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Autore: NPC_Stories    26/04/2018    2 recensioni
Singolo episodio a qualche mese di distanza dalla fine di Lezioni di sopravvivenza - Primo Livello e di L'alba del Solstizio d'Inverno, e qualche mese prima dell'inizo di Lezioni di sopravvivenza - Secondo Livello.
Dee Dee e Daren hanno lasciato l'enorme sala del drolem per cercare una nuova stanza in cui sistemare il loro accampamento, ma i precedenti occupanti non sono molto d'accordo.
Nel frattempo, l'inverno è calato su Waterdeep e la morsa del freddo si sente anche nel primo livello dell'Undermountain; riuscirà la giovane dhampir, già freddolosa per sua natura, a far fronte a questo nuovo disagio?
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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NdA: Questa oneshot potrebbe non avere molto senso per chi non ha letto Lezioni di sopravvivenza - Primo Livello, perché ha luogo fra la fine di quella storia e l'inizio di Lezioni di sopravvivenza - Secondo livello.




1364 DR: Cursed with Awesome
 
Erano passate diverse settimane da quando Dee Dee e il drow erano tornati al loro campo base nella grande sala occupata dal golem di carne draconica. Da allora non erano mai rimasti in panciolle; l’addestramento di Dee Dee era proseguito con costanza e sempre maggiore entusiasmo.
La giovane elfa migliorava rapidamente e Daren le stava lasciando sempre di più libertà di iniziativa; era lei a decidere dove voleva andare e quale zona del primo livello del dungeon voleva esplorare, di giorno in giorno.
Prima di mezzinverno avevano lasciato la loro postazione protetta e si erano trasferiti in un altro complesso di stanze, dove c’era una fonte d’acqua potabile. Avevano dovuto far sgombrare una tribù di coboldi molto ostinati, ma ora quella zona abbastanza difendibile apparteneva a loro. Vi si accedeva da un corridoio e quella era l’unica entrata. Sulla soglia i coboldi avevano creato delle barricate rudimentali che non erano servite a nulla contro i due agili elfi. I coboldi avevano combattuto con valore (e con l’aiuto di una donnola molto feroce), un paio delle loro frecce uncinate erano riuscite a colpire la dhampir e avevano scavato ferite crudeli, ma alla fine erano dovuti fuggire.
Dopo il combattimento Daren aveva aiutato la ragazza a rimuovere con cura le frecce, che erano pensate per arpionare la carne peggiorando la ferita quando qualcuno cercava di estrarle. La magica capacità di Dee Dee di auto-guarigione aveva solo peggiorato la situazione, facendo in modo che le sue ferite si chiudessero intorno alle punte delle frecce. L'elfo scuro aveva dovuto praticare dei nuovi tagli con il suo pugnale, tenendolo infilzato nel corpo della povera elfa e precisamente a contatto con le punte delle frecce, per mantenere la ferita aperta e abbastanza larga perché gli uncini non lacerassero troppo i muscoli e la pelle. Per fortuna nessun organo vitale era stato intaccato e Dee Dee sarebbe guarita presto per merito della sua resistenza sovrannaturale.

La stanza era piuttosto grande, non come quella che avevano lasciato ma comunque più grande di quanto servisse loro. Era collegata ad un altro stanzino, un po’ isolato, dove Dee Dee aveva montato subito la sua tenda. Una parte del soffitto della sala principale era crepato e lasciava fluire acqua, che i coboldi usavano sia per dissetarsi che per lavarsi. Era per questo che avevano voluto prendere quelle stanze: la preziosa acqua potabile. Dee Dee ne aveva più bisogno di Daren (aveva scoperto che lui poteva crearla con la magia), e siccome l’addestramento prevedeva che lei imparasse a cavarsela da sola, lei aveva pianificato e condotto l’assalto contro i coboldi. Daren l’aveva aiutata, ma ormai lui l’aiutava solo quando lei aveva davvero bisogno.

