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Autore: missiswolf03    01/05/2018    0 recensioni
Mi chiamo Lilith Cooman, ho quindici anni e frequento la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, casata Grifondoro. Sono al quinto anno, e devo destreggiarmi tra cose da comuni adolescenti: compiti, amicizie, rivalità, minacce, una famiglia scomparsa, un passato misterioso, un Signore Oscuro che vuole distruggerci tutti... E quei maledetti occhi verdi. Ah già, dimenticavo; sembra che io sia l'unica persona che può decidere le sorti di un'intera Guerra Magica, della vita del mio amico Harry, e di tutto il resto del mondo...
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sibilla Cooman, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
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Due fuochi bruciano nell'oscurità. Sono alti, potenti, intoccabili. Perfetti. Le ombre si muovono intorno a loro, si contorcono, agonizzano. La loro luce è più forte. Insieme, sono invincibili, e bruciano quel mare nero di mostri oscuri senza pietà. La luce trionfa. Finché... finché non arriva un'ombra particolare. È impalpabile, infida. Non perdona, si porta dietro un presagio di morte e dolore. Avvolge una fiamma, sensualmente. Sembra danzare, il tempo pare ipnotizzato da questa magia. Poi, un movimento secco; soffoca il fuoco. Le braci roventi cercano aria, ma l'ombra le copre, impedisce loro di respirare, finché non resta che carbone, e il ricordo di una luce.

 

*

 

Apro gli occhi, urlando. Anche oggi, l'ennesimo incubo. Ansimo, prendo più aria che posso, ma i miei polmoni sembrano chiusi, non respiro...

- Lilith, ti senti bene? -, chiede la maestra, con voce allarmata.

“Ti sembro star bene, razza di vecchia che non sei altro?”

Vorrei risponderle a tono, ma non ho abbastanza aria in corpo, mi pulsano le tempie e tutto gira. La vista comincia a sgranarsi. Sto per svenire. Cado verso terra, il pavimento è sempre più vicino...

Resisti. Non puoi crollare così.

Una voce. Non è la prima volta che la sento. È gentile, dolce, flautata...
Senza accorgermene, le mie mani si sono aggrappate al banco. Il respiro è tornato regolare. Vedo di nuovo. Le facce sgomente dei miei compagni di classe mi fanno capire che ho dato spettacolo. Ancora. Ormai, è una routine. Mi alzo, vado a scuola, poi ho un vuoto, immagini confuse mi arrivano alla mente, e mi ritrovo in questa situazione, più morta che viva. Penseranno che io sia pazza. Lo penso anche io, ad essere sincera. Mamma mi dice di non preoccuparmi. Bah.

La maestra di italiano mi fissa, timorosa.

- Vuoi chiamare tua madre?

Annuisco, senza parlare. È davvero una vita che non apro bocca a scuola. È davvero una vita che non ho un giorno di scuola normale. Mi alzo, con tanto di stridio della sedia sul pavimento, e seguo la donna fuori dalla classe fino in segreteria. Le bidelle mi guardano in maniera compassionevole, e le prenderei a pugni dall'alto dei miei undici anni. Solo perché non ho una bella storia, non vuol dire che debba essere guardata come un cucciolo abbandonato. Assisto alla solita telefonata, e poi, senza che mi dicano nulla, mi siedo ad aspettare mamma.

Dopo dieci minuti la vedo arrivare, stramba come sempre, con quegli occhiali rotondi, i capelli biondi gonfi e spettinati, e i vestiti da mercatino delle pulci scadente. E, inevitabilmente, sorrido. Le vado incontro e l'abbraccio forte. Profuma di casa.

- Ti porto via di qui, sta' tranquilla. -, sussurra.

Usciamo e saliamo in macchina. Il viaggio fino a casa è silenzioso, così come il rientro, ma non c'è bisogno di parlare. Mi siedo sul divano, mi tolgo le scarpe e mi distendo sotto la mia bella coperta di pile. La mamma sorride.

- Hai fame?

