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Autore: tre 88    10/05/2018    0 recensioni
Due anni, sono passati dalla fine della guerra; Ace si è salvato e a salvarlo, è stato proprio l'uomo che lo aveva colpito, l'ammiraglio Akainu.
TRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Era pomeriggio inoltrato e il sole stava per tramontare, Ace se ne stava sdraiato a letto e fissava il soffitto:
-“Incomincio a credere, che Akainu mi abbia mentito su tutto.”-
era da un po’ che aveva questo pensiero fisso ma, non riusciva a convincersi che l’ammiraglio mentisse:
-“Devo smetterla di avere questo dubbio. Come posso dubitare dell’uomo che mi ha salvato la vita?”-
TRATTO DAL 16° CAPITOLO:
Giunti sulla spiaggia, Ace si bloccò di colpo costringendo le due gemelle a fermarsi, davanti a loro c’era una foresta e da lì, uscì l’unica persona che avevano sperato di non incontrare.
Akainu uscì dalla foresta e fissò Ace, dopo settimane di inseguimento era riuscito a trovarlo e non se lo sarebbe fatto sfuggire.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akainu, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In Viaggio verso il Passato'
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2° CAPITOLO:
SENZA UN PASSATO



 
Un mese era passato dalla fine della guerra e per tutto quel tempo, Ace era rimasto in coma e dopo tanto tempo, finalmente si era svegliato.

Appena aveva aperto gli occhi, fu costretto a richiuderli per via della forte luce che entrava dalla grande vetrata, lentamente riaprì gli occhi e pian piano si abituò alla luce e si guardò intorno parecchio confuso:

-“Dove mi trovo e soprattutto cosa mi è successo? Ho come l’impressione di aver dormito un sacco, però qui non c’è nessuno a cui posso chiedere.”-

a fatica si mise seduto e si appoggiò al cuscino.

Dalla grande vetrata poté vedere l’oceano:

-“Mi trovo vicino al mare, però questo non mi aiuta per niente.”-

Ace sbuffò, se solo era in grado di muoversi, se ne sarebbe andato a cercare qualcuno che lo poteva aiutare; mentre stava riprovando per l’ennesima volta ad alzarsi, dalla porta entrò il medico che vedendolo svegliò si preoccupò, più che altro aveva paura che Ace lo facesse fuori, dato che aveva il terrore dei pirati:

-Finalmente ti sei svegliato dal coma.-

il ragazzo lo fissò cercando di capire che fosse successo:

-Coma? E per quanto ci sono rimasto? E tu chi sei? Dove mi trovo? Cosa cavolo mi è successo?-

il giovane pirata aveva incominciato a tempestare di domande il povero medico, temendo che se ne andasse prima di aver capito qualcosa, dal canto suo il dottore non sapeva che fare ma notando che Ace voleva solo delle risposte, decise di dargliele:

-Sei rimasto in coma per un mese e ti trovi in uno degli alloggi privati dell’ammiraglio Akainu, io sono il medico che si è occupato di te per tutto questo tempo.-

Pugno di Fuoco rimase per un attimo in silenzio, elaborando le risposte ricevute:

-Quindi è lui e te che devo ringraziare se sono vivo?-

a quel punto il medico ebbe un dubbio, era normale non ricordare i nomi dei nemici ma, rimanere calmi dopo aver saputo di trovarsi in una delle stanze di un ammiraglio, era assurdo perché un pirata non poteva stare calmo in una situazione del genere:

-Scusa la domanda, tu cosa ricordi precisamente?-

Ace abbassò la testa:

-Nulla di nulla, ne chi sono ne cosa è successo.-

il dottore ebbe la conferma dei suoi sospetti ma, non si stupiva più di tanto, dato che già il fatto che fosse ancora vivo era un miracolo:

-Proprio niente?-

il ragazzo scosse la testa:

-Ho capito. Torno subito.-

il medico uscì dalla camera e andò nella stanza affianco ad aspettare l’ammiraglio.

