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Autore: httpjohnlock    06/05/2018    4 recensioni
“Mio caro Watson, come si bacia una donna?" Il mio amico, il signor Sherlock Holmes, pareva tremendamente serio.
"Mi state prendendo in giro, immagino. Non sapete come dare un bacio ad una donna?" I miei occhi erano fissi nei suoi. Mai mi sarei aspettato una simile rivelazione.
“Difficilmente è materia di studio.”

Questa storia non mi appartiene, è una traduzione di "Kissing Sherlock Holmes" di T.D. McKinney.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 1 (2nd pt) 




 
Per quanto tempo restai con le labbra incollate alle sue, davvero non saprei dire. Ma la consapevolezza dell'assoluta scorrettezza di quel mio gesto si scagliò finalmente su di me e ansimai, barcollando. "Holmes, mi dispiace. Io... mi dispiace." Cosa mi era preso? Non solo avrei rovinato la nostra intima convivenza, ma avrei perso del tutto la sua attenzione.
Agitò una mano, l'altra si strinse intorno al suo bastone. Tuttavia, il suo volto pallido e il torace ansimante tradivano lo shock.
"Va... va tutto bene, vecchio mio." Annaspando, il suo accettare le mie scuse rivelò la sua natura magnanima. Si fermò qualche secondo per riprendere fiato. "È stata, senza dubbio, un'idea migliore di una mucca."­
"Io-" Sentii un calore inondarmi il viso mentre mi sedevo di fronte a lui, molto più distante rispetto all'ultima volta. 
"Sono desolato, Holmes. Ho mancato di autocontrollo e credo di non esser stato molto lucido." Non ero stato davvero in grado di pensare con chiarezza da quando aveva annunciato il suo matrimonio.
"Sciocchezze, Watson. Pensate sempre meglio quando vi sforzate di non farlo. Sembra liberare il vostro estro." Le sue labbra si contrassero. "E' stata un'idea di gran lunga migliore di un albero."
Risi, nonostante il mio imbarazzo. "Beh, non credo di essermi fatto bersaglio della vostra dote nel pugilato. Non l'avrei per niente gradito."­­ 
Holmes emise un forte sospiro, che sarebbe potuto essere una risata. O almeno scelsi di interpretarlo come tale. "Sostengo che abbiate una certa padronanza dei vostri pugni, Watson. Mi siete sempre tornato piuttosto utile nelle situazione difficili." Fissò l'ampia valle visibile attraverso gli alberi. "Perché avrei dovuto aggredirvi quando stavate solo cercando di aiutarmi?" Storse le labbra. "Anche se siete stato un po' più entusiasta del previsto. Credo che il mio labbro ne sia testimone."
"Fatemi vedere." Mi tolsi i guanti e voltai la sua testa verso di me, grato che potessi ancora svolgere il mio ruolo di medico senza sentire la necessità di rabbrividire. Buon Dio, per un momento dovetti aver perduto il senso della ragione. Come avevo potuto pensare una cosa del genere, tanto meno metterla in pratica? "Nessun segno di gonfiore, ma potremmo fare un impacco col mio fazzoletto e l'acqua del torrente." Questa volta rise. 
"Sto bene, Watson." Mi diede una pacca sul ginocchio in modo affettuoso. "Vi stavo solo prendendo in giro." I suoi occhi grigi assorbirono un po' del verde della foresta che ci circondava, scintillanti d'allegria. Stava prendendo tutto molto meglio di me! "Semplicemente non mi aspettavo che voi poteste essere così vigoroso." Rimase seduto per un momento, guardandomi. "Allora... c'è una seconda lezione? Adesso riuscirei a malapena a toglierle il respiro. Sospetto che le donne preferiscano... un tocco più gentile." Un angolo delle sue labbra si sollevò di nuovo. "Credo che risulterebbe ugualmente di mio gradimento."
"Baciare la vostra fidanzata?" Cercai seriamente di non fraintendere la sua affermazione. Certamente non era un invito a baciarlo con più gentilezza.
