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Autore: Shade Owl    13/05/2018    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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All'una e mezza del mattino Orlaith lasciò cadere il finto (anche se convincente) sorriso e si avviò verso la terrazza semivuota, alla ricerca di un minimo di solitudine con cui interrompere la sfilza di chiacchiere, complimenti e aneddoti che avevano iniziato a darle il mal di testa.
Stava diventando davvero brava a fingere. Chissà, magari poteva provare a buttarsi anche nella recitazione...
Così magari smetto anche di dormire... Pensò subito dopo.
Arrivò fino al parapetto, in un punto particolarmente isolato, e si sporse a guardare lo skyline di NewYork, probabilmente l'ottava meraviglia del mondo.
Che fosse giorno o che fosse notte, osservare un simile panorama significava perdersi nell'immenso profilo della città più viva che esistesse, la Città Che Non Dorme Mai, un'alternanza di edifici uno più alto dell'altro le cui luci ammiccavano come stelle spaventosamente ravvicinate, rischiarando la notte e creando un gioco di colori che nulla aveva da invidiare alle scenografie cinematografiche più elaborate. In lontananza riusciva a vedere persino la Freedom Tower, e un elicottero si aggirava da qualche parte verso l'Hudson, simile a una lucciola lontana. In strada il traffico scorreva lento, le auto simili a piccoli giocattoli che andavano perdendosi nei meandri più lontani di Manhattan.
Tutto era così luminoso e vivace, pieno di energia. A qualsiasi ora era possibile ammirare uno spettacolo di luci e di colori impressionante, e di giorno come di notte nessuno poteva rimanere indifferente. E lei, che veniva dalla minuscola, invisibile Tresckow, se ne era definitivamente innamorata.
A quell'altezza faceva freddo, specie in autunno, e lei aveva lasciato il coprispalle al guardaroba, ma scelse di ignorare l'aria pungente: teneva alla larga la maggior parte delle persone dalla terrazza, e non aveva tutta questa gran voglia di tuffarsi di nuovo là in mezzo. A furia di finti sorrisi le facevano male le guance.
Sapeva già che fino alle due David non le avrebbe permesso di rientrare, era sempre così. Sapeva anche che la giornata successiva era stata pianificata nel dettaglio, così come il resto della settimana, del mese e forse dell'anno intero. Inutile negarlo, aveva perso totalmente il controllo della sua vita. Le servivano almeno tre minuti da sola, o almeno senza che ci fossero fan adulanti che ripetevano fino al vomito quanto apprezzassero le sue performance.
Performance che, in tutta sincerità, non rispecchiavano quello che sentiva davvero.
- Champagne?-
Orlaith ebbe un sussulto, colta completamente di sorpresa: era talmente tanto assorta da non notare l'uomo che, in silenzio, l'aveva avvicinata.
Era alto, e parecchio, anche. Lei sapeva di essere bassa, ma i tacchi le facevano guadagnare una decina buona di centimetri e, nonostante ciò, non riusciva neanche a solleticargli il mento coi capelli. Probabilmente quell'uomo arrivava al metro e novanta.
Aveva un volto dai tratti squadrati e netti, bocca sottile, naso a punta e i capelli neri, perfettamente ordinati, che iniziavano a ritirarsi lasciando scoperta una discreta porzione della fronte. Indossava dei piccoli occhiali tondi. Doveva aver superato i quaranta, probabilmente.
Era magro, slanciato, dalla buona postura e la schiena ben dritta, le spalle decise. A differenza degli altri camerieri della festa, tutti in giacca bianca, lui indossava un frac completo: giacca nera a doppio petto con le caratteristiche code e pantaloni ugualmente neri, panciotto e camicia candidi e un farfallino nero.
Un pinguino vero e proprio. Gli mancava solo il becco.
In una delle mani guantate di bianco reggeva un vassoio quasi vuoto, su cui attendevano solo due bicchieri.
- Champagne?- ripeté con voce quieta.
- Eh? Ah... no, grazie.- rispose Orlaith.