 
*


Nel frattempo nell’ufficio del Grand Ammiraglio c’era aria di tempesta, Garp fissava con odio Akainu e lui lo ignorava fino a quando Sengoku non si decise a parlare:

-Dopo un mese, le cose stanno iniziando a sistemarsi e per il momento ho deciso di lasciar perdere Barbabianca.-

l’ammiraglio si irritò, non poteva accettare la cosa e soprattutto si sentiva umiliato per come era andata a finire con il vecchio imperatore:

-Scusi ma non sono d’accordo. Quell’uomo molto probabilmente non si è ancora ripreso dalla guerra e noi dobbiamo approfittarne.-

il vice ammiraglio strinse con forza la sua scatola di biscotti, trovava una cosa da vigliacchi approfittare delle condizioni dei nemici e poi, qualunque cosa Akainu diceva lo faceva arrabbiare:

-Dici così perché Barbabianca ti ha ficcato sotto terra e ti confesso, che mi ha fatto molto piacere vederti sprofondare sotto la forza sovrumano di quell’uomo.-

provocarlo era l’unico modo che aveva per sfogare la sua rabbia per la morte del nipote, dato che non poteva uccidere il collega; Akainu si infuriò:

-Ma come ti permetti?-

Garp gli rispose a tono:

-E tu, come ti sei permesso ad uccidere mio nipote?-

l’ammiraglio sorvolò sul fatto che in realtà non era morto perché se lo avesse detto, i suoi piani sarebbero andati in frantumi:

-Era il figlio di un demonio, non tuo nipote.-

proprio non riusciva a capire il vice ammiraglio.

A quelle parole Garp scattò in piedi e diete un pugno carico di Haki in faccia all’ammiraglio:

-Non ti azzardare mai più a dire queste cose! Ace era mio nipote e lo sarà sempre! Hai capito?!-

Akainu con il dorso della mano si pulì il rivolo di sangue che scendeva dal labbro rotto, Sengoku si intromise prima che scoppiasse una guerra tra i due, era più che certo che d’ora in poi le cose sarebbero state complicate con loro:

-Ora basta!-

i due decisero di ignorarsi e di ascoltare ciò che il loro superiore doveva dire:

-Ora che vi siete calmati posso continuare.-

osservò i due e vedendo Garp, che si era rimesso seduto e Akainu, che si era appoggiato al muro, poteva finalmente continuare:

-Ho deciso di lasciare perdere Barbabianca per il momento, solo perché il Nuovo Mondo si sta riempiendo di pirati molto forti e Barbanera sta seminando il caos e visto che non sappiamo dove Barbabianca si trova e nemmeno quando si farà vivo, è meglio pensare a fermare gli altri pirati.-

Akainu sbuffò irritato:

-D’accordo ma, sarò io a fermare quel vecchio appena si farà vivo.-

per il momento aveva deciso di lasciar perdere il vecchio pirata, aveva i suoi piani da portare avanti, Sengoku annuì:

-Se ci tieni così tanto fai pure ma, fai attenzione. Barbabianca non ti perdonerà mai per aver ucciso uno dei suoi uomini.-

l’ammiraglio annuì:

-Se ora non ha più nulla da dire me ne vado.-

il superiore con un cenno gli fece capire che poteva andare.

Dopo che Akainu uscì, Sengoku osservò l’amico:

-Ti devi dare una calmata.-

era molto preoccupato per l’amico, Garp fece finta di nulla:

-So che lo odi per ciò che ha fatto ma, ti ricordo che ha fatto solo il suo dovere.-

il vice ammiraglio si alzò:

-Va bene fare il proprio dovere ma, non dobbiamo dimenticare che anche i pirati sono esseri umani e che dobbiamo aver rispetto anche delle loro vite e lui questo non lo capisce.-

se ne andò e decise di andarsene da Marineford per un po’, lì ora come ora non riusciva più a starci.

Sengoku vedendolo uscire sospirò sapendo che l’astio tra i due sarebbe solo peggiorato, dato che la situazione era degenerata dopo che Garp, aveva saputo che era stato l’ammiraglio a sbarazzarsi del corpo di Ace.

 
*


Akainu stava camminando verso la stanza dove aveva lasciato Ace:

-“Quel vecchio pazzo, come ha osato colpirmi? Giuro che gli e la farò pagare cara.”-

entrò nella stanzetta dove il medico lo stava aspettando:

-Non farmi perdere tempo e arriva al dunque.-

il vecchio capì che era meglio non farlo irritare ancora di più:

-Il ragazzo si è svegliato e non ricorda nulla dei suoi vent’anni di vita.-

nonostante era un medico, era conoscenza anche lui dei dati personali dei pirati e poi più volte aveva sopportato Garp che si vantava dei nipoti:

-Nulla? Questo si che è interessante.-

il medico preferì non chiedere il perché, non erano fatti suoi:

-Io non servo più, ha solo bisogno di riposarsi qualche giorno.-

poi sapendo che poteva farlo arrabbiare, aggiunse rischiando di incombere nella sua ira:

-Quindi la prego, di darmi i miei soldi così sparisco.-

Akainu sorrise:

-Certo, stai tranquillo.-

estrasse dalla tasca un coltello e con un colpo preciso pugnalò dritto al cure il povero medico che si accasciò a terra privo di vita, Akainu tra tutti i medici che c’erano a Marineford aveva scelto proprio lui perché era una persona sola e senza legami e quindi nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa.

