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Autore: Ida90    05/05/2018    0 recensioni
Il furto di un potente medaglione, nascosto e protetto per secoli a occhi indiscreti, innescherà una reazione a catena di eventi che avranno come unico scopo il ritorno di Dio.
Un gruppo di soldati, gli ultimi del proprio reggimento, si spingerà sulla Terra per chiedere aiuto e lo riceveranno da alcuni principi, amici fra loro. Lungo il loro cammino ci saranno molti ostacoli, tra cui gli Dei che cercheranno in tutti i modi di fermarli. Le innumerevoli difficoltà non impediranno al gruppo di “amici” di risvegliare un comandante temuto e rispettato sia nel suo mondo, che sulla Terra. La compagnia perseguirà una strada, che con l’aiuto di amici e gli intralci dei nemici, si troverà a dover cercare delle gemme, di cui nessuno capisce bene l’utilizzo, l’erede perduto di un re, molto importate, i frammenti di un’anima e degli angeli sfuggiti, il primo caduto fra loro. Tutto convergerà a una battaglia e a delle verità sconvolgenti che sembreranno allontanare il ritorno di Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Trentasettesimo capitolo
 
Uno sguardo sul futuro
 
 
 
 
Erenock e Ardhenya intanto erano giunti sulle sponde del Lago della Disperazione in cerca di un indizio che li conducesse allo scrigno. All'improvviso lei si accasciò al suolo stringendosi la testa fra le mani, lamentandosi di forti dolori che le martellavano il cranio.
 Erenock la portò vicino a un albero e sebbene lui fosse molto potente, quella sofferenza, non poteva essere evitata in nessun modo. In quel dolore, la regina vide di nuovo lo scrigno adagiato su un piedistallo immerso nell’oscurità.
Così com'era arrivata la sofferenza scomparve…. Si alzò facendo un immenso respiro e indicò il lago…. Avvicinatosi alla riva, Erenock poggiò il palmo della sua mano sul pelo dell’acqua scandagliando il fondale.
«Che cosa avete scoperto comandante?» gli domandò con l’aria incuriosita, più di una bambina che di una donna.
Erenock si tirò su e con la solita aria seria le rispose: «Sul fondale del lago c’è un’apertura di almeno cinque metri di diametro, ma ci sarà da nuotare molto… voi ce la farete?».
Ardhenya deglutì, non amava né l’oceano né i laghi sebbene lei sapesse nuotare alla perfezione, così rispose d’istinto: «Io so nuotare benissimo, ma….» s’interruppe di colpo senza poi voler continuare la conversazione.
Il comandante emise degli strani mugolii e disse: «Usi i suoi poteri… la custode dello scrigno sa mutare forma.».
I due si tuffarono e mutarono la loro forma. Le gambe divennero una lunga coda con una pinna frastagliata e dalle squame azzurre. Anche svariate ciocche, si colorarono di quel colore, mentre i suoi occhi divennero chiari come diamanti. Le unghie delle mani si allungarono irrobustendosi, mentre lungo i fianchi crebbero piccole pinne.
Entrarono nella voragine inoltrandosi in un prolungato tunnel di pietra e piante acquatiche che si protendevano verso di loro per intrappolarli. Usciti dalla galleria, i due si trovarono di faccia una parete rocciosa che risalirono.
S’imbatterono immediatamente in un branco di squali che si lanciarono affamati contro di loro. Nuotarono verso l’alto e uscirono dall’acqua prima che fossero divorati.
«Come possono degli squali vivere in acqua dolce?» chiese Ardhenya terrorizzata da quelle bestie che li avevano minacciati con i denti aguzzi.
«Il velo che li circonda contiene acqua di mare che grazie a un incantesimo non si esaurisce mai.» le rispose lui mentre alle loro spalle si aprì un passaggio.
Oltrepassato il corridoio, entrarono in una sala circolare, dove nel mezzo si trovava il piedistallo. Ardhenya avanzò, ma Erenock la fermò nel preciso istante in cui le Sorelle Harwin spuntarono dall’ombra.
«Un po’ in ritardo, non trova Comandante Erenock?» gli domandò con un filo di sarcasmo Vurgana.
