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Autore: bittersweet Mel    29/04/2018    2 recensioni
Anno 1127, rovine della città di Gunai, dopo una disperata guerra con le Truppe Armate, pochi ribelli sono riusciti a salvarsi la vita e continuano a combattere contro un governo in cui non credono. Cercano la libertà, una nuova vita, la possibilità di amare e sorridere come un tempo. E' in questo scenario disastroso, tra torridi deserti e squallide tende, che Sousuke e Rin si incontrano, attraversando insieme un grande capitolo della storia di Gunai.
C’erano troppe cose di Rin che lo spingevano a trovarlo piacevole e altrettante che gli facevano serrare le mani sopra il manico del coltello per aprirgli la gola in due.
[ SouRin ]
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Route two

 

 
 
 
« Allora …», Rin sollevò lo sguardo dalla fasciatura alla gamba e squadrò Makoto da capo a piedi, «  Com’è che si chiama?»
Il dottore del campo sollevò lo sguardo dalla bacinella e strizzò lo strofinaccio sporco di sangue, prima di schioccare le labbra.
«  Chi?», chiese semplicemente, gettando lo straccio dentro al cestino, per poi svuotare l’acqua tinta di rosso a terra.
La sabbia si impregnò immediatamente del sangue di Rin, lasciandolo per qualche secondo assorto sopra quella macchia informe.
Alla fine accennò ad un sorriso tirato e strofinò la mano destra sopra le due strisce metalliche che gli tenevano ferma la gamba.
«  Il ragazzo che mi ha portato qui. », chiarì alla fine, gettando uno sguardo verso l’ingresso della tenda.
Il dottore sorrise leggermente, avvicinandosi al ragazzo ferito e porgendogli un flacone di pillole.
Makoto era stato tremendamente gentile con Rin, curandolo con efficienza e tranquillità, tanto che il fulvo si era sentito immediatamente a proprio agio in quella piccola e caotica tenda piena di flaconi, siringhe e garze antisettiche.
Certo, la gamba gli faceva male e a stento aveva trattenuto le lacrime quando gli aveva sfilato i pantaloni e aveva iniziato a tastare le zone più gonfie, ma non si era lamentato neanche una volta, neppure quando il bisturi chirurgico aveva inciso il suo stinco.
Quel tipo gli stava simpatico e sembrava ben disposto alla conversazione, cosa che Rin apprezzava tremendamente.
« Oh, si chiama Sousuke », gli rispose Makoto, dopo essersi accertato che Rin avesse preso uno degli antidolorifici che gli aveva porto, «  devi prende tre pastiglie al giorno. Una la mattina, una dopo pranzo e una prima di coricarti. D’accordo? »
Rin annuì e appoggiò la boccetta accanto al materasso, cercando di non spostare la gamba dalla sua posizione.
Era rimasto sdraiato a terra tutto il tempo, adagiato sopra un materasso consunto e scomodo, ma era di gran lunga meglio della sabbia bollente, questo poteva ben dirlo.
Il fulvo si schiarì la voce e si issò lentamente, così da appoggiare la schiena contro la parete della tenda, stando attento a non metterci troppa pressione e rischiare di tirarla completamente giù.
« E’ davvero silenzioso.», sentenziò dopo qualche secondo perso tra i suoi pensieri.
Makoto ridacchiò appena, pulendosi le mani sporche sopra l’asciugamano più vicino.
«  Sì, è un po’ scorbutico, ma ha un gran cuore.»
Sembrava conoscere quel Sousuke molto bene, pensò Rin; gli sarebbe piaciuto poter chiacchierare ancora una volta con il suo salvatore, anche con una conversazione a senso unico come qualche ora prima.
«  Devi riposarti ora, domattina andrà sicuramente meglio. Non dovrai sforzare molto la gamba e di tanto in tanto torna a farmi visita, così potrò controllare come procedono i miglioramenti », cominciò a parlare Makoto, la voce calma e meticolosa, « per questa sera potrai dormire qui, da domani il Capo vedrà se darti a disposizione una tenda,  poi deciderà cosa farsene di te. »
Rin sollevò lo sguardo verso il giovane e scosse la testa, l’espressione spaventata che nuovamente appariva sopra al suo viso.
Era certo che il suo ingresso nella ribellione fosse cosa oramai certa, visto che si trovava lì.