Mise il corpo del medico nell’armadio, ci avrebbe pensato in seguito a farlo sparire, perché ora doveva approfittare della situazione:-

Meglio ancora che Ace sia senza memoria. Gli farò credere di essere un marines e lo userò per eliminare Barbabianca. Chissà che faccia farà quel vecchio vedendo che uno dei suoi uomini che credeva morto, tenta di ucciderlo e dopo essermi liberato di lui mi libererò anche di Ace.”-

era soddisfatto della sua idea e senza pensare ad altro, entrò nella stanza pronto ad attuare il suo piano.

Ace sentendo la porta aprirsi si girò:

-Salve, lei è l’ammiraglio Akainu?-

l’ammiraglio ebbe la conferma che davvero aveva perso la memoria:

-Si, sono io e vedo che il medico aveva ragione.-

il ragazzo si sentiva a disagio e non capiva il perché, aveva la sensazione che c’era qualcosa di sbagliato ma, non capiva cosa:

-Lei sa chi sono?-

Akainu annuì, era ora di inventare una storia realistica:

-Sei un marines speciale e durante la guerra hai rischiato di morire ma, per fortuna io sono intervenuto in tempo e ti ho salvato.-

doveva fare in modo che non dubitasse delle sue parole e per farlo doveva ottenere la sua fiducia:

-In che senso speciale?-

l’ammiraglio rimase in silenzio per un attimo:

-Nel senso che solo io conosco la tua identità. Dato che non lo ricordi più te lo spiegherò, devi sapere che ogni ammiraglio a sotto il proprio comando un marines, che la sua forza è seconda solo a quella del suo superiore e solo lui conosce la sua identità.-

Ace non capiva una cosa:

-E perché solo l’ammiraglio conosce l’identità del marines?-

Akainu sbuffò era stufo di tutte quelle domande, sperava di concludere quella conversazione in pochi minuti e invece, con tutte quelle domande la cosa si stava allungando ma, per il suo piano doveva rispondere per forza:

-Perché un marines speciale, può essere anche usato per tenere d’occhio i colleghi sospetti e quindi è meglio che nessuno conosca la sua identità, in fatti i marines speciali agiscono nell’ombra tenendosi alla larga da tutti e rimangono in attesa di ordini.-

dicendo ciò aveva fatto in modo che il giovane, non si sarebbe avvicinato a nessuno.

Pugno di Fuoco capì, iniziò a fidarsi di quell’uomo ignaro che lo stava ingannando:

-Capito, grazie per la spiegazione. Ultima cosa, come mi chiamo?-

Akainu sorrise ce l’aveva fatta, aveva la sua fiducia e ora era una marionetta nelle sue mani:

-Ti chiami Ace. Ora riposati appena ti sarai ripreso ricomincerai a lavorare.-

era un rischio dirgli il suo vero nome ma, dato che aveva quel tatuaggio sul braccio non aveva nessuna scelta; il ragazzo annuì, si rimise giù e crollo addormentato mentre Akainu uscì dalla stanza.

  
***

 
Da qualche parte nel Grande Blu, su un’isola nascosta, la “Moby Dick” era ormeggiata da settimane e non dava l’impressione di essere prossima alla partenza.

Dopo un mese, i pirati si erano un po’ ripresi ma, c’erano momenti in cui non era facile accettare la morte di Ace, soprattutto per quelli che facevano parte della seconda flotta, dato che alcuni di loro erano stati i pirati di “Picche” e conoscevano Ace da più tempo.

Durante i pasti c’era sempre silenzio, tutti si aspettavano di vedere il loro fratello ingozzarsi di cibo o crollare nei piatti ma ciò non sarebbe più capitato, durante le giornate i cuochi non avevano nulla da fare, dato che non c’era più nessun motivo per stare attenti che qualcuno si infilava di nascosto nella cucina, perché quel qualcuno non c’era più, l’unica cosa che li spingeva andare avanti, era la certezza che in qualche modo Ace era sempre con loro.