Un'improvviso bisogno di spazio mi costrinse ad alzarmi per appoggiarmi all'antica quercia. Stavo davvero perdendo il senno. "Beh, certo che lo farete."
"Sì, sono certo che lo farò." Si distese contro lo schienale della panchina, senza scomporsi. "Dovrete insegnarmi come non provocarle una concussione ogni volta, però." Il divertimento nel suo tono di voce mi provocò un brivido, anche se non potrei dire se piacevole o meno.
"Ora come ora, credo che le vostre lezioni portino ad uno spiacevole risultato."
"Devo darvi ragione." Deglutii e pensai, sapendo che non avrei potuto in tutta coscenza farmi guidare di nuovo dalla mia impulsività. Solo a pensarci sentii i polmoni privi di ossigeno. La lezione sarebbe dovuta essere teorica. "Sì, bene. È necessario, almeno, fingere di provare un po' di tenerezza, un po' di affetto, per la persona che si sta baciando." Non intendo soffermarmi ancora su ciò che era successo e su quanta tenerezza crebbe nel mio animo nonostante la tensione. "Che, ovviamente, a giudicare dalla vostra precedente dimostrazione, non provate per me." Holmes sfiorò via dell'erba dal suo cappotto. "Affetto, forse. Ma nessuna, immagino, tenerezza di qualsiasi tipo nei confronti di un uomo che avete chiamato automa in svariate occasioni." Mi guardò, il suo sguardo era indecifrabile. "Non è così?"
"No!" Buon Dio. Avevo inavvertitamente ferito i suoi sentimenti? "Io, voglio dire, vi ho chiamato così solo quando avete oltrepassato il limite della mia sopportazione." Dopo aver per l'ennesima volta schernito il lato romantico dei miei racconti, il mio scrivere e i rapporti personali.
Di fronte alle sue inspiegabili sfuriate di critiche o frecciatine, a volte ho risposto a tono.
"Ma lo pensate sul serio." Un rapido, sprezzante gesto della mano spazzò via la sicurezza che avevo del contrario. "Oserei dire di aver dato un'impressione simile al mondo, ma credevo che voi mi conosceste bene, che il mio più caro e vecchio amico avrebbe visto oltre le apparenze." Si voltò per fissare di nuovo la valle e le sue spalle si strinsero un istante, prima di parlare. "Non vi è mai capitato di dovervi nascondere dietro una parete di ghiaccio per non rischiare di trovarvi di nuovo col cuore infranto?" La sua voce aveva una strana esitazione, leggera ma evidente, che mai avevo sentito prima. "Perché la prima volta era più che sufficiente e ci sono cose molto più proficue con cui occupare il proprio tempo, rispetto alla ricerca infruttuosa di qualcosa che non sarà mai vostro?" Le mie ginocchia cedettero un po'. Era stato innamorato? Holmes? Ma aveva giurato... ah, era parte del suo nascondiglio dietro pareti di ghiaccio? "Perdonatemi, vecchio mio. Non ne avevo davvero idea. Sapete che non vi ferirei mai con nessun tipo di malizia. È solo che a volte è molto difficile vedervi ignorare le mie più tenere emozioni." Sospirai e guardai verso il cielo. In quel tardo pomeriggio, quello sembrava un momento per dare sfogo alle nostre confessioni. "Temo di esplodere. Conoscete il mio carattere."
"Sì, certo." Alzò lo sguardo, una breve occhiata, ma priva di quel precedente disprezzo. Sembrava scrollarsi di dosso qualcosa, mentre sorrideva. "Così come conoscete il mio. L'ho detto, John, anche se forse non quanto avrei dovuto." Il suo sguardo si spostò e posò una mano sulla mia spalla. "Siete l'uomo migliore che abbia mai conosciuto. Il mio amico e il mio Boswell. Lo dirò adesso, visto che forse non avrò più l'occasione di metterla su questi termini. E vi ringrazierò per avermela data."