«  Aspetta, aspetta! Cosa? Non posso rimanere qui allora? All’accampamento?»
Makoto scosse la testa, il sorriso conciliante ancora sopra le labbra.
«  Questa è una decisione che spetta al nostro capo, non a me.»
Per un istante Rin si rimangiò tutti i complimenti che gli aveva fatto e si preparò a dire che sarebbe morto se l’avessero lasciato nuovamente tra le rovine della città, ma non fece in tempo ad aprire bocca ancora una volta.
L’ingresso della tenda si scostò leggermente ed entrò un ragazzo.
Alto, capelli neri e occhi azzurri.
Rin rimase imbambolato per qualche secondo a guardarlo, osservando gli zigomi alti e le labbra ben delineate, prima di far scivolare lo sguardo verso il petto muscoloso, coperto da una semplice canottiera; era un bel vedere, con quei pantaloni militari e gli anfibi ai piedi, lo sguardo severo e le labbra corrucciate.
Rin si sentì avvampare immediatamente dopo essersi accorto dello sguardo dell’altro e nascose quel leggero imbarazzo abbassando il capo, fingendo di guardarsi la medicazione alla gamba.
« Ho portato allo storpio un po’ di pesce », dichiarò il ragazzo e immediatamente Rin risollevò il capo, le labbra aperte dallo sgomento.
Quella voce era ...? Il fulvo sbatté le palpebre un paio di volte, senza riuscire a pronunciare una frase dal senso compiuto.
Sousuke ricambiò il suo sguardo per qualche secondo, un sopracciglio sollevato e l’espressione leggermente infastidita.
«  Che c’è, non ti piace?», gli chiese l’attimo dopo, mentre Rin, semplicemente, scuoteva la testa senza rispondere.
Sousuke sollevò leggermente l’angolo destra della bocca e si voltò verso Makoto, annuendo.
«  Cavolo, che gli hai fatto? Sei riuscito a farlo stare zitto, è fantastico.»
Il dottore scrollò le spalle e osservò il piatto che Sousuke teneva tra le mani con una certa bramosia negli occhi.
Rin si ricordò, allora, che il ragazzo aveva saltato la cena pur di medicarlo immediatamente.
Si sentì in colpa l’istante seguente.
«  In realtà ha parlato fino ad ora », disse Makoto, prima di schiarirsi la voce e rivolgersi prima a Rin, poi a Sousuke, «  direi che per il momento è a posto, vado a vedere se è rimasto qualcosa anche per me. »
Il moro annuì e gli diede una semplice pacca sopra la spalla, uno dei pochi modi che conosceva per ringraziare le persone, e gli disse semplicemente un: “ Haruka ti ha tenuto da parte qualcosa” che fece sorridere maggiormente il dottore.
Dopo di che Makoto sparì oltre l’ingresso della tenda, lasciando volteggiare leggermente il tessuto dietro di sé.
Rin si morse le labbra, faticando ad allontanare lo sguardo dal volto dell’altro.
Cavolo, coperto com’era fino a qualche ora prima, Rin non gli avrebbe dato neanche un centesimo, invece ora che lo guardava meglio …
Era giovane, davvero giovane, e decisamente affascinante.
Oltre che a qualche centesimo gli avrebbe dato volentieri anche una manciata di banconote fruscianti, ma non era di certo il momento per esternare i suoi pensieri tutt’altro che appropriati.
Sousuke, sotto quegli sguardi, si limitò a sospirare amaramente.
Senza dire nulla si avvicinò al materasso e si andò a sedere a terra proprio lì di fronte, tendendo il piatto verso Rin.
«  Tieni, mangia. Se dovessi morire proprio adesso mi sarei addossato un peso per niente. »
Rin sollevò il braccio e afferrò il piatto, tirandoselo addosso.
Lo appoggiò sopra le cosce scoperte e abbassò il capo per poter osservare quel misero pesciolino senza nessun contorno.
Beh, non poteva di certo pretendere una cena normale in un posto del genere.
Si schiarì la voce e mormorò un semplice “ grazie” che fece sollevare nuovamente un sopracciglio a Sousuke.
«  Davvero? Fino a qualche ora fa non riuscivi a chiudere la bocca e adesso nemmeno parli?», scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli, « cazzo, i miracoli esistono davvero.»