“Quefta ftanza è più fredda di quella dove ftavamo prima.” Si lamentò un giorno, dopo essersi svegliata con gli arti anchilosati per il freddo. Dormiva con vestiti pesanti, due sacchi a pelo e il caldo mantello che Daren le aveva comprato, eppure aveva ancora i brividi.
“Considera che ormai là fuori è pieno inverno.” Commentò lui, con il tono di ribadire un’ovvietà. “I primi livelli dell’undermountain sono vicini alla Superficie, il mare è solo a poche decine di metri di roccia dal dungeon, e siamo comunque nel Nord. Inoltre le fogne sopra di noi portano umidità, e questa stanza in particolare…” lasciò in sospeso la frase, ma con una mano accennò alla perdita dal soffitto che sgocciolava in un angolo e finiva in una crepa del pavimento, quasi perfettamente allineata. Per terra si accumulava sempre una piccola pozza d’acqua fredda.
“Grazie per la fpiegazione, ma non mi fa fentire più caldo.” Dee Dee diede sfogo alla sua frustrazione, battendo i denti.
“Alcuni nemici non si possono sconfiggere con la spada… ma il freddo sì. Sei rimasta ferma troppo a lungo. Un po’ di allenamento ti scalderà.” Propose il guerriero con un sorriso di sfida.
Non era una vera proposta, lei lo sapeva, perché anche se si fosse rifiutata lui l’avrebbe attaccata comunque.
L’elfa gemette, mettendo una mano sul pomo della spada. Non aveva voglia di ritrovarsi piena di lividi così presto, ma sapeva di essersela cercata.

Combatterono per alcune ore, intervallando l’addestramento a pause per riprendere fiato. Quando Dee Dee cominciò ad essere troppo affaticata per reggere le armi, si fermarono per mangiare qualcosa.
“Stai cominciando a farmi stancare davvero.” Le disse Daren in tono infastidito, ma Dee Dee riconobbe il complimento dietro quel tono seccato.
“Lo fpero, te lo meriti.” Rispose a tono.
Il drow rise brevemente.
“Sì. Senti marmocchia, ce la fai a difendere questo posto da sola per qualche ora?”
Dee Dee avrebbe voluto chiedere difendere da chi?, ma le vennero in mente molte possibili risposte, senza bisogno di suggerimenti: i coboldi avrebbero potuto tornare a reclamare la loro casa, o creature anche più pericolose potevano decidere di volere quel luogo per sé.
“Non lo fo.” Ammise onestamente. “Potrebbe arrivare qualfiafi cofa.”
“Preferisci venire con me, correndo il rischio che questa stanza venga presa da qualche mostro, o peggio, da qualche avventuriero, e dover combattere di nuovo per riconquistarla?”
Dee Dee ci pensò con molta cura, soppesando pro e contro.
“Fì, lo preferifco. Non me la fento di rimanere da fola a fare da guardia ad un luogo ambito.”
Daren scrollò le spalle. “Va bene. Prendi con te lo zaino e tutto il cibo che hai, non voglio lasciare qui cose che attirino l’attenzione. Se va bene arriverebbero di nuovo i coboldi, se va male ci troveremmo il campo invaso da animali spazzini.”
 
L'elfo scuro guidó Dee Dee attraverso una serie di cunicoli che ormai le sembravano familiari: stavano tornando nella zona meridionale, dove avevano vissuto nei mesi precedenti. Impiegarono davvero alcune ore, perché la fauna del dungeon era sempre molto mutevole e un corridoio “ripulito” la settimana precedente poteva già essere di nuovo pieno di schifezze. Dee Dee pregò di non incontrare melme: non voleva davvero dover fare un altro bagno gelido così presto.
Alla fine arrivarono ad una rampa di scale che scendeva inabissandosi nell'oscurità.
“Cofa c'è laggiù?” Domandò la dhampir, sporgendosi in avanti ma senza toccare gli scalini.
“Il secondo livello.” Fu la breve e secca risposta.
Dee Dee rimase a bocca aperta. Certo, era ovvio, il secondo livello. Doveva esserci un secondo livello, viso che aveva già visitato il quarto. Ma Daren non aveva mai fatto parola della possibilità di scendere già al secondo livello.
“Penfi che fia pronta per il fecondo livello?” Domandò sorpresa.
“No. Non hai ancora finito di confrontarti con il primo. Siamo qui perché devo recuperare un oggetto che ho nascosto.”
“In uno fcalino?” Tentò di indovinare.
“No. Stai zitta ora, mi serve concentrazione.”
 
Il drow cominciò a scendere le scale, canticchiando a mezza voce una filastrocca che sembrava parlare di un re, dal nome forse elfico, che faceva cosacce con un orco. Seguendo il ritmo della filastrocca, scendeva uno scalino per ogni sillaba.