- Peccato.- disse lo sconosciuto, posando il vassoio sul parapetto e prendendo uno dei bicchieri per sé - Speravo che mi avrebbe fatto compagnia.-
- No, meglio di no.- sbuffò lei, tornando ad accasciarsi a braccia incrociate sul davanzale - Probabilmente finirei col rovinarmi per sempre la voce...-
- Un tono insolitamente amaro per una signorina così giovane.- osservò l'uomo, sorseggiando quietamente - Posso avere l'ardire di chiederle cosa la affligge? O suonerei troppo invadente?-
- No... sono solo stronzate...- rispose in tono scocciato Orlaith.
- Linguaggio piuttosto colorito.- sorrise l'altro - Il che indica un brutto momento. Ma personalmente ritengo che il panorama abbia un che di distensivo.-
Su questo non poteva controbattere. In fondo, lo stava giustappunto pensando anche lei.
Si voltò appena verso l'uomo, concedendogli un sorriso, il primo tra tutti quelli fatti nelle ultime ventiquattr'ore ad essere sincero.
- Oh, adesso sì che ci siamo.- disse lui, sorridendole di rimando - Le dona molto, il sorriso. Dovrebbe ricorrervi più spesso, come i suoi alti zigomi suggeriscono.-
Accennò a un inchino, anche se piuttosto rigido, così come il resto di lui.
- Mi chiamo McGrath.-
- Orlaith Alexander.- si presentò, più per educazione che per sentita necessità.
- Lo so.- disse infatti lui, prendendo la mano che lei gli stava tendendo e facendole un vago baciamano - Onorato di conoscerla di persona, finalmente.-
- Lei non è uno dei camerieri del catering, vero?- chiese, accennando al bicchiere - Non indossa nemmeno la loro uniforme.-
- Invero, non lo sono.- ammise lui - E probabilmente non dovrei essere qui, ma entrare privi di invito a una festa in questa città è ridicolmente semplice. Io sono un maggiordomo.-
- E come mai è qui?- chiese Orlaith, allungando inconsapevolmente la mano verso il secondo bicchiere di champagne.
- Mi è stato chiesto di presenziare.- rispose lui - E di consegnarle una cosa.- aggiunse, infilando una mano sotto la giacca.
Ne estrasse una busta sigillata con la ceralacca. Lo stemma impresso sopra ricordava molto una stella a quattro punte, o una scintilla.
- Si tratta di un invito.- spiegò - Il mio padrone si dice desolato per non essere venuto personalmente, ma desidera incontrarla il prima possibile.-
- Capisco. E il motivo?-
- Non mi è stato detto.- rispose McGrath - Ma ha insistito molto sulla vostra sollecitudine. Ritiene molto importante che vi conosciate. Nella busta troverà tutte le indicazioni del caso.-
Orlaith guardò la lettera, perplessa, rigirandosela tra le mani: non c'era mittente, né alcun segno che non fosse quello impresso nella ceralacca.
- Ecco... non so.- disse, a disagio - Il mio produttore mi ha praticamente organizzato gli impegni fino al prossimo secolo, se manco una volta è capace di buttarmi giù da questo palazzo...-
- Lui è senz'altro una persona importante.- disse McGrath, senza smettere di sorridere in quel modo tanto cortese - Ma è lei l'artista. Il successo di un produttore dipende da quello della persona che rappresenta. Dovrebbe puntare un po' i piedi, ogni tanto.-
Okay, un punto per te.
- Beh... farò il possibile. Dica al suo capo che troverò un buco nell'agenda.-
- Nessuno pretende di più.- disse McGrath - Ora temo di dovermi congedare. Le auguro una piacevole notte, miss Alexander.-
Con un ultimo inchino, il maggiordomo riprese il vassoio vuoto e si ritirò, tornando a sparire nel salone della festa. Orlaith rimase a guardare la porta della terrazza per qualche secondo per poi tornare a osservare la lettera, perplessa e incuriosita: chi mai poteva contattarla in un modo tanto bizzarro? Non sarebbe stato più semplice passare attraverso David come facevano tutti quanti?

Ed ecco arrivare anche il buon vecchio McGrath tra i personaggi. Ringrazio John Spangler, che come sempre continua a seguirmi, e vi saluto tutti. A presto!

   
 
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