Rin sbuffò a afferrò il pesce con entrambe le mani, stringendo sia testa che la coda con le dita sudice.
Se lo portò alla bocca e diede un morso vorace, accantonando le lische contro l’interno guancia.
Dopo aver buttato giù il primo boccone scosse la testa.
«  Sono gli antidolorifici », biascicò solamente, dando una parte della colpa alla pastiglia che aveva appena preso.
La verità era che Sousuke non era per niente come se l’era immaginato.
Era giovane e bello, dal viso pulito e chiaro nonostante tutto il sole che picchiava in quella zona. Probabilmente perché indossava quella sottospecie di turbante, pensò Rin, ma preferì non chiederglielo, sicuramente non avrebbe ottenuto neanche una risposta.
«  In ogni caso, Rin, non sono venuto qui solamente per portarti da mangiare. »
Il fulvo sollevò lo sguardo e mandò giù a fatica un altro boccone, deglutendo come se avesse appena mandato giù un masso, piuttosto che un pezzo di pesce.
«  A no? », domandò con un accenno di panico malcelato.
«  No, decisamente no. »
Effettivamente Sousuke non sembrava affatto una persona così gentile da poter portare da mangiare a qualcuno senza nessun altro motivo. Insomma, appariva proprio come il classico uomo che non faceva mai nulla senza un secondo fine o senza uno scopo più importante.
Rin si umettò le labbra e appoggiò la metà del pesce ancora intatta sopra al piatto.
«  Allora … sei qui per dirmi che dovrò andarmene via? Che non posso essere uno di voi? »
Sousuke emise un verso leggermente stizzito e allungò la gamba destra a terra, stendendola affianco al materasso.
Il moro scosse la testa e riprese a parlare.
«  Il nostro Capo ha deciso che potrai rimanere, ovviamente sei “ in prova”, se così si può dire in una situazione del genere », si fermò per qualche secondo, cercando di trovare le parole adatte, «  ma qui sorge il mio problema. Vuoi sapere perché?»
Rin non era certo di volere una risposta, non quando avvertiva gli occhi freddi e accusatori di Sousuke puntati addosso.
Erano dolorosi quanto un coltello nello sterno, li sentiva affilati tanto quanto una lama.
Alla fine, però, si ritrovò a deglutire e a chiedere il perché.
Sousuke sorrise appena, ma non nel modo in cui l’avrebbe fatto una persona normale e felice.
No.
Rin sentì un leggero brivido lungo la colonna vertebrale nel vedere le labbra dell’altro tendersi leggermente, senza che la felicità – o qualunque cosa potesse scaturire un sorriso del genere- gli contagiasse gli occhi.
«  Vedi Rin, adesso, a quanto pare, sei un mio problema. Un piccolo, fastidioso e storpio problema », Sousuke si passò nuovamente la mano destra sopra la fronte, trascinando le dita tra i capelli, mentre il sorriso si allargava ancora di più, «  se farai qualcosa di sbagliato ne rimetterò io. Se non seguirai le regole, ci rimetterò io. Se tu farai incazzare qualcuno, ci- rimetterò- io. »
Rin boccheggiò leggermente, mentre la mano destra di Sousuke scivolava sopra i pantaloni e andava ad afferrare lo stesso coltello che il fulvo gli aveva visto in mano quel tardo pomeriggio.
Il moro strinse la lama tra le dita e si sporse semplicemente in avanti, con calma, senza nemmeno sbattere le palpebre.
Semplicemente appoggiò il pugnale sopra la coscia scoperta di Rin, affondando leggermente la punta affilata contro la pelle.
Rin rabbrividì nel sentire quel piccolo punto pizzicare e non osò guardare verso il basso.
«  Se farai qualcosa di sbagliato, anche una sola mossa, ti giuro che la gamba te la taglierò davvero questa volta. Sono stato chiaro? »
Rin annuì, completamente senza fiato e senza parole.
Sousuke mosse leggermente il polso, così da ruotare la lama sopra quel singolo punto.
Poi, come se niente fosse, sollevò di scatto il braccio e si rimise il coltello nella cinta, il sorriso che spariva nuovamente dalle sue labbra.
«  Perfetto », esclamò solamente, issandosi da terra e guardando verso il basso il corpo di Rin.