Erenock fece una specie di sorriso e le rispose con una certa cattiveria: «Non sono mai in ritardo e non mi dispiacerà staccarvi la testa una volta preso lo scrigno.».
Al termine della frase le Sorelle Harwin si aspettavano un attacco immediato da parte sua, cosa che non avvenne.
Le Metistie, però, avevano un aspetto negativo: quando si arrabbiavano e perdevano il controllo si trasformavano in creature orrende, con la testa di lucertola e delle ali squamose che rilasciavano un liquido quasi denso e lievemente velenoso… in più potevano lanciare minuscole palle di fuoco dalle dita che potevano infiammare persino l’acqua.
Jokra e Kolena ne approfittarono e scagliarono le minuscole palle di fuoco che diventavano più grandi man mano che si avvicinavano ai due.
Ardhenya però si collocò dinanzi al comandante alzando le mani e creando il campo invisibile. Lei sapeva bene che la barriera non avrebbe retto a lungo e si rivolse a lui: «Se voi sosterrete la barriera, io potrò tenerle occupate per un po’.».
Erenock annuì e il campo invisibile divenne un muro riflettente. La regina invece notò che il tronco del piedistallo era costituito da tre statue femminili inginocchiate con le braccia rivolte verso l’alto a sorreggere lo scrigno.
Ardhenya pensò alle statue muoversi e si animarono… scricchiolarono rilassando ogni arte del corpo, addormentato fin dalla loro realizzazione. S’issarono e deposero lo scrigno a terra.
Un ordine della regina e le tre statue si lanciarono sulle Sorelle Harwin coprendone il volto. Erenock lasciò crollare il muro e Ardhenya si lanciò verso lo scrigno prendendolo.
Vurgana intanto liberatosi della statua si diresse verso Ardhenya e lo scrigno, mentre Erenock le parò la strada avvolgendola con i Krimin.
Ritornarono in superficie il più in fretta possibile e, montato in sella si allontanarono dalla Foresta Nera. Apparvero all’istante le Harwin che li attaccarono senza esclusioni di colpi.
Li indirizzarono verso Sud, dove si trovava un fiume che si gettava dalla scogliera finendo nella Baia delle sirene Ospylas. Vurgana scagliò un dardo di ghiaccio contro il cavallo della regina uccidendolo.
Caddero entrambi a terra e Ardhenya perse lo scrigno che finì nell’acqua. La regina si mise in piedi e cercò di raggiungere il fiume ma Vurgana glielo impedì infiammando la superficie.
Lo scrigno era perduto, ma per fortuna era finito nelle mani di quelle “arpie”. Arrabbiate e disgustate se ne andarono….
Erenock raggiunse Ardhenya a un paio di metri dalla riva confortandola: «Non disperate… dopotutto non si trova nelle mani delle Metistie. Il mio dovere sulla Terra è per il momento finito.». Lo sciame di Krimin lo avvolse e lui scomparve.
La notizia del fallimento giunse alle orecchie di Ylloon più veloce della luce. La strega non era del tutto delusa, giacché lo scrigno non era finito nemmeno nelle mani di Erenock.
Di colpo nell’aria si udì il gracchiare di Lokim che dal punto più alto del trono si agitava confuso. Ylloon si avvicinò con passo svelto e fermandosi a qualche piede di distanza alzò lo sguardo verso di lui pronunciandosi: «Lokim… cosa ti accade?».
L’animale continuò ad agitarsi e le piume che lui perdeva, si radunarono nel mezzo della sala mostrando il volto sgranato di Vincent e la caduta della stessa famiglia Gavoth, senza un sovrano che regnasse sul Continente dell’Ombra.
Tutto terminò in brevi battiti d’ali e Lokim ritornò sereno ma Ylloon concentrò l’attenzione dei partecipi su di sé parlando: «I presenti hanno visto e Gundardh regnerà su Aregiak per mantenere in piedi la nostra famiglia.».
Qualche ora dopo, Gundardh era seduto sul trono con la corona in testa. Brillava…. Era suddivisa in varie parti: tre sottili fasce d'oro si distanziavano fra loro di pochi millimetri. Ogni fascia presentava degli anelli d'argento alla stessa distanza l'uno dall'altro. Sulla fronte si trovava una piastra ovale, dove c’era incastonato un diamante di colore viola. Sul retro c’era solo la piastra con l’incisione dell’emblema della famiglia.