La sua stima è sempre stata preziosa per me. "Holmes!" Gli afferrai il braccio, i suoi muscoli magri sotto la stoffa del cappotto. "Se qualche volta avremo il modo di scambiarci due parole, beh, non saranno diverse da quelle di due persone che vivono un rapporto così intimo." Non potevo lasciare senza risposta quel gran complimento. "Non ho forse detto alla stampa, in modo che tutto il mondo potesse sentirmi, che voi siete l'uomo migliore e più saggio che io abbia mai conosciuto? La mia considerazione non è cambiata."
"Allora pensate di riservare abbastanza tenerezza per me nel vostro cuore, per aiutarmi ad uscire da questo raro dilemma?" Il familiare bagliore malizioso nei suoi occhi accompagnato da un... potrei chiamarlo solo timido calore, a differenza dello sprazzo di approvazione che raramente ricevevo.
"Non vengo sempre in vostro aiuto, vecchio amico?" Un sorriso insisteva per aprirsi, finché non mi arresi e lo lasciai libero. "Credo di riporre per voi più che sufficiente tenerezza e affetto per aiutarvi."
Raccogliendo tutta la mia volontà e il mio coraggio, lasciai che la mia mano trovasse la curva della sua guancia e l'accarezzasse. Ne conoscevo la consistenza: liscia, calda. Senza muovere un muscolo, il suo sguardo rimase fisso su di me, eppure non era quello freddo che gli vedevo rivolgere ai clienti.
"Dovreste permettere a qualsiasi sentimento reale di avere via libera." Trovai tutto molto più semplice di quanto avessi immaginato. Forse era soltanto una mia impressione, ma i suoi occhi, solitamente freddi, sembravano aver assunto un tono sospettoso, anche se ancora caldo. "Se... se avete intenzione di baciare qualcuno con amore, invece della mera passione, dovrete farlo con tutto il cuore." Mi sporsi abbastanza da sentire l'odore di caffè e tabacco del suo alito. I boschi intorno a noi erano silenziosi, come se stessero aspettando me. "Non è difficile," Le mie labbra sfiorarono appena le sue. "Se amate qualcuno."
Mi fissò per un tempo interminabile. Se non lo conoscessi, avrei pensato che stesse per scagliarmi un pugno. Le sue dita magre scivolarono tra i miei capelli, tenendomi ad un soffio dal suo viso. Di rimando, le labbra incerte sfiorarono le mie. La sua voce si fece morbida e calda. "Infatti. Se amate qualcuno."
"Sì." Una sorta di tensione, una contrazione dei muscoli, mi esplose nel petto. Sapevo cosa fosse, naturalmente. Non ero né un bambino né un eunuco. Desiderio. Dovevo smetterla, finirla prima che dicessi o facessi qualcosa che avrebbe potuto mettere Holmes in imbarazzo, o me stesso ancor di più.
Ma mi scoprii estremamente riluttante nel modificare l'andazzo di quella situazione. Mi arresi alla sconsideratezza e premetti forte la bocca su quella di Holmes.
Non dimenticherò mai il primo vero assaggio di lui. Il bacio precedente era stato frutto dell'esasperazione, privo di una particolare passione, salvo la mia stessa impulsività. Ma questo... quanto mi sbagliavo nel chiamarlo una mente senza cuore! Esitante solo per ingenuità, il sincero affetto nei miei confronti era chiaro dal movimento gentile delle sue labbra sulle mie, il delicato sapore del brandy invecchiato.
Dopo qualche istante si ritrasse, il suo sguardo pensoso e un po' distante. Poi sorrise, un sorriso tenue ma inconfondibile. "Siete un eccellente insegnante."