Lo squadrò da capo a piedi, dal volto leggermente spaventato fino alla gamba stretta tra le due lastre di acciaio e fasciature.
Schioccò le labbra.
«  Belle mutande, comunque. »
Con quell’ultima frase abbandonò la tenda del medico così com’era arrivato, all’improvviso, senza premurarsi in nessuna cortesia.
Rin boccheggiò per qualche secondo e si passò le dita sopra il piccolo puntino rosso che svettava sopra la coscia chiara, poi lasciò cadere lo sguardo sopra ai boxer.
“Non hanno nulla di male”, pensò immediatamente, scrutando attentamente le mutande a strisce.
Con un sospiro scivolò in avanti e si lasciò cadere sopra al materasso.
Era stata una giornata davvero, davvero, strana.
 



 
***

 

 
 
« Proposta: recarsi nella tenda medica e fornire istruzioni al nuovo membro della Resistenza. »
Sosuke ignorò la voce meccanica del pod e continuò a giocherellare con il coltello.
Tracciava leggere linee sopra il terreno, trascinando la punta prima in cerchio, poi in verticale, formando disegni del tutto privi di significato.
«  Proposta: recarsi nella tenda medica e fornire istruzioni al nuovo membro della Resistenza. »
Sousuke sbuffò leggermente, sollevando lo sguardo dal suo disegno geometrico per puntare gli occhi chiari sopra 010.
Lo squadrò attentamente, come se il pod gli stesse parlando con il solo intento di dargli fastidio – improbabile, non erano di certo programmati per tormentare le persone- e scosse la testa.
Haruka era stato fin troppo chiaro con lui la notte precedente: andare a prendere Rin, portarlo da lui e, infine, fargli fare un giro dell’accampamento.
Sousuke non era un dannatissimo accompagnatore, era un soldato, un combattente; l’idea di sprecare una giornata intera in quel modo l’aveva fatto svegliare con il piede sbagliato dalla sua branda.
«  Probabilmente hai ragione, sì, dovrei andare a svegliarlo. »
«  Noi modelli P.0d non possiamo fornire informazioni errate. »
Sousuke gli scoccò un’altra occhiataccia e annuì semplicemente, ritrovandosi d’accordo suo malgrado.
Le macchine non potevano sbagliare, non se si trattava di ripetere gli ordini che gli erano stati forniti.
Tutti i pod dell’accampamento, dalla sera prima, avevano aggiunto una scheda per il nuovo arrivato, classificandolo come un “ospite provvisorio del Campo della Resistenza di Gunai” e Sousuke si era trattenuto dal prendere a pugni la schermata digitale che gli aveva mostrato 010.
Se avesse saputo quello che sarebbe successo, molto probabilmente avrebbe lasciato Rin sotto le macerie e se ne sarebbe andato via immediatamente. Invece no, un piccolo e leggero istinto di protezione si era fatto avanti subdolamente e gli aveva impedito di abbandonare un civile alla mercé dei soldati del Cancelliere Yamato.
Con uno sbuffo si alzò da terra e si rificcò il suo fidato pugnale nel fodero, prendendosi il tempo di guardarsi attorno.
Haruka era insieme a Makoto e un altro membro della Resistenza a conversare sotto la tenda verde militare, accanto al tavolo dove solitamente tenevano le mappe della città e degli spostamenti militari.
Probabilmente avevano in mente qualcosa e lui, come l’idiota che era, si era dato la zappa sui piedi da solo.
Stava sprecando un’ottima occasione per scendere in campo e in cambio di cosa?
Lo sguardo scivolò verso la tenda azzurra, dove non riusciva ad intravedere un solo movimento.
Probabilmente Rin stava ancora dormendo, nonostante il chiacchiericcio nel campo.
Sousuke si passò la mano destra tra i capelli e si mosse suo malgrado.
A passo svelto, militare, si avvicinò alla tenda e senza troppi preamboli scostò la stoffa leggera, lasciando filtrare la luce del sole.
Così come si era immaginato, Rin era ancora addormentato.
La gamba ferita stesa, l’altra sollevata fino al petto.
Che strano modo di dormire – come un cane, pensò Sousuke-, con le braccia attorcigliate al cuscino e un ginocchio praticamente in gola.