Marco entrò nella stanza del babbo e rimase perplesso:

-Avevano finito di pulire sta mattina e c’è già un caos qui dentro.-

Barbabianca scoppiò a ridere, sembrava l’unico ad essersi ripreso ma, in realtà teneva soppressi i suoi sentimenti per poter aiutare i suoi figli, se lui si dimostrava distrutto dal dolore non sarebbe stato d’aiuto a tutti loro:

-Che ci vuoi fare, sono un tipo parecchio disordinato.-

la fenice annuì:

-Comunque volevo dirti che abbiamo ospiti.-

il vecchio lo fissò, nessuno oltre loro conosceva quell’isola:

-E chi è?-

Marco uscì senza rispondere e a quel punto Barbabianca decise di seguirlo, sembrava che la giornata si fosse fatta più interessante.

Entrando in cucina il vecchio pirata vide Jimbei:

-Ehilà, stai bene?-

l’uomo pesce sorrise:

-Si ormai mi sono ripreso.-

Barbabianca si sedette al tavolo, in cucina non c’era nessuno ma, il vecchio imperatore sapeva che i suoi uomini erano fuori ad origliare:

-Come sta il fratello di Ace?-

Jimbei si era sorpreso di sentire quel nome, dal momento in cui era salito a bordo aveva notato che nessuno nominava il fratello scomparso:

-Grazie a Trafalgar Law si è salvato, anche se dopo che si è svegliato ha dato di matto.-

Barbabianca si sentì tranquillo nel sapere che Rufy non era in pericolo di vita ed era certo, che in qualche modo si sarebbe ripreso; in Cappello di Paglia, aveva notato una certa somiglianza con Ace e questo gli dava la certezza che sarebbe andato avanti:

-Non accetta la morte del fratello e lo capisco.-

l’uomo pesce voleva fargli notare che nessuno sulla sua nave aveva accettato la morte di Ace ma, preferì evitare di farlo arrabbiare:

-Sono riuscito a calmarlo e a fargli capire che ha ancora qualcuno da proteggere e da cui deve tornare. Ora si sta allenando con Rayleigh dopo aver fatto sapere alla sua ciurma, che si sarebbero riuniti fra due anni. Comunque i giornali parlano del trambusto che ha causato a Marineford dopo la guerra.-

Barbabianca rise, i giornali nessuno li aveva più visti o letti su quella nave, dopo che la guerra era finita:

-Ray è ancora vivo, chi lo avrebbe mai detto. Comunque, io i giornali non li voglio più vedere.-

 Jimbei sapeva il perché, dato che non facevano altro che parlare della morte di Ace:

-Dimmi vecchio amico mio, cosa ti ha spinto a metterti contro la marina e perdere il titolo di membro della flotta dei sette? Credevo che per te fosse importante.-

 l’uomo pesce sorrise:

-Il tuo nome e il mio ruolo di flottaro, hanno protetto per anni la mia isola e in effetti potevo aspettare la fine della guerra e poi fingermi pentito delle mie azioni ma, ho fatto una promessa ad Ace.-

il vecchio imperatore smise di bere:

-Ace, mi aveva chiesto di proteggere suo fratello, se gli fosse capitato qualcosa e quando mi sono ritrovato Rufy davanti alla mia cella, ho deciso di aiutarlo.-

fece una pausa, era dura accettare che Pugno di Fuoco non c’era più, la prima volta che lo aveva incontrato si era dimostrato un degno avversario e in seguito, si era dimostrato un amico eccezionale:

-E comunque, ho capito che il tuo nome basta per difendere l’isola degli uomini pesce.-

Newgate scoppiò a ridere, per Ace tutti erano disposti a proteggere e aiutare Cappello di Paglia:

-Hai ragione. Ora che farai?-

Jimbei sorrise:

-Torno a casa e aspetterò che Rufy arrivi, gli ho promesso che lo avrei aspettato sulla mia isola e che lo avrei aiutato a entrare nel Nuovo Mondo.-

Barbabianca dopo averlo ascoltato, si perse nei suoi pensieri e decise di mettere al corrente anche l’amico della sua decisione:

-Come ho già detto ai miei alleati, sto cercando quel traditore e quindi ti sarei grato, che se scopri qualcosa su di lui di farmelo sapere. Devo assolutamente fermarlo e per farlo, ho bisogno di tutto l’aiuto possibile-

a Jimbei non serviva sapere di chi parlava, c’era solo una persona che aveva avuto il fegato di tradire il vecchio imperatore e lui, avrebbe fatto di tutto per aiutarlo a fermare Teach:

-Sarà fatto. Ora devo andare, ci si vede.-

l’imperatore si alzò e aprì la porta della cucina trovandosi davanti tutta la ciurma:

-E bravi i miei figli, non sapete che non è educato origliare?-

i pirati invece di rispondere si dileguarono, Jimbei sorrise divertito, in un modo o nell’altro quella ciurma lo sorprendeva sempre:

-Guarda il lato positivo, non dovrai rispondere alle loro domande.-

Barbabianca rise e poi salutò l’amico che sparì sotto l’oceano.
 