"Dite?" Parlare si rivelò difficoltoso, la mia voce inaspettatamente roca e agitata. Una mano ancora allacciata alla sua vita, il calore del suo corpo che s'irradiava attraverso la stoffa della giacca. Quel senso di tensione si attorcigliò in me ancor di più. Avevo già provato attrazione per altri uomini: un compagno di classe dell'università, un giovane maggiore in India, anche l'apprezzamento fugace di un estraneo in treno — ma sempre nascondendo quei sentimenti, senza mai rivelarli agli interessati. Non era sempre facile, ma era solo desiderio, non amore. Non quello. 
In quel momento io non volevo nient'altro che baciare di nuovo Holmes. Per ore. Giorni. Dubitavo che avrei mai potuto allontanarmi dalla sua stretta. 
Ma dovevo. Buon Dio, il mio amico era fidanzato, e non potevo neanche sognare di poterlo pretendere, anche se... No, non dovevo neanche pensarci; non avrei mai messo in pericolo la nostra amicizia.
Mi costrinsi a fare un passo indietro e m'infilai le mani nelle tasche del cappotto, attorcigliando la fodera tra le dita. Le parole diventate piombo.
"Beh, potete dire alla signorina Farnham che siete pronto per fare un tentativo, quando ve lo chiederà. Basterà sorridere e sarà la sua bellezza a renderlo naturale." Stavo blaterando. Serrai forte le labbra per evitare un ulteriore umiliazione.
"Ah, ma non sarà naturale." Quel lieve sorriso non aveva lasciato la sua bocca, donando al viso affilato una morbidezza di cui normalmente era privo.
"Una dimostrazione è appena sufficiente per rendermi capace. E i suoi standard di qualità sembravano piuttosto alti. Dovrei fare pratica." Si avvicinò, una mano si posò sulla mia vita. "Com'è andata? Dovrei lasciar libere le mie vere emozioni?" Mi attirò verso il suo corpo snello. "O sbaglio, mio ​​caro Watson?"
Non mi fu naturale inghiottire prima che potessi rispondergli, e non riuscivo ad incontrare il suo sguardo. "N-Non si aspetterà che siate eccellente, Holmes." Il calore del suo respiro mi stuzzicò i baffi, la sensazione rese i miei nervi dei cavalli in corsa. Fu difficile scacciare via l'impulso di stringerlo a me. "In effetti, potrebbe insospettirsi se risultaste troppo esperto."
"Ah, ma voi mi conoscete, mio caro. Punto sempre alla perfezione. L'assenza di abilità può essere finta; la competenza no. Preferirei di gran lunga affinare le mie conoscenze." Mi baciò per un istante. "Dovreste dirmi se risultassi sgradevole, anche se dubito che sarò mai piacevole quanto voi." La mano libera ad accarezzarmi la guancia. Non avevo neanche notato che si fosse tolto i guanti.
Feci un passo indietro, non volendo che si rendesse conto di quanto lo fosse, e quasi mi ruppi il cranio sul tronco della quercia dietro di me.
"John."
Buon Dio, aiutami.
La voce di Holmes era diventata vellutata, morbida e melodiosa. "Non credo di risultare così ripugnante." Premette il suo corpo sul mio quanto bastava perché lo sentissi. Quanto bastava per sentirmi. "O forse sì?"
"No." Non avrei potuto mentire a quest'uomo. Mai, nemmeno se ne valesse la mia salute mentale. Strinsi gli occhi contro l'inevitabile. "Non lo siete. Niente affatto." Quella morsa che sentivo nel petto si strinse, e sapevo che non avrei potuto nasconderla, non premuto tra l'albero e lui. 
"Oh, bene." Mi diede un altro bacio, addolcito dalla sua iniziale incertezza. Le sue braccia mi circondarono in un vero abbraccio e il bacio divenne più deciso. Ad ogni dolce carezza lasciava sempre di più il suo ruolo di scolaro per trasformarsi in un amante passionale. La punta della sua lingua che mi esplorava —oh, così gentilmente, ma abbastanza per farmi tremare come colpito da un fulmine. Niente avrebbe potuto rivaleggiare con la squisita sensazione di lui, la delicatezza delle sue labbra, il calore e il tocco della sua lingua, il gusto di caffè e tabacco, lo stesso profumo forte del cormorano mescolato con il lime della sua brillantina.