Il moro sospirò e si avvicinò al ragazzo, abbastanza vicino da poter sollevare la gamba e spingere la punta del piede sopra il fianco destro di Rin.
Lo punzecchiò leggermente.
«  Svegliati. »
Non ricevette alcuna risposta, così aumentò la pressione del piede.
Lo scosse maggiormente, trattenendosi dalla voglia di conficcare la punta dell’anfibio proprio tra le costole.
«  Ho detto di alzarti. »
Dalle labbra di Rin uscì solamente un  “uhm” strascicato e le palpebre vibrarono un attimo.
Sousuke serrò i denti e dovette resistere ancora una volta alla tentazione di svegliarlo con la forza.
Era ferito ed era nuovo, non poteva prenderlo per davvero a calci.
Sousuke schioccò le labbra e si chinò leggermente in avanti, incurvando la schiena verso il basso.
«  Se non ti alzi immediatamente ti posso giurare che il dolore che hai sentito alla gamba non sarà nulla in confronto a quello che ti farò io.»
« Mmh, buongiorno anche a te », la voce ancora assonnata di Rin fece fatica a risuonare nella tenda, ma Sousuke riuscì ugualmente a sentirla forte e chiara.
Allora schioccò la lingua contro al palato.
«  Alzati subito, è un ordine. »
«  Cosa sei, un dittatore? » biascicò il ragazzo, sollevandosi lentamente dal suo giaciglio provvisorio.
Appoggiò entrambe le mani dietro di sé e si sostenne sopra le braccia ancora molli dal sonno.
Rin aprì la bocca in un lungo sbadiglio e sbatté velocemente le palpebre, così da poter mettere a fuoco la figura di Sousuke che si ergeva sopra di lui.
«  Che ore sono? », gli domandò solamente, squadrando il moro e il suo cipiglio innervosito già di prima mattina.
Sousuke inspirò lentamente e socchiuse gli occhi, cercando di calmare il moto di rabbia che gli stava facendo scaldare il viso.
“Un piccolo, fastidioso e storpio problema”, si ripeté ancora una volta a mente.
« Sono le alzati subito o te ne pentirai, d’accordo? », faticò perfino a dire quelle semplici parole, tanto teneva i denti stretti.
Tra poco si sarebbe messo addirittura a digrignarli, se solo Rin non gli avesse dato ascolto immediatamente.
Il fulvo, captando il possibile pericolo, si limitò ad annuire e lentamente tentò di alzarsi in piedi, sotto lo sguardo leggermente irritato di Sousuke.
In tre tentativi riuscì solamente a stendere entrambe le gambe e tendersi leggermente a sinistra, senza riuscire ad alzarsi con una gamba sola.
«  Cristo », riuscì solamente a dire il moro, prima di perdere definitivamente la pazienza.
Si avvicinò a Rin e lo afferrò per il gomito destro, sollevandolo con forza, fino a fargli appoggiare entrambi i piedi fuori dal materasso.
Rin ondeggiò per qualche secondo e poi mantenne l’equilibrio.
« Molto gentile, grazie », disse all’altro con un leggero sorrisetto, mentre Sousuke si affrettava a lanciargli il paio di pantaloni puliti che gli aveva lasciato Makoto sopra al tavolo.
Rin li afferrò al volo e abbassò lo sguardo sopra le gambe scoperte, la fronte si corrugò appena.
«  Uhm … come faccio a metterli? », domandò all’altro, sollevando il volto verso Sousuke.
Il moro storse il naso e mormorò un: “ non sono affari miei” prima di appoggiare il fondoschiena contro il bordo del tavolo.
Rimase lì a braccia incrociate, lo sguardo puntato sopra a Rin, come se volesse gustarsi lo spettacolo, ed effettivamente era proprio così.
Rin fatica addirittura a rimanere in piedi, chissà come si sarebbe infilato quei pantaloni? Probabilmente saltando sul posto, cercando di non ruzzolare a terra e spaccarsi anche l’altra gamba.
Sousuke arricciò leggermente le labbra e inclinò la testa, in attesa.
Il fulvo sospirò leggermente e, non senza un minimo di imbarazzo, tentò di infilarsi i pantaloni prima dalla gamba sana, poi da quella steccata.
Dopo un paio di minuti e tanta fatica riuscì a tirarli su, asciugandosi un rivoletto di sudore che gli imperlava la fronte.