Intorno al nuovo re la corte reale e le persone importati del Continente dell’Ombra si erano riunite a festeggiarlo…. Per il ritorno di Vincent sarebbe passato del tempo… in cui la sua famiglia avrebbe riavuto le redini e il potere sulle altre popolazioni… in primis Nits’Irc.
Tutti si erano convinti che Erenock fosse partito per il suo nuovo pianeta, ma egli invece era rimasto sulla Terra; qualcosa lo tratteneva e lo scoprì quando si presentò a lui l’angelo Raiziel.
Ritrasse le ali e avanzò deciso, mentre Erenock gli andò incontro ponendogli la domanda: «Cosa ti porta nuovamente sulla Terra?».
Raiziel si fermò nello stesso momento in cui lo fece Erenock e rispose: «La stessa cosa che ha portato voi e restare.».
Di nuovo silenzio, ma questa volta fra loro a parlare ancora fu Erenock con espressione sorpresa: «Ritengo che il tuo ritorno fra i mortali non porti qualcosa di buono.».
«Questo starà solo a voi giudicare….» Raiziel gli porse la mano e scomparvero avvolti dalle sue ali.
Raiziel scortò Erenock alla Fonte della Verità e li arrestarono il cammino ammirando la bellissima e imponente cascata che sovrastava un lago. Subito dall’acqua ne uscì una figura femminile che avanzò verso i due.
Si fermò a un metro dal bordo rivolgendosi a Erenock: «Io sono la Fonte della Verità… la Fonte del Legame…. Io sono la fonte di tutto e di niente. Conosco le domande che si formulano nella vostra mente e risponderò a ognuna di essa se davvero lo vorrete.».
«Se tutto e niente voi conoscete, perché io sono qui?» le domandò lui sapendo che quello che avrebbe scoperto non sarebbero state buone notizie.
«Per conoscere alcuni frammenti del futuro di tutti.» la risposta della fonte non parve piacere a Erenock e lei tentò di trattenerlo accendendo il suo lato più curioso, «So bene che non amate affidarvi alle visioni del futuro, ma sono certa che quello che vi mostrerò vi porterà su altre strade, diverse da quelle che avevate deciso di percorrere.».
E come la fonte aveva previsto, Erenock decise di saziare la sua curiosità restando a vedere: «Allora mostratemi ciò che dovete.».
«Guardate in me e vedrete ciò che dovrete sapere per evitare il peggio.» la fonte retrocesse e nel muro d’acqua che si sollevò dinanzi a loro, le immagini del futuro fecero la loro comparsa chiare come dei ricordi recenti.
I vizi capitali finire nelle mani di Ylloon….
Il ritorno di Vincent dall’Oblio Eterno….
Soem morire con suo figlio ancora nel grembo….
L’Entajreen distrutto….
Albhozz perduto per sempre….
La Congregazione della Luce annientata….
La magia posseduta solo dal Male….
Cepharjnne sottomessa agli Dèi….
La “Serpe” vincere su tutto….
Il mondo cadere nelle Tenebre….
Ora la freddezza che sempre aveva accompagnato Erenock lungo la sua strada l’aveva abbandonato, lasciando solo vuoto e desolazione.
Erenock si sentì soffocare da quelle immagini e non riuscendo più a reggere il peso che si portava sulle spalle da un’eternità, crollò sulle sue ginocchia.
Tanto era il peso che gravava su di lui che quasi sprofondò nel terreno. Lui si guardò le mani e sembravano sporche del sangue di molti.
Non riuscì a respirare, gli mancava l’aria…. Tutto ciò che aveva visto del futuro, vanificava le azioni compiute fino a quel momento.
Tutto perduto….
La fonte gli andò incontro e prendendogli il volto fra le mani, lo guardò negli occhi e gli parlò con dolcezza: «Abbandonate ciò che eravate e abbracciate ciò che potrete essere… solo così tutto vi sembrerà più facile.».