“...Chino a terra seguiva le tracce
Deciso a sventare quelle minacce
Troppo orgoglioso per chiedere scorte
Poco mancó che trovasse la morte.”


Dee Dee dovette seguirlo dappresso per sentire quelle strofe appena sussurrate.

“Fortuna volle, un orco di mondo
Trafisse il re con un tipo di affondo
Che non comportava spargere sangue
Ma a casa il sovrano tornó claudicante...


Daren si fermò, guardandosi intorno con l'aria di essere molto soddisfatto di sé.
“Ma è vera quefta ftoria?” Dee Dee sembrava perplessa.
“Licenza poetica.” Ammise il drow. “Ma fin qui potrebbe essere vera. Nelle successive diciassette strofe diventa un po’ surreale.”
Alla menzione di altre diciassette strofe la dhampir si lasciò sfuggire un'espressione che implorava pietà.
“Le ballate elfiche sono sempre molto lunghe.” Daren fece spallucce. “Ma non serviranno, siamo arrivati.”
L’elfa si guardò intorno. “Ma fiamo fu una fcala, nel bel mezzo del nulla.” Daren le indicò con un ampio gesto della mano le pareti e il soffitto, che spariva nel buio, ma entrambi riuscivano ancora a intravederlo.
“Aspettami qui.” Le ordinó soltanto, prima di alzarsi magicamente in aria facendo appello ai suoi poteri di levitazione.
 
Dee Dee lo aspettò lì. Le sue orecchie sensibili erano sempre tese a cogliere il minimo rumore, ma dentro la sua mente aveva iniziato a contare i secondi. Aveva scoperto che la faceva stare più tranquilla e allontanava la sensazione che il tempo si dilatasse.
 
Il drow tornò dopo circa tre minuti e mezzo.
“Che cofa c'è laffú?” Domandò Dee Dee come prima cosa, prima ancora che lui si posasse a terra.
“Niente di importante. Solo una fenditura nel soffitto, un piccolo spazio non più grande di uno sgabuzzino dove ho ammucchiato alcune cose.”
“Cofe? Quali cofe? Ma non hai paura che te le rubino?”
Daren scrollò le spalle.
“È solo una fenditura nella roccia, perfino una creatura flessuosa come me fa fatica ad entrarci. Non è protetta con la magia di abiurazione, solo con un piccolo incantesimo che fa apparire tutto il contenuto come non magico; quindi non attira l'attenzione. In questo livello non ci sono molti mostri che scavano la roccia e che potrebbero arrivare lì per sbaglio. Inoltre ci si arriva solo volando o levitando, ed è troppo in alto perché una creatura dall'intuito sviluppato come un nano possa percepire il vano segreto nella roccia.”
“Capifco…” sussurrò lei. “Ma quella poefia cofí raffinata?”
Il drow sorrise in silenzio per alcuni secondi, anzi arrivò perfino a ridacchiare fra sé e sé.
“Diciamo che se mai qualcuno dovesse leggermi nella mente, vorrei che non inciampasse in pensieri come scendere questo esatto numero di gradini e poi levitare. È molto meglio che nella mia mente ci siano stupide poesie parodistiche su elfi pervertiti.”
“E orchi.”
“Certo, non si può fare una poesia parodistica sugli elfi di Superficie senza metterci gli orchi. Puoi metterci anche dei nani, ma a quel punto diventa poesia d’avanguardia.” Cominciarono a risalire la scala per tornare da dove erano venuti. “Una volta ho composto una ballata con una versione alternativa di una storia epica molto nota… la storia del dio Gruumsh che perde il suo occhio per colpa della spada di Corellon Larethian. Solo che nella mia versione non era proprio la spada, ti lascio immaginare.” Il drow sottolineò il concetto con un gesto evocativo. “È come una formula magica, fa in modo che qualsiasi elfo e qualsiasi orco nel raggio di cento miglia cerchino simultaneamente di tagliarti la gola.”
Dee Dee scosse la testa, a corto di parole. A volte il suo compagno era così strano, faceva cose così senza motivo, che era impossibile farsene un'opinione.
“Ma perché?” Domandò, allargando le braccia. Il gesto disturbó uno scorpione salterino che dormiva in una fessura della parete. L'animaletto provò a saltarle addosso ma Dee Dee lo deviò in volo con uno schiaffo, mandandolo a rimbalzare giù per le scale.
“Bel colpo.” Si complimentó Daren, girandosi indietro per un momento. Rimase un istante ad ascoltare il rumore dell’aracnide che rimbalzava sulla pietra, poi rispose alla domanda. “Perché è divertente, che altro?”
 