«  Grazie dell’aiuto, eh  », sbottò subito dopo a Sousuke, passando il bottone nell’asola dei pantaloni militari.
L’altro scrollò le spalle e continuò a fissare Rin attentamente, prima di staccarsi dal tavolo.
Non era di certo stato un brutto spettacolo, tutt’altro.
In quei pochi minuti di silenzio, in cui Sousuke era riuscito a guardare Rin con attenzione, si era reso conto che quel ragazzo aveva tutt’altro che un fisico da ragazzino come si era immaginato.
Le cosce erano atletiche e sinuose, e la maglietta con cui aveva dormito, bagnata di sudore, aderiva perfettamente al suo petto.
Era muscoloso.
Sousuke era rimasto a concentrarsi su quella singola parte, osservando i muscoli delle braccia contrarsi ad ogni movimento,.
Quel ragazzo era davvero un semplice civile? Sembrava più un ragazzo sottoposto a duri allenamenti fisici, addestrato a correre e sollevare pesi.
Il tarlo del dubbio si era insinuato in Sousuke in quei pochi minuti, finché la voce di Rin non era arrivato ad allontanarlo da quei pensieri, allora tornò alla realtà.
Sbatté le palpebre un paio di volte e si schiarì la voce.
«  Muoviamoci, Haruka ci aspetta qui fuori », disse solamente, scoccando un’ultima occhiata sospettosa all’altro ragazzo.
Rin lo seguì senza troppi pensieri, zoppicando dietro di lui per cercare di rimanere al passo.
Haruka, proprio come aveva appena detto Sousuke, era esattamente vicino alla tenda verde, sul lato sinistro dell’accampamento, ad impartire ordini da una parte all’altra.
Aveva un dono naturale per quel ruolo, anche se detestava ammetterlo.
Era calmo e posato, parlava poco e solo per dare risposte precise, e senza volerlo tutti si erano radunati attorno a lui come mosche sul miele.
C’era voluto un anno intero per convincerlo, ma alla fine Haruka aveva deciso di assecondare i suoi compagni e prestarsi al ruolo di Capitano; o per lo meno così avevano raccontato a Sousuke quando si era unito alla resistenza.
«  Era ora, vi aspetto da almeno mezz’ora. »
« Affermazione errata Capitano, li aspetta esattamente da 15 minuti e 46 secondi. »
«  ‘sta zitto, 131, non parlare quando non te lo ordino»,  disse pacatamente Haruka, guardando di sottecchi il suo pod.
Dopodiché tornò a rivolgersi a Sousuke e Rin, annuendo.
«  Dicevo … vi aspetto da almeno 15 minuti e 46 secondi, quanto tempo ci vuole per alzarsi dal letto? », domandò con una certa ironia, spostando lo sguardo da Sousuke a Rin, che sembrava interessato più al pod del Capitano che a tutto quel discorso.
Sousuke gli tirò una gomitata nemmeno tanto leggera e lo riscosse dai suoi pensieri.
Rin si scusò subito dopo e chinò la testa con rispetto, continuando a lasciarsi uscire quei “ mi dispiace, mi dispiace” lamentosi che Sousuke trovava estremamente irritanti.
Haruka sospirò e socchiuse lo sguardo.
«  Non importa, passiamo a parlare di cose più serie, che ne dite? D’accordo … », si prese qualche secondo di silenzio per fare mente locale della situazione, poi schioccò le labbra e riprese a parlare, «  così come ho detto ieri sera non intendo cambiare idea sulla permanenza di Rin. Potrai rimanere per un po’, finché la gamba non ti sarà guarita, ma non entrerai a far parte del nostro gruppo. »
«  Ma signore, signor Capitano, io …», iniziò a parlare Rin, prima di essere interrotto dalla mano di Haruka, che prontamente si era alzata a zittirlo.
Perfino il fulvo si ritrovò ad ammutolirsi sotto lo sguardo serio dell’altro ragazzo.
«  Non siamo qui per giocare, lo capisci? Eravamo in trenta fino ad un anno fa. Ho visto venti dei mie uomini morire uno dopo l’altro, alcuni catturati, altri trucidati, altri ancora morti per malattie o di fame. Non intendo tenere un civile qui con noi e rischiare che possa fare la stessa fine dei miei compagni. Questi sono i miei ordini e non intendo discussioni», si voltò verso Sousuke, guardandolo con serietà, «  d’accordo? »
Il moro annuì semplicemente, appoggiando la mano sopra la spalla di Rin per trattenerlo dal parlare ancora una volta.