La fatica a respirare era tanta da non permettergli nemmeno di pronunciare una sola sillaba. La mano dell’angelo sulla sua spalla sinistra però gli conferì la forza necessaria a porre una sola domanda: «Per cosa… per continuare su questo stesso sentiero e vedere poi vanificati i miei tanti sforzi?».
«No, comandante… vi sembrerà più facile cambiare il futuro che avete visto, secondo quello che doveva essere fin dall’inizio di questa infinita quanto assurda guerra fra le due forze.» la fonte la lasciò e per Erenock furono ancora più pesanti le azioni già compiute.
Le immagini sul futuro si alternavano nella sua mente alla velocità della luce che alla fine gli occhi gonfi strariparono di lacrime.
Il suo cuore cominciò ad aumentare i battiti e potentissime vibrazioni si sprigionarono da lui catapultandolo in una terra sconosciuta del nuovo mondo.
Essa si chiamava Shabian, la terra dei Sabiani. Era una terra fatta solo da montagne innevate e caverne sotterranee.
Anche se incosciente, Erenock riuscì a vedere ciò che lo circondava: un nuovo mondo all’interno delle montagne, pieno di draghi Sabiani che volavano dappertutto.
Attraversò alcune lastre ghiacciate per giungere in un altro luogo, buio e ricoperto dalla nebbia. Migliaia di torri si stanziavano all’orizzonte che sprofondavano nel mare sottostante e si stagliavano nel cielo.
Sulla sommità le stanze dei draghi rendevano il luogo meno selvaggio. Le dimore a base circolare erano circondate da bellissime colonne sostenevano una cupola di vetro ricoperta dalla vegetazione per aumentare l’ossigeno alle elevate altitudini.
Entrò nella torre più grande atterrando davanti a un drago Sabiano di nome Growoon, il più anziano. Giaceva su comodi cuscini di piuma ormai nei suoi ultimi attimi di vita con la sua famiglia.
Erenock si avvicinò, ma fu bloccato da alcuni giovani draghi, fermati a loro volta dal padre con un ruggito. Growoon ansimando si rivolse al comandante: «Credevo che voi non sareste mai più ritornato qui da noi.».
«Molteplici circostanze mi hanno condotto lontano dalla mia casa… ne faccio ritorno perché un figlio mio sta morendo.» disse Erenock inchinandosi al cospetto di una grande creatura.
Growoon respirava a fatica ed era stanco… i colori sgargianti del suo corpo ora erano pallidi e sbiaditi dal velo della morte che incombeva su di lui.
«Vuoi salva la vita?» gli chiese Erenock guardando quegli occhi ormai spenti.
«Non dovete salvarmi la vita, ma creare da me un nuovo drago che continui la specie.» rispose Growoon mentre le palpebre si facevano sempre più pesanti.
«E se la tua specie fosse destinata a perire, tu cosa faresti?» gli chiese lui sentendosi gli occhi di tutti loro puntati contro.
«Farei in modo che la mia morte serva a scopi più alti.» rispose il drago cercando di sollevare la testa con enorme fatica.
“Sei una parte di me… tieni alto il mio nome… un giorno noi ci riuniremo… per l’eternità”. Quelle strane parole che lui solo udì gli sollevarono il morale e lo alleggerirono di una parte del peso che portava sulle spalle.
Un anello di fuoco si estese dalle pupille per ritornare indietro e occupare le iridi. Il rosso dei suoi occhi brillò così intensamente che il cuore del drago si accese dentro di lui.
Pulsava forte e veloce….
Le corna a spirale si allungarono raggiungendo i due metri e mezzo… le squame a stella divennero ellissi dorati con sfumature argentate che risaltavano di più sotto i raggi del sole.
Un ruggito di dolore si sprigionò dal drago… nessuno potette aiutarlo. Qualunque cosa il drago volesse per la sua specie significava dolore e sacrificio.
Il bianco s’insinuò nei suoi occhi sovrastando tutto, mentre il nero delle pupille prese forma verticale. A proteggere i suoi occhi comparve una membrana più resistente della precedente.
Growoon si mise in piedi sulle possenti zampe che s’irrobustirono mostrando la lingua biforcuta più lunga. Gli artigli si accorciarono, ma divennero più affilati e in grado di penetrare anche il metallo.