Il viaggio di ritorno al loro nuovo campo base fu meno problematico di quello di andata, ma nel corridoio davanti allo stanzone trovarono nuove trappole piazzate lì dai coboldi. A parte i rudimentali trabocchetti, non c'era nessuna traccia di quelle brutte creature. O meglio, qualche traccia c'era: avevano lasciato i loro escrementi dappertutto. Probabilmente avevano capito che non avrebbero mai riavuto la loro bella stanza difendibile (o non troppo presto, almeno), quindi si erano vendicati.
“Che schifosi!” Esclamò Daren, mettendosi a ripulire quel macello.
“Ti ferve aiuto?”
“No, vista la tua reticenza a lavarti.” Fu la secca e irritata risposta.
“Ehi!” Protestò lei. “È folo che non mi piace l'acqua gelida!”
Daren non le rispose e continuò a pulire in silenzio. La dhampir andò a controllare la sua tenda, e quello che trovò era a dir poco sconfortante. La tenda era stata fatta a brandelli, e le malefiche creature avevano defecato anche lì. L'elfa gemette come un animale ferito. Le serviva la sua tenda.
Rimase immobile a fissarla, piena di desolazione, finché Daren non la raggiunse.
“Hm. Mi dispiace, temo che ormai sia irrecuperabile.” Le mise una mano sulla spalla. La sua mano odorava di sapone. “Se hai finito di vivere il tuo lutto, io la butterei in qualche baratro e via.”
“Non fono in lutto!” Dee Dee si rianimò un poco. “Ma non fo come farò fenza la mia tenda.”
“Io te l'avevo già detto, una tenda in un sotterraneo serve quanto i capezzoli su un'armatura.” Ribadì lui. “Anzi può essere d'impiccio.”
Ma tu non capisci il mio disagio. Pensò la dhampir, sconsolata e arrabbiata. La tenda mi aiutava a conservare un po’ di calore.
 
Daren mantenne la parola e si disfó della tenda, insieme al suo maleodorante contenuto. Dee Dee dovette restare sola, ma solo per pochi minuti, e per fortuna non accadde nulla di pericoloso.
“Spero di non dover sopportare questo tuo muso lungo ancora per molto.” Esordì il drow al suo ritorno. Nella sua lingua personale voleva dire 'non pensavo che ci saresti rimasta così male e mi dispiace abbastanza da dedicare alla cosa un minimo di attenzione', o anche 'spero letteralmente che il tuo malumore passi in fretta', ma Dee Dee non era ancora in grado di interpretare e tradurre concetti così lontani da quanto detto.
“Vaffanculo.” Rispose infatti.
Daren scrollò le spalle. Di questo non gli importava abbastanza da commentare.
“Beh, visto quanto ci è costato in termini di fatica e di schifo, è ora che ti dia l'oggetto che sono andato a recuperare.” Disse infine, armeggiando con qualcosa attaccato alla cintura.
Dee Dee si riprese all'istante, pungolata dalla curiosità. “È una cofa per me?” Domandò incredula. Il drow annuì e le porse un pugnale inguainato. Dee Dee sarebbe stata contenta anche se lui le avesse solo detto cos'era, non avrebbe mai immaginato che potesse essere per lei. Lo prese e lo osservò da vicino. Era un oggetto sobrio ma stupendo, e le lucine danzanti che accompagnavano sempre l'elfo scuro le permisero di notare alcuni dettagli di colore che con la scurovisione non avrebbe notato: per il momento poteva vedere solo l'impugnatura, ma si accorse che il manico era avvolto in strisce di cuoio rosso, e anche il fodero sembrava fatto dello stesso materiale, con finiture in metallo. Il pomello e l'elsa erano anch'essi di ferro o qualche materiale simile, e la lavorazione ricordava il fuoco; muovendo il pugnale alla luce delle piccole sfere luminose, si creava un gioco di luci e ombre che faceva sembrare vive quelle fiamme simulate. Con deferenza, mise una mano sull'impugnatura ed estrasse lentamente il pugnale. La lama era fatta di un metallo grigio con riflessi rossastri.
“È un pugnale di ferro febbrile.” Le spiegó il drow. “Un materiale che in natura è troppo caldo e troppo liquido per essere lavorato. Solo i nani sanno come trattarlo per renderlo solido, grazie ad alcuni incantesimi. Questo è anche incantato con la magia del fuoco.”
Dee Dee rimase in contemplazione del suo bellissimo pugnale nuovo, per un paio di minuti.
“Wow. È… è ftupendo.” Mormorò. “Ma perché lo dai a me?”
“Perché io non lo voglio quel coso. È maledetto.”