Non desideravo nient'altro che abbandonarmi alle sue cure e rimanere lì per sempre. Ma il ricordo delle circostanze che ci avevano portato a quella situazione punzecchiarono insistentemente la mia mente finché non presi Holmes per le spalle. “Holmes? E la signorina Farnham? La donna con cui siete fidanzato?" Annaspai per riprendere fiato.
Benedetto il cielo. La luce nei suoi occhi! Si sporse più vicino ancora. "Winnifred è... niente. Una comodità. Farò semplicemente finta di baciare voi, quando sono con lei. Non le riservo alcun sentimento di tenerezza, quindi dovrò usare quelli che mi rimangono per prolungare la mia messinscena.”
"Messinscena?" Non sapevo se il mio istinto inziale che nessuna donna avrebbe potuto catturare la sua attenzione al di fuori di un caso fosse stato corretto o meno.
Sembrava sincero mentre adulava quell'audace corteggiamento. Forse entrambe le cose erano vere. D'altro canto, conoscendo le sue abilità recitative non mi sarei dovuto sorprendere. "È davvero... una finzione?"
Lo aveva fatto di nuovo.
"Sì. Ma non sono così la maggior parte dei matrimoni? Quelli della classe più alta e più bassa sono accordi puramente finanziari. È solo la classe media che si concede l'idea astratta dell'amore." Le sue braccia si strinsero intorno a me, le lunghe dita si posarono sulla mia vita e sulle spalle. Abbandonai ogni razionalità. 
"
È  rara e preziosa l'esistenza di una reale stima tra due persone." Stava dicendo che intendeva portare a termine un matrimonio fasullo? Assolutamente no! Non poteva stare a significare avremmo dovuto... Stavo combattendo contro la mia stessa mente. "Sì. Ma voi... non potete sposarvi se non provate niente, Holmes. Neanche con una donna forte come la signorina Farnham. La vostra vita sarebbe miserabile."
"Com'è stato il vostro, mio ​​caro amico?" Il suo viso era triste. "Sapete, io non hai mai detto nulla, ma sinceramente, quale uomo felicemente sposato lascia la propria sposa per la compagnia del suo migliore amico? Tra un viaggio con lei o sedervi a Baker Street con me, voi avete sempre scelto me." I suoi polpastrelli lasciarono una scia infuocata lungo la mia guancia e il mio cuore. "E quale uomo felicemente sposato, lascia senza pensarci un istante la sua giovane moglie per attraversare l'Europa per settimane senza la minima idea di quando tornerà a casa? Oh, mio caro, carissimo Watson. Lo sapevo."
"Non ero... beh, non posso dire di esser stato infelice." Mary era stata una brava moglie, specialmente per la sua pazienza nel vedermi andare da Holmes a tutte le ore, Dio solo sapeva per quanto tempo, ma nel nostro matrimonio eravamo stati piuttosto distanti. Non più di altri del nostro stesso rango. Non fu la romantica, appassionata unione di anime che sognavo quando l'amore era sbocciato così rapidamente fra di noi. Tuttavia, era sempre gentile e premurosa. Per me sostegno e conforto. Tutto ciò che un uomo si potrebbe aspettare da una moglie. E io ero abbastanza appagato. La sua morte mi aveva addolorato, anche se mi doleva ammettere che non era minimamente paragonabile all'angoscia di quando scoprii un alpenstock abbandonato nella vegetazione e un portasigarette accanto a un'assordante cascata in Svizzera.
E quella verità mi diede l'ultima briciola di coraggio di cui avevo bisogno per mettere a rischio il mio cuore. "Ma avete ragione come sempre, Holmes." Riempii i polmoni e mi tuffai, dovunque potesse condurre quella folle corsa. “E non era niente in confronto all'essere con voi."