Lui si guardò intorno osservando i figli presenti fermi alle spalle del Comandante Erenock col capo chinato in rispetto alla nuova razza che il loro padre stava diventando.
Growoon mutò ancora….
La coda a foglia divenne più frastagliata e tagliente, in grado di muoversi più velocemente anche nell’acqua. Sul muso comparve un lungo corno e infine intorno al collo un anello di fuoco formò una fascia che gli consentì di sputare fuoco e lava.
«Poteva creare un nuovo drago da me e invece hai creato una nuova razza con me… devo il mio onore, la mia vita e la mia assoluta fedeltà a voi Comandante Erenock.» e Growoon allungò il capo verso di lui mantenendolo chinato.
Anche Erenock chinò il capo e rialzandolo si ritrovò dinanzi al lago della fonte. Era temporaneamente confuso e poco a poco tutto tornò alla normalità.
Issò le sue membra dal terreno e fissò l’acqua del lago; in esso rivide frammenti del futuro che sarebbe avvenuto se lui avesse proseguito sui suoi passi.
«Come posso cambiare il mio cammino se ora mi sembra tutto perduto?» domandò lui con sguardo stanco e deluso.
«Niente è perduto… tutto è ancora da compiersi.» intervenne Raiziel rassicurandolo con una pacca sulla spalla.
«Guardate in voi, comandante, e focalizzate il sentiero giusto da percorrere.» la fonte gli fece segno di seguirla nel mezzo del lago e lui obbedì senza esitazione.
Passo dopo passo sulla superficie dell’acqua, il comandante raggiunse il centro del lago, dove chiuse gli occhi per abbandonarsi a se stesso.
Il buio prese il sopravvento…. Improvvisamente comparvero le sorelle Harwin che tenevano fra le mani lo Scrigno dei Peccati. Le vide consegnare il manufatto a Ylloon perché si impossessasse del contenuto.
Il resto susseguì come una tempesta….
L’immagine della Serpe lo fece sussultare e rattristare…. In tutto quel caos non riusciva a vedere il nuovo sentiero da dover percorrere e sprofondò nell’oblio.
Si accasciò al suolo mantenendosi la testa fra le mani, mentre i suoi occhi strariparono di lacrime.
La corazza che lui aveva, da un’eternità, portato addosso, si era spaccata lasciando scoperto il suo lato umano. Mostrò allora tutta la sua fragilità.
Aveva aiutato infinite persone e altri non chiedendo mai nulla in cambio… ora, giunto alla sua disfatta, si vide abbandonato da tutti come lo era l’umanità da parte di Dio.
Un nodo alla gola gli impediva di respirare, ma qualcos’altro gli aveva reso impossibile vivere: il suo dovere verso la donna che aveva sacrificato se stessa per tutto.
Era immobile, non un muscolo, seppur il più piccolo, si muovesse. “Siamo qui… per te” quelle parole riecheggiarono intorno a lui come un’incitazione.
Dinanzi a lui comparve lei… Dranerre. Non lo stava giudicando, lo comprendeva. «Alzati, perché non sei un misero mortale.» la sua voce aveva un tono rude, ma allo stesso tempo era gentile.
Non furono le parole, ma quel suono che lo incitò ad alzarsi… le mani presero a tremare, ma lui era ancora li fermo. «Ritorna a essere il comandante che conoscevo.» altre parole, ma pronunciate da Gomèra che apparve alle sue spalle.
Alla sinistra di Dranerre, una terza figura si pronunciò… era la Donna Velata: «Non fare il gioco dei tuoi nemici. Non dare loro una vittoria non giusta.».
Alla destra di Gomèra fece la sua comparsa Irieaga che gli lasciò le sue parole: «Ricorda i suoi sacrifici… rammenta quali sono i tuoi doveri.».
Erenock alzò di pochi centimetri la testa cercando di voltarsi a guardarle, ma i suoi occhi erano sbarrati dalla delusione frustrazione che si era accumulata.
«Vuoi davvero lasciare i mondi nelle mani di coloro che si sono venduti al Male?» quella domanda pronunciata da Horolla che comparve alla destra di Dranerre riportò alla mente del comandante il Luogo Proibito.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma nulla uscì. Altre parole pronunciate da Neloce, che si presentò alla sinistra di Gomèra, lo aiutarono a riprendersi: «Non sarai giudicato per i tuoi errori, ma per il tuo ritiro in questa battaglia, come un codardo.».