 
***

 
Ormai erano passati due anni dalla fine della guerra, in tutto quel tempo Ace aveva fatto tutto ciò che Akainu gli diceva, aveva sconfitto innumerevoli pirati molto forti e tutte le volte l’ammiraglio riusciva ad evitare che qualcuno scoprisse la vera identità di Ace ed era sempre riuscito ad evitare che lui incontrasse qualcuno, in più l’ammiraglio aveva fatto sparire tutti gli specchi, così era impossibile per Pugno di Fuoco notare il tatuaggio sulla schiena.

Ma nonostante il tempo passato, il ragazzo non aveva recuperato ancora la memoria, ogni volta che Ace aveva una fitta alla testa e stava per ricordare qualcosa, l’ammiraglio lo distraeva facendogli dimenticare tutto ma, con il passare del tempo il giovane incominciava a nutrire dei dubbi anche se i suoi ricordi non tornavano.

Era pomeriggio inoltrato e il sole stava per tramontare, Ace se ne stava sdraiato a letto e fissava il soffitto:

-“Incomincio a credere, che Akainu mi abbia mentito su tutto.”-

era da un po’ che aveva questo pensiero fisso ma, non riusciva a convincersi che l’ammiraglio mentisse:

-“Devo smetterla di avere questo dubbio. Come posso dubitare dell’uomo che mi ha salvato la vita?”-

nonostante non voleva avere dubbi, non poteva fare a meno di domandarsi come stavano veramente le cose:

-“Se sono sempre stato un marines, perché non mi sento a mio agio qui? E poi cosa è questa sensazione di libertà che provo sempre? Ai marines non importa della libertà o delle avventure, eppure io mi sento fuori posto.”-

per lui, ai marines importava solo di far rispettare la giustizia o così gli aveva detto Akainu ed era per questo, che non riusciva a capirsi; erano pensieri fissi nella sua mente da tanto tempo ma, non trovava risposte come non riusciva a capire il motivo per cui non aveva ricuperato nemmeno un ricordo:

-“L’unica cosa di cui sono certo, è che c’è un luogo a cui devo far ritorno ma non so quale sia”-

Ace sbuffò e si girò sul fianco dando le spalle alla finestra.
 

 
*


Intanto nel suo ufficio, Sengoku era alle prese con Garp:

-Falla finita!-

il vice ammiraglio si intestardì:

-Falla finita un cavolo! So quello che dico!-

il superiore sospirò rassegnato, erano ormai due anni che le cose andavano avanti così e non sapeva più che fare ed era quasi tentato di lasciare che Akainu e Garp si ammazzassero a vicenda ma, ovviamente non poteva lasciarli fare, doveva assolutamente fare in modo che la smettessero di litigare:

-Senti, Garp. Tu dici che Akainu si comporta in modo sospetto solo perché lo odi.-

il vice ammiraglio sbuffò:

-Fa come vuoi, poi non venire a rompere se dovesse succedere qualcosa. E comunque non sono l’unico a pensarla così.-

se ne andò sbattendo la porta.

Sengoku sapeva che tutti quelli sotto il comando dell’amico la pensavano così ma, era solo perché ammiravano il vice ammiraglio; lasciò perdere i documenti e uscì dal suo ufficio, aveva bisogno di un po’ d’aria e calmarsi un po’ o li avrebbe ammazzati lui quei due.
 

 
*


Ace nonostante se ne stava sdraiato da ore non riusciva a prendere sonno, la stanza ormai era tinta di rosso per via del sole che era quasi del tutto tramontato.

Ad un tratto la finestra si spalancò di colpo, Ace si voltò e rimase senza parole, sul davanzale della finestra se ne stava in piedi una ragazza avvolta da una luce infuocata.

 
  
Continua…
 
 



Ciao,

in questo capitolo non ho modificato molto, spero che vi sia piaciuto.
Ace, può sembrare OOC ma, come avete letto, ha perso la memoria e quindi è normale, se è diverso dal solito.
Nel prossimo capitolo, si saprà chi è la misteriosa ragazza.

Ringrazio chi ha visto lo scorso capitolo e chi ha messo la storia, tra i preferiti.

A mercoledì con il nuovo capitolo della raccolta e a venerdì, per il prossimo capitolo della storia.

A presto.
  
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