La sua ferma considerazione non era mai stata in grado di turbarmi. Tanto più quando qualcosa di così importante faceva scuotere l'aria intorno a noi. "E se dicessi che le mie imminenti nozze non cambieranno nulla tra noi?" Chinò il capo, l'altezza leggermente superiore alla mia, le sue labbra seguivano la pista che le dita avevano tracciato. Si avvicinò al mio orecchio, il suo respiro mi fece tremare. "Che voi siete e per sempre sarete il mio carissimo Watson?" Il calore lasciato da quel sussurro.
"Holmes!" I miei polmoni si svuotarono in fretta e potei solo aggrapparmi alla sua forte figura, la mia testa reclinata istintivamente contro l'albero, la voce andata via, per l'improvvisa mancanza d'aria. "Santo, dolce Paradiso..."
"No. Voi siete dolce." Mi strinse forte alla quercia. "Ogni cosa di voi è dolce come ho sognato che fosse." Le sue labbra trovarono di nuovo le mie. "Insegnatemi ad apprezzare la vostra dolcezza, John. Mostratemi come baciarvi."
Sognato? L'aveva sognato?
Una singolare passione si sollevò nell'aria e accarezzai il suo viso magro, esplorando la sua bocca con un fervore che non avevo provato con nessun altro, mai nelle mie numerose avventure con donne di tre continenti. Mi permise di guidarlo, assaporando quel nuovo aspetto del nostro rapporto. Il mio mondo si restrinse ancora una volta intorno a lui e a lui soltanto, come non aveva mai fatto con tanta completezza. Il mio Holmes, la cosa più cara e più preziosa a cui potessi mai sperare di riferirmi. 
Gemette, il corpo così stretto al mio che senza dubbio poteva sentire il bisogno che avevo di lui, come io sentivo — con mio piacere e sorpresa — il suo per me. Interruppe il bacio per fissarmi, i miei occhi trafitti da quello sguardo pieno di comprensione e desiderio sul suo viso ossuto. "John." Il mio nome conteneva così tanto. Molto più di quanto un nome così umile avrebbe dovuto.
"S-" Il suo nome di battesimo non sarebbe uscito dalle mie labbra tanto facilmente. Non l'avevo mai usato, neanche pensavo a lui in termini di "Sherlock". Era Holmes, o il signor Sherlock Holmes. Deglutii e pronunciai il nome con cui lo conoscevo meglio.
"Holmes." Nonostante quella mia così immensa gioia, c'era ancora una grave preoccupazione. "Vi amo. Ma non potrei mai finire nell'adulterio e neanche permetto che lo facciate voi. Se dovete affrontare questa sciarada di matrimonio..." Il solo pensiero di quella porta che si chiudeva tra di noi mi fece star male.
"Ah, la mia coscienza me lo impedirebbe." Il suo respiro stuzzicava i miei baffi. “Il vostro affetto nei miei confronti è così superficiale che queste cose sono più importanti dello scoprire cosa potrebbe significare tutto questo per noi?" I suoi denti intrappolarono il mio labbro, tirandolo con la più delicata dolcezza. "Vi sto offrendo il mio cuore, Watson. Non l'ho mai fatto con nessuno."
"Lo so, vecchio amico." Nessuna persona, uomo o donna, mi aveva mai lasciato così tante volte combattuto tra l'esasperazione e la pura adorazione. Mai come quella volta. Ho sempre cercato di avere dei principi morali, e stare con Holmes sposato non sarebbe stato morale.
Tuttavia... se me l'avesse chiesto — se fossi stato costretto a scegliere tra il mio onore e lui — avrei scelto lui. Senza pensarci un instante. Non avrei dovuto rimuginarci su. Lo sapevo. Così anche lui. 
Malgrado tutto, dovevo almeno tentare di proteggere il suo onore. Era di gran lunga più importante del mio.
Mi tuffai in quel mio tentativo, debole come temevo che sarebbe stato. Non potevo fare diversamente dopo che lui mi ebbe offerto il suo cuore.