Dee Dee rimase paralizzata. All’inizio non seppe come reagire e rimase a guardare la sua nuova arma, in preda a sentimenti contrastanti. Terrore, per il possibile effetto della maledizione. Umiliazione, per la gioia che aveva mostrato e per essere stata così stupida da pensare che il drow potesse fare qualcosa di gentile per lei.
In pochi secondi di silenzio atterrito, decise che era forte abbastanza per affrontare il suo destino. Non avrebbe dato alcuna soddisfazione all'elfo scuro.
“Quanto è brutta… in cofa confifte la maledizione?” Domandò solo, cercando di mantenere il sangue freddo.
“Non potrai liberarti del pugnale. Dovrai tenerlo sempre con te, a meno che qualcuno non ti lanci un incantesimo che rimuove la maledizione. A quel punto potrai anche buttarlo via, ma se lo sfoderi di nuovo la maledizione si riattiva. In qualsiasi momento, anche mentre sei soggetta alla maledizione, puoi cederlo a qualcuno che lo desideri, ma non puoi venderlo. Puoi regalarlo o può esserti rubato.”
“Va bene.” Prese atto la ragazza. “Ma la maledizione vera e propria cof'é?”
Daren scrollò le spalle. “Alcuni oggetti hanno maledizioni tremende. Altri hanno solo effetti collaterali molto fastidiosi. Questo pugnale dev'essere stato incantato con un procedimento difettoso, perché la sua natura legata al fuoco si ripercuote anche su chi lo brandisce. Temo che d'ora in avanti la temperatura intorno al tuo corpo sarà molto più calda del dovuto.”
Dee Dee rimase senza parole, perché un sospetto stava cominciando a farsi largo nella sua mente.
Quanto più calda?”
“Non lo so quantificare.” Si giustificò il drow. “Vivevo in un posto caldo quando ho preso questo pugnale ad un genasi del fuoco. Laggiù un simile oggetto era una tortura. Immagino che se tu andassi a vivere in mezzo ai ghiacci non sarebbe tanto male.” Consideró, fingendo di averci appena pensato. “Dovresti già sentire i suoi effetti.”
Dee Dee soppesó il pugnale nella mano, valutando la qualità dell'arma e la portata della maledizione. Era vero, già da qualche minuto sentiva un certo tepore, ma prima l'aveva attribuito ad un crescente attacco di panico. Rinfoderó il pugnale, per capire se questo aveva un effetto sulla cappa di calore. Non lo aveva.
Agganció il pugnale alla cintura, di fatto accettando quello strano regalo, poi rivolse un mezzo sorriso a Daren e gli saltó addosso senza preavviso. Il drow all'inizio pensò che volesse attaccarlo, ma non era armata. Lei gli strinse le braccia al collo, ridacchiando contro l'incavo della sua spalla.
“Che… che diavolo stai facendo?” Balbettò Daren. “Staccati subito!”
“Perché non ammetti che mi vuoi bene e bafta?”
Daren la pungoló al fianco con un dito.
“Perché non te ne voglio. Guarda, potrei sbudellarti in questa posizione, non ti fai schifo da sola?”
Dee Dee lo lasciò andare, ma non smise di sorridere.
“Vado a cercare qualcofa da bere. Abbracciare la gente mette fete.” Annunció, poi uscì dalla stanza con rinnovato entusiasmo.
 
Daren la guardò uscire, senza accennare a seguirla. Poteva cavarsela da sola. Ma il suo gesto gli aveva fatto tornare in mente le parole di Lizy, e quella consapevolezza che non lo abbandonava mai: c'era una cosa importante che doveva insegnare a Dee Dee, ed era meglio che la imparasse finché aveva ancora una rete di sicurezza.
Da solo in quella stanza vuota, senza le stupide ciance della dhampir, il mondo gli sembrò all'improvviso un luogo molto più tetro.


           

   
 
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