Questa volta Erenock riusciva bene a distinguere i frammenti che erano apparsi intorno a lui e tentò di drizzare il busto per cercare di parlare: «Perché siete qui?».
«Tu hai da sempre aiutato tutte noi è ora di ricambiare il favore.» e così parlò il frammento “senza nome” che occupò il posto alla sinistra della Donna Velata.
«Ora saremo noi ad aiutare te in questo difficile cammino.» finì di parlare il secondo “senza nome” sbucato alla sinistra di Neloce.
«Rammenti quale fu la tua promessa?» gli chiese la Dama Solitaria manifestatasi alla destra di Irieaga.
«Ho fatto molte promesse che ho mantenuto.» le rispose Erenock stringendosi le mani al petto.
«Una però l’hai dimenticata, comandante. Rammentala.» proferì Yllojlle fattasi vedere alla destra di Horolla.
«La mia mente è offuscata adesso.» questa volta Erenock riuscì a voltarsi verso di loro e a guardarle in faccia.
«La promessa che è stata fatta a Dio.» rispose Isabelle materializzatasi alla destra di Yllojlle.
«Non ho fatto io quella promessa. Il peso non può ricadere tutto su di me.» disse Erenock voltando il capo verso di lei.
«Tu ne sei in parte responsabile.» intervenne Soeshna comparsa alla destra della Dama Solitaria.
«Come tutte voi, non dimenticatelo.» Erenock le ricordò che anche loro erano coinvolte quanto lui in quella promessa.
«Noi, la rammentiamo continuamente dall’istante in cui è stata fatta.» asserì Bjelle materializzatasi fra Isabelle e il secondo frammento “senza nome”.
«Chi l’ha dimenticata sei tu… in questo momento.» s’intromise Lorween apparsa fra il primo frammento “senza nome” e Soeshna.
Tutti i frammenti erano ora presenti intorno al comandante, circondandolo per dargli manforte e per rievocare alla sua mente molti dei suoi gesti, falliti o no che fossero.
Erenock si era ripreso, ma ancora si sentiva schiacciato dai suoi sforzi che ora potevano essere vani. Si cinse il busto con le sue braccia e si chinò ancora in avanti.
“Alzati” gli gridò Dranerre.
Le sue urla gli rimbombarono nella testa come l’eco fra le montagne, ma non ebbero l’effetto sperato. Dranerre guardò le altre e a un cenno del capo tutte lo incitarono.
Alzati.
In piedi.
Solleva il tuo corpo.
Mostra la grandezza di cui tutti erano fieri.
Quelle parole… quelle incitazioni lo stavano distruggendo. Per lui erano come rovi che s’insinuavano nella carne lacerandone anche i muscoli.
Lui chiedeva solo pace e non più combattere inutilmente.
Alzò gli occhi per cercare di guardarle e chiedere loro di fermarsi, ma l’unica cosa che riuscì a vedere era Lorween che, al contrario delle altre, stava in silenzio.
Lei lo fissava senza distogliere lo sguardo….
«Perché tu non le imiti?» le chiese Erenock tenendosi la testa fra le mani mentre si dondolava.
«Non ne ho voglia.» le rispose semplicemente.
«Irieaga dovrebbe essermi contro, lei era il suo lato peggiore.» le asserì indicandole il frammento alle sue spalle, «Invece lo sei tu.» non solo il suo tono era disperato, lo era diventato anche lui.
«Io non sono contro di te, ma cerco solo di aiutarti a trovare il nuovo cammino che dovrai percorrere e non da solo questa volta. Noi tutte saremo con te, se lo vorrai.» Lorween fu sincera con lui e nonostante lei fosse l’unica a mostrare un’espressione sempre fredda come Erenock, ora sembrava gentile verso l’uomo possente che era un tempo.
«Tutte noi siamo una parte di un unico grande essere che sta aspettando solo il momento giusto per nascere, ma serve il tuo aiuto, altrimenti hai già visto cosa accadrà.» a parlare questa volta fu Soeshna che al termine della frase, le immagini del futuro comparvero alle spalle dei frammenti.