Annuisco piano. Non mi piace parlare, penso si sia capito.

- Va bene, ti preparo qualcosa.

Sparisce in cucina. Fisso lo schermo della piccola televisione davanti a me. I miei sensi si fanno meno acuti, gli occhi pesanti... Mi sembra passato un attimo da quando mi sono sdraiata, eppure questa coperta è così calda e morbida, come il cuscino... Tutto ciò che sento prima di addormentarmi è la voce ovattata di mamma che mi dice che è pronto, poi crollo in un sonno profondo.

 

*

 

Non so per quanto ho dormito, ma quando riapro gli occhi il sole non splende più fuori dalla finestra. Mi alzo, stiracchiandomi. Le luci sono tutte spente, ad eccezione di quella in cucina che filtra da sotto la porta. Mi avvicino, ma la mia mano rimane ferma sulla maniglia; sento delle voci, ma non cpisco cosa dicono. Appoggio l'orecchio alla porta, curiosa.

- ...avevi ragione, Sibilla... La bambina è speciale. Sento la sua aura magica, i suoi poteri sono molto forti... Erano anni che non sentivo un potere tale.

È la voce che mi ha salvato dallo sfracellarmi sul pavimento oggi! Ma che ci fa qui, chiunque lui sia? Una seconda voce entra nel mio campo uditivo.

- Pensi che... Insomma, possa essere lei? Albus, le date coincidono...

Questa è la mamma. Ma di che parla, io non capisco...

- Lo scopriremo, mia cara Sibilla, a tempo debito... Tuttavia, temo che la nostra amabile chiacchierata debba concludersi qui, abbiamo visite...

Prima che possa accorgermene, la porta si spalanca. Cado rovinosamente a terra.

- Lilith! Quante volte ti ho detto che non si origlia?

Mi alzo frettolosamente, rossa di imbarazzo.

Abbasso la testa, in segno di scusa. Che figuraccia...

Sento una risatina, e alzo gli occhi sul nostro ospite misterioso. Rimango a bocca aperta. Davanti a me, seduto su una sedia della cucina, c'è un vecchietto decrepito vestito in maniera stravagante, e con una barba lunghissima, che tiene in mano una tazza di tè.

- Tu chi sei?-, chiedo, con sfacciataggine. Mia madre s'immobilizza sulla sedia. Non mi sentiva parlare da settimane, forse mesi.

Quello che penso sia Albus ride, e io non capisco cosa ci sia da ridere.

- Perché ridi sempre? E perché sei vestito come un bambino a carnevale? Ma soprattutto, perché conosci la mia mamma?

Quest'ultima sembra aver visto un fantasma. Probabilmente è il discorso più lungo che io abbia mai fatto in undici anni di vita.

Albus si avvicina a me, mi osserva. Ha gli occhi buoni.

- Ciao, Lilith, ne è passato di tempo da quando ci siamo visti l'ultima volta... Vedi, io sono Albus Silente, un vecchio amico di tua madre, nonché preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, e, proprio come te e la tua mamma, sono un mago. Uno dei più grandi maghi di tutti i tempi a dire il vero.

Ride. Ride ancora, mentre io sono confusa. Magia, maghi? Non esistevano solo nelle favole? È assurdo. Eppure, gli credo. È come se lo avessi sempre saputo.

Perché sei qui?

La mamma sta per svenire, lo sento. Sua figlia undicenne, praticamente muta, ha appena scoperto di essere una maga, tra l'altro figlia di una maga, ha davanti a sé uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, e questa è la sua massima reazione? Beh, si.

Ero venuto per consegnare questa di persona. È per te. Avevo intenzione di darla alla tua mamma, ma visto che sei qui, perché non la prendi tu stessa?

Mi porge una busta. La prendo. È di una bella carta, con un bel timbro di ceralacca rossa a chiuderla. La apro.

 

Cara signora Lilith Cooman

 

Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso

troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle

attrezzature necessarie.

L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in

attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

 

Distinti saluti

Minerva McGranitt

Vicepreside"

 

 

 

 

   
 
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