì con un potente affondo di una delle sue braccia, spedendolo a sbattere contro la casa opposta e frantumando la sua piastra pettorale. Una scarica di mitragliatrice nel buco appena aperto finì lo stolto. 
 
La lotta di Danse per non perdere coscienza terminò nel momento in cui la luce rossa del Sentry Bot si spense, facendo cadere di nuovo la corte nell'oscurità. Svenne, sentendo solo il terreno tremare mentre il robot ritornava obbedientemente alla sua postazione di guardia. 
 
-MINACCIA. NEUTRALIZZATA. PROCEDO. ALL'INVIO. DEI. DATI. RICERCA. DI. UNA. CONNESSIONE. STABILE... COMUNICAZIONE. STABILITA. Saluti, @COMANDANTE. HANCOCK. Abbiamo ricevuto visite.- 
   
 
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