Ogni frammento arrestò il suo incitamento e si riunirono in un unico corpo, davanti al comandante. L’ultimo a rientrare fu Bjelle che si pronunciò: «Cerca nel profondo del tuo Io ciò che realmente dovrai essere.».
Il bianco delle sclere s’impadronì delle iridi e delle pupille oltrepassando gli occhi e impossessandosi delle vene del suo corpo. Viaggio attraverso il tempo e lo spazio superando la velocità della luce solo per trovare una donna.
Gli occhi di Erenock si spalancarono nel vederla…. Aveva un volto delicato dai lineamenti leggeri e morbidi. Dal viso si poteva notare la pelle liscia come la seta ed esangue e gli occhi fini di un blu acceso facevano risaltare il volto ovale… tutto era completato dalle sottili sopracciglia, il naso piccolo e, le labbra leggermente carnose e rosee.
Tutto ciò che aveva provato fino a quel momento, scomparve alla vista di quella donna aiutare gli Dèi. Al fianco del comandante giunse Lorween che gli parlò: «Questo è il motivo perché non devi arrenderti.».
«Come può lei fare una cosa simile?» chiese Erenock furioso, mentre le mascelle si serrarono.
«Noi siamo qui per aiutarti a fermarla, ma tu devi rialzarti e combattere di nuovo, non per noi, non per te, ma per il futuro dei popoli.» Lorween gli pose una mano sulla spalla e fu allora che ritornò indietro dai frammenti.
Uno per volta, i frammenti composero la frase che lo avrebbero aiutato a risvegliarsi dall’oblio: «Prendi la nostra mano e camminiamo insieme sul nuovo sentiero che ci aiuterà a cambiare il futuro.».
Erenock la afferrò e si tirò su, mentre l’oscurità che lo circondava fu sostituita dalla luce e dall’unico sentiero che lui doveva percorrere per aggiustare il futuro che la fonte gli aveva mostrato.
La cascata e il lago tornarono a inebriare i suoi occhi e guardandosi brevemente intorno, si diresse verso il terreno raggiungendo l’angelo.
«Avete impiegato poco tempo a trovare il nuovo sentiero.» sostenne Raiziel dando il bentornato al comandante.
Erenock era stupito, dalle parole dell’angelo intuì che il tempo era stato breve ad Anjelia, mentre nel qualsiasi luogo in cui era stato, sembrò trascorrere un’eternità.
«Non è cambiato il futuro, anche se voi avete scelto il nuovo, tutto sarà ancora da decidere.» intervenne la fonte avvicinandosi a loro.
Erenock voltando il capo verso la fonte iniziò a parlare: «Le scelte che faremo da questo preciso istante influenzeranno il futuro dei due mondi, per questo dovremo combattere e sostenerci a vicenda per superare gli ostacoli che ci si presenteranno davanti.». I suoi occhi incrociarono quelli di Raiziel e confermò il suo aiuto con un cenno del capo.
Erenock guardò la cascata e con un gesto della mano convogliò l’acqua del lago a un paio di metri dalla sua superficie; si creò una sfera che ghiacciò dall’interno fino alla sua base.
La fonte ebbe paura che il ghiaccio si propagasse anche per il lago e la cascata e si avvicinò ai due, proprio quando il ghiaccio si arrestò; lei fu sollevata.
La fonte girò intorno all’oggetto e si rivolse al comandante: «Perché la sfera di ghiaccio?».
«Credevo che tu sapessi sempre tutto?» le chiese Erenock aggiungendo una punta d’ironia.
Lei si avvicinò a loro velocemente e si fermò di fronte a entrambi rispondendo alla domanda con un sorriso: «Tutto e niente, io conosco, ma non è divertente… non credi?».
Erenock alzò il braccio destro e indicando l’oggetto sul lago disse: «La sfera si esaurirà quando il futuro che abbiamo visto starà per arrivare, allora capiremo se i miei passi sono cambiati oppure no.»
«La sorveglieremo.» asserì la fonte retrocedendo nel lago.
«Siamo, solo all’inizio….» le ultime di Erenock prima che si ritirasse sul nuovo pianeta.
 
   
 
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