C’erano momenti in cui era meglio rimanersene zitti e in silenzio, ma l’altro ragazzo probabilmente non lo capiva.
«  E con tutta sincerità, Rin, non sono ancora sicuro di potermi fidare di te. »
Haruka si congedò l’attimo seguente senza dire più una sola parola, limitandosi a salutarli con un cenno del capo.
Una volta soli Rin si voltò si scatto verso Sousuke, pronto ancora una volta a lamentarsi, ma il moro fu più veloce.
Lo afferrò per entrambe le spalle e lo spintonò di lato, contro al muro lì accanto.
La nuca di Rin sbatté con forza contro la parete crepata dell’edificio e chiuse gli occhi per l’impatto, mentre Sousuke rimase immobile a pochi centimetri da lui.
«  Ascoltami bene perché non lo ripeterò altre volte: ti ho salvato la vita e ho deciso di portarti qui, ma questo non ti rende uno di noi. Non so se hai perso davvero la tua famiglia o hai finto solamente, non so se vuoi rimanere qui perché ti senti solo come un cane o hai in mente qualcos’altro, ma non mi importa », gli occhi scivolarono sopra quelli rossicci di Rin, inchiodandolo ancora di più al muro, «  ci sono qui io a controllare ogni tua mossa, quindi non creerai alcun problema. Se Haruka dice che rimarrai per poco, allora sarà così, sono stato chiaro? E non insistere mai, mai più, con questa storia. »
Rin boccheggiò semplicemente, gli occhi ancora incatenati a quelli dell’altro ragazzo, e alla fine annuì, senza fiato.
Appoggiò entrambe le mani sopra gli avambracci di Sousuke e spinse fino a liberarsi da quella presa.
Il fulvo si umettò le labbra leggermente e poi, semplicemente, sospirò.
«  Ho capito, ho … toccato un tasto dolente, non è vero? Avete perso tante persone, tanti amici. Io … non ci ho pensato, mi dispiace », la voce di Rin si incrinò leggermente, « ma non ho mentito. La mia famiglia è stata davvero uccisa. Mia mamma, mio padre, mia sorella …»
Sousuke inspirò lentamente e nella sua testa, come in un flash velocissimo, apparvero le tombe improvvisate dei suoi compagni, una dopo l’altra. Il sudore che colava lungo la schiena mentre scavava le buche, il sole che batteva sopra la testa china, le lapidi formate da semplici sassi accumulati.
«  Basta così, la prossima volta prima di aprire bocca usa il cervello, sempre che ce ne sia uno lì dentro. »                
Nonostante quelle parole fossero ironiche, e forse buttate lì per mettere fine a quel discorso, lo sguardo di Rin rimaneva ugualmente tetro.
Sousuke lo squadrò ancora un istante e fece un singolo passo indietro, passandosi una mano sopra la fronte.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, attorno a loro l’accampamento si era pian piano svuotato e tutto erano tornati alle loro mansioni, così come ogni giorno dopo l’altro.
«  Proposta: scortare il nuovo arrivato nei pressi dell’accampamento e mostrargli le aree di interesse. »
Sousuke annuì a 010 e sollevò lo sguardo sopra Rin, che ricambiò l’istante seguente.
Per qualche secondo rimasero immobili ad osservarsi e poi, senza aggiungere altro, seguirono le indicazioni del pod.
Si prospettava una giornata lunga e faticosa E Sousuke non riuscì a trattenere un sospiro desolato, mentre accanto a lui Rin iniziava, pian piano, a parlare come il primo giorno. 
 
 






***
Un piccolo sguardo sull'accampamento e un altro su Sousuke e Rin, che tra poco rischierà seriamente di perdere la gamba tra una minaccia e l'altra.
Così come il primo capitolo, anche questo è leggermente modificato per adattarsi maggiormente alla trama che pian piano si è sviluppata senza che me ne accorgessi.
Ma il porno non mancherà, così da non deludere la mia best (shipper ).
Goditi la trama!

Mel

 
   
 
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