"La... mia stima... per voi è abbastanza profonda da avere la certezza che cose del genere non potrebbero interferire tra di noi." Feci il gesto audace di premergli un bacio sulla gola appena sopra la cravatta, la pelle liscia e calda a contatto con la mia lingua, tracciando un percorso fino al suo orecchio come aveva fatto con me. "Se dite di non provare assolutamente nulla per Winnifred, allora lasciate che trovi qualcuno che la ami. Per quanto io non desideri condividervi, non vorrei che venisse così brutalmente usata."
Il suo sorriso minacciò la nebbiolina che ci avvolgeva. “Quindi sareste un amante geloso. Ah, Watson.” Mi baciò ancora, lento e intenso e affamato, standomi al passo. “Quando il caso sarà archiviato, Winnifred sarà libera. Non mi serve una moglie.”
Mi sentii estremamente sollevato e lo strinsi forte, la mia bocca cercava la sua, bisognosa di conoscere il suo amore.
Il suo corpo caldo contro il mio, persi la cognizione del tempo tra quei baci e le carezze che ci scambiammo all'ombra dei boschi. Non c'era passatempo più squisito, com'era sempre stato, di condividere la vita con lui.
Un urlo debole e lontano mi riportò in me e mi allontanai con riluttanza. "Suppongo che ci stiano aspettando per la cena." 
Gli ci volle un momento per rispondere. “Suppongo.” Non fece nulla per lasciarmi andare. "Non ho alcun appetito per il cibo e ancor meno per quelle conversazioni che altro non sono che orpelli d'alta classe." Gli angoli della sua bocca si incurvarono all'insù. "Preferirei un semplice sformato della signora Hudson, al nostro tavolo a Baker Street."
"Anch'io." Il piccolo discolo dentro di me uscì fuori e non potei fare a meno di sorridere. "Credo che sia la prima volta nella storia, che a Sherlock Holmes importa così poco del caso in cui è coinvolto."
Scoppiò in una grassa risata. "Lo ammetto, al momento non è al primo posto nei miei pensieri." Mi baciò ancora una volta, gran parte della sua esitazione verginale era scomparsa.
"Bene, possiamo andare a casa, fare quel che dobbiamo e poi ritirarci nella solitudine della nostra suite. Presumo, come vostro testimone, che sarò nella stanza adiacente alla vostra — per un bicchierino e una sigaretta." Scostai la sua mano dalla mia vita e la posai sul mio braccio, come spesso eravamo soliti camminare.
"Potrei perfino essere persuaso a condividere ambedue le cose, a meno che il mio tabacco non finisse per distrarvi. Mi detesterei se finissi per essere la causa della fine del grande signor investigatore. Non ne sentireste mai il finale da Lestrade."
"Accolgo con favore la distrazione. Anche se oserei dire che il vostro tabacco mi distragga molto meno della vostra persona." Holmes sospirò e lasciò che lo portassi via da quel nostro paradiso boschivo. “Dubito che il caso farà qualche passo avanti dopo la cena. Inizio a credere che questa visita sia stata inutile." Mi strinse il braccio. “Salvo questo. Attraverserei volentieri il Tibet per aver trovato ciò."
“Lo stesso anch'io, mio caro Holmes.” Con il suo corpo snello al mio fianco, mi diressi verso Toddington Oaks per incontrare la sua fidanzata.









ANGOLO DEL TRADUTTORE
Okay, mi sto prendendo decisamente bene AHAHAHA
Questa seconda e ultima parte del primo capitolo mi ha davvero soddisfato, e mi piace particolarmente, 
forse per tutto il fluff e i brividini lì nello stomaco.
Spero di esser riuscito a farli provare anche a voi. 
Voglio inoltre ringraziare chi ha recensito il capitolo precedente, chi ha letto in silenzio
e i miei kuorikini che sopportano i miei scleri. Sapete chi siete <3


Marco
xo

 
  
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